lunedì 17 Novembre 2025
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Kimbo, Julius Meinl e Costadoro parlano di specialty: una nicchia sempre più redditizia anche per i grandi torrefattori in Italia

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Chicchi di caffè tostato (Image by Couleur from Pixabay)

MILANO – Quando i grandi torrefattori si pronunciano sullo specialty coffee, perché è un prodotto in cui hanno deciso di investire, è già una notizia: ecco di seguito Kimbo, Julius Meinl e Costadoro, confrontarsi su un mercato di nicchia che tuttavia sta trovando spazio anche tra il pubblico più ampio in Italia.

Il primo a rispondere ad alcune domande è Massimiliano Scala, Head of Marketing Kimbo.

Massimiliano Scala (foto concessa)

Oggi quanto lo specialty interessa il consumatore finale? e in prospettiva quanto e come può crescere questo mercato? E se sì, in quale forma (singola origine o miscela, tostato chiaro o scuro, con quali note aromatiche prevalenti)

“In Italia è un segmento ancora molto piccolo, ma che sta cominciano ad interessare il consumatore più evoluto, il consumatore che ama esplorare nuovi gusti e provare nuove esperienze.

Il trend è arrivato dai mercati internazionali ed è stato favorito dalla sempre maggiore globalizzazione dei consumi. Oggi, alla proposta di specialty monorigine, riteniamo si debba affiancare un prodotto “più democratico” con un profilo di gusto più smooth, meno segmentante, e anche più adatto al palato del consumatore italiano abituato a bere espresso. Riteniamo quindi che proporre al consumatore miscele di caffè specialty possa dare un valore aggiunto.

Le vendite di specialty nel mercato italiano e estero su che canale si concentrano?

“A livello globale il trend è partito dal fuori casa, dalle caffetterie specialty. Il consumo si è rapidamente spostato anche a casa, favorito in un primo momento dalle vendite dirette nei punti di consumo, successivamente dall’accelerazione delle vendite online e dalla diffusione anche nella distribuzione di qualità. In Italia oggi il fenomeno riguarda soprattutto l’online e le (poche) caffetterie specialty presenti sul territorio.”

Le linee specialty di un brand più commerciale entrano spesso nei ristoranti e pasticcerie di un certo livello

Ma i coffee shop specializzati o la GDO sono ancora poco interessati o pensate di poter penetrare anche questo due target, almeno in quei Paesi come Giappone e Cina dove i brand italiani del caffè, lo specialty e le estrazioni alternative, attraggono molto?

“In Italia al momento non abbiamo ritenuto opportuno lanciare la linea Sapiente anche nel retail fisico, né nei coffee shop specializzati.

La strategia di lancio international si adatterà invece ai singoli mercati dove opereremo. Partiremo da Uk e US, dove il business sarà prevalentemente guidato dall’online ma coprirà anche i nostri migliori punti di consumo del fuori casa. Anche a livello internazionale proporre delle miscele Specialty, invece che delle monorigini, darà alla nostra offerta una certa distintività rispetto al resto del mercato specialty, esaltando l’arte, tutta italiana, della miscelazione.”

Stessa domanda a Julius Meinl, per la quale risponde Andreea Postolache global sales director

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Andreea Postolache (immagine concessa)

“In Julius Meinl stiamo assistendo a un crescente interesse per il caffè specialty da parte dei consumatori finali. Ciò che rende il caffè davvero speciale è la varietà di esperienze che può offrire – dalle note aromatiche distintive fino ai retrogusti complessi. I consumatori sono sempre più curiosi di esplorare queste sfumature e sempre più coinvolti nell’artigianalità che sta dietro a una tazza eccezionale.

Come torrefattori, consideriamo numerosi fattori per offrire esperienze di alto livello – dall’origine del chicco, alla varietà e al metodo di lavorazione, fino all’equilibrio delle miscele e ai profili di tostatura. È incoraggiante vedere che i consumatori stanno diventando appassionati a questi dettagli tanto quanto noi.

Siamo impegnati nel proporre esperienze di caffè premium, come lo specialty: il caffè che per lavorazione, assenza di difetti e complessità aromatica è una delle coffee experience più complete. Offriamo anche edizioni limitate di caffè specialty nel nostro portafoglio HoReCa.

La formazione resta un motore chiave per la crescita – attraverso i nostri corsi certificati SCA, formiamo i clienti affinché possano coinvolgere i consumatori con conoscenze sull’origine, le competenze sensoriali e le storie che si celano dietro al caffè specialty. Questo alimenta l’apprezzamento, la curiosità e un legame duraturo con la cultura del caffè.”

Le vendite di specialty nel mercato italiano e estero su che canale si concentrano?

“Sia in Italia che nei principali mercati europei, il consumo di caffè specialty è guidato principalmente da piccole caffetterie indipendenti. Queste realtà sono spesso le prime ad adottare e promuovere proposte specialty, con una cerchia più ristretta ma molto coinvolta di clienti abituali che ricercano profili aromatici selezionati e metodi di estrazione innovativi.

Vediamo anche caffetterie più piccole che non si definiscono esclusivamente specialty, ma che desiderano attrarre una parte dei loro clienti curiosi verso questo mondo. Queste attività spesso propongono opzioni specialty accanto alle miscele tradizionali, presentandole come novità o aggiunte premium per ampliare il proprio appeal.

Fuori dal segmento dei caffè indipendenti, osserviamo un interesse crescente da parte dell’alta gastronomia – ristoranti, boutique hotel e pasticcerie – che desiderano elevare la propria esperienza legata al caffè. Anche l’e-commerce è diventato un canale emergente per la vendita di caffè specialty, in particolare tra i consumatori più giovani, che preferiscono scoprire il caffè premium a casa.

