martedì 18 Novembre 2025
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Da Thermoplan, una panoramica delle superautomatiche del Mondiale per espresso, tè, latte o ricette con bevande alternative

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BW4 Competizione Thermoplan (photo granted)
BW4 Competizione Thermoplan (foto concessa)

WEGGIS (Svizzera) – Thermoplan è un’azienda a conduzione familiare che si è espansa in tutto il mondo, fornendo a clienti in oltre 80 paesi macchine da caffè completamente automatiche per uso professionale. Sono orgogliosi di essere conosciuti come azienda svizzera (Thermoplan produce macchine da caffè completamente automatiche a Weggis, con circa l’80% dei componenti utilizzati provenienti dalla produzione nazionale).

Abbiamo discusso delle prospettive immediate e future di questo mercato con Sanela Kujovic, responsabile comunicazione e PR di Thermoplan.

Superautomatiche per il settore dell’ospitalità: quali caratteristiche cercano oggi i baristi professionisti e gli appassionati di caffè?

“Thermoplan progetta e produce macchine da caffè superautomatiche B2B esclusivamente per il settore professionale dell’ospitalità, non per l’uso domestico. A HostMilano 2025, Thermoplan ha presentato la Black&White4 Competizione, una macchina che combina la precisione e la costanza di una superautomatica con la libertà creativa tipica del lavoro del barista tradizionale.

Oggi i baristi cercano proprio questo equilibrio: qualità costante in tazza, utilizzo intuitivo e flessibilità nella gestione di diversi tipi di latte, comprese le alternative vegetali — tutte caratteristiche che la Competizione offre pienamente.”

Come gestiscono le vostre macchine superautomatiche le bevande vegetali e il latte vaccino contemporaneamente nelle caffetterie?

“Le macchine superautomatiche di Thermoplan, come la Black&White4, possono lavorare sia il latte vaccino sia tutte le alternative vegetali con la semplice pressione di un pulsante, rendendo facile per i coffee shop offrire un’ampia varietà di bevande.

Grazie all’innovativa tecnologia del latte sviluppata da Thermoplan, ogni tipo di latte — sia vaccino che vegetale — produce una schiuma perfetta e costante, mantenendo al contempo i più alti standard di igiene, anche durante il passaggio da un tipo di latte all’altro. Questa capacità è sempre più importante per i caffè che desiderano soddisfare le diverse preferenze dei clienti.”

Telemetria: quali sono i prossimi sviluppi per questa funzione nelle macchine superautomatiche?

Thermoplan Connect Telemetry (foto concessa)

“Le macchine superautomatiche di Thermoplan sono dotate di ThermoplanConnect 2.0, la piattaforma di telemetria di nuova generazione che combina il monitoraggio in tempo reale con analisi intelligenti basate sull’intelligenza artificiale.

Attraverso un chatbot integrato, gli operatori ricevono istruzioni automatiche per la manutenzione, la pulizia e la regolazione delle ricette, oltre a poter monitorare da remoto le prestazioni e i dati di produzione delle macchine.

Questa combinazione di telemetria, intelligenza artificiale e supporto tramite chatbot consente ai coffee shop e agli operatori di ottimizzare l’efficienza, ridurre i tempi di inattività e gestire in modo proattivo le proprie flotte di macchine superautomatiche.”

Thermoplan ha lanciato la superautomatica per i campionati mondiali di latte art, Black&White4 Competizione: quali sono i vantaggi per i concorrenti?

BW4 Competizione (foto concessa)

“Per i concorrenti di latte art, la Black&White4 Competizione offre vantaggi distinti:

• Offre prestazioni a livello da campione del mondo: temperatura costante, pressione affidabile, precisione di macinatura (dosi con una tolleranza di ±0,3 g) e coerenza di estrazione (ad esempio 10 espressi tutti tra il 18 e il 22 % di estrazione) sono stati elementi chiave nella sua selezione come macchina ufficiale del World Latte Art Championship.

Le alternative per il latte (foto concessa)

• Combina un’automazione di altissimo livello con il controllo in stile barista: la funzione automatica di montatura del latte “AirSteam®” garantisce una schiuma perfetta con la semplice pressione di un pulsante, mentre la modalità “AutoSteam” permette ai baristi esperti di controllare manualmente la vaporizzazione e la texture nel bricco, offrendo così sia velocità che creatività.

• Soddisfa le esigenze di flussi di lavoro intensi: il sistema doppio per infusione e vaporizzazione consente di erogare caffè e montare il latte contemporaneamente senza perdita di prestazioni. Inoltre, il sistema di pulizia completamente automatico assicura la massima igiene e aiuta a mantenere la qualità anche in condizioni di gara.

Queste caratteristiche permettono ai concorrenti di contare su costanza e rapidità, pur mantenendo il controllo creativo necessario per la latte art di alto livello — rendendo la macchina sia uno strumento di prestazione sia una tela per la creatività.”

Anche HostMilano avete raccontato la vostra apertura al mondo del tè: perché interessa questa bevanda e in quali mercati è più rilevante?

“Thermoplan si sta espandendo nel settore del tè per permettere a caffè e operatori di offrire una gamma più ampia di bevande accanto al caffè. Con la macchina per il tè di Thermoplan, sia le creazioni di tè caldo che quelle di tè freddo possono essere preparate con la semplice pressione di un pulsante utilizzando foglie di tè fresche, garantendo qualità costante e praticità.

Thermoplan e la sua macchina per il tè (foto concessa)

Il tè rimane particolarmente popolare in Asia, ma questa tecnologia consente agli operatori di tutto il mondo di sfruttare appieno la varietà di bevande, gestendo al contempo la complessità di tempi di infusione, temperature e diversi tipi di tè.”

Quali paesi volete penetrare (stiamo pensando all’intero mercato asiatico, che ora si sta orientando sempre più verso il caffè ma rimane forte sul tè) e quali sono saturi?

“Thermoplan ha una quota di esportazione del 98 % ed è presente in oltre 80 paesi con più di 200 partner di assistenza certificati, quindi ogni mercato è importante e ha potenziale. Il caffè è consumato a livello globale e, grazie alla nostra rete di assistenza affidabile e alle soluzioni adattabili, possiamo supportare gli operatori ovunque. Questo approccio globale ci permette di soddisfare la domanda ovunque ci sia interesse per caffè di alta qualità e bevande speciali.”

Consumo energetico: dove stanno andando le macchine da caffè superautomatiche garantendo le stesse prestazioni?

“Le macchine da caffè superautomatiche sono sempre più progettate con un occhio alla sostenibilità, con l’obiettivo di ridurre il consumo energetico e l’impatto ambientale senza compromettere le prestazioni.

Thermoplan utilizza sistemi di riscaldamento altamente efficienti, isolamento avanzato e modalità standby intelligenti per ridurre il consumo energetico senza sacrificare la qualità del caffè, la montatura del latte o la velocità di preparazione delle bevande. Integrate con telemetria e gestione intelligente della macchina, queste innovazioni non solo aiutano gli operatori a risparmiare energia e costi, ma supportano anche un’attività di caffè più sostenibile ed ecologica.”

Manlio Larotodonda, Cacao Disidente: “Ecco chi è e di cosa si occupa il fermentatore”

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Manlio Larotonda in piantagione (foto concessa)
Manlio Larotonda in piantagione (foto concessa)

MILANO – Manlio Larotonda racconta la sua esperienza dall’altra parte della filiera del cacao, dove svolge il ruolo di sviluppatore di lotti di cacao specialty e gestisce l’attività di Cacao Disidente: una figura questa che non viene messa in luce abbastanza e che invece ha una funzione fondamentale quando si tratta di ottenere un cacao di alta qualità. Le attività da gestire sono tante, complesse, si basa specialmente sulla pratica, tanta, sul campo.

Larotonda, chi è dunque il fermentatore e come lo si diventa?

“Partiamo dalle dovute premesse: sappiamo che il cacao fermenta alle origini nei territori di coltivazione, il fermentatore dunque è l’addetto all’organizzazione della raccolta e ai processi di trasformazione posteriori, quali la fermentazione e l’essicazione del cacao. È una figura fondamentale per assicurare la qualità della materia prima e che lavora a stretto contatto con esportatori e cioccolatieri.

Come Cacao Disidente formiamo questa figura professionale nei territori d’origine delle fave che compriamo, insegnando al personale delle cooperative e delle associazioni di produttori.

Ci basiamo principalmente su due modelli per sviluppare il cacao dei terroir colombiani nel post raccolta, mantenendo sempre un rapporto stretto con tutto il sistema di produzione alle origini.

Il primo è quello di lavorare con agricoltori che possiedono un minimo di 8 ettari, e questo perché per avviare la fermentazione sono necessari almeno 300-400 chili di cacao bava (ovvero fresco, con ancora la polpa). In questo caso lo stesso agricoltore diventa il fermentatore, un po’ come i vignaioli che si occupano della vigna ma anche dell’enologia del loro prodotto.

L’altro metodo è quello che chiamiamo della fermentazione centralizzata: in Colombia la maggiorparte dei produttori ha piantagioni di 2-3 ettari che non assicurerebbero la corretta fermentazione, non disponendo di quantità sufficienti di cacao da fermentare. In questo caso i produttori conferiscono il cacao fresco alle centrali di fermentazione della cooperativa alla quale sono associati, dove i lotti seguono protocolli di trasformazione specifici secondo le varietà.

Spesso si parla unicamente di fermentazione però anche le procedure di raccolta, di selezione della materia prima e del controllo di una maturazione corretta sono fondamentali per garantire una qualità alta e omogenea.

Dopo il raccolto si aprono i frutti di cacao e si estraggono le fave che sono ricoperte dalla polpa. Si riempiono le casse di fermentazione che sono fabbricate localmente con legni specifici, di forma cubica e si tappano con foglie di banana.

La fermentazione dura da 4 a 6 giorni e può essere studiata e suddivisa in più fasi: la prima è quella anaerobica (primi due giorni) dove lo zucchero nella polpa viene trasformato in alcol e anidride carbonica. Dopo circa due giorni si raggiunge un livello di alcol etilico che determina la morte effettiva dell’embrione (parliamo di un seme vivo messo nella cassa), ad una temperatura che raggiunge i 43-45 gradi (il picco di solito arriva dopo 5 giorni, tra i 48 e i 51 gradi).

A questo punto la fava “muore” e iniziano una serie di processi di trasformazione delle sue sostanze: la membrana (la cascara) diventa permeabile e permette intercambio di sostanze dall’ambiente esterno all’interno e viceversa, dall’embrione ormai senza vita si liberano una serie di batteri e microrganismi che scompongono la fava di cacao, o meglio scompongono quelle sostanze che biologicamente erano il nutrimento necessario allo sviluppo dell’embrione.

Queste sostanze nutritive finché la fava vive sono conservate da antiossidanti, alcaloidi e polifenoli, che conferiscono rispettivamente amaro e astringenza. Queste molecole con la fermentazione vengono smontate e ricostruite in precursori aromatici.

Se la fermentazione non avviene o avviene in modo non controllato o con pratiche sbagliate il cioccolato prodotto con quel cacao sarà amaro, astringente e povero di aromi, al contrario se viene effettuata correttamente sarà aromatico con poca amarezza e astringenza.

Si può anche controllare l’espressione aromatica delle varietà con l’ossigenazione, processo che caratterizza la seconda fase della fermentazione quando a partire dal terzo giorni si inizia a muovere il cacao da una cassa di fermentazione all’altra utilizzando una pala. Più ossigena il cacao più si promuove l’attività di microrganismi aerobici, principalmente batteri acetici, meno si ossigena pi prevalgono i batteri lattici, aerobi facoltativi.

Un fermentatore all’opera (foto concessa)

A seconda della varietà e delle infrastrutture si deve saper gestire la fermentazione secondo il risultato sensoriale che si vuole raggiungere.

L’essicazione: processo che prosegue la fermentazione

L’essicazione è un fase importantissima per assicurare la qualità del cacao. Fermentazione e essicazione non sono un ricetta rigida ma dipendono dalle decisioni del fermentatore: i clima può influire molto sul risultato quindi il fermentatore deve prendere decisioni sul momento secondo la sua conoscenza delle varietà che ha a disposizione e del clima del territorio.

Per seccare il cacao, questo viene disteso su stuoie rialzate protette da un tetto di plastica trasparente.

Nella fase di essicazione si perde progressivamente l’acqua libera che permette lo sviluppo microbiologico fermando progressivamente l’attività dei microrganismi. Si può quindi, secondo il clima, continuare a fermentare il cacao quando già sta seccando, soprattutto i primi giorni quando il cacao ha ancora acqua libera a disposizione, raccogliendo le fave in cumuli per rallentare la perdita dell’acqua e ricreare un ambiente parzialmente anaerobico.

Per esempio quando piove molto conviene togliere dalla cassa di fermentazione il cacao prima del protocollo base per continuare a fermentare già essiccando, dato che quest’ultimo processo sarà più lento per via delle condizioni di umidità esterne.

Questo è solo un esempio di come la qualità dipenda da tante piccole decisioni e soprattutto dalla capacità di reagire ed essere flessibile a seconda dei contesti e delle situazioni.

Manlio Larotonda raccoglie la cabossa (foto concessa)

L’esperienza per un fermentatore, è essenziale. Non esiste una scuola per questa figura e neppure per formare colui che si occupa della valutazione sensoriale. Quindi come si fa?

La nostra azienda si impegna con le nuove risorse, dando loro la possibilità di osservare da vicino il nostro lavoro e così apprendere la misurazione corretta. Cosa facciamo? Riceviamo in fabbrica, nel nostro laboratorio, un campione da mezzo chilo per ogni batch di fermentazione – a partire da un sacco sino ad arrivare ai tre -.

È un lavoro maniacale che permette di restituire al fermentatore la giusta ricompensa in origine per ogni fava prodotta, con il fine di ottenere un miglioramento continuo della qualità della materia e il consolidamento delle competenze di questo professionista.

Nel nostro laboratorio questi campioni vengono analizzati per determinare l’umidità residua e il grado di fermentazione attraverso un cut test (si tagliano le fave a metà per valutare colore e presenza di crepe, entrambi indice di buona fermentazione) e poi con ognuno di produce una massa di cacao in forma di tavolette temperate, per la successiva valutazione sensoriale che darà origine all’informazione in base alla quale il fermentatore in origine cambia le sue pratiche.”

Larotonda: “Con il caffè è più semplice: nel cacao se si sbaglia è terribile.”

Il problema è la monopolizzazione del mercato: si pensa soltanto che due milioni di tonnellate all’anno sono legate ad un solo player, Barry Callebaut che si focalizza sulla standardizzazione aromatica attraverso il concaggio dopo la raffinazione, volatilizzando tutte le caratteristiche sottoponendo la materia prima ad alte temperature e diluendo un prodotto che non ha un buon gusto.”

Quanto spazio c’è ancora per la sperimentazione in questa fase di processazione?

Larotonda: “È tutto ancora da esplorare. Attualmente abbiamo messo a punto un metodo che ci fa arrivare ad un determinato risultato, ma chi sperimenta sfruttando solo l’uso delle tecnologie è destinato a fallire: bisogna accettare che si tratta di un processo difficile da ripetere identico dato che è una fermentazione spontanea con varie famiglie di microrganismi coinvolti, difficile da ripetere in modo artificiale. Con la meccanizzazione e la standardizzazione di questo processo si arriva al massimo ad una qualità mediocre. Per l’eccellenza invece bisogna essere dentro la terra, lavorare con l’esperto che sappia prendere decisioni chiave a seconda delle tante variabili possibili ed avere flessibilità in queste decisioni.

Qua sta il bello e si sviluppano anche diversi stili di lavorazione.

Come Cacao Disidente abbiamo spinto per tanti anni sul nostro metodo e ora dobbiamo trovare il mercato giusto, soprattutto adesso che i prezzi sono impazziti. Per noi puristi e artigiani, è difficile, ma siamo riusciti a collaborare con degli chef colombiani nei ristoranti migliori. Negli USA lavoriamo soprattutto per il consumo in tazza, mentre in Italia riusciamo ad avere un dialogo specialmente con gelatieri e cuochi di livello. Il nome più grande al momento è quello di Corrado Assenza, che usa Cacao Disidente per tutti i suoi prodotti.

Il problema della filiera ovviamente resta il prezzo, che ora è folle: di media i prodotti di cioccolato stanno aumentando e noi paghiamo molto di più. Chi tratta alta qualità direttamente con i contadini lo fa per guadagnare, ma ancor di più per passione e vocazione. Il nostro arrivo rappresenta spesso un cambiamento sociale per chi passa dalla coca al cacao.

Ma per poter restare sostenibili senza scendere a compromessi, la cioccolateria deve iniziare a conoscere le origini del cacao e capire il potere aromatico di questo prodotto. Si deve cambiare il paradigma coloniale di questo: l’argomento europeo è che nel primo mondo c’è la tecnologia per trasformare il prodotto ma nessuno si è reso conto che quando la materia prima è di alto livello non c’è bisogno di molta tecnologia.

L’industria dei paesi del nord del mondo deve applicare molta tecnologia perché non ha nessun controllo e comprensione delle qualità nel cacao. Questi macchinari sono per lo più utili per volatilizzare l’aroma (sempre difettoso), per nascondere e diluire sapori forti (amaro, astringenza e difetti sensoriali) derivati da una bassa qualità della materia prima utilizzata nelle fabbriche europee.

Il cioccolato vero, che approfitta del potere aromatico del cacao nella sua espressione più piacevole e edonista va prodotto nelle origini della materia prima dove possiamo controllare il prodotto a partire dall’agricoltura e in questo modo de colonizzarlo. Siamo parte di questo movimento e con noi sempre più produttori in Colombia, Ecuador, Perú, etc.”

Lavazza, Giappone: Nikkei Trading è il nuovo agente esclusivo per la vendita del marchio

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IVS Lavazza Group logo convendum yak emilia coffee
Il logo di Lavazza Group

Nikkei Trading Co. è stato confermato come il nuovo agente esclusivo per l’importazione e la vendita del marchio Lavazza in Giappone. La collaborazione avrà ufficialmente inizio a gennaio 2026. Leggiamo di seguito l’articolo riportato sul portale Jetlc.

Il nuovo partner di Lavazza in Giappone

TORINO – Nikkei Trading Co., Ltd. (sede centrale: Minato-ku, Tokyo; CEO: Thierry Cohen) è stata nominata dal Gruppo Lavazza agente esclusivo per l’importazione e la vendita del marchio italiano di caffè premium Lavazza in Giappone a partire da gennaio 2026.

Nikkei Shoji ha introdotto sul mercato giapponese vini e ingredienti alimentari accuratamente selezionati provenienti da tutte le 20 regioni italiane. Aggiungendo la categoria caffè al suo portfolio, Nikkei Shoji sarà in grado di offrire una varietà di esperienze lifestyle che consentiranno ai clienti di sperimentare la cultura gastronomica italiana in diverse situazioni quotidiane.

Riguardo al lancio di Lavazza, Thierry Cohen, presidente e ceo dell’azienda, ha dichiarato: “Siamo estremamente onorati di essere l’importatore e distributore esclusivo di Lavazza in Giappone, un marchio con 130 anni di storia e qualità comprovata. Faremo tesoro dell’esperienza maturata nel mercato nazionale per far conoscere Lavazza al maggior numero possibile di persone.”

Sanremo Coffee Machines si racconta con i nuovi video sui social

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sanremo
Il rinnovo di Sanremo Coffee Machines (immagine concessa)

VASCON DI CARBONERA (Treviso) – Da circa tre anni, Sanremo Coffee Machines, punto di riferimento internazionale nella produzione di macchine da caffè professionali, ha avviato un percorso di profonda trasformazione interna.

Un lavoro continuo e strutturato che ha portato l’azienda a unire la cura artigianale che l’ha sempre contraddistinta con i più avanzati processi di progettazione, industrializzazione e controllo qualità.

Oggi Sanremo è in grado di sviluppare, progettare e costruire alcune tra le migliori macchine per il caffè al mondo, combinando precisione tecnica, sostenibilità e un approccio
sempre più orientato all’eccellenza produttiva.

La manutenzione della macchina (immagine concessa)

Per condividere questa evoluzione, Sanremo ha scelto di aprire le porte dell’azienda
e raccontarsi in modo trasparente e autentico.

Lo fa attraverso una serie di video-interviste pubblicate sui canali social, in cui i protagonisti stessi – ingegneri, tecnici, responsabili di produzione e qualità – descrivono le scelte e le sfide affrontate dal un punto di vista interno all’azienda.

Tra i temi al centro del racconto ci sono l’evoluzione delle linee produttive, i nuovi approcci
alla progettazione dei prodotti, la gestione circolare delle risorse e il principio dello zero defect, che guida oggi ogni fase di lavorazione.

Un viaggio dietro le quinte che mostra come l’innovazione, se ben integrata, può valorizzare e rafforzare il dna artigianale di un’azienda.

Tutti i contenuti sono disponibili sul canale YouTube ufficiale di Sanremo Coffee Machines qui

Julius Meinl arriva a Vilnius presso l’edificio Sąvaržėlė

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Il logo di Julius Meinl
Il logo di Julius Meinl

Nel centro di Vilnius, nell’edificio Sąvaržėlė, progettato dallo studio di architettura RSHP, fondato da Richard Rogers, sarà presto presente il caffè Julius Meinl. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale Made in Vilnius.

Julius Meinl a Vilnius

VILNIUS – Il caffè Julius Meinl, una delle marche di caffè preferite dagli abitanti della capitale, sarà presto disponibile nel centro di Vilnius, nell’edificio Sąvaržėlė, progettato dal leggendario studio di architettura RSHP, fondato da Richard Rogers. I fondatori del bar vi inviteranno a gustare non solo una bevanda aromatica, ma anche snack e dessert leggeri preparati con ingredienti locali nel nuovo spazio.

Un nuovo bar nel centro commerciale Sąvaržėlė sarà aperto da un team già noto agli abitanti di Vilnius, che gestisce i ristoranti DIN Capri e DIN Breezy, situati in via V. Gerulaitis e Ozo.

Si prevede che il bar, situato in Konstitucijos Ave. 14A, accoglierà i clienti fin dalle prime ore del mattino e sarà aperto nei giorni feriali.

I fondatori sottolineano che questo locale si distinguerà per la cultura del caffè Julius Meinl: qui le bevande saranno preparate in modo da rivelarne il gusto naturale ed equilibrato, la morbidezza e la profondità dell’aroma. Il nuovo bar sarà concepito come uno spazio dove fermarsi per un momento, gustare un caffè di qualità e chiacchierare.

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Conegliano, apertura straordinaria del Museo del Caffè Dersut per la Settimana della Cultura d’Impresa

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A pertura straordinaria del Museo del caffè Dersut in occasione della Settimana della Cultura D’Impresa (immagine concessa)

CONEGLIANO – In occasione della Settimana della Cultura d’Impresa, l’iniziativa nazionale promossa da Museimpresa, il Museo del Caffè Dersut annuncia un’apertura straordinaria questo sabato, 22 Novembre, per accogliere visitatori, appassionati e curiosi in un percorso immersivo dedicato alla storia e alla cultura del caffè espresso italiano.

La Settimana della Cultura d’Impresa rappresenta un appuntamento annuale di grande valore, dedicato alla scoperta del patrimonio industriale e del sapere produttivo italiano. Un’iniziativa che mette in rete musei e archivi aziendali di eccellenza, valorizzando il legame tra impresa, territorio e comunità.

Il Museo del Caffè Dersut, inaugurato nel 2010, è entrato nel 2018 a far parte di Museimpresa, l’associazione promossa da Assolombarda e Confindustria che riunisce musei e archivi di imprese grandi, medie e piccole, costituendo una rete unica a livello europeo.

L’ingresso del Museo Dersut nella rete Museimpresa ha riconosciuto ufficialmente il valore culturale della sua collezione e l’impegno dell’azienda nel preservare e diffondere la cultura del caffè espresso.

Durante l’apertura straordinaria di sabato, i visitatori potranno vivere un viaggio affascinante dalla pianta alla tazzina attraverso un percorso espositivo di 600 mq articolato su due piani: dalla serra con le piante di Coffea Arabica, alla storia della tostatura e della macinatura, fino alle prime macchine da caffè a vapore e agli esemplari che hanno segnato l’evoluzione dell’espresso italiano.

La visita guidata si concluderà nella sala dedicata alla degustazione e alla formazione, sede dell’ABCD – Accademia Baristi Caffè Dersut con un assaggio a cura dei coffee trainers.

Informazioni sulla visita straordinaria

  • Data: sabato 22 Novembre
  • Luogo: Museo del Caffè Dersut, Via T. Vecellio 2, Conegliano (TV)
  • Attività incluse: visita guidata alla collezione e degustazione caffè
  • Biglietti: Intero: 8 € – Ridotto: 5 € (over 65, under 18, scolaresche e persone con disabilità) – Gratuito per bambini fino a 5 anni.

Il Museo vi aspetta per celebrare insieme la cultura d’impresa e il valore storico del caffè espresso italiano.

Prenotazioni:
https://www.dersut.it/en/museo-del-caffe-biglietto-d-ingresso

AIDO: distribuite 100.000 bustine di zucchero da 5 grammi personalizzate per la donazione degli organi

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Il logo Aido (immagine presa dal sito Casate Online)

Diverse bustine di zucchero con il logo di AIDO sono state distribuite in diversi esercizi commerciali del territorio del gruppo intercomunale Sirtori-Viganò-Barzanò. Leggiamo di seguito l’articolo completo di Casate Online.

Il progetto Centomila caffè

SIRTORI (Lecco) – L’importanza della donazione passa anche attraverso un caffè. Nell’ambito delle iniziative denominate ”Aidosirtorianchio” ne è stata proposta una particolarmente originale: bustine di zucchero con il logo di AIDO sono state distribuite in diversi esercizi commerciali del territorio.

Un progetto – dal titolo ”Centomila caffè” fortemente voluto dal direttivo del gruppo intercomunale AIDO Sirtori-Viganò-Barzanò in collaborazione con Lecco Zuccheri azienda leader nella produzione di bustine di zucchero per bar.

”Abbiamo distribuito 100.000 bustine di zucchero da 5 grammi personalizzate: davanti ci sono il logo del gruppo e la nostra mail mentre sul retro il simbolo della giornata nazionale del sì e la frase: questo esercizio promuove AIDO e promuove la vita” ci ha spiegato il vicepresidente Simone Pulici.

Aggiunge: ”Con questa iniziativa vogliamo promuovere i principi fondamentali di AIDO: sì alla speranza, sì all’amore che ci rende umani, sì alla vita, sì alla donazione di organi, tessuti e cellule promuovendo, in base al principio della solidarietà sociale, la cultura della donazione. E poi la conoscenza di stili di vita atti a prevenire l’insorgere di patologie che possano richiedere come terapia un trapianto di organo; infine la raccolta di dichiarazioni di volontà favorevoli alla donazione di organi, tessuti e cellule post mortem”.

”Per manifestare il consenso alla donazione di organi, tessuti e cellule dopo la morte è possibile l’iscrizione attraverso app e sito AIDO utilizzando la propria SPID o CIE, oppure compilando un modulo cartaceo da consegnare ad un gruppo AIDO sul territorio. O ancora sottoscrivendo il proprio consenso presso l’anagrafe del comune di residenza al momento del rinnovo della carta d’identità” ha concluso Pulici a nome del sodalizio che, al pari degli altri gruppi AIDO comunali saranno presenti sul territorio durante le manifestazioni natalizie con materiale informativo.

Il gruppo intercomunale AIDO Sirtori-Viganò-Barzanò ringrazia sentitamente tutti gli esercizi che hanno aderito all’iniziativa:

Cheers Monticello, Cavasin Ettore Monticello,

Baita Alpini Monticello, Baita Alpini Missaglia, Baita Alpini Torrevilla,

Bar Karkade Viganò, Centro Anziani Sirtori, Retrò Cafè Monticello

Bar Dal Gianca Monticello, Centro Promozione Sociale Barzanò

Bar Cerenguito Missaglia, Bar Ma.Ma. Missaglia,

Bim Bum Bar Maresso, Pasticceria Nessi Dolzago,

Pizzeria Tony e Max Missaglia, Paolo Sala Bakery Viganò,

Ristorante Tricudai Lomagna, Trattoria al Burlon-da Andrea Missaglia,

Cinzia Estetica Tabiago, Auto Costa Costamasnaga,

Caffè Matto Sesto San Giovanni.

Bar: oltre oltre 4 italiani su 10 lo frequenta per l’aperitivo

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I tavolini di un bar (immagine: Pixabay)

In Italia, le chiacchiere da bar restano un vero e proprio must. Oltre 4 italiani su 10 (41%) frequentano il bar durante l’orario dell’aperitivo, uno su quattro (26%) lo fa in pausa pranzo: questi sono i risultati dello studio promosso da Sanbittèr, condotto tramite una Social Web Opinion Analysis. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato su You Mark.

Il rapporto degli italiani con il bar: numeri alla mano

MILANO – Il bar è da sempre un’istituzione tutta italiana, un luogo simbolico dove il momento dell’aperitivo si trasforma in un rituale di socialità, leggerezza e condivisione. Oggi l’aperitivo è un fenomeno globale: secondo un rapporto di Euromonitor International, il mercato continua a crescere costantemente, con una forte domanda non solo di aperitivi classici, ma anche di bevande analcoliche pensate per accompagnare questo momento conviviale.

Oltre all’Italia, anche Paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Nord Europa hanno abbracciato questo rito tutto italiano, reinterpretandolo in chiave locale ma senza snaturarne lo spirito.

In Italia, le chiacchiere da bar restano un vero e proprio must. Oltre 4 italiani su 10 (41%) frequentano il bar durante l’orario dell’aperitivo, uno su quattro (26%) lo fa in pausa pranzo, uno su cinque (21%) per la colazione e oltre uno su dieci (12%) in altri momenti della giornata.

Questi dati emergono da uno studio promosso da Sanbittèr, condotto tramite una Social Web Opinion Analysis su un campione di 480 professionisti del settore (barman, gestori, proprietari) e un monitoraggio su 1.200 persone tra i 18 e i 55 anni, per analizzare il rapporto tra italiani e bar.

Chiacchere da bar

I temi più discussi davanti a un aperitivo riflettano le passioni e le preoccupazioni quotidiane del Paese. In cima alla classifica ci sono calcio (59%) e altri sport (29%), seguiti da politica (49%), temi internazionali (46%), ambiente (44%), alimentazione (41%), lavoro (37%), shopping (35%), gossip (33%) e cinema (21%). Tra i personaggi più citati durante le conversazioni, gli influencer dominano con il 41%, seguiti dal capo ufficio (36%), politici (29%), sportivi e divi di Hollywood (27%), e solo in fondo altri volti del mondo televisivo (21%).

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Roma, caffè: indice inflattivo maggiore di 17,3 punti rispetto al 2024

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Una tazza di caffè americano (immagine: Pixabay)

Lo afferma l’ultimo report di Roma Capitale: l’inflazione nella Città Eterna ha raggiunto quota 121,7, con un incremento dell’1,4% rispetto allo stesso mese del 2024. E non si arresta nemmeno l’oramai celebre caro caffè, con un indice inflattivo che supera di 17,3 punti quello di ottobre 2024. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo del portale Abitare a Roma.

Il rincaro del caffè a Roma

ROMA  – A Roma il carovita continua a correre, senza mai rallentare. Anche ottobre ha portato con sé un nuovo record, subito dopo quello segnato a settembre.

Lo conferma l’ultimo report di Roma Capitale sull’indice dei prezzi al consumo: l’inflazione nella Capitale ha raggiunto quota 121,7, con un incremento dell’1,4% rispetto allo stesso mese del 2024.

Rispetto a settembre 2025, mese già pesantemente segnato dai rincari, si registra un ulteriore +0,1%. Una salita costante e trasversale, che riguarda quasi tutte le macro–aree analizzate. L’unica eccezione è rappresentata dal settore comunicazioni, che resta stabile.

Per il resto, i rialzi sono diffusi:

  • Altri beni e servizi – categoria che comprende parrucchieri, cura della persona, gioiellerie, assistenza e assicurazioni – vola a +4,6%.
  • Servizi ricettivi e ristorazione: +2,7%.
  • Prodotti alimentari, bevande analcoliche e istruzione: +2,5%.
  • Alcolici e tabacchi: +2,2%.
  • Servizi sanitari e spese per la salute: +1,5%.
  • Abbigliamento e calzature: +0,9%.
  • Entrando nel dettaglio, la spesa alimentare continua a essere una delle voci più pesanti:
  • Carne: +6,5% in un anno.
  • Pesce: +4,2%.
  • Formaggi e uova: +4,8%.

E non si arresta nemmeno l’oramai celebre caro caffè, con un indice inflattivo che supera di 17,3 punti quello di ottobre 2024.

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McDonald’s: 80 candidati per il Job Tour del nuovo locale con McCafé a Montecchio Emilia

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Il logo McDonald's

In occasione del McDonald’s Job Tour, la giornata dedicata alla selezione del personale, a Montecchio Emilia sono arrivati in ottanta per affrontare i primi colloqui. L’apertura del nuovo locale porterà a cinque il numero dei McDonald’s presenti in provincia di Reggio Emilia, dove il marchio è già radicato, tutti dotati di McCafé.

Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo pubblicato sul portale Gazzetta di Reggio.

Il McDonald’s Job Tour a Montecchio Emilia

MONTECCHIO EMILIA (Reggio Emilia) – A Montecchio sono arrivati in 80 candidati per sostenere i primi colloqui del McDonald’s Job Tour, la giornata dedicata alla selezione del personale per il nuovo ristorante che aprirà nei prossimi mesi.

La Sala della Rocca, nel cuore del castello, si è trasformata per un’intera mattinata in un punto di incontro tra candidati e recruiter, con un flusso continuo di giovani, studenti, persone alla prima esperienza e lavoratori in cerca di una possibilità concreta di stabilità.

Le selezioni

Le selezioni serviranno a individuare 50 profili da inserire nel team del nuovo McDonald’s di Montecchio.

I futuri assunti saranno formati attraverso un percorso specifico e inquadrati con contratti part-time o full-time, in base alle esigenze del ristorante, seguendo il contratto nazionale del turismo. L’apertura porterà a 5 il numero dei McDonald’s presenti in provincia di Reggio Emilia, dove il marchio è già radicato con 200 dipendenti e 4 ristoranti attivi, tutti dotati di McDrive e McCafé.

La tappa di Montecchio si inserisce nel piano di crescita nazionale che nel 2025 prevede 5.000 nuove assunzioni in tutta Italia. McDonald’s oggi è presente con oltre 790 ristoranti sul territorio nazionale, impiega 38.000 persone e serve quotidianamente più di 1 milione di clienti.

L’aspetto più rilevante sul fronte occupazionale è la stabilità: il 92% dei lavoratori ha un contratto a tempo indeterminato o in apprendistato.

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