domenica 16 Novembre 2025
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Parla Max Fabian della Demus a HostMilano 2025: “Il decaffeinato è stato il protagonista tra crescita, sfide del mercato e sostenibilità”

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Max Fabian
Max Fabian

MILANO – Dopo esserci imbattuti di persona nello stand dedicato in occasione di HostMilano, la parola va a Max Fabian, patron dell’azienda di decaffeinizzazione triestina Demus, nonché Presidente in carica dell’European Coffee Federation (ECF), l’associazione europea che riunisce il settore, dalle aziende alle associazioni nazionali.

Fabian, conclusa la fiera dell’ospitalità, che bilancio possiamo dare del decaffeinato Demus a HostMilano 2025?

“Il bilancio è positivo. Il decaffeinato si conferma in crescita, un fenomeno che ha conseguenze felici non solo per Demus ma per tutto il comparto caffè, nonostante le complicate situazioni che si vivono attualmente.

Abbiamo lavorato molto sul discorso sostenibilità, digitalizzazione, spingendo nell’innovazione tecnologica della decaffeinizzazione ad acqua, oltre che di quella tradizionale: tutto questo ci sta portando a dei risultati che ci danno soddisfazione.

Cavalchiamo questo periodo positivo, pur non essendo esenti dalle problematiche del settore, che seguiamo con attenzione”.

Ha visto in Fiera delle tecnologie in grado di riscrivere il futuro del decaffeinato e del caffè in generale?

“Per il momento no: c’è un’evoluzione in atto, ma non ho notato delle vere e proprie rivoluzioni in termini tecnici, seppure effettivamente abbia avuto poco tempo per esplorare in modo approfondito negli stand di altri.

Posso dare però una valutazione generale di HostMilano: fiera vivace, come sempre con interessi e gente di una certa qualifica, con target ben centrati.

Abbiamo salutato molti dei nostri clienti consolidati e abbiamo anche raccolto nuovi contatti. Milano però è sempre più cara, come città e come manifestazione, quindi ogni tanto ci si chiede se ne valga la pena e sia economicamente sostenibile  la partecipazione con uno stand.

La logistica non è poi un fattore banale, dovendo portare anche i nostri collaboratori fuori dall’azienda. Per questo, come Demus non partecipiamo a tante Fiere, ma HostMilano è da sempre un nostro punto di riferimento.

Resta difficile fare i calcoli: i costi sono facili da vedere, ma alcuni ritorni sono impossibili da misurare, come quella delle relazioni già in essere. Non è scontato capire ciò che si guadagna dalla presenza a questi eventi.”

Il decaffeinato naviga in un contesto burrascoso, ma continua a crescere in termini di consumo: cosa sta cambiando e da quali fattori è trainato?

“È trainato da diversi fattori. Il primo è il caffè in generale, che a livello globale sta conoscendo una crescita nella domanda. In assoluto nel mondo si consuma più caffè e il decaffeinato fa parte di questo movimento, forse più che proporzionalmente e variando a seconda dei contesti.

Un altro motivo è dato dalla maggiore attenzione da parte dei giovani rispetto al moderato consumo di caffeina: la generazione Z è propensa a un discorso salutistico, in cui è compreso il decaffeinato.

Infine, un terzo punto è quello dell’invecchiamento: la popolazione anziana è altrettanto sensibile all’assunzione di caffeina e questa fascia è in crescita e determina un aumento di domanda. Con un’offerta relativamente rigida.”

European Coffee Federation: sono tante le sfide da cogliere per il settore. Proattività invece che reattività sono punti cardinali della nuova strategia , ma come si traduce nella pratica?

“Certamente stando attenti alle novità delle normative e reagendo di conseguenza in tutela di tutto il settore in maniera costruttiva. Ma questo si è sempre fatto. Dall’altra esiste un discorso di affermazione proattiva dell’importanza del nostro settore, affinché le autorità, europee e non solo, diventino coscienti e debbano intervenire in maniera opportuna nell’interesse anche dello sviluppo economico del caffé, non solo della collettività.”

L’Italia del caffè, in Europa, com’è vista e come si deve posizionare in futuro per reagire alla tempesta perfetta di cui tanti torrefattori parlano?

“L’Italia del caffè è importante. L’Europa è il primo protagonista di questa bevanda e in questo contesto il nostro Paese si colloca come seconda forza dopo la Germania.

Quindi è una realtà sicuramente rilevante, anche rispetto al dinamismo che ha dimostrato di possedere. È chiaro che, in particolare parlando dell’importante incremento della materia prima, deve sapere rinnovarsi, arricchendo l’offerta a valle, diversificando il prodotto e aumentando il valore aggiunto.

Questo perché, pur dovendo scaricare a valle, non sarebbe giusto farlo in maniera univoca e anzi si dovrebbe valorizzare il lavoro: dal tipo di preparazione alla tazzina particolare, che per questo può collocarsi in una fascia più alta di prezzo. Nell’horeca italiana c’è ancora un po’ di rigidità e si tende a bloccare il costo.

Nella GDO, la grande distribuzione organizzata, qualcosa è già cambiata, ma i torrefattori, che sono stati dei buoni gestori delle proprie aziende con buona capitalizzazione, ora si trovano in una situazione diversa e dovranno per forza, come tutte le altre imprese, avere un controllo di gestione più stringente, sapendo esattamente occuparsi dei conti in un mercato complicato e dinamico.

Senza questa attenzione puntuale, risulterà ostico affrontare il contesto, ma sono certo che gli operatori ne usciranno bene, confermando l’importanza del settore italiano del caffè.”

Eudr: come dovrebbe essere scritta questa normativa, alla luce dei continui slittamenti per l’entrata in vigore?

“C’è già una novità di martedì 21 ottobre: la Commissione ha fatto una proposta di sostanziale rinvio semestrale e di semplificazione. È chiaro che questo passerà attraverso la verifica e la trattativa per legiferare con i tre soggetti (Commissione, Consiglio e Parlamento). I tempi sono stretti, ma questa richiesta in principio è positiva e propositiva.

Un rinvio almeno di sei mesi dei controlli e delle multe per le grandi e medie imprese e al 30 dicembre 2026 per le piccole, è benvenuto, così come la semplificazione che preveda una sola Due Diligence in ingresso, che si tenga conto delle differenze dimensionali di operatori e commercianti, nonché delle diverse origini.

Questo è un passo importante, che nei prossimi tempi si dovrà perfezionare ulteriormente: abbiamo già proposte  che in seguito potrebbero essere ascoltate, vista la riapertura della questione.

Anche gli enti pubblici non sono pronti ed è necessario un rinvio per non appesantire inutilmente il settore. Ci sarebbe anche da ripensare a una riparametrizzazione delle sanzioni, perché è giusto che la pena sia proporzionale alla colpa.”

 

Francesco Sanapo risponde a Dritan Alsela che vieta il matcha: “La sfida? Adesso è interpretare tutti i trend ma sempre con coerenza”

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sanapo ditta artigianale decaffeinato
Francesco Sanapo (immagine concessa)

Francesco Sanapo, il fondatore di Ditta Artigianale assieme a Patrick Hoffer, esprime la sua opinione sulle dichiarazione di Dritan Alsela (ne abbiamo parlato qui) il quale si dichiara contro il consumo di matcha e vieta ai suoi clienti di berlo. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione La Testata.

Francesco Sanapo sul matcha

MILANO – Il mondo del caffè è in fermento. La presa di posizione di Dritan Alsela contro il consumo di matcha nel suo locale ha scatenato una vivace discussione. Alsela, noto per il suo purismo nei confronti del caffè, ha motivato la sua scelta con un cartello esplicito: “Consumatori di matcha non ammessi”.

Secondo Sanapo, questa reazione, pur comprensibile, appare eccessiva. Il matcha, infatti, sta vivendo un periodo di enorme popolarità, trainato dai social media e dalle preferenze dei consumatori più giovani. Bloccare l’ingresso ai clienti che lo consumano è una misura drastica. La vera sfida, suggerisce Sanapo, è quella di interpretare i trend in modo coerente con la propria filosofia aziendale e, soprattutto, con un’attenzione meticolosa alla qualità degli ingredienti.

Il trend del matcha è innegabile, con influencer che lo promuovono sui social media. Questo ha portato ad un aumento della domanda, ma la produzione fatica a tenere il passo. Questo potrebbe avere ripercussioni sulla qualità del prodotto e sulla sostenibilità delle aziende agricole che lo producono.

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Retromarcia di Trump, via i dazi (anche) sul caffè: Cristina Scocchia, illycaffè, “La materia prima scenderà” e annuncia investimento negli Usa

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cristina scocchia
Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè (immagine concessa)

Cristina Scocchia, amministratrice delegata di illycaffè, ha commentato a caldo i riflessi delle ultime decisioni di Donald Trump che ha fatto marcia indietro abolendo i dazi su beni alimentari a cominciare dal caffè.

Scocchia ha detto: “Accogliamo con favore questa notizia, che rappresenta un’iniezione positiva e un’opportunità di rafforzamento in un mercato di primo piano a livello globale. È un segnale di distensione che incoraggia gli investimenti e crea nuove opportunità di crescita, migliorando la marginalità e accelerando le opportunità di sviluppo negli Stati Uniti”.

“Per quanto ci riguarda confermiamo la nostra volontà di valutare una produzione dedicata in loco, perché il mercato americano è per noi strategico e merita strutture e operations specifiche”, commenta Cristina Scocchia ad di illycaffè.

Prima del clamoroso annuncio di Washington il pensiero di Cristina Scocchia era stato raccolto in un articolo di Laura Carcano per il portale LaPresse.

Cristina Scocchia sui prezzi del caffè bersaglio della speculazione

MILANO – “La quotazione del caffè da due anni a questa parte ha assunto un valore che non ha nulla a che fare con l’economia reale. Non è più decisa da madre natura, ma è determinata soprattutto dalle speculazioni”. Lo dice Cristina Scocchia, amministratrice delegata di illycaffè, a LaPresse, commentando i possibili riflessi delle ultime dichiarazioni di Trump sull’intenzione di ridurre alcune tariffe sul caffè.

L’ipotesi di una riduzione dei dazi

Anche il segretario Usa al Tesoro Scott Bessent aveva ipotizzato esenzioni dei dazi per questa materia prima. Dichiarazioni che hanno spinto i trader a chiudere le posizioni lunghe, più speculative, con i contratti dei future sul caffè finite ai minimi registrati nelle ultime settimane. Lo scenario è dunque instabile e complesso, tra fattori climatici e tensioni commerciali.

“Ci sono dei problemi di minori precipitazioni di piogge in Brasile – spiega Scocchia – e questo fa pensare a una possibile riduzione del 5-10% del raccolto brasiliano a causa del clima più caldo e più secco delle aspettative. Detto questo, stiamo però parlando di una riduzione molto bassa, così come quando parliamo del recente passaggio di un tifone in Vietnam che ha ulteriormente innervosito i mercati”.

Scocchia: “Ma il problema principale sono e rimangono le speculazioni. E ne è ulteriore riprova proprio la riduzione dei futures dopo le dichiarazioni di Trump. Nel giro di poche ore abbiamo visto che c’è stato un calo della materia, prima di 20 centesimi di dollaro per libbra, quindi siamo arrivati a 399 cents, poco sotto la soglia psicologica dei 400. Ma eravamo arrivati a 420 sino a due giorni prima”.

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Quanto pesa davvero il nostro caffè sul pianeta? L’analisi di Gianluigi Goi tra moka, capsule e riciclo dei fondi

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Gianluigi Goi, un nostro affezionato lettore e, allo stesso tempo, giornalista di riconosciuta esperienza, nel corso degli anni ha più volte arricchito queste pagine con il suo sguardo attento, la sua sensibilità per i temi ambientali e la capacità di rendere accessibili argomenti complessi.

Anche questa volta non delude: partendo dal quotidiano gesto di prepararci un caffè, Goi ci accompagna dentro una riflessione più ampia su sostenibilità, abitudini di consumo e responsabilità collettiva.

Il suo contributo introduce e valorizza l’analisi condotta da Mauro Moresi e Alessio Cimini, autori dello studio che segue, dedicato a capire quanto il nostro espresso – in moka o in capsula – pesi davvero sul pianeta.

Quanto è sostenibile il nostro caffè quotidiano?

di Gianluigi Goi

Un’analisi rivela chi vince la sfida tra moka e capsule.
di Mauro Moresi e Alessio Cimini – 24 settembre 2025

Questo studio, motivato dalle crescenti preoccupazioni ambientali legate ai rifiuti da imballaggio e dal Regolamento UE sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (PPWR), ha condotto una valutazione del ciclo di vita (LCA) semplificata per analizzare l’impatto ambientale di diversi formati di caffè, utilizzando la metodologia del Product Environmental Footprint (PEF) dell’Unione Europea.

L’obiettivo era quantificare i rifiuti di imballaggio generati per ogni tazza di caffè e confrontare gli oneri ambientali associati ai vari metodi di preparazione. Sono stati presi in esame otto formati di caffè — sacchetti multistrato flessibili, cialde, capsule in alluminio, polipropilene, polietilene-alluminio, PET, PLA, carta — oltre al sistema innovativo delle “coffee balls”.

Punti salienti per i consumatori

1. Formati tradizionali vs monodose

I sistemi tradizionali che utilizzano caffè macinato in sacchetti flessibili hanno l’impatto ambientale complessivo più basso (613 ± 10 nPt/tazza).
I formati monodose mostrano un impatto nettamente più elevato:

  • cialde: 2.895 ± 581 nPt/tazza

  • capsule in polipropilene: 2.777 ± 23 nPt/tazza

  • coffee balls: 1.675 ± 25 nPt/tazza

2. Generazione di rifiuti

Le monodose generano molti più rifiuti rispetto alla moka:

  • sacchetti multistrato: circa 12 g/tazza

  • cialde e capsule: fino a 22,1 g/tazza

Gran parte di questi rifiuti (49,4%–100%) finisce come indifferenziato. Il problema non sono tanto i fondi, quanto il rapporto tra massa dell’imballaggio e massa del caffè.

3. Impronta di carbonio e risorse

  • Carbon footprint (CF): sacchetti a 8,2 g CO₂e/tazza; capsule in PP fino a 41 g CO₂e/tazza.

  • Consumo di acqua: cialde fino a 75 L/tazza; moka 7,7 L/tazza.

4. Praticità

La moka richiede più tempo e azioni da parte del consumatore, mentre capsule e cialde offrono praticità e immediatezza: è uno dei motivi del loro successo.

Punti salienti per policy maker e industria

1. Complessità dei materiali

Le capsule combinano materiali diversi come plastica, alluminio e residui di caffè. Ciò rende difficile la separazione e il riciclo, causando spesso lo smaltimento in discarica o tramite incenerimento.

2. Sfide nel riciclo

Le capsule in alluminio sono teoricamente riciclabili, ma:

  • sono troppo piccole per alcuni impianti

  • i consumatori spesso non conoscono le procedure
    → Tasso di riciclo: oggi inferiore al 5%

L’industria sta iniziando a rispondere, ad esempio con capsule compostabili a base carta.

3. Rapporto tra imballaggio e caffè

Il vero problema dei monodose è l’elevato rapporto tra massa dell’imballaggio e contenuto di caffè. Il tema deve entrare nelle strategie politiche per la riduzione dei rifiuti.

Conclusioni e raccomandazioni

Lo studio mostra che, sebbene la coltivazione del caffè condizioni fortemente l’impatto ambientale complessivo, gli imballaggi — soprattutto nei formati monodose — contribuiscono in modo sproporzionato nella fase di consumo.

Per i consumatori

  • Optare per la moka: è la scelta più sostenibile e i vantaggi ambientali superano la minore praticità.

  • Valutare soluzioni alternative: coffee balls, capsule 100% caffè e capsule riutilizzabili riducono l’impatto rispetto alle capsule tradizionali.

Per policy maker e industria

  • Promuovere sistemi tradizionali: campagne e politiche di sensibilizzazione.

  • Incentivare innovazione negli imballaggi: materiali monomateriale, compostabili o riciclabili senza separazione manuale.

  • Sviluppare infrastrutture di riciclo: soprattutto per cialde e capsule.

Riferimento all’articolo scientifico completo

Moresi M, Cimini A (2025), Streamlined life cycle assessment of packaging waste in coffee preparation and consumption. Italian Journal of Food Science, 28 agosto 2025.

Gianluigi Goi

Scotsman Ice e Simag presenti alla fiera Gustus di Napoli, fino a martedì 18 novembre

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scotsman
Scotsman Ice e Simag a Gustus Napoli 2025 (immagine concessa)

NAPOLI – Dal 16 al 18 novembre, Scotsman Ice e Simag saranno presenti alla fiera Gustus – Salone professionale dell’enogastronomia, dell’alimentazione e della tecnologiapresso la Mostra d’Oltremare di Napoli, hall 1 – stand 3015.

Scotsman Ice e Simag alla fiera Gustus di Napoli

All’evento sarà possibile scoprire dal vivo l’eccellenza nella produzione di ghiaccio: allo stand si potranno vedere le macchine Scotsman e Simag in funzione, toccare con mano la qualità dei prodotti e scoprire le soluzioni più innovative per il mondo horeca e food service.

Il team sarà a disposizione per mostrare tutte le novità, rispondere alle domande e aiutare a trovare la macchina per il ghiaccio più adatta alle proprie esigenze professionali.

Performance, affidabilità e innovazione: insieme per vivere insieme l’esperienza del ghiaccio perfetto.

IVS Group: il fatturato dei 9 mesi vola a 576 milioni, +6,1%, ebitda a 74,7 milioni, ben 11 acquisizioni da inizio anno

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Ivs group Partecipazioni SpA
Il logo Ivs Group

GRANDUCATO DEL LUSSEMBURGO – Il consiglio di amministrazione di IVS Group S.A. riunitosi il 13 novembre 2025, sotto la presidenza di Paolo Covre, ha esaminato ed approvato il resoconto intermedio di gestione del gruppo IVS al 30 settembre 2025 ed approvato il calendario societario per il 2026.

IVS Group, leader italiano della distribuzione automatica, società che ha lasciato Piazza Affari lo scorso anno, ha chiuso i primi 9 mesi del 2025 con un fatturato consolidato pari a 576,2 milioni di euro, in aumento del 6,1% rispetto al 30 settembre 2024, un EBITDA pari a 74,7 milioni di euro (-9,0%), un EBITDA Adjusted pari a 76,4 milioni di euro (-8,3%) e un utile netto adjusted consolidato, prima degli interessi di terzi, pari a -0,8 milioni di euro.

Per IVS l’indebitamento finanziario netto è pari a 495,4 milioni di euro (inclusi 121,8 milioni da effetti IFRS16 ed esclusi 12,6 milioni di credito IVA), dopo pagamenti per investimenti fissi netti per circa 25,6 milioni e 6,4 milioni per acquisizioni.

Da notare che, da inizio 2025 sono state concluse 11 acquisizioni, per un valore di 14,3 milioni di euro e un contributo pro-rata al fatturato di circa 13,2 milioni di euro.

Nella relazione relativa all’andamento delterzo trimestre 2025, IVS spiega che il fatturato aumenta in tutte le divisioni del gruppo: vending (+4,7%), rivendita (+7,4%), horeca (+20,5%), Coin (+13,9%).

La redditività operativa cresce in tutte le divisioni, ad eccezione del vending, che registra un calo dell’EBITDA nelle aree Italia, Spagna e Altri Mercati Europei, mentre aumenta in Francia.

I risultati del vending sono influenzati dal calo dei volumi (-0,8%) il totale numero di consumazioni, al netto del contributo delle acquisizioni), dall’aumento del costo del venduto, ancora forte, e dei ristorni, solo in parte compensati dall’aumento del prezzo medio di vendita (+5,6% a 57,62 centesimi).

Il risultato netto è infine influenzato da maggiori ammortamenti (+5,3 milioni di euro rispetto al 30 settembre 2024). Gli investimenti fissi del periodo sono stati pari a 47,8 milioni di euro , in lieve crescita rispetto all’anno precedente.

Previsioni per l’esercizio

L’indebolimento generale della produzione industriale e dei consumi nei luoghi di lavoro sono attualmente compensati solo in parte dal buon andamento dei segmenti del mercato travel legati al turismo, mentre è continuato, anche più dell’inflazione, l’aumento dei costi delle materie prime alimentari, che viene gradualmente recuperato tramite un continuo lavoro di adeguamento dei prezzi di vendita.

A fronte di non favorevoli dinamiche di mercato, il gruppo ha intensificato gli sforzi per ottimizzare la sua organizzazione e attività operative, come è confermato dal progressivo miglioramento dei principali indici di performance (KPI), che si riflettono a loro volta sui risultati economici. Prosegue la politica di investimenti industriali e di acquisizioni, secondo la strategia di gruppo in ambito europeo.

Note

1 L’‘‘EBITDA Adjusted’’ è pari al risultato operativo incrementato degli ammortamenti, svalutazioni, costi non ricorrenti ed eccezionali per loro natura.

La scheda sintetica di IVS Group

IVS Group S.A. è il leader italiano e secondo operatore in Europa nella gestione di distributori automatici e semiautomatici per la somministrazione di bevande calde, fredde e snack (vending).

L’attività si svolge principalmente in Italia (77% circa del fatturato), in Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Spagna e Svizzera, con circa 273.400 distributori automatici e semiautomatici; il gruppo ha una rete di 140 filiali e circa 4.600 collaboratori. IVS Group serve più di 15.000 aziende ed enti, con oltre 980 milioni di erogazioni nel 2024.

De’ Longhi Group, il report di Mediobanca: “La forza del caffè aiuta a sfidare la debolezza del settore (preparazione alimentare)”

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DēLonghi chicchi
Il logo De'Longhi tra i chicchi di caffè

Gli analisti di Mediobanca hanno alzato a 34 euro il target price su De’ Longhi Group confermando il giudizio Neutral. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione economica Efa News.

De’ Longhi, il target price vola dopo i conti relativi al caffè contenuti nel bilancio dei 9 mesi

MILANO – In un report intitolato “La forza del caffè aiuta a sfidare la debolezza del settore (preparazione alimentare)” gli analisti di Mediobanca hanno alzato a 34 euro il target price su De’ Longhi confermando il giudizio Neutral.

Nel dettaglio, ricordano da Mediobanca, De’ Longhi ha registrato un’altra solida serie di risultati, con una crescita del segmento professionale del caffè ben al di sopra delle aspettative, che ha portato a una crescita organica delle vendite superiori al 10% e all’espansione dei margini. I ricavi del 3° trimestre si sono attestati a 877 milioni di euro, in aumento del 9% su base annua. Questo ha compensato una minore crescita del settore preparazione alimentare.

Per prodotto, il caffè B2C ha registrato un aumento a una cifra alta nel 3° trimestre, mentre il caffè professionale è cresciuto di oltre il 40%. L’Ebitda ha superato del 7% il consensus, a 149 milioni di euro, con un margine rettificato del 17% che ha portato l’Ebitda rettificato nei 9 mesi a 390 milioni di euro. La liquidità netta si è ridotta a 309 milioni di euro (dai 358 milioni di euro del primo semestre), con una generazione di flussi di cassa distribuiti sbilanciata verso il quarto trimestre.

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Macchine in comodato: i costi di manutenzione sempre deducibili dal proprietario, dice la Suprema Corte di Cassazione

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caffè
(immagine: Pixabay)

I costi di manutenzione per le macchine da caffè sono deducibili per l’impresa proprietaria anche se il contratto li considerava a carico del cliente: questa è la decisione della Corte di Cassazione. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo a cura di Carmine Paul Alexander per LexCed.

Deducibilità dei costi: la sostanza prevale sulla forma

MILANO – La Corte di Cassazione ha stabilito che i costi di manutenzione per beni dati in comodato d’uso, come le macchine da caffè, sono deducibili per l’impresa proprietaria anche se il contratto li poneva a carico del cliente. La decisione si basa su una valutazione sostanziale del principio di inerenza: se la spesa è funzionale al programma economico e alla produzione di reddito dell’impresa, la sua deducibilità è legittima, superando la previsione contrattuale formale.

Il tema della deducibilità dei costi di manutenzione è cruciale per la determinazione del reddito d’impresa.

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sul principio di inerenza, stabilendo che la realtà economica e la strategia aziendale prevalgono sulla lettera di un contratto.

Il caso analizzato riguarda un’azienda produttrice di caffè che si è fatta carico delle spese di manutenzione per le macchine concesse in comodato ai propri clienti, nonostante gli accordi contrattuali prevedessero il contrario. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I fatti del caso

Un’importante azienda del settore del caffè riceveva un avviso di accertamento dall’amministrazione finanziaria. L’oggetto della contestazione era la deduzione di costi sostenuti per la manutenzione di macchine da caffè che l’azienda aveva concesso in comodato d’uso gratuito ai propri clienti (bar, ristoranti, uffici).

Secondo l’Agenzia delle Entrate, tali costi non rispettavano il requisito dell’inerenza. La motivazione era prettamente formale: i contratti di comodato stipulati tra l’azienda e i clienti stabilivano esplicitamente che le spese di manutenzione fossero a carico di questi ultimi (i comodatari). Di conseguenza, se l’azienda (comodante) se ne faceva carico, tale spesa non poteva essere considerata inerente alla propria attività d’impresa.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, respingendo i ricorsi dell’azienda. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

Il principio di inerenza e i costi di manutenzione

La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’azienda. Il fulcro della decisione risiede in una interpretazione sostanziale, e non meramente formale, del principio di inerenza, sancito dall’art. 109, comma 5, del TUIR.

Secondo la Suprema Corte, l’inerenza è una “regola economica immanente” che richiede di valutare la correlazione tra un costo e l’attività d’impresa nel suo complesso, finalizzata alla produzione di reddito. I giudici di merito avevano errato nel fermarsi alla sola analisi del contratto di comodato.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che il giudice tributario avrebbe dovuto compiere una verifica più approfondita. Non era sufficiente constatare che, per contratto, i costi dovessero gravare sui clienti. Era necessario accertare se, nella realtà dei fatti, la scelta dell’azienda di sostenere direttamente i costi di manutenzione fosse funzionale al proprio programma economico.

In altre parole, la Corte ha sottolineato che bisognava rispondere a una domanda cruciale: l’attività di cessione in comodato delle macchinette, comprensiva dell’accollo delle spese di manutenzione, era funzionale a realizzare il programma economico dell’impresa produttrice di caffè? La risposta risiede nel fatto che garantire il perfetto funzionamento delle macchine presso i clienti è una strategia commerciale che incentiva l’acquisto del caffè prodotto dall’azienda stessa, generando quindi ricavi.

I giudici hanno chiarito che, per valutare l’inerenza, si deve accertare:

1. Se i costi siano stati effettivamente e concretamente sostenuti dall’azienda.

2. Se tali costi, seppur in deroga a un accordo scritto, si inseriscano nel “programma economico dell’impresa” e siano funzionali alla produzione del reddito.

Il fatto che un accordo scritto venga “disapplicato” dalle parti non esclude di per sé l’inerenza, se la spesa sostenuta trova una sua logica economica all’interno della strategia aziendale.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale del diritto tributario: la prevalenza della sostanza sulla forma. Le implicazioni pratiche per le imprese sono notevoli:

* Valutazione economica: La deducibilità di un costo non dipende solo da clausole contrattuali, ma dalla sua effettiva correlazione con l’attività produttiva di reddito.

* Strategia aziendale: Le spese sostenute in attuazione di precise strategie commerciali, volte ad aumentare i ricavi, possono essere considerate inerenti anche se un contratto formale le attribuirebbe ad altri soggetti.

* Onere della prova: Resta a carico del contribuente l’onere di dimostrare il collegamento funzionale tra il costo sostenuto e i benefici (anche potenziali) per l’attività d’impresa. È quindi fondamentale documentare adeguatamente le ragioni strategiche che giustificano tali spese.

I costi di manutenzione per un bene dato in comodato sono deducibili per il proprietario?

Sì, possono esserlo. Secondo la sentenza, anche se il contratto di comodato pone le spese a carico del cliente, il proprietario può dedurle se dimostra che farsene carico rientra in una strategia economica complessiva finalizzata alla produzione del proprio reddito, come incentivare la vendita dei propri prodotti.

Il contratto scritto determina sempre chi può dedurre un costo fiscalmente?

No. La sentenza chiarisce che il principio di inerenza è una regola economica. Occorre analizzare la sostanza dell’operazione e la sua funzionalità rispetto all’attività d’impresa, che può prevalere sulla previsione formale del contratto, soprattutto se quest’ultima viene di fatto disapplicata dalle parti.

Cosa deve dimostrare un’impresa per dedurre un costo che, da contratto, non sarebbe a suo carico?

L’impresa deve dimostrare che sostenere quel costo è ‘potenzialmente’ correlato alla produzione di reddito. Deve provare che la spesa, pur non prevista contrattualmente, è parte integrante del proprio ‘programma economico’ e funzionale a generare i propri ricavi, inserendosi in una precisa logica commerciale.

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Como, il sindaco Rapinese sui dehors: “Ordine e coerenza anche per i tavolini”

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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

Alessandro Rapinese, il sindaco di Como eletto con una lista indipendente, svela nuovi dettagli sul regolamento riguardante i dehors e i tavolini degli esercizi pubblici. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale Como Zero.

In arrivo il nuovo regolamento sui dehors a Como

COMO – C’è qualcosa in arrivo per i tavolini di bar e ristoranti in città. Lo ha detto questa  il sindaco di Como ospite di Etv e di Michela Vitale nel consueto appuntamento del venerdì sera.

“Sto lavorando sul codice Cup (Canone Unico Patrimoniale, Ndr) che è per le occupazioni di suolo pubblico, sono pronto nel senso che oggi è finalmente pronto il regolamento di occupazione del suolo pubblico e finalmente ci sarà un ordine rapinesiano anche con i tavolini, perché dopo aver messo a posto gli sgabbiozzi un paio di settimane fa avevo detto che avremmo pensato ai tavolini”.

Quindi cosa bisogna aspettarsi? Chiede la giornalista: “Ordine – risponde il sindaco – tanto bell’ordine e tanta bella coerenza”. Ma ordine cosa vuol dire? Viene chiesto: “Ordine, abbia pazienza”. Diminuiranno? E’ la domanda successiva e il sindaco fa una specie di pausa enfatica, visionaria, allungando le parole e guardando in alto: “Diminuiranno i tavolini? (sorride), ordine, ordine. Mi creda, ordine”.

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L’International coffee forum chiude assaggiando l’inedito cocktail Napoli sospesa a base di ingredienti campani e caffè

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Andrea Villa durante la preparazione del cocktail (immagine concessa)

NAPOLI – Si è chiusa con una sorpresa per il pubblico la prima edizione dell’International Coffee Forum, la due-giorni dedicata al mondo del caffè che si è svolta al Centro Congressi dell’Università Federico II di Napoli. Andrea Villa, coffee e mixology expert, al termine della manifestazione ha preparato un cocktail nuovo di zecca a base di ingredienti rigorosamente campani e caffè, che è stato battezzato Napoli sospesa.

E’ la sorpresa che il Forum ha fatto a Napoli, lasciando in eredità alla città una nuova bevanda pronta a diventare un cult metropolitano partenopeo, un atto d’amore verso il caffè e verso la città che lo ha reso grande ed autentico.

Napoli sospesa (immagine concessa)

Questa la sua composizione:

• vino di ciliegie, frutto molto utilizzato in Campania;
• liquore di fico, frutto che in Campania ha un legame fortissimo con l’Irpinia e il Cilento;
• Succo di mela proveniente dalle mele campane, prima tra tutte la mela annurca;
• Limone di Sorrento;
• Caffè;
• Ricotta di bufala e fiori d’arancio, vale a dire una icona gastronomica e i profumi tipici della cultura locale.

Completa il tutto una mise en place spettacolare, con il cocktail servito in un bicchiere a forma di riccio di mare su un vassoio che richiama il mare, i colori e il calore della terra campana.

“Da domani – affermano gli organizzatori – cominceremo a ragionare su quanto di grande è accaduto per Napoli e per tutto il mondo caffeicolo italiano. Hanno vinto la tenacia, il sacrificio, il volume dei toni colloquiali e costruttivi, il superamento di steccati – spesso creati ad arte da chi il caffè non lo ama, ma lo usa per tornaconto personale -, la sostanza dei fatti che sono accaduti in due giorni fantastici. Cosa accadrà domani e da dove si ripartirà? Le strette di mano dell’evento appena concluso ci hanno legato ancora di più a questo “mondo” oltre ogni interesse di parte”.

“L’obiettivo era unire ciò che qualcuno aveva diviso e la parola “torrefazioni” è tornata ad essere unica. Ora il tempo di pensarci su qualche giorno e poi ripartire a lavorare per la “prossima” edizione. Obiettivo Napoli? Forse. Ma in serata qualche telefono è squillato e il prefisso non era lo 081…”