giovedì 20 Novembre 2025
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Aziende Riunite Caffè e Scolari Engineering, una lente su tutta la filiera nel convegno Coffee Compass, Franco Tesoro Tess: “Il futuro del settore? Produzione in aumento con dei consumi ridotti”

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coffee compass
Da sinistra: Daniele Talso, Isabella Alloisio e David Olsen

MILANO – Aziende Riunite Caffè ha organizzato a Milano con Scolari Engineering il convegno Coffee Compass, dedicato alle principali sfide che la filiera del caffè sta affrontando a livello globale.

L’incontro ha voluto offrire al centinaio di operatori presenti, soprattutto torrefattori, una bussola per orientarsi in un momento complesso, segnato da transizioni ambientali, tensioni geopolitiche e volatilità dei mercati.

All’evento hanno partecipato Isabella Alloisio, senior manager ESG di PWC Italia; Dario Scolari, ceo di Scolari Engineering; David Olsen, Starbucks Coffee Master dal 1987; Franco Tesoro Tess, ceo di Aziende Riunite Caffè e Federica Vitali di Banca Imi. A moderare, Daniele Talso di Aziende Riunite Caffè.

Una tempesta perfetta per la filiera del caffè

Ad aprire i lavori è stato Daniele Talso, che ha sintetizzato il momento storico: “Dal 2020 in avanti il nostro settore sta affrontando una tempesta perfetta, con guerre che hanno cambiato le rotte, cambiamenti climatici e la sfida climatica con l’EUDR. La pandemia ha segnato la chiusura di migliaia di esercizi pubblici. Inoltre, il mercato ha raggiunto prezzi che tutti ritenevamo inarrivabili. Così è necessario avere gli elementi per navigare in questo mare”.

Isabella Alloisio (immagine concessa)

Il riferimento è al nuovo Regolamento europeo sulla deforestazione (EUDR), entrato formalmente in vigore nel 2023 ma non ancora applicato. Di questo ha parlato Isabella Alloisio, che ha spiegato come i continui rinvii stiano influenzando le strategie di sostenibilità delle aziende.

EUDR, tra obblighi e opportunità

Alloisio: “Già l’anno scorso l’EUDR è stato rinviato, e anche quest’anno, probabilmente, ci sarà un ulteriore rinvio. Questo implica diversi fattori rilevanti per il settore: l’esenzione per gli operatori a valle, come per la Timber Regulation, e un allentamento degli obblighi di dovuta diligenza per i piccoli produttori, esclusi gli importatori, i quali dovrebbero comunque effettuare la due diligence ma non più obbligati a presentare le dichiarazioni su Traces, il sistema informatico dell’Unione Europea”.

Franco Tesoro Tess

La manager di PwC ha fornito inoltre alcuni dati preoccupanti: “Tra il 1990 e il 2020, 420 milioni di ettari di foresta sono stati persi a livello globale. Ogni anno se ne perdono circa dieci milioni. Tra il 1990 e il 2008, più del 30% dei prodotti agricoli associati alla deforestazione sono stati importati e consumati nell’Unione Europea.

I Paesi più ad alto impatto per la produzione di materie prime EUDR, in particolare per il caffè, si confermano Brasile, Colombia e Vietnam.

Ma quali sono le realtà interessate dal nuovo regolamento? “Tutte le aziende attive che commercializzano materie prime o prodotti legati al caffè saranno soggette agli stessi obblighi degli operatori che importano o esportano dall’UE”.

“I beni coperti (tra cui caffè, cacao, soia e legno) devono essere stati prodotti su terreni che non sono stati oggetto di deforestazione dopo il 31 dicembre 2020”, ha sottolineato Alloisio. “Circa il 25% dei ricavi delle aziende europee dipende da materie prime legate alla deforestazione.

I rischi per la mancata adesione sono molteplici: sanzioni pecuniarie di almeno il 4% del fatturato annuo, maggiore concorrenza per l’approvvigionamento, aumento dei costi delle materie prime, esclusione temporanea fino a 12 mesi dalle procedure di appalto pubblico accesso ai finanziamenti pubblici”.

Le supply chain diventano così sempre più complesse. “Le aziende devono raccogliere dati di prodotto dettagliati, tipologia, origine, quantità, codice NC, e utilizzare immagini satellitari e tecnologie digitali per valutare i rischi di deforestazione. Se il rischio è superiore a quello trascurabile, devono agire e dimostrare la conformità documentale”.

I principali criteri di valutazione del rischio sono: la complessità della catena di approvvigionamento, presenza di popoli indigeni, eventuali certificazioni complementari e preoccupazioni inerenti al paese di produzione.

“Tra le sfide maggiori risultano: tracciare la miscela dei chicchi durante la lavorazione, la mancanza di infrastrutture digitali nelle regioni produttrici e l’accesso limitato a certificazioni e servizi di audit indipendenti”.

Secondo Alloisio, però, le nuove regole offrono anche opportunità: “L’incremento dei dati sulla provenienza, la sorveglianza dei fornitori e il rafforzamento delle relazioni a monte sono strumenti per rendere la filiera più trasparente e sostenibile”.

Energia e sostenibilità

Il tema dell’energia è stato affrontato dall’ingegnere Dario Scolari, ceo di Scolari Engineering. “Una torrefazione necessita di tanta potenza. E se si tratta di una macchina alimentata ad elettricità, se fa mille chili l’ora richiede un megawatt di potenza installata.

