giovedì 06 Novembre 2025
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Roastipedia è in arrivo: Paolo Scimone sullo smartphone, crea con l’algoritmo la miscela a prova di tostatore in tutto il mondo

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Paolo Scimone presenta Roastipedia @coffeeandlucas @myMediastudio
Paolo Scimone presenta Roastipedia @coffeeandlucas @myMediastudio

MILANO – Nel bel mezzo del caos di HostMilano, sull’account Instagram di Paolo Scimone, fondatore della micro roastery HisMajesty The Coffee, è comparso l’annuncio (più che altro verrebbe da dire, il trailer) della nuova piccola e grande rivoluzione di questo professionista del chicco specialty: Roastipedia.

Di che si tratta e che cos’altro si può anticipare fin qui di questa piattaforma digitale al servizio di appassionati e addetti ai lavori, lo racconta il diretto ideatore.

Roastipedia è già un nome parlante, ci può dire che cosa ci dobbiamo aspettare?

“Roastipedia è un’app utilizzabile su smartphone Android e iOS, nata per poter raggiungere quei mercati in cui logisticamente è difficile arrivare, come ad esempio nel Sud Est asiatico o nel Sud America dove risulta ancora oggi complesso inserirsi da consulente esterno. Allora mi sono detto, dato che le informazioni su internet per quanto riguarda il roasting sono spesso scarse e non accurate, l’IA non dà risposte sensate, come potevo riempire questo gap formativo?”

E così parte Roastipedia in collaborazione con Paolo Perego, ricercatore del Politecnico di Milano

Una delle schermate di Roastipedia (foto concessa)

Che ha varie funzioni: è possibile creare le miscele personalizzate, inserendo i profili che si vogliono ottenere, con tutti i descrittori del caffè (floreale, fruttato, dark chocolate…), impostando delle barre di intensità da 0 a 10, sulle quali si può indicare cosa si vuole avere in tazza.

I caffè si possono scegliere ad esempio in base a quello che si ha già in magazzino, oppure pensando a tutti quelli disponibili nel proprio mercato di riferimento (se si è in Europa o in Asia) o di tutto il mondo, o ancora se si vuole utilizzare solo Arabica, Arabica e Robusta o soltanto Robusta. A questo punto si può stabilire un entry level price, medio o premium.

È possibile anche decidere un massimo (sino a 10) di quante origini si vogliono usare nella miscela. Roastipedia funziona attraverso alcuni algoritmi, ma il lavoro più significativo viene svolto da quello genetico cioè quello che gestisce gli incroci del DNA e che si occupa di realizzare una miscela con una certa percentuale di accuratezza.

Spiega meglio Scimone: “Tu hai creato la tua ricetta, impostando i parametri e la materia prima: l’algoritmo comunica che quella miscela ha l’85% di accuratezza, indicando anche quanto si distanzia dalle tue richieste inziali su corpo e note aromatiche.

Se si trova al di sotto di una certa soglia percentuale che ancora stiamo valutando, il programma condivide la miscela ma non si fa pagare per averla ottenuta. Ti suggerisce però come ottenere il risultato che vorresti avere e dove migliorare per aumentare quella percentuale di accuratezza. Sotto il 50% non viene proprio visualizzata la miscela.”

Come funziona il sistema di pagamento di Roastipedia?

O si acquistano dei token, ovvero dei gettoni che a seconda della funzione corrispondono ad un determinato costo, oppure si acquista un abbonamento, mensile o annuale.

Scimone racconta: “L’idea dietro Roastipedia è semplice: proporre un abbonamento entry level in cui c’è un limite all’utilizzo di una funzione (una miscela e un profilo al mese) e uno flat illimitato. Stiamo valutando anche l’opzione di limitare la funzionalità (ad esempio nella scelta del caffè da usare e nella quantità di flavour).

Esisterà poi una versione ethic free per far comprendere la potenzialità dell’app nel suo primo utilizzo: creando una miscela con 3-4 flavour principali, 4 caffè più tipici, sarà possibile giocare con il proprio blend molto basic. Per l’utente home è ideale e allo stesso tempo può essere un modo divertente per attirare il professionista che vuole poi sbloccare tutte le funzioni. “

Roastipedia non è finita qui

Perché esiste anche la possibilità di impostare profili di tostatura, sia per monorigine che per miscela, inserendo i dati di origine del caffè, il processo di lavorazione, densità e umidità, la macchina tostatrice (modello e capienza), destinazione del prodotto (filtro, cupping, espresso e per quale mercato? Capsule o cialde (quali) e la grammatura).

A quel punto, si può ricavare il profilo di tostatura da replicare nel software (in futuro l’idea è quella di rendere possibile il dialogo tra i vari sistemi) facendo inquadrare la tostatrice con lo smartphone, per seguire la curva sul cellulare. Sullo sfondo del display, si noterà la curva trovata e sopra quella che va a comporsi sul display dello smartphone.

Avere Paolo Scimone sullo smartphone con Roastipedia

Ultima funzione, che verrà implementata nel 2026, scattare una foto ad una miscela tostata per poter scomporne per quanto possibile il suo contenuto, in modo da essere sicuri che ciò che viene acquistato corrisponda a quello che viene consegnato.

