mercoledì 03 Dicembre 2025
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Cafezal non si ferma: in attesa di Lisbona si continua a Milano, con il nuovo punto in via San Gregorio

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Via San Gregorio conquistata da Cafezal (foto concessa)
Via San Gregorio conquistata da Cafezal (foto concessa)

MILANO – Carlos Bitencourt, l’uomo dietro Cafezal, micro roastery partita ormai nel lontano 2018 in via Solferino 27 a Milano, la prima a Milano. Da lì l’azienda si sviluppa sempre di più prima in Viale Premuda, Corso Magenta, in zona Bicocca e in Via San Gregorio: proprio qui è ancora recente l’inaugurazione di uno spazio dedicato alla vendita di attrezzature e sede della “Milano Coffee Academy” (loro Academia B2C e B2B) e ancora in questa via, sta per nascere il prossimo capitolo Cafezal (in attesa della nuova avventura a Lisbona ancora in corso, non si resta fermi mai).

Dalla prima settimana di dicembre l’ultimo punto Cafezal sarà aperto in soft opening. E per il weekend del 13-14 dicembre si passerà al pieno regime con la presentazione del libro di Valentina Palange per ufficializzare il brunch.

Cafezal: che altro ci attende quindi in quel di Milano quindi?

Dentro il nuovo Cafezal (foto concessa)

“Abbiamo preso un altro locale in Via San Gregorio dove in totale ci saranno 5 vetrine Cafezal. Ci sarà un’espansione della caffetteria-pasticceria con un punto di ristorazione più ampio, per un totale di circa 45 posti a sedere interni più un dehors con altre 22 sedute. È il terzo Cafezal con ristorante, sull’impronta di quello in Premuda e in Bicocca.”

Perché ancora lì?

“Quello di San Gregorio è un locale che ha avuto successo da subito, nato come nostro laboratorio di pasticceria e panificazione. Siamo riusciti ad entrare nello spazio adiacente, restando indipendente. Mancava questo terzo passo che è un po’ uno sviluppo naturale, un’opportunità di crescita di un locale che funzionava già molto bene ed era sempre pieno.

Adesso possiamo creare una zona vera e propria dedicata alla cucina per andare oltre la panificazione e la pasticceria. Abbiamo scelto una brigata di tre persone e una decina di dipendenti impiegati in totale: nonostante sia un momento difficile per trovare delle nuove risorse, per fortuna siamo riusciti a reperire personale qualificato.”

“Potremo implementare il brunch, che ancora resta un momento importante su cui lavorare”

“Soprattutto per il food&beverage che ha sofferto nel 2025, a causa dei costi degli affitti aumentati, della difficoltà di reperire il personale, del cliente finale con una minore capacità di acquisto.

E qui entra il tema delle bakery e delle caffetterie specialty, di momenti di consumo come il brunch, che, tutto sommato, sono più accessibili con una spesa minore. Le persone stanno uscendo di più in fasce orarie diverse, sfruttando più un’offerta altrettanto buona ma più abbordabile economicamente.”

“Sicuramente si può fare l’imprenditore per un’azienda di specialty.”

“Oggi in Italia si è creato un mercato più strutturato sia perché sono aumentate queste realtà sia perché il cliente è diverso. Cafezal insieme ad altre belle realtà hanno aiutato questa trasformazione. Il nostro progetto va oltre la caffetteria specialty, con l’e-commerce, l’Academy, il B2B, vendita di macchine e attrezzature.

Inoltre abbiamo progetti che vanno avanti a diretto contatto con i coltivatori in origine: c’è potenziale. Naturalmente l’imprenditore di specialty in qualsiasi luogo, deve ragionare in termini di business.

Lo spazio dedicato (foto concessa)

E per farlo, è fondamentale stare al passo con le novità, visitando i punti di riferimento per il settore in giro per il mondo, tenendo d’occhio i cambi generazionali rispetto a quando abbiamo iniziato noi con la nostra passione, una decina di anni fa.

L’importante è restare aperti, stimolati, rispetto agli aggiornamenti del mercato. La passione è fondamentale per il prodotto.”

“La cultura e la qualità, la perfezione dell’estrazione, restano”

“Ma oggi sicuramente c’è maggiore attenzione a delle caratteristiche ancora superiori in tazza. Una parte dei consumatori di caffè tradizionale si sta spostando verso la caffetteria moderna e si aspettano un prodotto migliore. Non parliamo per forza di un caffè da competizione, ma la quantità di clienti che cercano anche solo una buona tazzina con un vero racconto alle spalle, sta aumentando.

Questo si riflette in altri prodotti, come nelle ricette più internazionali come il Cortado, il Flat White e altre bevande che possono dialogare con il caffè, ad esempio la cascara o il mate. Questo deve accompagnare il movimento della nuova caffetteria.”

Capitolo superautomatiche?

Sono stato a Parigi e Londra di recente e quello che noto sempre è che nelle grandi città e in quelle di riferimento per lo specialty, comunque i coffee shop continuano a usare le macchine tradizionali. Questo perché sono abitudini ormai consolidate per il barista e il consumatore.

Viceversa, soprattutto nelle bakery e negli hotel, si sente più il bisogno di risolvere il problema del personale con le superautomatiche. Il cliente lì vuole una tazza come nelle caffetterie specialty e in questo caso vengono in aiuto queste attrezzature.

