domenica 21 Dicembre 2025
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Olam Italia (ofi), Alessandro Mazzocco: “Sostenibilità è molto più di un’uscita dentro il bilancio”

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la sostenibilità per ofi
La sostenibilità per Olam Italia (ofi) (foto concessa)

MILANO – Dopo la fiera HostMilano 2025, è Alessandro Mazzocco, Consigliere delegato presso Olam Italia Srl (Olam Food Ingredients), a prendere la parola, una figura che ha saputo ricostruire l’immagine di un settore che sta attraversando una fase critica (per non dire “particolare”), andando inoltre a illustrare le strategie di prossima implementazione.

La sua storia si lega a quella di un’azienda leader nella fornitura di caffè verde, torrefatto e solubile in ogni fase della filiera, caratterizzata da un solido sistema di controllo interno che va dai Paesi di produzione e dal concetto di sostenibilità, fino all’innovazione dei prodotti finiti.

Partiamo dalla recente esperienza presso HostMilano, a cui l’azienda ha partecipato per la seconda volta.

La presenza dello stand ofi presso la fiera ha portato un risultato positivo?

“HostMilano è stata per noi un’opportunità di grande valore che ci ha permesso di fare rete con i clienti e di presentare l’offerta ofi al completo, dalla fornitura di caffè verde alle opzioni di caffè torrefatto e solubili, fino ad arrivare ai prodotti “Ready to drink” a base di cascara. Ai clienti alla ricerca di ispirazione, assistenza tecnica e partner virtuosi nel campo della sostenibilità è stata data la possibilità di provare i prodotti ed esplorare modi di collaborare con ofi al fine di superare sfide e creare insieme nuove soluzioni.”

Sostenibilità: passi avanti, con lo sguardo rivolto al futuro

“L’attuale clima di volatilità, complessità geopolitiche e impatti climatici ci motiva fortemente a mantenere fede al nostro impegno e ad agire, senza perdere il focus sulla resilienza e responsabilità. Nell’ambito della strategia generale Choices for Change di ofi in materia di sostenibilità, ci impegniamo ad aiutare i nostri clienti a prendere decisioni consapevoli in ogni fase.

I nostri progressi trovano riscontro nell’ultimo rapporto sull’impatto relativo alla nostra strategia “Coffee LENS”, che comprende le iniziative di formazione e assistenza erogate a favore di circa 100.000 coltivatori di caffè da parte dei team ofi sul campo nel 2024 e il calcolo digitale delle emissioni di gas serra imputabili a circa metà dei nostri volumi
diretti di caffè.”

Gli ambiziosi obiettivi climatici di ofi validati dall’iniziativa Science-Based Targets

Strumenti digitali al servizio dell’azione climatica

“In Brasile e Perù sono state attivate diverse strategie mirate a favore di un gruppo selezionato di coltivatori, gestite dai team ofi locali e basate sui risultati del DFC: queste hanno portato a una riduzione pari al 19% e al 30% delle emissioni imputabili alle piantagioni nel 2024 rispetto allo scenario di riferimento del 2021, in gran parte a seguito di un utilizzo più consapevole dei fertilizzanti.

In Vietnam, dove i fertilizzanti e i residui del raccolto costituiscono la fonte primaria di emissioni nelle piantagioni di caffè, gli agronomi ofi hanno formato 1.300 coltivatori sulle pratiche climatiche intelligenti da adottare al fine di ottenere una riduzione del 39% entro il 2028.

“La riduzione delle emissioni di gas serra rappresenta un fattore chiave”.

L’impatto sull’ambiente (foto concessa)

“La dettagliata impronta di carbonio viene individuata utilizzando un Calcolatore digitale dell’impatto (DFC) certificato da The Carbon Trust e integrato nella soluzione di approvvigionamento sostenibile ofi AtSource. Si tratta di uno strumento che consente ai clienti di accedere a dati ambientali specifici relativi al caffè da loro acquistato, agevolando così la collaborazione sulle strategie di riduzione pertinenti allo Scope 3 e l’impegno rispetto agli obiettivi di azzeramento netto.

Ad esempio, nel 2025, in collaborazione con Caffè Borbone, abbiamo lanciato un progetto in India e Vietnam finalizzato a contribuire ai nostri obiettivi climatici comuni puntando a ridurre del 30% le emissioni di gas serra entro il 2030.

A gennaio ospiteremo Caffè Borbone in Vietnam per un incontro con i nostri team sul campo e gli agricoltori con cui lavorano coinvolti in questa importante iniziativa.

I dati generati dal DFC ci indicano che tra le maggiori fonti di emissioni di gas serra nelle nostre filiere di caffè troviamo l’utilizzo dei fertilizzanti. Pertanto siamo consapevoli che questa sia un’area in cui sono necessari progetti mirati volti a formare i coltivatori su come utilizzare al meglio tali prodotti, e sulla possibilità di scegliere fertilizzanti organici come alternativa.

L’approccio ideale sarebbe quello di applicare questo modello di riduzione della Co 2 anche con altri clienti, adattandolo alle specificità della loro filiera e ai loro requisiti in termini di sostenibilità. In questo senso abbiamo avviato una valutazione iniziale di un nuovo progetto in Brasile.”

Sostenibilità socio-economica

“Il nostro impegno volto ad avere un impatto positivo su chi lavora nelle nostre filiere fa parte della strategia Coffee LENS, che comprende obiettivi volti a garantire a 300.000 famiglie di coltivatori ofi aiuti per il sostentamento e a consentire a 20.000 di queste di arrivare a percepire un reddito di sussistenza entro il 2030.

Abbiamo all’attivo più di 50 partnership con clienti, ONG e donatori finalizzate a
incrementare esponenzialmente il nostro impatto tramite programmi di sostenibilità nelle principali regioni di coltivazione.