Verso metà dicembre sarà disponibile per essere scaricare su Apple. Attualmente in inglese, sarà poi tradotta in altre lingue sul mercato.

Altra chicca svelata alla fine da Scimone: “Roastipedia si basa come già detto su di un algoritmo utilizzato per il DNA, e per questo non rilascia lo stesso risultato due volte. Se ad esempio dieci persone vogliono ottenere la stessa tazzina impostando intensità e descrittori allo stesso modo, otterranno magari la stessa percentuale di accuratezza ma in una ricetta diversa. Non ci sarà alcun appiattimento delle miscele, sul mercato.”

Gianluigi Goi parla della Palestina e caffè in risposta al racconto dell’Osservatore Romano “Una volta al posto del muro c’erano gli ulivi”

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goi
Colombe con tazzina ("ILLUSTRAZIONE DI NICOLò TURBESI - OSSERVATORE ROMANO 13 SETTEMBRE 2025")

Gianluigi Goi è un nostro lettore nonché giornalista di fama riconosciuta; è affezionato a queste pagine alle quali, con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista, ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre intriganti.

Questa volta Goi parla della Palestina, ulivi e caffè, ispirato dall’illustrazione di Nicolò Turbesi e dal Racconto del Sabato “Una volta al posto del muro c’erano gli ulivi” a firma di Pino Petruzzelli (1962), inedito pubblicato lo scorso 13 settembre per l’Osservatore Romano.

Palestina, ulivi e caffè

di Gianluigi Goi

MILANO – “Stringe il cuore la costatazione, in questi tempi così angoscianti, che “una volta al posto del muro c’erano gli ulivi”. <Un uliveto va osservato tutto: dal cielo alla terra> asserisce con convinzione la poetessa Letizia D. e io, che “vorrei scrivere di olivi: / Di foglie argentate e impolverate. / Di tronchi torti, di ombre / con sprazzi di luce” non esito a confessare di soffrire: <Di un pianto, di un loro pianto.>.

Oggi soffro come tutti gli uomini di buona volontà perché, ci ricorda di certo non casualmente il poeta palestinese (probabilmente il loro più famoso), Mahmoud Darwish: <Il ritratto, per l’olivo, non è né verde né argento. / L’olivo è il colore della pace, se la pace avesse bisogno / di un colore.>.

Non bastasse, oggi ho assaggiato – con Letizia D. – l’olio nuovo, / aveva l’aspro e il dolce dell’anno trascorso, / con i nostri pensieri e con l’amore>.

Un viaggiatore attento e risoluto, forse un pellegrino alla ricerca di sé stesso, sbarca in Israele nel vecchio porto di Jaffa, quello famoso, ai tempi, per gli omonimi pompelmi coltivati con tecniche irrigue di precisione che hanno fatto epoca.

Allora, Israele era un faro di civiltà e un giardino di democrazia. “Una cinquantina di chilometri e sono a Gerusalemme dove trovo alloggio a pochi passi dall’Orto degli Ulivi. Qui, più che altrove, l’ulivo non è solo un albero, ma reliquia che unisce cuore e spirito. Prosperità e pace. O almeno, così dovrebbe”.

Considerazioni non banali del viaggiatore protagonista del “Racconto del Sabato” dell’Osservatore Romano “Una volta al posto del muro c’erano gli ulivi” a firma di Pino Petruzzelli (1962), inedito pubblicato lo scorso 13 settembre. Allievo del grande Andrea Camilleri, Petruzzelli è poliedrica figura di drammaturgo, regista, attore ed autore.

Proveniente da Betlemme dove ha incontrato una dottoressa, medico, che l’ha messo di fronte alla dura e straniante realtà dei “muri fisici” che dividono gli ebrei dai palestinesi, il nostro viaggiatore sullo sherut che l’ha portato davanti al checkpoint militare conosce un artigiano palestinese, musulmano, specializzato nella produzione e vendita di oggettistica sacra cristiana, che lo gela dicendogli.

<Qui le nostre strade si dividono. Ingressi diversi>. <Allora ci vediamo dall’altra parte>, dice lui fiducioso di poter continuare a scambiare qualche parola. <Le offro un caffè> e lui, di rimando e con espressione tra il dubbioso e il perplesso: <Se ha tempo!…>. Il Nostro, documenti alla mano, passa senza problemi e appena varcato il blocco militare osserva l‘amico’: “lo vedo, inghiottito in una lunga, lunghissima gabbia di forti sbarre e filo spinato.

Con lui decine, centinaia di altri palestinesi … non persone, ma un indistinto ammasso … sembra di essere davanti a una porcilaia industriale di un qualche allevamento intensivo”. Dato il contesto un’annotazione, questa, semplicemente dirompente. A un tratto risuona un richiamo vagamente lamentoso: <Vuole un caffè?> urla il barista dall’altro lato della strada.