Le linee specialty di un brand più commerciale entrano spesso nei ristoranti e pasticcerie di un certo livello. Ma i coffee shop specializzati o la GDO sono ancora poco interessati?

“Siamo d’accordo che la GDO italiana è davvero lontana dallo specialty oggi. Ma siamo convinti che raggiungere questi segmenti non solo è possibile, ma è già in atto. Julius Meinl ha una filiale dedicata con sede a Shanghai, in Cina, che ci consente di restare vicini alle dinamiche del mercato e costruire solide partnership locali. La nostra eredità viennese, l’impegno per la qualità e il costante orientamento all’innovazione risuonano profondamente con i consumatori in mercati come quello cinese, dove esiste una forte valorizzazione della tradizione e dell’artigianalità.”

E si inserisce nella discussione sullo specialty, Federica Trombetta Head of Marketing & Online Operations

Federica Trombetta (foto concessa)

Oggi quanto lo specialty interessa il consumatore finale? In prospettiva quanto e come può crescere questo mercato?

“Io credo che il mercato degli specialty sia destinato a crescere. Negli ultimi anni, il prezzo del caffè ha subito rincari significativi, e questo ha portato il consumatore finale a voler dare sempre più valore alla materia prima e, di conseguenza, alla propria esperienza quotidiana, come quella della colazione. In quest’ottica, comunicare all’interno del proprio locale che si utilizza un caffè di singola origine o una miscela specialty sarà sicuramente un punto di vantaggio competitivo per il barista 2.0.

Noi lavoriamo con moltissimi clienti esteri e, in particolare, dalla nostra filiale di Londra riceviamo feedback molto chiari: al di fuori dell’Italia questa scelta è già realtà. Il mondo dello specialty si sta sviluppando attraverso anche catene di caffetterie che propongono specialty (o pseudo-specialty) per differenziarsi, offrire valore aggiunto e creare un’esperienza diversa per il cliente.

Il monorigine è sicuramente un mondo affascinante, ma forse ancora complesso da comprendere appieno per il grande pubblico. Una miscela ben studiata, invece, può permettere di raggiungere più palati, offrendo al tempo stesso qualità e costanza.

Noi di Costadoro stiamo osservando con attenzione questo trend e stiamo valutando come affrontarlo secondo i nostri metodi e tempi, con l’obiettivo di proporre un prodotto unico, ma accessibile: un lusso per tutti.”

Le vendite di specialty nel mercato italiano e estero su che canale si concentrano?

“Le vendite di caffè specialty, sia in Italia che all’estero, si concentrano prevalentemente sul canale Ho.Re.Ca., dove la sensibilità verso la qualità e l’esperienza di consumo è già molto sviluppata. È in questo contesto che troviamo i partner più attenti e capaci di valorizzare appieno il prodotto.

Come dicevo anche in precedenza, molti dei nostri caffè specialty — soprattutto i formati da 1 kg—vanno ai nostri clienti nel Regno Unito anche se clienti lungimiranti credono nello specialty per la somministrazione come unica referenza anche in italia. In questo scenario, la tostatura tende ad essere leggermente più chiara rispetto a quella a cui siamo tradizionalmente abituati.

Questo richiede un’attenzione ancora maggiore durante tutto il processo di lavorazione, considerando che si parte già da una materia prima d’eccellenza.

Noi di Costadoro, indipendentemente dal fatto che si tratti di specialty o meno, rispettiamo sempre il caffè e curiamo con precisione la tostatura per evitare qualsiasi bruciatura. L’obiettivo è quello di esaltare ogni singola origine e creare miscele dai sentori unici, capaci di offrire un’esperienza sensoriale distintiva.

Stiamo anche iniziando a ragionare su come portare questi prodotti sempre più verso il grande pubblico, anche grazie a nuove partnership in fase di sviluppo. È ancora un progetto embrionale, ma rappresenta un passo importante per rendere il mondo dello specialty un “lusso accessibile” a un pubblico più ampio.”

Le linee specialty di un brand più commerciale entrano spesso nei ristoranti e pasticcerie di un certo livello.

“Noi crediamo che, per aziende come la nostra—artigiani industrializzati—entrare nel mondo dello specialty sia non solo possibile, ma anche importante. Abbiamo dalla nostra parte una struttura solida, macchinari all’avanguardia e un reparto Ricerca & Sviluppo tra i più avanzati del mercato.

Elementi che spesso mancano ai micro-roaster, pur molto appassionati, ma limitati nelle possibilità produttive e di controllo qualità su larga scala.

È vero, come dice la domanda, che molti coffee shop specializzati fanno ancora fatica a comprendere appieno il valore aggiunto dello specialty, forse perché lo guardano con l’occhio del prezzo più che con quello dell’origine e della qualità sensoriale.

Ma il fermento che c’è oggi nel mondo del caffè e l’aumento dei prezzi della materia prima—che sfugge ormai al controllo—stanno spingendo il consumatore a voler capire meglio cosa sta bevendo. E questa crescente consapevolezza aiuta anche i locali a ripensare l’offerta in chiave più qualitativa.

Per quanto riguarda la GDO, è un mondo sicuramente più complesso per lo specialty, soprattutto per la shelf life del prodotto e per far si che il consumatore riesca a trovare un prodotto “appena tostato” sullo scaffale, ma secondo me in futuro ci sarà spazio anche per la GDO Italia, per dei progetti monorigine o specialty.