Quest’anno abbiamo portato a termine una partnership di quattro anni con Aldi South Group con lo scopo di incrementare il reddito di 1.000 piccoli agricoltori in Honduras. Essa prevedeva che ciascun dollaro investito nel programma quadriennale generasse cinque dollari di valore sociale sotto forma di una migliore produttività, un maggiore accesso al mercato e del rispetto degli standard previsti dalle certificazioni.

I programmi come questo sono resi possibili dalla nostra presenza diffusa nei maggiori  Paesi produttori di caffè e dalle nostre competenze integrate che ci consentono di offrire ai clienti ingredienti e soluzioni su misura pensati per i loro requisiti specifici in materia di sostenibilità.”

ofi, sicurezza e affidabilità

Tecnologia e innovazione (foto concessa)

Per noi la sostenibilità è molto più di un’uscita da registrare a bilancio: rappresenta un investimento di fondamentale importanza per la resilienza futura delle nostre filiere e un fattore determinante per il nostro valore commerciale a lungo termine. Il nostro attuale investimento nei sistemi di dati, nella tracciabilità e nel coinvolgimento diretto dei Paesi produttori sta gettando fondamenta di grande impatto, necessarie per assicurare qualità e disponibilità dei prodotti a lungo termine.

Ad esempio avendo registrato l’anno scorso più di 40.000 nuovi coltivatori nel network di approvvigionamento diretto ofi, stiamo ampliando la nostra rete di contatti sul campo e ottenendo l’accesso a dati primari che ci consentono di far fronte alle esigenze specifiche di un maggior numero di coltivatori, e di offrire ai clienti prodotti sostenibili e tracciabili.

Questo investimento risulta ancora più importante in considerazione della volatilità senza precedenti che abbiamo osservato negli ultimi anni unitamente alle sfide che tutti noi ci troviamo ad affrontare: dalle condizioni meteo estreme che compromettono la resa del raccolto ai clienti che si trovano a fronteggiare l’interruzione della fornitura.

Ci impegniamo quindi ad assistere i nostri clienti nel prendere decisioni consapevoli in ogni frangente. La nostra rete di approvvigionamento globale, le nostre conoscenze a livello locale e le nostre competenze integrate ci consentono di soddisfare le esigenze dei clienti e far fronte alle turbolenze esterne.

Questa capacità integrata che va dal coinvolgimento a livello di azienda agricola alla consegna della materia prima finale e alla proposta di soluzioni tramite centri di innovazione e produzione globali aiuta a limitare i rischi cui sono esposte le filiere dei nostri clienti garantendo una resilienza di livello notevole contro la volatilità globale e le modifiche normative.

Questo significa inoltre che siamo in grado di garantire una fornitura tracciabile attraverso la quale creiamo un impatto concreto e dotiamo i clienti di una potente narrazione sulla provenienza degli ingredienti e dei prodotti.”

Quindi, come definirebbe il mercato verde del futuro?

“Investimenti in sistemi di dati, coinvolgimento diretto dei coltivatori e una solida gestione della filiera sono gli elementi che consentono di gettare fondamenta in grado di sostenere la qualità e una fornitura affidabile sul lungo termine. In un settore messo a dura prova dal cambiamento climatico e dalla volatilità del mercato, il mercato verde darà priorità alla fornitura responsabile, alla conformità normativa (come nel caso dell’EUDR) e alle collaborazioni proficue al fine di soddisfare le esigenze dei clienti e garantire
un impatto duraturo.

In conclusione, il mercato verde del futuro sarà caratterizzato dalla capacità dello stesso di adattarsi e creare innovazione e valore reale per tutti gli stakeholder, dal Paese di produzione al prodotto finale.”

Cosa può dirci rispetto ai Centri di innovazione ofi?

“Attraverso i Centri di innovazione e i Customer Solution Center (CSC) dislocati a Chicago, Amsterdam, Bangalore e Singapore sviluppiamo soluzioni innovative e prodotti con e per i nostri clienti, concentrandoci su tutte le materie prime ofi: caffè, cacao, frutta secca, spezie e latticini. Sappiamo come collaborare con i clienti per creare soluzioni personalizzate pensate per adempiere a determinati requisiti di sostenibilità e per soddisfare gusti specifici. Ciascun CSC è dotato di impianti, laboratori, cucine e chef di prim’ordine, nonché consulenti dedicati a disposizione dei clienti.”

Una gamma di caffè sostenibili

Una coltivatrice (foto concessa)

“Scegliendo ofi come partner per i prodotti a base di caffè, i clienti possono creare con noi ciò che desiderano per deliziare i clienti, far crescere la propria attività e apportare un cambiamento concreto per le persone e le aree geografiche dietro le quinte del caffè che beviamo.”

Deforestazione: il Consiglio approva in via definitiva revisione e rinvio di un anno

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Eudr
Foto di Hans Bijstra da Pixabay

BRUXELLES, Belgio – Il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato formalmente nel pomeriggio di giovedì 18 dicembre 2025, una revisione puntuale del regolamento dell’UE relativo ai prodotti a deforestazione zero (EUDR), volta a semplificarne l’attuazione e a garantire che gli operatori, i commercianti e le autorità siano adeguatamente preparati per la sua applicazione.

La revisione semplifica gli obblighi relativi al dovere di diligenza e rinvia l’applicazione del regolamento per tutti gli operatori fino al 30 dicembre 2026, con un ulteriore periodo di riserva di sei mesi per i micro e i piccoli operatori.

L’obiettivo è rispondere alle preoccupazioni sollevate dagli Stati membri e dai portatori di interessi in merito agli oneri amministrativi e alla preparazione del sistema informatico necessario per l’efficace funzionamento dell’EUDR, pur preservando appieno gli obiettivi del regolamento di prevenire la deforestazione e il degrado forestale legati ai prodotti immessi sul mercato dell’UE.