Sconfortante l’osservazione del Nostro: “il numero di tavolini e sedie è superiore al numero di cose che vi si possono acquistare. <Aspetto una persona che è ancora in coda>. <Palestinese?>. <Sì!>. <Allora mi dia retta, il caffè lo prenda>. Il Nostro: <C’è molto da aspettare?>: <Se sei palestinese dipende: a volte mezz’ora, a volte un’ora, a volte due, tre. Aiuta a non farsi intrappolare dalla frenetica vita moderna. Gli israeliani, il checkpoint, l’hanno messo per la nostra salute. … Dove ve ne andate così di corsa?> … Il barista fa una pausa e sorride: <Bisogna prenderla a ridere se vuoi arrivare al giorno dopo>.

A questo punto si lascia andare: “Non c’è alternativa, dobbiamo capire che siamo tutti nella stessa situazione. Io sono nato qui, vivo qui da quarant’anni e non ho mai conosciuto davvero un israeliano. Gli unici con cui ho parlato sono quelli del checkpoint”. Toccanti e al tempo stesso graffianti le conclusioni del viaggiatore: “Muovo due passi verso il muro e mi fermo a guardarlo. E’ immenso. Più di dieci metri di altezza in cemento armato. Un muro capace di umiliare lo spazio. Un ghetto. E’ coperto di graffiti, unica ribellione concessa. … In basso vicino al terreno, leggo alcuni versi del poeta palestinese Mahmoud Darwish …<non dimenticare coloro che chiedono la pace; mentre stai per tornare a casa, la tua casa, pensa agli altri; mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso, / dicendo: magari fossi una candela in mezzo al buio>“.

Agghiacciante la conclusione del Nostro: “questi versi sono l’unico segno di civiltà che porta con sé il muro. Poi, è solo un lungo monologo del deserto”. A questo punto lo sguardo di chi scrive ritorna a posarsi sul colorato disegno dell’illustratore Nicolò Turbesi, molto significativo ed evocativo. In primo piano colpisce la tazzina biancolatte accogliente come un turgido ventre materno, colmata di caffè nero-nero, sta adagiata su un nido di rametti d’ulivo intrecciati con eleganza: è a sua volta appoggiata su una branca d’ ulivo che esibisce rigogliose foglie verdi.

Due dolci colombe di bianco vestite incrociano i loro becchi come a scambiarsi e confidarsi sottovoce segreti, preoccupazioni e speranze. Tante speranze che, forse, dopo gli avvenimenti di segno positivo di queste ultime ore, inducono a un cauto ottimismo. Chiudendo gli occhi anche chi scrive, che aderisce alla grande schiera degli uomini di buona volontà, sogna in controluce che, il più presto possibile, il disegnatore sia richiamato ad inserire nel becco delle sue due colombe un rametto d’olivo. Sigillo di pace.

Se così fosse, ma tutti siamo chiamati ad impegnarci affinchè questo accada, lo scuro e conturbante muro sbrecciato che incombe sinistro sullo sfondo del disegno, verrà finalmente consegnato alla storia. E si potrà finalmente brindare alla pace con il caffè, il Vino d’Arabia”.

                                                                                                           Gianluigi Goi

Italian Coffee Experts Talks di Bazzara: il caffè entra nell’era dell’automazione intelligente con Brita, IMA Coffee Petroncini e RicambiGardosi

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bazzara
Andrea Bazzara e Enrico Metti (immagine concessa)

TRIESTE – Ideato da Bazzara in collaborazione con Host Fiera Milano, Italian Coffee Experts Talks è il nuovo appuntamento di approfondimento che ha anticipato il Trieste Coffee Experts, il summit B2B di riferimento per il mondo del caffè, previsto per il 6 e 7 dicembre 2025.

Andrea Bazzara, head of sales department di Bazzara ed Event Director del Trieste Coffee Experts, ha sottolineato come: “Attraverso gli interventi di Enrico Metti, sales director di Brita, di Nicola Panzani, ad di IMA Coffee Petroncini e di Massimiliano Gardosi, ceo di RicambiGardosi, abbiamo potuto riscontrare quanto l’innovazione e l’adozione di nuove tecnologie non solo migliorino la qualità del servizio offerto ai clienti, ma siano ormai diventate un requisito essenziale per qualsiasi azienda”.

Enrico Metti

Metti ha sottolineato l’importanza dell’acqua come elemento chiave nella qualità della tazzina, spiegando come non basti da sola a compensare altre criticità: “Un’ottima acqua non fa miracoli – ha precisato – non può risolvere problemi legati a un caffè di bassa qualità o a un setup non corretto delle apparecchiature”.

Allo stesso tempo, ha ricordato quanto una cattiva composizione possa compromettere anche le migliori estrazioni: “Un’acqua di pessima qualità può rovinare l’estrazione di eccellenti caffè preparati con macchine di alto livello”, ribadendo così la necessità di essere consapevoli del ruolo che l’acqua gioca non solo nella prevenzione dei guasti tecnici, ma anche nella valorizzazione degli aromi più delicati.