Quindi, per l’elettrico, ci sono problemi di infrastruttura e di rete capillare che potrebbero mettere in crisi i consumi di città o insediamenti. Ma che, tuttavia, non risolve il problema a monte. La distribuzione è un problema, così come le produzioni che utilizzano gas o carbone”, ha spiegato l’ingegnere.

“Per portare il caffè a una certa temperatura bisogna togliere l’acqua, elemento che rappresenta il 10/12% di peso. L’energia necessaria è la stessa per qualsiasi torrefazione. Inoltre c’è la trasformazione/attivazione chimica delle sostanze in chicchi di caffè. Per questo molti usano metano e GPL come fonti energetiche”.

Per ridurre i consumi, L’ingegner Scolari ha indicato la strada dell’efficienza: “C’è il riciclo delle macchine, l’uso del calore residuo per il caffè verde e un minor consumo di massa e metano. L’utilizzo del 30% di idrogeno, che pure ha sue criticità come la capacità di uscire da alcuni condotti, può creare un abbattimento del 60%. Questa è la strada da percorrere idealmente e realisticamente per quanto riguarda il settore delle torrefattrici”.

La lezione di Starbucks: qualità e innovazione

Il coffee master David Olsen, in Starbucks dal 1987, ha raccontato la propria esperienza:

“Nel 1974 ho aperto un espresso bar a Los Angeles chiamato Café Allegro dove ho stabilito il primo contatto con, a quei tempi, una piccola compagnia chiamata Starbucks. Con il tempo ho cominciato a collaborare con loro e mi hanno invitato alla roastery per creare un blend.

Oggi è possibile assaggiare quello stesso blend alla Reserve di Piazza Cordusio a Milano. Nel 1987 sono diventato responsabile del caffè per Starbucks. Da allora gli aspetti fondanti sono rimasti: promessa per un work environment, qualità e customer satisfaction. Ogni passo è importante”. “In Starbucks abbiamo sempre sperimentato. Nessuno tostava caffè scuro come noi.

Quando il brand è cresciuto, abbiamo puntato sulla tecnologia per registrare i cicli di roasting. Abbiamo lavorato con Scolari e Probat, e le tre realtà, Probat, Scolari e Starbucks, sono cresciute insieme. Adesso abbiamo 30 macchine tostatrici Scolari. Ciò che conta è la qualità: vogliamo continuare a sperimentare e migliorarci”.

Prezzi e mercato

Federica Vitali di Banca IMI: “Vorrei soffermarmi su un tema trasversale a tutti questi ambiti: la gestione del rischio attraverso strumenti di copertura.

I rischi principali sono legati all’andamento dei mercati finanziari e delle materie prime. Nel nostro osservatorio, che comprende un ampio campione di bilanci di aziende italiane ed estere, riscontriamo che circa il 70% delle imprese si copre dal rischio di tasso d’interesse.

Questo significa che, quando viene erogato un finanziamento a tasso variabile, le aziende tendono a convertirlo in un tasso fisso per proteggersi da eventuali rialzi. Un altro 50% delle aziende copre il rischio cambio, necessario per chi acquista in valuta estera o incassa all’estero e deve poi convertire in euro.

Diversa la situazione per le materie prime: nonostante le forti oscillazioni, che interessano caffè arabica e robusta, cacao, energia elettrica, gas e perfino metalli preziosi come l’oro, solo il 30% delle aziende del campione utilizza strumenti di copertura su questi sottostanti.

La volatilità annualizzata del caffè arabica e robusta si attesta intorno al 40%. Molte aziende, però, non si coprono. Non perché non esistano strumenti adatti, ma perché non li conoscono o non li utilizzano correttamente. In realtà, quegli strumenti ci sono.

Molte imprese con cui ci interfacciamo lavorano direttamente in borsa attraverso contratti future, che replicano l’andamento di un future quotato.

Queste operazioni vengono svolte all’interno di una linea di credito dedicata, una sorta di plafond assegnato all’azienda.

Le previsioni per il caffè indicano un’elevata volatilità sia per il robusta che per l’arabica. Le cause sono molteplici: rischi meteorologici, instabilità geopolitica, dazi commerciali, e dinamiche speculative che, solo nell’ultimo mese, hanno portato a un aumento di circa il 30% dei prezzi del caffè robusta e arabica.

Tutte variabili fuori dal controllo delle aziende, ma che possono essere gestite con strumenti finanziari di copertura. Le coperture possono essere impostate sia sul lato acquisto che sul lato vendita.

Sul lato acquisto, la copertura tutela l’azienda da eventuali rialzi del prezzo della materia prima. Se avete acquistato a prezzi elevati e avete scorte in magazzino, potete coprirvi dal rischio che il prezzo scenda, mantenendo così stabile il valore del vostro inventario.

Sul lato vendita, invece, la copertura protegge in caso di ribasso del prezzo di mercato, garantendovi un prezzo minimo di vendita.

Se i contratti con i clienti finali non sono ancora stati chiusi e nel frattempo i prezzi scendono, la copertura vi consente di mantenere margini invariati: la banca vi riconosce un differenziale.

A differenza dei future standard, questi strumenti offrono grande flessibilità: si può scegliere la quantità da coprire, la scadenza più opportuna e la frequenza con cui aggiornare il valore della copertura rispetto al mercato”.

Franco Tesoro Tess, ceo di Aziende Riunite Caffè, ha fornito una visione molto cruda della situazione: “I Paesi produttori di caffè non sono mai stati ricchi come adesso. Sono quattro anni che i prezzi sono alle stelle e tutti i produttori si sopno creati una stabilità economica mai vista nei decenni passati, immagazzinano mantenendo i prezzi alti anche aiutati da una logistica mondiale imperfetta”.