Per ridurre ulteriormente gli oneri amministrativi, alcuni prodotti stampati (come libri, giornali, immagini stampate) sono stati rimossi dall’ambito di applicazione del regolamento, tenuto conto del limitato rischio di deforestazione associato a tali articoli.

La revisione introduce l’obbligo per la Commissione europea di effettuare un riesame a scopo di semplificazione del regolamento e di presentare una relazione entro il 30 aprile 2026. La relazione dovrebbe valutare l’impatto e gli oneri amministrativi dell’EUDR, in particolare per gli operatori più piccoli, e dovrebbe, se del caso, essere accompagnata da una proposta legislativa.

Prossime tappe

Dopo l’adozione formale da parte del Consiglio, il regolamento riveduto sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea ed entrerà in vigore tre giorni dopo la pubblicazione.

Informazioni generali

Il regolamento relativo ai prodotti a deforestazione zero è entrato in vigore nel giugno 2023 con l’obiettivo di garantire che determinate materie prime, come i bovini, il cacao, il caffè, la palma da olio, la gomma, la soia e il legno, e i loro prodotti derivati immessi sul mercato dell’UE o esportati da tale mercato, non causino deforestazione o degrado forestale.

Le sue disposizioni principali dovevano inizialmente applicarsi a decorrere dal 30 dicembre 2024. A seguito delle preoccupazioni sollevate dagli Stati membri, dai paesi terzi, dai commercianti e dagli operatori in merito alla preparazione, nel dicembre 2024 è stato adottato un primo rinvio di un anno. Di conseguenza, l’attuale EUDR diventa applicabile dal 30 dicembre 2025.

La nuova modifica, proposta dalla Commissione nell’ottobre 2025, risponde alle continue difficoltà di attuazione, in particolare alla necessità di garantire l’efficace funzionamento del sistema di informazione dell’UE e di alleviare gli oneri amministrativi per gli operatori più piccoli.

Testo della revisione dell’EUDR (file pdf)

Ditta Artigianale chiude il 2025 in crescita, 9,4 milioni di fatturato, Sanapo: “A Milano nel 2026, due nuove aperture, con bakery”

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ditta artigianale
Francesco Sanapo (immagine concessa)

MILANO – Duro lavoro e un pizzico di fortuna, esordisce così Francesco Sanapo, che insieme a Patrick Hoffer ha reso Ditta Artigianale un caso di successo della nuova caffetteria italiana.

Stando con le cifre alla mano: primo anno di apertura nel 2014, con fatturato di poco inferiore ai 500mila euro e quest’anno, e ora Ditta Artigianale chiuderà il 2025 con circa 9,4 milioni di euro di fatturato, quindi in crescita del 27% sui 7,4 milioni dell’esercizio precedente.

Ditta Artigianale quindi funziona e pure tanto

La prospettiva a breve termine è avviare altri due locali a Milano nel 2026 (capoluogo meneghino in cui Ditta Artigianale è approdato appena un anno fa), con l’intenzione di aprire una bakery in città per poter contare su un centro di produzione in loco, replicando così il modello fiorentino.

Sanapo è quasi commosso raccontando questo ultimo anno, che riflette però un percorso di più lungo respiro, una maratona, per restare su un’altra sua passione, la corsa: “E’ bello vedere la propria azienda crescere, ricordandomi quando siamo partiti da un dipendente a oggi che siamo 160. Abbiamo assistito ad una vera e propria evoluzione, seppur possa apparire lenta rispetto ad alcuni nostri competitor oltre oceano che sono nati nei nostri stessi anni.

Noi facciamo il nostro in maniera sana, etica e sostenibile. Siamo una piccola realtà italiana che si sviluppa.

Non sono un uomo di numeri, pur essendo costretto ad osservarli, ma sono una persona del caffè e sapere che Ditta Artigianale, nonostante questa crescita abbia mantenuto intatta la sua qualità, è ciò che mi rende il più orgoglioso in assoluto.”

Sanapo: “Io faccio caffetteria, con l’ospitalità come fondamento”

“E non è una cosa da poco: facciamo stare bene la gente, anticipando i desideri della nostra clientela. Il nostro format si focalizza sulla rivitalizzazione della caffetteria italiana.”

Ora il Ditta Artigianale in Corso Magenta 31 è una prova concreta di questa operazione: “Il locale è partito benissimo e ha raggiunto il livello di quelli più performanti a Firenze.” Città, conferma Sanapo, che accoglierà un settimo punto entro la fine di quest’anno.

Per i prossimi step milanesi e chissà, forse anche all’estero, la lezione resta sempre quella originaria: “Lo spirito è quello di migliorare costantemente ogni giorno. Adesso più che mai, il lavoro principale che devo portare a termine è quello di strutturare ancora di più l’azienda trovando persone di talento per ciascun reparto. Cosa difficile da fare, ma che credo di poter fare, soprattutto grazie all’azienda che ho alle spalle.”

R.S.G. (Ready Set Grind) di Fiorenzato: la ghiera rivisitata che scatta come una penna

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R.S.G.
La tecnologia di Fiorenzato (immagine concessa)

SANTA MARIA DI SALA (Venezia) – Fiorenzato è un nome ben conosciuto nel settore, per quanto riguarda la produzione di macinini da caffè professionale: a HostMilano ha presentato un’innovazione che ha colpito nello stand, la ghiera R.S.G. (Ready Set Grind), riprogettata per regolare la macinatura in modo più semplice, veloce e intuitivo.