Parlando di innovazione, il sales director di Brita ha descritto i recenti sviluppi tecnologici introdotti da Brita soffermandosi su: “una testata intelligente capace di analizzare la qualità dell’acqua e di regolare automaticamente la composizione del filtrato, mantenendola costante anche in presenza di variazioni dell’acqua di ingresso”. Ha inoltre evidenziato l’importanza del monitoraggio da remoto e della manutenzione programmata, resa possibile da “una piattaforma digitale che consente di gestire, tramite un portale Brita dedicato, la sostituzione puntuale dei filtri e garantire così la massima efficienza e sicurezza”.

Infine, Metti ha ricordato come l’azienda stia ampliando la propria offerta anche nel settore Horeca, con “nuovi sistemi di trattamento dedicati al lavaggio, pensati per la piccola ristorazione e le caffetterie, in grado di offrire risultati ottimali con investimenti contenuti”. Il suo invito finale è chiaro: “Affidatevi sempre a professionisti e informatevi per essere certi che le soluzioni scelte siano davvero adatte alle vostre esigenze”.

Nicola Panzani

Nicola Panzani, amministratore delegato di IMA Coffee Petroncini, ha evidenziato come l’automazione sia ormai un requisito fondamentale per le torrefazioni moderne. “Tutto deve essere integrato e automatizzato, con un intervento umano ridotto al minimo indispensabile”, ha spiegato, sottolineando l’impegno dell’azienda nel fornire impianti sempre più efficienti e interconnessi.

Nicola Panzani (immagine concessa)

L’attenzione si concentra oggi sulla digitalizzazione dei processi, con sistemi che monitorano le performance in tempo reale e identificano i punti di inefficienza. “Stiamo sviluppando applicazioni di intelligenza artificiale che analizzano i dati e suggeriscono come intervenire per migliorare la produttività”, ha aggiunto.

Sul fronte della robotica, Panzani ha ricordato l’uso crescente dei cobot, “robot collaborativi che possono operare senza barriere di sicurezza e rallentano automaticamente in presenza dell’operatore”, già impiegati nella pallettizzazione e nella gestione delle capsule. Guardando avanti, l’azienda sta esplorando l’impiego di robot umanoidi per attività ripetitive come il caricamento di cartoni e bobine.

Tra le novità presentate a HostMilano, spiccano una tostatrice a ricircolo a basso consumo, un macinatore a rulli brevettato per garantire la massima precisione e una saldatrice per cialde da 450 colpi al minuto orientata alla sostenibilità.

Completano l’offerta i nuovi sistemi digitali di monitoraggio remoto, che permettono di “controllare l’efficienza di ogni fase del processo, dalla tostatura al packaging”.

Massimiliano Gardosi

“Da semplice azienda di fornitura siamo diventati una importante piattaforma di servizi” spiega Massimiliano Gardosi, “puntando su informatizzazione e automazione per rendere i processi più efficienti.” L’azienda ha digitalizzato la gestione logistica e ora porta questa innovazione anche ai clienti: “Vogliamo rendere più semplice l’ordine e la gestione dello stock, offrendo informazioni in tempo reale.”

Massimiliano Gardosi (immagine concessa)

Gardosi sottolinea che l’obiettivo è offrire qualità e affidabilità, supportando torrefattori e tecnici con soluzioni personalizzate a un prezzo giusto.

Ricambi Gardosi oggi abbraccia tutti i settori legati al caffè professionale — dal settore horeca, all’OCS, alla macinatura, al trattamento acqua e agli accessori — e durante Host ha presentato un sistema di riconoscimento dei prodotti tramite QR code, collegato all’e-commerce, che semplifica il riordino automatico dei ricambi.

“Il nostro obiettivo,” conclude Gardosi, “è essere un partner tecnologico sempre più completo per la filiera del caffè, unendo esperienza e innovazione.”

Andrea Illy: “Oggi il prezzo del caffè non lo fa la terra ma la speculazione”

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Andrea Illy carbon free partner sachs illycaffè rigenerazione del capitale naturale Rhône Capital
Andrea Illy, presidente di illycaffè S.p.A.

Andrea Illy, presidente dell’omonimo gruppo triestino, condivide la sua analisi di fronte all’instabilità del mercati. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giorgio Barbieri per il portale d’informazione Il Nord Est.

Andrea Illy sull’instabilità dei mercati

TRIESTE – “Oggi il prezzo del caffè non lo fa la terra: lo fa la speculazione. Il raccolto reale gira venti volte sulle borse, e il 90% di chi opera non ha nulla a che vedere con la filiera”.

Andrea Illy, presidente di illycaffè, parte da qui: dal nodo più urgente e più paradossale del momento. Il mercato mondiale del caffè è attraversato da una volatilità senza precedenti, alimentata non da variazioni produttive sostanziali, ma da movimenti finanziari automatici, hedge fund e algoritmi che trasformano una materia agricola in un asset puramente speculativo. In un contesto in cui il prezzo sale oltre tre volte la media storica, la domanda non è più soltanto come proteggere i margini, ma come continuare a garantire qualità, stabilità e futuro ai produttori e all’intera filiera.

È in questa prospettiva che si inserisce il lavoro trentennale di illycaffè per creare rapporti diretti con i coltivatori, una tracciabilità totale e, più recentemente, la diffusione dell’agricoltura rigenerativa.

