giovedì 27 Novembre 2025
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Guida Caffè e Torrefazioni d’Italia 2026 del Gambero Rosso, firmata da Godina e Illiano, il via a Roma August, Nespresso e Cafezal sugli scudi. L’elenco di tutti i vincitori

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Copertina della presentazione (immagine concessa)

ROMA – Ha debuttato, questa volta nella Capitale, la Guida Caffè e Torrefazioni d’Italia 2026 del Gambero Rosso, grazie ad un lavoro che ha coinvolto, assieme a decine di assaggiatori, i curatori-coordinatori e caffesperti: Andrej Godina e Mauro Illiano.

La prima edizione recensisce centinaia di torrefazioni e istituisce un nuovo sistema di rating, i macinini, da uno a tre nella scia del classico punteggio del Gambero Rosso. Nel complesso sono stati degustati oltre 1.000 caffè, 158 i Tre Macinini.

Tra i 15 premi speciali spicca Caffè Agust che si aggiudica il Premio Torrefazione dell’anno per la straordinaria qualità di tutti i suoi caffè, mentre a Nespresso viene assegnato il Premio torrefazione home dell’anno, per l’assoluta qualità dell’intera gamma di prodotti destinati al settore home, la stessa qualità che caratterizza anche la linea professional; Cafezal è la Torrefazione Specialty dell’anno – per l’altissima qualità dei caffè Arabica Specialty – mentre a Kimbo va il Premio Torrefazione Gourmet, per l’impegno rivolto all’incremento qualitativo della sua gamma di prodotti e per l’offerta formativa innovativa rivolta al comparto food & beverage.

Per offrire ai lettori un viaggio alla scoperta delle origini del caffè, la Guida si apre con un’introduzione dedicata alla scoperta della filiera, approfondendo temi quali la tostatura, le caratteristiche sensoriali da valutare in tazza e il concetto di “flavore”, fino ad esaminare l’importanza dei vari livelli di tostatura, le differenze tra metodologie di estrazione e le best practice per l’esame olfattivo.

“La Guida delle Torrefazioni oggi diventa uno strumento popolare. Sono enormemente orgoglioso di essere in regia di questo progetto sin dalla sua nascita e di essere riuscito a portarlo così in alto.

Questa edizione ci conferma che il mondo del caffè, dal torrefattore al consumatore, ha sempre più bisogno di strumenti in grado di guidare gli appassionati in una scelta finalmente consapevole e basata sulle proprie preferenze e non solo sull’abitudine. La Guida rinnova il proprio ruolo di bussola nel mondo del caffè e custodisce patrimonio di dati sensoriali unico in Italia”, commenta Mauro Illiano.

Le torrefazioni (divise tra grandi, medie e piccole) che hanno partecipato ai banchi d’assaggio sono state oltre 200, estratti in base al metodo di estrazione di appartenenza: macchina espresso, moka, filtro (con il metodo pour over Hario V60) e con macchina di erogazione (per i monoporzionati).

Le ricette di estrazione sono state stabilite dai curatori della Guida considerando la tipologia di caffè (Arabica, Canephora, Miscela, Monorigine, Specialty Arabica, Canephora Fine Robusta), il livello di tostatura (chiara, media, scura) e il sistema di estrazione. Anche la qualità dell’acqua è stata valutata dai curatori nel vademecum d’assaggio, a garanzia di un’estrazione di assoluta qualità.

“Mi ha profondamente colpito per l’altissima qualità sensoriale dei caffè ricevuti. È stato emozionante scoprire quanto le torrefazioni italiane abbiano raggiunto livelli di eccellenza, con caffè che esprimono complessità, equilibrio e flavori straordinari.

Mi sorprende, ogni anno, quanto questo patrimonio resti ancora poco conosciuto dal grande pubblico: dietro ogni menzione, da un macinino fino ai tre, ci sono storie di passione, ricerca e dedizione che meritano di essere raccontate e condivise. Per me è una grande soddisfazione poter contribuire, attraverso la Guida, a valorizzare queste eccellenze e a diffondere la cultura del caffè di qualità italiana”, conclude Andrej Godina.

I Premi Speciali:

 Caffè Agust – Torrefazione dell’Anno

Nespresso – Torrefazione Home dell’Anno

Cafezal Specialty Coffee Roasters – Torrefazione Specialty dell’Anno

Kimbo – Torrefazione Gourmet

Ditta Artigianale – Torrefazione di eccellenza

Caffè Putto – Torrefazione Artigiana

Lavazza – Torrefazione Sostenibilità

Julius Meinl – Torrefazione Bio

Esse Caffè – Torrefazione di Tradizione

Caffè Pascucci – Torrefazione Innovativa

Caffè Iaquinta – Torrefazione Rivelazione Linea Professionale

Torrefazione Caffè Bontadi – Torrefazione Rivelazione Linea Home

Bialetti – Torrefazione Caffè Alternativo

Caffè Morettino – Torrefazione 100% Made in Italy

Torrefazione Mokaflor – Torrefazione Cultura nel Mondo

Ma il Dirty Matcha Coffee è un trend anche buono? Qui gli addetti ai lavori dicono la loro

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dirty coffee matcha Photo by Amar Preciado: https://www.pexels.com/photo/a-coffee-shop-with-an-indoor-plant-9204847/
Una delle tendenze nei coffee shop: il Dirty Coffee Matcha (foto da pexels Photo by Amar Preciado)

MILANO – Si torna a parlare di trend e ricette con il Dirty Matcha Coffee, l’abbinamento che sta spopolando tra i consumatori questo 2025. Se prima si parlava del Dirty Coffee (e qui l’argomento approfondito) ora l’aggiunta è l’ingrediente che sta piacendo così tanto alle nuove generazioni da creare problemi di approvvigionamento: il Matcha.

Croce e delizia di molti coffee shop (Dritan Alsela ha preso una netta posizione a riguardo che sta dividendo la community di recente), rappresenta senza dubbio un prodotto che aiuta a fare cassa… ma a che prezzo? E, soprattutto, a che pro?

L’abbiamo chiesto a diversi professionisti.

Dirty Matcha Coffee, sì, o no?

Il primo a esprimersi è Riccardo Alesso, che di recente ha aperto la sua caffetteria di specialty a Torino e ha già preso delle decisioni difficili: “Inizio col dire che il matcha a a me non piace, quindi nel mio negozio non lo metterò sia per questo motivo, e sia perché comunque sto costruendo un luogo che vuole essere riconosciuto per il caffè e la selezione che opero io.

Capisco il trend e la curiosità, ma un’ altro motivo per il quale non lo introdurrò è la tempistica necessaria per poterlo preparare bene (oltre alla necessità di avere un prodotto di alto livello).

Questo verrebbe difficile in un locale come il mio. Per lo stesso principio ho altre alternative al caffè come kombucha che sono già pronte, presi naturalmente da fornitori fidati.

Non sono contro il matcha come alternativa se qualcun* lo cerca, solo che da me non lo troverà e mi aspetto un cliente che capisca che non è una prerogativa averlo, facendo caffetteria specialty.

(È chiaro che averlo incrementerebbe i miei introiti, ma non è quello che cerco).”

Da Torino ci si sposta a Milano, dove Federico Maggiulli, dietro il bancone de Il Cafetero, ha una posizione chiara

“Inizio col dire che per noi la bellezza dello specialty coffee oppure di assaggiare una tazza di qualità è quello di scoprire il vero sapore del caffè. La maggior parte delle persone pensa che sia amaro, ma sappiamo benissimo che non è così.

Data questa premessa crediamo che dal punto di vista del gusto mischiare il matcha (che ha un sapore erboso e amaro) con un caffè specialty sia quasi un delitto, perché il rischio è quello di coprire del tutto il caffè, le sue note di cioccolato, di fiori o di frutta. L’abbiamo anche assaggiato e non ci ha lasciato nessun buon sapore in bocca.

Il trend del matcha in generale ha avuto un seguito principalmente per le proprietà decantate e posso anche comprenderlo. Per questo motivo abbiamo scelto di aggiungerlo tra la nostra offerta insieme alla nostra selezione di tè naturali. Detto ciò, non capisco perché chi sceglie di bere il matcha voglia anche mischiare il caffè.

Sicuramente non aggiungerò il dirty matcha coffee alla nostra offerta, per me può restare una tendenza social. Chi ci conosce sa che non seguiamo i trend. Mischiare il matcha con il caffè è come aggiungere sciroppi o zucchero quindi non si fa!

La nostra filosofia è quella di educare i clienti ad assaggiare il caffè in purezza senza aggiunte di alcun genere.”

E Giulia Mauceri, una dei soci dietro BAP di Roma, dà il suo contributo dalla capitale:

“Il Dirty Matcha Coffee è un perfetto esempio di come il mondo del caffè specialty stia incontrando sempre più spesso quello del tea pairing e della mixology contemporanea. È una bevanda che racconta bene il trend attuale: la ricerca di esperienze visive e sensoriali nuove, senza rinunciare alla qualità delle materie prime.

Dal punto di vista tecnico, l’equilibrio è tutto: il rischio è che il matcha — se troppo intenso o di bassa qualità — sovrasti l’espresso. Ma quando le proporzioni sono giuste, la dolcezza vegetale del tè e la parte tostata del caffè si fondono in modo sorprendente, creando una bevanda complessa, cremosa e piacevolmente bilanciata.

È interessante anche come simbolo del momento: unisce due culture, quella giapponese e quella italiana, in un bicchiere pensato tanto per il palato quanto per i social. In sintesi, è una tendenza che funziona perché unisce estetica, gusto e ritualità — i tre pilastri del consumo contemporaneo di caffè.”

Infine, una considerazione arriva dall’altro lato del Dirty Matcha Coffee, Saraya, esperta di questo particolare tè, trattandolo ad alti livelli

“Personalmente credo che sia un peccato mischiare troppi ingredienti quando si parla di un prodotto così delicato. Il caffè è ottimo da solo, e lo stesso vale per il matcha: unendoli, l’effetto rilassante della L-teanina insieme alla caffeina non si percepisce allo stesso modo e il gusto del matcha viene coperto. L’ho provato per curiosità, ma non l’ho apprezzato: secondo me toglie molto al piacere e alla qualità dell’esperienza.”

Una piccola parentesi: la sua ricetta

Ovviamente il Matcha: Uno o due espressi, la scelta dipende da quanta caffeina si vuole assumere, poi l’aggiunta facoltativa di latte vaccino o bevanda vegetale (avena, mandorla, soia, ecc.).

E poi a scelta tra zucchero, dolcificante, miele, sciroppo di vaniglia o semplice. Il segreto? Dosare bene gli ingredienti.

Sebbene sembri ci sia un allineamento rispetto alle potenzialità gustative di questa ricetta, almeno da chi li utilizza quotidianamente nelle proprie attività c’è da chiedersi cosa ne pensino davvero i consumatori finali, al di là delle logiche di marketing?

Non sono in pochi a ordinarlo.

Ecco come funziona SEA.IQ PLUS di Cimbria, la selezionatrice ottica per il caffè premiata a HostMilano con lo Smart Label, garantisce una purezza vicina al 100%

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SEASEA.IQ PLUS di Cimbria (foto concessa)
SEA.IQ PLUS di Cimbria (foto concessa)

IMOLA – SEA.IQ PLUS è una eccellenza tecnologica firmata Cimbria, che ha conquistato la giuria della Smart Label 2025. Una selezionatrice ottica che, così come ha commentato chi l’ha premiata, “rappresenta una sintesi tra precisione tecnologica e risposta a bisogni concreti di un mercato in cui sono diventate imprescindibili la sicurezza alimentare e l’ottimizzazione delle risorse.”

Ma per comprendere davvero la grandezza di questo macchinario, la parola va a Lorenzo Tinti, Responsabile commerciale di Cimbria.

SEA.IQ PLUS è una soluzione altamente scalabile e adattabile, disponibile in diverse configurazioni e dimensioni, potendo supportare fino a sei scivoli (chutes).

La sua architettura modulare include la struttura principale e tutti i componenti ausiliari necessari per una perfetta integrazione in impianto. Questa flessibilità garantisce la piena operatività e permette a SEA.IQ PLUS di rispondere anche alle esigenze produttive più complesse.

Si tratta di una tecnologia interamente sviluppata, progettata e ingegnerizzata nella sede di Cimbria a Imola. Con la progettazione e la produzione completamente integrate in un’unica sede specializzata, assicuriamo un controllo totale di ogni fase operativa. Il risultato è un prodotto autentico 100% made in Italy, sinonimo di massima qualità e innovazione esclusiva.

Il sistema ottico è dotato di una serie di telecamere. avanzate che integrano sensori RGB, NIR, SWIR e/o UV. Queste operano in multifrequenza, eseguendo decine di migliaia di scansioni al secondo. I dati acquisiti vengono immediatamente confrontati e analizzati in tempo reale per una classificazione estremamente precisa.

Cosa ha di straordinario questa selezionatrice ottica rispetto alle altre sul mercato che vi ha fatto distinguere nello Smart Label di questo HostMilano?

Cimbria a HostMilano (foto concessa)

“L’identificazione dei materiali estranei nel caffè verde è diventata una priorità critica per i torrefattori. La recente dinamica di mercato – caratterizzata da crescita della domanda e conseguente aumento dei prezzi – ha spinto, in alcuni casi, a un abbassamento degli standard qualitativi per contenere i costi.

I lotti di caffè importato sono tendenzialmente più contaminati da corpi estranei, aggravando ulteriormente il problema della purezza.

La nostra SEA.IQ PLUS è la risposta alle esigenze di questo settore in quanto garantisce un’accuratezza prossima al 100%, con il grande vantaggio di una selezione caratterizzata da pochissimi falsi positivi. Grazie a questa precisione, la perdita di caffè sano è davvero irrisoria, ottimizzando la resa e proteggendo il profitto del torrefattore.

L’elevato livello di performance del macchinario è il risultato di una perfetta sinergia tra hardware ottico all’avanguardia ed il software di intelligenza artificiale proprietario. Il sistema si basa sull’acquisizione avanzata di immagini multifrequenza, sfruttando in particolare sensori Swir (Short Wave InfraRed) per una rilevazione ultra-precisa.

L’analisi dei dati per l’impostazione delle ricette di selezione è agevolata da Brain, la nostra intelligenza artificiale, interamente sviluppata in-house e la sua combinazione con l’hardware ottico garantisce le altissime prestazioni finali.

La manutenzione è stata semplificata al massimo richiedendo quindi un impegno minimo per l’operatore. Inoltre, la selezionatrice è dotata di un sistema di pulizia automatica che riduce ulteriormente gli interventi manuali ed eleva le performance dell’impianto.”

Quali sono i vantaggi di una selezionatrice ottica rispetto ad altre?

“Per il trattamento del caffè verde, le selezionatrici ottiche avanzate rappresentano la tecnologia d’elezione e offrono vantaggi distinti rispetto alle alternative. L’ottica, in particolare quella che sfrutta sensori avanzati (RGB, NIR, SWIR e/o UV), eccelle nella rilevazione di difetti e contaminanti basati sul colore e sulla composizione superficiale del chicco.

Questa capacità è insostituibile per identificare difetti cromatici cruciali, come chicchi acerbi o fermentati, ma anche per rimuovere la vasta gamma di materiali estranei inerti e organici (pietre, legno, gusci, ossa, vetro, ecc.) attraverso un’analisi morfologica di ciascun elemento.

La tecnologia di ispezione a Raggi X (X-Ray), non è antagonista, bensì complementare. Mentre la selezione ottica si concentra sulla qualità e sulla rimozione dei contaminanti estranei e cromatici, i sistemi X-Ray si specializzano nella rilevazione di materiali ad alta densità come metalli e pietre, operando prevalentemente sul controllo ultimo del prodotto confezionato.

Di conseguenza, una selezionatrice ottica come SEA.IQ PLUS non è solo un sistema di sicurezza, ma la garanzia di ottimizzazione della resa e del profitto. Offrendo un’accuratezza estrema, minimizza la perdita di prodotto sano, garantendo al torrefattore la massima qualità con il minimo spreco.”

È lo strumento ideale per quale cliente? Grande torrefattore, medio, micro?

“In Italia, il nostro cliente primario sono le torrefazioni di fascia medio-grande. Questo posizionamento è dettato dalla natura dell’investimento che modifica il diagramma di lavorazione con interventi impiantistici e di automazione.

È innegabile che in Italia ci sia una forte presenza di torrefattori, ma lavoriamo tanto in tutta Europa. Oltre al mercato domestico, Cimbria estende la sua strategia commerciale anche ad altri mercati chiave, in particolare gli Stati Uniti. La nostra presenza nel settore del caffè, tuttavia, è ben più radicata e diversificata: siamo un marchio di riferimento anche presso i Paesi di origine con soluzioni di trattamento partendo dalla smallatura della bacca, negli impianti di caffè verde e tra gli intermediari portuali, dimostrando una profonda e consolidata conoscenza dell’intera filiera.”

Brain come funziona?

Cimbria, BRAIN (foto concessa)

“Brain è il software di intelligenza artificiale interamente sviluppato in-house da Cimbria, che rivoluziona la fase di programmazione della selezionatrice. Questo sistema consente agli operatori di creare ricette di selezione personalizzate con estrema rapidità e precisione fin dalla prima configurazione, superando la necessità di lunghe sessioni di campionamento manuale.

Utilizzando un algoritmo articolato, Brain analizza colore, forma e spettro, generando autonomamente i parametri di selezione. Questo meccanismo snellisce drasticamente l’operatività manuale, permettendo all’utente di creare ricette ottimizzate in pochi minuti, garantendo altissima accuratezza e riducendo la dipendenza dall’interpretazione individuale.”

Dal punto di vista della sostenibilità, ci sono dei vantaggi nello scegliere SEA.IQ PLUS?

“Come anticipato, l’altissima precisione della selezionatrice assicura la drastica riduzione dello spreco di materia prima sana. Questo aspetto non solo valorizza la sostenibilità ambientale (minor scarto, minor impatto), ma ha anche un impatto diretto sulla sostenibilità economica del cliente, ottimizzando la resa di un prodotto costoso come il caffè.

La notevole velocità del processo e la rapidità di impostazione si traducono in una maggiore efficienza complessiva. SEA.IQ PLUS è in grado di processare il caffè a ritmi elevati (da 5 tonnellate/ora fino a 30 tonnellate/ora per i modelli più grandi). Questa capacità è fondamentale per i grandi torrefattori che devono gestire significativi volumi orari di intake e scarico di caffè verde, garantendo che l’intero processo di lavorazione non subisca rallentamenti e ottimizzando l’uso di energia e tempo per tonnellata lavorata.”

Dove sta andando il futuro per le selezionatrici ottiche?

“Il futuro delle selezionatrici ottiche è indissolubilmente legato alla salute e alla sicurezza del consumatore. La ricerca e lo sviluppo si stanno concentrando su un tema particolarmente delicato: l’integrazione di funzionalità avanzate per l’identificazione di tossine e contaminanti invisibili.

In particolare, stiamo lavorando per combinare il processo di selezione tradizionale con la capacità di rilevare prodotti affetti da micotossine come l’ocratossina A (OTA). Queste sostanze, che possono svilupparsi in campo, durante il trasporto o la fase di stoccaggio, sono estremamente nocive per la salute umana e, soprattutto, non sono rilevabili ad occhio nudo o con i metodi standard. Questa evoluzione mira a trasformare la selezionatrice ottica in un presidio fondamentale per la protezione della filiera alimentare.”

La Marzocco premiata tra i migliori brand agli European Coffee Symposium & Awards / Coho Expo

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La Marzocco trionfa a Berlino (immagine concessa)

FIRENZE La Marzocco ha collaborato con Allegra per il Coffee Hospitality Expo (Coho) 2025 e l’European Coffee Symposium, tenutisi dal 24 al 26 novembre presso il JW Marriott di Berlino. L’azienda, selezionata nella short list come “Best european brand in traditional coffee equipment” ha celebrato il 15° anniversario degli European Coffee Awards, conquistando il 1° posto nella sua categoria.

Durante la cerimonia di premiazione, l’organizzatrice dell’evento Rosalyn Newbery ha elogiato il produttore fiorentino come leader di lunga data e influente nel settore del caffè speciale, con un seguito fedele e una reputazione di precursore nel definire la direzione del settore. Parallelamente, anche Eversys e De’ Longhi, le altre parte del Gruppo De’ Longhi, hanno ricevuto il premio come brand dell’anno rispettivamente nelle categorie “Automatic Coffee Equipment” e “Home Coffee Equipment”.

Il premio (immagine concessa)

I rappresentanti della filiale tedesca de La Marzocco, insieme a Paul Kelly, direttore globale marketing e all’amministratore delegato di De’ Longhi Professional, Guido Bernardinelli, hanno sottolineato l’impegno del marchio nei confronti dell’innovazione e della propria community.

La cerimonia (immagine concessa)

I presenti al Coffee Hospitality Expo hanno anche potuto assistere a degustazioni e demo prodotti relative alle nuove soluzioni Modbar Pour-Over & Tea, nonché del nuovo macinacaffè Jay, di Wally e di altre attrezzature La Marzocco durante i tre giorni dell’evento dedicato al settore del caffè.

Arran Ainscough ha prestato il suo contributo a una tavola rotonda sull’ospitalità nelle regioni DACH, mentre Paul Kelly ha condiviso le sue idee sulle tendenze nel settore F&B e delle catene di caffetterie.

Per maggiori informazioni: 5th Wave Magazine podcastwww.lamarzocco.comhttps://www.coffeehospitalityexpo.com/

L’Oriente supera l’Italia nella pasticceria, Iginio Massari: “Hanno più fame di successo”

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La Cina sul podio (immagine concessa)

Oggi la pasticceria internazionale vede ai vertici professionisti artigiani cinesi o giapponesi. Ad esempio, nell’edizione 2025 del World trophy of professional tiramisù, ha trionfato Aya Okada, 29 anni, della prefettura di Ishikawa in Giappone (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Lorenzo Cresci per La Repubblica.

La pasticceria orientale conquista anche l’Italia

MILANO – Leggete gli ultimi titoli di articoli pubblicati sui concorsi legati al mondo della pasticceria: “Cina il Paese Campione del mondo di pasticceria 2025”; “Il miglior gelato del mondo? Lo fa una artigiana di Taiwan”; “Campionato mondiale del tiramisù: vince il Giappone (con una creazione a forma di pianoforte)”. Che cosa si nota? La provenienza: tutti professionisti orientali, protagonisti in eventi internazionali, che siano a Roma o a Palermo.

Perché oggi la pasticceria internazionale vede ai vertici professionisti artigiani cinesi o giapponesi?

“Ricordo quando Paul Bocuse in un incontro con me e Gualtiero Marchesi a Lione disse queste parole: ‘Quando gli italiani scopriranno il valore dei prodotti del loro territorio, non ci sarà più spazio per nessuno’. Alla luce dei risultati degli ultimi concorsi mi pare evidente che quel valore lo stiano scoprendo anche gli stranieri. In generale credo che gli orientali abbiano più fame di successo. Probabilmente è ora di nuovi stimoli anche per gli italiani”. Parole che il maestro Iginio Massari rilascia al Gusto, analizzando quanto sta accadendo.

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Milano: il nuovo trend dei mignon nelle pasticcerie

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Il Duomo di Milano (Foto di Dimitri Vetsicas da Pixabay)

Il trend dei pastry chef più quotati si orienta sempre di più verso una sorta di modellismo, esibendo nano-tortine da ingollare in un boccone. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Valerio M. Visintin per il quotidiano Il Corriere della Sera.

Le pasticcerie a Milano

MILANO – Allarme rosa a Milano: si stanno restringendo i pasticcini. Magari fossero tutte così dolci e promettenti, le emergenze cittadine, direte voi. Ma, una volta tanto, concediamoci il lusso di un’inchiesta del tutto rassicurante, senza conseguenze, se non sul nostro giro vita.

La pasticceria mignon, dicevamo, sta diventando ancora più mignon. Il trend dei pastry chef più quotati si orienta sempre di più verso una sorta di millimetrico modellismo, esibendo nano-tortine da ingollare in un sol boccone. Un progresso estetico che, per altro, attenua i sensi di colpa di noi golosi.

Da Vittorio Selection in corso Matteotti – boutique dolciaria della premiatissima ditta Cerea – la vetrinetta delle pastarelle sembra la teca di un gioielliere, nella quale sfilano miniature di Montblanc, Sacherina e Smeraldino (una goduria di cioccolato, amaretto e crema di pistacchio). Non si sa se divorarle o mettersele all’anulare. Almeno, dopo il primo assaggio. Poi, il dubbio svanisce ed è complicato smettere di ingollarle.

Naturalmente, anche le confezioni non sono più le stesse di qualche anno fa. Il vecchio cabaret cartonato sta andando in pensione, sostituito da levigatissimi cofanetti di design, chiamati box, perché la lingua egemone non è più il francese.

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Selecta, vending, si ristruttura e licenzia fino a 60 dipendenti a Kirchberg nel canton Berna

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Il logo Selecta

L’azienda leader nel settore dei distributori automatici Selecta si ristruttura per far fronte al calo della domanda causato da pandemia e telelavoro. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione RSI.

La ristrutturazione di Selecta

KIRCHBERG – Selecta, azienda leader nel settore dei distributori automatici in Svizzera, licenzia. La società sta ristrutturando la divisione della ristorazione ed entro febbraio 2026 verranno soppressi tra 50 e 60 posti di lavoro in vari reparti, ma soprattutto nella sede di Kirchberg nel canton Berna.

Lo ha confermato il ceo di Selecta Beat Welti al Blick, che ha anticipato la notizia.

La riorganizzazione ridurrà circa 40 posizioni a tempo pieno, mentre sono previste nuove assunzioni per creare strutture più efficienti.

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Gelati Ferrero, 140 milioni per il nuovo polo tecnologico ad Alzira

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Il logo della Ferrero

Lo stabilimento Ice Cream Factory Comaker di Alzira diventerà il polo tecnologico dei gelati Ferrero, con un investimento di 140 milioni di euro. Acquisito nel 2019, l’impianto sarà ammodernato e automatizzato entro il 2030, mentre dal 2026 inizierà la produzione per altri marchi e programmi di formazione per i dipendenti. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicato su La Gazzetta Di Alba.

Gelati Ferrero, investimento da 140 milioni per ampliare lo stabilimento di Alzira in Spagna

ALBA – Lo stabilimento Ice cream factory comaker di Alzira, nella regione di Valencia in Spagna, diventerà il polo produttivo e tecnologico dei gelati del gruppo Ferrero che ha presentato un progetto di espansione industriale legato a un investimento da 140 milioni di euro.

Ferrero aveva acquisito il controllo dell’impianto nel 2019 e aveva già adottato diverse migliorie avviando una nuova linea di produzione e una fabbrica per la copertura dei gelati con il cioccolato.

Ora arriva un ulteriore ampliamente, a lungo termine, che si concluderà nel 2030 con il funzionamento a pieno regime delle nuove linee progettate assieme al completo ammodernamento della struttura adottando automazione e tecnologie per migliorare efficienza, sostenibilità e qualità.

Nelle intenzioni del gruppo dolciario albese c’è anche la conclusione, ad Alzira, nel corso del 2026, della produzione di gelati per altri marchi e l’avvio di programmi di formazione destinati ai dipendenti per poi inserirli nelle nuove mansioni richieste dal polo tecnologico.

Per leggere l’articolo completo basta cliccare qui.

Pausa caffè: su TikTok il trend dell’inverno tra pumpkin spice e gingerbread

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Pumpkin spice latte (immagine concessa)

MILANO – Con l’arrivo dell’inverno, cresce la ricerca di esperienze calde, avvolgenti e rilassate in pieno spirito hygge, la filosofia nordica che celebra il piacere delle piccole cose attraverso rituali quotidiani all’insegna del comfort e del benessere. È in questo scenario che nasce il trend TikTok del Coffee Cozy Winter, che trasforma la pausa caffè da abitudine “al volo”, in un’esperienza lenta e multisensoriale.

I video mostrano tazze fumanti in ambienti raccolti dalle luci soffuse: un immaginario che spinge molti a ricercare la stessa atmosfera anche nei coffee shop, diventati il nuovo punto di incontro della Gen Z, che, sempre più orientata alla sober curiosity, sostituisce l’aperitivo serale con un caffè al pistacchio o un pumpkin spice latte.

I caffè diventano i nuovi luoghi di socialità contemporanea, un’evoluzione culturale che si riflette anche sul mercato. Nel 2025, l’82% degli italiani ha scelto bar e caffè per le proprie pause[1], a conferma di quanto il consumo fuori casa resti un pilastro della cultura nazionale. Cambia, tuttavia, il modo di viverlo: i giovani cercano esperienze personalizzate, attenzione alle materie prime stagionali e di qualità, e nuove ricette ispirate ai trend social.

Secondo le analisi di SumUp, fintech globale specializzata nei pagamenti digitali, stanno crescendo i locali capaci di interpretare queste nuove tendenze, combinando atmosfere “cozy”, proposte esperienziali e soluzioni innovative. Un’evoluzione che passa anche dalla digitalizzazione: l’Osservatorio Bar & Caffè Cashless di SumUp rileva che nel 2025 i pagamenti digitali in bar e caffetterie sono aumentati del +42% rispetto all’anno precedente. In questo contesto, SumUp ha selezionato le bevande che più rappresentano il nuovo gusto del caffè in versione invernale, trasformando i coffee shop in veri spazi di benessere urbano.

“TikTok si conferma un vero barometro dei gusti stagionali, e il trend del Coffee Cozy Winter ne è la prova più evidente. Per i bar e i caffè, osservare queste dinamiche non è solo una questione di stile, ma di strategia concreta: significa capire come il pubblico vive il momento del caffè – tra estetica, benessere e social sharing – e trasformarlo in un’esperienza contemporanea”, spiega Umberto Zola, responsabile online sales per l’Europa di SumUp. “Monitorare queste tendenze permette ai merchant di rinnovare l’offerta, sperimentare con ricette stagionali e format creativi e valorizzare l’esperienza del cliente attraverso strumenti digitali e soluzioni di pagamento integrate”.

Il classico autunnale: pumpkin spice latte – Segna l’inizio della stagione fredda: il pumpkin spice latte sfrutta ingredienti di facile reperibilità, come la zucca (fresca o in purea), disponibile nei mercati e supermercati. Con la sua combinazione di cannella, chiodi di garofano e panna montata, anticipa il mood natalizio e incarna il concetto di “comfort in a cup”. Su TikTok domina i mesi di ottobre e novembre, ma la sua popolarità si estende ormai a tutto l’inverno, diventando un must-have nei menù stagionali di bar e grandi catene internazionali di coffee shop.

Il gingerbread latte richiama il gusto iconico delle feste – Speziato, profumato e intramontabile: il gingerbread latte è il simbolo per eccellenza dell’inverno. Ispirato ai biscotti di pan di zenzero, unisce caffè espresso, latte caldo e note di cannella, zenzero e noce moscata. Sui social è tra le ricette più replicate, complice la sua estetica natalizia e il richiamo immediato all’infanzia. Nei bar come a casa, è la bevanda che trasforma ogni pausa in un momento di dolce comfort, soprattutto durante le festività.

La semplicità che conquista la Gen Z è l’Honey Cinnamon Latte – Equilibrato e naturale, il Honey Cinnamon Latte reinterpreta la tradizione del caffè speziato con un tocco più leggero. L’unione tra miele e cannella addolcisce l’espresso senza coprirne l’aroma, offrendo un comfort sofisticato e genuino. In un periodo in cui le bevande invernali sono spesso associate a ingredienti alcolici – come vin brulé, irish coffee o bombardino – questa versione “clean” riflette la ricerca di semplicità e benessere in chiave sobria, sempre più cara ai giovani.

Il gusto italiano che diventa social: il caffè al pistacchio – Tra le proposte più amate dagli italiani, il caffè al pistacchio rappresenta l’incontro tra tradizione e prodotti locali: che sia espresso o cappuccino, il sapore intenso del pistacchio si fonde con il caffè creando una bevanda che unisce cremosità e carattere, trasformando ingredienti tradizionali in esperienze innovative per chi ama reinterpretare le tendenze internazionali in chiave italiana. È ormai una delle ricette più condivise online, simbolo di come la cultura del caffè sappia evolversi restando fedele al piacere del gusto.

Golden milk come benessere in tazza – Il Golden milk, italianizzato Latte d’Oro, propone una declinazione salutista della pausa caffè: a base di latte caldo e curcuma, spesso accompagnato da spezie come zenzero e cannella, offre un’alternativa aromatica e benefica. Le sue origini affondano nella tradizione ayurvedica, dove questa bevanda è apprezzata per le proprietà antinfiammatorie e depurative della curcuma, considerate un vero toccasana per il corpo e la mente. Cresce l’interesse online per le bevande healthy, e il Golden Latte diventa, così, un simbolo di benessere e innovazione, perfetto per chi cerca gusto ed equilibrio anche nei mesi più freddi.

Chai latte, una rivisitazione che conquista l’inverno – Alternativa al caffè per chi desidera una pausa calda e speziata, il Chai latte combina tè nero, latte e miscele aromatiche di spezie orientali. Negli ultimi anni si è affermato come una delle bevande più amate della stagione invernale, continuando a collezionare consensi grazie al suo equilibrio tra energia e comfort. La rivisitazione della classica bevanda indiana si conferma su TikTok come un’opzione versatile e conviviale, ideale per i coffee shop che vogliono offrire varietà senza rinunciare all’atmosfera cozy.

Il Christmas Coffee è l’emblema del Natale – Più che una ricetta, il Christmas Coffee è un mood, un invito a trasformare ogni tazza in una piccola celebrazione dell’inverno. Dalla base classica dell’espresso o del cappuccino nascono infinite varianti creative: c’è chi aggiunge sciroppo d’acero e panna montata, chi decora con mini marshmallow tostati o briciole di biscotti alla cannella, chi osa con una colata di cioccolato fondente e granella di zenzero. Il risultato è una bevanda scenografica e avvolgente, perfetta da condividere sui social e da gustare nei coffee shop più attenti alle nuove tendenze. Il Christmas Coffee è, in fondo, l’essenza del Coffee Cozy Winter: dolce, caloroso e capace di unire tradizione e creatività in un solo sorso.

Metodologia

La selezione è stata effettuata analizzando i contenuti TikTok con il maggior engagement, misurato in like, visualizzazioni, commenti e condivisioni, per individuare le ricette più rappresentative delle tendenze invernali che guidano innovazione e offerta nei bar e nei coffee shop.

La scheda sintetica di SumUp

SumUp è l’azienda leader a livello mondiale nel settore della tecnologia finanziaria, con l’obiettivo di democratizzare il settore dei pagamenti digitali e consentire a tutte le imprese, di qualsiasi dimensione, di costruire un’attività di successo. Fondata nel 2012, SumUp è oggi il partner finanziario di oltre 4 milioni di esercenti in 37 mercati nel mondo, aiutandoli ad avviare, gestire e far crescere la loro attività.

Partita dal mondo dei pagamenti, oggi SumUp supporta i propri clienti attraverso tre pilastri principali: pagamenti, POS e conto & carta. Attraverso la sua SuperApp, SumUp offre ai commercianti un conto aziendale gratuito, soluzioni di anticipo di cassa, un negozio online e strumenti per la fatturazione, oltre alla possibilità di accettare pagamenti di persona e a distanza, perfettamente integrati con i terminali per carte e i registratori di cassa POS di SumUp.

Con l’intento di valorizzare il proprio successo per rendere il mondo un posto migliore, SumUp si è impegnata a donare l’1% dei propri ricavi a sostegno di cause ambientali e supporta progetti educativi e imprenditoriali a livello globale. È stata inoltre riconosciuta come Top Global Employer per la comunità LGBTQ+ dallo Stonewall Workplace Equality Index. Per maggiori informazioni, visita il sito web.

[1] YouGov

Osservatorio Food Court: la Gen Z rappresenta la clientela più assidua nei centri commerciali

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food court
L'Osservatorio Food Court (immagine concessa)

MILANO – La terza edizione dell’Osservatorio Food Court fotografa un settore in significativa evoluzione, sostenuto da nuovi progetti di sviluppo e restyling da parte dei landlord dei centri commerciali e del travel retail, nonché da nuove aperture di locali ad opera delle catene di ristorazione.

Al momento, infatti, permane una domanda ancora inespressa di spazi disponibili, che apre nuovi scenari di crescita. Parallelamente, le indagini di IPSOS DOXA e IULM hanno contribuito a mettere a fuoco le modalità di frequenza e le motivazioni di visita, esaminando sia la sfera della scelta consapevole sia quella dell’inconscio grazie al primo test in field di Neuromarketing che si è tenuto il 29-30 settembre presso la principale food court di Oriocenter.

Per il terzo anno consecutivo, tale studio ha visto protagoniste le principali associazioni di settore, CNCC (Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali) con il patrocinio, ATRI (Associazione Travel Retail Italia), Assofranchising, Confimprese e Federfranchising in qualità di partner. Confermata IPSOS DOXA come partner scientifico, a cui si è affiancata da inizio 2025 l’Università IULM di Milano con il Centro di ricerca di Neuromarketing e Psicologia dei Consumi.

Nel complesso hanno partecipato oltre 50 realtà tra associazioni, partner scientifici, società sponsor (CIGIERRE, PARMA PROMENADE e ORIOCENTER), gestori di centri commerciali e spazi travel retail, e brand della ristorazione a catena.

Centri commerciali: investimenti e performance

Il cluster dedicato ai centri commerciali comprende 12 società di gestione per un totale di 346 asset under management, con 124 food court dichiarate.

L’83% dei player ha investito in nuove aree ristorative o nel restyling di quelle esistenti negli ultimi tre anni, mentre il 38% prevede la realizzazione di ulteriori food court entro il 2027: 13 progetti già definiti, pari a 23.800 mq di Gla complessiva, con una media di oltre 1.800 mq per asset. All’interno del campione CNCC, la ristorazione è la seconda merceologia per numero di punti vendita (circa 1.550 unità per 250.000 mq di GLla) e la terza per fatturato complessivo, che supera 1,1 miliardi di euro annui, con una produttività media di 4.500 euro/mq.

I trend di fatturato mostrano un settore ancora dinamico: +15,8% nel 2023, lieve crescita (+0,8%) nel 2024, e una contrazione prevista dello 0,7% nel 2025.

Le nuove food court si confermano un driver strategico: per il 75% degli operatori, il fatturato al mq di un brand risulta più elevato in food court rispetto alla posizione in galleria, mentre il turnover degli operatori nelle aree ristorative si ferma al 5%, indice di stabilità del mix e coerenza con la domanda dei visitatori.

Travel retail: flussi elevati e modelli consolidati

Nel travel retail, le food court rappresentano un’infrastruttura commerciale essenziale. Gli aeroporti e le grandi stazioni coinvolti nell’analisi registrano in media 56 milioni di viaggiatori l’anno per asset. Dove presenti, le food court coprono circa il 9% della GLA commerciale, con aree che superano mediamente i 2.200 mq e tassi di occupancy superiori al 98 per cento.

Il tenant mix premia sia le eccellenze territoriali che le grandi insegne italiane ed estere: 26% sono brand locali, 48% nazionali e 26% internazionali. La capacità di presidiare momenti di consumo diversificati e intercettare un pubblico eterogeno e ad alta propensione alla spesa fa delle food court ubicate nel travel retail uno dei segmenti più performanti del mercato.

Food brand: sviluppo della rete e nuovi modelli

Il campione dei brand food evidenzia una presenza crescente nelle food court: la prima apertura risale in media al 2011, a dimostrazione di un contesto di mercato ancora giovane. Nel 2025 ogni insegna apre mediamente tre nuovi punti vendita in food court, con una previsione di sei aperture per il 2026.

La distribuzione geografica mostra una forte concentrazione nell’Area Nielsen 1 (93% delle insegne), seguita dall’Area 2 (74%), mentre il Centro-Sud mostra valori più contenuti.

Il format medio dei punti vendita in food court misura 153 mq, con modelli di business orientati per il 52% al fast casual, per il 26% al fast food e per il 22% al casual dining. Il price point riflette un mercato accessibile: il 63% dei brand si posiziona tra 10 e 20 euro, mentre il 30% resta sotto i 10 euro.

Il tempo medio di permanenza del consumatore conferma la fruizione rapida del servizio: il 52% si trattiene meno di 30 minuti, il 48% tra 30 e 60. Sul fronte economico, l’incidenza del rent sul fatturato si attesta al 12%, mentre gli oneri di gestione pesano per un ulteriore 6%.

L’81% delle insegne lamenta un aumento dei canoni nel 2025, mediamente intorno al 10 cento.

Il ruolo della domanda e le criticità per i brand

Le food court italiane si confermano un luogo di consumo trasversale, con un target primario formato principalmente da famiglie (44%) e professionisti (33%). Visto l’elevato livello di competition, il 52% dei brand adotta strategie di pricing dedicate o promozioni specifiche per questo canale.

In termini di performance, il 44% dei punti vendita in food court registra risultati migliori rispetto al resto della rete, un dato che scende però drasticamente nella fascia serale: solo il 19% rileva trend positivi contro un 48% che segnala contrazione, segno che la vocazione principale di questi spazi resta legata al pasto centrale della giornata. Tra le principali criticità, il 44% degli operatori lamenta una disponibilità insufficiente di unità commerciali per sostenere pienamente i piani di sviluppo: segnale di un mercato con un forte potenziale di crescita.

La survey sul consumatore condotta da Ipsos Doxa (In totale, sono state realizzate 1.501 interviste online)

Frequenza visita delle food court nei centri commerciali

La Gen Z rappresenta la clientela più assidua delle food court. Circa la metà dei più giovani vi si reca più volte al mese (“high frequency”), rispetto al 37% del totale frequentatori. L’età incide quindi in modo significativo. La cadenza visita di “queste piazze” della ristorazione diminuisce con l’avanzare degli anni: se la Gen Z si distingue per l’elevata frequentazione, circa la metà dei Boomers, all’opposto, si reca nelle food court ogni 2-3 mesi o ancora più raramente.

La maggior parte dei consumatori visita la food court nell’arco dell’intera settimana, weekend incluso (51%) o nei fine settimana/festivi (33%).

Il restante 16% le frequenta nei feriali. La generazione di appartenenza discrimina anche nella scelta dei giorni di visita. I Boomers si caratterizzano per la maggiore presenza nei giorni feriali: il 30% contro percentuali molto più basse di tutte le altre generazioni (Gen Z 8%, Millennials 10% e Gen X 14%).

Trasversali a tutte le generazioni sono invece i due driver che spingono a frequentare le food court: varietà dell’offerta e rapidità del servizio (citati da circa 8 frequentatori su 10). La Gen Z percepisce maggiormente le food court come “luoghi di incontro” (c’è un bel movimento – 51%). L’opportunità di socializzare è un importante fattore di attrattività in questa generazione (versus il 42%/43% di Millennials e Gen X e il 31% dei Boomers).

Occasioni di consumo nelle Food court dei centri commerciali

Rispetto ai pasti principali, il pranzo (43%) è un’occasione di consumo nettamente più frequente della cena (15%). Le food court attraggono poi per fare un break/spuntino (26%), mentre sono meno diffusi l’aperitivo o la colazione (rispettivamente, il 9% e il 7%). Le occasioni di consumo variano anche in base agli accompagnatori: in coppia si tende a frequentare le food court soprattutto per cena o aperitivo, in famiglia più per il pranzo, mentre da soli per la colazione o un break.

L’occasione influisce anche sui tempi di permanenza. Circa due terzi degli intervistati trascorre in media 30 minuti nella food court; ma la durata scende sotto la mezz’ora per colazione o break, mentre tende ad allungarsi oltre i 30 minuti in occasione della cena. La durata di permanenza per un’ampia maggioranza è quindi un momento di relax, in cui consumare in tranquillità in base alle esigenze del momento.

Scelta del locale e tipologia di cucina preferita

Nella scelta dei locali, i frequentatori delle food court si dividono equamente (50%/50%): metà è fedele agli stessi locali; l’altra metà ama cambiare.

Questo comportamento non varia tra le generazioni e sembra quindi legato a preferenze personali: c’è chi cerca sicurezza e ambienti familiari versus chi è guidato dalla curiosità e dalla voglia di nuove esperienze. In termini di preferenze gastronomiche la cucina tradizionale (cucina tipica, pizzerie, enoteche) è nettamente prevalente (69%), soprattutto tra i più adulti e maturi (Gen X e Boomers). Fra i giovani emerge una maggiore eterogeneità.

Cosa piace di più e cosa di meno delle Food Court

Nel complesso, le valutazioni delle Food Court delineano un quadro positivo. La soddisfazione overall (media 7,3) registra un’ampia quota di giudizi molto positivi (48% voti da 8 a 10) e solo una ridotta minoranza assegna voti insufficienti (12%). Piacciono molto i prezzi senza sorprese, la varietà di scelta del locale (consumare dove vuoi), la professionalità del personale – metà e oltre dei frequentatori esprime la massima soddisfazione (voti 8-10). Seguono, a poca distanza, le valutazioni sulla qualità dei prodotti e la pulizia dei locali. Per circa 3 consumatori su 10, la food court rappresenta una vera e propria destinazione, a prescindere dalle altre attività offerte dal centro commerciale.

Il test pilota condotta dal Behavior and Bran Lab IULM

Il progetto ha previsto un test pilota condotto dal Behavior and Brain Lab IULM per analizzare l’esperienza dei visitatori all’interno della Food Court di Oriocenter.

L’approccio ha combinato strumenti tradizionali e neuroscientifici come eye-tracking per misurare l’attenzione visiva, EEG per valutare engagement e memorizzazione, biofeedback per rilevare l’attivazione emotiva e questionari per cogliere il giudizio consapevole. Il percorso dei visitatori è stato analizzato attraverso mappe di flusso e mappe emotive, con un focus sui diversi ristoranti, sui materiali di comunicazione e sugli elementi presenti nella food court (menu, vetrine, schermi digitali).

Principali risultati:

● L’esperienza nella food court genera emozioni positive e intense, con un impatto rilevante sul coinvolgimento
● L’area più centrale produce una valenza emotiva più alta e un’esperienza più stimolante
● I brand più noti attivano emozioni più elevate anche senza prodotti esposti
● I ristoranti con vetrine e prodotti visibili ottengono maggiore attenzione, memorizzazione ed emozione rispetto a quelli con soli menu
● Gli schermi digitali sono molto più efficaci dei materiali cartacei.
● L’engagement neurofisiologico è un predittore della scelta: il ristorante poi scelto ha un engagement del +76% rispetto agli altri
● L’area è percepita come accogliente e piacevole, sebbene rumore e sovrastimolazione siano elementi critici per una parte dei visitatori
● Suggerimenti ricorrenti: maggiore varietà (es. opzioni vegetariane/vegane), gestione del rumore, più separazione tra i ristoranti, più prodotti visibili.

Vincenzo Russo, coordinatore del Centro di Ricerca di Neuromarketing IULM:
“Lo studio pilota del Behavior and Brain Lab IULM dimostra come l’esperienza dei consumatori sia guidata da processi spesso inconsapevoli: ciò che attira l’occhio nei primi secondi, ciò che suscita emozione e ciò che rimane impresso si traduce direttamente nelle scelte finali”.

Russo aggiunge: “Nell’area food court di Oriocenter, elementi come schermi digitali, prodotti esposti e ambienti immersivi aumentano il coinvolgimento. Questi risultati evidenziano l’importanza di progettare gli spazi commerciali non solo per essere visti, ma per essere vissuti emotivamente. I dati neuroscientifici ci mostrano che quando l’esperienza è positiva, diventa anche più memorabile e più efficace nel guidare il comportamento d’acquisto”.