RSG (Ready. Set. Grind.) cambia completamente il modo di rapportarsi all’impostazione granulometrica

La nuova ghiera che è stata sviluppata in Fiorenzato comporta notevoli migliorie funzionali che ricadono principalmente sotto tre aspetti:

La R.S.G. Fiorenzato (foto concessa)

– innanzitutto, la ghiera, che ora è in silicone soft-touch con presa antiscivolo e sistema molle rivisto per fornire un maggior controllo durante la fase di regolazione.

A questa, è stato aggiunto un pressore a molla per garantire un feedback sonoro durante la rotazione della ghiera (maggiore controllo e maggiore precisione –> ogni click corrisponde ad 8 micron di distanza tra le macine)

– Il blocco ghiera invece è stato rivisitato e reso più pratico ed intuitivo: funziona con un pulsante che replica l’utilizzo di una penna (premendo una volta si sblocca, alla seconda si blocca) consentendo all’operatore di utilizzare entrambe le mani per settare la ghiera ed avere un maggiore controllo durante la fase di regolazione

encoder: dispositivo inserito di default nei modelli XGi e Sense (Ada compresa) che monitora costantemente la distanza tra le macine all’interno del macinacaffè, il valore di questa distanza viene mostrato a schermo; questo consente di monitorare e mantenere ottimale e costante la macinatura riducendo gli sprechi di caffè.

Da un’altra prospettiva (foto concessa)

La nuova R.S.G. sostituirà completamente la ghiera precedente a partire dal primo semestre per tutti i modelli e tutte le linee Fiorenzato (per il momento resta escluso il modello F4), senza variazioni di prezzo.

Luckin Coffee ancora alla carica: potrebbe comprare da Nestlé la catena third wave statunitense Blue Bottle

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Luckin Coffee Brasile cina
Il logo di Luckin Coffee

MILANO – Luckin Coffee sarebbe interessata ad acquisire Blue Bottle, l’iconica catena di caffetterie third wave statunitense controllata da Nestlé. Lo rivela Bloomberg aggiungendo che la massima catena di caffetterie cinese e il suo azionista, Centurium Capital, starebbero valutando anche altre possibili acquisizioni, tra cui quella del licenziatario in Cina della catena giapponese % Arabica.

Luckin e Centurium sembravano inizialmente interessate anche all’acquisizione di Costa Coffe, ma l’interesse per la catena britannica sarebbe successivamente venuto meno.

Luckin Coffee contava, al 30 settembre, un totale di 29.214 locali, localizzati, per la massima parte, in Cina. È presente anche a Singapore, in Malesia e negli Stati Uniti.

Dopo l’esclusione dal Nasdaq – avvenuta nel giugno del 2020, a seguito di una frode contabile – la sorte di Luckin Coffee sembrava segnata

Ma il risanamento finanziario della società e il supporto del suo principale investitore, Centurium Capital, ha reso possibile una clamorosa rinascita, grazie alla quale la catena è tornata a crescere a ritmi vertiginosi superando Starbucks, in terra cinese, già due anni fa.

Alla base del rinnovato successo, un modello di business agile e aggressivo basato sulle app e il takeaway, il tutto a prezzi decisamente competitivi.

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Edy Bieker sul Trieste Coffee Experts: “Chi si ferma è perduto, l’aggiornamento è una costante in qualsiasi lavoro e nel caffè in particolare”

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Edy Bieker
Edy Bieker

Edy Bieker, triestino, è tra i maggiori esperti del caffè in tutta la filiera, è intervenuto riguardo la sua partecipazione al Trieste Coffee Experts, l’ultimo evento organizzato dai Bazzara (ne abbiamo parlato qui).

Il Trieste Coffee Expert ha delineato un ampio giro d’orizzonte sul mondo del caffè toccando tutti gli aspetti della filiera: dal verde ai torrefattori, fino ai bar

Bieker: “Mi è piaciuto ed è stato interessante ascoltare tutte le iniziative in corso, soprattutto quelle che riguardano l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e i possibili sviluppi futuri: nel complesso è stato un evento stimolante anche se, talvolta, un po’ autoreferenziale.

Mi ha sorpreso però che ci si sia fermati ai bar, con scarsa considerazione per il consumatore finale”.

Edy Bieker con il premio alla carriera che gli è stato consegnato da Sca (alle'epoca Scae) al World of coffee di Dublino 2016
Edy Bieker con il premio alla carriera che gli è stato consegnato da Sca (alle’epoca Scae) al World of coffee di Dublino 2016

È sempre necessario aggiornarsi

“Assolutamente. L’aggiornamento è una costante in qualsiasi lavoro e nel caffè in particolare. Basta vedere come il settore sia cresciuto negli ultimi dieci anni, un’evoluzione che non si era mai vista prima.

L’aggiornamento, lo studio e la condivisione delle esperienze aiutano a far crescere questo mondo, che purtroppo è ancora troppo poco considerato”.

Bieker, la filiera del caffè si aggiorna?

bieker sandalj
Edy Bieker nel laboratorio Sandalj a Trieste (Foto Pastrovicchio, immagine concessa)

“Sì e no. I giovani, i piccoli torrefattori, soprattutto chi lavora negli specialty, ha più voglia e necessità di aggiornarsi. Anche una parte della grande industria è costretta a rinnovarsi per non restare indietro. Però non tutti lo fanno allo stesso modo: c’è chi lo vive in modo costruttivo e altri solo perché sembra essere un obbligo inevitabile.

Nel mondo del bar la situazione è ancora più evidente: ci sono molte persone poco aggiornate. E ciò che più mi colpisce è che questo tipo di messaggio di preparazione non arriva quasi mai al consumatore finale, che è quello che in realtà mantiene tutta la filiera”.

Un aggiornamento continuo

Edi Bieker in divisa da lavoro

“Sì perché permette di vedere anche l’altra faccia della medaglia, di crescere, di verificare se ciò che si fa è corretto a può essere migliorato e se può dare più risultati sul mercato. Non ci si può fermare dicendo “si è sempre fatto così”, o “così faceva mio padre”. L’aggiornamento deve essere continuo”.

