mercoledì 03 Dicembre 2025
Home Blog Pagina 772

Obiettivo +5 minuti: Io Comincio Bene promuove l’iniziativa per sostenere il valore della colazione

0
colazione rito
Il rito della colazione (immagine concessa)

MILANO In una vita frenetica, la mancanza di tempo è all’ordine del giorno e gli italiani si adeguano ai ritmi folli imposti dalla società, fin dal risveglio: 3 su 4 fanno spesso una colazione scorretta, veloce e senza fermarsi[1]. I dati dell’Osservatorio Doxa- Unionfood rivelano che il tempo dedicato alla prima colazione sia, in media, di 10 minuti. Ma gli esperti sostengono che non sia sufficiente: eppure basterebbero anche solo 5 minuti in più, rispetto a quelli canonici, per fare concretamente la differenza. Prendersi un momento per sé già al mattino, senza aspettare che arrivi la sera per concedersi un po’ di relax, può essere la chiave di volta per affrontare gli impegni della giornata senza stress.

Io Comincio Bene promuove il rito della colazione in Italia

È questo il messaggio lanciato, in occasione della Giornata mondiale della lentezza (8 maggio), da Io Comincio Bene  – l’iniziativa di Unione Italiana Food per sostenere il valore della prima colazione in Italia – che ha promosso la campagna “Obiettivo +5 minuti”, per ribadire l’importanza di dedicare il giusto tempo al primo pasto del mattino.

Ma quali sono i benefici di una colazione lenta, per il corpo e per la mente? Con il supporto della psicologa Paola Medde, Io Comincio Bene ha messo a punto un vademecum di consigli da seguire per ritagliarsi i giusti spazi, anche “mentali”, fin dal risveglio, concedendosi quei 5 minuti in più a colazione, che possono fare la differenza.

#1. Pianificare la colazione

Il primo pasto del mattino andrebbe organizzato già dalla sera, prima di andare a dormire, per costruire una nuova routine e sperimentarne i benefici. “Scegliamo con cura gli alimenti che vogliamo consumare a colazione, prepariamoli, apparecchiamo la tavola, un po’ come se fossimo in vacanza, organizzando il pasto la sera prima”, consiglia la dottoressa Medde.

“Pianificare è fondamentale. Non avere il tempo da dedicare ai nostri progetti ci porta spesso a reagire in modo automatico a quello che ci accade e le nostre giornate possono rivelarsi una sequela di ‘risposte non programmate’ agli stimoli che incontriamo. Se non ci concediamo del tempo per farlo o se riserviamo quel tempo alle ore serali, oramai stanchi e condizionati dagli eventi che sono già accaduti, sarà difficile trovare il momento giusto per noi stessi, presi dalla routine quotidiana”, sostiene la psicologa.

La colazione può rappresentare il momento migliore per ritagliarsi uno spazio anche per riflettere su sè stessi, prima di iniziare una travolgente giornata. Ancora al sicuro, nel nostro ambiente domestico, possiamo prendere maggiore consapevolezza delle nostre emozioni, dei nostri bisogni e dei progetti per realizzarli.

#2. Trasmettere un buon esempio ai più piccoli

È durante l’infanzia che si costruiscono le principali abitudini, delle quali non potremo fare più a meno da adulti e che sarà difficile modificare nel futuro. “Pertanto, iniziare da subito a insegnare ai nostri figli l’importanza del tempo da dedicare alla prima colazione, dando loro il buon esempio, è fondamentale”, spiega la dottoressa Medde. “Consentirà di aiutare i bambini a prendersi uno spazio che poi la società tenderà naturalmente a togliergli. Inoltre, al mattino l’attenzione è più alta e, in quest’ottica, la prima colazione assume un’importante funzione relazionale: quella di creare un prezioso e proficuo momento di scambio e di ascolto in famiglia”, conclude la psicologa.

#3. Adottare buone abitudine per combattere ansia e stress

Lo stress è una reazione dell’organismo (fisica e mentale) a nuove situazioni. “Se costruiamo abitudini ricorrenti positive, queste possono contribuire a ridurre potenzialmente la quota di stress quotidiano. Quando la risposta agli stress è inadeguata o si è sopraffatti dagli eventi, può insorgere infatti un vero e proprio disturbo d’ansia. La costruzione di una routine, la creazione di uno schema che si ripete a partire dalla prima colazione, può aiutare a ritagliarci un momento tutto nostro, a prenderci cura di noi stessi, ad abbassare i livelli di stress e a combattere l’ansia”, sostiene la dott.ssa Medde.