Ma avverte: “Questa situazione presenta anche l’altro lato della medaglia. Con prezzi alti da quattro anni, nei prossimi potremmo avere una produzione abnorme di caffè. Nel 2030 potremmo trovarci con un 15% in più di produzione rispetto a oggi, circa 30 milioni di sacchi. Il consumo, invece, potrebbe crollare e quindi potremmo trovarci con contino surplus di produzione anno dopo anno, e riuscirà il mercato ad assorbirlo? Quale sarà l’impatto sui prezzi? ‘’

In chiusura, Valentina Barbieri ha presentato la quarta edizione aggiornata del volume dedicato alla storia e all’evoluzione del caffè chiamato Il caffè: classification, tasting, roasting.

“Ho aggiunto una parte storica con dettagli che non abbiamo mai raccontato e una parte finale che traccia il futuro del caffè”, ha spiegato.

“Questa è un’edizione profondamente rivista”, ha concluso Franco Tesoro Tess. “Un libro che mantiene un forte legame con il passato. Siamo nati e cresciuti con la presenza delle generazioni precedenti, e continuiamo a costruire il futuro su quelle radici”.

Carlos Gonzàlez Antequera, Rancilio Group: “La tazzina influenza in maniera oggettiva la valutazione dell’espresso”

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Carlos Gonzàlez Antequera rancilio
Carlos Gonzàlez Antequera in assaggio (foto concessa)

MILANO – La parola a Carlos González Antequera, Coffee Competence & Product Manager presso Rancilio Group S.p.A., per quanto riguarda l’influenza che può avere il contenitore della bevanda che quotidianamente in tutto il mondo viene consumata, sull’assaggio: la tazzina, quanto può impattare sull’esperienza gustativa del caffè?

Gonzàlez, l’assaggio è un’esperienza sensoriale a 360 gradi: quanto il contenitore della bevanda, può influire sulla valutazione?

“La tazzina da espresso influisce notevolmente sulla valutazione dell’espresso. Visivamente, apprezziamo la crema densa e più spessa al centro della tazza, dal diametro di circa 40-45 mm. Al contrario, l’utilizzo di una tazza grande, a parità di volume di crema, comporterebbe una minore densità. Questo è un aspetto non trascurabile, poiché la crema stessa contribuisce a sigillare i composti volatili, evitandone la dispersione nell’ambiente e mantenendo più a lungo la ricchezza olfattiva, sia diretta che indiretta.

Il colore esterno della tazza può essere frutto di una scelta di moda e design, ma l’interno è preferibile bianco, per creare un contrasto con la crema color nocciola. In termini di profilo sensoriale, lo stesso caffè è diverso a differenti temperature.

Pertanto, è molto importante disporre di una tazza termica che, in base alla temperatura del caffè estratto e allo scambio termico che subisce a contatto con la superficie della tazza, si stabilizzi intorno ai 65 °C, temperatura ideale per il consumo. Abbiamo quindi bisogno di
tazze preriscaldate internamente a circa 45 °C, così da ridurre al minimo lo scambio
termico.

L’equilibrio dell’espresso può essere alterato dalle diverse temperature a cui viene servito. Anche la sensazione tattile o corposità aumenta con una temperatura che corrisponde al punto di tostatura e alla tipologia di caffè. Una temperatura più bassa renderà l’espresso più leggero e meno strutturato. Il retrogusto persistente si percepisce proprio grazie alla pienezza appena descritta e alla consistenza tra le diverse estrazioni.”

Materiale, colore, forma: in che modo ciascuno di questi fattori possono valorizzare o meno il caffè?

Gonzàlez: “Per quanto riguarda il materiale, la porcellana feldspatica è dura, resistente e adatta all’uso professionale. Tuttavia, la sua caratteristica più importante è senza dubbio la stabilità, che le consente di mantenere la temperatura dell’espresso.

La forma della tazzina dovrebbe essere quella di un tronco di cono rovesciato, con interno e fondo ellittici. Ciò aiuta a guidare delicatamente il flusso dell’estrazione del caffè senza causare urti improvvisi che potrebbero alterarne la qualità.

Per un espresso di circa 25-30 ml, la tazza dovrebbe avere un volume complessivo di 75-80 ml. Il diametro interno superiore dovrebbe essere di 55 mm, il diametro esterno di 60-62 mm e l’altezza ideale intorno ai 51 mm.

Una tazzina Rancilio (foto concessa)

La tazza Rancilio Specialty è il frutto di un’attenta analisi delle fasi d’analisi sensoriale. La base conica, più stretta, raccoglie l’espresso concentrandone gli aromi e presenta un diametro studiato per facilitare una valutazione precisa della crema. La parte superiore, più ampia, detta aroma chamber, è progettata per trattenere i composti volatili e consentire un’analisi sensoriale più completa e accurata. Infine, qualora fossero presenti sentori empireumatici e pesanti, questi verranno trattenuti sul fondo della tazza.”

Gonzàlez, si tratta più di un’influenza oggettiva o soggettiva?

“Si tratta di un’influenza del tutto oggettiva. È sufficiente effettuare una degustazione utilizzando la stessa tazzina, ma con temperature di servizio differenti, per notare come la percezione sensoriale del caffè sia diversa.

Allo stesso modo, se utilizziamo tazze diverse – sia per forma che per materiale – avremo percezioni sensoriali disomogenee, anche con materiali differenti come vetro, terracotta o bicchieri non adatti a piccole quantità come l’espresso.”

Anche la personalizzazione, ha un suo ruolo nell’assaggio? E il manico?

CIRCULAR, Rancilio specialty Invicta (foto concessa)

“La personalizzazione ha il suo valore, ed è per questo che, durante l’assaggio, si utilizza sempre lo stesso tipo di tazze, per evitare di alterare la percezione e per garantire coerenza e affidabilità nella valutazione sensoriale.

I colori delle tazze influenzano e mascherano la percezione del colore dell’espresso e della crema. L’interno di una tazzina da caffè espresso deve essere bianco, per permettere una valutazione affidabile della crema dell’espresso.

Il manico della tazza è pensato per essere comodo da impugnare ed evitare scottature, ma nel caso dell’espresso, a una temperatura risultante di circa 65 °C, non esiste un reale rischio.”

Gonzàlez, ci può fare un esempio con un caffè specifico e come questo può avere delle note più o meno accentuate a seconda della tazza?

“I caffè tostati correttamente per l’espresso presentano un profilo complesso e completo: si percepisce una leggera acidità quando apprezziamo note enzimatiche floreali o di frutta fresca, che portano a note leggermente amare di frutta secca tostata, pane tostato, vaniglia e cacao. Alcuni caffè asiatici possono offrire intense note speziate come pepe, senape, chiodi di garofano o liquirizia. Si tratta, senza dubbio, di un caffè rotondo e ben equilibrato.

La sensazione tattile dovrebbe essere setosa e avvolgente, con la giusta viscosità per trasmettere una sorta di carezza nella cavità orale. Vorrei sottolineare che in alcuni stili di caffè italiano si apprezza molto la sciropposità, e per questo non solo il caffè e la tostatura devono essere adeguati, ma anche la configurazione delle macchine e, naturalmente, la ‘tazzina calda’ sono elementi fondamentali.

È molto importante che non si percepiscano ruvidità e che l’astringenza sia inesistente: solo così si ottiene una tazza realmente equilibrata.

Non resta che assaporare il retrogusto per qualche minuto, lasciando che le sensazioni persistano anche dopo aver terminato l’espresso.

Una tazza fredda, una tazza troppo grande o un bicchiere di plastica – solo per citare alcuni esempi – alterano la percezione dell’espresso che stiamo bevendo. Dobbiamo curare nel modo giusto il rituale del bere un espresso: solo allora potremo godere di questo “profumo che si beve”.”

Carlos González Antequera è Coffee Competence & Product Manager presso Rancilio Group S.p.A., storica azienda di macchine per espresso professionali dell’Alto Milanese. Vanta una solida esperienza nel mondo del caffè specialty, contribuendo allo sviluppo di tecnologie legate a temperatura ed estrazione, come Temperature Profiling ed Extraction Lab, e alla formazione presso l’IIAC (International Institute of Coffee Tasters). Lavora in Rancilio Group da oltre 20 anni, dove si occupa di innovazione di prodotto e competenze nel settore del caffè.

Mamm Pane, Vino e Cucina, il Bar migliore d’Italia 2026: “Riconoscimento enorme, ci dà visibilità”

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L'esterno del locale (foto concessa) MAMM
L'esterno del locale (foto concessa)

UDINE – Mamm Pane, Vino e Cucina, premiato dal Gambero Rosso come miglior Bar d’Italia 2026, nasce a Udine da un’idea di Roberto Notarnicola, pugliese di origine, arrivato in questa città per amore. Nel 2015 dà vita al suo primo progetto, Mamm Ciclofoccaceria.

“All’inizio Mamm nasce come focacceria dedicata a reinterpretare la focaccia barese, dove, ogni tanto, offrivamo il caffè fornito dall’Antica Torrefazione Triestina”, racconta Notarnicola.

“Col tempo poi ho capito che pane e caffè sono i due elementi che restano impressi in qualsiasi pasto. Se uno dei due non è buono, l’esperienza complessiva ne risente.”

Così Mamm evolve per rispondere a una specifica necessità.

In quella parte di Udine, infatti, mancava una vera caffetteria e così, cinque anni dopo la prima apertura, proprio di fronte a Mamm Ciclofocacceria, nasce nel 2020 Mamm Pane, Vino e Cucina, un forno con un’offerta che spazia dalla colazione al pranzo fino all’aperitivo.
“Sono due format molto diversi – spiega Notarnicola – ma convivono senza sovrapporsi, anche se si trovano uno di fronte all’altro.”

La focaccia di MAMM @Fabrice_Gallina

Ma la storia di Mamm non finisce qui. Sempre a Udine nel 2024 apre il suo terzo punto vendita Mamm Pane&Focaccia, un format che unisce i primi due modelli, e a maggio 2025 sbarca a Bologna, dove apre la sua seconda Ciclofocaccieria, riproponendo lo stesso modello originario udinese, ma con un angolo dedicato al caffè.

Perché è ancora importante comparire nella guida e poi vincerla?

“Un anno fa ho scoperto per caso che eravamo entrati nella Guida, con due chicchi e tre tazzine. Probabilmente i selezionatori erano passati da noi, incuriositi da ciò che facciamo, e hanno deciso di inserirci. Quest’anno poi ci hanno contattato per dirci che eravamo tra i dieci finalisti del Premio Miglior Bar D’Italia. Ricordo ancora il viaggio in macchina verso Milano per andare alla premiazione: proprio durante il tragitto abbiamo saputo di essere entrati nella top five.

Arrivati alla premiazione, ci siamo trovati sul palco come Miglior Bar d’Italia 2026. Non ce l’aspettavamo: è stato un riconoscimento enorme, soprattutto perché in Italia la Guida del Gambero Rosso resta un punto di riferimento autorevole. Questa vittoria ci ha dato grande visibilità, ma anche una responsabilità: confermare e alzare ancora di più l’asticella, mantenendo sempre l’umiltà e il rispetto per tutte le realtà che erano lì con noi in finale.”

Quando è arrivato il caffè specialty Brisa Coffee Roaster?

La collaborazione con Forno Brisa (foto concessa)

“Abbiamo introdotto il caffè di Brisa Coffee Roaster nel 2022. Prima da Mamm Pane,vino e Cucina offrivamo un 100% Arabica di Caffè Diemme. In seguito abbiamo deciso di collaborare con Forno Brisa, ma senza scrivere da nessuna parte che serviamo “specialty coffee”: per noi il caffè deve essere semplicemente buono, un espresso di filiera che si racconta da solo.

Oggi proponiamo un monorigine brasiliano naturale; in passato usavamo una miscela 80% Brasile e 20% Perù, ma col tempo siamo passati alla single origin e ci troviamo benissimo. Per il filtro invece utilizziamo un Etiopia. Non abbiamo mai avuto Robusta, dal primo giorno, passando dall’Antica Torrefazione Triestina a Caffè Diemme, siamo sempre rimasti fedeli all’Arabica. Per me il caffè è un po’ come il lievito madre: deve essere vivo, coerente, identitario.”

“Abbiamo mantenuto prezzi allineati al mercato: 1,40 euro per l’espresso, leggermente sopra la media locale, ma sotto quella di Forno Brisa a Bologna che arriva a 1,50. Abbiamo spiegato ai clienti il perché dei sentori che trovano in tazza — un’acidità un po’ più spinta ma equilibrata, tipica del Brasile.

Con il filtro, invece, siamo riusciti a scardinare l’abitudine del solo espresso al volo: oggi molti si fermano per provare estrazioni alternative, dal pour over al cold brew. Il racconto e la formazione del cliente sono stati fondamentali, e questa estate ne abbiamo finalmente visto i risultati.”

Mamm Pane, Vino e Cucina è oggi un locale più articolato, che unisce caffetteria, pranzi, vini naturali e cucina, con 32 coperti interni e 20 esterni. Fa parte di un ecosistema altrettanto organizzato che impiega complessivamente 33 persone, un team consolidato e affiatato.

«Abbiamo lavorato tanto con i ragazzi – racconta Notarnicola – per costruire un modello d’impresa sostenibile non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale, ambientale e umano. A Udine, quando si trova un posto di lavoro sano, difficilmente lo si lascia. Sono felice di essere riuscito a creare un ambiente così.»

Bologna VS Udine

Il caffè da MAMM@Fabrice_Gallina

«Sono due città estremamente diverse. Dal punto di vista organizzativo, al di là della logistica dei prodotti, i locali funzionano in maniera simile, ma il contesto è completamente diverso. Udine è una città che solo ora sta iniziando ad accogliere certi modelli di ristorazione che altrove, come a Bologna, esistono da tempo e hanno saturato il mercato. Un locale come il nostro lì non è raro; a Udine, invece, le persone si approcciano alle novità in modo più attento e curioso.

Portiamo avanti il nostro progetto convinti del prodotto e del servizio. A Bologna stiamo ancora ingranando, ma continueremo a crescere. La nostra prospettiva è esplorare il limite fertile del brand: siamo usciti dai confini regionali, ma non siamo ancora pienamente riconosciuti a livello nazionale. Qui stiamo cercando di capire cosa si può fare ancora.»

Luckin Coffee vuole tornare al Nasdaq, Nestlé annuncia 32 milioni di euro di investimenti nel solubile in Regno Unito

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Luckin Coffee Brasile cina
Il logo di Luckin Coffee

MILANO – A cinque anni dal delisting dal Nasdaq, Luckin Coffee potrebbe tornare a quotarsi alla borsa newyorchese. Lo ha dichiarato il ceo della catena cinese Jinyi Guo, parlando durante un evento governativo che si è svolto il 12 novembre a Xiamen, nella provincia del Fujian, città dove si trova il quartier generale della società. L’annunciato ha fatto un certo scalpore, tanto che Luckin Coffee si è affrettata a chiarire le parole del ceo con un successivo comunicato.

“La società rimane impegnata nei mercati statunitensi dei capitali, ma al momento non c’è una timeline precisa per il relisting in qualche importante piazza azionaria” si legge nel comunicato..

“La nostra priorità è attualmente quella di concentrarci sull’esecuzione strategica, migliorare lo sviluppo operativo e continuare ad accrescere brand influence e competitività di mercato”.

Insomma, i certificati di deposito della società continueranno a essere negoziati nel mercato OTC americano, mentre i piani per il ritorno di Luckin Coffee a Wall Street sono ancora in una fase iniziale.

Il titolo di Luckin Coffee aveva debuttato trionfalmente al Nasdaq nel maggio 2019

L’Ipo aveva raccolto 561 milioni di dollari, nella più grande offerta pubblica di acquisto di una società cinese a Wall Street. La società era arrivata a una capitalizzazione di 4 miliardi di dollari.

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Tea Sensory Skills: il corso online per degustare tè e cioccolato con MUMAC Academy

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Locandina MUMAC Academy workshop tè e cioccolato (immagine concessa)

MILANO –  MUMAC Academy, l’Accademia della Macchina per caffè di Cimbali Group, propone il corso “Tea Sensory Skills – Degustare tè e cioccolato” in programma giovedì 4 dicembre 2025, dalle 18:30 alle 20:30, in modalità online. Un nuovo corso fruibile comodamente da casa propria, dedicato all’esplorazione del mondo del tè abbinato al cioccolato.

Il mondo del tè e del cioccolato

Durante questa speciale esperienza sensoriale guidata dalla Tea Taster Elisa Moratello, i partecipanti avranno l’opportunità di esplorare il mondo del tè in foglia e del cioccolato, scoprirne le origini, imparare le tecniche di degustazione e sperimentare in diretta tre abbinamenti esclusivi di tè e cioccolato da diverse parti del mondo.

Il corso è pensato per un pubblico eterogeneo che include professionisti della ristorazione e della caffetteria, appassionati del tè, del cioccolato e della degustazione, ma è adatto anche a chi desidera semplicemente vivere un momento da dedicare a sé o da condividere con altri.

Cosa include l’iscrizione:

  • kit di degustazione inviato a casa con 3 tè in foglia e 3 assaggi di cioccolato;
  • un quaderno di degustazione;
  • scheda con i passaggi della degustazione di tè e cioccolato in abbinamento.

Un’experience unica nel suo genere che consente a ciascuno di arricchire le proprie competenze sensoriali, imparando tecniche che potranno essere applicate anche in contesti professionali.

MUMAC Academy

MUMAC Academy è il centro internazionale di formazione dedicato ai professionisti del caffè e rappresenta un punto di eccellenza per la promozione della cultura del caffè consapevole e in continua evoluzione, capace di connettere i vari attori della filiera e di valorizzare l’eccellenza in ogni fase del processo.

È possibile iscriversi al workshop entro venerdì 28 novembre al seguente link: https://www.mumacacademy.com/corsi/it/altro/tea-sensory-skills-degustare-te-e-cioccolato-online-95

Oppure mandare una e-mail con la richiesta di iscrizione a: mumacacademy@cimbaligroup.com

illycaffè rinnova il suo impegno contro la violenza sulle donne insieme all’Arma dei Carabinieri

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Cristina Scocchia e Arma Carabinieri (immagine concessa)

TRIESTE – illycaffè rinnova il proprio impegno sociale affiancando l’Arma dei Carabinieri nella lotta contro la violenza sulle donne. L’azienda, da sempre sensibile ai valori della responsabilità collettiva, crede fermamente nell’importanza della prevenzione e dell’educazione come strumenti fondamentali per il cambiamento.

La collaborazione con l’Arma dei Carabinieri prevede la distribuzione di materiale informativo all’interno dei bar clienti di illycaffè presenti sul territorio. Gli esercenti che hanno aderito all’iniziativa esporranno all’interno del loro punto vendita delle locandine che illustrano alle donne i segnali di violenza, da quelli più subdoli e difficili da rilevare fino a quelli più gravi ed evidenti, e il numero da chiamare in caso di necessità.

Ai clienti, inoltre, insieme allo scontrino verrà consegnato un volantino, che potranno portare via, contenente le stesse informazioni stampate. Un’iniziativa che mira a sensibilizzare la cittadinanza sul riconoscimento della violenza, sull’importanza del linguaggio e sulla necessità di superare le barriere che spesso impediscono alle donne di denunciare gli abusi subiti.

La prevenzione per la violenza di genere

Inoltre, nella giornata del 25 novembre, l’azienda organizza insieme all’Arma dei Carabinieri un’attività di formazione e sensibilizzazione rivolta ai dipendenti per offrire mezzi concreti di riconoscimento e prevenzione della violenza di genere.

Particolare attenzione sarà dedicata ai cosiddetti “reati spia” – che fungono da indicatori precoci di violenza di genere spesso preludio a forme più gravi – e all’importanza di adottare un approccio integrato, nella convinzione che solo attraverso un’azione collettiva e diffusa sia possibile sradicare la cultura della violenza.

Le parole di Cristina Scocchia

“La violenza contro le donne è una grave ferita nella nostra società, che richiede un profondo cambiamento culturale” spiega Cristina Scocchia, Amministratore Delegato di illycaffè. “Denunciare la violenza domestica è un passo difficile ma essenziale per interrompere l’isolamento e fermare questo ciclo.

Segnalando l’accaduto alle forze dell’ordine, le donne che hanno subito violenza possono ricevere protezione e attivare il supporto di servizi specializzati. Senza denuncia, la rete di protezione non può intervenire e la violenza rischia di continuare. Con questa iniziativa confermiamo la nostra volontà di essere parte attiva nel promuovere una cultura del rispetto e della prevenzione”.

L’intervento del Generale Gabriele Vitagliano

Il Gen. B. Gabriele Vitagliano, Comandante Legione Carabinieri Friuli Venezia Giulia precisa che: “Ogni anno, decine di donne si rivolgono ai Carabinieri per denunciare episodi di maltrattamenti, persecuzioni o abusi. L’Arma è impegnata non solo a garantire un intervento tempestivo e deciso per interrompere le condotte violente, ma anche a offrire ascolto e protezione a chi trova il coraggio di chiedere aiuto.

La lotta alla violenza di genere non può basarsi solo su misure repressive. È necessaria una rivoluzione culturale, che parta dalle giovani generazioni e coinvolga tutta la società, dalle Istituzioni alle associazioni”.

L’Italia è stata tra i primi paesi europei a ratificare la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, adottata dal Consiglio d’Europa nel maggio 2011, ma il tema della tutela delle vittime di violenza di genere già rappresentava un settore strategico nell’ambito delle politiche di prevenzione e contrasto dell’Arma dei Carabinieri dal 2009 quando, su incarico del Dipartimento per le Pari Opportunità e in base a un Protocollo d’Intesa tra i Ministeri della Difesa e delle Pari Opportunità, sono stati chiamati a monitorare atti persecutori, violenti e vessatori contro vittime vulnerabili, rafforzando così le azioni di prevenzione e contrasto della violenza di genere.

 

Dersut Caffè presenta il codice etico con i valori dell’azienda

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Il codice etico di Dersut Caffè (immagine concessa)

CONEGLIANO (Treviso) – Dersut Caffè annuncia l’adozione ufficiale del proprio codice etico, un documento che definisce principi, valori e comportamenti condivisi alla base di ogni attività dell’azienda.

Un passo importante che conferma l’impegno di Dersut verso una gestione trasparente, responsabile e sostenibile, nel rispetto delle persone, del territorio e della qualità che da sempre contraddistingue l’azienda.

“Il codice etico rappresenta per noi un riferimento concreto, un patto di fiducia con i nostri collaboratori, clienti e partner. Rafforza la nostra identità e guida ogni decisione quotidiana nel segno dell’integrità e della coerenza con i nostri valori aziendali” dichiarano Lara e Giulia Caballini di Sassoferrato rispettivamente amministratrice delegata e marketing manager dell’azienda.

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La sede di Dersut Caffè (copyright Giuseppe Dall’Arche)

Il documento, approvato dal Consiglio di amministrazione, raccoglie le linee guida di comportamento rivolte a dipendenti, fornitori, collaboratori e stakeholder, promuovendo principi come:

  • onestà e trasparenza nei rapporti interni ed esterni,
  • tutela dell’ambiente e della sicurezza,
  • rispetto della persona e valorizzazione del capitale umano,
  • responsabilità sociale e attenzione al territorio.

Con questa iniziativa, Dersut Caffè intende consolidare ulteriormente la propria cultura aziendale favorendo un ambiente di lavoro etico, collaborativo e orientato alla qualità.

Il codice etico è disponibile sul sito aziendale Dersut è attenta alla propria impronta ambientale e sociale

Cucina italiana verso l’UNESCO: la Sardegna punta al podio dell’enogastronomia

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Logo Unesco (immagine: Unesco)

La cucina italiana corre verso l’UNESCO e la Sardegna punta a conquistare il podio dell’enogastronomia. Tra mare, tradizioni millenarie e sapori autentici, l’isola si conferma meta gourmet internazionale. Dai piccoli centri alle Blue Zone, ogni piatto racconta storia, benessere e maestria antica. Turismo esperienziale e valorizzazione culturale trovano così il loro laboratorio perfetto. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicate su Radiolina.

Cucina italiana verso l’UNESCO: la Sardegna punta al podio dell’enogastronomia

CAGLIARI – La candidatura della cucina italiana all’UNESCO segna un passaggio decisivo per la valorizzazione culturale del Paese e delle sue regioni più identitarie, come la Sardegna.

Secondo Emanuele Frongia, presidente FIPE Confcommercio Sud Sardegna, il riconoscimento non sorprenderà nessuno perché “non dovrebbero esserci sorprese, anche se la domanda è stata presentata solo nel 2023”. La prospettiva apre nuove opportunità normative e turistiche, con potenziali ricadute significative per i territori.

Il ruolo centrale della Sardegna nell’enogastronomia italiana

La Sardegna ottiene ora una visibilità inedita, emergendo come una delle mete enogastronomiche più apprezzate dagli stranieri. Frongia sottolinea che “la Sardegna è oggi la terza meta enogastronomica più richiesta dopo Toscana e Sicilia”, come confermato dal rapporto curato da Roberta Garibaldi.

Questa crescita rivela un interesse crescente per la cucina locale, strettamente legata alla longevità, al benessere e ai valori della Blue Zone, rafforzando l’immagine della regione come luogo autentico e salutare.

La conservazione delle tecniche antiche e l’identità gastronomica rendono la Sardegna un modello di autenticità. Frongia ricorda che “nei piccoli centri la preparazione dei piatti resta un’arte che conserva la maestria del passato”.

Questo patrimonio incontra perfettamente le esigenze del turismo esperienziale, sempre più orientato a vivere il territorio attraverso le sue storie, i suoi sapori e le sue tradizioni millenarie. L’isola diventa così laboratorio e avanguardia di un modo nuovo di intendere il viaggio.

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Anna Possi, 101 anni dietro il bancone: la barista che non conosce la pensione

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anna possi compleanno
Anna Possi celebra 101 anni (immagine: Pixabay)

Un compleanno da record quello di Anna Possi, la barista più anziana d’Europa, che ha spento 101 candeline. Non una festa di pensionamento, ma una celebrazione dietro al bancone del suo Bar Centrale, dove continua a lavorare ogni singolo giorno.

La sua storia, che ha già catturato l’attenzione dei media nazionali, è un inno alla passione per il proprio mestiere. Un esempio di longevità e dedizione che trova nel calore umano dei suoi clienti il suo vero motore. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo riportato su La Prealpina.

La carica di nonna Anna: barista a 101 anni

NEBBIUNO (NOVARA) – Anna Possi, la barista più anziana di Europa, ha festeggiato oggi, domenica 16 novembre, i 101 anni con una torta nella sua attività al bar Centrale di Nebbiuno, insieme alla figlia Cristina e alla nipote Erika e con amici e conoscenti che sono venuti a trovarla nell’uggioso weekend nel Vergante.

Molte persone si sono presentate con un regalo per salutare la barista più famosa d’Italia, già immortalata dalle telecamere Rai e Mediaset in occasione del secolo di vita nel 2024. E dallo scorso anno nulla è cambiato.

Aver superato il traguardo del secolo non pesa ad Anna che non ha accusato nessun acciacco durante l’anno appena trascorso. Ogni giorno, (anche a Natale e Capodanno) la ultra centenaria apre il suo bar alle 7 del mattino e lo chiude intorno alle 19. «Inutile fare una grande festa come lo scorso anno – scherza Anna –. La faremo per i 105, quello sarà un nuovo record. E poi forse allora godrò di un aumento di pensione».

Anna, classe 1924, aveva aperto la sua attività con il marito Renè Guazzi, morto poi prematuramente anni fa. E da allora non ha smesso di lavorare, in pratica senza fermarsi mai. Solo il Covid aveva fatto chiudere la sua attività nel 2020, “costringendola” a fare il vaccino per riaprire al tempo del “green pass”. «Il mio segreto? Forse mangiare poco e sano. Faccio i caffè e vendo alcolici, ma non li bevo, bevo solo tè. Unico lusso: un pezzo di torta di mele che faccio io o della cioccolata. Ora ho molti più conoscenti e amici che mi vengono a trovare anche da lontano.

La giornata di Anna

E ho ricevuto il titolo di commendatore della Repubblica, ma sono sempre e solo Anna». Racconta la sua giornata: «Mi alzo presto, apro il bar, faccio colazione. La legna? Quando il tempo è stato bello ne ho tagliata un bel po’ e ho la riserva per l’inverno. Raffreddori e malattie? Per ora nulla. Quest’anno si è spento un po’ l’eco mediatico su di me. Sono contenta, veniva troppa gente, mi stancavo troppo, ma non rinuncio al calore umano delle persone. È il mio motore per star bene.

E poi bisogna camminare. Ogni sera faccio sempre un piccolo giro a piedi, soprattutto con il bel tempo». Il computer e la borsa? «No la borsa non la controllo più, alla mia età conta la salute. Leggo il giornale e mi informo, quello sì».

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Intelligenza Artificiale e retail: come cambiano gli acquisti degli italiani

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Federdistribuzione
Il logo Federdistribuzione

MILANO – L’Intelligenza Artificiale è destinata a rivoluzionare il modo in cui gli italiani scelgono e acquistano i prodotti, sia nei negozi fisici che sulle piattaforme digitali.

È quanto emerge dalla ricerca Censis che sarà presentata al “Forum della Distribuzione Moderna 2025 – Il retail nell’economia del Paese. Mercati, tecnologia e società”, organizzato da Federdistribuzione, venerdì 21 novembre a Milano.

Lo studio

Secondo lo studio, tra gli italiani cresce velocemente l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale poiché è il 55% a conoscerla e ad utilizzarla nella vita quotidiana. Si sta quindi consolidando la figura di un consumatore sempre più “sfidante”, che a partire dal supporto dell’IA esprime preferenze e aspettative da cui difficilmente si discosterà.

Così il 75% degli italiani è convinto che l’intelligenza artificiale avrà un impatto profondo sull’esperienza di acquisto. E in particolare, dalle nuove tecnologie che prevedono di trovare nei punti vendita della Distribuzione Moderna, si aspettano supporto nelle scelte di acquisto (64%), personalizzazione dell’esperienza d’acquisto (54%) e realtà aumentata per visualizzare i prodotti prima dell’acquisto (47%).

I temi affrontati durante il Forum della Distribuzione

Le opportunità offerte dall’IA alle imprese e gli effetti sulle dinamiche dei consumi sono alcuni dei temi che saranno affrontati durante il Forum della Distribuzione, un’occasione per evidenziare il ruolo centrale del retail moderno in un contesto di crescente complessità geopolitica, con nuove dinamiche sociali, innovazione e transizione tecnologica.

L’evento si aprirà con la relazione di apertura di Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione e vedrà la partecipazione di Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy.

Il programma dei lavori prevede il panel “Il tempo delle interdipendenze: sfide geopolitiche, mercati e nuovi equilibri globali”, con la partecipazione di Lucrezia Reichlin, Professoressa ordinaria di economia presso la London Business School e Nathalie Tocci, Direttrice dell’Istituto Affari Internazionali. Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, presenterà i risultati della ricerca “L’evoluzione della società italiana: tendenze e prospettive del retail moderno”, mentre Alec Ross, Distinguished Professor presso la Bologna Business School, sarà protagonista dell’intervento “Leadership nell’era digitale: innovazione, intelligenza artificiale e nuove rotte per l’impresa”.

A seguire, la tavola rotonda “Cultura digitale e persone: quale futuro per il negozio fisico?” vedrà gli interventi di Fausto Caprini, Founder di Retex, Daniele Grassucci, Direttore e Co-Founder di Skuola.Net e Christina Lundari, Country Manager, TikTok Global Business Solutions, Italy & Greece”. Modera Andrea Bignami, giornalista di SkyTg24.