Bieker, l’impressione all’evento è che tra colleghi ci sia stato comunque dialogo e confronto

“Sì, è stato positivo e utile vedere persone della stessa filiera confrontarsi apertamente. In un contesto come questo sarebbe grave se non ci fosse almeno un minimo di allineamento. In generale ho percepito una buona voglia di crescere, chi più chi meno”.

Il consumatore non c’era. Come si può coinvolgerlo? È il consumatore che paga tutto, ma è anche quello che ne sa di meno, spesso volutamente.

“Sì, volutamente, perché non si è mai davvero cercato di raggiungerlo in modo concreto. Il caffè è forse una delle pochissime materie di consumo alimentare che non ha vissuto un vero percorso educativo verso il pubblico. È una domanda che in tanti ci poniamo da anni senza trovare una soluzione concreta.

Il consumatore spesso è ignorante in materia e non gliene si può fare una colpa. Non gli si può parlare in modo troppo tecnico: si annoierebbe. Bisogna incuriosirlo, dargli poche informazioni ma semplici. La parola chiave è semplicità. L’espresso poi è consumato in piedi, spesso di fretta: non è il momento ideale per fare cultura.

È un lavoro lungo e complesso. Condivido un’esperienza: molti anni fa seguivo un bar innovativo aperto in centro a Trieste con il dottor Vinko Sandalj, I Paesi del caffè, troppo avanti per i tempi. C’erano 8 o 9 tipologie diverse, tra monorigini e miscele, e avevamo fatto dei cartelloni con descrizioni semplici e rapide delle loro caratteristiche. Il cliente entrava, magari non leggeva subito, ma tornava incuriosito e iniziava a chiedere informazioni, per poi scegliere in modo guidato. Funzionava.

Vinko Sandalj
Vinko Sandalj

Poi, per poca volontà di continuare quel modello e per la ricerca di maggior incasso, si è perso tutto. Credo che la strada sia quella: semplicità, poche nozioni chiare, e incuriosire il cliente finale“.

Cosa pensa delle associazioni dei consumatori e della Ioro assenza?

“Questo è un dato molto significativo e dimostra quanta poca considerazione abbia il caffè nell’ambito dell’alimentazione. Se nemmeno le associazioni dei consumatori riconoscono il valore del caffè, non si va lontano. Il chicco ha un peso enorme nel mondo, ma non riusciamo a dargli la dignità che merita. Dovrebbe esserci uno sforzo da parte di tutta la filiera per valorizzare il caffè.

Il mondo caffeicolo sembra procedere col freno a mano tirato e siamo fermi allo stesso punto. Chi dovrebbe smuovere la situazione? Le associazioni di categoria, le scuole che formano i baristi e le caffetterie: sono loro in primis che dovrebbero prendere sul serio il caffè, trasferendo ai loro allievi un sapere che arrivi fino al consumatore finale. C’è poi da considerare che on line esistono già delle realtà formative professionali create ad hoc per stimolare e incuriosire soprattutto i consumatori ma che hanno, purtroppo, difficoltà ad affermarsi per lo scarso interesse verso la materia ”

All’orizzonte si vede un altro problema: molte torrefazioni piccole e medie passano la mano

“È una conseguenza del fatto che al caffè non viene riconosciuto un valore adeguato né come prezzo né come prodotto. Con i costi attuali, tra materia prima, gestione, energia, eccetera, per una piccola torrefazione è quasi impossibile sopravvivere. La marginalità è bassissima. Non è un caso che all’estero un espresso costi 3, 4 o 5 euro a seconda della qualità.

Ovviamente viene proposto in maniera diversa: in Italia l’espresso si beve in piedi in 30 secondi. Sembra quasi impossibile aumentare il prezzo e le associazioni dei consumatori sono molto rigide su questo punto. Ma finché non si riuscirà a dare un prezzo proporzionato al valore del prodotto, come accade nel vino e nella birra, sarà difficile che piccoli e medi torrefattori possano prosperare”.

Cosa vede nel futuro del caffè?

“Credo che nella vita ci sia sempre stato un continuo cambiamento e che quasi tutte le battaglie per affrontarlo abbiano trovato un esito positivo. Sono ottimista. Non so quanto tempo ci vorrà, né quale sarà il costo in termini economici e di fatica, tuttavia questa è l’unica strada che il caffè, almeno in Italia, può percorrere: chi si ferma è perduto”.

Dai fondi alla salute: nuova vita per gli scarti del caffè grazie alla ricerca UniRC–Caffè Mauro

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silverskin

REGGIO CALABRIA – Una seconda vita per i sottoprodotti del caffè che potranno esser trasformati in ingredienti utili al benessere delle persone. È questo il risultato del nuovo studio scientifico condotto dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria, con il supporto attivo del team Caffè Mauro di Gruppo Gimoka SpA.

La ricerca, dal titolo “Sustainable recovery of bioactive compounds from coffee silverskin”, ha trovato spazio sulle pagine di Sustainable Food Technology, rivista della Royal Society of Chemistry, tra le più autorevoli nel panorama scientifico.

Il progetto nasce dalla collaborazione ormai pluriennale tra l’Università Mediterranea di Reggio Calabria (UniRC) e il team di Caffè Mauro del Gruppo Gimoka. La ricerca è stata coordinata dalla Prof.ssa Amalia Piscopo e dal Prof. Marco Poiana del Dipartimento di Agraria di UniRC insieme a Valerio Chinè, BU Industrial Director del Gruppo Gimoka, che ha condiviso la supervisione e l’amministrazione del progetto.