Le estrazioni alternative rappresentano un altro fronte interessante, soprattutto nei coffee shop che vogliono offrire una vera esperienza di degustazione. Certo, sono ancora poco sviluppate, anche perché richiedono più tempo, formazione e impegno operativo. Ma per chi vuole raccontare davvero uno specialty, sono tra i metodi più efficaci per valorizzare la qualità e le caratteristiche organolettiche del caffè.”

Il mondo miliardario dello specialty, l’analisi: il mercato oggi a 24,82 miliardi toccherà i 27,70 nel 2026

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Chicchi di caffè tostato (Image by Couleur from Pixabay)

Si stima che il mercato mondiale dello specialty o premium raggiungerà a fine 2025 i 28,81 miliardi di dollari e si prevede che arriverà a 32,19 miliardi di dollari (circa 27,70 miliardi di euro) nel 2026. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo dell’Osservatorio Globale di Giancarlo Elia Valori per Il Denaro.

L’evoluzione del caffè premium

NAPOLI – Un piccolo gesto nasce da grandi affari. Quando ci rechiamo al bar, oppure prepariamo la moka o la napoletana a casa, non ci rendiamo conto cosa ci sia dietro e “prima” di quella gradevole tazzina di caffè che gustiamo.

Si stima che il mercato mondiale del caffè premium raggiungerà a fine 2025 i 28,81 miliardi di dollari (circa 24,82 miliardi di euro) e si prevede che arriverà a 32,19 miliardi di dollari nel 2026 (circa 27,70 miliardi di euro), per poi crescere ulteriormente fino a 87,1 miliardi di dollari (circa 74,98 miliardi di euro) entro il 2035, con un tasso di crescita annuo composto dell’11,7% dal 2026 al 2035.

Con l’aumento del numero di consumatori che prediligono il caffè di alta qualità, il mercato sta crescendo a un ritmo sorprendentemente rapido. Questi caffè sono coltivati e lavorati in maniera scientifica, offrendo una varietà di aromi e metodi di preparazione. Il caffè speciale si riferisce a chicchi che ottengono un punteggio superiore a 80/100. Promuove qualità, sostenibilità e tracciabilità.

Le caffetterie artigianali e i prodotti premium, insieme alla crescente cultura globale del caffè, hanno creato un mercato di successo per questo prodotto. Il desiderio di caffè cresce ogni giorno, così come la sua spinta creativa nel settore.

Circa il 57% dei consumatori consuma caffè premium ogni settimana, il che indica una forte domanda del mercato; il principale vincolo di mercato è che oltre il 50% dei consumatori è preoccupato per l’elevato costo del caffè speciale; la tendenza emergente riguarda gli amanti del caffè speciale che prediligono al 35% la loro preferenza per il caffè a tostatura media.

Il leader regionale nel consumo è il Nord America rappresenta oltre il 51% del mercato mondiale del caffè specialty. La fascia di età 18-24 anni rappresenta circa il 32,4% del consumo di caffè specialty; i trentenni e più giovani consumano circa l’89% dei caffè speciali, rispetto al 53% degli adulti più anziani.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Gianluigi Goi racconta il debutto dell’arboricoltura caffeicola in Italia: il webinar del 18/11 su Zoom

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Caffè Giada
Chicchi di caffè (immagine concessa)

Gianluigi Goi è un nostro lettore nonché giornalista di fama riconosciuta; è affezionato a queste pagine alle quali, con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista, ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre intriganti.

In questo articolo Goi racconta il debutto dell’“arboricoltura caffeicola” in Italia grazie a un webinar che esplora la possibilità di coltivare caffè in Sicilia. Esperti e istituzioni analizzano potenzialità e sfide. L’iniziativa punta a creare nuove opportunità per la filiera del caffè, leggiamo in seguito le sue parole.

In rete l’esordio dell’”arboricoltura caffeicola” tricolore

di Gianluigi Goi

Ben lo sappiamo: in tempi perigliosi come questi che stiamo vivendo del diman non v’è certezza, un motivo in più per aggrapparsi alle fiammelle portatrici di speranza laddove e quando si accendono.

E’ il caso, piccolo e in qualche misura sotto traccia ma che potrebbe alla fine risultare foriero di sviluppi importanti in un futuro ormai a medio termine soprattutto per la filiera del caffè.

Nella fattispecie la fiammella è stata accesa, all’ombra dell’esperienza storica dell’Accademia dei Georgofili, da un nutrito gruppo di istituzioni pubbliche (Ministero dell’Agricoltura, Ismea, Rete Pac) e importanti organizzazioni private non facili da mettere insieme (Conaf, che rappresenta i dottori Agronomi e Forestali e il Collegio Nazionale Agrotecnici e il Collegio Periti agrari presi nel loro insieme), con l’apporto finanziario dell’Ue nella forma del webinar “Colture alternative: nuove sfide e opportunità per l’agricoltura” in programma venerdì 18 novembre (h 15 -18) sulla piattaforma Zoom ad accesso libero.

I posti disponibili sono già sold out ma l’organizzazione ha reso noto che nei giorni successivi sarà disponibile lo streaming sulla pagina dedicata del portale Innovarurale “dove sarà possibile rivedere tutti gli interventi e le presentazioni”.

Una bella cosa per la filiera del caffè in quanto, se non per la prima volta in assoluto sarà di certo una delle primissime occasioni pubbliche in cui esperti di riconosciuto valore solleveranno il velo sulla auspicata, quanto non facile, possibilità di coltivazione della pianta del caffè in Italia e più segnatamente in Sicilia. Un primissimo passo che merita di essere seguito con grande attenzione e anche un pizzico di tifo azzurro.