 #4. I gesti che ci aiutano ad accompagnare il primo pasto della giornata

Quali sono i gesti che ci aiutano a creare la giusta routine a colazione? “Apparecchiare la tavola, riscaldare le pietanze principali, tostare il pane, spalmare con calma la marmellata o la crema al cacao e nocciole sulle fette biscottate, preparare una bevanda calda o sperimentare nuove ricette” consiglia la psicologa.

“Per accompagnare il momento del primo pasto della giornata è fondamentale creare delle condizioni che ne favoriscano anche il protrarsi: mettersi seduti, ascoltare la musica che ci piace, darci un tempo, masticare lentamente. Ognuna di queste azioni può essere di aiuto e contribuire ad impedire che siano gli eventi esterni a guidare le nostre azioni. Reagire ad uno stimolo che proviene dal di fuori non aiuta a stare con noi stessi. Seguire, invece, le proprie inclinazioni, ascoltare i propri bisogni e cercare di prendersi spazi e tempi per provare a soddisfarli ci aiuta a non perderci di vista”, spiega la dottoressa Medde.

#5. Il tempo sottratto alla colazione non è tempo guadagnato

Alla base della cattiva abitudine di saltare la colazione c’è la falsa credenza che, risparmiando quel tempo, se ne guadagna per fare altre cose, come dormire di più, arrivare prima al lavoro, scegliere con più cura l’abbigliamento da indossare.

“Nulla di più sbagliato!”, spiega la dottoressa Medde. “Certamente possiamo invece recuperare quel tempo decidendo di andare a dormire 15 minuti prima: la tabella di marcia verrà rispettata e la qualità di vita e di salute in generale aumenteranno. Spesso noi dedichiamo alla colazione meno di 15 minuti perché tendiamo a farne due: la prima a casa velocemente appena svegli; la seconda fuori casa, al bar o sul luogo di lavoro. Dedicare invece un unico momento alla colazione, concedendoci tutto il tempo necessario al risveglio, ci permetterebbe sicuramente di migliorare la qualità di cibo, tempo e spazio per noi”, conclude la psicologa.

[1] Survey Everli, 2022

12oz apre il suo 25° store a Napoli Centrale: il primo punto vendita del sud Italia

0
12oz napoli
Lo store 12oz a Napoli (immagine concessa)

NAPOLI – 12oz, retail format specializzato nel servizio rapido di bevande coffee&milk based, concepite principalmente per il consumo in movimento, ha aperto – in collaborazione con Grandi Stazioni Retail – il suo 25° punto vendita all’interno della galleria commerciale ipogea di Piazza Garibaldi a Napoli Centrale, principale snodo di collegamento tra nord e sud Italia.

Il nuovo punto vendita 12oz a Napoli

Con circa 137mila frequentatori giornalieri e 50 milioni l’anno, Napoli Centrale è situata in un quartiere ad elevata densità abitativa ed è un nodo di interscambio importante per l’intero sistema ferroviario nazionale.

12oz napoli
L’interno dello store di Napoli (immagine concessa)

Qui ora è possibile prendere al volo la bevanda preferita nella cup monouso grazie all’inimitabile velocità di servizio che contraddistingue il concept 12oz: la tecnologia delle macchine unita alla semplicità delle operations permette di portare via la maggior parte delle bevande presenti nel menù in meno di 30 secondi, per poterle poi consumare in tutta tranquillità a bordo del treno o della metro o a piedi verso le altre mete che partono da questo punto nevralgico tra ferrovie, metro, circumvesuviana e vie del centro città. Ma non solo: 12oz in questa location vuole puntare sui giovani, suo principale target.

“Quest’apertura è strategica perché di fatto rappresenta il nostro approdo nel sud Italia. – commenta David Nathaniel, fondatore e ceo di 12oz – Siamo consapevoli di offrire un modello dirompente rispetto alla cultura locale del caffè, ma il mercato è in continua evoluzione. Anche qui i giovani sono in contatto costante con i trend globali, grazie ai social conoscono la vita e le abitudini dei coetanei che vivono dall’altra parte del mondo e vogliono sentirsi parte di quest’ultimo”.

Per le giovani generazioni il consumo di prodotti a base di caffè e latte, caldi e freddi, serviti nella tipica cup monouso, è sempre più apprezzato e richiesto, anche grazie alla continua ricerca di alternative ai prodotti caffeine based sodati e zuccherati, che non rispecchiano a pieno i desiderata soprattutto della Generazione Z.

12oz, che riesce a coniugare l’offerta di prodotto di una caffetteria internazionale e la rapidità di servizio tipica del bar all’italiana, aggiungendo poi un forte focus sul consumo on the go e sul cliente, che ha così la possibilità di decidere dove sorseggiare la sua bevanda e come personalizzarla per renderla unica e instagrammabile, è sempre più scelto dalle nuove generazioni.