Lo studio operativo è stato condotto dalle ricercatrici Miriam Arianna Boninsegna (PhDUniRC) e Alessandra De Bruno (Professoressa dell’Università San Raffaele di Roma), con il contributo di Tiziana Taglieri (R&D Caffè Mauro) per la metodologia e l’analisi formale.

Al centro dell’innovazione c’è la “coffee silverskin“, la pellicola che riveste il chicco di caffè verde e viene separata durante la tostatura. Fino ad oggi gestita prevalentemente come rifiuto o sottoprodotto a basso valore, grazie a questo studio diventa una miniera di antiossidanti.

I ricercatori hanno validato un metodo di estrazione a basso impatto ambientale, che utilizza esclusivamente solventi alimentari come acqua ed etanolo per recuperare composti bioattivi fenolici, in particolare gli acidi clorogenico e caffeico.

Questi composti possiedono potenti proprietà antiossidanti, aprendo scenari applicativi inediti. L’estratto ottenuto, infatti, possiede caratteristiche tali da essere impiegato come ingrediente ad alto valore aggiunto nei settori dell’industria cosmetica, farmaceutica per la produzione di formulati benefici alla salute.

Nel settore alimentare l’utilizzo di tale estratto consente la produzione di alimenti funzionali, capaci pertanto di contribuire al benessere del consumatore e offre la possibilità di estendere la conservabilità degli alimenti arricchiti, grazie all’apporto di costituenti chimici riconosciuti utili anche a rallentare i processi di decadimento qualitativo di tipo microbico e chimico.

La scoperta amplia gli orizzonti già esplorati con le precedenti applicazioni in ambito zootecnico o di conservazione alimentare. Infatti, si tratta del terzo studio frutto di questa collaborazione. Prima si era esplorato l’uso del silverskin nell’alimentazione animale (dai conigli agli ovi-caprini), poi come conservanti naturali per alimenti freschi come il finocchio.

Si tratta di un passo avanti che dà attuazione al Protocollo d’intesa firmato nel 2023 tra l’Ateneo e l’azienda, confermando l’impegno comune verso un modello di economia circolare capace di rispondere agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, in particolare il Goal 3 (Salute e Benessere) e il Goal 12 (Consumo e Produzione Responsabili).

Maggiori informazioni sul sito www.gruppogimoka.com

REPA chiude il 2025 all’insegna di innovazione, persone e impegno sul territorio

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REPA fulfillment center

MILANO – Ricerca rapida tramite tool digitali, distribuzione tempestiva dei ricambi, disponibilità continuativa delle parti originali, insieme all’attenzione verso collaboratori e comunità locale, sono gli elementi chiave dei progetti realizzati da REPA nel secondo semestre del 2025.

Tutto questo a conclusione di un anno che conferma la mission REPA di essere leader nella distribuzione high tech di ricambi fondamentali per ogni riparazione, operando ogni giorno con cura, puntando su persone, innovazione e partnership a lungo termine.

Esposizione a Host Milano all’insegna dell’innovazione

I numerosi schermi interattivi presenti nell’ampio stand REPA e Parts Town a Host Milano 2025 hanno permesso, a oltre 1.200 operatori, di conoscere e approfondire le molteplici funzionalità di ricerca del webshop, le partnership con i costruttori OEM e la presenza globale, mentre l’esperienza di realtà virtuale a 360° ha consentito di esplorare l’innovazione dei centri di distribuzione avanzati in Europa e negli Stati Uniti.

Ricambi originali garantiti anche durante le festività natalizie e nuove partnership

Dando seguito al servizio proposto in estate, REPA garantisce ai partner OEM aderenti all’iniziativa, la distribuzione dei ricambi originali durante il picco di domanda delle festività natalizie. Questo servizio permette ai costruttori di apparecchiature quali forni, lavastoviglie, macchine caffè e macinacaffè, di rallentare le proprie attività e ai tecnici di assicurare il servizio di assistenza fondamentale nel periodo festivo.

Nella seconda metà dell’anno, REPA ha, inoltre, stretto nuovi accordi di distribuzione dei ricambi originali in Italia con il produttore di macchinari per la lavorazione degli impasti Somerset Industries, lo specialista di apparecchiature per cucine industriali Inoksan e il fornitore di attrezzature riscaldanti Hatco.

Nuovo canale di comunicazione

Per rafforzare ulteriormente la comunicazione verso i clienti, in giugno REPA ha lanciato il canale broadcast WhatsApp, che fornisce agli oltre 600 iscritti aggiornamenti su prodotti più richiesti, curiosità e consigli sulla gamma REPA.

Ricerca di nuovi talenti e attenzione alla sicurezza

Per REPA, la formazione continua e l’opportunità di sviluppo professionale dei collaboratori sono aspetti fondamentali. La sezione “Lavora con noi” del sito consente ai nuovi talenti di approfondire i vantaggi di essere parte di una realtà internazionale, con una forte attenzione alla crescita della persona.

Alla fine di novembre, REPA ha organizzato un momento di confronto e riflessione su uno dei valori chiave dell’azienda, la sicurezza in tutte le sue forme, con la presentazione della graphic novel “Non chiamatelo Raptus” di “Anarkikka” in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Iniziative di beneficenza per le comunità locali

Il respiro internazionale di REPA, con la distribuzione dei ricambi in numerosi paesi del mondo, si fonda su una forte presenza locale, garantita, in Italia, dalla sede di Cesena, centro nevralgico di tutte le “operations” da oltre 40 anni.

A conferma dell’attenzione per la comunità locale, REPA ha organizzato la raccolta di generi alimentari da parte dei dipendenti nella “Giornata internazionale della consapevolezza sulle perdite e gli sprechi alimentari” di fine settembre, a sostegno di FEBA, in collaborazione con la Fondazione Banco Alimentare e l’Associazione Emporio Solidale “Il Barco” di Cesena.