Secondo me entrambe le soluzioni rappresentano due mercati in espansione. In alcune città europee il volume di macchine da caffè in generale è molto alta, perché il caffè è diventato un prodotto di life style, tuttavia non credo che per forza diventerà tutto superautomatico. In Italia non c’è stato ancora questo grande cambio, a parte nelle realtà come di catering e in hotel.”

E superautomatiche da Cafezal?

“Per ora non ci sono. Sicuramente per alcuni nostri clienti valutiamo sempre questa soluzione.”

E per il resto, la promessa è quella di ulteriori sviluppi per Cafezal nel 2026, che resta un progetto ambizioso di espansione.

Nestlé starebbe valutando la vendita della catena Blue Bottle Coffee: ecco perché le caffetterie non hanno più appeal per i giganti del F&B

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Nestlé
Il logo Nestlé

MILANO – Nestlé sta considerando la cessione della catena di caffetterie californiana Blue Bottle Coffee, acquistata dal colosso svizzero nel 2017. Lo sostiene la Reuters citando fonti bene informate. La multinazionale elvetica si sarebbe rivolta alla banca di investimento Morgan Stanley, allo scopo di valutare una serie di opzioni per questo asset, tra cui la possibile vendita della catena.

A detta degli analisti, la mossa rientrerebbe una più ampia revisione strategica avviata dal nuovo ceo Philipp Navratil, già alla guida di Nespresso, volta a razionalizzare e snellire il portafoglio aziendale, puntando su marchi scalabili e globali. E ad abbandonare l’attività di gestione di punti vendita fisici, in linea con una tendenza diffusa nel settore.

Rientra in tale ottica la revisione strategica di alcuni marchi di integratori vitaminici e la prevista cessione del ramo acque minerali, che comprende marchi del calibro di Perrier e San Pellegrino.

La cessione di Blue Bottle consentirebbe inoltre di generare liquidità da reinvestire nel core business del caffè. Nestlé e Morgan Stanley hanno rifiutato di commentare.

Dopo Coca-Cola, anche Nestlé medita dunque l’uscita dal mondo delle caffetterie a marchio

E, anche in questo caso, è un’uscita in perdita, almeno stando alle stime degli analisti.

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Nella Finca La Senda, in Guatemala la specialty coffee farm: “Il nostro caffè non è caro, è giusto”

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Maria Eugenia Escobar con lo specialty della Finca La Senda (foto concessa)
Maria Eugenia Escobar con lo specialty della Finca La Senda (foto concessa)

MILANO – Dall’altra parte della filiera, dove il chicco di caffè ha origine, si trova Finca La Senda, una Specialty Coffee Farm con sede in Guatemala, fondata nel 1940 e ancora gestita a livello famigliare. Le modalità di lavoro, le condizioni dei coltivatori di questa materia prima, raccontati da Maria Eugenia Escobar, una donna del caffè.

Nella Finca La Senda, che cosa è cambiato e cosa è rimasto uguale nel mercato e nel vostro modo di lavorare?

“Le nostre radici sono rimaste le stesse: connessione con la terra, lavoro onesto e rispetto per la natura. Mio nonno avviò La Senda con dedizione, senza l’ausilio della tecnologia, seguendo l’istinto e l’amore. Oggi non vediamo più il caffè come una merce, ma come un alimento con una propria identità e una ricca storia alle spalle.

Puntiamo sulla qualità, con lotti piccoli, sulla tracciabilità completa e sui rapporti diretti con torrefattori nel mondo. L’essenza quindi, non è cambiata: la passione per fare le cose bene continua a caratterizzare La Senda.”

Quali varietà di caffè coltivate ne La Senda? Quanti ettari avete? È tutto caffè di specialità?

“Abbiamo 27 ettari con all’interno una grande diversità varietale: Bourbon, Caturra, Typica, Pacamara, Gesha, Java, Catimor, Anacafé 14, Marsellesa, Pache e Maragogipe. Coltiviamo solo specialty coffee e non questo perché cerchiamo l’eccellenza più che grandi volumi.

Ogni varietà segue il proprio protocollo di raccolta e lavorazione. Per noi, il caffè nasce dal seme, ma si completa nella tazza.”

Parliamo di fermentazione: come siete riusciti a controllare scientificamente questo processo?

I due farmers della Finca La Senda (foto concessa)

“La fermentazione è un pilastro degli specialty. Non lavoriamo più a occhio: misuriamo pH, temperatura, gradi Brix, tempi, ossigenazione. Usiamo fermentazioni aerobiche, anaerobiche, macerazione carbonica e lieviti selezionati. Ogni fermentazione ha un obiettivo sensoriale. Il nostro ormai è diventato un piccolo laboratorio dove scienza e natura dialogano.”

È stato un investimento che ha portato a un miglior posizionamento in termini di prezzo?

“Sì. Un caffè ben fermentato e documentato si distingue dagli altri. I nostri micro lotti raggiungono torrefattori negli USA, in Europa e in Asia, dove ci sono dei clienti disposti a pagare un prezzo giusto. Ma non è solo una questione di maggiore guadagno economico: con il nostro lavoro otteniamo riconoscimento, e riusciamo a costruire relazioni solide attraverso un approccio sostenibile.

Tutto questo a sua volta ci permette di reinvestire e innovare. Ricordiamo che la qualità ha un costo anche in fase di produzione e che i nostri margini si registrano attorno al 10%. Così, un cattivo raccolto ha un alto rischio di provocare una perdita economica”.

Le nuove generazioni sono interessate a continuare questo mestiere, portando innovazione?