Lo store a Napoli del brand, con i suoi 30 mq, è concepito per assecondare le esigenze di chi ha poco tempo da trascorrere all’interno di una caffetteria, ma vuole godersi la sua bevanda in libertà. Pochi posti a sedere e un piccolo dehor per un format che mantiene la solita profondità di menu con bevande personalizzabili a base di caffè e latte (anche vegetale), da accompagnare a donut, bagel, brioches e molto altro.

McDonald’s apre a Isernia il nuovo locale con il McCafé è il numero 571 nello Stivale

0
insegna McCafé mcdonald's
Un'insegna McCafé, le caffetterie abbinate ai McDonald's

Nuove assunzioni McDonald’s in arrivo in Molise per la prossima apertura di un ristorante a Isernia. La nota catena di fast food seleziona 50 addetti alla ristorazione da impiegare nel locale. Si tratta del 571° McCafé in tutta Italia. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale online Ti consiglio un lavoro.

Il nuovo McDonald’s a Isernia con il McCafé numero 571

In vista della prossima apertura di un nuovo fast food a Isernia, McDonald’s effettua infatti nuove assunzioni di personale da adibire a mansioni di sala e di cucina.

Il recruiting rientra nel piano crescita 2023 che la nota azienda statunitense sta portando avanti sul territorio nazionale, che punta all’inserimento di 5000 nuove risorse entro fine anno e il potenziamento della rete di vendita mediante l’inaugurazione di nuovi locali in varie località del Paese. Per tutti i dettagli potete leggere questo approfondimento.

Per quanto riguarda la prossima apertura in Molise, sono 50 i posti di lavoro McDonald’s che saranno coperti a Isernia, dove verrà inaugurato il nuovo fast food. Le risorse verranno impiegate nel punto vendita con il ruolo di crew – addetti alla ristorazione.

La selezione si svolgerà tramite la campagna di selezione itinerante McDonald’s Job Tour, che farà dunque tappa a Isernia.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

A Tradate nata la gelateria a favore dell’inclusione con disabili: all’inaugurazione c’era il maestro Massari

0
buvette gelati montecitorio
Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Dal connubio tra Denis Buosi Food Experience e cooperativa San Carlo ecco la nascita del locale Molto più di un gelato, inaugurato alla presenza delle autorità e di Iginio Massari, maestro della pasticceria. Il progetto unisce l’eccellenza gastronomica all’inclusione sociale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale L’informazione Online.

Molto più di un gelato

TRADATE (Varese) – Da una parte un prodotto di eccellenza, realizzato con la selezione delle migliori materie prime in un perfetto connubio di tradizione e innovazione. Dall’altra il buono, il bello, l’utile e il civile che c’è in un’idea che unisce anima e intelletto: l’impiego nel servizio di persone con disabilità e di donne vittime di violenza ospiti nelle case rifugio, ovvero il ritrovare attraverso il lavoro concrete opportunità di inclusione sociale e autonomia personale.

Da questo connubio è nato ed è stato inaugurato a Tradate “Molto più di un gelato”, locale che unisce le competenze della Cooperativa Sociale San Carlo e la Denis Buosi Food Experience.

San Carlo Società Cooperativa Sociale è presente sul territorio da ben 38 anni a impegnarsi nell’inserimento lavorativo di categorie sociali protette.

Denis Buosi Food Experience, altra realtà consolidata del Varesotto, è invece sinonimo di pasticceria e cioccolateria di alta qualità, arrivata alla terza generazione. Denis Buosi è sostenuto dal prezioso aiuto dei figli, che seguono le sue orme, e dalla compagna Francesca, la cui passione nel lavoro di laboratorio crea attività coinvolgenti anche per i più piccoli.

Il risultato è un gelato letteralmente buono, sia perché di alta qualità, sia perché inclusivo. “Ci ha spinto la volontà di donare ai nostri ragazzi e al territorio luoghi fisici ricchi di relazioni accoglienti, offerta di ottima qualità, servizio attento e cordiale – spiega Maurizio Martegani, presidente della cooperativa – In aggiunta promuoviamo un valore fondamentale, la dignità restituita alla persona fragile che ritrova, con il lavoro, la speranza e la bellezza di conquistare la libertà”.

L’esperienza è appassionante anche per Denis Buosi: “Riempie il cuore vedere nei gesti e negli sguardi dei ragazzi tanta gioia ed entusiasmo nel creare preparazioni di pasticceria. Questo mi ha lusingato molto”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Il Bar da Carlo di Porto Badisco è stato riconosciuto come locale storico patrimonio della Puglia

0
otranto bar da carlo
Il panorama a Otranto (immagine: Pixabay)

Il Bar da Carlo situato a Porto Badisco, comune di Otranto, ha ottenuto l’ambito riconoscimento di locale storico patrimonio della Puglia. La certificazione celebra in tal modo i 114 anni della storia del locale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Corriere Salentino.

Il Bar da Carlo è ora locale storico patrimonio della Puglia

PORTO BADISCO (Otranto) – Il Bar da Carlo di Porto Badisco ha ricevuto, con determinante n.97 del 04/05/23, il riconoscimento da parte della Regione Puglia di locale storico patrimonio della Puglia, ai sensi della legge regionale n. 30/2021.
Riconoscimento ottenuto unicamente da 35 attività in tutta la Regione, che certifica 114 anni di storia del locale, sin dal 1909.

“È un premio che riceviamo con orgoglio e che attesta la storia della nostra famiglia e di tutti coloro che ci hanno accompagnato in questo lungo viaggio – scrivono i titolari Giuseppe e Andrea De Paola – Per noi rappresenta una attestazione di autenticità, fatta di sacrifici, impegno e dedizione a un luogo, quale è Porto Badisco, fortemente identitario”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Caffè Corsini espande la rete vendita in Brasile con la “Compagnia dell’Arabica”

0
corsini compagnia arabica
La linea “Compagnia dell’Arabica” (immagine concessa)

AREZZO — Caffè Corsini corre sul mercato estero ed amplia la propria rete vendita in Brasile. La storica torrefazione aretina, che nel 2021 è entrata a far parte del gruppo Melitta ed oggi è leader nel food & beverage e portavoce della qualità “Made in Tuscany” in oltre 65 paesi del mondo, è pronta a rafforzare la sua presenza sugli scaffali delle più importanti catene della grande distribuzione brasiliana grazie a Melitta South America (divisione sudamericana del gruppo Melitta), che ha selezionato una serie di prodotti appartenenti alla linea “Compagnia dell’Arabica”, dedicati a tutti gli amanti del caffè, da distribuire nello stato di San Paolo e in tutto il Paese.

Caffè Corsini in Brasile con la linea “Compagnia dell’Arabica”

Si tratta di varietà uniche nel loro genere, dedicate a coloro che non si accontentano di un gusto standard, ma vogliono essere deliziati con un 100% Arabica dalle origini esotiche e chiare. Tutti i caffè di Compagnia dell’Arabica sono Single Origin, ovvero provengono da piantagioni riconosciute e tracciabili. Ognuno racconta una storia unica ed esclusiva, fatta di popoli e luoghi mitici, ma soprattutto di famiglie di coltivatori che da generazioni, in terre ancora incontaminate, coltivano il caffè che Corsini ha saputo rintracciare e valorizzare.

Le varietà  di caffè della linea “Compagnia dell’Arabica” selezionate da Melitta per il mercato brasiliano sono il Costa Rica, il Colombia, il Kenia e l’India (in versione macinato e grani).

Colombia – Caratterizzato da sapori dolci e morbidi, è l’unico caffè della linea disponibile in grani o nella versione tostato e macinato. Originario di diverse piccole fattorie nella regione andina del paese, questo caffè ha note di vaniglia e un corpo setoso di agrumi. Ideale per tutti i tipi di preparazione, la Colombia ha una media acidità citrica e un sapore di cacao dolce e persistente.

Costa Rica – Questo caffè è caratterizzato da note dolci, pur essendo corposo. Con i chicchi coltivati ​​ad un’altitudine compresa tra i 1.200 ei 1.700 metri, il Costa Rica cresce dalla fine del 1700 nelle montagne dell’omonimo distretto a sud di San José. Con sentori di vaniglia e frutti rossi, questo caffè offre anche un retrogusto di cioccolato ed è ideale per la preparazione con filtro di carta.

India – Con diversi riferimenti al paese che può essere considerato la terra delle spezie, il caffè India ha sfumature speziate e dolci. Originario dello stato del Kerala, sulla costa tropicale del Malabar, è considerato la migliore qualità di caffè dei monsoni. I chicchi verdi, dopo essere stati raccolti, sono esposti per settimane ai venti monsonici durante la stagione delle piogge. Durante il processo di lavorazione, i chicchi si gonfiano e perdono la loro acidità originaria, il che rende più evidenti al palato i sapori di dolcezza e spezie.

Kenya – Coltivato sugli altopiani, a 2.000 metri di altitudine, il caffè del Kenya è intenso e presenta note aromatiche e dolci. In Kenya i chicchi verdi di caffè vengono sottoposti a lavorazione a umido per rimuovere la mucillagine zuccherina che ricopre il frutto. Il metodo apporta alla bevanda una gradevole acidità critica, note di zucchero di canna, frutta matura e cioccolato fondente. Intenso, forte e aromatico, il suo gusto deciso accompagna piacevolmente la fine del pasto.

La scheda sintetica dell’azienda

Fondata ad Arezzo nel 1950 da Corsino Corsini, da un piccolo laboratorio artigianale di lavorazione del caffè, Caffè Corsini, sotto la guida di Patrick Hoffer, è diventata una delle più importanti torrefazioni italiane, la più grande del centro Italia. Per uno sviluppo sempre più forte, da novembre 2021 è entrata a far parte della famiglia allargata di Melitta Group, gruppo a proprietà familiare attivo a livello internazionale che si occupa di sviluppo, produzione e vendita di prodotti di marca per il consumo di caffè, grazie ad un accordo strategico con l’obiettivo di portare la torrefazione a crescere sul mercato, consolidando la presenza oltreconfine.

Caffè Corsini offre un ampio portafoglio di prodotti ai settori della vendita al dettaglio, della gdo e della ristorazione. Primi a immettere nel mercato italiano il concetto di caffè doc negli anni ’80, i marchi Caffè Corsini e Compagnia dell’Arabica hanno un profilo distintivo e godono di un alto livello di brand awareness in tutto il mondo. L’azienda si è guadagnata un’eccezionale reputazione in particolare nel settore dello specialty coffee.

Per ulteriori informazioni basta cliccare qui.

Caffè Morandini lancia il nuovo restyling del marchio

0
morandini
Il logo di Caffè Morandini

ESINE (Brescia) – La primavera è, da sempre, simbolo di novità; è l’inizio di un nuovo percorso, è il momento che tutti attendono. È proprio in questa cornice, infatti, che Caffè Morandini porta a termine uno sforzo organizzativo ed economico al quale stava lavorando da tempo, annunciando il restyling della propria immagine aziendale.

Caffè Morandini è sinonimo di attenzione al prodotto, di cura del dettaglio, di ricerca della perfezione. Valori cardine, che permeano da sempre l’intera filosofia aziendale e che rappresentano la base solida su cui sono stati costruiti i propri successi. Caffè Morandini è, però, anche ambizione, capacità di adattarsi alle esigenze di un mondo sempre più globale, in rapido mutamento, fatto di stimoli che hanno contribuito alla scelta di programmare questo rinnovamento.

Il nuovo logo di Caffè Morandini

Il connubio tra tradizione e innovazione, anch’esso tratto distintivo dell’azienda, è alla base delle scelte stilistiche del nuovo logo, ora giunto alla sua terza versione: permangono il colore rosso, segno che dà continuità con i loghi precedenti, e il marrone, notoriamente l’emblema del prodotto caffè.

L’inziale “M”, da sempre in evidenza nei loghi di Morandini, ora non solo si caratterizza per una curva sinuosa che ricorda il caratteristico solco dei chicchi di caffè arabica, ma diventa il vero attore protagonista, rendendo il tutto più riconoscibile, più immediato.

Per incontrare il modo in cui l’azienda intende trasmettere i suoi valori e presentarsi al pubblico d’ora in avanti, i tratti del marchio sono stati rielaborati e resi più puliti, più snelli, più eleganti, in pieno accordo con le tendenze stilistiche contemporanee, in un’ottica di innalzamento del posizionamento del brand.

Il rinnovamento apportato al logo ha accompagnato anche una rivisitazione delle linee di merchandising aziendale, del sito web e del packaging stesso del prodotto.

Una veste nuova che ha l’obiettivo di rafforzare l’immagine e di trasmettere, anche a livello visivo, la qualità di cui il prodotto Morandini da sempre è ambasciatore.

Andrea Villa con Chiara Bergonzi e Ditta Artigianale raccontano la nuova mixology, con la tecnica del Pure Brew di Victoria Arduino

0
mixology villa
Andrea Villa durante la preparazione del drink "È tutto un fermento"

MILANO – In occasione della MIxology Experience, l’evento dedicato al mondo dell’hospitality e della bar industry, Andrea Villa, trainer Aicaf e campione italiano coffee in good spirits 2020, è stato protagonista di tre differenti workshop grazie all’utilizzo dell’innovativa tecnica di estrazione Pure Brew Technology, accompagnata dalle prestazioni della macchina espresso Black Eagle Maverick nella mixology.

La tecnica Pure Brew è un nuovo metodo che permette di estrarre il caffè sia in espresso e sia in filtro (ne abbiamo già parlato qui).

Andrea Villa presente alla MIxology Experience insieme a Victoria Arduino e Ditta Artigianale

La giornata del sette maggio ha visto come focus un workshop sul viaggio della fermentazione e l’utilizzo della tecnica PureBrew di Victoria Arduino, main sponsor con Ditta Artigianale dell’area Coffee Mixology.

Il campione Andrea Villa prende la parola: “Oggi ho voluto provare qualcosa di completamente nuovo. La ricetta che vi propongo non utilizza distillati, bensì solo fermentati tra cui l’ingrediente principale protagonista di questa giornata: il caffè. Il drink è un omaggio alla primavera e alla sensazione di risveglio che quest’ultima ci dona e, per questo, l’ho chiamato “Sono tutto un fermento”.

andrea villa
Andrea Villa durante la preparazione del drink

“Ho utilizzato un tepache, una bevanda messicana realizzata a partire dalla fermentazione dell’ananas,  vino di ciliegia, il già menzionato caffè fermentato e una soluzione citrica per bilanciare l’acidità all’interno del drink. In questo distillato di tepache è presente una fermentazione controllata in cui si può notare un mix di ingredienti: muscovado, zucchero bianco, chiodi di garofano, cannella e, ovviamente, l’ananas.

Al tepache aggiungiamo poi un vino di ciliegie. Una curiosità: la parola vino viene dalla parola sanscrita che è “vena” e significa “amore”. Per ottenerlo si fa fermentare la ciliegia frullata con acqua e zucchero. Il risultato? Una sorta di mosto di ciliegie”.

Il caffè nella mixology

“L’ultimo ingrediente fermentato è il caffè proveniente dall’Etiopia. Come è stato ottenuto? Le drupe vengono distese al sole, fatte asciugare e messe all’interno di contenitori di acciaio e di plastica con degli attivanti che danno il via in tal modo alla trasformazione del caffè. I sentori non sono amari, bensì vengono percepite altre note aromatiche: acidità, dolcezza, cioccolato e frutta. Questo perché si parla di caffè monorigine che proviene da una sola zona del mondo e ciò lo rende un prodotto unico con un gusto inconfondibile nel suo genere: esattamente come un vitigno unico dà un sapore tipico e irrepetibile ad una certa tipologia di vino.”

“Il sapore del caffè dipende dalla lavorazione, dal terreno e dalla zona del mondo da cui proviene: ciò permette di essere particolarmente versatili al momento nella miscelazione. Posso usare il caffè, ad esempio, per bere un buon espresso, oppure, con le nuove tecnologie grazie a sistemi di filtro come quello di Victoria Arduino che è sempre più presente nel mondo della mixology e che permette di creare caffè filtro con la macchina per espresso. In questo caso, il barista ha sempre bisogno di formazione e conoscenza ma può servire la bevanda liberamente macinando il caffè e schiacciando un pulsante con un filtro conico e d’acciaio”.

andrea villa
Andrea Villa con in mano il filtro conico

“La base di questo drink è un buon bilanciamento tra acidità e dolcezza anche grazie all’utilizzo della soluzione citrica aggiunta ai tre fermentati. Un altro elemento importante è il ghiaccio: ingrediente principe nella mixology in ogni drink in cui la freddezza può abbassarne il contenuto zuccherino. Anche la limpidezza è fondamentale: il ghiaccio è un vero proprio ingrediente e utilizzato sempre più come garnish e componente estetica”.

Le bevande vegetali e le novità nella miscelazione

È arrivato poi il turno di Chiara Bergonzi, trainer Sca, consulente del mondo dello specialty coffee e brand ambassador di Alpro con il seminario “Latte? No, grazie. Le bevande vegetali nei moktail, un trend in crescita”.

Come Bergonzi spiega, sempre più persone sono alla ricerca di prodotti 100% vegetali nel fuori casa. Nei suoi drink mostra come sia sempre più importante l’utilizzo di diversi tipi di latte vegetale nella preparazione dei cocktail nella mixology.

andrea villa bergonzi
Andrea Villa e Chiara Bergonzi

Chiara Bergonzi afferma: “Nel primo drink, “Cherry Queen”, abbiamo utilizzato spremuta d’arancia filtrata, avena, un addensante naturale, sciroppo di ciliegie, zenzero e due once di caffè Etipia Naturale cold brew con l’estrazione V60. Ciò ha permesso la creazione di una bevanda vellutata, delicata e piacevole al gusto”.

Il secondo drink proposto è stato invece il “Purple” composto da: rum spicy, mandorla tostata, avena, sciroppo speziato alla cannella e la barbabietola che dona al prodotto un colore rosso e vivace.

Arriva poi il turno di Elena Scordamaglia, marketing specialist e Brita water sommelier, che spiega l’importanza dell’acqua nel mondo della mixology. Scordamaglia afferma che l’acqua è un elemento di grande rilievo nella miscelazione poiché più ingredienti che la compongono, dai sali minerali ai prodotti per il suo trattamento, influenzano il sapore e la qualità del drink proposto.

