mercoledì 31 Dicembre 2025
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Componenti, innovazione e visione di filiera: la crescita di DVG De Vecchi nel mercato delle macchine da caffè professionali

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Giovanna De Vecchi (immagine concessa)
Giovanna De Vecchi (immagine concessa)

MONZA – In un contesto di mercato in continua evoluzione, DVG De Vecchi SRL consolida il proprio ruolo come partner strategico per la produzione e la fornitura di componenti per macchine da caffè professionali.

Ne parliamo con Giovanna De Vecchi, Amministratrice dell’azienda, che ci racconta trend di settore, filosofia di crescita e i principali risultati raggiunti nel 2025, tra cui lo sviluppo della nuova piattaforma e-commerce e la realizzazione della logistica integrata, elementi chiave per migliorare efficienza, gestione dei flussi e l’esperienza di acquisto dei clienti.

Intervista a Giovanna De Vecchi – Amministratrice DVG De Vecchi SRL

Qual è la situazione attuale del mercato delle macchine da caffè?

Giovanna De Vecchi: Il mercato sta affrontando un contesto globale ancora complesso, ma le macchine da caffè professionali continuano a evolversi, puntando su affidabilità, qualità e innovazione tecnologica. Noi osserviamo un’attenzione crescente verso macchine sempre più performanti e connesse, e naturalmente questo cambia il ruolo dei componenti.

Può spiegarci perché i componenti sono così importanti?

DVG De Vecchi
Parti di ricambio costruite nello stabilimento DVG De Vecchi

Giovanna De Vecchi: I componenti sono il cuore delle macchine. Ogni elemento influisce direttamente sull’efficienza della macchina, sulla qualità in tazza e sulla durata complessiva del sistema. Precisione costruttiva, materiali di alta qualità e compatibilità con sistemi digitali non sono dettagli: sono ciò che permette alle macchine di funzionare al massimo delle loro possibilità e di offrire un servizio affidabile al consumatore finale

Qual è la filosofia di crescita di DVG De Vecchi?

DVG De vecchi
Il silo magazzino della DVG De Vecchi

Giovanna De Vecchi: La nostra crescita non si misura solo in termini di fatturato o volumi. È un percorso costruito nel tempo, fondato su competenza tecnica, organizzazione e attenzione concreta alle esigenze dei clienti. Investiamo nella struttura interna, nello sviluppo delle competenze e in una logistica efficiente.

Il nostro obiettivo è offrire rapidità, disponibilità costante dei prodotti e un servizio puntuale, sia in Italia sia all’estero.

Quanto conta il contatto diretto con il mercato?

Giovanna De Vecchi: Fondamentale. La partecipazione alle fiere di settore e il confronto quotidiano con chi lavora sul campo ci permettono di capire le esigenze reali dei nostri clienti e trasformarle in soluzioni concrete, a partire dai componenti. È un dialogo continuo che ci aiuta a rimanere aggiornati su trend, innovazione e sviluppo.

Come vede il 2026 per il settore?

Giovanna De Vecchi: Prevediamo una crescita moderata ma strutturale. La domanda sarà sempre più orientata a macchine e componenti di qualità, con standard elevati e relazioni di lungo periodo lungo tutta la filiera. Essere partner affidabili, più che semplici fornitori, sarà un elemento distintivo sempre più importante.

Guardando al 2025, quali sono stati i principali risultati per DVG De Vecchi?

Giovanna De Vecchi: Il 2025 è stato un anno positivo e costruttivo. Uno dei progetti protagonisti è stata la realizzazione della logistica integrata, cuore dell’operatività di DVG De Vecchi, che ha permesso di migliorare i tempi di consegna e ottimizzare la gestione dei flussi di magazzino.

Abbiamo inoltre avviato lo sviluppo della nuova piattaforma e-commerce, progettata per semplificare l’intero iter dell’ordine e migliorare l’esperienza di acquisto, consentendo una consultazione dei prodotti più facile e veloce. Prevediamo che questo progetto sarà operativo già dai primi mesi del 2026.