I lavori, coordinati da Ivano Valmori, direttore di AgroNotizia (rivista decisamente qualificata) ed esperto di riferimento di agricoltura tecnologica la più avanzata, dopo l’introduzione del presidente di Ismea Livio Proietti, inizierà ad annusare il grato ed usuale profumo del caffè con la relazione di base del prof. Paolo Inglese (Università di Palermo e Georgofilo) sul tema “Nuova arboricoltura da frutto: una questione di specie, di progetto e di gestione”.

Ascoltare, in Italia, non in Brasile o Vietnam, considerazioni ad hoc di “arboricoltura caffeicola” è una vera e propria notizia e come tale va segnalata. A seguire, sempre in ambito caffè e tralasciando gli altri aspetti per così dire tradizionali, Adriano Cafiso (economista e specialista nella coltivazione e filiera del caffè) interverrà su “Coltivare il caffè in Sicilia: dalla sperimentazione alla nuova frontiera agricola”.

Qui tra le righe fa capolino la rete siciliana di conoscenze ed esperienze a macchia di leopardo, nell’ambito di una coltivazione delle piante di caffè nel contesto di una ruralità colta, benestante e non di rado affascinata dall’esotico, che fa sì che i progetti in fieri non siano costretti a partire da zero.

E ancora, Antonio Di Giovanni – titolare della Cultivar Farm – sul tema “Un esempio di economia circolare in agricoltura, la valorizzazione del fondo di caffè per la produzione di funghi commestibili”; il tutto con l’obiettivo “di favorire la diffusione di esperienze replicabili e di promuovere nuove opportunità per l’agricoltura italiana”.

Gianluigi Goi

Marco Bazzara ottiene la licenza di Q Instructor: l’Academy entra nel sistema CVA

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Marco Bazzara (immagine concessa)

TRIESTE – Marco Bazzara, già Authorized SCA Trainer per tutti i moduli del Coffee Skills Program (CSP) e Q Grader, ha ottenuto la prestigiosa licenza di Q Instructor, uno dei massimi riconoscimenti professionali rilasciati dalla Specialty Coffee Association (SCA).

Questa qualifica lo abilita ufficialmente a insegnare e certificare con il nuovo metodo Coffee Value Assessment (CVA), il sistema di valutazione del caffè che sta ridefinendo gli standard internazionali di analisi della filiera caffeicola.

Il Q Instructor rappresenta una figura di grande eccellenza nel panorama formativo del caffè: un professionista altamente qualificato che può formare e certificare i nuovi Q Evolution Grader, trasferendo conoscenze tecniche relative all’utilizzo del CVA e promuovendo la diffusione di una metodologia più aperta, trasparente e condivisa nella valutazione della qualità.

Il Coffee Value Assessment, promosso dalla SCA, introduce un approccio innovativo alla degustazione e alla classificazione; infatti, il CVA privilegia la raccolta di dati offrendo una visione più completa e oggettiva del valore del caffè.

Marco Bazzara: “L’ottenimento della licenza di Q Instructor rappresenta un traguardo importante per la promozione di un metodo formativo che unisce più parametri all’interno della valutazione del prodotto. Il prossimo anno partiranno le prime sessioni del corso Q Evolution Grader, un’opportunità esclusiva per accedere a un livello avanzato di formazione e certificazione nel mondo del caffè. Questo percorso consolida ulteriormente l’impegno della nostra Academy nel promuovere una cultura del caffè sempre più all’avanguardia e sensibile ad un approccio globale”.

Con questa nuova abilitazione, la Bazzara Academy diventa uno dei poli italiani di riferimento per la diffusione del metodo CVA, rafforzando la propria missione di promuovere la qualità del caffè attraverso la formazione, la ricerca sensoriale e la condivisione del sapere.

Coffee Reload: a Torino l’evento dei giornalisti agroalimentari ideato e organizzato da Fabio Verona, il 29/11

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Il manifesto di Coffee Reload (immagine concessa)

TORINO – Il Mercato Centrale Torino ospita Coffee Reload, una giornata interamente dedicata al mondo del caffè, ideata e organizzata da Fabio Verona per conto dell’Associazione Stampa Agroalimentare Italiana (ASA), con il patrocinio di Epat e Ascom Torino.

L’obiettivo: raccontare e valorizzare un settore in continua evoluzione, costruendo un dialogo tra professionisti, aziende e pubblico.

Al Mercato Centrale Torino il profumo del caffè diventa il filo conduttore di un’esperienza unica, dove torrefazioni, professionisti e appassionati si incontrano per condividere aromi, storie e idee. Un viaggio sensoriale che parte dal chicco e arriva alla tazzina, attraversando la moka, l’espresso e le nuove tendenze del bar.

Tra talk, degustazioni e masterclass, ogni momento è un invito a scoprire la cultura del caffè in tutte le sue sfumature: dall’arte della tostatura alla Latte art, dalla mixology alle curiosità del caffè in cucina e pasticceria.

È un percorso che celebra la qualità e l’innovazione, ma soprattutto la passione che unisce chi il caffè lo vive ogni giorno, tra tradizione e futuro.

Non solo per addetti ai lavori: Coffee Reload si propone come un punto di incontro tra il mondo professionale e il pubblico, creando un dialogo costruttivo su temi centrali come il consumo consapevole, la qualità, la sostenibilità e le nuove modalità di esperienza fuori casa. È un invito a riscoprire il piacere di un espresso fatto bene, di un aroma che sorprende, di un mondo che non smette mai di evolversi.