“Sì, anche se non è semplice. In passato lavorare in campagna significava sacrificio. Ma oggi investiamo nella formazione, nell’accesso alla tecnologia e nell’incentivare lo spirito imprenditoriale. Rappresento questa generazione che vuole fare questo mestiere con passione e scienza, trasparenza e creatività. Essere produttori oggi di caffè non è solo lavorare la terra, ma anche educare e creare valore dall’origine. “

Cosa ne pensate delle certificazioni biologiche e del commercio equo?

Maria Eugenia Escobar (foto concessa)

“Ne riconosciamo il valore, ma non sempre sono sistemi e certificazioni accessibili ai piccoli produttori. Noi pratichiamo un’agricoltura rigenerativa, curiamo il suolo, proteggiamo il bosco e promuoviamo la biodiversità: non ci serve un’etichetta per fare la cosa giusta. Preferiamo la trasparenza diretta: condividiamo pratiche, coordinate e invitiamo a visitare La Senda. Il commercio equo per noi è innanzitutto una relazione umana, basata sul rispetto e sulla fiducia.”

Agli italiani piace il caffè guatemalteco? Potete entrare in quel mercato?

“L’Italia ha una cultura gastronomica ricchissima. Ma spesso il caffè è amaro, tostato eccessivamente, ricavato da chicchi difettosi. Per fortuna adesso si sta facendo sempre più sentire una nuova generazione di torrefattori e consumatori che cerca lo specialty come il nostro caffè, che ha una complessità, una dolcezza, un’acidità fruttata, note floreali e corpo succoso. Invitiamo i consumatori italiani a scoprirlo, perché, quando si assaggia un buon caffè, non si torna indietro.”

Ma come si beve il caffè in Guatemala?

“Tradizionalmente molto forte e dolce, ed è quasi un rituale familiare. Ma sta cambiando anche quest’abitudine di consumo: sempre più persone provano metodi come V60, Chemex o Aeropress e bevono caffè senza zucchero, cercando più aroma e texture. In città come Antigua o Città del Guatemala c’è una scena specialty vibrante. Anche nelle fincas incoraggiamo la nostra comunità a provare questo prodotto e a valorizzarlo.”

Come affrontate la normativa europea contro la deforestazione (EUDR)?

“Ormai lavoriamo da anni per implementare la tracciabilità geografica, la mappatura, e l’applicazione di pratiche rigenerative e conservazione, quindi siamo già pronti per rispettare i parametri stabiliti dalla normativa, ma serve maggiore supporto. È importante che l’EUDR venga applicata con sensibilità e ascoltando la voce del produttore.”

Cosa direste ai consumatori che si scandalizzano per il prezzo di un espresso?

“Faremmo questa domanda: quanto vale davvero quella tazzina? Ci sono mesi di lavoro, raccolta manuale, selezione, fermentazione, essiccazione, esportazione, tostatura… Lo specialty coffee non è caro, è giusto. Così come paghiamo volentieri per un buon vino, dovremmo fare lo stesso per il caffè, che è cultura, arte, vita. Scegliere una tazzina prodotta bene dalle origini, significa sostenere una filiera etica e trasparente. E una volta provato… non si torna indietro”.

Ambadué, quando cacao e cosmesi si uniscono in processi di upcycling

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Dottoressa Maria Paola Merlo, fondatrice di Ambadué (foto concessa)
Dottoressa Maria Paola Merlo, fondatrice di Ambadué (foto concessa)

MILANO – La biocosmesi e il cacao: una possibilità che si prende sempre più spazio all’interno di entrambi i mercati. A HostMilano, nell’hub dedicato sCIOck alle commistioni tra questa materia prima e altri settori, se ci sono state delle dimostrazioni da toccare (o assaggiare) con mano. Ma c’è chi lo ha già trasformato in prodotti: Ambadué, fondata dalla Dottoressa Maria Paola Merlo, è una prova che l’interesse c’è, è anche il risultato.

Un precedente importante di come questa realtà abbia fatto dialogare cacao e cosmetica, porta anche il nome del maestro Guido Castagna: nel 2024, il laboratorio di Ambadué hanno riutilizzato gli scarti del cioccolato per ricavare un estratto antiossidante usato poi in due ricette per il trattamento della pelle.

Ambadué ha dimostrato che il cacao e la cosmetica possono andare insieme: ci parla di com’è nato il progetto e a che risultati si è arrivati?

“Il progetto è nato dal desiderio di dare nuova vita a una materia prima preziosa e profondamente legata alla nostra città: il cioccolato di Torino. L’idea era trasformare le bucce delle fave, normalmente considerate scarto, in un estratto innovativo capace di unire pelle e umore.

Dopo anni di ricerca e test siamo arrivati a sviluppare due prodotti in collaborazione con l’azienda Pigreco Torino: Overnight, un neuro cosmetico per la notte e Mood Up, un nutraceutico che sostiene il benessere psico emozionale. Entrambi dimostrano come uno scarto alimentare possa diventare esperienza sensoriale e olistica.”

Come mai avete deciso di lavorare sullo scarto del cioccolato? Di che scarto esattamente si tratta, come lo avete processato?

Nel laboratorio Ambadué (foto concessa)

“Abbiamo scelto di lavorare con la buccia delle fave di cacao perché il cioccolato è uno dei simboli di Torino. Per noi è sempre una sfida trasformare lo scarto alimentare in risorsa. Grazie ad un processo di upcycling che unisce metodiche scientifiche moderne e principi spargirici antichi, siamo riuscite a estrarre molecole bioattive con proprietà interessanti per la pelle e per l’umore. In questo modo valorizziamo un sottoprodotto alimentare di altissima qualità, trasformandolo in un principio funzionale unico.”

Quali sono le potenzialità del cacao nell’ambito della cosmetica?

“Il cacao è una vera miniera di molecole: aminoacidi, flavonoidi, vitamine e minerali. Nel nostro estratto sono particolarmente presenti triptofano e teobromina legati alla produzione di serotonina e melatonina, favorendo rilassamento e buonumore. Da un punto di vista cosmetico, hanno un’azione antiossidante e pro-ageing aiutando la pelle a rigenerarsi durante la notte. Per questo il cacao può diventare un ponte tra benessere interiore e bellezza esteriore.”

Ci sono altri esempi di impiego degli scarti o del cacao oltre la skin care di cui vi siete o vi state occupando?

“Parallelamente oltre al cosmetico, l’azienda Pigreco Torino, brand DrGaudie, ha sviluppato un nutraceutico: Mood Up. È un integratore in gocce che, grazie alla sinergia tra estratto di cacao, zafferano e bergamotto, sostiene il tono dell’umore e aiuta a modulare lo stress. Questo dimostra che lo stesso estratto può essere applicato sia in cosmetica che in nutraceutica, ampliando il suo potenziale di utilizzo.”

Quanto scarto è necessario per la produzione? Il costo è più elevato, come diventa sostenibile anche economicamente?

“Il nostro è un laboratorio di nicchia: non lavoriamo per comparare i costi con altri estratti ma per creare progetti unici e visionari, dove la qualità e l’innovazione sono i veri valori. La quantità di scarto necessaria varia in base ai lotti di produzione, ma ciò che conta è il principio: trasformare un residuo in una risorsa ad altro valore aggiunto.

La sostenibilità economica, per noi, non significa ridurre i costi a tutti i costi, ma dare senso e valore a ciò che facciamo. Un ingrediente ottenuto da upcycling riduce sprechi, crea circolarità e genera un ritorno etico oltre che produttivo. Questo approccio è sostenibile perché incontra un pubblico che sceglie consapevolmente di investire in prodotti esclusivi, capaci di unire benessere, ricerca e responsabilità.”

Per me la vera sostenibilità è trasformare ciò che è scarto in valore e farlo senza compromessi sulla qualità. Non è una questione di costi, ma di visione: creare bellezza che sia anche cultura ed etica.”

Eudr, via libera del Parlamento al rinvio e alle semplificazioni: cosa cambia ora per le imprese

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Alessandro Chelli, ceo di Trusty (immagine concessa)

MILANO – Il Parlamento Europeo ha ufficialmente adottato la sua posizione sulle modifiche al Regolamento europeo sulla deforestazione (Eudr). Nella votazione di mercoledì 26 novembre, l’assemblea ha approvato il rinvio dell’applicazione delle norme e una serie di emendamenti mirati a semplificare gli oneri amministrativi.

Una decisione che impatta direttamente le strategie di compliance di migliaia di aziende, aprendo ora la fase di negoziazione finale con i governi UE.

Alessandro Chelli, ceo di Trusty, Società Benefit italiana specializzata nell’uso della tecnologia blockchain per la tracciabilità delle filiere agroalimentari e industriali, analizza lo scenario post-voto, delineando le nuove scadenze e le opportunità offerte dalla semplificazione dei flussi dati.

Nuove scadenze e obblighi per la prima immissione

Il testo approvato sancisce un rinvio di un anno per tutti gli operatori. Le nuove scadenze per l’adeguamento sono fissate al 30 dicembre 2026 per le grandi e medie imprese e i commercianti, e al 30 giugno 2027 per le micro e piccole imprese.

Fondamentale è la modifica sugli obblighi di due diligence: il Parlamento ha stabilito che l’onere della dichiarazione debba ricadere principalmente sulle imprese che immettono per prime il prodotto sul mercato UE, alleggerendo significativamente la catena successiva e riducendo i requisiti per i micro e piccoli operatori primari.

“Il voto del Parlamento conferma la volontà di rendere l’EUDR più praticabile senza alterarne gli obiettivi di fondo,” commenta Alessandro Chelli. “Concentrare gli obblighi di dichiarazione sulla prima immissione nel mercato è un passo decisivo verso la razionalizzazione dei processi. Questo approccio evita duplicazioni inutili lungo la filiera e permette agli operatori a valle di lavorare con maggiore serenità. Il rinvio al 2026 e 2027 non deve essere visto come un permesso per fermarsi, ma come il tempo tecnico necessario per testare i sistemi informatici e garantire che, al momento del ‘go-live’, non ci siano interruzioni nelle forniture critiche.”

L’impatto operativo: tecnologia pronta al cambiamento

Le modifiche approvate, che dovranno ora essere armonizzate con il Consiglio UE entro la fine dell’anno, spingono verso una gestione del dato più centralizzata all’ingresso nel mercato unico. La piattaforma Trusty è già perfettamente allineata a questo scenario, supportando da tempo i flussi basati sul “First Placer”, ovvero l’operatore che si occupa della prima immissione.

“Per le imprese, queste modifiche si traducono nella possibilità di costruire integrazioni più stabili e meno frammentate,” spiega Chelli. “Se l’iter legislativo confermerà questo impianto, le aziende a valle saranno esonerate dalla produzione massiva di dichiarazioni complesse, potendo focalizzarsi sulla trasparenza dei dati essenziali. Noi siamo pronti: i nostri sistemi sono già settati per gestire procedure guidate per i piccoli operatori e per supportare i grandi importatori che diventeranno il fulcro della compliance normativa.”
Guardare oltre la norma

Nonostante l’ulteriore rinvio, l’indicazione del mercato resta chiara. Il Parlamento ha anche richiesto una revisione della normativa entro aprile 2026 per valutare l’impatto, ma la rotta verso la sostenibilità è tracciata.

“Per conferire credibilità all’impegno europeo, è essenziale che questo tempo extra venga usato bene. Molte delle nostre aziende clienti hanno scelto di non rallentare i progetti di adeguamento, avendo compreso che la tracciabilità è un asset competitivo che il mercato richiede oggi, a prescindere da questo ulteriore posticipo,” conclude Chelli. “In quest’ottica, Trusty continuerà a supportare le imprese nella transizione, garantendo che la piattaforma rimanga un alleato flessibile, capace di adattarsi rapidamente alle evoluzioni normative. Inoltre, per chi ha già investito nella raccolta dati, stiamo predisponendo funzionalità che permettano di valorizzare fin da subito il lavoro svolto: la trasparenza acquisita potrà così trasformarsi in un elemento distintivo verso il mercato, ancor prima dell’obbligo di legge.”

La scheda sintetica di Trusty

Trusty è una Società Benefit che aiuta le imprese a trasformare la tracciabilità delle filiere in un vantaggio competitivo. La sua piattaforma blockchain proprietaria gestisce i dati in modo efficiente e affidabile, garantendo la conformità alle normative come il Regolamento Europeo contro la deforestazione (Eudr).

Con una struttura snella, un approccio orientato al cliente e una visione che integra prospettiva globale e presenza locale, Trusty guida le aziende verso trasparenza, sostenibilità e innovazione. Ad oggi, grazie a Trusty sono stati mappati oltre 200.000 agricoltori in più di 12 Paesi, coinvolte più di 200 aziende e monitorate oltre 500.000 tonnellate di materie prime. Inoltre, Trusty aderisce al Global Compact delle Nazioni Unite, impegnandosi a rispettarne i principi per un business responsabile.

Trieste Coffee Experts: il Think Tank che unisce i torrefattori per il futuro dell’espresso italiano

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Trieste Coffee Experts con i torrefattori (foto concessa)
Trieste Coffee Experts con i torrefattori (foto concessa)

TRIESTE – In un momento storico in cui il settore evolve a ritmi sempre più rapidi – tra pressioni sui costi, nuovi stili di consumo, cambiamenti culturali, normative europee e competitor internazionali sempre più strutturati – diventa essenziale creare uno spazio in cui le torrefazioni possano confrontarsi come comunità, oltre che come singole imprese.

Da questa profonda necessità nasce il Think Tank: un laboratorio condiviso che prende forma attraverso tre Tavoli Tematici, ognuno dedicato a un nodo cruciale del lavoro dei torrefattori, dal valore della tazzina al racconto dell’espresso, fino alla costruzione di un nuovo modello di caffè Made in Italy.

I protagonisti

Il confronto vede protagonisti alcuni dei nomi più rappresentativi del settore:

Michele Cannone, Global Brand Director Away from Home per il Lavazza Group, Massimiliano Scala, Head of Marketing di Kimbo, Antonio Quarta, presidente di Quarta Caffè, Arianna Mingardi, amministratrice delegata di Amigos Caffè, Stefania Trombetta Amministratrice di Caffè Trombetta, Franco Bazzara, presidente di Bazzara, Arturo Morettino, presidente di Morettino, Prunella Meschini, R&D Manager di Le Piantagioni del Caffè, e Alessandro Borea presidente de La Genovese. Una squadra eterogenea, che rappresenta culture, territori e visioni diverse dell’espresso italiano accomunate dalla prospettiva di elevarne il livello.

Dal rito al listino: il valore reale della tazzina

La discussione parte dal cuore simbolico del bar italiano, oggi attraversato da un equilibrio fragile tra costi crescenti, nuove aspettative del pubblico e modelli di business da ripensare. Il Think Tank propone una riflessione collettiva intitolata “Dal rito al listino”, incentrata sul valore reale della tazzina, non solo economico ma anche culturale, e sul ruolo dei torrefattori come partner del bar: figure capaci di accompagnare gli esercenti verso modelli più sostenibili, più esperienziali e più consapevoli.

Il percorso si amplia poi al tema del racconto dell’espresso italiano, con il tavolo dedicato a “Espresso Storytelling”. Una storia ricca, stratificata, spesso frammentata, che ha bisogno di nuovi codici narrativi. Qui entrano in gioco torrefattori, scuole, accademie e luoghi – fisici e digitali – in grado di dare vita a un linguaggio comune che unisca divulgazione, gusto e formazione, parlando con efficacia sia ai professionisti sia al grande pubblico.

Uno sguardo aperto al mondo

Infine, lo sguardo si apre al mondo. In molti Paesi il caffè italiano conserva un fascino innegabile, ma rischia di essere percepito più come un’icona evocata che come un modello compreso nella sua profondità e nelle sue infinite sfaccettature.

Il Think Tank invita dunque a ridefinire il significato contemporaneo del Made in Italy nel caffè: capire cosa si aspettano i mercati internazionali, come differenziarsi dagli altri modelli globali, come dialogare con nuove generazioni e nuove culture del gusto, e come costruire una voce riconoscibile pur nella straordinaria diversità del panorama italiano.

