venerdì 28 Novembre 2025
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Tokyo: inaugurata la caffetteria delle principesse Disney in versione manga

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Le principesse Disney in versione manga (immagine presa da Twitter)

Il Sol Levante conquista i fan della Disney riproponendo le iconiche principesse, da Ariel a Biancaneve, disegnate in chiave shojo (manga per ragazze) in una caffetteria a loro dedicata. Il punto vendita sarà visitabile dal 26 aprile al 9 giugno 2024 nel quartiere di Shibuya a Tokyo. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Francesca Musolino per il portale Cultura Pop.

La caffetteria delle principesse Disney a Tokyo

TOKYO – Il mondo di Disney si fonde con quello dei manga per un imperdibile evento crossover in arrivo nella patria nipponica. Le iconiche principesse Ariel, Cenerentola, Belle, Tiana e Biancaneve si potranno ammirare in versione shojo presso un’esclusiva caffetteria a tema.

Grazie alla collaborazione tra Disney e la catena giapponese di locali Oh My Café, nel quartiere di Shibuya di Tokyo sarà inaugurato un nuovo punto vendita a tempo limitato, dedicato alle Principesse Disney in veste manga e aperto al pubblico dal 26 aprile al 9 giugno 2024.

Il nuovo locale dal nome Manga Princess dedicato ad Ariel, Cenerentola, Belle, Tiana e Biancaneve offre un menù con diverse pietanze tra cui scegliere, oltre a uno spazio per il merchandising a tema e una location che richiama ai colori tipici delle cinque Principesse Disney.

Nel menù proposto da Oh My Café sono presenti anche diverse bibite calde e fredde sempre suddivise con i colori delle Principesse Disney, che includono bevande di frutta allo yogurt oppure con latte, oltre a tè e caffè.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Nasce Ecosistema a Milano: cucina olistica e caffè estratto con Dalla Corte: “L’obiettivo è dare benessere alle persone”

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I due fratelli Cassago, a sinistra lo chef Luigi e a destra Luca, l'architetto

MILANO – La Milano Design Week anima le strade della città, accogliendo molti visitatori italiani e internazionali: le attrazioni non mancano e all’appuntamento non si è dato per assente il caffè. Bevanda trasversale, si ritrova ad essere il protagonista di diversi eventi, come quello organizzato all’interno del suggestivo Ecosistema, con un partner d’eccezione: Dalla Corte.

Una collaborazione nata per l’interesse e l’impegno comune tra questi due brand rispetto alla sostenibilità. In più, quando viene chiesto allo chef, perché avesse scelto Dalla Corte – una Zero Barista è sul bancone di Ecosistema – la risposta arriva forte e chiara: “Me ne sono innamorato subito. Approvata al 100%”.

La Zero Barista Dalla Corte a Ecosistema

Il nuovo spazio multifunzionale dotato di soppalco ancora in via di costruzione sorge in via Gaetano Giardino 5, proprio dietro il Duomo e nella stessa strada in cui prima era già stato avviato il bistrot Ecooking che tutt’oggi è in piena attività.

Ecosistema è invece l’ultimo progetto di due fratelli, uno chef e un architetto, Luigi e Luca Cassago

Il primo che si era già cimentato nel caffè di qualità tostato Lot of Zero – che trionfa anche durante la serata di lancio e al momento sarà servito e offerto come servizio aggiuntivo alle numerose attività, in espresso e in French Press -, ora torna con una nuova storia da raccontare nell’unione della sua esperienza culinaria e delle competenze in design di suo fratello.

I luoghi dedicati all’ospitalità, all’alimentazione, vengono riscritti nel design per dar vita ad un punto di incontro per mente e corpo a tavola.

Da Ecosistema si trova un orticello che fa la sua apparizione nella parete di fronte alla cucina – rigorosamente a vista -, come un mobile certificato 100% sostenibile, derivato da materiale di recupero (e non di scarto) dell’azienda Himade.

Il mobile certificato 100% sostenibile

Insomma, un ambiente dedicato alla cucina con l’Ecooking Academy aperta al pubblico e all’Arch Academy dove si insegneranno proprio architettura e design e una zona versatile che verrà sfruttata per diversi tipi di attività.

Lo chef Luigi Cassago e l’architetto Luca Cassago:

“Crediamo fermamente che l’esigenza di cambiamento nasca dallo sperimentare qualcosa di diverso e unico per il proprio benessere. Vogliamo connettere realtà con cui impegnarci nella progettazione di un percorso dedicato all’uomo, al suo benessere psicofisico dove alimentare il proprio corpo, la propria mente, allenare il proprio fisico e accrescere il proprio “star bene”.

Una grande sfida di cui ci siamo innamorati! Per questo abbiamo rivoluzionato il concetto di showroom nella sua accezione di spazio, creando un’armoniosa combinazione di proposte di aziende che lavorano sul benessere della persona. Vogliamo dare vita a una fucina di progetti in cui Ecosistema e i partner si impegnano in un percorso di scelte e attività importanti votate anche alla diminuzione dell’impatto ambientale”.

L’apertura è prevista ogni giorno dalle 9 alle 18, in tutte le sue sfaccettature, da spazio di co-working a caffetteria, e dalle 18-24 da locale notturno in cui organizzare eventi.

Per mantenere in piedi questo organismo, un gruppo ben nutrito: soltanto per la serata di lancio sono stati impiegati 50 ragazzi all’opera.

Ma lo chef anticipa: “Contiamo di arrivare ad un centinaio per il personale. Abbiamo avuto difficoltà a reperirlo, ma ci siamo riusciti. Togliendo gli spezzati, aumentando i salari, riducendo gli orari. Amo il contatto, il dipendente non è un numero, è una persona”.

E da Ecosistema sarà possibile dunque allestire mostre d’arte, svolgere workshop, ma anche partecipare a diverse attività come yoga, mindfulness, meditazione, corsi di cucina.

Questa creatura che attraverso il buon cibo si fa strada tra cultura e benessere, ha visto la sua nascita grazie al sostegno di 13 partner: il primo già citato è proprio Dalla Corte, Bora, Luxitalia, Holibreak, Quooker, Evocem, Phoebiud, Antares, MIDJ, Novafarm, Ferrari Marmu,Operabluehouse e Maila’s.

Un nuovo modo di concepire la ristorazione, portandolo ad un livello più ampio e completo, includendo anche il concetto tanto sentito della sostenibilità: Ecosistema infatti punta a ridurre il proprio impatto sull’ambiente.

Gianluigi Goi sulla mostra d’arte “I Macchiaioli” a Brescia con protagonista il quadro “Il Caffè Michelangiolo di Firenze”

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Il Caffè Michelangiolo di Firenze, acquarello su carta di Adriano Cecioni (da Pinterest)

Gianluigi Goi è un lettore nonché giornalista specialista di agricoltura affezionato a queste pagine che con la sua lunghissima esperienza e il suo punto di vista ha contribuito diverse volte proponendo contenuti sempre interessanti. Questa volta Goi racconta della sua visita alla mostra “I Macchiaioli” in corso a Brescia (fino al 9 giugno) a Palazzo Martinengo.

In particolare, Goi si sofferma sul quadro “Il Caffè Michelangiolo di Firenze” (1861 circa) del livornese Adriano Cecioni che costituisce il vero e proprio atto di nascita del movimento dei Macchiaioli.

Il quadro si rivela una perfetta unione tra caffè e arte, binomio che ha da sempre occupato uno spazio di rilievo nella nostra cultura. Leggiamo di seguito l’approfondimento di Goi.

La mostra d’arte “I Macchiaioli” e “Il Caffè Michelangiolo di Firenze”

di GIANLUIGI GOI

BRESCIA – Solitario per posizione e un poco scontroso per così dire di nascita, scuro di suo anche nella cornice,  doverosamente occupa il primo posto nella successione dei quadri.

L’oscurità della saletta non aiuta occhi banalmente anziani a vedere i contorni caricaturali di un acquerello di 53,5 cm di altezza x 82 di larghezza, inusualmente esposto al pubblico – è parte di una collezione privata milanese – del quadro “Il Caffè Michelangiolo di Firenze” (1861 ca) del livornese Adriano Cecioni in occasione della mostra “I Macchiaioli” in corso a Brescia (fino al 9 giugno) a Palazzo Martinengo.

goi macchiaioli
La mostra “I Macchiaioli” (immagine concessa)

Un quadro tanto scontroso quanto importante: costituisce infatti il vero e proprio atto di nascita del movimento  dei Macchiaioli, ancorchè senza gli svolazzi della firma del notaio autenticante e/o la ridondante pallosità del latinorum giuridico, a cui la critica unanime riconosce importanza assoluta nella storia dell’arte italiana.

Per tornare alla mostra, curata da Francesca Dini e Davide Dotti, vive della presenza  e della filologica attenzione di oltre 100 opere molte delle quali provenienti da collezioni private (e come tali di non facile accessibilità) e da istituzioni culturali quali gli Uffizi di Firenze, il Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, i Musei Civici di Udine, l’Istituto Matteucci di Viareggio e la Fondazione CR Firenze. Suggestioni culturali e rimandi ad ampio raggio sul significato e il valore della mostra le dobbiamo alle considerazioni della storica dell’arte Barbara D’Attoma.

Il nostro Adriano Cecioni (1836-1886), pittore tradizionale ma anche caricaturista (il suo satirico “Caffè Michelangiolo” graffia non poco) e scultore. Una schedina illustrativa del quadro spiega che “l’interno del locale è caratterizzato da colori caldi, marroni e ocra.

I clienti si distinguono per abiti molto scuri. Una tappezzeria di colore verde decora le pareti mentre il pavimento giallastro è fortemente illuminato dalla luce artificiale”. Alle pareti sono raffigurati molti quadri a testimoniare la nutrita presenza di pittori fra gli avventori del caffè. Di agiata famiglia proprietaria di una locanda, Cecioni frequentò l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Collaborò con artisti del calibro di Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca e Cristiano Banti.

Il Michelangiolo si affacciava, per sfidarla e forse irriderla, nell’allora via Larga, nei pressi dell’Accademia delle Belle Arti e di piazza Duomo.

Ebbe vita fino al 1861. Una targa apposta dagli intellettuali della storica trattoria “Giubbe Rosse” (culla del concorso letterario “Antico Fattore” oggi meritoriamente in capo all’Accademia dei Georgofili che l’ha salvato dall’estinzione) solitaria ne ricorda i brevi fasti.

Aperto nel 1848 in pieno fervore risorgimentale il “Michelangiolo” fu “il ritrovo dei capi ameni, degli eccentrici, dei matti insomma dove le burla di tutti i generi sono all’ordine del giorno insieme agli stornelli popolari della campagne Toscane cantati con mirabile armonia”. Con il  tempo al periodo bohémien e goliardico degli inizi subentrò il metodo, “altrettanto informale”, del cenacolo. Sempre importanti e vivide le identità patriottiche e risorgimentali.

Da “etno-caffeinomane” convintamente recidivo – per dirla con Flaiano si tratta di una malattia, la “etno-caffeomania”, forse poco diffusa, probabilmente grave, ma non seria – mi permetto di evidenziare a quanti con il caffè inteso come luogo di incontro e di lavoro lo vivono nella quotidianità, di prestare grande attenzione al ruolo sociale che assolvono e sono chiamati ad assolvere.

All’epopea del Caffè Michelangiolo – oggi i suoi vecchi spazi ospitano il Museo Leonardo da Vinci Firenze, particolarmente ricco di installazioni multimediali –  che fu l’autentico brodo di coltura dei Macchiaioli, artisti innovatori e progressisti che basavano  “il loro stile sull’uso di macchie di colore e una tecnica rapida”, sono dedicati due libri molto appropriati e particolari: l’iconico “Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangiolo (1846-1866) – Ricordi di Telemaco Signorini “ e “Caffè Michelangiolo” (1944, Firenze, Vallecchi editore) di Pietro Bargellini, storico sindaco fiorentino e inesauribile cantore delle meraviglie della Città del Giglio.

“Caricaturisti e caricaturati al Caffè Michelangiolo (1846-1866) – Ricordi di Telemaco Signorini” (immagine concessa)

Solo un cenno, infine, alla Rivista Caffè Michelangelo che trattò i temi storici, politici ed artistici cari ai suoi frequentatori.

A prescindere dalle giravolte caffeicole dello scrivente, la mostra è una vera e propria goduria: capolavori quali, ma molti altri quadri meriterebbero una citazione approfondita e competente:

“La scaccia delle anitre” di Angelo Tommasi, per me semplicemente indimenticabile; “Le cucitrici di camicie rosse” di Odoardo Borrani; “Raccolta del fieno in Maremma” di Giovanni Fattori; “I fidanzati” di Silvestro Lega; “Pascoli a Castiglioncello” di Telemaco Signorini hanno vivificato e impreziosito gli occhi più del dovuto collirio quotidiano”.

                                                                                                                Gianluigi Goi

La Marzocco Store a Milano inaugurato per la Design Week: aperto fino al 21 aprile

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La vetrina di La Marzocco Store (immagine concessa)

MILANO – In occasione della Milano Design Week, La Marzoccoleader nella realizzazione artigianale di macchine e attrezzature per caffè di alta qualità dal design iconico – ha inaugurato il temporary La Marzocco Store il 15 aprile. Il centro sarà aperto fino al 21 aprile in via Palermo 21, nel cuore del quartiere di Brera, dove l’azienda fiorentina dà vita a un luogo di incontro e condivisione dove partner, designer e appassionati possono partecipare a diverse masterclass esclusive curate dagli esperti di Accademia del caffè espresso, il centro culturale polifunzionale de La Marzocco.

La Marzocco Store per la Milan Design Week

Il ricco palinsesto di eventi in programma comprende diversi workshop per imparare a fare un espresso con l’estrazione ideale o per apprendere a riconoscere i vari aromi presenti nel caffè.

Ad arricchire il calendario nella settimana più dinamica dell’anno, una serie di appuntamenti legati al benessere e alla creatività culinaria: il giovedì mattina è infatti possibile partecipare a una rigenerante sessione di face yoga guidata da Anna Kostina, mentre il sabato è previsto un brunch firmato da Onest e due sessioni per imparare a realizzare il tiramisù perfetto.

La collezione La Marzocco nello store (immagine concessa)

La Marzocco Store è anche un luogo dove poter gustare un buon caffè e, soprattutto, scoprire le ultime novità del brand con un focus particolare sulle macchine della linea Home, vere e proprie icone di design e artigianalità ideate da La Marzocco per l’ambiente domestico e non solo: la Linea Mini e la Linea Micra.

Proprio la Linea Mini – una macchina per caffè espresso compatta di livello professionale che si distingue per le prestazioni tecniche e il design distintivo – è protagonista di una special edition completamente personalizzata per Rimowa, iconica Maison tedesca di valigeria con sede a Colonia, e presentata durante la Milano Design Week 2024.

La Marzocco Rimowa all’interno dello store (immagine concessa)

Gli abili artigiani de La Marzocco hanno reinterpretato l’alluminio scanalato, elemento distintivo di Rimowa, e l’hanno tradotto in una macchina dal design ricercato.

Prodotta nello stabilimento di Firenze, ogni componente della limited edition richiede 40 ore di lavorazione artigianale dedicata.

La macchina presenta all’esterno gli iconici pannelli scanalati in alluminio provenienti dallo stabilimento Rimowa di Colonia, assemblati e installati interamente a mano.
L’alto livello di artigianalità si estende anche alle finiture, dal telaio alla base, che presenta i due loghi dei marchi per celebrarne l’unione.

Il design integra inoltre un rubinetto dell’acqua calda su misura e manopole realizzate in alluminio, decorate con gli iconici monogrammi Rimowa e La Marzocco. Infine, il portafiltro personalizzato è realizzato in alluminio anodizzato, così come i piedini.

L’interno di La Marzocco Store (immagine concessa)

Ingegno, artigianalità, design, ricerca continua, eccellenza, meticolosa attenzione ai dettagli: sono solo alcuni dei valori che accomunano le due aziende e che hanno portato alla nascita di questa evocativa collaborazione.

“Rimowa è sinonimo di viaggio” – dichiara Andrea Cobianchi, brand manager La Marzocco – “e La Marzocco Home è un invito alla scoperta della bellezza e della convivialità legate alla preparazione del caffè; quando questi aspetti si uniscono, si ottiene un’esperienza del caffè autentica, di classe ed eccezionale.”

A partire dal 15 aprile è possibile scoprire la limited edition realizzata in collaborazione con Rimowa presso il pop-up store firmato La Marzocco, insieme alle altre iconiche macchine della linea Home, tutte caratterizzate da un design ricercato e funzionale, e completamente customizzabili dagli esperti artigiani dello stabilimento di Firenze.

La speciale macchina creata in collaborazione sarà anche visibile presso il Rimowa Café presso lo Spazio Maiocchi, dallo stesso giorno.

Inoltre, a chi visita il pop-up store, viene regalato un gettone “caffè sospeso”, offerto da La Marzocco, fino ad esaurimento, da utilizzare presso alcuni dei suoi clienti finali, tra cui locali, bar e coffee shop in giro per la città.

Ecco come il nuovo genoma degli arabica potrà aiutarci ad aumentare la resilienza al cambiamento climatico

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(credits: University at Buffalo)

MILANO – La chiave per creare nuove varietà di arabica resilienti al cambiamento climatico e alle avversità potrebbe trovarsi nella storia di questa specie. Che è molto più antica di quanto non si sia creduto sino a oggi. La nuova mappatura del genoma di riferimento della Coffea arabica – di cui abbiamo parlato nel numero di ieri, martedì 16 aprile, di Comunicaffè – rivela nuovi dettagli sin qui poco chiari sulla nascita e sull’evoluzione della varietà più nota e apprezzata del genere Coffea.

Il tutto è contenuto in uno nuovo studio a più mani pubblicato da Nature Genetics, realizzato con il contributo fondamentale di Nestlé Research.

I risultati confermano che la C. arabica è nata per ibridazione spontanea nelle foreste dell’Etiopia: un dato già acquisito da tempo.

A differenza però di altri studi recenti, lo studio riporta indietro nel tempo questo singolo episodio, che avrebbe dato origine alla specie, ad almeno 600 mila anni fa.

Da allora, la C. arabica si sarebbe diffusa – tra alti e bassi scanditi anche dai periodi climatici – nell’arco dei secoli e dei millenni, sino all’avvento della sua coltivazione nel XV secolo.

“Abbiamo utilizzato le informazioni genomiche delle piante di oggi per risalire nel tempo, tracciando un quadro il più possibile accurato della lunga storia della C. arabica, per stabilire come le varietà moderne sono tra loro imparentate” ha dichiarato Victor Albert, coautore dello studio e docente presso il dipartimento di scienze biologiche dell’Università di Buffalo, nello stato di New York.

“La comprensione dettagliata delle origini e della storia riproduttiva delle varietà contemporanee sono cruciali per lo sviluppo di nuove cultivar di arabica meglio adattate al cambiamento climatico” sottolinea Albert.

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Sanremo Coffee Machines alla Specialty Coffee Association Expo di Chicago con la single boiler D8

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sanremo coffee machine
La D8 di Sanremo debutta nel mercato USA allo Sca Expo di Chicago (immagine concessa)

VASCON DI CARBONERA (Treviso) – Il prestigioso Specialty Coffee Association Expo di Chicago ha ospitato l’attesissimo lancio nordamericano di D8: l’ultima creazione di Sanremo Coffee Machines. Dal 12 al 14 aprile professionisti e coffee enthusiasts di USA e Canada hanno scoperto in anteprima funzionalità e prestazioni della nuova piattaforma single boiler di Sanremo, lanciata in produzione proprio in concomitanza con l’Expo di Chicago.

Sanremo Coffee Machines a Chicago

La D8 è altamente personalizzabile, sia nelle configurazioni tecniche sia nell’estetica, e permetterà ai baristi e torrefattori più appassionati di creare la macchina perfetta per le loro esigenze, adattandola allo stile del loro locale o del loro brand.

Grazie al dna tecnologico ereditato dalla celebre Café Racer, alla caldaia in acciaio inox (AISI 316L), alla elevata stabilità termica e alla sua estrema versatilità, l’ultima novità di Sanremo promette di scuotere lo status quo del segmento delle single boiler.

Progettata con l’obiettivo di fornire prestazioni uniche nel range delle macchine single boiler, D8 si distingue per il suo sistema di gestione idraulica “ibrido”, che consente di regolare separatamente le temperature di ogni gruppo. Grazie al sistema ibrido sarà possibile perfezionare l’estrazione del caffè in ogni sua fase e contemporaneamente raggiungere massime prestazioni nella produzione di vapore.

La nuova tecnologia Sanremo Internet of Things (IoT) permette inoltre di configurare tutti i parametri della macchina da remoto, tramite app, di monitorarne le prestazioni a distanza ed eventualmente di modificare i settaggi in tempo reale, ovunque ci si trovi.

“Stiamo già ricevendo diverse richieste per D8 e negli USA attendono con impazienza di vederla dal vivo. – annuncia Carlo De Sordi, ceo di Sanremo Coffee Machines – È stato un onore accogliere visitatori e partner al nostro stand a Chicago per svelare tutte le opzioni di personalizzazione della macchina. È un prodotto che risponde alle esigenze di una vasta gamma di professionisti, di tipologie di attività e di ambienti. Il suo design modulare consente di creare un layout praticamente su misura, nei colori, nei pannelli e nell’illuminazione a LED, offrendo un’esperienza unica di coffee making”.

Durante i 3 giorni dello SCA Expo, lo stand Sanremo è stato un fulcro di sperimentazioni e confronto.

Oltre 20 torrefattori e baristi esperti si sono alternati per sessioni di assaggi e degustazioni e per testare le loro miscele sulla D8: un’occasione esclusiva per esplorarne tutte le potenzialità in anteprima.

I nostri lutti: la scomparsa di Antonello Lee amministratore delegato di Intesa Caffè Lee Coffee di Casoria

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Antonello Lee scomparso morto
Antonello Lee, amministratore delegato della Intesa Caffè di Casoria, scomparso il 16 aprile

CASORIA (Napoli) – La famiglia, gli amici e i collaboratori piangono la scomparsa la mattina del 16 aprile di Antonello Lee  che era da molti anni l’amministratore delegato della torrefazione di Casoria (Napoli) Intesa Caffè-Lee Coffee. In sua memoria pubblichiamo la sua fotografia e un ricordo.

Chi ha conosciuto in vita Antonello Lee lo ha definito un vero amico del caffè, un profondo conoscitore sia del verde che del torrefatto.

Antonello Lee aveva iniziato la sua avventura imprenditoriale qualche decina d’anni fa. Dietro il suo duro lavoro quotidiano c’era un sogno: quello di produrre un caffè d’eccellenza. Un processo ed un percorso aziendale guidati e condotti per farne partecipi tutti: famiglia, collaboratori, dipendenti, tessuto sociale.

Antonello Lee lascia alla guida di quella che oggi è un azienda che lui ha saputo gestire con passione un gruppo famigliare affiatato e con gli stessi ideali; passione per il caffè, il proprio lavoro, sacrificio, dialogo aperto e leale esteso all’intera azienda.

Chi ha lavora in Intesa Caffè con Antonello Lee ha sempre saputo di essere parte di qualcosa di speciale. Perché Intesa caffè non è una persona sola, un cognome, un gruppo di colleghi. Intesa Caffè s.r.l. è la somma delle sue risorse: un’azienda che si è strutturata e si identifica sulla grande esperienza del mondo del caffè crudo e tostato e sulla forza umana che la compone.

Responsabilizzazione, ruolo, capacità decisionale, determinazione, energia e passione: questo è quello che Antonello Lee ha proposto a tutti i suoi collaboratori.

Una scelta impegnativa ma è il modo più concreto per dare una risposta a chi chiede tutti i giorni un caffè pregiato e a chi crede ad una Intesa caffè proiettata nel futuro.

Chi lavora e ha lavorato in Intesa Caffè s.r.l. al fianco di Antonello Lee sa di essere parte di una storia che si sta scrivendo in tempo reale, di una sfida che è in corso dal 1980 e che deve ancora conoscere i suoi risvolti più belli e più intensi. Anche senza il fondatore ma facendo tesoro dei suoi quotidiani insegnamenti.

Antonello Lee lascia una Intesa Caffè s.r.l. che è una società leader nell’importazione, produzione e commercializzazione di caffè in tutti i suoi formati, con i brands Lee Coffee, Caffè Cito e Caffè Brunido.

marchi Intesa Caffè Antonello Lee
I tre marchi della Intesa Caffè di Casoria fondata da Antonello Lee

Questo è accaduto perché Antonello Lee è stato sempre un crescendo di imprenditorialità, una continua spinta verso l’innovazione motivata da personale giovane, ma strutturata sulla maturità di tutti coloro che si sono succeduti ai vertici dell’azienda, creando le basi per ottenere quello che oggi è un caffè sinonimo di qualità e costanza.

Antonello Lee ha sempre voluto un’organigramma aziendale costituito da collaboratori interni e consulenti esterni di comprovata esperienza nel settore caffeicolo, grazie ai quali, le aziende consociate, manipolano in importazione caffè verde per oltre 1.500.000 di kg e producono un caffè dal sapore “Semplicemente Unico”.

Alla famiglia le sincere condoglianze della direzione e della redazione di Comunicaffè.

 

Caffè Borbone e Too Good To Go insieme contro lo spreco alimentare

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Caffè Borbone insieme a Too Good To Go (immagine concessa)

MILANO – Caffè Borbone, azienda leader nel business della torrefazione e del caffè monoporzionato, e Too Good To Go, l’azienda B Corp a impatto sociale e il più grande marketplace mondiale per le eccedenze alimentari, annunciano la loro partnership che si prefigge lo scopo di ridurre lo spreco di caffè.

La collaborazione vivrà all’interno di Box Dispensa, la soluzione ideata da Too Good To Go per salvare i prodotti a rischio spreco dell’industria alimentare, e prende il via dopo una prima fase pilota che ha consentito in soli 3 mesi di salvare, grazie alla community di utenti di Too Good To Go, 33.000 referenze, pari a circa 11 tonnellate di caffè equivalenti a 1.700.000 tazze di caffè.

Caffè Borbone insieme a Too Good To Go

Si tratta della prima partnership siglata da Too Good To Go con un’azienda alimentare del settore caffè.

“Comunemente si tende a pensare che siano gli alimenti freschi tra i prodotti più sprecati perché più facilmente deperibili, ma l’educazione a un consumo di cibo più consapevole è una questione che riguarda l’intera filiera alimentare in ogni sua  fase, dalla produzione alla distribuzione, e per ogni settore, incluso quello del caffè” commenta Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone. “Caffè Borbone pianifica attentamente la gestione logistica proprio per evitare di produrre stock in eccesso, ma è fondamentale che questo tipo di sensibilizzazione parta innanzitutto dalle aziende che hanno il dovere di porsi il problema di come utilizzare in modo responsabile i propri prodotti a beneficio delle persone e dell’ambiente, in particolare attraverso partnership con realtà note come Too Good To Go che permettono a tutti di agire con gesti concreti”.

“Siamo entusiasti di avviare la collaborazione con un’azienda di riferimento per il settore caffè come Caffè Borbone” commenta Mirco Cerisola, Italy country director di Too Good To Go. “Too Good To Go è diventato un partner di fiducia per brand che condividono la nostra visione secondo cui le aziende possono e devono svolgere un ruolo nel guidare alcune delle più grandi sfide del mondo, come il contrasto dello spreco alimentare. E cerchiamo di farlo ispirando le persone e promuovendo la consapevolezza per innescare un circolo virtuoso win-win-win, capace di generare un impatto positivo per le aziende stesse, per i consumatori e per il pianeta. Siamo sicuri che i nostri utenti apprezzeranno questa nuova collaborazione, avendo l’opportunità di gustare dell’ottimo caffè e contribuendo allo stesso tempo a ridurre lo spreco di cibo”.

Ora, grazie a questa collaborazione, all’interno delle Box Dispensa, gli utenti di Too Good To Go potranno trovare anche prodotti Caffè Borbone come miscele miste in cialda, capsule compatibili con macchine a marchio Lavazza A Modo Mio, Nespresso e Nescafè Dolce Gusto  [1], e anche la Linea Creme, ancora “troppo buoni per essere sprecati”.

Una delle principali sfide che devono affrontare le aziende alimentari è quella di gestire eccedenze che per vari motivi – come ad esempio problemi di etichettatura, packaging, ordini annullati o fluttuazioni della domanda e dell’offerta – non trovano il loro mercato, rischiando di non raggiungere gli scaffali di negozi e supermercati, finendo così per essere sprecati, con un notevole impatto a livello economico ed ambientale.

Secondo una ricerca Eurostat 2020, infatti, il 18% delle eccedenze alimentari si generano durante la fase della filiera alimentare in cui è coinvolta l’industria.

Box Dispensa: come funziona

Box Dispensa rappresenta una soluzione semplice per le aziende alimentari che intendono fronteggiare in modo efficace il rischio di obsolescenze di magazzino. Le Box contengono prodotti adatti alle nostre dispense, ancora buoni e perfettamente consumabili, che per diversi motivi rischierebbero di essere invenduti ed andare sprecati. I prodotti possono essere conservati in casa a temperatura ambiente per lunghi periodi di tempo nella propria dispensa.

Le Box Dispensa sono ordinabili dagli utenti, ad un prezzo vantaggioso, sull’app di Too Good To Go nella nuova sezione “Consegna”.

[1] Nespresso e Nescafé Dolce Gusto sono marchi registrati di Societè des Produits Nestlé S.A. Caffè Borbone Srl è produttore autonomo non collegato alla Societè des Produits Nestlé S.A. La compatibilità delle capsule Caffè Borbone è funzionale all’utilizzo con macchine da caffè ad uso domestico Nespresso – Nescafé Dolce Gusto, Lavazza A Modo Mio, sono marchi di proprietà di Luigi Lavazza S.p.A.. Caffè Borbone Srl è produttore autonomo non collegato alla Luigi Lavazza S.p.A. La compatibilità delle capsule Caffè Borbone è funzionale all’utilizzo con macchine da caffè ad uso domestico Lavazza – Lavazza A Modo Mio.

La scheda sintetica di Caffè Borbone

Nata a Napoli nel 1999 come piccola torrefazione legata alla tradizione del caffè napoletano, Caffè Borbone è diventata in pochi anni uno dei principali produttori di caffè monoporzionato in cialde e capsule. Rappresenta un caso di crescita esemplare, grazie anche al costante investimento in Ricerca & Sviluppo che ha portato alla realizzazione di prodotti innovativi e di qualità che, gradualmente, hanno conquistato i consumatori sempre più attenti all’ambiente.

È stata, infatti, la prima azienda in Italia a proporre la cialda compostabile che, smaltita nell’umido, può essere utilizzata per la produzione di compost, con involucro riciclabile nella raccolta della carta. Successivamente, ha lanciato la capsula compostabile in biopolimero con il top in carta filtro.

Nel 2018, Caffè Borbone entra nel capitale sociale Italmobiliare, una delle principali investment holding italiane, con il 60% delle quote mentre il 40% rimane al fondatore Massimo Renda.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

La scheda sintetica di Too Good To Go

Too Good To Go è un’azienda certificata B Corp a impatto sociale che mette in contatto gli utenti con i negozi partner per salvare il cibo invenduto e impedire che vada sprecato. Con 85 milioni di utenti registrati e 155.000 partner attivi in 17 Paesi, Too Good To Go gestisce il più grande marketplace al mondo per le eccedenze alimentari.

Dal suo lancio nel 2016, Too Good To Go ha contribuito a evitare che oltre 300 milioni di pasti andassero sprecati, l’equivalente di 810.000 tonnellate di CO2e evitate. Secondo il Project Drawdown (2020), la lotta allo spreco alimentare è la soluzione numero uno per contribuire a risolvere la crisi climatica, limitando l’aumento della temperatura a 2˚ C entro il 2100.

Per ulteriori informazioni basta cliccare qui.

Giornata made in Italy, Fipe: “La ristorazione tra le eccellenze del Paese”

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Fipe tra i partecipanti della Giornata del made in Italy (immagine concessa)

ROMA – La ristorazione, al pari di altri importanti comparti economici, è un elemento di forza e rappresentativo della creatività e della qualità dell’Italia nel mondo. Per questo anche Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, è rientrata tra i partecipanti della Giornata del made in italy del 15 marzo, che quest’anno si è celebrata per la prima volta.

Fipe celebra la Giornata del made in Italy

La ricorrenza della Giornata del made in Italy cade nel giorno dell’anniversario della nascita di Leonardo Da Vinci.

Fipe-Confcommercio sostiene la convinzione che il settore della ristorazione, da pilastro della filiera agroalimentare con oltre 20 miliardi di prodotti acquistati e di quella del turismo con una spesa di 10 miliardi di euro da parte dei visitatori stranieri, svolga una funzione decisiva per l’affermazione dei valori sociali, culturali ed economici del Paese.

Il caffè non causa il reflusso gastroesofageo: la parola all’esperto

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Il caffè contro il diabete salute ricerche caffeina parkinson cancro alzheimer studio cerebrale genetica sonno fegato reflusso sintetico pressione intestino multimorbilità

Il caffè non rientra tra le cause del reflusso gastroesofageo. L’esperto Edoardo Savarino, dell’Università degli Studi di Padova, ha affermato che alcuni alimenti danno maggior rischio di sviluppare reflusso e dolore, perché acidi, ma è altrettanto vero che esiste una soglia di tolleranza che differisce da persona a persona: si chiama sensibilità viscerale.

Quindi bisognerebbe evitare di dire “eliminate pomodori, cioccolato e caffè o bibite gassate”. Leggiamo di seguito parte della notizia pubblicata sul portale La Repubblica.

Il caffè non è il motivo del reflusso gastroesofageo: lo dice la scienza

MILANO – Una delle cose fondamentali che sino a ieri chi soffre di reflusso si è sentito dire dal medico è cosa non mangiare: cibi altamente sconsigliati perché non farebbero che peggiorare le cose. Punti cardine da cui non discostarsi per evitare di passare notti insonni, tra dolore e rigurgiti infiniti. Ma quelle regole stanno cambiando, e di conseguenza la dieta che ne deriva.

“Dal punto di vista alimentare, nel corso degli anni è stata consigliata l’eliminazione di alimenti definiti trigger in modo abbastanza opinabile – sottolinea il professor Edoardo Savarino, dell’Università degli Studi di Padova – . In passato è stato suggerito di non mangiare agrumi e pomodoro, non consumare caffè, menta, cioccolato, cipolla, aglio, ecc. Oggi possiamo dire che tutto questo non è mai stato supportato da evidenza scientifica. Le recenti linee guida statunitensi dell’American College of Gastroenterology dicono che non ci sono alimenti trigger per definizione. Piuttosto la persona deve individuare nella propria alimentazione i cibi che gli evocano più facilmente i sintomi e quindi eliminarli o ridurne il consumo”.

“Mi spiego meglio – prosegue Savarino -. È vero che alcuni alimenti danno maggior rischio di sviluppare reflusso e dolore, perché acidi, ma è anche vero che esiste una soglia di tolleranza che differisce da persona a persona: si chiama sensibilità viscerale. Di conseguenza è opportuno evitare di dire “eliminate pomodori, cioccolato e caffè o bibite gassate”.

È molto più pratico un approccio con valutazione non giornaliera, ma settimanale o bisettimanale, in cui il paziente si segna su un foglio quali sono i cibi che sperimenta e che gli provocano reflusso, e se eliminandoli il problema diminuisce o non c’è più.

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