Ingresso libero per il pubblico.

La giornata sarà animata anche dalla diretta radiofonica di ToRadio, media partner insieme a ASA, Coffee Today, Mixer Planet, Bargiornale e Eat Piemonte, e culminerà nella Finale Nazionale del Campionato di Macinatura, dedicato ai migliori professionisti del settore.

I giovani e il sociale

Gli studenti dell’Istituto Alberghiero Immaginazione e Lavoro saranno coinvolti nelle attività e nelle masterclass, affiancati dai professionisti del settore.

Il contributo tecnico è garantito da aziende come Sanremo Coffee MachinesLa Marzocco e Fiorenzato, che metteranno a disposizione attrezzature professionali.
Grazie alla collaborazione con il Mercato Centrale Torino, la quota di partecipazione degli espositori sarà interamente devoluta all’Associazione Rubens, a sostegno delle sue attività sociali (https://www.associazionerubens.it/).

Al piano terra troverete:

 

IWCA – International Women’s Coffee Alliance

Il caffè delle donne e la storia di chi lo produce raccontata direttamente dalla Presidente Eleonora Pirovano.

SCA – Specialty Coffee Association – la formazione per i professionisti dello specialty

Toradio – Diretta Live

Trasmissione in diretta per tutta la giornata con interviste, talk e contributi dagli ospiti.

Postazione media partner

Coffee Today – Mixer Planet – Bargiornale

Per la serie “Com’è fatto”

IPA Porcellane con Dimostrazioni dal vivo: “Come nasce una tazzina” e possibilità di firmare la propria tazzina.

Mixology al caffè

Antiche distillerie Vincenzi in collaborazione con Affini sarà presente con il primo gin alla cascara al mondo e drink NoLo, un’esperienza da non perdere presso Emporio Sabaudo

Al primo piano troverete:

Arte e cultura

Con la collaborazione della libreria Luxemburg, potrete scoprire e d acquistare i più importanti volumi che trattano il caffè e, mentre passeggiate sorseggiando un ottimo caffè, ammirare le colorate opere dell’artista torinese Bruno Casetta

La moka e la sua storia

Con Lucio Del Piccolo, curatore del più grande museo d’Europa sulla moka e Simone Previati, inventore della Pump my Moka – dal passato al futuro della moka: esposizione, racconti e masterclass.

Area roasting

Luciano Iamonte roaster della torrefazione Tresessanta, terrà delle masterclass con degustazioni sulla tostatura, per far comprendere anche al cliente finale l’importanza del lavoro delle torrefazioni e le differenze tra una tostatura leggera che esalta le caratteristiche del caffè, una media che sviluppa i tradizionali aromi del buon caffè tostato ed una scura, che rovina il caffè e ne nasconde i difetti, ma purtroppo è una delle più comuni. Posti limitati. Orari: dalle 11.00 alle 12.00 / dalle 14.30 alle 15.30 / dalle 16.00 alle 17.00

Latte art – in partnership con DESA e ALPRO – postazione con trainer e campioni di latte art con dimostrazioni e degustazioni di cappuccini in latte art e con la speciale macchina espresso Sanremo You. Sarà presente anche il campione italiano di latte art Stefano Cevenini.

Il monoporzionato di qualità

 Tuttocapsule svolge un approfondimento e degustazioni sul tema: “Il caffè monoporzionato può essere anche di qualità”

Un caffè solidale 

Associazione Rubens gestirà una Postazione con macchine Beans to Cup Rivelia De’Longhi per un caffè solidale con i suoi ragazzi.

Al secondo piano troverete:

Roaster Village, con degustazione gratuita dei migliori specialty coffee, alcuni aderenti alla Slow Food Coffee Coalition ed alla IWCA

  • ⁠ ⁠Origini Caffè (La Morra, Cn)
  • ⁠ ⁠TreSessanta Coffee Roaster (Torino)
  • ⁠ ⁠Orso Laboratorio Caffè (Torino)
  • ⁠ ⁠Caffè dell’Elfo (Cuneo)
  • ⁠ ⁠Antonelli Specialty Coffees (Cremona)
  • ⁠ ⁠⁠Syncope Coffee (Torino)
  • ⁠ ⁠⁠Il Manovale (Turi – Ba)
  • ⁠ ⁠⁠Il Cafetero Specialty Coffee (Milano)
  • ⁠ ⁠⁠Boutic Caffè (Torino)
  • ⁠ Bloom Specialty Coffee (Ts)
  • ⁠ ⁠⁠Il banco dei locali – a cura dei ragazzi della scuola “Immaginazione e Lavoro”

Master coffee grinder championship 2025 – finale nazionale

A partire dalle ore 13.00 – Sfida tra i migliori professionisti d’Italia per la regolazione della macinatura perfetta.

Talk esperienziali aperti al pubblico

 Ore 10.30 – Le istituzioni si confrontano

Quali strategie per far crescere il consumo di caffè di qualità: valore, esperienza e innovazione dentro e fuori casa.

Modera la giornalista del Corriere della Sera e coordinatrice nazionale ASA Piera Genta.

Sono invitati a partecipare:

  • Comune di Torino, Assessore al Commercio Paolo Chiavarino
  • Fipe Vice Direttore Generale, Luciano Sbraga.
  • Epat Presidente, Vincenzo Nasi.
  • Presidente EBT e Presidente Costadoro caffè, Giulio Trombetta
  • Responsabile Marketing e Comunicazione Tuttocapsule, ⁠Virna Supin
  • Presidente International Women’s Coffee Alliance, ⁠Eleonora Pirovano
  • Coordinatore Slow Food Coffee Coalition, ⁠Emanuele Dughera
  • Coordinatore Nazionale SCA, Alberto Polojac
  • Presidente ASA, Saverio Scarpino

Ore 12.00 – “Cucina & Caffè”

“Il caffè al ristorante: criticità e opportunità.”

Il caffè utilizzato nelle ricette di cucina, con degustazione di una ricetta a base di caffè e approfondimento sul tema dell’espresso a fine pasto al ristorante.

Modera la giornalista del Corriere della Sera e coordinatrice nazionale ASA Piera Genta.

intervengono:

Emporio Sabaudo e Rosalia Imperato

Seguirà degustazione di una ricetta al caffè, accesso limitato per questioni di sicurezza in ordine di presenza

Ore 14.00 – La Comunicazione professionale

L’influenza positiva ed il valore etico della comunicazione professionale

Modera la giornalista e coordinatrice Piemonte e Valle d’Aosta ASA Monica di Martino.

Intervengono:

Rossella De Stefano, direttrice di Mixer Planet;

Piera Genta, giornalista del Corriere della Sera e coordinatrice nazionale ASA;

Alberto Polojac Coordinatore nazionale SCA e collaboratore di Coffee Today

Nadia Rossi giornalista di Bargiornale

Rosalba Graglia giornalista per il Gambero Rosso

Ore 15.00 – Il caffè in pasticceria

L’utilizzo del caffè in pasticceria (oltre al tiramisù)

Modera la direttrice di Pasticceria Internazionale, Livia Chiriotti.

Intervengono i maestri pasticceri:

Giovanni Dell’Agnese, Titolare della pasticceria Dell’Agnese e Vice Presidente Ascom

Nicola Braile, titolare del Panettonificio nel bosco.

Seguirà degustazione di dolci al caffè, accesso limitato per questioni di sicurezza in ordine di presenza

Ore 16.00 – “Gusto, olfatto e aromi”

Incontro con medici e professionisti su gusto, olfatto e interazioni tra caffè e dolci.

Modera la giornalista del Corriere della Sera e coordinatrice nazionale ASA Piera Genta.

Intervengono:

Livia Chiriotti direttrice di Pasticceria Internazionale

Dott. Luca Raimondo Primario di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Gradenigo

Dott.ssa Vittoria Roscigno dietista e nutrizionista clinica.

Museo delle donne della ristorazione: ecco il nuovo progetto dedicato alla storica cuoca Anna Dente

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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

L’annuncio è stato dato da Angela Ferracci, figlia della storica cuoca Anna Dente scomparsa nel 2020. Spazi espositivi racconteranno la linea temporale e l’evoluzione storica delle donne nelle cucine professionali. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giulia Mancini per La Repubblica.

Il Museo delle donne della ristorazione

ROMA – “Mia mamma, poco prima di venire a mancare nel 2020, mi chiese di fare qualcosa affinché non venisse dimenticata, di spendere il mio impegno per le donne della ristorazione, per premiarle e dare visibilità a tutte le donne della filiera agroalimentare e ristorativa – ha esordito così Angela Ferracci, figlia di Anna Dente e ideatrice del premio internazionale in memoria dell’Ostessa di San Cesareo – Questa premiazione è la prova che una memoria può diventare progetto: non celebriamo soltanto il passato, ma l’impegno quotidiano di queste donne che continuano a far vivere le comunità attraverso il cibo”.

La consegna dei premi si è svolta durante la XII edizione di Excellence Food Innovation, a Roma, ed è stata occasione per annunciare ufficialmente il progetto del Museo delle Donne della Ristorazione – Anna Dente, un archivio e uno spazio di ricerca destinato a conservare strumenti, divise, ricette e memorie delle protagoniste femminili della cucina italiana.

“Il museo conterrà al suo interno diverse testimonianze delle donne cuoche e chef del presente e del passato – racconta la curatrice Diana Babic, premiata lo scorso anno per la sua tesi di laurea all’Università di Parma, nell’ambito di Scienze Gastronomiche – ma soprattutto conterrà una linea cronologica della storia femminile nelle cucine professionali italiane”.

Babic: “Ci saranno anche richiami a donne che hanno lavorato fuori dai confini nazionali, saranno testimonianze scritte, audio e video. Sarà un museo interattivo in modo che i visitatori possano sentire attorno a loro il talento di queste donne, sentire le loro aspirazioni e i loro sogni. Vuole essere anche un’esperienza immersiva, chi entrerà nel museo potrà toccare con mano ma non assaggiare ovviamente”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Schiavitù: barista costretta a turni di 17 ore e senza stipendio, choc a Chieti, indagata la titolare del locale

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Una tazzina di caffè (foto concessa)

Una barista teatina sarebbe stata ridotta in uno stato di vera e propria schiavitù dalla titolare del locale, che la costringeva a turni massacranti e a vivere sul divano della cucina. La Procura distrettuale dell’Aquila ha aperto un’inchiesta per riduzione o mantenimento in schiavitù. Riportiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicato sul Corriere Adriatico.

Chieti, barista segregata nel bar e costretta a lavorare gratis: la Procura apre un’inchiesta

CHIETI – Costretta a lavorare tra le 15 e 17 ore al giorno, senza retribuzione e la possibilità di uscire dal bar. È la storia di una barista di Chieti ridotta in stato di schiavitù dalla proprietaria del locale. La procura distrettuale dell’Aquila ha deciso di aprire un’inchiesta ipotizzando il reato di riduzione o mantenimento in schiavitù.

La donna lavorava senza contratto e senza essere retribuita. Il suo telefono, fornitogli dalla gestrice del bar dove era assunta, era abilitato a ricevere le chiamate e non a farle. La donna, descritta dagli inquirenti «in profondo stato di inferiorità psichica», non poteva uscire dal locale dato che era costretta a dormire in un divano nella cucina del locale, sorvegliata 24 ore su 24 dalle telecamere interne.

L’inganno

La titolare dell’attività, avrebbe ideato uno sistema ben preciso per sfruttare la vittima, approfittando della debolezza, fisica e mentale, della donna. La barista attaccava alle 7 di mattina e smontava ufficialmente il turno alle 22, spesso sforando fino alla mezzanotte e senza possibilità di riposo settimanale.

Il tutto senza essere retribuita, dato che nelle carteri risultava come l’amministratrice della ditta.

Le indagini sulla titolare

La procura ha disposto un accertamento sui tre telefoni cellulari intestati alla titolare del bar e individuare, nel materiale rinvenuto sui dispositivi, delle tracce che dimostrino come l’indagata  sia riuscita a ingannare la barista, tenendola bloccata in una situazione di totale sfruttamento.

Il segretario provinciale del sindacato di Chieti, Michele Marino ha commentato così la vicenda: «Chi ha sfruttato non si è posto alcun limite morale. Ma colpisce, anche, che lo sfruttamento avvenisse sotto gli occhi dei clienti. Se la sfruttata non si è ribellata vuole dire che si trovava in una condizione di particolare debolezza.

Oltre allo sfruttamento, va condannata la volontà di approfittarsi della debolezza altrui. E i frequentatori del bar? Chi ha creduto di poter agire in maniera così crudele ha respirato intorno a sé un clima di impunità».

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Perizia sulla barista ridotta in schiavitù, la difesa: «Accuse infondate»

Intanto è stata fissata al 10 dicembre, nel tribunale dell’Aquila, la perizia psichiatrica sulla giovane barista dell’eden Caffè di Fara Filiorum Petri. Da un parte l’accusa (l’inchiesta è coordinata dalla pm Roberta D’Avolio) proverà a dimostrare la vulnerabilità della ragazza, che sarebbe stata ridotta a una sorta di prigioniera da parte della titolare del locale, la 43enne Carmela Tedesco.

Dall’altra la difesa della Tedesco, affidata all’avvocato Florenzo Coletti, che cerca di dimostrare l’esatto opposto. Ovvero che la giovane barista sia pienamente consapevole della situazione e degli accordi presi con la Tedesco.

«Riduzione e mantenimento in schiavitù», però, è l’accusa che la procura distrettuale antimafia dell’Aquila muove alla titolare del bar, da due giorni in carcere a Chieti dopo la revoca dei benefici connessi ad un’altra condanna precedente.

Proseguono intanto le indagini dei carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Chieti. La giovane barista sarebbe stata tenuta a lavoro per 18 ore al giorno e segregata in casa, addirittura spiata da una webcam puntata sul divano in cui la giovane passava le notti, nel retro dello stesso bar. Ma per la difesa non è così: quella telecamera sul retro serviva per monitorare le slot machine del bar che prima erano posizionate proprio in quella stanza.

«L’accusa di riduzione in schiavitù è infondata», dice il legale della donna, Florenzo Coletti, «Vivere lì è stata una libera scelta della ragazza perché non aveva altre strade o soluzioni e per questo la titolare del bar si è offerta di aiutarla, ospitandola. Non è vero che lavorava 18 ore al giorno in quel bar. E aveva uno stipendio. Non era tracciato? La barista era stata nominata amministratrice del locale e per questo aveva accordi con la titolare anche per ricevere denaro», ha proseguito l’avvocato Coletti, che commenta così la decisione della procura di sottoporre a perizia psichiatrica la giovane barista.

«Una decisione presa dalla procura che deve valutare le condizioni psicofisiche della ragazza visto che il reato di schiavitù sarebbe proprio legato all’approfittamento di una condizione di debolezza», chiude l’avvocato.

Firenze: divieto ai dehors in cinquanta strade dell’area Unesco

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Firenze (immagine: Pixabay licensed)

A Firenze non sarà possibile allestire dehors in 50 strade dell’area Unesco:  è quanto prevede il protocollo d’intesa stipulato tra la Soprintendenza e il Comune di Firenze e approvato dalla giunta comunale. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Sandra Salvato per ControRadio.

Il divieto dei dehors a Firenze

FIRENZE – Sono 50 le strade fiorentine in area Unesco in cui non sarà possibile allestire dehors all’esterno di attività di somministrazione, mentre per altre 73 sono fissate le tipologie di allestimenti ammissibili: dalla A, che prevede la sola presenza di tavoli e sedie senza pedana e al massimo la possibilità di piccoli ombrelloni, fino alla D, con struttura chiusa su tutti i lati e copertura stabile.

È quanto prevede il protocollo d’intesa sui dehors stipulato tra la Soprintendenza e il Comune di Firenze e approvato dalla giunta comunale: il protocollo dovrà essere ora firmato dalla soprintendente Antonella Ranaldi e dall’assessore allo sviluppo economico Jacopo Vicini ed è preliminare al nuovo regolamento che dovrà passare dal vaglio del Consiglio comunale.

Tra le novità c’è l’introduzione di una quinta tipologia di allestimento, la B1, con pedana, ringhiera e la possibilità di pannelli aggiuntivi in vetro o plexiglas nei mesi invernali.

Per quanto riguarda le altre tipologie la B prevede l’occupazione di suolo pubblico con installazione di pedana e ringhiera di protezione su tre lati, la C include pedana, ringhiera su tre lati e copertura fissa e removibile.

Come si legge in una nota del Comune “per quattro piazze – Signoria, Repubblica, Santa Maria Novella e Pitti – le parti definiranno congiuntamente le possibili tipologie di occupazioni di suolo pubblico entro 30 giorni dalla stipula del protocollo”, per piazza della Repubblica “i dehors dovranno rispettare un criterio di simmetria e omogeneità e garantire un adeguato spazio centrale su entrambi i lati della piazza occupati”.

Il protocollo definisce anche il divieto di teli e tende in plastica nelle strutture dei dehors e promuove arredi verdi con l’utilizzo di specie vegetali negli allestimenti.

Tra le strade dove non sarà possibile allestire i dehors ci sono ad esempio Borgo Santa Croce, piazzale degli Uffizi, piazza di Santa Maria Nuova, ponte Vecchio, via Maggio, via Roma, via Romana, via della Vigna Nuova, via della Vigna Vecchia, via dei Georgofili. Nell’accordo è specificato che “non è consentito in nessun caso l’utilizzo di teli, tende, tamponature e chiusure anche provvisorie in materiale plastico”.

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Mamma Tiramisù: a Barcellona arriva il locale fiorentino con il dolce al caffè

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Mamma Tiramisù
Il logo Mamma Tiramisù

Caterina Antinarelli, 32enne fiorentina, ha aperto da alcuni mesi un’attività che sta avendo molto successo nella città catalana: si chiama Mamma Tiramisù, un piccolo negozio dedicato al dolce a base di savoiardi e al caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Lorenzo Sarra per Il Corriere della Sera.

Mamma Tiramisù: lo store fiorentino a Barcellona

BARCELLONA – “Quando vivevo in Italia non ordinavo mai il tiramisù al ristorante. Tanto per me, come credo per quasi tutti, quello di mia mamma era imbattibile. Poi, abitando a Barcellona, ho cominciato ad avere nostalgia. E allora, per riassaporare quel gusto di casa, ne ho provato uno…”. Caterina Antinarelli, 32enne fiorentina, ha aperto da alcuni mesi un’attività che sta avendo molto successo nella città catalana: si chiama Mamma Tiramisù, un piccolo negozio dedicato al dolce a base di savoiardi e al caffè.

Tutto con prodotti italiani. “Anzi, molti proprio fiorentini – precisa Caterina – Come macchina per l’espresso abbiamo la Marzocco, un’azienda d’alta gamma con sede in Mugello, mentre per i chicchi ci affidiamo alla Ditta Artigianale, tostatori anche loro di Firenze”. Pure le bibite sono solo italiane: “Non teniamo Coca-Cola, ad esempio. Abbiamo l’Acqua Panna di Scarperia, la cedrata Tassoni, il Crodino…”.

Caterina non viene da un classico percorso in una scuola di pasticceria. Dopo il liceo scientifico Castelnuovo, si è laureata in economia a Milano e poi ha cominciato a lavorare in varie aziende tra la Lombardia e Bologna: “Nel 2019, c’è stata l’opportunità di trasferirmi a Barcellona in un’impresa del settore tecnologico. Un lavoro che mi piaceva, anche se avevo sempre avuto il sogno di avere qualcosa di mio, una serranda da aprire tutte le mattine…”.

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Camera: l’on. Giachetti ironizza sul gelato della Buvette: “A Montecitorio il vero tema sono i gusti”

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

A Montecitorio si discute di riforme, di bilanci, di politica estera… e poi c’è il vero tema caldo degli ultimi quindici giorni: i gusti del gelato della Buvette.

A sollevare l’emergenza nazionale è il deputato Roberto Giachetti (Iv), che in Aula prende la parola per rivolgere le sue «scuse» — rigorosamente ironiche — al collega Francassini, “aggredito” per un motivo che, alla Camera, sembra aver catalizzato più attenzione di molti decreti legge: i soli sei gusti disponibili al bancone. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo riportate sul Corriere Nazionale.

Giachetti ironizza sul gelato alla Buvette della Camera dei deputati

ROMA – “Chiedo scusa al collega Francassini che ho, come dire, in qualche modo aggredito per protestare per il fatto che i gusti del gelato alla buvette non sono sufficienti perché sono soltanto sei.

Devo dare atto, me lo consenta di fare al collega Francassini, che questa mia sollecitazione ha consentito che noi abbiamo aggiunto ai sei gusti la panna. Da oggi, la notizia che possiamo dare a tutti i giornali, che si occupano di questo ormai da circa 15 giorni, è che abbiamo ottenuto un grande risultato. Oltre ai sei gusti c’è anche la panna”.

Prosegue in aula l’ironia del deputato Roberto Giachetti (Iv) sull’arrivo del gelato nella Buvette di Montecitorio “Io penso- aggiunge- che se noi faremo altri interventi sull’ordine del lavoro, sugli ordini del giorno e via dicendo, riusciremo ad avere finalmente un prodotto soddisfacente e magari arrivare anche a ottenere il servizio in aula perché io non vorrei dire che, diciamo, lo dico per i giornalisti che sicuramente prenderanno queste mie parole come una richiesta formale, anzi anticipo che presenterò una proposta di legge per chiedere che ci sia la possibilità di fornire il gelato direttamente in aula ai deputati.

E, in questo caso, non potrò che dare merito all’onorevole Francassini che, dopo tante cose che non ha fatto bene come questore, di avere ottenuto un grande risultato per la nazione”.

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