La partecipazione alle fiere e il dialogo diretto con i clienti ci hanno permesso di raccogliere stimoli preziosi per lo sviluppo dei nostri componenti. In generale, possiamo dire che è stato un anno di consolidamento: abbiamo confermato la solidità del nostro modello operativo e la fiducia dei nostri partner, ponendo basi solide per il 2026.

Qual è il valore su cui puntate maggiormente?

Giovanna De Vecchi: Il valore si costruisce nei dettagli, nella coerenza delle scelte e nella qualità delle relazioni. È con i componenti giusti, un servizio affidabile e una visione chiara di filiera che DVG De Vecchi fa davvero la differenza, confermandosi un partner strategico capace di innovare e crescere insieme ai propri clienti.

Kimbo ringrazia Napoli con una campagna fuori piano: “Grazie per l’attenzione!”

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Mario Rubino

NAPOLI – Nelle feste di Natale i napoletani (oltre alle migliaia di turisti in giro per la città del Vesuvio) sono stati sorpresi da una campagna tabellare a diffusione locale che, attraverso impianti di diversa tipologia (digitali, cartacei e maxi-formati), su una pagina bianca riporta un’unica frase: Grazie per l’attenzione!

La firma è quella di Kimbo che, con una headline diretta e sincera, ringrazia i suoi “concittadini”, i napoletani, perché continuano a scegliere Kimbo, a premiare le sue miscele, a fare di Kimbo “Il Caffè di Napoli”.

In centinaia stanno ricambiando gli auguri, scansionando il QR code riportato nella comunicazione e scoprendo che il link porta ad un affettuoso messaggio aziendale.

“Perché i napoletani, per Kimbo, sono piezz ‘e core”, afferma con la massima partecipazione Mario Rubino, Presidente di Kimbo S.p.A., che ha fortemente voluto e ideato, con il team marketing dell’azienda, questa improvvisa campagna di fine anno, non prevista dal piano media in corso.

Kimbo a Napoli

Il ringraziamento “per l’attenzione” non è casuale: oggi i consumatori sono iper-esposti a messaggi pubblicitari e a contenuti di ogni genere, reel o prodotti instant, spesso sovrapposti e/o di poco valore e contenuto. E dunque l’attenzione vera, reale, che solo un consumatore consapevole e fidelizzato può garantire, è diventata di conseguenza la risorsa più preziosa.

“Per questo abbiamo voluto ringraziare ancora una volta i napoletani che, dal 1963, sono i nostri consumatori più fedeli” – spiega il Presidente Mario Rubino – “I nostri concittadini continuano a sceglierci ogni volta che fanno la spesa, premiando la nostra qualità costante, per il valore quasi “famigliare” che riconoscono al nostro caffè, al quale non hanno voluto rinunciare anche nel 2025, un anno difficile – per loro e per noi – perché abbiamo dovuto affrontare l’aumento dei costi e dei relativi prezzi di vendita.

Per me è come se l’avessimo affrontato assieme, come se, parafrasando un’espressione tipica del nostro gergo, i napoletani ci avessero “fatto un’attenzione”. A Napoli, per “attenzione” si intende un trattamento speciale che il commerciante riserva al cliente, una sorta di sconto.

A noi è accaduto il contrario: i consumatori napoletani hanno “fatto un’attenzione” a noi, continuando a sceglierci nonostante il peso di dover pagare di più il “loro” caffè”.

La prima miscela Kimbo è nata a Napoli nel 1963, in un piccolo bar/pasticceria del quartiere Sanità, per iniziativa dei fratelli Francesco, Gerardo ed Elio Rubino. Oggi Kimbo è presente con i suoi prodotti in oltre cento paesi del mondo.

 

Andrea Illy: “Il caffè di alta qualità è sinonimo di coltivazione sostenibile”

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Andrea Illy, presidente illycaffè (immagine concessa)

MILANO – Andrea Illy, presidente di illycaffè e co-chair della Regenerative Society Foundation, ha parlato del tema green durante un’intervista condotta dall’Ansa: “La sostenibilità è la nostra strategia: è un fattore di competitività, perché qualità e sostenibilità sono due facce della stessa medaglia”.

