domenica 28 Dicembre 2025
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Palazzo Chigi, la svolta di Giorgia Meloni: basta Nespresso, torna il made in Italy e arrivano, via IVS Italia, ben 90mila capsule Lavazza

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giorgia meloni riforma decreto chigi
Giorgia Meloni (immagine presa da Facebook)

Dopo le polemiche sollevate anche lo scorso anno dalla scelta di acquistare capsule in alluminio della svizzera Nespresso (ne abbiamo parlato qui), quest’anno la Presidenza del Consiglio dei ministri è tornata sui suoi passi ed ha cambiato strada. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Michela Angelici per il quotidiano Il Messaggero.

Capsule soltanto se made in Italy: la clamorosa svolta di Palazzo Chigi

ROMA – Dal prossimo anno anche il caffè servito all’interno di Palazzo Chigi tornerà a essere rigorosamente made in Italy.

Dopo le polemiche sollevate lo scorso anno dalla scelta di acquistare 67.400 capsule della svizzera Nespresso per i dipendenti e gli ospiti, quest’anno la Presidenza del Consiglio del ministri ritorna sui suoi passi e cambia strada, tornando su una via tutta italiana.

Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, infatti, negli ultimi mesi Palazzo Chigi avrebbe ordinato un nuovo stock di capsule, in una quantità compresa tra le 70 e le 96 mila unità, optando questa volta per una fornitura interamente italiana firmata Ivs Italia Spa, l’azienda italiana specializzata in distributori automatici di bevande ed entrata nella galassia Lavazza lo scorso anno.

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Amigos Caffè, i primi 45 anni: chiude il 2025 in crescita con oltre 9 milioni di fatturato

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Arianna Mingardi, Amigos Caffè (foto concessa)
Arianna Mingardi, Amigos Caffè (foto concessa)

Amigos Caffè chiude il 2025 con numeri in crescita, superando i 9 milioni di euro di fatturato nell’anno del suo 45° anniversario. La storica torrefazione di Muggia consolida la sua forte vocazione internazionale, esportando il 93% della produzione in 28 Paesi. Tra fiere estere, investimenti e nuovi progetti in arrivo, l’azienda guarda al 2026 puntando su innovazione, sostenibilità e comunicazione. Leggiamo in seguito l’articolo pubblicato su Il Nord Est.

Amigos Caffè in crescita, punta a nuovi mercati e ricavi oltre i 9 milioni

MUGGIA (TRIESTE) – Un anno ancora in crescita quello che si sta chiudendo per Amigos Caffè. La torrefazione di Muggia, che il 19 dicembre ha compiuto 45 anni di attività, manderà in archivio un 2025 con oltre 9 milioni di fatturato.

Presente in 28 Paesi, con rapporti consolidati in 26 di questi, l’azienda esporta il 93% del prodotto tra Centro, Nord ed Est Europa, Egitto e Arabia Saudita. Proprio da Riad è appena rientrato un team composto da un bartender e due agenti fluenti in arabo che hanno preso parte a Host Arabia, la fiera dedicata all’ospitalità professionale che quest’anno per la prima volta ha affiancato all’evento di Milano una manifestazione nel mercato saudita, dal 15 al 17 dicembre.

Unici rappresentanti del caffè triestino. «Abbiamo portato il “capo in b” anche a Riad: abbiamo servito 2.000 tazzine di caffè in tre giorni, per un totale di 14 chili di caffè», racconta Mingardi.

«Abbiamo raccolto tanti contatti, poi vedremo in cosa si tradurranno. Intanto abbiamo creato curiosità: mi entusiasma sapere che ci sono dei mercati aperti a sorprendersi dei prodotti made in Italy ed è bello sapere di aver portato non solo Amigos, ma anche un po’ di Italia e di Trieste a Riad».
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Padre Paolo Benanti interviene al Trieste Coffee Experts 2025 sul tema caffè, intelligenza artificiale, potere

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TRIESTE – “Ogni tecnologia introduce una forma di potere. E oggi l’intelligenza artificiale decide già chi ha in mano i frutti del nostro lavoro”.