Il risultato è una narrazione condivisa: quella di un’Italia del caffè che torna a ragionare insieme, che ricompone la propria geografia produttiva e culturale, che trasforma differenze territoriali e sensibilità locali in una ricchezza comune. Un’Italia che, grazie al contributo dei torrefattori, non solo definisce ciò che l’espresso italiano è stato, ma prepara ciò che potrà diventare.

loghi Trieste Coffee Experts (immagine concessa)

Marco Malvaldi, autore dei romanzi del BarLume: “Il bar è il luogo più democratico d’Italia”

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I giornali al bar (immagine: Pixabay)

Marco Malvaldi, scrittore pisano 51enne principalmente noto come autore dei romanzi del BarLume, parla del ruolo del bar in Italia, nonché fonte d’ispirazione delle storie che animano le trame dei libri. Leggiamo di seguito un estratto dell’intervista di Piero Di Domenico per il Corriere della Sera.

Marco Malvaldi sul bar in Italia

MILANO – Sono tanti gli scrittori ospiti della ventesima Festa del Racconto che si sviluppa tra Carpi, Campogalliano, Novi di Modena e Soliera: Paolo Giordano, Domenico Starnone, Elena Stancanelli, Alicia Giménez-Bartlett, Tania Branigan, Stefano Nazzi, Paola Caridi, Daniele Kong, Zuzu, Valeria Parrella, Teresa Ciabatti, Antonio Albanese, Matteo Nucci, Felicia Kingsley, Chiara Francini, Piergiorgio Pulixi, Paolo Di Paolo, Paolo Nori.

Domenica 5 ottobre alle 18 a Carpi, in piazzale Re Astolfo, si è tenuto l’incontro “Le solite ripicche condominali” con il 51enne scrittore pisano Marco Malvaldi.

Malvaldi, qual è il suo rapporto con la forma racconto?

“Un po’ conflittuale, perché i racconti brevi li scrivo fondamentalmente su commissione. Il racconto è la forma di scrittura più difficile in assoluto perché devi avere un’idea forte e riuscire a non farla capire sino all’ultimo. Per me un capolavoro è Sentinella di Fredric Brown, racconto di una pagina che ti spiazza alla fine. Io non sono così bravo e ho bisogno di più parole”.

Peraltro lei di bar se ne intende.

“Il bar è il luogo più democratico d’Italia, dove tutti hanno diritto a entrare, dove non c’è distinzione di genere, professione, età. Chi arriva prima si becca il caffè e se l’ultima sfoglia l’ha presa il muratore, al professore universitario tocca accontentarsi del budino di riso. A me piacciono i bar dove prima si mangia e si beve, poi si paga. Non quelli dove prima si fa lo scontrino”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui

Massimo Trapletti, Confida, parla della trasformazione digitale del vending su Giornale Radio

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Massimo Trapletti, il presidente di Confida (immagine concessa)

MILANO – Venerdì 31 ottobre Il presidente di Confida Massimo Trapletti e il direttore Michele Adt hanno partecipato alla trasmissione “Italia No Limits” condotta da Roberto Poletti su Giornale Radio. Il video è disponibile sul canale YouTube ufficiale di Confida.

Nell’evento si è parlato dell’andamento del settore del vending che purtroppo sta vivendo un calo di consumazioni (-4,6% nei primi 7 mesi del 2025) analizzandone le principali motivazioni (ne abbiamo parlato qui).

Il Presidente Trapletti ha poi affrontato il tema dell’evoluzione tecnologica delle vending machine Made in Italy frenata dalla concorrenza asiatica e dalla difficoltà di accedere agli incentivi della Transizione 5.0.

Infine il direttore di Confida Michele Adt parlato del cammino del vending verso la sostenibilità presentando il progetto RiVending e analizzando le difficoltà di applicazione dell’imminente Regolamento Europeo sugli Imballaggi e Rifiuti da Imballaggio (PPWR).

Per guardare il video completo basta cliccare qui

Altromercato: Marta Fracasso eletta Presidente e Fausto Zendron nuovo AD per il triennio 2025-2028

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Altromercato: Marta Fracasso Presidente Fausto Zendron Amministratore Delegato (immagine concessa)

VERONA – Cambio al vertice di Altromercato, la più grande realtà di Commercio Giusto in Italia e una delle principali al mondo: l’assemblea dei soci ha eletto il nuovo Consiglio di Amministrazione per il triennio 2025-2028 con Marta Fracasso Presidente e Fausto Zendron Amministratore Delegato.

Il 29 novembre a Verona si è tenuto il più importante momento partecipativo della vita sociale di Altromercato, l’assemblea che chiama gli 85 soci a votare le attività, le strategie in atto ed eleggere 6 degli 8 membri del CdA.

L’Assemblea ha votato il nuovo Consiglio di Amministrazione così composto: Marta Fracasso – Presidente, Michele Buffa – Vice Presidente Vicario, Davide Garbari –  Vice Presidente, Fausto Zendron – Amministratore Delegato, Giorgio Dal Fiume – Consigliere, Luca Dosi – Consigliere,  Francesco Marchetti, Consigliere designato all’interno dell’Associazione dei lavoratori dell’Impresa (Assolavoratori) e  Maurizio Bertipaglia, Consigliere rappresentante dei soci finanziatori.

Le parole di Marta Fracasso, nuova Presidente eletta di Altromercato

“Sento con grande responsabilità e profonda gratitudine l’onore di assumere questo incarico in un momento così significativo per il nostro percorso sociale condiviso. Il recente cambio ai vertici rappresenta non solo una transizione importante, ma anche l’occasione per rilanciare con rinnovata energia la visione che ci unisce da anni: costruire un movimento solido, coerente e capace di generare impatto reale.

Intraprendo il ruolo di nuova Presidente con l’impegno a proseguire il cammino tracciato, rafforzando il nostro dialogo con i partner produttori, che restano al centro delle nostre scelte e della nostra identità.

In un contesto ancora complesso e in continua trasformazione, il nostro compito è quello di continuare a fare rete, consolidando alleanze e creando nuove sinergie che possano sostenerci nell’affrontare le sfide attuali con lucidità, innovazione e coraggio” afferma Marta Fracasso, nuova Presidente eletta di Altromercato. 

“Credo fortemente nel protagonismo delle giovani generazioni: la loro energia, la loro sensibilità e la loro visione rappresentano una risorsa indispensabile per immaginare il futuro che vogliamo costruire. Sarà fondamentale valorizzare la loro partecipazione, ascoltare le loro proposte e favorire il loro coinvolgimento nelle nostre strategie.

Proseguiremo inoltre con il nostro impegno per la giustizia di genere, il pieno protagonismo delle donne e la non discriminazione, principi essenziali per un movimento davvero inclusivo e capace di futuro.

Ringrazio tutte le persone che, con dedizione e competenza, hanno contribuito fino a oggi alla crescita di Altromercato: il precedente Consiglio di Amministrazione, lo staff, i Soci, e tutte le altre realtà che quotidianamente scelgono di camminare insieme a noi.

È solo attraverso questa collaborazione diffusa che possiamo continuare a essere un punto di riferimento localmente e per le comunità di produttori con cui lavoriamo nel mondo. Iniziamo, con i colleghi del nuovo CdA, questo nuovo tratto di strada con determinazione, consapevoli del grande lavoro che ci attende ma anche della forza collettiva che ci accompagna.”

I dati del bilancio

Il mandato del precedente Consiglio con a capo Alessandro Franceschini come Presidente uscente e Cristiano Calvi come Amministratore Delegato e Vice Presidente uscente, si conclude con un numeri che hanno superato le attese. 

I dati di Bilancio dell’esercizio 2024/25 vedono la Altromercato con 431 mila euro di utile, una crescita del valore della produzione del 28,1%, passando da €36,3 milioni a €46,5 milioni, e un aumento dei ricavi di vendita rispetto all’anno precedente di oltre 11 milioni di euro.

Le parole di Fausto Zendron, nuovo Amministratore Delegato eletto di Altromercato

“Assumo questo incarico con il desiderio di dare continuità ai risultati importanti raggiunti in questi anni e, al tempo stesso, con la volontà di aprire una nuova fase di sviluppo per Altromercato.

I numeri dell’ultimo esercizio ci dicono che la nostra è un’impresa sociale caratterizzata da una gestione sana e sostenibile, capace di crescere anche in contesti complessi: non li consideriamo un punto di arrivo, ma la base da cui ripartire per generare ancora più valore e impatto nelle filiere, nelle Organizzazioni Socie, nelle Botteghe e nei territori in cui siamo presenti.

Al centro del mio impegno ci sarà il rafforzamento delle relazioni tra tutti gli attori del nostro ecosistema: produttori, soci, lavoratrici e lavoratori, partner e stakeholder. Solo se continuiamo a lavorare come una vera comunità di intenti, ascoltandoci e co-progettando insieme, possiamo costruire modelli economici che mettano sempre di più al centro le persone e il pianeta” afferma Fausto Zendron nuovo Amministratore Delegato eletto di Altromercato.

“Un’altra priorità sarà far conoscere ancora di più il brand Altromercato e, con esso, il valore del Commercio Giusto: i prodotti, le storie dei produttori, gli impatti sociali e ambientali positivi che ogni scelta di acquisto può generare.

Vogliamo raggiungere pubblici nuovi, a partire dalle generazioni più giovani, e accompagnare le persone in scelte quotidiane più consapevoli e di valore. Perché un’altra economia e un altro modo di fare impresa non solo abbiamo dimostrato essere possibili, ma sono il nostro agire quotidiano: è così che il domani smette di essere un’idea e diventa presente concreto.”

Marta Fracasso

Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche e con una lunga esperienza nel mondo Altromercato, dal novembre 2025 è Presidente di Altromercato.

Marta è inoltre Presidente della cooperativa Unicomondo di Vicenza, dopo aver ricoperto per molti anni i ruoli di Vicepresidente e Consigliera di Amministrazione. Socia lavoratrice della cooperativa dal 2003 si occupa di progettazione, comunicazione, eventi di sensibilizzazione e formazione.

Dal 2004 al 2010 ha coordinato la rete dei Responsabili Educazione dell’area Nord Est, è formatrice accreditata per il Servizio Civile Universale Altromercato, collabora tramite Unicomondo, con il Centro Nazionale Educazione Altromercato.

Dal 2018 collabora inoltre come formatrice e project manager per Equo Garantito seguendo da vicino diversi progetti nazionali ed europei, dal 2020 coordina il Comitato di Valutazione Etica di Altromercato entrando in contatto diretto con produttrici e produttori in Italia e nel Sud Globale.

Partecipando a diversi gruppi di lavoro nell’ambito di EFTA – European Fair Trade Association e con lo staff e il CdA di Altromercato con WFTO – World Fair Trade Organization ed Equo Garantito ha potuto dialogare con realtà europee di commercio equo.

Fausto Zendron

Attivista del commercio equo e solidale dall’inizio degli anni ’90, è Presidente della cooperativa Mandacarù, giunto alla fine del secondo mandato e dal novembre 2025 è Amministratore Delegato di Altromercato.

Dopo oltre 30 anni all’interno di reti commerciali della GDO, ricoprendo diversi ruoli (dagli acquisti alle vendite, dal marketing allo sviluppo di rete) gli ultimi anni Fausto è libero professionista nel campo della consulenza commerciale e del marketing, tra cui consulente commerciale per Altromercato, focalizzandosi in particolare sullo sviluppo del canale clienti della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e contribuendo alla riorganizzazione dell’area commerciale.

Nel 2018 è stato Amministratore Delegato di una società di gestione supermercati operante in Veneto.

Ha sempre coltivato un forte impegno nel volontariato: dalla presidenza di una associazione trentina che, dal 2000, si dedica a progetti di cooperazione internazionale in Brasile a membro del CdA di una Società a Responsabilità Limitata ( Srl ) Impresa Sociale che gestisce un cinema d’essai e organizza eventi culturali nel comune di Trento. Dal 2021 è nel direttivo di ManagerItalia Trentino Alto Adige.

Altromercato

Altromercato è la più grande realtà di Commercio Giusto in Italia e una delle principali al mondo. È un’organizzazione formata da 85 Soci e oltre 180 negozi a marchio che gestisce da 35 anni rapporti con 140 gruppi di produttori in oltre 40 paesi, nel Sud e nel Nord del mondo.

Le persone, le comunità e il pianeta sono sempre al centro dell’agire di Altromercato. La sua mission è costruire filiere etiche per le materie prime principalmente alimentari, facendosi garante di un modo di coltivare la terra e di produrre prodotti che rispetti le persone e il pianeta, attraverso il modello del commercio giusto e la cooperazione internazionale. Per costruire un’economia più sostenibile giorno dopo giorno.

Altromercato propone prodotti alimentari quali cioccolato, caffè, zucchero, banane etc., molti dei quali biologici, una selezione di prodotti da agricoltura italiana e una linea di cosmesi naturale Natyr.

I suoi prodotti sono presenti nel suo shop online, in 1500 punti vendita della Grande Distribuzione, 2000 negozi specializzati bio, oltre che in mense scolastiche, comparto food service ((bar, ristorazione, catering etc) e vending e regalistica aziendale.

Inoltre, grazie alla business unit Made In Dignity, Altromercato diventa un partner strategico anche per le grandi industrie alimentari che possono dar vita a progetti di Corporate Social Responsability e, attraverso l’acquisto delle sue materie prime (zucchero, caffè e cacao), partecipare alla costruzione di filiere etiche, dirette, partecipate, tracciate e sostenibili. http://www.altromercato.it

Campionato Italiano Roasting 2026: a Roma selezionati tre nuovi finalisti

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Conclusa la seconda tappa delle selezioni SCA Italy per il Campionato Italiano Roasting 2026 (immagine concessa)

ROMA – Si è conclusa a Roma la seconda tappa di selezione del Campionato Italiano Roasting 2026, che ha portato ufficialmente tre nuovi finalisti alla competizione nazionale in programma al SIGEP di Rimini, nel gennaio 2026.

Il 29 e 30 novembre 2025 il mondo del caffè di qualità è stato protagonista negli spazi di Fratelli Milano Italian Coffee, che ha accolto concorrenti e professionisti in una due giorni dedicata alla tostatura, alla tecnica e alla valorizzazione delle eccellenze del settore.

L’evento tra i migliori roaster e prove tecniche

L’evento, organizzato da SCA Italy e da IEG – Italian Exhibition Group, ha riunito alcuni tra i migliori roaster italiani, impegnati in prove tecniche e sensoriali volte a selezionare i professionisti che accederanno alla fase finale del Campionato Italiano Roasting.

Al termine delle due giornate – la prima dedicata alla preparazione e la seconda all’assaggio e al giudizio tecnico – sono stati proclamati i tre migliori roaster della tappa romana.

Il vincitore della selezione di Roma è Manuel Moisescu che passa alla finale di Sigep assieme a Michael Angelini e Max Franchi

I concorrenti selezionati

I tre concorrenti accedono così alla finale nazionale, andando a unirsi ai finalisti già selezionati nelle tappe precedenti: Emanuele Bernabei, Francesco Masciullo e Cosimino D’Ambrosio, oltre al campione in carica Gianluca Lavacca.

La tappa romana è stata sponsorizzata da Esperanto Specialty Coffee, sponsor ufficiale dell’iniziativa, e supportata da DM Italia.

“È stato per noi un vero onore ospitare e sostenere la tappa Roasting di SCA Italy. Desideriamo ringraziare sinceramente tutti coloro che hanno reso possibile questo appuntamento: l’organizzazione, i giudici, i concorrenti e tutti i professionisti che ogni giorno contribuiscono alla crescita del settore. Siamo convinti dell’importanza di elevare continuamente gli standard qualitativi del caffè, soprattutto in una piazza prestigiosa e strategica come Roma.” ha dichiarato Fratelli Milano Italian Coffee.

Con la tappa di Roma si compone quindi il quadro dei professionisti che si contenderanno il titolo di Campione Italiano Roasting 2026 al SIGEP, evento di riferimento per l’intero settore.