Andrea Illy sulla sostenibilità

“Per coltivare caffè di alta qualità è necessario farlo in modo sostenibile, a partire dalla cura delle piantagioni e dall’agricoltura rigenerativa, di cui siamo stati pionieri. Dall’altra parte c’è la circolarità industriale con l’energia rinnovabile e il riciclo perpetuo dei materiali di imballaggio”.

Illy aggiunge: “C’è poi la sostenibilità sociale, che mette al centro soprattutto i produttori di caffè, pagandoli di più affinché possano raggiungere una maggiore prosperità. I messaggi emersi alla COP per le imprese sono chiari: non c’è solo la decarbonizzazione, ma anche la tutela complessiva dell’ambiente. Per le imprese è ormai naturale essere circolari lungo la catena del valore e investire nelle clean tech, ma devono anche entrare nell’ottica di rivitalizzare ecosistemi vitali”.

Infine: ”Nel sistema geopolitico attuale c’è una certa complessità: l’Europa fatica a sostenere il Green Deal, gli Stati Uniti negano i problemi di natura ambientale e climatica, mentre la Cina ha ormai un’egemonia tecnologica“.

“Il problema è che questi tre attori non collaborano più a all’agenda globale, ma anzi accade quasi il contrario”.

Per ascoltare l’intervista completa basta cliccare qui.

Cova apre a Como: nuova pasticceria negli spazi di CasaBianca

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Cova

Pasticceria Cova ha aperto a Como negli spazi di CasaBianca, acquistata e rinnovata dalla famiglia De Santis. Il locale propone l’offerta classica del marchio, con servizio al tavolo e vista sul lago. I prezzi si collocano su una fascia alta, in linea con il posizionamento del brand.

L’apertura rappresenta un nuovo ingresso nel panorama dell’offerta dolciaria della città. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicato su QuiComo.

Cova apre a Como: prova sul campo e prezzi della nuova pasticceria a CasaBianca

COMO – Pasticceria Cova ha aperto, con eleganza e senza troppo clamore, a Como negli spazi di CasaBianca, acquistata e rivoluzionata dalla famiglia De Santis (qui il progetto). Siamo andati a provarla insieme a Francesco Mariani, guida Google di livello 10 e organizzatore della Como Chef Challenge, con un approccio semplice: capire com’è davvero l’esperienza, al di là del nome e della location.

Premessa necessaria: non è un locale per chi cerca una colazione economica. Qui il posizionamento è chiaro fin dall’ingresso ed è legato a un’idea precisa di esperienza, che mette insieme brand, servizio e contesto. La vista sul lago c’è, ma non è il fulcro del racconto.

Ambiente, servizio e prova al tavolo

Gli interni sono sobri, ordinati, ben calibrati. Nessuna scenografia ridondante, nessun eccesso decorativo: tutto è misurato, coerente, controllato. Una scelta che sul Lago di Como risulta quasi controcorrente, dove spesso l’estetica tende a impressionare più che a funzionare.

Il servizio è professionale e puntuale, sempre presente ma mai invadente. Non cerca confidenza forzata né spettacolarizzazione: accompagna l’esperienza con ritmo corretto e attenzione costante ai dettagli, anche quelli più piccoli.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.

Palazzo Chigi, la svolta di Giorgia Meloni: basta Nespresso, torna il made in Italy e arrivano, via IVS Italia, ben 90mila capsule Lavazza

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giorgia meloni riforma decreto chigi
Giorgia Meloni (immagine presa da Facebook)

Dopo le polemiche sollevate anche lo scorso anno dalla scelta di acquistare capsule in alluminio della svizzera Nespresso (ne abbiamo parlato qui), quest’anno la Presidenza del Consiglio dei ministri è tornata sui suoi passi ed ha cambiato strada. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Michela Angelici per il quotidiano Il Messaggero.

Capsule soltanto se made in Italy: la clamorosa svolta di Palazzo Chigi

ROMA – Dal prossimo anno anche il caffè servito all’interno di Palazzo Chigi tornerà a essere rigorosamente made in Italy.

Dopo le polemiche sollevate lo scorso anno dalla scelta di acquistare 67.400 capsule della svizzera Nespresso per i dipendenti e gli ospiti, quest’anno la Presidenza del Consiglio del ministri ritorna sui suoi passi e cambia strada, tornando su una via tutta italiana.

Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, infatti, negli ultimi mesi Palazzo Chigi avrebbe ordinato un nuovo stock di capsule, in una quantità compresa tra le 70 e le 96 mila unità, optando questa volta per una fornitura interamente italiana firmata Ivs Italia Spa, l’azienda italiana specializzata in distributori automatici di bevande ed entrata nella galassia Lavazza lo scorso anno.

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Amigos Caffè, i primi 45 anni: chiude il 2025 in crescita con oltre 9 milioni di fatturato

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Arianna Mingardi, Amigos Caffè (foto concessa)
Arianna Mingardi, Amigos Caffè (foto concessa)

Amigos Caffè chiude il 2025 con numeri in crescita, superando i 9 milioni di euro di fatturato nell’anno del suo 45° anniversario. La storica torrefazione di Muggia consolida la sua forte vocazione internazionale, esportando il 93% della produzione in 28 Paesi. Tra fiere estere, investimenti e nuovi progetti in arrivo, l’azienda guarda al 2026 puntando su innovazione, sostenibilità e comunicazione. Leggiamo in seguito l’articolo pubblicato su Il Nord Est.

Amigos Caffè in crescita, punta a nuovi mercati e ricavi oltre i 9 milioni

MUGGIA (TRIESTE) – Un anno ancora in crescita quello che si sta chiudendo per Amigos Caffè. La torrefazione di Muggia, che il 19 dicembre ha compiuto 45 anni di attività, manderà in archivio un 2025 con oltre 9 milioni di fatturato.

Presente in 28 Paesi, con rapporti consolidati in 26 di questi, l’azienda esporta il 93% del prodotto tra Centro, Nord ed Est Europa, Egitto e Arabia Saudita. Proprio da Riad è appena rientrato un team composto da un bartender e due agenti fluenti in arabo che hanno preso parte a Host Arabia, la fiera dedicata all’ospitalità professionale che quest’anno per la prima volta ha affiancato all’evento di Milano una manifestazione nel mercato saudita, dal 15 al 17 dicembre.

Unici rappresentanti del caffè triestino. «Abbiamo portato il “capo in b” anche a Riad: abbiamo servito 2.000 tazzine di caffè in tre giorni, per un totale di 14 chili di caffè», racconta Mingardi.

«Abbiamo raccolto tanti contatti, poi vedremo in cosa si tradurranno. Intanto abbiamo creato curiosità: mi entusiasma sapere che ci sono dei mercati aperti a sorprendersi dei prodotti made in Italy ed è bello sapere di aver portato non solo Amigos, ma anche un po’ di Italia e di Trieste a Riad».
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Padre Paolo Benanti interviene al Trieste Coffee Experts 2025 sul tema caffè, intelligenza artificiale, potere

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TRIESTE – “Ogni tecnologia introduce una forma di potere. E oggi l’intelligenza artificiale decide già chi ha in mano i frutti del nostro lavoro”.

Con questa riflessione Padre Paolo Benanti, teologo francescano ed esperto di etica dell’innovazione, ha aperto l’edizione 2025 del Trieste Coffee Experts, il summit internazionale ideato dalla famiglia Bazzara che ha riunito a Trieste i principali protagonisti della filiera del caffè.

Benanti – consulente di ONU, Vaticano e Governo italiano, docente alla LUISS Guido Carli e alla Seattle University – ha portato al centro del dibattito un tema che va oltre la tecnologia: il controllo economico e industriale dei processi in unepoca in cui anche settori tradizionali come il caffè stanno diventando software-defined.

“Oggi gli oggetti non sono più definiti solo dalla loro materia – ha spiegato – ma dal software che li governa. Noi compriamo l’hardware, ma il software resta in licenza. Questo significa che il valore, e spesso anche il potere decisionale, si sposta altrove”.

Un meccanismo già evidente negli smartphone e nel settore automotive, ma sempre più presente anche nella filiera del caffè: dalle macchine dotate di chip e sensori fino alle piattaforme che raccolgono e analizzano i dati di consumo.

Il rischio, secondo Benanti, è chiaro: nel breve periodo le soluzioni “chiavi in mano” possono sembrare convenienti, ma nel medio-lungo termine delegano a fornitori terzi l’esecuzione dei processi e quindi una parte crescente della marginalità. “Se non si governa questa trasformazione – ha aggiunto – si rischia di perdere non solo il controllo produttivo, ma anche i frutti economici del proprio lavoro”.

Accanto alle criticità, lintelligenza artificiale apre però scenari di forte opportunità. Applicata alla produzione, può migliorare la qualità, ridurre gli scarti, ottimizzare i consumi energetici e preservare competenze che rischiano di andare perdute. “La datificazione dei processi – ha spiegato – consente di fare ricerca e sviluppo in modo nuovo, anche attraverso modelli cooperativi tra imprese, evitando di dipendere esclusivamente da grandi player tecnologici esterni”.

Un altro fronte riguarda il consumo e la somministrazione. L’IA può rendere accessibili esperienze qualitative elevate anche in assenza del barista, ampliando i contesti di consumo e creando nuovi mercati. “Le interfacce intelligenti – ha osservato Benanti – sono in grado di tradurre il linguaggio del consumatore in scelte di prodotto, personalizzando l’offerta e restituendo valore all’intera filiera”.

Non manca però un’ulteriore variabile economica: l’energia. “L’intelligenza artificiale non vive in astratto, ma nei data center – ha ricordato – e consuma enormi quantità di elettricità”. In alcune aree degli Stati Uniti, come l’Ohio, l’aumento dei data center ha portato a rincari delle bollette fino al 77% in un solo anno.

“In un contesto come quello europeo, dove l’energia è già cara, questo rischio può tradursi in un mark-up sui prodotti, mettendo fuori mercato filiere d’eccellenza come quella del caffè italiano”.

Il messaggio finale è un invito alla governance. “Non si tratta di fermare linnovazione, ma di negoziarne lo sviluppo secondo un approccio etico, che tuteli i legittimi interessi di chi crea valore”. Un concetto che Benanti definisce “Algoretica”: un uso dell’intelligenza artificiale capace di sostenere il lavoro umano, anziché indebolirlo.

 

Brambati festeggia i primi 80 anni tra passione, ingegno, innovazione e futuro: celebra il traguardo a HostMilano e debutta il nuovissimo brandbook per la comunicazione del marchio

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Gli 80 anni di Brambati (immagine concessa)

CODEVILLA (Pavia) – Ottant’anni non sono soltanto un numero: sono storie, volti, sfide e successi che hanno costruito un’azienda. Il 2025 è stato per Brambati S.p.A. un anno speciale, un anno in cui il passato e il futuro si sono incontrati in un’unica, emozionante celebrazione.

Un viaggio lungo ottant’anni

Dal 1945, quando tutto è iniziato in una piccola officina, Brambati ha percorso una strada fatta di passione e ingegno. Ogni macchina progettata, ogni innovazione introdotta, ogni cliente soddisfatto racconta la stessa storia: quella di un’azienda che ha saputo crescere senza mai perdere la propria anima.

Ottant’anni di lavoro significano generazioni che si sono tramandate competenze e valori, con un obiettivo chiaro: offrire al mondo del caffè soluzioni che uniscono qualità, tecnologia e rispetto per l’ambiente.

La mostra ad HostMilano

Per celebrare questo traguardo, Brambati ha scelto il palcoscenico più prestigioso: HostMilano 2025. Qui, nello stand dedicato, è nata una mostra unica: “80 anni di storia e innovazione”.

Il traguardo di Brambati (immagine concessa)

Non era solo un’esposizione di macchine e progetti: era un racconto visivo e sensoriale. Fotografie d’epoca, documenti storici, i primi modelli di impianti .Ogni dettaglio parlava di dedizione, di sfide vinte, di un percorso che ha trasformato Brambati da realtà locale a leader internazionale.

brambati
La tradizione incontra il futuro (immagine concessa)

Molti visitatori hanno raccontato di aver provato un’emozione particolare: quella di vedere come la tradizione possa dialogare con il futuro. Perché Brambati non si è fermata alla celebrazione: ha presentato le sue nuove tecnologie, pensate per un mondo più sostenibile e digitale.

Guardare avanti con la stessa passione ed il Brandbook

Se il passato è stato straordinario, il futuro promette ancora di più. Digitalizzazione, efficienza energetica, riduzione dell’impatto ambientale: sono queste le sfide che Brambati affronta con la stessa determinazione che l’ha guidata per ottant’anni.

HostMilano 2025 è stata la prova che innovazione e storia possono convivere, e che il cuore di Brambati batte forte, pronto a scrivere nuovi capitoli.

La mostra (immagine concessa)

Un altro traguardo significativo che Brambati celebra in questo anno speciale è l’ultimazione del proprio brandbook, uno strumento fondamentale che sarà operativo dal 2026. Questo documento racchiude linee guida chiare e coerenti per la comunicazione visiva e verbale del marchio, garantendo uniformità e riconoscibilità in ogni contesto, dai materiali promozionali alle piattaforme digitali.

Il brandbook non è solo un manuale grafico, ma un vero e proprio manifesto dell’identità Brambati, pensato per rafforzare il legame con i clienti e trasmettere i valori che da 80 anni contraddistinguono l’azienda: innovazione, affidabilità e attenzione al dettaglio.

Con questa iniziativa, Brambati si prepara a entrare nel futuro con una strategia di branding solida e moderna, in linea con le esigenze di un mercato globale sempre più competitivo.

Ottant’anni sono un traguardo, ma per Brambati sono soprattutto un punto di partenza. Con la fiducia dei clienti e la passione di chi ogni giorno lavora per migliorare il mondo del caffè, il viaggio continua. E il futuro, come il caffè, sarà intenso e ricco di aromi.

Il 2025 segna un capitolo importante nella storia di Brambati S.p.A., un’azienda che guarda al futuro con la stessa passione che l’ha guidata per ottant’anni. Innovazione, qualità e sostenibilità continueranno a essere i pilastri su cui costruire i prossimi traguardi.

illycaffè, chiude il 2025 con circa 690 milioni di fatturato, nel 2026 al via la torrefazione negli Stati Uniti, Scocchia: “Produrremo oltre oceano almeno il 20% del caffè venduto nel mercato USA”

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Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè (immagine concessa)

TRIESTE – Nonostante le difficoltà del mercato globale del caffè, illycaffè chiude il 2025 con risultati decisamente positivi e si prepara ad avviare la torrefazione del proprio caffè anche negli Stati Uniti.

Cristina Scocchia, amministratrice delegata del gruppo con sede a Trieste, fa il punto sull’anno che si avvia alla conclusione in un’intervista al Corriere della Sera.

L’azienda ha registrato una crescita a doppia cifra e risultati positivi in tutti i mercati e canali di distribuzione.

Scocchia sottolinea che la decisione di limitare gli aumenti di prezzo per i consumatori finali si è rivelata vincente: “Nonostante il forte aumento dei costi delle materie prime abbia comportato una riduzione dei margini, il fatturato continua a crescere”.

“La nostra strategia sta funzionando e siamo soddisfatti di questo risultato di fine anno. Nonostante un contesto complesso e sempre più difficile, non abbiamo rallentato, anzi abbiamo accelerato. Il fatturato del 2025 si attesta intorno ai 690 milioni di euro (808 milioni di dollari), in crescita del 10% rispetto al 2024. Una crescita a doppia cifra è stata registrata anche in Italia, con un +11%, e negli Stati Uniti, con un +19% a cambi costanti”, ha dichiarato Scocchia nell’intervista.