Per concludere la giornata all’insegna del caffè e della mixology, sono intervenuti Simone Amenini, head of quality control e direttore della Scuola del caffè presso Ditta Artigianale e Hario Café a Firenze, insieme a Emanuele Ventura, head bartender degli store Ditta Artigianale. Nel loro intervento hanno affrontato il tema dei diversi metodi di estrazione cold brew e pure brew che diventano solide basi per drink con distillati senza alcol.

Manfredini, con la Roastery in provincia di Reggio Emilia: “Chi assaggia gli specialty si chiede cosa ha bevuto prima”

0
Simone Manfredini (foto concessa)
Simone Manfredini (foto concessa)

MILANO – La tendenza che punta verso gli specialty coffee arriva anche nelle province: da pochi mesi l’avventura di Simone Manfredini è partita, con una Giesen da 15 chili e una micro roastery che non cede a compromessi quando si parla di materia prima di qualità. Tutto questo porta il nome già eloquente di Manfredini Coffee Lab: il titolare ci ha aperto le porte di questa piccola realtà di Montecchio (Reggio Emilia) per continuare la divulgazione attorno alla bevanda.

Un percorso frutto di studi ed esperienze professionali legate al food e all’ambiente, come ha raccontato Manfredini: con una laurea presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Parma, la lezione della food valley italiana ha trovato una naturale evoluzione nello specialty coffee.

Manfredini Coffee Lab micro Roastery: cosa significa essere una piccola torrefazione di specialty in Italia, in provincia di Reggio Emilia?

“Significa essere una new entry. Ho aperto da poco, alla fine del 2022. Il motivo che mi ha spinto è la passione, quasi una vocazione, per il caffè. È un prodotto che da sempre mi affascina, sin da quando ero piccolo e ne rimanevo attratto e incuriosito. Ne avvertivo l’alone mistico, quello dietro alla filiera.

Durante il Covid, ho avuto l’opportunità di approfondire le mie conoscenze sulle origini e sulla qualità: più mi informavo, più la mia curiosità cresceva. Ho deciso di seguire i corsi di Sca Italy e di aprire così la mia torrefazione.

Ho acquistato per partire un tostino campionatore Ikawa: da lì, mentre seguivo la parte amministrativa per aprire l’attività, 50 grammi di caffè per volta, ho sperimentato tostando a casa diversi kg di caffè verde. Ho imparato così cosa non fare attraverso gli errori e da lì, come si comportano diversamente le varie lavorazioni del verde. Ho provato, modificato e riprovato diverse curve di tostatura per ottenere diversi risultati e verificarne il cambiamento del flavor in tazza. Mi sono confrontato con vari grossisti di crudo e ho potuto selezionare con grande attenzione la materia prima.

Esiste tantissimo caffè buono, anche se non certificato, e il mio approccio al caffè non è tanto per la sua funzione di sveglia: cerco l’effetto wow, qualcosa che risvegli i miei sensi lasciandomi quasi stordito dalla carica aromatica che mi trasmette. Tutto questo l’ho trovato soltanto negli specialty, principalmente dagli 85 punti in su. Ho deciso che non ero interessato a trovare qualcosa con il solo scopo di dover piacere per forza a tutti, ma che innanzitutto piacesse a me per riuscire ad esser soddisfatto del mio lavoro.

Nella mia zona non sono molto conosciuti gli specialty, ma crescono soprattutto sui social, ogni giorno di più. Confrontandomi con dei privati mi hanno riferito che è un prodotto ancora poco esplorato, ma tutti quelli lo hanno assaggiato sì sono chiesti: ma io cosa ho bevuto fino ad oggi? Soprattutto tra i ristoratori ho trovato interesse ed è un buon sintomo di un’inversione di tendenza. Realtà che finalmente cominciano ad inserire la carta dei caffè, dando la giusta importanza a questa bevanda come parte integrante dell’offerta.”

Quali sono le maggiori difficoltà che dovete affrontare? E come le avete superate?

“Le difficoltà sono state più che altro legate a sviluppare contatti con delle realtà che fossero davvero interessate. È un prodotto che richiede un certo tipo di trattamento, di preparazione: ma qui sta crescendo rapidamente la curiosità verso questo mondo. Sono riuscito a dare la possibilità a chi acquista il mio caffè di seguire un approfondimento gratuito presso il mio laboratorio su come valorizzare lo specialty in espresso, in filtro o in moka, che è uno strumento interessante anche dal punto di vista ecologico.

Poi ovviamente è stato complesso anche gestire la parte burocratica per avviare una micro torrefazione: la fase normativa va seguita alla lettera e porta via molto tempo. Per quanto riguarda i macchinari, confrontandomi con diversi addetti ai lavori, ho optato quasi subito per l’acquisto di una Giesen da 15 chili con l’installazione di un catalizzatore Reicat che durante la tostatura mi permette di lavorare senza emettere alcun tipo di odore e di avere emissioni molto ridotte.

Fattore essenziale, per Manfredini Coffee Lab collocato all’interno di un centro abitato, così anche dal punto di vista dell’impatto ambientale siamo veramente soddisfatti.”

Con Manfredini Coffee Lab siete riusciti a impostare dei contatti diretti con i coltivatori?

“Mi sono interrogato molto su questo aspetto e parlando con altri colleghi è emerso che ci sono sempre dei rischi nella relazione diretta. Ho voluto concentrarmi maggiormente sull’aspetto sensoriale e per quanto riguarda il trasporto, lo stoccaggio e la conservazione voglio che siano rispettati al meglio. Solo dopo aver tostato e assaggiato dei campioni di 100 grammi per comprenderne le caratteristiche aromatiche e l’eventuale assenza di difetti scelgo se ordinare i vari tipi di caffè verde assicurandomi che rispecchino la qualità che voglio esprimere in tazza. Ricevo caffè colombiani, brasiliani, etiopi, dal Costa Rica ecc.. l’importante è che siano di qualità assoluta”

Il caffè Manfredini Coffee Lab (foto concessa)

Lavorate soltanto con Arabica, ma come mai? Il Fine Robusta non è comunque un prodotto di qualità?

“Ho provato a comprendere di cosa si trattasse, ma al momento preferisco continuare a scegliere gli specialty Arabica che hanno però una proposta più ampia e variegata che si sposano bene ai miei diversi profili per espresso/moka e filtro. La curiosità comunque non manca, è il mio motore quotidiano.”

Italia, estero? Vendete localmente, su tutto il territorio nazionale?

“Dopo il Sigep ho avuto richieste anche dall’estero ma non sono ancora pronto. In futuro valuterò la cosa, ma ormai anche in Italia lo specialty sta prendendo prepotentemente il suo spazio. Non ho intenzione di fare più di ciò che riesco a gestire e controllare. Voglio mantenere alta la qualità e soprattutto la freschezza della tostatura. ”

Perché non avete pensato di produrre le vostre capsule specialty?

“Penso proprio di no. È un mio modo personale di interpretare la questione: mi piace il caffè macinato fresco e non voglio aggiungere imballaggi più del necessario. È un contenitore che non mi emoziona, anche se ne capisco il potenziale economico. Per il momento non è qualcosa che mi interessa approfondire.”

Prossimi progetti?

“Nel prossimo anno vorrei crescere, espandermi attraverso le collaborazioni che nascono e si consolidano anche molto rapidamente. C’è dall’altra parte un grosso interesse per un caffè speciale, in qualcosa che possa differenziare l’offerta e permettere al ristorante o alla caffetteria, di proporsi in maniera differente.

Mi piace la tipologia di locale che offre diverse tipologie di caffè, anche con proposte di altri torrefattori, nello stesso locale, per un confronto positivo e di condivisione. Con il caffè sempre come protagonista.”

Mercati: Londra chiusa per l’incoronazione di Re Carlo, dopo i massimi di venerdì

0
mercati del caffè robusta futures Eudr arabica esportazioni Brasile export prezzi borsa Vietnam meteo
Il logo dell'Ice

MILANO – Prezzi dei robusta alle stelle sui mercati: il contratto per scadenza luglio della borsa londinese ha chiuso venerdì 5 maggio a un nuovo massimo storico di 2.471 dollari. Il massimo giornaliero è stato di 2.474 dollari, non lontano dal picco di 2.489 dollari del 26 aprile, livello massimo degli ultimi 12 anni.

L’impennata dei prezzi riflette l’aumento della domanda da parte dell’industria, che ripiega su caffè più economici in tempi di crisi. Ma rispecchia anche le peggiorate prospettive produttive in Vietnam e Indonesia.

L’Ice Robusta è rimasto eccezionalmente chiuso nella giornata di ieri, lunedì 8 maggio, in ragione delle festività per l’incoronazione di Re Carlo III d’Inghilterra.

Regolarmente operativa New York, che perde buona parte dei guadagni conseguiti alla fine della settimana scorsa e termina la giornata a 183,95 centesimi, 410 punti sotto la chiusura di venerdì.

La spinta ribassista dei mercati è giunta dal meteo brasiliano. I bollettini segnalano infatti un calo drastico delle precipitazioni, che dovrebbe favorire le operazioni di raccolta.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.