lunedì 01 Dicembre 2025
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Disney lancia il bar basato sul film La casa dei fantasmi sulla nave da crociera del brand

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disney
Il logo Disney

Disney Cruise Lines lancerà una nuova nave da crociera Disney Treasure alla fine del 2024. Questa nave sarà dotata del primo bar al mondo basato sullo stile del film La casa dei fantasmi (The Haunted Mansion). Il locale è stato progettato pensando all’immagine di una lounge su una classica nave da crociera. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale d’informazione gagadget.com.

Il bar a tema del film La casa dei fantasmi sulla nave da crociera Disney Treasure

MILANO – Una delle storie più iconiche della Disney prenderà il largo sotto forma di bar a tema. Previsto per il dicembre 2024, l’Haunted Mansion Parlor Bar immergerà gli ospiti nell’atmosfera e nelle esperienze specifiche del film.

Inoltre, con l’apertura del bar, verranno svelati nuovi dettagli della storia originale e saranno disponibili cocktail a tema e prodotti esclusivi.

Gli arredi e le decorazioni del bar ricreano gli interni della Haunted Mansion Parlor, misteriosi e vintage, che si fondono con l’atmosfera delle attrazioni classiche dei parchi Disneyland e Walt Disney World di tutto il mondo.

Il bar è stato progettato pensando all’immagine di una lounge su una classica nave da crociera dell’epoca d’oro.

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T’a Milano e Cioccolato Gourmet a Raw&Co fino all’8 gennaio

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t'a milano cioccolato
Shop in shop T'a Milano e Cioccolato Gourmet Raw&Co (immagine concessa)

MILANO – Si avvicinano le feste di fine anno e torna la voglia di golosità. Per l’occasione T’a Milano e Cioccolato Gourmet si raccontano dal 15 novembre all’8 gennaio nelle affascinanti atmosfere di Raw&Co, l’esclusivo concept store milanese di corso Magenta 10 dedicato all’interior design e al décor.

T’a Milano e Cioccolato Gourmet a Raw&Co

Gli ambienti dell’abitare si susseguono uno dopo l’altro negli spazi di Raw&Co come in una meravigliosa dimora.

Ogni stanza rivela un mondo fatto di dettagli, di accostamenti cromatici, di raffinate sovrapposizioni stilistiche che restituiscono la magia di un cabinet de curiosités. Rimandi alla grandeur francese, calde atmosfere d’ispirazione inglese, oggetti in stile industrial oppure rustic chic dialogano fra loro.

In questo contesto, colto ed eclettico, i fratelli Alberto e Tancredi Alemagna, pronipoti del celebre Gioacchino Alemagna, presentano una selezione di golose proposte T’a Milano e Cioccolato Gourmet che deliziano i palati più raffinati, regalando straordinarie esperienze di gusto.

I panettoni classici di T’a Milano, incartati a mano o confezionati nelle eleganti Cappelliere, celebrano la tradizione milanese dell’alta pasticceria artigianale.

Eseguita con passione, minuziosa maestria e ingredienti di altissima qualità, la ricetta originale del dolce che da sempre accompagna le feste in famiglia interpreta lo spirito meneghino.

Non da meno sono i dragées, i tartufi, i cremini e le praline con cui il marchio ha saputo conquistare i più esigenti ciocco lovers.

Fra le golosità di Cioccolato Gourmet, il panettone Decora e Farcisci, dotato di una sac-à-poche contenente deliziose creme per farcire e decorare il dolce, invita a vivere un’esperienza da vero pasticcere.

L’originale Ciocoabete, l’albero di Natale al cioccolato fondente da comporre e decorare con nocciole caramellate alla fragola, arachidi, pistacchio e una spolverata di cocco, diventa un divertente gioco per tutta la famiglia; la box Cioccolatini di Natale svela 48 gustosi
cioccolatini dalle forme natalizie: il cappello di Babbo Natale, le calze da appendere al camino e le palline per addobbare l’albero.

Mostra internazionale del gelato artigianale lancia l’incontro “Professione gelatiere: quale scuola?”, 29/11

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mig fiera mostra
Il logo di MIG Longarone

LONGARONE (Belluno) – Tra i momenti di approfondimento previsti in occasione della 63. MIG – Mostra internazionale del gelato artigianale (Longarone 26-29 novembre 2023) c’è il tema del riconoscimento della professione di gelatiere. “Professione gelatiere: quale scuola?” sarà l’incontro che riprenderà un argomento affrontato a Longarone già nel 2008 ed in altre occasioni.