Scocchia ha espresso particolare soddisfazione per i risultati ottenuti negli Stati Uniti, dove è tutto pronto per la firma di un accordo con un partner americano per produrre localmente una parte del caffè commercializzato nel mercato statunitense.

“Abbiamo completato un lungo e approfondito processo per individuare un partner: a partire dai primi mesi del nuovo anno produrremo negli Stati Uniti il 15–20% di ciò che vendiamo in quel mercato.

Questa scelta ci permetterà di essere più flessibili, di avere un accesso più agevole alla catena di approvvigionamento e di innovare, poiché saremo più vicini al consumatore finale”.

Tè e cioccolato, il viaggio sensoriale di Elisa Moratello: nella videolezione l’arte dell’abbinamento tra culture, aromi e tecniche

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Workshop Tea e Sensory Skills

MILANO – Degustare tè e cioccolato non è un semplice esercizio di assaggio, ma un percorso sensoriale che richiede metodo, conoscenza e capacità di ascoltare ciò che accade al palato.

Lo ha dimostrato con rigore e passione Elisa Moratello in collaborazione con MUMAC Academy, fondatrice dal 2019 di Teatips, UK Tea Academy Certified e Tea Taster riconosciuta anche dal Governo Cinese, che nella sua recente videolezione ci ha portato alla scoperta di un dialogo inusuale e sorprendente tra infusi e cacao.

Tra tè e cioccolato

La lezione si è aperta con un excursus sull’origine del tè, sulla sua diffusione e sulle numerose famiglie che lo compongono, dal verde al nero, dal bianco agli oolong a varie ossidazioni, fino ai tè fermentati.

Parallelamente, Moratello ha ricostruito il percorso del cioccolato, dalle piantagioni alle fasi di produzione, sottolineando come il profilo aromatico di una tavoletta dipenda tanto dal terroir del cacao quanto dalle scelte di fermentazione e tostatura.

Due mondi solo apparentemente distanti, accomunati invece da un ventaglio aromatico estremamente sfaccettato e da una straordinaria sensibilità alle tecniche di lavorazione.

La degustazione

Il cuore della videolezione ha riguardato il metodo di degustazione. Moratello ha illustrato come osservare le foglie, valutarne l’aspetto, riconoscerne la fragranza, e come ascoltare il sorso nelle sue fasi evolutive. Allo stesso modo, ha mostrato come avvicinarsi al cioccolato: spezzare la tavoletta con le mani, lasciare che un piccolo frammento si sciolga lentamente e analizzare il modo in cui questo si intreccia con gli aromi lasciati dal tè.

Un processo che non si limita all’abbinamento, ma lo spinge oltre, perché richiede di riconoscere contrasti e assonanze, di individuare ciò che differenzia e ciò che unisce due prodotti caratterizzati da un’identità sensoriale (apparentemente) complessa.

I cioccolati e i tè degustati

La selezione di cioccolati in degustazione proveniva interamente da Marou, marchio fondato nel 2010 in Vietnam da Samuel Maruta e Vincent Mourou e oggi riconosciuto come uno dei pionieri del bean-to-bar asiatico.

Il brand si distingue per la lavorazione locale delle fave di cacao, spesso poco tostate per preservarne le sfumature più fini, e per la collaborazione diretta con coltivatori e fermentatori. Le tavolette scelte per la videolezione, ovvero un fondente al 70% Tien Giang, un 68% con kumquat e un cioccolato al latte al 48% lavorato con tè al gelsomino, hanno offerto un panorama aromatico variegato che ha permesso ai partecipanti di cogliere differenze e possibili armonie.

Altrettanto curata e particolare la selezione di tè: il Tie Guan Yin Roasted dalla provincia di Fujian, un oolong tostato caratterizzato da eleganti note calde; il Jasmine Snow, tè verde al gelsomino dello stesso territorio, scelto per la sua delicatezza floreale; e il Red Shan, oolong vietnamita dell’area di Ha Giang, un tè dal carattere pieno e complesso.

Tre protagonisti capaci di raccontare non soltanto tradizioni produttive diverse, ma anche la naturale versatilità del tè nel dialogare con il cacao.