“Siamo orgogliosi di chiudere l’anno con un risultato così positivo e soddisfacente, che ci ha permesso di rafforzare la nostra posizione di fornitore leader di mercato per le soluzioni dei ricambi e di ampliare e consolidare partnership chiave nel nostro settore” commenta Alexander Wiegand, CEO di REPA, che continua: “Siamo altrettanto contenti di aver incrementato il nostro impegno nei confronti di iniziative benefiche e comunitarie.

Guardando al futuro, siamo pronti a cogliere con entusiasmo le opportunità che ci attendono, a continuare a promuovere l’innovazione e ad offrire la consueta collaborazione sulla quale la nostra “industry” fa affidamento.”

REPA

REPA è il principale distributore europeo di ricambi per apparecchiature per la ristorazione e la refrigerazione, macchine per il caffè e distributori automatici e partner di fiducia dei costruttori di apparecchiature (OEM), in grado di fornire il pezzo giusto al momento giusto.

Con il più grande stock di ricambi originali e universali al mondo, materiali di consumo e accessori, distribuiti da un network di centri logistici altamente automatizzati in tutta Europa e oltre, REPA garantisce i tempi di consegna più rapidi del settore.

Funzionalità potenziate dall’AI, immagini a 360°, disegni esplosi, manuali tecnici e altre funzioni di ricerca disponibili sulla piattaforma e-commerce e sulla app rendono semplice l’identificazione e l’ordine di ogni articolo.

Un team di esperti del settore aiuta i clienti, in oltre 20 lingue, a trovare la soluzione perfetta per ogni riparazione.

Con REPA, la manutenzione quotidiana delle apparecchiature per la ristorazione non è mai stata così semplice.

REPA è la divisione europea di Parts Town Unlimited.

Coffee & Food Pairing: Mauro Illiano rivoluziona il ruolo del caffè a tavola

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Il frontespizio del libro

In Coffee & Food Pairing, Mauro Illiano firma un contributo destinato a far discutere, portando il caffè fuori dal ruolo marginale di fine pasto e dentro il cuore della gastronomia contemporanea. Studio, metodo e visione si intrecciano in un manuale che parla a chef, sommelier e professionisti curiosi. Leggiamo in seguito le sue parole a riguardo.

La nuova frontiera del caffè: oltre la tazzina, nel cuore della gastronomia

di Mauro Illiano

Scrivere questo libro, Coffee & Food Pairing, non è stato per me un semplice esercizio di stile, ma un atto di ribellione necessaria contro un dogma culturale che vede il caffè confinato a un ruolo marginale e frettoloso di fine pasto.

Per troppo tempo, nelle sale dei ristoranti, abbiamo ignorato che il caffè è in realtà un ingrediente dalla complessità straordinaria, capace di competere con il vino o la birra per varietà di profili sensoriali.

Uno Sforzo di Studio e Ricerca

Dietro queste pagine si cela un impegno di studio immenso, volto a decodificare una materia prima che possiede oltre mille composti aromatici volatili — più del doppio rispetto a un bicchiere di vino rosso. Abbiamo analizzato come ogni singola variabile, dal terroir guatemalteco o brasiliano fino alla qualità chimica dell’acqua, possa trasformare radicalmente la bevanda estratta.

Il mio obiettivo è stato fornire a sommelier e chef uno strumento tecnico che permetta di governare l’amarezza, l’acidità e la persistenza del caffè per trasformarlo in un partner ideale per la cucina.

La complessità del sistema COFFEAT®

fiore di abbinamento

La vera sfida scientifica è stata però la creazione del sistema di assaggio COFFEAT®. Non volevo un semplice elenco di abbinamenti, ma un metodo rigoroso e universale. Questo sistema si fonda su due pilastri fondamentali, rappresentati graficamente come “fiori” per facilitare la comprensione dei parametri:

  1. Il Fiore Attitudinale: Questa scheda serve a mappare preventivamente la predisposizione di un cibo a incontrarsi con diverse categorie di caffè. Suddividiamo il caffè in dieci “petali” che includono botanica (Arabica vs Robusta), grado di tostatura (chiara vs scura), metodi di estrazione (filtro, moka, espresso) e l’eventuale aggiunta di latte. Assegnando un valore da 0 a 3 a ogni petalo, determiniamo se una pietanza è pronta ad accogliere, ad esempio, l’acidità citrica di un’arabica kenyota o la densità sciropposa di un espresso.
  2. Il Fiore di Abbinamento: Entriamo qui nel cuore della tecnica. Attraverso l’assaggio simultaneo, valutiamo cinque “match” speculari tra le sensazioni del cibo (untuosità, sapidità, cremosità) e quelle del caffè (amarezza, acidità, corpo). Ogni interazione viene pesata matematicamente per stabilire se l’abbinamento sia armonico o addirittura perfetto.
  3. Il “Sensus”: la clausola di chiusura: Poiché la gastronomia è fatta anche di sfumature intangibili, ho introdotto il concetto di Sensus. È una voce libera che assegna un bonus o un malus (da -3 a +3) a sensazioni che sfuggono ai petali standard, come la temperatura tra calice e piatto o affinità aromatiche balsamiche e metalliche. È l’ultimo tocco di sensibilità umana che valida la scientificità della scheda.

Dalla teoria alla pratica

Non abbiamo risparmiato lo sforzo nei test pratici. Abbiamo messo alla prova il caffè contro i giganti della cucina italiana: dagli Spaghetti alla Carbonara, che richiedono l’amarezza sgrassante di una Robusta, fino al Branzino al sale, che esalta la purezza citrica di un caffè etiope estratto in Chemex.

Coffee & Food Pairing è dunque l’inizio di una nuova era gastronomica. Il caffè ha finalmente scoperto la sua duttilità e si erge oggi a competitor delle bevande storiche, diventando risorsa preziosa per chiunque voglia esplorare orizzonti sensoriali inediti.

La presentazione del manuale è fissata per il 20 Gennaio all’interno del Sigep World di Rimini, dove alle ore 14.15 al Sustainability District – Hall B1 finalmente il testo sarà svelato.

Mauro Illiano – autore

Mauro Illiano

Massimiliano Marchesi porta l’espresso ad Atene per la settimana di promozione della cucina italiana nel mondo

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Massimiliano Marchesi (immagine concessa)

Massimiliano Marchesi, coffee trainer, parla della sua esperienza ad Atene nell’ambito della settimana di promozione della cucina italiana nel mondo. Leggiamo di seguito le considerazioni dell’esperto.

Il caffè italiano protagonista ad Atene con l’Istituto italiano di cultura durante la settimana della cucina italiana nel mondo

di Massimiliano Marchesi

ATENE – Nell’ambito della settimana di promozione della cucina italiana nel mondo, giunta alla sua decima edizione, ho avuto il piacere e l’onore di partecipare a un evento dedicato al caffè italiano organizzato dall’Istituto italiano di cultura di Atene.

L’iniziativa, organizzata con il supporto tecnico della Guida dei caffè e delle torrefazioni d’Italia, partner della campagna Italian Coffee Style promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, si è svolta sabato 29 novembre nella splendida sede dell’Istituto, al numero 47 di Patissìon.

L’edificio, elegante e ricco di storia, rappresenta da quasi un secolo un ponte tra Italia e Grecia nella promozione della nostra cultura.

Il mio intervento, introdotto dal saluto istituzionale del direttore dell’Istituto Francesco Neri e realizzato con il prezioso supporto tecnico di De’Longhi Grecia, si è incentrato sulla storia e sull’evoluzione dell’espresso italiano e della moka. Ho ripercorso le tappe storiche della diffusione del caffè in Europa, soffermandomi su alcuni momenti simbolici come l’apertura dello storico Caffè Florian di Venezia.

Ho raccontato come, tra Settecento e Ottocento, la bevanda abbia gradualmente sostituito vino e alcolici come stimolanti intellettuali, trovando posto nei salotti borghesi e nei centri della cultura letteraria, politica e filosofica del nostro Paese.

L’incontro ha assunto sin da subito un carattere molto interattivo, grazie alla viva partecipazione del pubblico greco, numeroso e curioso.

La presentazione (immagine concessa)

Le domande sono state numerose e mi hanno permesso di approfondire temi legati alla preparazione domestica del caffè, alla corretta conservazione dei chicchi e a sfatare alcuni miti ancora molto diffusi: come l’idea che la moka non debba mai essere lavata o che il decaffeinato sia un caffè “di serie B”.

Per rendere ancora più concreta la narrazione, ho guidato una sessione di degustazione di tre diversi espressi: una miscela 100% Arabica, una miscela composta al 50% da Arabica e al 50% da Robusta, e infine uno Specialty coffee fornito dalla torrefazione ateniese TAF.

Le estrazioni sono state effettuate con macchine automatiche De’Longhi dotate di macinacaffè integrato, così da valorizzare al meglio il caffè in grani appena macinato e dimostrare che è possibile ottenere un espresso di qualità anche nella propria cucina di casa.

Il percorso didattico è proseguito con un momento di coffee pairing che ha riscosso grande entusiasmo tra i partecipanti. Ho proposto tre abbinamenti: la miscela 100% Arabica con un cioccolatino gianduiotto piemontese, lo Specialty Coffee Arabica con un amaretto, e infine la miscela Arabica-Robusta con Parmigiano Reggiano stagionato 24 mesi.

Quest’ultimo abbinamento, insolito ma sorprendente, ha suscitato molta curiosità e ha permesso di percepire note aromatiche comuni al cappuccino e al tiramisù. È stato un esempio concreto di come il caffè possa uscire dai suoi contesti tradizionali – colazione, dopo pasto, pausa caffè – per entrare in dialogo con il mondo del cibo salato, in particolare con i formaggi, giocando sull’affinità sensoriale con il latte.

L’evento ha dimostrato quanto il caffè, se raccontato con passione e competenza, possa essere riscoperto anche da un pubblico non tecnico ma abituato a consumarlo quotidianamente, come quello greco.

La celebrazione dell’espresso italiano ha così contribuito a rafforzare la percezione del caffè come prodotto identitario del Made in Italy e a evidenziarne il valore come strumento di dialogo culturale, capace di promuovere le eccellenze italiane all’estero.

Andrej Godina, curatore della Guida dei Caffè e delle Torrefazioni d’Italia, ha commentato con entusiasmo il successo dell’evento di Atene: “la Guida sta iniziando a essere utilizzata esattamente nel modo in cui io e Mauro Illiano l’avevano immaginata fin dalla prima edizione, uno strumento concreto per valorizzare la filiera italiana del caffè e, allo stesso tempo, un manuale pratico per operatori e consumatori, utile a esplorare le migliaia di sfumature di flavore che le torrefazioni italiane esprimono nei propri stabilimenti, distribuiti in tutto il territorio nazionale. Sono certo che nei prossimi anni il caffè riuscirà a conquistare il suo giusto posto all’interno della cucina italiana, acquisendo un nuovo valore e affermandosi come una vera e propria bevanda gastronomica, capace di differenziarsi per metodo di estrazione e profilo sensoriale”.

L’esperienza ad Atene è stata per me particolarmente significativa: ho potuto condividere la cultura del caffè italiano con un pubblico attento e coinvolto, in un contesto che unisce storia, bellezza architettonica e passione per l’Italia. Eventi come questo dimostrano che il caffè è molto più di una bevanda: è un rito sociale, un elemento culturale, un veicolo di connessione tra popoli e tradizioni”.

                                                                                              Massimiliano Marchesi