L’evento “Professione gelatiere: quale scuola?” della Mostra internazionale del gelato artigianale

L’organizzazione della Mostra internazionale del gelato artigianale ha pensato di riproporre lo stesso titolo di 15 anni fa in quanto, in questi anni, la situazione purtroppo non è cambiata e la professione di gelatiere, a livello nazionale, continua a non essere inserita tra le figure professionali relative alle qualifiche dei percorsi di istruzione e formazione professionale.

Per questo motivo, nella consapevolezza che anche il settore della gelateria, per l’evoluzione qualitativa ed economica che lo ha caratterizzato, nonché per gli sbocchi professionali offerti, meriti adeguata attenzione nei programmi scolastici, Longarone Fiere Dolomiti, propone un incontro per mercoledì 29 novembre 2023, con inizio alle ore 11 a Longarone, nell’ambito della 63. MIG – Mostra Internazionale del Gelato Artigianale.

Gli ospiti all’intervento

  • Carlotta Fabbri – presidente Gruppo Prodotti per Gelato UIF
  • Angelo Musolino – presidente nazionale CONPAIT
  • Filippo Bano – presidente GA
  • Martino Liuzzi – presidente Centro Studi Gelato Artigianale
  • Roberta Marcon – docente I.P.S.S.E.O.A. “A. Beltrame” Vittorio Veneto
  • Chiara Franceschini – direttrice generale Civiform

Gli interventi potranno essere integrati dai presenti nel corso del dibattito. Conclusioni di Elena Donazzan, assessore formazione e lavoro Regione Veneto.

Eudr: ecco perché le norme europee sulla deforestazione costituiscono un rischio, ma anche un’opportunità per la filiera e l’industria del caffè

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unione europea classe E ue Eudr legge
La bandiera dell'Unione Europea

MILANO – Incertezza e preoccupazione regnano sovrane tra gli operatori del caffè (e non solo), a fronte del nuovo regolamento UE sulla deforestazione (Eudr). Uno stato d’animo palpabile, come abbiamo avuto modo di constatare anche durante il Trieste Coffee Experts, lo scorso fine settimana. Tra le voci allarmate che abbiamo sentito nelle scorse settimane c’è anche quella di Giuseppe Lavazza – nella duplice veste di presidente del Gruppo Lavazza e con la stessa carica nel Comitato Italiano del Caffè.

Ma la preoccupazione è condivisa anche da Moody’s, secondo la quale l’Eudr introduce nuovi rischi per le catene di approvvigionamento.

Il regolamento impone infatti un’ampia due diligence sulla catena del valore per tutti gli operatori e i commercianti di una serie di prodotti, tra cui il caffè.

Il nuovo provvedimento è entrato in vigore il 29 giugno, ma le sue disposizioni principali non si applicheranno fino al 30 dicembre 2024, per quanto riguarda le grandi imprese, e sino al 30 giugno 2025 per gli operatori che, al 31 dicembre 2020, erano costituiti come microimprese o piccole imprese. Ma cosa ha portato all’approvazione dell’Eudr.

Il presupposto

L’UE consuma e commercia grandi quantità di materie prime e prodotti, che svolgono un ruolo considerevole nella deforestazione. Le nuove norme mirano a garantire che il consumo e il commercio di tali materie prime e prodotti da parte dell’UE non contribuiscano alla deforestazione e all’ulteriore degrado degli ecosistemi forestali.

Il regolamento stabilisce (art.1) norme relative all’immissione e alla messa a disposizione sul mercato dell’Unione, nonché all’esportazione dall’Unione, di prodotti interessati, che contengono o che sono stati nutriti o fabbricati usando materie prime interessate, vale a dire bovini, cacao, caffè, palma da olio, gomma, soia e legno al fine di:

a) ridurre al minimo il contributo dell’Unione alla deforestazione e al degrado forestale nel mondo, contribuendo in tal modo a ridurre la deforestazione globale;
b) ridurre il contributo dell’Unione alle emissioni di gas a effetto serra e alla perdita di biodiversità a livello mondiale.

Per deforestazione si intende la conversione delle foreste ad uso agricolo, indipendentemente dal fatto che sia causata dall’uomo o meno.

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Gianni Cassatini, l’uomo col Borsalino ci ha lasciato: Simonelli Group omaggia la scomparsa dello storico collaboratore

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gianni cassatini simonelli
Gianni Cassatini a Hostmilano nel 2021 (immagine concessa)

BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Simonelli Group partecipa con dolore la scomparsa di Gianni Cassatini, un grande amico, oltre che un prezioso storico collaboratore. Dotato di grande intelligenza e sensibilità, è stato per moltissimi anni un punto di riferimento, una certezza ed un membro importante della nostra famiglia, capace sempre di ispirarci.

Simonelli Group ricorda Gianni Cassatini

Nato nel 1937 in Sicilia, viveva da oltre quarant’anni a Vancouver, in Canada, da dove ha contribuito a diffondere la cultura del caffè in tutto il Nord America, girando il mondo e consolidando un forte legame con tutto la filiera. Il caffè era la sua vita e, come spesso amava dire, “il caffè era nel suo dna”.

Inconfondibile con il suo Borsalino in testa – in una recente intervista aveva dichiarato di preferire questo tipo di cappello perché innanzitutto è un simbolo italiano e perché si sposava bene con la sua personalità – Gianni Cassatini ha presidiato per ben dodici anni i campionati del mondo dei baristi, tanti coffee festival e una infinità di eventi fieristici, in cui sempre riusciva a farsi apprezzare ed amare dagli operatori del settore, ma soprattutto dai tantissimi baristi e concorrenti con cui si è interfacciato e che considerava veri amici.

“Perdiamo una grande persona – ha dichiarato il presidente Nando Ottavi – che con la sua estrema simpatia e generosità era sempre pronto a fornire supporto a chi ne aveva bisogno. Anche grazie alla sua collaborazione potemmo iniziare molti anni fa la nostra missione di ambasciatori del caffè nel mondo ed in seguito è rimasto sempre accanto a noi nell’opera di internazionalizzazione dei nostri due marchi, Nuova Simonelli e Victoria Arduino”.

“Nonostante la sua età anagrafica – ricorda l’amministratore delegato Marco Feliziani – era il più giovane ed il più goliardico di tutti; l’ultimo ad andare a dormire, ma sempre il primo ad alzarsi per lavorare. Egli ci lascia in eredità la sua grande passione per il caffè, non solo come prodotto, ma soprattutto come comunità”.

“Ciao Gianni”, continua l’azienda: “È un peccato averti perso, ma è stata una grande fortuna averti incontrato”.

Andrej Godina: “Necessari maggiori investimenti nelle Guide del caffè e sistemi integrati di estrazione per le caffetterie”

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andrej Godina cold coffee droga
Andrej Godina

Andrej Godina ritorna su questo pagine con il sesto e ultimo articolo dedicato a come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia. Secondo l’esperto, gli elementi chiave che riassumono le azioni da mettere urgentemente in campo sono una maggiore propensione dei trader di caffè verde ad avere a listino caffè migliori e innovativi, l’ideazione e la produzione da parte dei costruttori di macchina espresso di nuovi sistemi integrati di estrazione del caffè per le caffetterie e, infine, maggiori investimenti per la pubblicazione di Guide di settore.

Leggiamo di seguito l’opinione dell’esperto nell’ultimo articolo.

Come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia

di Andrej Godina

MILANO – “Il sesto passo riguarda il mercato del caffè verde, i costruttori delle macchine espresso e le Guide di settore. L’Italia del caffè soffre di una cronica assenza di offerta variegata di flavore al consumatore: sono ancora troppo pochi a scaffale i prodotti Specialty Arabica e Fine Robusta, in etichetta lo storytelling di prodotto e di filiera è generalmente assente, nei bar e nei ristoranti non c’è una carta dei caffè.

Se volessimo andare a ritroso sulla filiera italiana di produzione, l’assenza di un’ampia varietà di prodotto è dovuta da tanti fattori, in primo luogo da un’assenza rinnovamento della tipologia di caffè verde offerta dai trader.

I trader nel corso del tempo si sono abituati a comprare solamente i caffè della qualità richiesta dai torrefattori, ovvero classificazioni commerciali che sono state definite per la maggior parte nel corso del 1900 e da quel tempo mai cambiate.

Nel corso del tempo le torrefazioni italiane hanno dimostrato una scarsa propensione all’innovazione prodotto, cosa che in alcuni paesi esteri è già avvenuta con prepotenza con l’offerta di caffè Specialty, lotti di singola piantagione, miscele certificate, prodotti studiati appositamente per il filtro e gli altri metodi di erogazione.

L’industria italiana della torrefazione è arretrata in termini di innovazione prodotto e di approccio al mercato e ha una notevole difficoltà a chiedere al trader di caffè verde nuove referenze.

I trader italiani dovrebbero aiutare l’industria a svecchiare i loro prodotti per introdurre nuovi caffè al passo con i moderni trend facendo formazione in torrefazione a tutto il personale che si occupa di controllo qualità.

Pensando ai caffè Specialty di ultima generazione è risaputo che è difficilissimo trovarli in Italia, per poterli acquistare di solito è necessario rivolgersi a trader esteri, in particolare del centro e nord Europa. In queste aree geografiche, così come in alcuni paesi dell’Asia, il trend di consumo di caffè di altissima qualità è già una realtà consolidata da molti anni. “La richiesta di nuovi prodotti non si crea da sola” ma è il risultato di un processo di offerta e di formazione, a partire dalla compra-vendita del caffè verde fino ad arrivare al consumatore.

Il consumatore italiano rimarrà rinchiuso nella tradizionale tipologia di caffè che beve da sempre fin tanto che non ci sarà un’offerta variegata e qualcuno che lo guiderà nell’assaggio di qualcosa di differente.

Qual è il rischio che la filiera dell’espresso italiano sta correndo se le cose non cambiano a breve? Succederà ciò che è già successo in altri mercati, ovvero quando la “bolla” dei caffè innovativi scoppierà allora aziende straniere tenteranno di entrare nel mercato italiano; qualcosa in questa direzione è già successo se pensiamo all’ingresso sul territorio nazionale di McCaffè e Starbucks.

Ovviamente trattasi di un processo lento ma che da quando inizia diviene inesorabile, è quindi necessario mettere in atto un nuovo piano strategico che indirizzi i nostri torrefattori verso un lavoro di rinnovamento della cultura del caffè al fine di consolidare una nuova muraglia a difesa dai concorrenti esteri.

Il primo tassello da evolvere è quello del mercato del caffè verde, spesso l’acquisto in torrefazione avviene con ordini “sulla carta”, ovvero si acquistano sempre le stesse classificazioni commerciali come da ricetta “segreta” del fondatore senza una grande competenza di controllo qualità.

È importante sapere che nel corso degli ultimi 20 anni la qualità dei caffè prodotti dai Paesi di origine è profondamente cambiata, con un livellamento di flavore verso il basso.

L’acquisto del caffè è un processo che richiede una continua formazione professionale e visite nei paesi di produzione per riuscire a essere sempre aggiornati sui migliori caffè da comprare in base alla ricetta della miscela che si vuole produrre.

La formazione è un percorso continuo rivolto non solo al personale di controllo qualità ma anche al personale commerciale e di marketing che svolgono un ruolo cruciale nell’introduzione delle nuove referenze prodotto.

Assodato che i trader di caffè verde aiutino l’industria a proporre caffè diversi e maggiormente innovativi ci troveremmo davanti ad altri due passi da fare, il primo aiutare il barista a estrarre caffè differenti e il secondo a guidare il consumatore verso una maggiore conoscenza di prodotto e consapevolezza di flavore.

Nel primo passo un ruolo strategico è giocato dai costruttori delle macchine per caffè. Oggi al bar il tandem “macinacaffè e macchina espresso” è utilizzato dal barista manualmente, c’è la semplice applicazione di una tecnologia obsoleta che vede la macchina caffè espresso essere utilizzata come una semplice caldaia scalda acqua.

Oggi la maggior parte dei baristi non sono neanche in grado di regolare la macinatura e i parametri di estrazione per erogare al meglio l’unico caffè che hanno in mescita: cosa succederebbe se il torrefattore offrisse loro più scelte e il bar mettesse in carta 3-4 caffè diversi?

Per facilitare il lavoro i costruttori delle macchine espresso devono innovare il concetto di estrazione manuale dell’espresso in uno più evoluto: innanzitutto con la lettura del caffè in estrazione con QR-code o sensore NFC in modo che macinacaffè e macchina possano autonomamente autoregolarsi in base al singolo caffè che verrà estratto con l’applicazione di una ricetta personalizzata con l’adozione di un algoritmo di controllo dell’estrazione che in tempo reale sia in grado di modificare i parametri di estrazione al fine di ottenere sempre caffè perfetti.

Inoltre c’è un bisogno urgente di aggiungere alla macchina espresso altri metodi di estrazione, per esempio a filtro, in modo che il barista abbia facilmente diverse opzioni di metodi di estrazione da proporre in carta.

Tutte le informazioni sul caffè, dalla piantagione alla tostatura fino ad arrivare ai parametri di estrazione e di flavore devono essere a disposizione del consumatore che, attraverso lo smartphone, possano essere visualizzate durante la bevuta.

Nel consumo domestico qualche passo in questa direzione è stato fatto, le moderne macchine automatiche, per esempio di De Longhi, si connettono a internet e sono controllabili da APP, ogni utente può personalizzare le sue estrazioni, le macchine sono in grado di impostare le migliori ricette di estrazione in base al caffè utilizzato, è possibile scegliere a menu decine di estrazioni differenti addirittura anche in versione “cold” per un caffè da bere freddo o da utilizzare per i cocktail, mentre il nuovo modello Rivelia permette il cambio tramoggia per un’alternanza di caffè durante la giornata.

Il consumatore in questo processo evolutivo di filiera gioca un ruolo fondamentale, ed è per questo, come è già successo per altri prodotti, che la diffusione di Guide sui caffè e sui locali di somministrazione aiuterebbe il consumatore verso una maggiore consapevolezza e faciliterebbe la frequentazione di caffetterie specializzate in grado di aiutare nella scelta della tipologia di caffè preferito.

Un primo passo l’abbiamo già fatto con Mauro Illiano con la prima Guida dei caffè e delle torrefazioni d’Italia, edita da Mondadori.

È importante che il consumatore scopra che il mondo del caffè gli riserva una straordinaria varietà di flavori attraverso la consultazione delle recensioni dei prodotti.

Per il consumatore è importante scoprire che il flavore del caffè è fatto di tanti aromi differenti come quello dell’albicocca, del mirtillo, del miele di agrumi, del pepe bianco e della foglia di tabacco da pipa, in questo modo le persone possono aprire gli orizzonti di degustazione e intraprendere la ricerca di questi caffè in negozi specializzati e portali e-shop.

Affianco alla Guida del Camaleonte è poi essenziale pubblicare le guide delle caffetterie per aiutare il consumatore alla ricerca sul territorio di caffetterie e negozi con un’ampia scelta di referenze.

In questo settore con la Guida dei bar d’Italia di Gambero Rosso si è a un punto di partenza che richiede ancora tanto lavoro da fare.

In conclusione di questo sesto articolo le parole chiave che riassumono le azioni da mettere urgentemente in campo sono una maggiore propensione dei trader di caffè verde ad avere a listino caffè migliori e innovativi, l’ideazione e la produzione da parte dei costruttori di macchina espresso di nuovi sistemi integrati di estrazione del caffè per le caffetterie e infine maggiori investimenti per la pubblicazione di Guide di settore”.

I fondi di caffè potrebbero essere l’elemento chiave nel trattare le malattie neurodegenerative

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fondi di caffè filtri
Nuova vita per i fondi di caffè

MILANO – E se i fondi di caffè potessero aiutare a formulare nuovi piani terapeutici per trattare le malattie neurodegenerative, li buttereste ancora nell’organico senza farci caso? Li considerereste ancora uno scarto? A gettare luce sul tema, una ricerca che si trova ancora nel suo primo stadio.

Svolta dall’Università del Texas a El paso e sostenuta da una sovvenzione del National Institutes of Health, ha scoperto che i Carbon Quantum Dots (CACQDs, ovvero nanoparticelle di carbonio di dimensioni inferiori a 10 nm, n.d.r.) derivati dai fondi di caffè esausti potrebbero proteggere le cellule cerebrali dai danni causati da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.

Il team sotto la guida di Jyotish Kumar, dottorando presso il Dipartimento di Chimica e Biochimica, e supervisionato da Mahesh Narayan, Ph.D., professore e Fellow della Royal Society of Chemistry dello stesso dipartimento, hanno rilevato che i Quantum Dots (CACQD) a base di acido caffeico, che possono essere ricavati da fondi di caffè esausti, potrebbero avere una funzione protettiva delle cellule cerebrali dai danni causati da diverse malattie neurodegenerative – se la condizione è innescata da fattori come l’obesità, l’età e l’esposizione a pesticidi e altre sostanze chimiche ambientali tossiche -.

Il tutto, attraverso un processo di estrazione ecologico che rende questo approccio economicamente valido e sostenibile. Nel laboratorio, il team cucina i campioni di fondi di caffè a 200 gradi per quattro ore per riorientare la struttura del carbonio dell’acido caffeico e formare i CACQD.

Il lavoro è descritto in un articolo pubblicato nel numero di novembre della rivista Environmental Research.

Fondi di caffè, una barriera protettiva per il cervello

I CACQD infatti potenzialmente potrebbero indirizzare le cause alla base dei disturbi neurodegenerativi, anziché limitarsi a gestirne i sintomi e quindi rimuovere i radicali liberi e inibire l’aggregazione dei frammenti di proteina amiloide.

Un vero e proprio cambio di passo rispetto alle attuali terapie, perché nessuno dei trattamenti attuali è una soluzione della patologia, ma è focalizzato alla gestione dei sintomi. L’obiettivo del seguente studio invece, è trovare una cura affrontando le basi atomiche e molecolari che guidano queste condizioni.

L’acido caffeico appartiene a una famiglia di composti chiamati polifenoli, di origine vegetale e noti per le loro proprietà antiossidanti, o di eliminazione dei radicali liberi.

L’acido caffeico è unico perché può penetrare la barriera emato-encefalica ed è quindi in grado di esercitare i suoi effetti sulle cellule del cervello.

I disturbi derivati dalle malattie neurodegenerative, quando sono in fase iniziale e sono causati da fattori ambientali o di stile di vita, condividono diverse caratteristiche.

Tra queste, gli elevati livelli di radicali liberi – molecole dannose che sono note per contribuire all’insorgere di altre malattie come il cancro, quelle cardiache e la perdita della vista – nel cervello e l’aggregazione di frammenti di proteine che formano l’amiloide e che possono portare a placche o fibrille nel cervello.

Kumar e i suoi colleghi hanno scoperto che le CACQD agivano come neuroprotettori in esperimenti in provetta, linee cellulari e altri modelli di Parkinson quando il disturbo era causato da un pesticida chiamato paraquat.

I CACQD, ha osservato il team, sono stati in grado di rimuovere i radicali liberi o di impedire che causassero danni e hanno inoltre inibito l’aggregazione di frammenti di proteina amiloide senza causare effetti collaterali significativi.

Il team ipotizza che negli esseri umani, nella fase iniziale di una patologia come l’Alzheimer o il Parkinson, un trattamento a base di CACQD possa essere efficace nel prevenire la malattia vera e propria.

Il traguardo finale è ancora lontano. Tuttavia per ora, lo sviluppo della ricerca potrebbe portare alla creazione di un farmaco – una pillola, forse – in grado di prevenire la maggior parte dei disturbi neurodegenerativi causati da fattori diversi dalla genetica.

Ecco la Liberica excelsa: la pianta di caffè che resiste al cambiamento climatico

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

Gli agricoltori dell’Uganda, uno dei maggiori Paesi esportatori di caffè dell’Africa, stanno coltivando un’intera specie di chicco che resiste meglio al caldo, alla siccità e alle malattie sovradimensionate dal riscaldamento globale: si tratta della Liberica excelsa. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Economic Times.

La liberia excelsa per combattere il cambiamento climatico

MILANO – I due tipi di caffè che la maggior parte di noi beve, Arabica e Robusta, sono a grave rischio nell’era del cambiamento climatico. Ma c’è una buona notizia: gli agricoltori dell’Uganda stanno coltivando un’intera specie di chicco che resiste meglio al caldo e alla siccità.

Per anni l’hanno semplicemente mescolato in sacchetti di Robusta a basso prezzo. Quest’anno stanno cercando di venderlo al mondo con il suo vero nome: Liberica excelsa.

“Anche se fa troppo caldo, ora va bene”, ha affermato Golooba John, un coltivatore di caffè vicino alla città di Zirobwe, nell’Uganda centrale. Negli ultimi anni ha tolto suoi alberi Robusta, i quali hanno ceduto a parassiti e malattie, e al loro posto ha piantato alberi liberici. Ora lo beve anche lui. Dice che è più aromatico del Robusta ed è “più gustoso”.

Catherine Kiwuka, specialista del caffè presso l’Organizzazione nazionale per la ricerca agricola, ha definito la Liberica excelsa “una specie di caffè trascurata” e fa attualmente parte di un esperimento per presentarlo al mondo.

La Liberica excelsa è originaria dell’Africa centrale tropicale. È stato coltivata per un breve periodo alla fine del XIX secolo prima di esaurirsi. Poi, una volta arrivate le devastazioni del cambiamento climatico, i coltivatori hanno scelto di riutilizzare la Liberica ancora una volta.

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Brita water sponsor di The Milan Coffee Festival dal 2 al 4/12

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Brita fornisce acqua su misura per The Milan Coffee Festival (immagine concessa)

MILANO – Dal 2 al 4 dicembre va in scena a Milano al Superstudio Più (via Tortona 27) l’evento internazionale dedicato al mondo del caffè: The Milan Coffee Festival. Un appuntamento dedicato ai professionisti e a tutti i coffee lovers per scoprire novità e tendenze e confrontarsi con i grandi player che guidano la rivoluzione del caffè in Italia, come torrefattori e produttori di attrezzature professionali. Brita è il water sponsor per garantire un’esperienza di gusto ricca e sicura.

Il mondo della caffetteria di qualità e dei servizi horeca, mai come in questo momento, ha bisogno di strade e sinergie nuove con particolare attenzione all’ambiente e alla sostenibilità.

Brita al The Milan Coffee Festival

I consumatori, infatti, in questo momento sono fortemente orientati a una vita più attenta alla qualità e al rispetto dell’ambiente. Una consapevolezza che Brita ha nel suo dna e che vuole rimarcare con la partecipazione alla quarta edizione di The Milan Coffee Festival.

In un water corner dedicato, l’azienda, leader nel settore del trattamento dell’acqua potabile, offrirà la possibilità a tutti gli espositori di rifornirsi per le preparazioni da effettuare durante le tre giornate e di acqua da bere.

Sarà presente la Brita Water Spring, che permetterà di approvvigionarsi con tre tipologie di acqua ottimizzata con diversi metodi di trattamento, al fine di garantire la miglior resa in estrazione in base ai metodi adottati e alle qualità di caffè proposte. Le acque disponibili saranno: demineralizzata, decarbonizzata e addolcita.

Il calendario degli appuntamenti

The Milan Coffee Festival propone agli ospiti, come da tradizione, oltre al momento espositivo, un calendario ricchissimo di eventi nell’evento, dai contest alle performance, dalle degustazioni agli approfondimenti sulle tecniche di estrazione e latte art, che costituiscono ottime ragioni per partecipare alla manifestazione.

Tra questi:

The coffee trail: un percorso di esperienze uniche durante tutto il festival, tra queste anche la Water Experience Brita;

Roast masters: il prestigioso contest per aggiudicarsi il titolo di Campione Roast Masters 2023;

Latte art live: l’affascinante disciplina della latte art è protagonista;

The mindful coffee tasting experience: l’innovativa esperienza di una sessione di degustazione meditativa del caffè accompagnata dai suoni rilassanti di un bagno sonoro. Un’esperienza indimenticabile con i caffè preparati per questa esperienza unica saranno tutti con acqua Brita.

La scheda sintetica del Gruppo Brita

Con un fatturato totale di 664 milioni di euro nell’anno commerciale 2022 e 2.262 dipendenti in tutto il mondo (di cui 1.221 in Germania), il gruppo Brita è una delle aziende leader nell’ottimizzazione e personalizzazione dell’acqua potabile.

Il suo marchio storico Brita è leader nel mercato globale dei filtri per l’acqua. L’azienda a conduzione familiare con sede a Taunusstein vicino a Wiesbaden conta 30 filiali e succursali nazionali e internazionali, partecipazioni, distribuzioni e partner industriali in 70 paesi nei cinque continenti.

Ha siti di produzione in Germania, Regno Unito, Italia e Cina. Fondata nel 1966, oggi l’azienda inventrice della caraffa filtrante per l’acqua domestica sviluppa, produce e distribuisce un’ampia gamma di soluzioni innovative per l’ottimizzazione dell’acqua potabile per uso privato (caraffe filtranti per l’acqua, sistemi a rubinetto e sottolavello, gasatori e Brita Integrated Solutions per piccoli e grandi elettrodomestici di produttori rinomati) e commerciale (settore alberghiero, ristoranti, catering e vending) oltre a erogatori di acqua di rete per uffici, scuole, ristoranti e il settore dell’assistenza sensibile all’igiene (ospedali, case di cura).

Dal 2016 Brita collabora con Whale and Dolphin Conservation (WDC) per proteggere gli oceani del mondo dai rifiuti di plastica, contribuendo così a proteggere balene e delfini.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Riccardo Illy per il riconoscimento Igp del gianduiotto: “Marchio di Torino”, e lancia un’accusa sulla tutela dell’espresso italiano

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riccardo illy polo del gusto
Riccardo Illy

Riccardo Illy, patron del Polo del Gusto e di Domori, interviene sulla battaglia del cioccolato che divide Svizzera e Piemonte. “Rigorosamente senza latte e fatti con nocciole piemontesi e con il cacao criollo, il più pregiato”, spiega Illy che ha aderito alla piattaforma dei cioccolatieri piemontesi per il riconoscimento Igp del gianduiotto di Torino a cui però si oppone Caffarel del gruppo Lindt, la quale tuttavia non ha mai avuto intenzione di iniziare uno scontro (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito parte dell’intervista di Christian Benna per Il Corriere della Sera.

Chi vincerà il braccio di ferro sulla ricetta originale. Torino o Zurigo?

“Non è in discussione il legame tra gianduiotto e Torino. In discussione c’è la ricetta. Capisco che alcune imprese vogliano usare il latte, per ragioni industriali e commerciali, ma vanno tutelati il territorio e le sue tradizioni”.

Si arriverà a un accordo?

“Sono convinto che si arriverà a un’intesa. Lindt è una multinazionale ma non può fare la lotta contro tutti i produttori di gianduiotti del Piemonte. Rischia di vedere vincere Davide contro Golia, semplicemente perché siamo tanti i Davide, in campo, più di quaranta aziende del territorio che credono nel disciplinare proposto. Ma non dobbiamo abbassare la guardia, altrimenti finisce come per il caffè espresso”.

L’espresso italiano non è tutelato?

“Qualche anno fa era in discussione la tutela dell’espresso made in Italy, un prodotto che più italiano non si può. E quindi noi proponevamo una descrizione del caffè come bevanda cremosa fatta con una macchina da espresso. Una grande azienda poi si è opposta sostenendo che l’espresso si può fare anche con la Moka. Il risultato è che il processo di riconoscimento si è perso nella burocrazia e che abbiamo perso tutti non tutelando un prodotto della tradizione”.

Il Polo del Gusto nasce con l’obiettivo di tutelare e riunire le eccellenze. Ai tempi della globalizzazione è ancora possibile?

“I prodotti del territorio sono beni comuni. Non possono appartenere a nessuna azienda. E quindi vanno tutelati dalle denominazioni di origine, Dop e Igp e denominazioni comunali. L’Italia è ricca di tesori. Le imprese devono rispettare questi tesori, altrimenti è a rischio la nostra tradizione, la nostra economia, la nostra cultura. Noi siamo impegnati su produzioni di qualità superiore: con Domori, Achillea, Pintaudi e tutti gli altri marchi. In gioco non c’è solo il futuro di alcune attività imprenditoriale. Ma lo stesso tessuto produttivo italiano che è composto da tipicità, le cui ricette non possono e non devono cambiare per ragioni commerciali”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui