MILANO – Dopo esserci imbattuti di persona nello stand dedicato in occasione di HostMilano, la parola va a Max Fabian, patron dell’azienda di decaffeinizzazione triestina Demus, nonché Presidente in carica dell’European Coffee Federation (ECF), l’associazione europea che riunisce il settore, dalle aziende alle associazioni nazionali.
Fabian, conclusa la fiera dell’ospitalità, che bilancio possiamo dare del decaffeinato Demus a HostMilano 2025?
“Il bilancio è positivo. Il decaffeinato si conferma in crescita, un fenomeno che ha conseguenze felici non solo per Demus ma per tutto il comparto caffè, nonostante le complicate situazioni che si vivono attualmente.
Abbiamo lavorato molto sul discorso sostenibilità, digitalizzazione, spingendo nell’innovazione tecnologica della decaffeinizzazione ad acqua, oltre che di quella tradizionale: tutto questo ci sta portando a dei risultati che ci danno soddisfazione.
Cavalchiamo questo periodo positivo, pur non essendo esenti dalle problematiche del settore, che seguiamo con attenzione”.
Ha visto in Fiera delle tecnologie in grado di riscrivere il futuro del decaffeinato e del caffè in generale?
“Per il momento no: c’è un’evoluzione in atto, ma non ho notato delle vere e proprie rivoluzioni in termini tecnici, seppure effettivamente abbia avuto poco tempo per esplorare in modo approfondito negli stand di altri.
Posso dare però una valutazione generale di HostMilano: fiera vivace, come sempre con interessi e gente di una certa qualifica, con target ben centrati.
Abbiamo salutato molti dei nostri clienti consolidati e abbiamo anche raccolto nuovi contatti. Milano però è sempre più cara, come città e come manifestazione, quindi ogni tanto ci si chiede se ne valga la pena e sia economicamente sostenibile la partecipazione con uno stand.
La logistica non è poi un fattore banale, dovendo portare anche i nostri collaboratori fuori dall’azienda. Per questo, come Demus non partecipiamo a tante Fiere, ma HostMilano è da sempre un nostro punto di riferimento.
Resta difficile fare i calcoli: i costi sono facili da vedere, ma alcuni ritorni sono impossibili da misurare, come quella delle relazioni già in essere. Non è scontato capire ciò che si guadagna dalla presenza a questi eventi.”
Il decaffeinato naviga in un contesto burrascoso, ma continua a crescere in termini di consumo: cosa sta cambiando e da quali fattori è trainato?
“È trainato da diversi fattori. Il primo è il caffè in generale, che a livello globale sta conoscendo una crescita nella domanda. In assoluto nel mondo si consuma più caffè e il decaffeinato fa parte di questo movimento, forse più che proporzionalmente e variando a seconda dei contesti.
Un altro motivo è dato dalla maggiore attenzione da parte dei giovani rispetto al moderato consumo di caffeina: la generazione Z è propensa a un discorso salutistico, in cui è compreso il decaffeinato.
Infine, un terzo punto è quello dell’invecchiamento: la popolazione anziana è altrettanto sensibile all’assunzione di caffeina e questa fascia è in crescita e determina un aumento di domanda. Con un’offerta relativamente rigida.”
European Coffee Federation: sono tante le sfide da cogliere per il settore. Proattività invece che reattività sono punti cardinali della nuova strategia , ma come si traduce nella pratica?
“Certamente stando attenti alle novità delle normative e reagendo di conseguenza in tutela di tutto il settore in maniera costruttiva. Ma questo si è sempre fatto. Dall’altra esiste un discorso di affermazione proattiva dell’importanza del nostro settore, affinché le autorità, europee e non solo, diventino coscienti e debbano intervenire in maniera opportuna nell’interesse anche dello sviluppo economico del caffé, non solo della collettività.”
L’Italia del caffè, in Europa, com’è vista e come si deve posizionare in futuro per reagire alla tempesta perfetta di cui tanti torrefattori parlano?
“L’Italia del caffè è importante. L’Europa è il primo protagonista di questa bevanda e in questo contesto il nostro Paese si colloca come seconda forza dopo la Germania.
Quindi è una realtà sicuramente rilevante, anche rispetto al dinamismo che ha dimostrato di possedere. È chiaro che, in particolare parlando dell’importante incremento della materia prima, deve sapere rinnovarsi, arricchendo l’offerta a valle, diversificando il prodotto e aumentando il valore aggiunto.
Questo perché, pur dovendo scaricare a valle, non sarebbe giusto farlo in maniera univoca e anzi si dovrebbe valorizzare il lavoro: dal tipo di preparazione alla tazzina particolare, che per questo può collocarsi in una fascia più alta di prezzo. Nell’horeca italiana c’è ancora un po’ di rigidità e si tende a bloccare il costo.
Nella GDO, la grande distribuzione organizzata, qualcosa è già cambiata, ma i torrefattori, che sono stati dei buoni gestori delle proprie aziende con buona capitalizzazione, ora si trovano in una situazione diversa e dovranno per forza, come tutte le altre imprese, avere un controllo di gestione più stringente, sapendo esattamente occuparsi dei conti in un mercato complicato e dinamico.
Senza questa attenzione puntuale, risulterà ostico affrontare il contesto, ma sono certo che gli operatori ne usciranno bene, confermando l’importanza del settore italiano del caffè.”
Eudr: come dovrebbe essere scritta questa normativa, alla luce dei continui slittamenti per l’entrata in vigore?
“C’è già una novità di martedì 21 ottobre: la Commissione ha fatto una proposta di sostanziale rinvio semestrale e di semplificazione. È chiaro che questo passerà attraverso la verifica e la trattativa per legiferare con i tre soggetti (Commissione, Consiglio e Parlamento). I tempi sono stretti, ma questa richiesta in principio è positiva e propositiva.
Un rinvio almeno di sei mesi dei controlli e delle multe per le grandi e medie imprese e al 30 dicembre 2026 per le piccole, è benvenuto, così come la semplificazione che preveda una sola Due Diligence in ingresso, che si tenga conto delle differenze dimensionali di operatori e commercianti, nonché delle diverse origini.
Questo è un passo importante, che nei prossimi tempi si dovrà perfezionare ulteriormente: abbiamo già proposte che in seguito potrebbero essere ascoltate, vista la riapertura della questione.
Anche gli enti pubblici non sono pronti ed è necessario un rinvio per non appesantire inutilmente il settore. Ci sarebbe anche da ripensare a una riparametrizzazione delle sanzioni, perché è giusto che la pena sia proporzionale alla colpa.”