Partiamo dall’origine di tutto: il rapporto diretto con i produttori. Come nasce?

Andrea Illy a Il Nord Est: “È frutto di un miglioramento continuo. Con alcuni produttori siamo arrivati al punto che realizzano il caffè apposta per noi, con standard qualitativi fuori dal mercato. È una relazione simbiotica: loro ci vendono il meglio della loro produzione e ciò che non arriva a noi ottiene comunque un premio qualitativo e di prezzo. Questo ci ha portato alla tracciabilità al 100%, la base di qualunque sostenibilità”.

Arriviamo all’agricoltura rigenerativa. Perché questa scelta?

“Per rispondere al cambiamento climatico. Abbiamo sviluppato un modello che rigenera il suolo, riduce l’uso di acqua, preserva la biodiversità, riduce l’inquinamento e assorbe carbonio. E, cosa straordinaria, il caffè è più buono. È una soluzione che ha vantaggi ambientali, sociali e sensoriali”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui

Camparino in Galleria, lo storico locale milanese e icona dell’aperitivo per eccellenza, festeggia i suoi 110 anni di storia

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Camparino

MILANO – Camparino in Galleria, l’emblema dell’ospitalità e dell’aperitivo per eccellenza, si prepara a celebrare un traguardo storico: 110 anni di attività, di storia e know how. Dal 1915 ad oggi, il leggendario locale si è affermato come cuore pulsante della cultura del bere in città, e festeggerà questo importante anniversario in puro stile Camparino, con eventi e guest internazionali dal 12 al 14 novembre.

The Finest of Milan Culture – Stirred 110 Times – un fil rouge narrante per omaggiare non solo il contributo culturale che Camparino in Galleria ha offerto a Milano, ma celebrare tutti coloro che ne hanno incarnato i valori nel corso dei decenni, evocandone i momenti cardine, i cocktail più iconici, le storie indimenticabili e gli incontri che ne hanno plasmato l’identità unica e senza tempo.

Le celebrazioni dal 12 al 14 novembre

Le celebrazioni prenderanno vita con tre serate d’eccezione dedicate alla storia della mixology internazionale, da sempre una delle anime di Camparino in Galleria. Si inizia martedì 12 novembre, con una conferenza stampa esclusiva per presentare un progetto inedito in collaborazione con Alessi,  iconico brand di design italiano dal 1921, alla quale seguirà una guest shift con il celebre Harry’s New York Bar, portando direttamente da Parigi un assaggio della sua leggendaria tradizione.

Mercoledì 13 novembre, sarà invece la volta del leggendario Dante NYC, anch’esso nato nel 1915, ma oltreoceano, in un gemellaggio storico che promette creazioni uniche e sapori d’altri tempo. Durante questi due appuntamenti, organizzati con il contributo di Coqtail, i guest bartender proporranno i loro signature drink, offrendo un’opportunità unica di assaporare cocktail di fama mondiale.

Venerdì 14 novembre il Gran Finale, dove Camparino in Galleria sarà il palcoscenico di una serata esclusivissima che accoglierà ospiti selezionati dal mondo della cultura, del design e dell’ospitalità sia milanese che internazionale.

Per l’occasione, il Bar di Passo sarà aperto alla città in un ulteriore omaggio a Milano, animato dal Dj set in vinile di Nicola Mazzetti, offrendo un’atmosfera più informale ma in linea con l’eleganza distintiva del locale. Nella suggestiva Sala Spiritello avrà invece luogo un party esclusivo, su invito. Per la serata, il partner internazionale d’eccezione sarà Sacher Hotel Vienna, che delizierà gli invitati con la celebre e unica Original Sacher-Torte, direttamente dai siti produttivi viennesi.

Le parole di Tommaso Cecca

Durante la serata, Camparino in Galleria renderà omaggio ai suoi ospiti servendo una selezione dei cocktail più rappresentativi, unendo così passato, presente e futuro della mixology. «Celebrare 110 anni di Camparino in Galleria significa ripercorrere un secolo di storia milanese, di incontri, di innovazione e di passione per l’eccellenza,» afferma Tommaso Cecca, Global Head of Camparino Licensing & Mixology, Camparino in Galleria.

«Siamo orgogliosi di aver contribuito a definire la cultura del bere e dell’ospitalità non solo in questa città, ma anche a livello internazionale, e siamo entusiasti di condividere questo traguardo con i nostri ospiti, che sono per noi una parte molto importante, guardando al futuro con la stessa dedizione che ci ha guidato finora.»

110 anni di storia con 11 creazioni

Ma le novità non finiscono qui: l’iconico locale milanese svelerà in concomitanza il suo nuovo menù invernaleche includerà una cocktail list che renderà omaggio ai 110 anni con 11 creazioni uniche – una per ogni decade.

Sarà un viaggio attraverso i sapori e le tendenze che hanno segnato oltre un secolo di mixology milanese, che comincia nel 1915 con l’iconico Campari Selz e arriva fino al 2025 con il Cask Finished Compadre. Quest’ultima è una versione inedita e particolarissima del cocktail, che ha maturato in botti di rovere per un anno, e riassume perfettamente la cultura della mixology di Camparino, raccontando la storia dell’estrema versatilità di Campari e della sua perfetta combinazione triangolare.