Con questa riflessione Padre Paolo Benanti, teologo francescano ed esperto di etica dell’innovazione, ha aperto l’edizione 2025 del Trieste Coffee Experts, il summit internazionale ideato dalla famiglia Bazzara che ha riunito a Trieste i principali protagonisti della filiera del caffè.

Benanti – consulente di ONU, Vaticano e Governo italiano, docente alla LUISS Guido Carli e alla Seattle University – ha portato al centro del dibattito un tema che va oltre la tecnologia: il controllo economico e industriale dei processi in unepoca in cui anche settori tradizionali come il caffè stanno diventando software-defined.

“Oggi gli oggetti non sono più definiti solo dalla loro materia – ha spiegato – ma dal software che li governa. Noi compriamo l’hardware, ma il software resta in licenza. Questo significa che il valore, e spesso anche il potere decisionale, si sposta altrove”.

Un meccanismo già evidente negli smartphone e nel settore automotive, ma sempre più presente anche nella filiera del caffè: dalle macchine dotate di chip e sensori fino alle piattaforme che raccolgono e analizzano i dati di consumo.

Il rischio, secondo Benanti, è chiaro: nel breve periodo le soluzioni “chiavi in mano” possono sembrare convenienti, ma nel medio-lungo termine delegano a fornitori terzi l’esecuzione dei processi e quindi una parte crescente della marginalità. “Se non si governa questa trasformazione – ha aggiunto – si rischia di perdere non solo il controllo produttivo, ma anche i frutti economici del proprio lavoro”.

Accanto alle criticità, lintelligenza artificiale apre però scenari di forte opportunità. Applicata alla produzione, può migliorare la qualità, ridurre gli scarti, ottimizzare i consumi energetici e preservare competenze che rischiano di andare perdute. “La datificazione dei processi – ha spiegato – consente di fare ricerca e sviluppo in modo nuovo, anche attraverso modelli cooperativi tra imprese, evitando di dipendere esclusivamente da grandi player tecnologici esterni”.

Un altro fronte riguarda il consumo e la somministrazione. L’IA può rendere accessibili esperienze qualitative elevate anche in assenza del barista, ampliando i contesti di consumo e creando nuovi mercati. “Le interfacce intelligenti – ha osservato Benanti – sono in grado di tradurre il linguaggio del consumatore in scelte di prodotto, personalizzando l’offerta e restituendo valore all’intera filiera”.

Non manca però un’ulteriore variabile economica: l’energia. “L’intelligenza artificiale non vive in astratto, ma nei data center – ha ricordato – e consuma enormi quantità di elettricità”. In alcune aree degli Stati Uniti, come l’Ohio, l’aumento dei data center ha portato a rincari delle bollette fino al 77% in un solo anno.

“In un contesto come quello europeo, dove l’energia è già cara, questo rischio può tradursi in un mark-up sui prodotti, mettendo fuori mercato filiere d’eccellenza come quella del caffè italiano”.

Il messaggio finale è un invito alla governance. “Non si tratta di fermare linnovazione, ma di negoziarne lo sviluppo secondo un approccio etico, che tuteli i legittimi interessi di chi crea valore”. Un concetto che Benanti definisce “Algoretica”: un uso dell’intelligenza artificiale capace di sostenere il lavoro umano, anziché indebolirlo.

 

Brambati festeggia i primi 80 anni tra passione, ingegno, innovazione e futuro: celebra il traguardo a HostMilano e debutta il nuovissimo brandbook per la comunicazione del marchio

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Gli 80 anni di Brambati (immagine concessa)

CODEVILLA (Pavia) – Ottant’anni non sono soltanto un numero: sono storie, volti, sfide e successi che hanno costruito un’azienda. Il 2025 è stato per Brambati S.p.A. un anno speciale, un anno in cui il passato e il futuro si sono incontrati in un’unica, emozionante celebrazione.

Un viaggio lungo ottant’anni

Dal 1945, quando tutto è iniziato in una piccola officina, Brambati ha percorso una strada fatta di passione e ingegno. Ogni macchina progettata, ogni innovazione introdotta, ogni cliente soddisfatto racconta la stessa storia: quella di un’azienda che ha saputo crescere senza mai perdere la propria anima.

Ottant’anni di lavoro significano generazioni che si sono tramandate competenze e valori, con un obiettivo chiaro: offrire al mondo del caffè soluzioni che uniscono qualità, tecnologia e rispetto per l’ambiente.

La mostra ad HostMilano

Per celebrare questo traguardo, Brambati ha scelto il palcoscenico più prestigioso: HostMilano 2025. Qui, nello stand dedicato, è nata una mostra unica: “80 anni di storia e innovazione”.

Il traguardo di Brambati (immagine concessa)

Non era solo un’esposizione di macchine e progetti: era un racconto visivo e sensoriale. Fotografie d’epoca, documenti storici, i primi modelli di impianti .Ogni dettaglio parlava di dedizione, di sfide vinte, di un percorso che ha trasformato Brambati da realtà locale a leader internazionale.

brambati
La tradizione incontra il futuro (immagine concessa)

Molti visitatori hanno raccontato di aver provato un’emozione particolare: quella di vedere come la tradizione possa dialogare con il futuro. Perché Brambati non si è fermata alla celebrazione: ha presentato le sue nuove tecnologie, pensate per un mondo più sostenibile e digitale.

Guardare avanti con la stessa passione ed il Brandbook

Se il passato è stato straordinario, il futuro promette ancora di più. Digitalizzazione, efficienza energetica, riduzione dell’impatto ambientale: sono queste le sfide che Brambati affronta con la stessa determinazione che l’ha guidata per ottant’anni.

HostMilano 2025 è stata la prova che innovazione e storia possono convivere, e che il cuore di Brambati batte forte, pronto a scrivere nuovi capitoli.

La mostra (immagine concessa)

Un altro traguardo significativo che Brambati celebra in questo anno speciale è l’ultimazione del proprio brandbook, uno strumento fondamentale che sarà operativo dal 2026. Questo documento racchiude linee guida chiare e coerenti per la comunicazione visiva e verbale del marchio, garantendo uniformità e riconoscibilità in ogni contesto, dai materiali promozionali alle piattaforme digitali.

Il brandbook non è solo un manuale grafico, ma un vero e proprio manifesto dell’identità Brambati, pensato per rafforzare il legame con i clienti e trasmettere i valori che da 80 anni contraddistinguono l’azienda: innovazione, affidabilità e attenzione al dettaglio.

Con questa iniziativa, Brambati si prepara a entrare nel futuro con una strategia di branding solida e moderna, in linea con le esigenze di un mercato globale sempre più competitivo.

Ottant’anni sono un traguardo, ma per Brambati sono soprattutto un punto di partenza. Con la fiducia dei clienti e la passione di chi ogni giorno lavora per migliorare il mondo del caffè, il viaggio continua. E il futuro, come il caffè, sarà intenso e ricco di aromi.

Il 2025 segna un capitolo importante nella storia di Brambati S.p.A., un’azienda che guarda al futuro con la stessa passione che l’ha guidata per ottant’anni. Innovazione, qualità e sostenibilità continueranno a essere i pilastri su cui costruire i prossimi traguardi.

illycaffè, chiude il 2025 con circa 690 milioni di fatturato, nel 2026 al via la torrefazione negli Stati Uniti, Scocchia: “Produrremo oltre oceano almeno il 20% del caffè venduto nel mercato USA”

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Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè (immagine concessa)

TRIESTE – Nonostante le difficoltà del mercato globale del caffè, illycaffè chiude il 2025 con risultati decisamente positivi e si prepara ad avviare la torrefazione del proprio caffè anche negli Stati Uniti.

Cristina Scocchia, amministratrice delegata del gruppo con sede a Trieste, fa il punto sull’anno che si avvia alla conclusione in un’intervista al Corriere della Sera.

L’azienda ha registrato una crescita a doppia cifra e risultati positivi in tutti i mercati e canali di distribuzione.

Scocchia sottolinea che la decisione di limitare gli aumenti di prezzo per i consumatori finali si è rivelata vincente: “Nonostante il forte aumento dei costi delle materie prime abbia comportato una riduzione dei margini, il fatturato continua a crescere”.

“La nostra strategia sta funzionando e siamo soddisfatti di questo risultato di fine anno. Nonostante un contesto complesso e sempre più difficile, non abbiamo rallentato, anzi abbiamo accelerato. Il fatturato del 2025 si attesta intorno ai 690 milioni di euro (808 milioni di dollari), in crescita del 10% rispetto al 2024. Una crescita a doppia cifra è stata registrata anche in Italia, con un +11%, e negli Stati Uniti, con un +19% a cambi costanti”, ha dichiarato Scocchia nell’intervista.

Scocchia ha espresso particolare soddisfazione per i risultati ottenuti negli Stati Uniti, dove è tutto pronto per la firma di un accordo con un partner americano per produrre localmente una parte del caffè commercializzato nel mercato statunitense.

“Abbiamo completato un lungo e approfondito processo per individuare un partner: a partire dai primi mesi del nuovo anno produrremo negli Stati Uniti il 15–20% di ciò che vendiamo in quel mercato.

Questa scelta ci permetterà di essere più flessibili, di avere un accesso più agevole alla catena di approvvigionamento e di innovare, poiché saremo più vicini al consumatore finale”.

Tè e cioccolato, il viaggio sensoriale di Elisa Moratello: nella videolezione l’arte dell’abbinamento tra culture, aromi e tecniche

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Workshop Tea e Sensory Skills

MILANO – Degustare tè e cioccolato non è un semplice esercizio di assaggio, ma un percorso sensoriale che richiede metodo, conoscenza e capacità di ascoltare ciò che accade al palato.

Lo ha dimostrato con rigore e passione Elisa Moratello in collaborazione con MUMAC Academy, fondatrice dal 2019 di Teatips, UK Tea Academy Certified e Tea Taster riconosciuta anche dal Governo Cinese, che nella sua recente videolezione ci ha portato alla scoperta di un dialogo inusuale e sorprendente tra infusi e cacao.

Tra tè e cioccolato

La lezione si è aperta con un excursus sull’origine del tè, sulla sua diffusione e sulle numerose famiglie che lo compongono, dal verde al nero, dal bianco agli oolong a varie ossidazioni, fino ai tè fermentati.

Parallelamente, Moratello ha ricostruito il percorso del cioccolato, dalle piantagioni alle fasi di produzione, sottolineando come il profilo aromatico di una tavoletta dipenda tanto dal terroir del cacao quanto dalle scelte di fermentazione e tostatura.

Due mondi solo apparentemente distanti, accomunati invece da un ventaglio aromatico estremamente sfaccettato e da una straordinaria sensibilità alle tecniche di lavorazione.

La degustazione

Il cuore della videolezione ha riguardato il metodo di degustazione. Moratello ha illustrato come osservare le foglie, valutarne l’aspetto, riconoscerne la fragranza, e come ascoltare il sorso nelle sue fasi evolutive. Allo stesso modo, ha mostrato come avvicinarsi al cioccolato: spezzare la tavoletta con le mani, lasciare che un piccolo frammento si sciolga lentamente e analizzare il modo in cui questo si intreccia con gli aromi lasciati dal tè.

Un processo che non si limita all’abbinamento, ma lo spinge oltre, perché richiede di riconoscere contrasti e assonanze, di individuare ciò che differenzia e ciò che unisce due prodotti caratterizzati da un’identità sensoriale (apparentemente) complessa.

I cioccolati e i tè degustati

La selezione di cioccolati in degustazione proveniva interamente da Marou, marchio fondato nel 2010 in Vietnam da Samuel Maruta e Vincent Mourou e oggi riconosciuto come uno dei pionieri del bean-to-bar asiatico.

Il brand si distingue per la lavorazione locale delle fave di cacao, spesso poco tostate per preservarne le sfumature più fini, e per la collaborazione diretta con coltivatori e fermentatori. Le tavolette scelte per la videolezione, ovvero un fondente al 70% Tien Giang, un 68% con kumquat e un cioccolato al latte al 48% lavorato con tè al gelsomino, hanno offerto un panorama aromatico variegato che ha permesso ai partecipanti di cogliere differenze e possibili armonie.

Altrettanto curata e particolare la selezione di tè: il Tie Guan Yin Roasted dalla provincia di Fujian, un oolong tostato caratterizzato da eleganti note calde; il Jasmine Snow, tè verde al gelsomino dello stesso territorio, scelto per la sua delicatezza floreale; e il Red Shan, oolong vietnamita dell’area di Ha Giang, un tè dal carattere pieno e complesso.

Tre protagonisti capaci di raccontare non soltanto tradizioni produttive diverse, ma anche la naturale versatilità del tè nel dialogare con il cacao.

Barcellona: 30 milioni di investimenti per il nuovo terminal del caffè, che sarà uno dei più moderni e sostenibili al mondo

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Barcelona
Da sinistra a destra: José Miguel Masiques, CEO di Masiques, José Alberto Carbonell, presidente del Porto di Barcellona, Pere Navarro, delegato speciale del governo spagnolo per Czfb, e Marc Tauste, direttore generale di Bit (credits: Port de Barcelona)

MILANO – Un investimento di 30 milioni di euro per il nuovo terminal del caffè del porto di Barcellona, massimo scalo spagnolo per il commercio di questa commodity, con un volume annuo di 210.000 tonnellate, gestito da Barcelona International Terminal, S.A.(Bit). Il progetto è stato presentato in una conferenza stampa, la settimana scorsa. A finanziarlo saranno il Consorzio della Zona Franca di Barcellona (Czfb), in misura pari a 20 milioni, e il Porto di Barcellona, per i rimanenti 10 milioni.

Le attuali infrastrutture di Bit saranno spostate in una nuova area del distretto portuale catalano lasciando spazio all’espansione del terminal di Elian Barcelona, divisione spagnola di Viserion Group.

Il nuovo terminal del caffè sorgerà su un’area di oltre 53.000 metri quadrati, che Czfb avrà in concessione per i prossimi cinquant’anni.

Esso comprenderà due magazzini collegati da una tettoia, uffici, servizi e uno spazio per il carico e lo scarico dei camion.

L’area edificata avrà una superficie di 27.500 metri quadrati circa. Le strutture saranno dotate di impianti solari termici e fotovoltaici e di avanzati sistemi di controllo della temperatura e dell’umidità, per garantire le condizioni ottimali di stoccaggio del caffè verde. I lavori saranno completati in 3 anni.

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HostMilano 2025, la voce degli espositori: tecnologie, visioni e nuove rotte

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Le nuove tendenze di HostMilano (immagine concessa)

MILANO – Un hub dell’innovazione, che riunisce tutti gli attori della filiera in un confronto che riflette le trasformazioni in corso nell’ospitalità globale. Questo è stato HostMilano 2025.

Automazione, digitalizzazione, sostenibilità, nuovi modelli produttivi e stili di consumo si intrecciano per anticipare le direzioni che stanno ridisegnando il mercato, come raccontano i protagonisti.

Efficienza, energia e nuove soluzioni per la cucina professionale

Evoluzioni che emergono con chiarezza nelle parole di Rational: “Vediamo una richiesta sempre più forte di soluzioni versatili, capaci di accelerare i flussi di lavoro garantendo al tempo stesso una qualità costante”, osserva Federica Padrin, marketing director Italia. “Per esempio, proponiamo un forno che combina aria calda, vapore e microonde, ottenendo una riduzione dei tempi di cottura fino al 30% e un uso più razionale di energia, acqua e risorse”.

“Nel mondo bakery, l’automazione si evolve verso un modello cooperativo”, aggiunge Marcus Gansloser, ceo di Wiesheu. “Per noi innovazione significa partire dal punto vendita e mettere la tecnologia al servizio delle persone. Con soluzioni che rendono più semplice la gestione quotidiana della cottura, garantendo qualità costante nei prodotti da forno e riducendo gli sprechi energetici anche grazie al riutilizzo intelligente dei materiali e dei componenti”.

Anche Moretti Forni guarda ai trend consolidati: “Le tre tendenze principali sono servizio veloce, facilità d’uso e ricerca della qualità” afferma il ceo Mario Moretti. “L’efficienza energetica rimane centrale e l’adozione dei forni elettrici è oggi una risposta concreta per contenere consumi e costi operativi. La crescita più dinamica arriva dai mercati fuori Europa, un elemento che orienta sempre più l’evoluzione dei nostri prodotti e delle nostre soluzioni.”

Dalla refrigerazione al lavaggio e oltre: l’innovazione passa dalla tecnologia

“La refrigerazione professionale si sta trasformando rapidamente”, sottolinea Norman Sarabelli, Product Marketing Manager Iarp (Epta). “per questo la nostra nuova gamma nasce da un’analisi approfondita del mercato e introduce un nuovo standard di efficienza, design e sostenibilità: aumenta la capacità di carico fino al 40% e migliora la distribuzione dell’aria, con un impatto diretto sui consumi”.

Sulla stessa traiettoria si muove CIAM: “Interpretiamo l’intelligenza applicata alla refrigerazione come un’evoluzione del design. L’obiettivo è usare l’automazione come alleata dell’esperienza d’uso”, evidenzia l’azienda. “Dai sistemi di apertura automatica alle superfici attive in vetro, fino alle tecnologie no-ice e ai nuovi inverter, puntiamo a creare sistemi espositivi ad alte prestazioni, pienamente personalizzabili e in linea con gli standard di ecodesign”.

Nel campo del lavaggio professionale, Comenda concentra l’attenzione sulla produttività e sull’ottimizzazione dei flussi. “Le nostre sono lavastoviglie del tempo presente, pensate per l’efficienza e la razionalizzazione delle risorse”, spiega l’azienda. “I modelli a capote con movimentazione automatica e i sistemi di lavaggio a traino in configurazione ad angolo riducono i tempi morti e migliorano la gestione operativa”.

La trasformazione digitale attraversa tutte le filiere e trova un’applicazione diretta nel lavoro di Zucchetti Hospitality. “Con Amico Robot vediamo una sempre maggiore integrazione tra robotica di servizio e piattaforme digitali”, osserva Carlo Broglia, Business Integration Manager. “L’obiettivo è costruire ecosistemi in cui automazione, pagamenti, gestione dei dati e strumenti di marketing lavorano insieme per semplificare il lavoro quotidiano e migliorare l’esperienza dell’utente finale”.

Affluenza qualificata e nuove occasioni di business

La qualità dei visitatori professionali è emersa con forza nei commenti degli espositori, con una presenza costante e un pubblico internazionale preparato e orientato a decisioni d’acquisto. Gli incontri con interlocutori qualificati, dalle catene globali ai professionisti specializzati, hanno aperto nuove opportunità di business e consolidato relazioni strategiche con i mercati esteri. La manifestazione si è confermata un contesto dove si sono intrecciate dimensione commerciale e relazionale, offrendo alle aziende un accesso diretto ai decisori e un osservatorio sul riscontro dei mercati verso le soluzioni presentate.

Il percorso verso la prossima Host si apre nel segno di una tecnologia sempre più connessa, efficiente e sostenibile. L’appuntamento per scoprire in quale direzione si muoveranno queste evoluzioni è a Fiera Milano dal 22 al 26 ottobre 2027.

Hausbrandt insieme ad Arte Laguna Prize a sostegno della cultura

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Il logo Hausbrandt (immagine concessa)

Prosegue la partnership tra Hausbrandt e la nuova edizione di Arte Laguna Prize. Il gruppo triestino affianca il premio creando un ecosistema di relazioni mettendo in relazione artisti e aziende. Tra i partner del premio anche Ventana e La Ghisolana. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Rosalba Cignetti per Il Giornale dell’Arte.

La partnership tra Hausbrandt e Arte Laguna Prize

TRIESTE – Hausbrandt, storico marchio italiano del caffè, fondato a Trieste nel 1892, è oggi un gruppo strutturato che opera nel settore food & beverage di alta gamma, con una forte proiezione internazionale e un posizionamento che lega qualità produttiva, cura dell’esperienza e costruzione di immaginario.

Nel tempo il gruppo ha sviluppato un’idea di marca che va oltre il prodotto, lavorando sul concetto di convivialità, incontro e contaminazione culturale, restando fedele a un’idea di impresa come luogo di relazione, scambio e produzione di senso.

La costruzione del brand passa attraverso il racconto della materia prima, la cura del design, l’attenzione per i luoghi e per i rituali del consumo, inteso come esperienza condivisa, senza rinunciare a una forte dimensione culturale. In questa visione l’arte entra sia come linguaggio connaturato all’impresa sia come alleato strategico.

La partnership con Arte Laguna Prize va letta esattamente in questa chiave. Non si tratta di un semplice sostegno economico a un premio d’arte, bensì dell’adesione a una piattaforma culturale che lavora sugli stessi asset di valori: internazionalità, apertura, pluralità di linguaggi, centralità dell’esperienza.

Arte Laguna Prize, nato nel 2006, funziona oggi come un dispositivo complesso che unisce selezione artistica, esposizione pubblica, networking professionale e dialogo con il sistema produttivo. Un dispositivo all’interno del quale Hausbrandt non si limita a sostenere il premio, ma interviene sul contesto, rafforzando la dimensione relazionale e conviviale dell’esperienza artistica.

La presenza del gruppo negli spazi espositivi, in particolare durante la mostra collettiva all’Arsenale Nord di Venezia, contribuisce a costruire un clima relazionale.

Il caffè diventa tempo sospeso, pausa, occasione di conversazione tra artisti, curatori, giurati, collezionisti e pubblico. Un gesto quotidiano che si trasforma in infrastruttura sociale dell’evento, rafforzando l’idea di arte come pratica viva e condivisa e non solo come esperienza isolata o puramente contemplativa.

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Il rito del caffè italiano: un viaggio tra tradizioni, tazzine e territori

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Una tazzina di caffè (foto concessa)

In Italia il caffè è molto più di una bevanda: è un rito quotidiano che unisce gusto, socialità e identità culturale. Parlare di “caffè italiano” al singolare, però, significa ignorare le profonde differenze che caratterizzano tradizioni, gesti e strumenti da Nord a Sud. Dalla scelta della tazzina alla temperatura di servizio, ogni dettaglio racconta un territorio. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicato su Napoli Village.

Il rito del caffè italiano: viaggio nelle tradizioni regionali da Nord a Sud

NAPOLI – In Italia, il consumo di caffè trascende il semplice atto di bere una bevanda per elevarsi a vera e propria liturgia laica, un momento di pausa, socializzazione e piacere sensoriale che scandisce il ritmo della giornata lavorativa e domestica.

Tuttavia, definire un unico “caffè italiano” rappresenta una semplificazione che ignora il ricco mosaico di consuetudini locali che attraversano la penisola. Dalle Alpi alle isole, le modalità di preparazione, il servizio e persino il recipiente utilizzato mutano sensibilmente, riflettendo la storia e il carattere di ogni specifico territorio.

Comprendere queste sfumature è essenziale per apprezzare la complessità di quello che viene definito l’oro nero, trasformando ogni sorso in un’esperienza culturale oltre che gustativa.

Geografie del gusto: dal vetro alla ceramica bollente

Spostandosi attraverso lo stivale, si incontrano abitudini di servizio diametralmente opposte che testimoniano la biodiversità culturale del Paese. A Trieste, città dal profondo legame con la cultura mitteleuropea, l’espresso viene spesso servito in un bicchierino di vetro, il cosiddetto “gocciato”, che permette di ammirare le sfumature di colore e la texture della crema attraverso la trasparenza delle pareti.

Scendendo verso Sud, e in particolare a Napoli, il rituale si fa più rigoroso e strettamente legato alla temperatura: la tazza deve essere di ceramica spessa e rovente, riscaldata spesso con acqua bollente o vapore, per mantenere lo shock termico e preservare l’aroma intenso della miscela robusta.

È in questo contesto variegato che la scelta delle tazzine da caffè assume un ruolo cruciale per rispettare l’etichetta locale. La forma e il materiale non sono dettagli casuali, bensì strumenti funzionali che modificano la percezione organolettica della bevanda.

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