martedì 23 Dicembre 2025
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illycaffè, chiude il 2025 con circa 690 milioni di fatturato, nel 2026 al via la produzione negli Stati Uniti, Scocchia: “Tosteremo localmente il 20% del caffè venduto nel mercato USA”

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cristina scocchia
Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè (immagine concessa)

TRIESTE – Nonostante le difficoltà del mercato globale del caffè, illycaffè chiude il 2025 con risultati decisamente positivi e si prepara ad avviare la torrefazione del proprio caffè anche negli Stati Uniti.

Cristina Scocchia, amministratrice delegata del gruppo con sede a Trieste, fa il punto sull’anno che si avvia alla conclusione in un’intervista al Corriere della Sera.

L’azienda ha registrato una crescita a doppia cifra e risultati positivi in tutti i mercati e canali di distribuzione.

Scocchia sottolinea che la decisione di limitare gli aumenti di prezzo per i consumatori finali si è rivelata vincente: “Nonostante il forte aumento dei costi delle materie prime abbia comportato una riduzione dei margini, il fatturato continua a crescere”.

“La nostra strategia sta funzionando e siamo soddisfatti di questo risultato di fine anno. Nonostante un contesto complesso e sempre più difficile, non abbiamo rallentato, anzi abbiamo accelerato. Il fatturato del 2025 si attesta intorno ai 690 milioni di euro (808 milioni di dollari), in crescita del 10% rispetto al 2024. Una crescita a doppia cifra è stata registrata anche in Italia, con un +11%, e negli Stati Uniti, con un +19% a cambi costanti”, ha dichiarato Scocchia nell’intervista.

Scocchia ha espresso particolare soddisfazione per i risultati ottenuti negli Stati Uniti, dove è tutto pronto per la firma di un accordo con un partner americano per produrre localmente una parte del caffè commercializzato nel mercato statunitense.

“Abbiamo completato un lungo e approfondito processo per individuare un partner: a partire dai primi mesi del nuovo anno produrremo negli Stati Uniti il 15–20% di ciò che vendiamo in quel mercato.

Questa scelta ci permetterà di essere più flessibili, di avere un accesso più agevole alla catena di approvvigionamento e di innovare, poiché saremo più vicini al consumatore finale”.

Tè e cioccolato, il viaggio sensoriale di Elisa Moratello: nella videolezione l’arte dell’abbinamento tra culture, aromi e tecniche

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Workshop Tea e Sensory Skills

MILANO – Degustare tè e cioccolato non è un semplice esercizio di assaggio, ma un percorso sensoriale che richiede metodo, conoscenza e capacità di ascoltare ciò che accade al palato.

Lo ha dimostrato con rigore e passione Elisa Moratello in collaborazione con MUMAC Academy, fondatrice dal 2019 di Teatips, UK Tea Academy Certified e Tea Taster riconosciuta anche dal Governo Cinese, che nella sua recente videolezione ci ha portato alla scoperta di un dialogo inusuale e sorprendente tra infusi e cacao.

Tra tè e cioccolato

La lezione si è aperta con un excursus sull’origine del tè, sulla sua diffusione e sulle numerose famiglie che lo compongono, dal verde al nero, dal bianco agli oolong a varie ossidazioni, fino ai tè fermentati.

Parallelamente, Moratello ha ricostruito il percorso del cioccolato, dalle piantagioni alle fasi di produzione, sottolineando come il profilo aromatico di una tavoletta dipenda tanto dal terroir del cacao quanto dalle scelte di fermentazione e tostatura.

Due mondi solo apparentemente distanti, accomunati invece da un ventaglio aromatico estremamente sfaccettato e da una straordinaria sensibilità alle tecniche di lavorazione.

La degustazione

Il cuore della videolezione ha riguardato il metodo di degustazione. Moratello ha illustrato come osservare le foglie, valutarne l’aspetto, riconoscerne la fragranza, e come ascoltare il sorso nelle sue fasi evolutive. Allo stesso modo, ha mostrato come avvicinarsi al cioccolato: spezzare la tavoletta con le mani, lasciare che un piccolo frammento si sciolga lentamente e analizzare il modo in cui questo si intreccia con gli aromi lasciati dal tè.

Un processo che non si limita all’abbinamento, ma lo spinge oltre, perché richiede di riconoscere contrasti e assonanze, di individuare ciò che differenzia e ciò che unisce due prodotti caratterizzati da un’identità sensoriale (apparentemente) complessa.

I cioccolati e i tè degustati

La selezione di cioccolati in degustazione proveniva interamente da Marou, marchio fondato nel 2010 in Vietnam da Samuel Maruta e Vincent Mourou e oggi riconosciuto come uno dei pionieri del bean-to-bar asiatico.

Il brand si distingue per la lavorazione locale delle fave di cacao, spesso poco tostate per preservarne le sfumature più fini, e per la collaborazione diretta con coltivatori e fermentatori. Le tavolette scelte per la videolezione, ovvero un fondente al 70% Tien Giang, un 68% con kumquat e un cioccolato al latte al 48% lavorato con tè al gelsomino, hanno offerto un panorama aromatico variegato che ha permesso ai partecipanti di cogliere differenze e possibili armonie.

Altrettanto curata e particolare la selezione di tè: il Tie Guan Yin Roasted dalla provincia di Fujian, un oolong tostato caratterizzato da eleganti note calde; il Jasmine Snow, tè verde al gelsomino dello stesso territorio, scelto per la sua delicatezza floreale; e il Red Shan, oolong vietnamita dell’area di Ha Giang, un tè dal carattere pieno e complesso.

Tre protagonisti capaci di raccontare non soltanto tradizioni produttive diverse, ma anche la naturale versatilità del tè nel dialogare con il cacao.

Barcellona: 30 milioni di investimenti per il nuovo terminal del caffè, che sarà uno dei più moderni e sostenibili al mondo

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Barcelona
Da sinistra a destra: José Miguel Masiques, CEO di Masiques, José Alberto Carbonell, presidente del Porto di Barcellona, Pere Navarro, delegato speciale del governo spagnolo per Czfb, e Marc Tauste, direttore generale di Bit (credits: Port de Barcelona)

MILANO – Un investimento di 30 milioni di euro per il nuovo terminal del caffè del porto di Barcellona, massimo scalo spagnolo per il commercio di questa commodity, con un volume annuo di 210.000 tonnellate, gestito da Barcelona International Terminal, S.A.(Bit). Il progetto è stato presentato in una conferenza stampa, la settimana scorsa. A finanziarlo saranno il Consorzio della Zona Franca di Barcellona (Czfb), in misura pari a 20 milioni, e il Porto di Barcellona, per i rimanenti 10 milioni.

Le attuali infrastrutture di Bit saranno spostate in una nuova area del distretto portuale catalano lasciando spazio all’espansione del terminal di Elian Barcelona, divisione spagnola di Viserion Group.

Il nuovo terminal del caffè sorgerà su un’area di oltre 53.000 metri quadrati, che Czfb avrà in concessione per i prossimi cinquant’anni.

Esso comprenderà due magazzini collegati da una tettoia, uffici, servizi e uno spazio per il carico e lo scarico dei camion.

L’area edificata avrà una superficie di 27.500 metri quadrati circa. Le strutture saranno dotate di impianti solari termici e fotovoltaici e di avanzati sistemi di controllo della temperatura e dell’umidità, per garantire le condizioni ottimali di stoccaggio del caffè verde. I lavori saranno completati in 3 anni.

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HostMilano 2025, la voce degli espositori: tecnologie, visioni e nuove rotte

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Le nuove tendenze di HostMilano (immagine concessa)

MILANO – Un hub dell’innovazione, che riunisce tutti gli attori della filiera in un confronto che riflette le trasformazioni in corso nell’ospitalità globale. Questo è stato HostMilano 2025.

Automazione, digitalizzazione, sostenibilità, nuovi modelli produttivi e stili di consumo si intrecciano per anticipare le direzioni che stanno ridisegnando il mercato, come raccontano i protagonisti.

Efficienza, energia e nuove soluzioni per la cucina professionale

Evoluzioni che emergono con chiarezza nelle parole di Rational: “Vediamo una richiesta sempre più forte di soluzioni versatili, capaci di accelerare i flussi di lavoro garantendo al tempo stesso una qualità costante”, osserva Federica Padrin, marketing director Italia. “Per esempio, proponiamo un forno che combina aria calda, vapore e microonde, ottenendo una riduzione dei tempi di cottura fino al 30% e un uso più razionale di energia, acqua e risorse”.

“Nel mondo bakery, l’automazione si evolve verso un modello cooperativo”, aggiunge Marcus Gansloser, ceo di Wiesheu. “Per noi innovazione significa partire dal punto vendita e mettere la tecnologia al servizio delle persone. Con soluzioni che rendono più semplice la gestione quotidiana della cottura, garantendo qualità costante nei prodotti da forno e riducendo gli sprechi energetici anche grazie al riutilizzo intelligente dei materiali e dei componenti”.

Anche Moretti Forni guarda ai trend consolidati: “Le tre tendenze principali sono servizio veloce, facilità d’uso e ricerca della qualità” afferma il ceo Mario Moretti. “L’efficienza energetica rimane centrale e l’adozione dei forni elettrici è oggi una risposta concreta per contenere consumi e costi operativi. La crescita più dinamica arriva dai mercati fuori Europa, un elemento che orienta sempre più l’evoluzione dei nostri prodotti e delle nostre soluzioni.”

Dalla refrigerazione al lavaggio e oltre: l’innovazione passa dalla tecnologia

“La refrigerazione professionale si sta trasformando rapidamente”, sottolinea Norman Sarabelli, Product Marketing Manager Iarp (Epta). “per questo la nostra nuova gamma nasce da un’analisi approfondita del mercato e introduce un nuovo standard di efficienza, design e sostenibilità: aumenta la capacità di carico fino al 40% e migliora la distribuzione dell’aria, con un impatto diretto sui consumi”.

Sulla stessa traiettoria si muove CIAM: “Interpretiamo l’intelligenza applicata alla refrigerazione come un’evoluzione del design. L’obiettivo è usare l’automazione come alleata dell’esperienza d’uso”, evidenzia l’azienda. “Dai sistemi di apertura automatica alle superfici attive in vetro, fino alle tecnologie no-ice e ai nuovi inverter, puntiamo a creare sistemi espositivi ad alte prestazioni, pienamente personalizzabili e in linea con gli standard di ecodesign”.

Nel campo del lavaggio professionale, Comenda concentra l’attenzione sulla produttività e sull’ottimizzazione dei flussi. “Le nostre sono lavastoviglie del tempo presente, pensate per l’efficienza e la razionalizzazione delle risorse”, spiega l’azienda. “I modelli a capote con movimentazione automatica e i sistemi di lavaggio a traino in configurazione ad angolo riducono i tempi morti e migliorano la gestione operativa”.

La trasformazione digitale attraversa tutte le filiere e trova un’applicazione diretta nel lavoro di Zucchetti Hospitality. “Con Amico Robot vediamo una sempre maggiore integrazione tra robotica di servizio e piattaforme digitali”, osserva Carlo Broglia, Business Integration Manager. “L’obiettivo è costruire ecosistemi in cui automazione, pagamenti, gestione dei dati e strumenti di marketing lavorano insieme per semplificare il lavoro quotidiano e migliorare l’esperienza dell’utente finale”.

Affluenza qualificata e nuove occasioni di business

La qualità dei visitatori professionali è emersa con forza nei commenti degli espositori, con una presenza costante e un pubblico internazionale preparato e orientato a decisioni d’acquisto. Gli incontri con interlocutori qualificati, dalle catene globali ai professionisti specializzati, hanno aperto nuove opportunità di business e consolidato relazioni strategiche con i mercati esteri. La manifestazione si è confermata un contesto dove si sono intrecciate dimensione commerciale e relazionale, offrendo alle aziende un accesso diretto ai decisori e un osservatorio sul riscontro dei mercati verso le soluzioni presentate.

Il percorso verso la prossima Host si apre nel segno di una tecnologia sempre più connessa, efficiente e sostenibile. L’appuntamento per scoprire in quale direzione si muoveranno queste evoluzioni è a Fiera Milano dal 22 al 26 ottobre 2027.

Hausbrandt insieme ad Arte Laguna Prize a sostegno della cultura

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hausbrandt
Il logo Hausbrandt (immagine concessa)

Prosegue la partnership tra Hausbrandt e la nuova edizione di Arte Laguna Prize. Il gruppo triestino affianca il premio creando un ecosistema di relazioni mettendo in relazione artisti e aziende. Tra i partner del premio anche Ventana e La Ghisolana. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Rosalba Cignetti per Il Giornale dell’Arte.

La partnership tra Hausbrandt e Arte Laguna Prize

TRIESTE – Hausbrandt, storico marchio italiano del caffè, fondato a Trieste nel 1892, è oggi un gruppo strutturato che opera nel settore food & beverage di alta gamma, con una forte proiezione internazionale e un posizionamento che lega qualità produttiva, cura dell’esperienza e costruzione di immaginario.

Nel tempo il gruppo ha sviluppato un’idea di marca che va oltre il prodotto, lavorando sul concetto di convivialità, incontro e contaminazione culturale, restando fedele a un’idea di impresa come luogo di relazione, scambio e produzione di senso.

La costruzione del brand passa attraverso il racconto della materia prima, la cura del design, l’attenzione per i luoghi e per i rituali del consumo, inteso come esperienza condivisa, senza rinunciare a una forte dimensione culturale. In questa visione l’arte entra sia come linguaggio connaturato all’impresa sia come alleato strategico.

La partnership con Arte Laguna Prize va letta esattamente in questa chiave. Non si tratta di un semplice sostegno economico a un premio d’arte, bensì dell’adesione a una piattaforma culturale che lavora sugli stessi asset di valori: internazionalità, apertura, pluralità di linguaggi, centralità dell’esperienza.

Arte Laguna Prize, nato nel 2006, funziona oggi come un dispositivo complesso che unisce selezione artistica, esposizione pubblica, networking professionale e dialogo con il sistema produttivo. Un dispositivo all’interno del quale Hausbrandt non si limita a sostenere il premio, ma interviene sul contesto, rafforzando la dimensione relazionale e conviviale dell’esperienza artistica.

La presenza del gruppo negli spazi espositivi, in particolare durante la mostra collettiva all’Arsenale Nord di Venezia, contribuisce a costruire un clima relazionale.

Il caffè diventa tempo sospeso, pausa, occasione di conversazione tra artisti, curatori, giurati, collezionisti e pubblico. Un gesto quotidiano che si trasforma in infrastruttura sociale dell’evento, rafforzando l’idea di arte come pratica viva e condivisa e non solo come esperienza isolata o puramente contemplativa.

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Il rito del caffè italiano: un viaggio tra tradizioni, tazzine e territori

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Una tazzina di caffè (foto concessa)

In Italia il caffè è molto più di una bevanda: è un rito quotidiano che unisce gusto, socialità e identità culturale. Parlare di “caffè italiano” al singolare, però, significa ignorare le profonde differenze che caratterizzano tradizioni, gesti e strumenti da Nord a Sud. Dalla scelta della tazzina alla temperatura di servizio, ogni dettaglio racconta un territorio. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicato su Napoli Village.

Il rito del caffè italiano: viaggio nelle tradizioni regionali da Nord a Sud

NAPOLI – In Italia, il consumo di caffè trascende il semplice atto di bere una bevanda per elevarsi a vera e propria liturgia laica, un momento di pausa, socializzazione e piacere sensoriale che scandisce il ritmo della giornata lavorativa e domestica.

Tuttavia, definire un unico “caffè italiano” rappresenta una semplificazione che ignora il ricco mosaico di consuetudini locali che attraversano la penisola. Dalle Alpi alle isole, le modalità di preparazione, il servizio e persino il recipiente utilizzato mutano sensibilmente, riflettendo la storia e il carattere di ogni specifico territorio.

Comprendere queste sfumature è essenziale per apprezzare la complessità di quello che viene definito l’oro nero, trasformando ogni sorso in un’esperienza culturale oltre che gustativa.

Geografie del gusto: dal vetro alla ceramica bollente

Spostandosi attraverso lo stivale, si incontrano abitudini di servizio diametralmente opposte che testimoniano la biodiversità culturale del Paese. A Trieste, città dal profondo legame con la cultura mitteleuropea, l’espresso viene spesso servito in un bicchierino di vetro, il cosiddetto “gocciato”, che permette di ammirare le sfumature di colore e la texture della crema attraverso la trasparenza delle pareti.

Scendendo verso Sud, e in particolare a Napoli, il rituale si fa più rigoroso e strettamente legato alla temperatura: la tazza deve essere di ceramica spessa e rovente, riscaldata spesso con acqua bollente o vapore, per mantenere lo shock termico e preservare l’aroma intenso della miscela robusta.

È in questo contesto variegato che la scelta delle tazzine da caffè assume un ruolo cruciale per rispettare l’etichetta locale. La forma e il materiale non sono dettagli casuali, bensì strumenti funzionali che modificano la percezione organolettica della bevanda.

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Il caffè da abbinare al pranzo di Natale: l’incontro con Mauro Illiano inaspettato tra caffè e tortellini in brodo

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Tazzina di caffè

Il caffè può sorprendere anche a pranzo, abbinandosi ai tortellini in brodo.
Un 100% Arabica, tostato chiaro ed estratto a filtro, con acidità brillante, bilancia grassezza e sapidità. Leggiamo in seguito alcuni suggerimenti di Mauro Illiano.

Il caffè da abbinare al pranzo di Natale: l’incontro inaspettato tra caffè e tortellini in brodo

Prossimi al Natale, è bene iniziare a pensare al caffè in maniera estrosa, esplorando territori che superano i confini della pasticceria.

Durante i lavori di preparazione del mio manuale “Coffee & Food pairing”, che presenterò al SIGEP World di Rimini a Gennaio, ho avuto modo di sperimentare abbinamenti audaci, e devo confidarvi che uno dei più affascinanti è stato proprio quello tra il caffè e il re della tavola natalizia emiliana: il tortellino in brodo.

Il caffè possiede una gamma aromatica e strutturale così vasta da potersi abbinare armoniosamente a piatti complessi e sapidi, trasformando una tradizione radicata in una sofisticata esperienza sensoriale.

La chiave per un abbinamento riuscito risiede nel dialogo tra la profondità del brodo e la vibrante acidità del chicco.

Il match perfetto tra caffè e tradizione salata

Il tortellino in brodo è un trionfo di sapidità, grassezza e umami. La sfoglia sottile accoglie un ripieno ricco di carne e Parmigiano Reggiano, il tutto immerso in un brodo di cappone o manzo che avvolge il palato.

Di fronte a tale densità di sapori, il caffè non deve limitarsi a pulire la bocca, ma deve elevare le note tostate della pasta e la componente grassa del brodo con eleganza.

Il caffè selezionato deve possedere precise caratteristiche organolettiche:

Amarezza: deve essere quasi assente. Note amare troppo marcate entrerebbero in conflitto con la sapidità del ripieno e del brodo, creando una sensazione metallica sgradevole.

Acidità: richiesta a un livello alto e brillante. L’acidità è l’elemento fondamentale in questo pairing: deve fungere da “lama” capace di tagliare la grassezza del brodo e del midollo, rinfrescando il palato ad ogni sorso.

Dolcezza: deve essere naturale e complessa, capace di bilanciare la punta di sale del Parmigiano.

Corpo: un corpo leggero e setoso (tea-like) è l’ideale per non appesantire ulteriormente la struttura del piatto.

I caffè suggeriti per i tortellini

La specie botanica d’elezione è il 100% Arabica, preferibilmente proveniente da alture elevate dove lo sviluppo degli acidi organici è più pronunciato. Origini come il Kenya o la Colombia sono perfette per la loro capacità di offrire note agrumate e di frutti rossi che contrastano magnificamente la ricchezza animale del brodo.

La tostatura gioca un ruolo cruciale: una tostatura chiara è indispensabile. Questo profilo preserva l’acidità malica e citrica, evitando sentori di bruciato che rovinerebbero la delicatezza della sfoglia.

Quanto al metodo di estrazione, per questo abbinamento il caffè filtro (V60 o Chemex) è decisamente superiore all’espresso. La tazza lunga, pulita e aromatica permette di sorseggiare la bevanda quasi come fosse un consommé parallelo, creando un gioco di temperature e profumi unico.

La questione della struttura: una danza di pesi e misure

Oltre al profilo aromatico, la struttura gioca un ruolo determinante nel pairing.

In gastronomia, l’armonia si raggiunge spesso per analogia di peso: un piatto robusto richiede una bevanda altrettanto strutturata. Tuttavia, nel caso dei tortellini in brodo, ci troviamo di fronte a un paradosso affascinante.

Sebbene il piatto sia ricco e “pesante” per ingredienti, la sua consistenza è fluida. Un caffè troppo denso o sciropposo rischierebbe di impastare il palato, saturando le papille gustative.

La scelta di un’estrazione a filtro non è dunque casuale: la sua consistenza acquosa e leggera rispecchia la fluidità del brodo, permettendo al caffè di insinuarsi tra le pieghe della sfoglia senza sovrastarla.

La struttura del caffè deve agire come un velo di seta: deve avere la forza di sostenere i sapori intensi del ripieno, ma la leggerezza necessaria per scivolare via insieme al brodo, lasciando la bocca fresca e pronta per un nuovo assaggio.

L’abbinamento perfetto: Kenya lavato in filtro

L’abbinamento ideale che concretizza queste indicazioni è un Kenya lavato, estratto con metodo V60.

Il motivo di questa scelta risiede nel contrasto dinamico. Le note di ribes nero, pomodoro maturo e agrumi, tipiche dei grandi caffè kenioti, dialogano con la sapidità del tortellino, esaltandone la dolcezza della carne.

L’acidità spiccata pulisce perfettamente la patina grassa lasciata dal brodo sul palato, lasciando una sensazione di estrema pulizia e invitando al cucchiaio successivo.

In conclusione, l’abbinamento tra caffè e piatti salati è una frontiera affascinante dove la regola d’oro rimane l’equilibrio.

Scegliendo il chicco giusto, il caffè smette di essere solo un fine pasto e diventa un ingrediente attivo, capace di elevare un classico della tradizione natalizia a un’esperienza gastronomica d’avanguardia.

Ditta Artigianale apre la settima caffetteria a Firenze con specialty coffee e pane fresco

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L'espresso di Ditta Artigianale

Ditta Artigianale espande la sua presenza a Firenze con la settima caffetteria in città, affiancata da uno store a Milano, confermando la vocazione per l’ospitalità moderna e internazionale.

In via Solferino, il nuovo locale unisce specialty coffee di eccellenza a un design urbano, essenziale e minimale, con bancone a vista e atmosfere contemporanee. L’offerta spazia dai micro-lotti di caffè espresso e monorigine alle proposte signature, colazioni, brunch e pane fresco della bakery interna. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicato su Ristorazione Moderna.

Ditta Artigianale sale a quota 7 caffetterie a Firenze

FIRENZE – Nella natia Firenze, Ditta Artigianale amplia il proprio network di caffetterie evolute con la settima location cittadina (a cui si aggiunge uno store milanese). In via Solferino, a pochi passi dal fiume Arno, l’insegna fondata da Francesco Sanapo e Patrick Hoffer aggiunge una nuova location che unisce la ricerca e il gusto della torrefazione specialty a un ambiente urbano, essenziale e contemporaneo pensato per i coffee lover di ultima generazione.

Ditta Artigianale scommette ancora su Firenze (e ora vende anche pane fresco)

“Il nostro settimo locale è una dichiarazione di intenti: continuare a spingere Firenze verso un’idea di hospitality moderna, internazionale e coraggiosa. La nostra forza è l’identità italiana e fiorentina, ma la nostra visione è globale. Innoviamo la tradizione senza mai tradirla, la portiamo al passo con il mondo. Abbiamo osato nel design e soprattutto nel caffè, con micro-lotti unici dei migliori produttori: perché crediamo che la città meriti esperienze nuove, qualità autentica e luoghi capaci di ispirare. È così che Ditta Artigianale restituisce a Firenze ciò che Firenze ci dà ogni giorno”, ha affermato Sanapo.
Il nuovo spazio, che si estende su 130 mq e offre cinquanta posti a sedere, presenta un’ampia selezione di specialty coffee: dalle miscele per espresso come Mamma Mia e Jump, ai caffè monorigine serviti in estrazione espresso (il cosiddetto Espresso Italiano Moderno) e con diversi metodi filtro come V60 e Aeropress. Immancabili le proposte signature, dal celebre Coffeemisù al nuovo Dubai Choc Cafè, ispirato al trend internazionale del Dubai Chocolate.
A queste delizie si aggiungono le referenze pensate per la colazione (con i celebri cinnamon buns e i croissant realizzati internamente dalla bakery di Ditta Artigianale), il brunch, il business lunch e l’aperitivo. Infine, spazio alla vendita di pane fresco, sempre realizzato dalla bakery interna.

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Carlo Cracco apre a Roma: ecco quando e dove inaugurerà il nuovo ristorante Viride

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carlo cracco Michelin
Carlo Cracco

Roma continua ad attrarre i grandi nomi dell’alta cucina e si prepara ad accogliere anche Carlo Cracco. Dopo essere diventata la città italiana con il maggior numero di ristoranti stellati Michelin, la Capitale rafforza il suo ruolo di polo gastronomico d’eccellenza. Tra aperture di lusso e firme internazionali, il 2026 segna un nuovo capitolo per la ristorazione romana. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicato su Leggo.

Carlo Cracco apre a Roma il suo primo ristorante a due passi da Montecitorio: il menù di Viride a base di cucina romana e i prezzi

ROMA – Carlo Cracco apre a Roma. La Capitale dopo esser diventata la città italiana con più ristoranti stellati Michelin – con 19 locali premiati nell’edizione 2026 della guida solo nel tessuto urbano a cui si aggiungono altri consolidati indirizzi di alta cucina nella provincia,- continua a calamitare grandi firme e chef di talento.

All’apertura, un anno fa, del Ristorante Alain Ducasse Roma, a pochi passi da Piazza del Popolo, ha fatto seguito l’approdo a Roma di una star del calibro di Robert De Niro che ha inaugurato, nella via della Dolce Vita, Nobu Roma, insegna glamour di sua proprietà di cucina giapponese. E mentre l’assegnazione di nuove stelle a ristoranti come Ineo e La Terrazza dell’Hotel Eden, stanno consolidando la sua posizione di Capitale italiana anche dell’alta cucina, arriva la conferma dell’approdo di Carlo Cracco, più volte annunciato negli ultimi 24 mesi, presso l’hotel Corinthia Rome, in Piazza del Parlamento, da febbraio 2026.

Carlo Cracco: ecco quando e dove aprirà il nuovo ristorante

Si chiamerà Viride il nuovo ristorante gestito da Carlo Cracco. L’apertura è prevista a Roma a febbraio 2026. La location sarà all’interno del lussuoso Hotel Corinthia Rome, alle spalle di Montecitorio.

L’edificio, progettato dall’architetto Marcello Piacentini nel 1914, ha ospitato la sede centrale della Banca d’Italia in piazza del Parlamento, nello storico quartiere di Campo Marzio. Il locale sarà aperto al pubblico anche a colazione e dunque affiancato da un bar mentre l’offerta gastronomica, curata dallo chef stellato, in collaborazione con l’Executive chef Alessandro Buffolino, offre un menù che unisce i grandi classici romani rielaborati, insieme alle sue celebri ricette.

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A Torino nasce il Café di Galerie de Beauté: la nuova caffetteria di Sinatra in piazza San Carlo

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Una tazzina di caffè (foto concessa)

Una nuova caffetteria debutta nel cuore di Torino: la profumeria Sinatra di piazza San Carlo si amplia e inaugura il Café di Galerie de Beauté, uno spazio raffinato su due livelli con dehors. Un indirizzo pensato per accompagnare dalla colazione all’aperitivo, aperto non solo ai clienti della boutique ma a tutta la città. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicate su La Repubblica.

C’è un nuovo caffè in piazza San Carlo a Torino: lo ha aperto Sinatra

TORINO – Una nuova caffetteria apre nel salotto cittadino. Da qualche giorno la profumeria Sinatra di piazza San Carlo, a Torino, si è ingrandita e ha aperto, nei locali che furono della gioielleria Garaffo, il suo caffè battezzato Café di Galerie de Beauté. Uno spazio su due livelli e con dehors pensato per servire colazioni, pranzi e aperitivi e non solo per la clientela della profumeria.

Sinatra disponeva già di un bar al piano superiore, oltre che di una urban spa e di servizi di coiffeur e barberia, a questi si sono aggiunti anche i locali dell’ex gioielleria e un’ampia sala al piano -1 che vende oggettistica per la casa. I lavori di ristrutturazione e adattamento sono durati circa sei mesi, giusto in tempo per inaugurare i nuovi spazi nel periodo che precede il Natale.

Ora l’attività comprende sei vetrine su piazza San Carlo per un totale di 1300 metri quadri. Un bel traguardo e una bella sfida per Mara Sinatra e Gianfranco Tagliaferri, titolari di Sinatra Profumerie assieme alle figlie Erica e Greta.

La famiglia è oggi proprietaria di nove boutique tra Torino e provincia che contano 50 dipendenti. Il primo negozio è stato aperto nel 1985 in via Nizza, poche settimane fa sono stati inaugurati i nuovi punti vendita di Ciriè e Rivarolo, mentre l’arrivo in piazza San Carlo risale al 2016 e ha visto collaborazioni ambiziose con marchi come Guerlain e visite di personaggi come Brunello Cucinelli.
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