Il bitter qui incontra, in un abbraccio fraterno, il Mezcal Montelobos Espadín, un tradizionale distillato messicano insieme ad un liquore al chinotto che bilancia la combinazione, il tutto accompagnato dal Vermouth rosso e da un’essenza di bergamotto.

Francesca Lavazza riconfermata alla presidenza del Castello di Rivoli

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Francesca Lavazza. Foto Photo © Andrea Guermani Courtesy Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea

L’imprenditrice e collezionista guiderà per il prossimo triennio anche l’assemblea dei soci e il CdA. Un segno di continuità nel percorso di crescita, apertura e innovazione intrapreso in questi ultimi anni dal Museo d’Arte Contemporanea alle porte di Torino. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Il Giornale dell’Arte.

Francesca Lavazza alla guida dell’Associazione culturale Castello di Rivoli

RIVOLI – Francesca Lavazza guiderà l’Associazione culturale Castello di Rivoli-Museo d’Arte Contemporanea per il prossimo triennio. La designazione è arrivata dalla Regione Piemonte, che ha confermato l’imprenditrice e collezionista anche nel ruolo di presidente dell’assemblea dei soci e del consiglio di amministrazione. Il mandato avrà durata di tre anni e si concluderà nel 2028, con l’approvazione del bilancio relativo all’esercizio 2027.

“È un atto di continuità e di riconoscimento dell’eccellente lavoro svolto, sottolinea il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Il Castello di Rivoli in questi anni ha saputo crescere, aprirsi sempre di più alla città, ai giovani, all’innovazione e alle collaborazioni globali. Questa scelta premia competenza, visione e impegno”. “La presidenza Lavazza ha accompagnato una fase importante di crescita, apertura internazionale, ricerca, dialogo con le imprese culturali e attenzione ai territori. La conferma consente di consolidare questo percorso”, ha aggiunto l’assessore alla Cultura Marina Chiarelli.

Negli ultimi anni il Castello di Rivoli-Museo d’arte Contemporanea, da gennaio 2024 diretto da Francesco Manacorda, succeduto a Carolyn Christov-BAkargiev, , ha ulteriormente rafforzato il proprio ruolo nel panorama dell’arte contemporanea internazionale. E nella settimana dell’arte di Torino appena conclusasi, è stato un luogo di incontro e confronto per artisti, curatori, istituzioni e pubblico in arrivo da molti Paesi.

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Fairtrade: il programma per il Cacao in Africa Occidentale rafforza le cooperative e prepara gli agricoltori alle sfide globali

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cacao
La lavorazione del cacao

BONN, GERMANIA –  Secondo una nuova valutazione di Fairtrade, il programma Fairtrade per il cacao in Africa occidentale svolge un ruolo fondamentale nel preparare le cooperative ad affrontare cambiamenti normativi, fluttuazioni economiche, cambiamenti climatici e altre pressioni.

Lanciato nel 2016 dalla rete di produttori Fairtrade Africa, il programma raggiunge oltre 270 cooperative e 51.000 agricoltori in Costa d’Avorio, Ghana e Sierra Leone con corsi di formazione, supporto in presenza e a distanza e consulenza ad hoc.

I temi di formazione e supporto riflettono le priorità degli agricoltori e le problematiche prevalenti nel settore globale del cacao, con l’obiettivo di rafforzare le cooperative affinché possano soddisfare le esigenze dei loro soci e partner commerciali.

La valutazione del Programma per il cacao nell’Africa occidentale, condotta dalla società di ricerca Syspons e la seconda dall’inizio del programma, ha rilevato quanto segue:

Cooperative forti

Il programma ha portato le cooperative Fairtrade a sviluppare sistemi di gestione più solidi, una migliore gestione finanziaria, una maggiore consapevolezza delle esigenze legislative, come il Regolamento UE sulla deforestazione e lo Standard Regionale Africano, e una maggiore capacità di monitorare e gestire i rischi per i diritti umani, come il lavoro minorile.

Imprese reattive

Le cooperative rispondono in modo proattivo alle esigenze dei soci. Ad esempio, a seguito della formazione e del supporto del West Africa Cocoa Programme, tutte le cooperative intervistate hanno intrapreso azioni concrete per migliorare la produttività e la qualità dei raccolti dei soci; rafforzare la partecipazione di giovani e donne alla governance o all’affiliazione cooperativa; e promuovere la tutela ambientale.

Le decisioni democratiche sull’utilizzo del Premio Fairtrade sono diventate più partecipative, con il 72% degli agricoltori ivoriani e il 92% di quelli ghanesi intervistati che hanno dichiarato di essere coinvolti nel processo decisionale.

Agricoltori più competenti e di successo

Gli agricoltori hanno una migliore alfabetizzazione finanziaria e un migliore orientamento al business, ad esempio adeguando le spese al reddito previsto. Hanno inoltre adottato pratiche come la potatura, l’irrorazione efficace e i sistemi agroforestali, e hanno esteso la loro attività ad altre fonti di reddito, tra cui l’allevamento di pulcini, l’apicoltura e la coltivazione di manioca.

Inoltre, gli agricoltori sono maggiormente consapevoli del lavoro minorile e dei sistemi di monitoraggio e segnalazione che le cooperative hanno messo in atto, contribuendo a una diminuzione dei casi di lavoro minorile osservati e a un aumento delle iscrizioni scolastiche.

“Durante i quasi 10 anni di ininterrotto lavoro di partnership con cooperative e agricoltori dell’Africa occidentale, Fairtrade Africa ha maturato competenze unite a solidità e solidità istituzionale. Il Programma Cacao dell’Africa Occidentale ha portato alla creazione di cooperative più solide e sostenibili e ha rappresentato un trampolino di lancio per un crescente investimento complementare di partner commerciali e donatori nelle cooperative e negli agricoltori Fairtrade”, ha affermato Edward Akapire, Responsabile Regionale di Fairtrade Africa per l’Africa Occidentale. 

Il Programma Cacao dell’Africa Occidentale è diventato “una piattaforma flessibile, altamente pertinente e ampiamente apprezzata” che può essere sfruttata per raggiungere i coltivatori di cacao con una gamma di servizi, hanno osservato i ricercatori.

Ad esempio, il personale e la struttura del programma hanno erogato corsi di formazione complementari sulle Associazioni di Risparmio e Prestito dei Villaggi (VSLA) e hanno contribuito a gestire con successo la Fairtrade Women’s School of Leadership in Costa d’Avorio e Ghana dal 2017.

Opportunità di miglioramento e sfide future del West Africa Cocoa Programme

Nonostante il successo del programma nel rafforzamento delle capacità di cooperative e agricoltori, tradurlo in un più ampio accesso al mercato rimane un’esigenza fondamentale espressa dalle cooperative. Le cooperative hanno dichiarato di aver beneficiato del ruolo del West Africa Cocoa Programme nel facilitare i collegamenti con gli acquirenti, aiutando a preparare report e supportando la loro partecipazione a fiere e altri impegni commerciali.

Tuttavia, molte hanno espresso la necessità di una migliore comprensione delle dinamiche di mercato e di come coinvolgere gli acquirenti, inclusa una maggiore formazione su marketing, sensibilizzazione, capacità di negoziazione e pianificazione aziendale.

La valutazione evidenzia opportunità per rafforzare il programma a livello operativo, come l’applicazione degli insegnamenti tratti dalle esperienze iniziali attraverso un modello di condivisione delle informazioni basato sulla “formazione dei formatori”, in cui il personale delle organizzazioni di produttori o i soci agricoltori ricevono una formazione e la trasmettono poi ai colleghi.

Inoltre, i valutatori suggeriscono anche di chiarire nuovamente le aree di interesse principali del programma per massimizzare l’efficacia del personale e del bilancio, e di esplorare modelli di supporto innovativi, come partnership e cofinanziamento di alcuni servizi da parte di cooperative più esperte.

Infine, la valutazione riconosce anche i numerosi fattori che incidono sui coltivatori di cacao, come le fluttuazioni dei prezzi, i cambiamenti climatici, le malattie delle piante, l’estrazione mineraria illegale, le radicate dinamiche di genere e un panorama normativo in continua evoluzione. Sebbene queste tendenze siano al di fuori del controllo di un singolo attore, il Programma per il Cacao dell’Africa Occidentale prepara le cooperative ad agire di fronte a queste sfide.

I dashboard pubblicati da Fairtrade all’inizio di quest’anno illustrano in modo più dettagliato gli indicatori chiave di prestazione e i risultati del programma, nonché i dati complessivi sul cacao Fairtrade.

La valutazione completa del programma è disponibile qui sul sito web di Fairtrade International.

Bonajuto: il libro sulla più antica cioccolateria siciliana parla di Modica, dall’800 a oggi

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La copertina di L’antica dolceria Bonajuto (foto concessa)
La copertina di L’antica dolceria Bonajuto (foto concessa)

MILANO – Sei generazioni, una storia che dura dal 1880, quando Francesco Bonajuto ha fondato quella che oggi è riconosciuta come la cioccolateria più antica della Sicilia – oltre che una di quelle più longeve d’Italia – ovvero, l’omonima Dolceria Bonajuto. Ora gestita dalla famiglia Ruta, ha avuto un ruolo chiave nella trasformazione del cioccolato artigianale e di Modica.

Questo lungo racconto, che attraversa secoli, epoche, costumi, metodologie, tecnica, si può esplorare nelle pagine di “L’antica dolceria Bonajuto. Storia della cioccolateria più antica di Sicilia”

Con la firma di Giovanni Criscione per Rebuttino Editore, giunta ora alla sua seconda edizione aggiornata e arricchita. Per scoprire cosa c’è dietro l’iconica barretta di Monica, si deve per forza ripercorrere i documenti spesso, le lavorazioni effettuate senza aggiungere burro di cacao e a temperature non superiori ai 45 gradi proprio per lasciare intatto lo zucchero.

La granulosità, la sensazione di ruvidezza, sono frutto anche della ricerca effettuata da una famiglia come quella di Bonajuto e poi recuperata dalla stessa tenacia di studioso dell’autore: è lui che ha svolto per restituirlo ai lettori, un vero e proprio scavo negli archivi – nonostante molto del materiale conservato dalla dolceria sia andato disperso – per descrivere con minuzia gli attrezzi, il mobilio che hanno caratterizzato la prima bottega.

E poi fotografie, naturalmente, corredati da atti notarili, certificazioni di ogni genere dalla fine dell’Ottocento fino a passare al secolo dopo, negli anni ’50. Poi l’ingresso di Rosa Roccaro, figlia adottiva di Francesco Bonajuto che convoglia a nozze con Carmelo Ruta – prima apprendista e poi erede della storica azienda -.

Un altro capitolo che comunque appare in continuità con il passato. Questo libro è imperdibile per tutti coloro che vogliono seguire la genesi e lo sviluppo di un’attività imprenditoriale sicuramente simbolo del ben noto made in Italy e che un po’ si è persa nello scorrere dei secoli.

Oggi siamo qui, Bonajuto è un nome che ancora risuona ed è sinonimo di cioccolato.

Per poterne assaggiare il sapore autentico, L’antica dolceria Bonajuto
Storia della cioccolateria più antica di Sicilia è acquistabile qui, al costo scontato di 15,20.

Robusta – Canephora: A Brief Guide to Loving It – Il libro che invita il mondo ad innamorarsi del caffè Robusta

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Gli autori del libro sulla Canephora (foto concessa) robusta
Gli autori del libro sulla Canephora (foto concessa)

MILANO – Robusta – Canephora: A Guide to Loving It! è un libro innovativo che cerca di riscrivere la narrativa globale sul caffè Robusta, una specie a lungo trattata come una merce e fraintesa rispetto alla sua cugina più famosa, l’Arabica.

Scritto e curato dal professionista polacco del caffè Mikołaj Pociecha della Chunky Cherry Roasters di Amsterdam, noto per il suo lavoro pionieristico con i caffè Robusta, il libro era originariamente destinato a concentrarsi sulle tecniche di torrefazione, ma si è rapidamente evoluto in qualcosa di molto più grande.

Il risultato è un lavoro collaborativo e indipendente che riunisce diverse voci globali per esplorare la storia, il linguaggio sensoriale, il peso culturale e il potenziale economico del Coffea Canephora.

Dai metodi di estrazione e valutazione dell’aroma alla teoria della torrefazione, alla storia coloniale e persino alla progettazione dell’acqua, il libro di 280 pagine offre una visione approfondita e sorprendentemente inclusiva del ruolo della Robusta nel mondo del caffè odierno.

Gli autori che hanno contribuito sono: Isabelle Mani, Bhavi Patel, Judith Konsten, Reza Nurullah e Rohan Kuriyan.

Il libro è disponibile per l’acquisto a questo link e presso rivenditori selezionati in tutta Europa.

Mikołaj Pociecha sul libro Canephora: Il suo libro parte da una premessa molto concreta: la Robusta è stata a lungo fraintesa non a causa di cospirazioni o pregiudizi, ma per la sua storia.

Qual è stato il momento in cui ha capito che questa storia doveva essere raccontata in modo diverso, e raccontata ora?

“Affrontare qualsiasi situazione da un punto di vista negativo non porterà a risultati positivi. Invece di discutere approfonditamente di tutti i difetti e i problemi che esistono o che si sono verificati, credo sia importante condividere una storia radicata in un po’ di ottimismo e, a volte, nella beata ignoranza dei pesanti pregiudizi che circondano questo argomento. Il momento in cui presentare questa narrazione mi sembra perfetto, non credete? Perché oggi siamo vivi, presenti e lavoriamo sodo.

Questo dovrebbe essere più che sufficiente. Non stiamo aspettando che la prossima generazione raccolga il testimone. Quando avremo finito, ci sarà una base, una prova dei nostri sforzi, per coloro che un giorno si innamoreranno di questo tema, probabilmente grazie al lavoro che abbiamo svolto”.

Mikolaj Pociecha, l’autore (foto concessa)

L’intervista completa in lingua inglese, qui.

Montecitorio: arriva il gelato alla buvette solo in formato coppetta

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Il gelato arriva a Montecitorio in formato coppetta. La quantità sarà minore rispetto a quella dei bar fuori dal Parlamento per renderne più veloce il consumo e saranno usate soltanto le coppette. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Alberto Di Majo per il portale d’informazione Agi.

Il gelato a Montecitorio

ROMA – Tra pochi giorni gli onorevoli potranno gustare un buon gelato anche alla buvette di Montecitorio. Ma niente coni, soltanto coppette. Il regolamento della Camera dei deputati prevede che i cibi acquistati al bar che si trova in transatlantico, di fronte all’aula, possano essere consumati esclusivamente sul posto.

Per questa ragione la buvette mette a disposizione degli inquilini del Palazzo panini, pizzette, supplì, cornetti, tutti cibi rapidi da mangiare.

Coni e coppette (confezionati) potevano essere acquistati, finora, solo nel bar dei dipendenti, al piano terra.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui