venerdì 28 Novembre 2025
Home Blog Pagina 485

Luca Quagliano, fondatore NIO Cocktails, parla l’azienda che produce drink ready to enjoy: “Seguito il modello delle capsule create da Nespresso”

0
nio
Da sinistra: Luca Quagliano, founder NIO Cocktails, l'esperto mixologist Patrick Pistolesi e Alessandro Palmarin, fondatore NIO Cocktails (immagine concessa)

NIO Cocktails è un brand che ha acquisito una grande popolarità negli ultimi anni grazie all’innovativa formula che ha scosso l’intero reparto mixology europeo: la creazione di drink di alta qualità pronti da bere all’interno di packaging brevettati dal design innovativo e sostenibile.

Tutto è nato da una cena tra amici in cui Luca Quagliano, fondatore di NIO Cocktails insieme ad Alessandro Palmarin, ha avvertito la necessità di una soluzione per consumare un cocktail di tutto rispetto all’interno delle mura domestiche: un concept che si è rivelato particolarmente vincente durante il periodo del Covid. I drink sono premiscelati: basta solo aprire il packaging e aggiungere il ghiaccio (da qui il nome NIO: Needs ice only).

Distribuiti in oltre 20 Paesi, l’azienda produce 3 milioni di drink all’anno e fattura 7 milioni di euro. Per saperne di più sul progetto, abbiamo intervisto il fondatore Luca Quagliano.

Come è nata l’idea dietro il progetto?

“L’origine della storia è legata alla mia situazione familiare nel 2017. Con una moglie e due figlie piccole, vivevo in un momento in cui le regole della socialità tendono a cambiare. Anche andare a mangiare una pizza nel locale di fronte casa rappresentava una sfida tra bambini ed esigenze familiari.

A quel punto o si annulla la propria vita sociale del tutto oppure la si trasforma con la classica formula di invitare gente a casa. In questo modo si può stare insieme agli amici e i bambini possono giocare tra di loro in serenità.

A seguito di una di queste cene mi sono accorto che il copione era sempre lo stesso: a seconda di ciò che si mangia si beve un vino bianco, un rosso o una birra, il caffè per chi lo beve e, se si vuole continuare a fare quattro chiacchere, si cerca un qualcosa di più alcolico. Ciò consiste, il più delle volte, in un amaro, in un limoncello o, nel migliore dei casi, in un gin tonic. Perciò la domanda che mi feci al tempo fu: come consumare un cocktail di buona qualità in queste occasioni?

Quindi chiamai Alessandro Palmarin, il mio socio e amico, Patrick Pistolesi, proprietario e bar manager del locale Drink Kong a Roma, pluripremiato a livello internazionale, presente nella classifica World 50 Best Bars al 21° posto, e un altro paio di conoscenti con l’idea di iniziare l’avventura di NIO Cocktails”.

Che ruolo hanno avuto in particolare le capsule di caffè all’origine dei prodotti NIO Cocktails?

“Le capsule di caffè hanno giocato un ruolo importante nella business idea. Ci siamo, in parte, ispirati all’idea di Nespresso che aveva sradicato il mondo della moka uscendo con un prodotto che sembrava tanto innovativo quanto eretico: mettere il caffè dentro una capsula.

Allo stesso modo abbiamo creato questo format completamente diverso dal solito con la possibilità di consumare cocktail di alta qualità al di fuori delle mura del bar creando un packaging di design stile Nespresso.

nio cocktails
Il Cold brew Negroni nell’iconico packaging di NIO Cocktails simile a un cd (immagine concessa)

Ognuno dei nostri cocktail è caratterizzato da un determinato colore: li immaginavamo disposti su degli scaffali di un potenziale store monomarca, sempre in stile Nespresso.

Noi abbiamo avuto qualche difficoltà aggiuntiva considerando che Nespresso non doveva creare una cultura del bere caffè a casa, elemento già ben radicato nelle abitudini degli italiani, ma solo proporre una forma diversa. Noi proponevamo invece la consumazione di un cocktail dentro le mura domestiche: un concept completamente nuovo”.

Come sono stati gli inizi di Nio Cocktails? L’idea alla base è stata ben accolta sin da subito?

“Sì e no. Avevamo notato che sul mercato non esisteva ancora nulla di simile alla nostra idea. Prima, perciò, ci siamo focalizzati sul lanciare il prodotto e poi, in seguito, avremmo pensato a come modificarlo pian piano per renderlo appetibile al mercato. Il riscontro che abbiamo avuto è stato quasi completamente positivo.

C’è stato un grande entusiasmo per chi provava questi cocktail e abbiamo registrato un ottimo riscontro. Milano, la nostra città, ha una grande apertura mentale nella creazione di nuove mode ma, allo stesso tempo, risulta scettica verso certe tendenze.

Anche la nostra idea, nonostante il buon riscontro, è stata accolta da alcuni con un certo scetticismo. I dubbi però sono stati subito svaniti dopo aver assaggiato il nostro prodotto.

Pian piano, con perseveranza, siamo riusciti ad abbattere questo muro di scetticismo conquistando maggiori fette di mercato e consensi. In un certo senso, la fase del Covid e del lockdown ci ha aiutato accelerando la nostra crescita e sdoganando il mito dei cocktail ready to drink. È stato un processo graduale che però ci ha regalato grandi soddisfazioni. Chiunque era a casa desiderava infatti bere un buon cocktail”.

Nel sito viene indicata una grande attenzione all’aspetto della sostenibilità. Quali azioni avete intrapreso per rendere il vostro prodotto più green sia da un punto di vista ambientale che sociale?

Dal primo giorno di NIO Cocktails siamo sempre stati attenti all’aspetto della sostenibilità. Stiamo cercando di fare sempre di più e vogliamo costantemente migliorarci.

Il nostro light packaging è caratterizzato da carta FSC (certificato di gestione delle risorse forestali per la catena di custodia dei prodotti) e plastica altresì riciclabile. Basta separare le due componenti del packaging e riciclare entrambe.

Inoltre, il packaging NIO ha un basso impatto negativo sull’ambiente (carbon footprint) poiché, a differenze del vetro, in fase di produzione e trasporto ha degli impatti inferiori.

Abbiamo anche pubblicato il nostro codice etico e un piano a lungo termine che segue i Sustainable Development Goals delle United Nations che ci porterà a compiere determinati obiettivi nella sostenibilità entro il 2030. Stiamo lavorando per arrivare alla carbon neutrality.

Facciamo compensazioni delle emissioni di carbonio e abbiamo una serie di azioni per ridurle alle origini. Ci occupiamo inoltre di temi sociali, educando i nostri dipendenti e stakeholder lavorando a 360° sul tema sostenibilità”.

Come è nata la collaborazione con il master mixologist Patrick Pistolesi? Cosa ha significato per voi la sua presenza nel progetto?

“L’aiuto di Patrick nel progetto è stato fondamentale. Il nostro intento è sempre stato quello di democraticizzare il consumo di un ottimo cocktail anche all’interno della propria casa senza fare concorrenza al classico bar. Si è trattato di fare un lavoro in parallelo e di inclusione.

Patrick Pistolesi versa un cocktails NIO (immagine concessa)

La presenza di Pistolesi in NIO Cocktails è stata inoltre un sigillo di garanzia per il progetto: data la sua competenza e influenza nel mondo della mixology, il nostro marchio ha acquisito grande prestigio e credibilità.

Grazie a Patrick riusciamo a far bere alle persone in giro per il mondo o nella comodità delle loro case, esattamente gli stessi cocktail che berrebbero nelle mani di Patrick nel suo Drink Kong Bar a Roma, uno dei migliori 50 bar del mondo”.

Nel sito è possibile ordinare box speciali come la coffee and chocolate in collaborazione con Guido Castagna o la casa del Daiquiri. Come vengono ideate e progettate le limited edition?

“Abbiamo cocktail che definiamo standard che si trovano sempre nel nostro sito. Alcuni nuovi prodotti possono rientrare nella nostra offerta e ciò viene sviluppato a quattro mani dal dipartimento marketing, il quale si occupa anche di innovation del prodotto. Di particolare importanza è stata la consulenza di Patrick Pistolesi.

Abbiamo poi delle collezioni speciali, come la Postcard From, che ha come tema i viaggi di Patrick in diversi Paesi del mondo: ogni cocktail della box cerca di far emergere lo spirito di quel luogo. Ad esempio, abbiamo la Postcard from Japan: il tema è Patrick che viaggia nelle isole del Giappone visitando distillerie particolarmente di nicchia a creando cocktail con questi distillati.

Poi abbiamo altre collezioni che derivano da opportunità che ci si presentano. Spesso siamo contattati da grandi gruppi di spirit del mondo e distillerie più piccole che ci chiedono di fare delle co-branding edition.

Inoltre possiamo contare su collaborazioni orizzontali con aziende legate non solo agli spirit ma anche al lifestyle a alla moda come, ad esempio, GQ o Acqua di Parma.

La collaborazione con Guido Castagna è nata dal desiderio di creare un’offerta per celebrare occasioni come San Valentino, la Festa della mamma o la festa del papà (ne abbiamo parlato qui). Unire il food&beverage è un filone che ci sta regalando più di una soddisfazione. La box consiste in quattro diversi tipi di cioccolatini con diversi spirit accompagnati da un cocktail in limited edition solo per questa box con all’interno un brandy e un liquore al caffè”. Il prezzo della box è di 35 euro.

Con il tempo Nio Cocktails è diventato un marchio globale. Qual è il Paese che ha accolto con più entusiasmo i vostri prodotti?

“L’unico Paese produttore dei nostri cocktail è l’Italia. Uno dei nostri pilastri principali su cui si basa l’azienda è proprio il made in Italy che caratterizza i nostri prodotti. Abbiamo tuttavia una branch operativa e amministrativa in Germania e Regno Unito.

Il cocktail Revolver (immagine concessa)

Tra i tre Paesi quello che ha risposto meglio ai nostri prodotti sin da subito è stato il Regno Unito considerata la loro cultura del bere. In UK inoltre, a differenza dell’Italia, c’è una forte propensione all’acquisto online. Oltre questi tre Paesi vendiamo anche in Europa, Usa, Giappone, Canada e Singapore”.

Quali sono i prossimi progetti per Nio Cocktails?

“Siamo presenti in molte Stati ma abbiamo ancora un potenziale enorme per quanto riguarda l’internazionalizzazione. Porremo anche una particolare attenzione sull’omnicanalità del marchio ed essere un brand più direct to consumer. Molti di questi aspetti sono ancora in fase di discussione ma NIO Cocktails prevedere ancora una grande crescita”.

NIO Cocktails ha inoltre sviluppato alcuni nuovi cocktail a tema caffè, trend particolarmente interessante anche nella mixology. Il 16 aprile sono stati lanciati quattro nuovi proposte NIO Cocktails di cui due a base di caffè e due a base di tè.

Si parte con il Cold Brew Negroni, composto da: Tanqueray london dry gin (25%), Cocchi storico vermouth di torino (25%) e Mr. black liquore al caffè cold brew (10%); Revolver creato con: Bulleit Bourbon Whiskey (39.6%) , Bols creme de cacao brown (30%), Mr.black liquore al caffè cold brew (15%) e Angostura bitte. Infine, le proposte al tè con: Tea Martini: ketel one family made vodka (50%), liquore al tè t+ (25%), toschi sciroppo di zucchero di canna e acidificatore con acido citrico. Infine, il Manhat-tea con bulleit bourbon (40%),  liquore al tè t+ (25%), Cocchi storico vermouth di torino (15%), Cocchi vermouth di torino dry  (5%), Angostura aromatic bitter  (0.4%).

Per maggiori informazioni sui prodotti basta cliccare sul sito e-shop dell’azienda qui

Tommaso Grollero, dal World Chocolate Masters: “La spinta è nella creazione di qualcosa che non esiste ancora”

0
Tommaso Grollero nel suo labirinto di cioccolato (foto concessa)
Tommaso Grollero nel suo labirinto di cioccolato (foto concessa)

MILANO – Anche il mondo del cioccolato ha le sue competizioni: nel circuito del World Chocolate Masters 2024, Tommaso Grollero si è distinto a livello nazionale con le sue creazioni, la sua tecnica e inventiva. Questo giovane professionista ha saputo interpretare al meglio tra gli altri competitor, il tema di quest’ultima edizione “Play” e ora dovrà prepararsi per affrontare la sfida mondiale che avverrà nel 2025.

Molto tempo per riflettere e costruire la prossima performance, ma adesso è ancora fresca l’esperienza nazionale.

Grollero, parliamo un po’ del mondo delle gare: come mai si decide e lei ha scelto di mettersi in gioco nel World chocolate masters?

“In realtà generalmente ho odiato il mondo delle gare, perché la maggior parte delle volte si trasformano in competizioni malsane. Invece, mettermi alla prova nel confronto con dei professionisti che hanno rispetto per il proprio competitor mi ha sempre appassionato e così ho voluto tentare il World Chocolate Masters.

È un momento che ti spinge a creare qualcosa che non esiste ancora all’interno del mondo della pasticceria, pur essendo saturo di molti prodotti differenti. Questo è stato il primo campionato più serio.”

Facciamo un passo indietro: come sono strutturate queste competizioni?

“Si impronta tutto sul cioccolato: il World Chocolate Masters è organizzato dal leader Barry Callebaut che spinge sulla ricerca di questo prodotto e ha strutturato il concorso in un totale di 5 prove: ogni edizione ha un regolamento diverso e anche delle sfide che si orientano sui trend del momento.

La prima prova è stata quella di presentazione dello stesso competitor e del progetto portato.

Focus quindi sulla figura del pasticcere che deve avere oggi anche delle buone doti di storytelling. In quel contesto non è semplice restare concentrati e non farsi prendere dall’ansia, ma sono riuscito a portare a casa il risultato.

Il tema di quest’anno era “Play”, che a me è piaciuto tanto da subito dato che era perfetto per uno come me che ama giocare, trasmettere nei dolci il mio divertimento e intrattenere attraverso le creazioni. Allo stesso tempo però si è rivelato problematico da gestire, perché è abbastanza soggettivo cosa sia divertente e non è stato scontato neppure trovare un file rouge che desse continuità tra ogni step.

In mezzo a tante idee, a molti vicoli ciechi, l’intuizione è stata proprio quella di scegliere il labirinto. Da lì mi sono perso.

La ricetta portata in gara (foto concessa)

La prima prova è stata quella condivisa, in cui tutti i giudici avrebbero assaggiato la stessa ricetta – in questo caso una torta per sei persone che arrivasse già porzionata al tavolo e pensata in più dimensioni per porzione -.

Sono partito in completa contrapposizione al labirinto e ho portato una rosa dei venti, così da offrire ai giudici un modo per orientarsi. Otto spicchi con 4 porzioni intere ed altre 4 a metà.

Poi si passava alla seconda prova, legata al cioccolatino: era richiesto che fosse la chiave per il gioco successivo (la scultura in cioccolato) e che fosse interattivo. Ho potuto collaborare con l’azienda Pavoni che produce stampi, per studiare lo stampo della torta e del cioccolatino, con una forma particolare.

Trovare il giusto equilibrio all’interno di un prodotto di dimensioni così ridotte non è affatto facile, e per raggiungere il risultato finale è stato fondamentale l’uso di un mantenitore per cioccolato studiato in collaborazione con l’azienda UNOX.

La scelta rientrava alla perfezione nella gara, perché diventava poi la pedina necessaria a risolvere il labirinto della mia scultura.

E a proposito di questa, era necessario suscitare un effetto wow, offrire un’estetica immersiva, dovendo integrare un cubo fornito dall’organizzazione del World Chocolate Masters di 80 centimetri per 80 in legno che io ho usato come struttura portante della mia scultura.

Appena l’ho vista ho capito di doverla mettere in verticale, per rappresentare un labirinto con una sezione circolare che andava verso il fondo stringendosi, dove si poteva giocare.
A tener su questa scultura, la metamorfosi, per cui all’inizio del cubo ho posizionato un bruco e dall’altra parte una farfalla.

Infine, ci hanno fatto tornare alla pasticceria per l’ultima prova, con un pasticcino fresco che potesse essere assemblato, decorato e venduto nell’arco della giornata; abbinando ad un cioccolato Barry Callebaut un prodotto tipico della propria regione – nel mio caso il Piemonte -.

Così sono tornato all’infanzia, da mia nonna, appassionata della pasta di meliga e ho portato il mais ottofile tostato che ho usato nella frolla e in una polenta a base di latte che è diventata una crema pasticcera.

Le crostatine firmate Grollero (Foto concessa)

Ho deciso di portare una crostatina, farcita con la gelatina al mandarino, un biscotto mandorla e cioccolato al latte, una mousse al cioccolato al latte e la crema al mais. Il labirinto riprendeva l’idea dei tappi delle bolle di sapone. Il gioco stava nel: “se vuoi mangiare la crostatina, devi trovare la via giusta.”

Prepararsi a questa competizione è stato impegnativo? E la prova in sé è stata faticosa?

“Nel momento in cui partecipi, ci sono delle problematiche che devi affrontare. In azienda ho avuto la possibilità di avere una settimana e mezzo per fare le prove a tempo (per tutte le prove avevamo a disposizione 8 ore).

In ogni caso, per quanto tu ti possa preparare, si deve tenere conto della performance vera e propria, in cui è possibile che capitino degli imprevisti: ad esempio ho avuto il sole puntato su di me per due ore e mezza, le stesse in cui avrei dovuto creare la scultura di cioccolato, così il primo pezzo da montare, il più fragile di tutti, si è spezzato. Sono riuscito comunque a trovare soluzioni in fretta, ma sul momento è stato spiazzante.”

Quindi quanto c’è di tecnica e quanta di creatività, quanto di cioccolato e quanto di pasticceria?

“Sicuramente c’è tanta tecnica e anche una forte componente mentale che deve mantenerti concentrato per affrontare lo stress che arriva dall’esterno, tra i giudici e gli imprevisti. Chiaramente c’è tanto cioccolato e tantissima creatività in ballo: il mio processo di ideazione è durato 8 mesi.

La pasticceria poi va a unirsi completamente al cioccolato: tutte le ricette rappresentavano un legame tra questi due mondi. L’unica preparazione semplice dal punto di vista tecnico, a esclusione del decoro, è stata la crostatina.

La torta aveva uno stampo in termoformatura a cui veniva fatta una camicia in cioccolato, ed era composta da tanti pezzi decorati e spruzzati a mano.

La stessa lavorazione di farcitura era molto lunga, con 6 stratificazioni all’interno.

La scultura naturalmente era complessa dal punto di vista dell’assemblaggio. Tantissimi hanno portato dei pezzi già fatti, da inserire soltanto all’interno, mentre io ho lavorato tanto sulla manualità in diretta e questo ha aiutato nel giudizio finale, facendo anche fermare tanta gente ad osservare la mia gara.

L’aspetto più complesso però è il tempo da gestire: la cristallizzazione, l’addensamento, richiedono determinate tempistiche da rispettare.”

Grollero, e ai mondiali di Parigi del 2025?

“Sicuramente continuerò a pensare a soluzioni intricate, anche se fare il nazionale è stato un buon punto di partenza per trovare spunti su cui migliorare e sfruttare anche la semplicità sotto molti aspetti.

L’unica cosa estenuante è il fatto che il regolamento uscirà solo a gennaio del 2025. Per il momento sto tenendo d’occhio i miei competitor della Polonia e della Svizzera, che hanno portato dei progetti interessanti, ma di base sono contento del confronto con altri professionisti: al mondiale sarà lo stesso ma ad un livello più alto. Il tema dovrebbe restare

“Play” e io potrei sfruttare le altre sfumature del mio labirinto.”

Ma il costo di partecipare a queste competizioni e cosa si guadagna?

Grollero: “Per quello che è stato il mio percorso, preparare il nazionale non è stato estremamente dispendioso grazie anche alla collaborazione con le aziende sopracitate.
La preparazione costa molto perché vanno fatte molte prove, quindi molto dipende dal background di chi decide di proporsi ai nazionali; io faccio questo mestiere da 10 anni e ho sempre dato molta importanza allo studio e alla formazione, ottenuta frequentando molti corsi, girando per pasticcerie, cioccolaterie, ristoranti e confrontandomi con altri professionisti.

Per il mondiale c’è bisogno di un investimento differente rispetto al nazionale, perché la cura del dettaglio è estremizzata al massimo.

In questa mia esperienza ho avuto il sostegno anche dal Gruppo Da Vittorio per cui lavoro: mi hanno lasciato tempo, spazio e materia prima per allenarmi, dallo studio Donati Advertising per la creazione del pezzo artistico e da Davide Comaschi, collega ed amico, che è stato di supporto durante la preparazione.

Ovviamente le persone che mi sono state vicine in questa preparazione sono state indispensabili: chi lavora con me nel reparto di cui sono responsabile, mi ha aiutato moltissimo. A loro va il mio grazie: i giovani con cui collaboro hanno grande desiderio di formarsi e mi hanno portato in gara, insieme alle aziende.

E infine, ma non certo per importanza, un ringraziamento va alla famiglia e ai miei amici che sono stati con me giorno e notte per potermi aiutare.

Per quanto riguarda il ritorno: questo concorso ha sempre avuto tanta rilevanza nel mondo della pasticceria e cioccolateria a livello internazionale e per questo sicuramente dà più sbocchi e visibilità in molte aziende del settore, che usano questi concorsi per ingaggiare i campioni per nuove collaborazioni. Poi sta alla singola persona riuscire a tirarne fuori il più possibile.

È un titolo, già solo quello nazionale, riconosciuto dallo Stato.

Viene riconosciuta ulteriormente la tua professionalità ed è più semplice proporsi per collaborare con diverse realtà. Appena ho vinto, mi hanno contattato in tanti per supportarmi ai mondiali. Ma questa è soltanto una delle strade che sto percorrendo per raggiungere i miei sogni, che sono sempre in evoluzione.”

Futures del caffè senza freni: robusta a 4.200 dollari, arabica sopra i 2 dollari e 40 centesimi

0
mercati del caffè robusta futures Eudr arabica esportazioni Brasile export prezzi borsa Vietnam meteo
Il logo dell'Ice

MILANO – Un’altra giornata di rialzi senza precedenti per i mercati del caffè, con Londra agli ennesimi massimi storici e New York in area 240 centesimi, un livello raggiunto per l’ultima volta, prima di oggi, oltre due anni fa. Il contratto per scadenza luglio dell’Ice Robusta ha guadagnato ieri, mercoledì 17 aprile, $218 chiudendo 4.195 dollari, nuovo record del contratto 10-T, dopo aver superato, in corso di contrattazione, quota 4.200 dollari (intraday a $4.206).

Volano anche i futures dell’Ice Arabica: luglio ha guadagnato 1.195 punti terminando la giornata a 240,35 centesimi, massimo dal febbraio del 2022.

Il quadro dei fondamentali in entrambi i mercati non è cambiato, sottolineano tutti gli analisti

Ma cresce la preoccupazione e il nervosismo in un mercato virtualmente senza rete, visto il basso livello delle scorte.

Ad aggravare la vulnerabilità, la sostanziale paralisi del mercato vietnamita, dove i produttori continuano a trattenere le scorte, convinti che i prezzi – già a livelli senza precedenti – possano crescere ancora, complici le previsioni sempre più pessimistiche sul prossimo raccolto.

L’andamento delle precipitazioni in Vietnam è infatti simile a quello del 2016, quando la siccità portò a un calo produttivo dell’8,6% sull’anno precedente.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

Sanremo Coffee Machines rivela le potenzialità della macchina D8 al London Coffee Festival

0
sanremo coffee machines
La piattaforma single boiler D8 (immagine concessa)

VASCON DI CARBONERA (Treviso) – Sanremo Coffee Machines ha fatto squadra con i roaster per stupire il pubblico del London Coffee Festival 2024, uno tra i più rinomati eventi nel mondo del caffè. La Truman Brewery di Brick Lane è stata il palcoscenico per il lancio nel mercato UK dell’ultima innovazione Sanremo: la piattaforma single boiler D8.

Sanremo Coffee Machines al London Coffee Festival

“Siamo felici di comunicare l’avvio della produzione di D8, in continuità con quanto anticipato ad HOST – annuncia il CEO di Sanremo Coffee Machines, Carlo De Sordi –  D8 è molto più di una macchina da caffè. È una piattaforma modulare e customizzabile: uno strumento potente al servizio dei coffee lovers, in grado di adattarsi alle diverse esigenze dei torrefattori e dei baristi più appassionati e ai look dei loro locali. Con una versatilità senza precedenti, infatti, D8 è altamente personalizzabile sia nelle funzionalità sia nell’estetica, mettendo il potere nelle mani dei professionisti più audaci”.

D8 : potente, versatile e personalizzabile

D8 è stata progettata con un sistema di gestione idraulica “ibrido” che consente di gestire separatamente le temperature dei singoli gruppi, permettendo di perfezionare l’estrazione del caffè in tutte le sue fasi e contemporaneamente di ottenere massime prestazioni nella produzione di vapore.

La sua anima tecnologica, ispirata a quella della iconica Café Racer, e la caldaia in acciaio inox (AISI 316L) garantiscono una stabilità termica nettamente superiore rispetto a quella di una macchina a scambio termico tradizionale.

La nuova tecnologia Sanremo Internet of Things (IoT) consente inoltre di impostare tutti i parametri della macchina da remoto, tramite app, di monitorare le sue prestazioni a distanza ed eventualmente di modificare i settaggi in tempo reale, ovunque ci si trovi.

Dhang Tamang e i roaster protagonisti allo stand Sanremo

Il London Coffee Festival è stato anche occasione di debutto per il nuovo head barista di Sanremo UK, Dhang Tamang che, durante l’evento, ha condiviso la sua esperienza e il suo know-how con appassionati e professionisti del settore.

Sanremo ha messo alla prova le sue D8, YOU, X-One, Cube e Café Racer coinvolgendo ben 25 diverse squadre di torrefattori.

Sotto i riflettori in particolare proprio la nuova D8: roaster inglesi ed europei si sono alternati allo stand Sanremo in una serie di workshop e degustazioni per scoprire le potenzialità della piattaforma e sperimentare con le loro miscele.

Restate connessi sui social Sanremo o su sanremomachines.com per ulteriori aggiornamenti.

1895 by Lavazza e Marchesi 1824 di nuovo insieme nella miscela Precioso

0
Una tazza di Precioso servito da Marchesi 1824 (foto concessa)
Una tazza di Precioso servito da Marchesi 1824 (foto concessa)

MILANO – Prosegue la collaborazione tra Marchesi 1824 e 1895 Coffee Designers by Lavazza. Dopo l’appuntamento al Congresso di Identità Golose arriva nelle tre insegne milanesi della pasticceria il “Rituale del caffè”. Per l’occasione, la collezione di Specialty Coffee by 1895 Coffee Designers by Lavazza si arricchisce di una miscela inedita – Precioso – creata in esclusiva per Marchesi 1824 con l’obiettivo di accompagnare e valorizzare la proposta dolce curata dal Pastry Art Director Diego Crosara.

La partnership tra i due brand unisce artigianalità, cura del dettaglio e ricerca della materia prima, per offrire dall’11 aprile un’esperienza unica di gusto ai clienti di Marchesi 1824.

Precioso viene servito direttamente al tavolo attraverso la modalità di estrazione Chemex o
Moka con l’intento di reinventare il momento della pausa caffè.

Precioso, monorigine coltivato in Guatemala a 1800 metri di altitudine nella finca El Gigante, presenta un aroma delicato, un gusto dolce e una leggera acidità con note che ricordano la mandorla e il cioccolato al latte.

“Il caffè è sempre stato uno dei nostri elementi distintivi fin dai primi anni del ‘900, quando
Pasticceria Marchesi ha unito un attento servizio di caffetteria alla creazione di dolci, simbolo di una città in pieno cambiamento – racconta Andrea Menicatti, General Manager di Marchesi 1824 -. Portiamo avanti questa tradizione ormai da duecento anni e valorizziamo questo ingrediente grazie al nostro Rituale da scoprire nei punti vendita e alla creazione dei nostri iconici prodotti al caffè”.

La nuova miscela creata da 1895 Coffee Designers by Lavazza in esclusiva per Marchesi 1824 si può degustare grazie al Rituale del Caffè presso le insegne di Via Monte Napoleone 9 e Galleria Vittorio Emanuele II.

“Da una continua ricerca nasce l’esigenza di raccontare il caffè con codici contemporanei
attraverso una esperienza che coinvolge tutti i sensi.  Dalla qualità della materia prima alla
promozione di valori come la sostenibilità e l’inclusione sociale, ogni tazza di caffè diventa un veicolo per raccontare un pezzo di storia e di evoluzione.

Il connubio tra Specialty Coffe e alta pasticceria diventa un momento di pieno appagamento, un naturale e indispensabile compimento di un’esperienza gastronomica raffinata.

Siamo orgogliosi di collaborare con un’eccellenza nel mondo della pasticceria che condivide la nostra stessa passione, i valori e il desiderio di innovare”, afferma Michele Cannone, Lavazza Brand Away from Home Director.

Il connubio tra specialty e alta pasticceria (foto concessa)

Oltre al Rituale, l’offerta del caffè di Marchesi 1824 si amplia grazie alle latte in vendita sul sito della pasticceria contenenti il blend Heritage creato insieme a 1895 Coffee Designers by Lavazza e lo stesso Precioso.

Il nuovo Specialty Coffee è disponibile, sempre in pasticceria e sullo shop online, anche in un’elegante confezione con il macinino per prolungare così l’esperienza del caffè firmata Marchesi 1824 anche a casa.

Marchesi 1824 Meta preferita di un’elegante clientela cosmopolita, dal 1824 Pasticceria Marchesi è simbolo dello stile milanese. Con le sue preparazioni eccellenti, gli ambienti
eleganti e il servizio impeccabile, accompagna i momenti di convivialità tra gusto artigianale e creatività raffinata. Oggi come allora, Marchesi 1824 è fedele alle sue tradizioni e alla produzione basata sull’accurata selezione delle materie prime, l’alta maestria pasticciera e l’attenzione ai dettagli.

I suoi prodotti sono in vendita presso la storica pasticceria in Via Santa Maria alla Porta, presso le sedi milanesi di Via Monte Napoleone e Galleria Vittorio Emanuele II, nonché presso la pasticceria sita a Londra al 117 di Mount Street, Mayfair e sul sito. Marchesi 1824 è parte del Gruppo Prada che include inoltre i marchi Prada, Miu Miu, Church’s e Car Shoe.

La storia della Pasticceria Marchesi è intessuta di tradizione e creatività che si fondono in un’irresistibile armonia. In un elegante edificio Settecentesco nel cuore della città di Milano, in Via Santa Maria alla Porta 11/a, nel 1824 la famiglia Marchesi aprì una pasticceria che presto, grazie al duro lavoro e all’impegno costante, si guadagnò un’ottima reputazione per i suoi prodotti artigianali.

Oggi la Pasticceria Marchesi è diventata tappa d’obbligo per milanesi e turisti, è il luogo dove assaporare la magia che si sprigiona con il gusto. Per apprezzare il
frutto di quasi due secoli di esperienza. Per godersi il piacere di un caffè espresso, scegliere una torta di compleanno speciale o sorprendere qualcuno con una
sublime selezione di cioccolatini. Fedele alla sua storia e tradizione, Marchesi 1824 è sinonimo di eccellenza per l’offerta di pasticceria e cioccolato, e per la produzione del panettone, il tipico dolce milanese.

www.pasticceriamarchesi.com
@marchesi1824
#Marchesi1824

Caffè Trucillo al Fuorisalone con l’edizione limitata di monorigine nel Barattolo Estatico

0
Il barattolo Estatico di Caffè Trucillo al Fuorisalone (foto concessa)
Il barattolo Estatico di Caffè Trucillo al Fuorisalone (foto concessa)

SALERNO – Caffè Trucillo, torrefazione di Salerno che firma il caffè scelto dai più prestigiosi locali in oltre 50 Paesi in tutto il mondo, porta a Milano in occasione del Fuorisalone la sua coloratissima novità in edizione limitata: la gamma di caffè monorigine nel nuovo Barattolo Estatico.

L’oggetto di food design, che lo scorso febbraio ha conquistato il pubblico gourmet del Taste Firenze durante la presentazione in anteprima del barattolo alla Fortezza da Basso, piacerà anche al pubblico locale e internazionale appassionato di design, oltre che di eccellenze alimentari, che ogni anno accorre a Milano in occasione del Fuorisalone e che potrà scoprirlo da Eataly Smeraldo dal 17 al 21 aprile.

Qui, nel foyer al piano terra, per tutta la durata della manifestazione saranno presenti a raccontarlo e farlo degustare le stesse persone che se ne prendono cura, dai viaggi in piantagione per selezionare le materie prime alla produzione nel moderno stabilimento alle porte di Salerno.

Estatico (foto concessa)

Tre singole origini selezionate, ognuna delle quali parla di una terra, trasmette una storia, racconta una cultura, atmosfere lontane. Il caffè è conoscenza, artigianalità, ritualità ed esperienza. Ed è proprio questa conoscenza che Caffè Trucillo vuole trasmettere con tre caffè tostati in grani.

Tre origini, Brasile, Guatemala e Honduras, che sono frutto di un viaggio umano, dell’incontro con il produttore, di uno studio diretto in piantagione, dell’amore per il caffè, della capacità di selezionarlo e di lavorarlo per trasformarlo poi nei preziosi grani da macinare a casa, per veri appassionati.

“Ogni chicco tocca molte mani e vive le tante storie di chi lo lavora. – spiega Antonia Trucillo, responsabile Coffee Sourcing della torrefazione campana di famiglia – Il caffè è materia viva, in costante evoluzione. Ogni grano racchiude un ecosistema affascinante, crocevia di culture e terre diverse.

Dentro ogni sorso c’è l’energia di mani e persone, ci sono storie di quotidiana dedizione. Spero che chi degusterà questi caffè possa ritrovare in tazza lo stesso amore che ho provato io visitando i farmer di queste tre origini.”

Il Barattolo Estatico di Caffè Trucillo nasce per condividere questo lungo percorso

Che parte dai lontani Paesi d’origine per raggiungere i veri amanti e curiosi del caffè, con una materia prima eccezionale, scelta e lavorata con la competenza di chi serve i più prestigiosi locali dell’ospitalità internazionale.

Ancora Estatico (foto concessa)

L’involucro esterno dei barattoli è realizzato in un tessuto che richiama i caldi colori dei Paesi di provenienza ed è frutto del lavoro di un’altra eccellenza artigianale della città di Salerno da tre generazioni: Michele Cozzolino Tessuti.

“Per realizzare il rivestimento esterno del barattolo Estatico by Trucillo abbiamo selezionato materiali di altissima qualità, come il cotone a trama twill, che valorizza i colori vivaci della grafica e garantisce resistenza e durata. – spiega Vincenzo Cozzolino – Il tessuto che avvolge i barattoli è stato stampato utilizzando tecniche moderne che garantiscono una resa visiva superiore, con dettagli nitidi e colori vibranti.

La massima cura che caratterizza cuciture, bordi e rifiniture conferisce un aspetto impeccabile, all’altezza della qualità eccelsa che caratterizza lo stile made in Italy in tutto il mondo.”

Estatico by Caffè Trucillo è un prodotto che unisce cultura del caffè e cultura estetica.
Per scoprirlo al Fuorisalone: appuntamento da Eataly Smeraldo, piano terra, dal 17 al 21 aprile.

Anche Oatly presidia Milano nella Design Week: bevande gratuite nel quartiere Isola

0
Il logo Oatly (foto dall'account facebook Oatly)
Il logo Oatly (foto dall'account facebook Oatly)

MILANO – Durante la Design Week milanese, Oatly pensa ai coffeelovers che amano anche la bevanda vegetale d’avena, offrendo le ricette gratuitamente a tutti coloro che passeranno al Pop Up Oatly – Designed For Humans: l’appuntamento è al quartiere Isola, in via Confalonieri 11.

Oatly attende i partecipanti dal 16 al 21 aprile

L’azienda svedese che ha inventato la bevanda d’avena ed è conosciuta in tutto il mondo per i suoi prodotti a base di avena si lancia con un’installazione di design e un caffè con la bevanda vegetale gratis.

Durante il pop-up Oatly collaborerà con un marchio di specialty coffee al giorno per tutta la settimana. Saranno presenti i seguenti marchi: Orsonero, Nowhere, Clandestino, Nudo, Cafezal, Bugan e Pasticceria Clea.

Informazioni su Oatly

L’azienda di bevande di avena più grande al mondo. Per oltre 30 anni si è concentrata esclusivamente sullo sviluppo di expertise sull’avena: una coltura con proprietà
intrinseche adatte alla sostenibilità e alla salute umana.

L’impegno nei confronti dell’avena ha portato a progressi tecnici fondamentali che hanno permesso di ampliare il portfolio di prodotti lattiero-caseari, tra cui alternative
al latte, gelati, yogurt, creme da cucina, creme spalmabili e bevande on-the-go. Con sede a Malmö, in Svezia, il marchio Oatly è disponibile in più di 20 paesi in tutto il mondo.

Caffè Toraldo presenta Rock, macchina espresso a cialde con 7,2 grammi di macinato

0
Rock, la nuova macchina a cialde di Caffè Toraldo (foto concessa)
Rock, la nuova macchina a cialde di Caffè Toraldo (foto concessa)

CARINARO (Caserta) – Caffè Toraldo continua ad affermarsi nel mercato domestico con il caffè monoporzionato, registrando ottime performance ed espandendosi anche nei negozi
specializzati e nel canale online. In questo contesto, dopo il recente lancio della
miscela “Origini”, premiata per la seconda volta nella categoria monoporzionato con
l’Award Prodotto dalla guida “Camaleonte“, l’azienda lancia “Rock“, la nuova macchina espresso a cialde con l’obiettivo di consolidare il canale home e in particolare, potenziare l’indotto dei negozi specializzati, offrendo ai consumatori un’esperienza più completa.

La nuova macchina espresso, dal design contemporaneo e minimalista frutto della
collaborazione con Union Group, è progettata in Italia da maestri artigiani. Il design
è curato sia all’interno che all’esterno garantisce la massima efficienza e funzionalità.

Realizzata con finiture eleganti e materiali robusti, è un prodotto durevole che si
contraddistingue per la sua solidità nel tempo, grazie anche alla copertura in lamiera
resistente alle ossidazioni e corrosioni.

La miscela Origini nelle cialde per Rock (foto concessa)

Anche l’efficace servizio di assistenza tecnica e customer care dedicato, prima e dopo la vendita, assicura una soddisfazione a lungo termine per i clienti. Leggera e dalle piccole dimensioni, e con sette diverse colorazioni: nero, bianco, beige, rosso, grigio, verde, e blu, la Macchina Rock si adatta ad ogni ambiente, che sia la casa o l’ufficio, mentre la sua progettazione mira a garantire un funzionamento silenzioso.

La macchina espresso, con la sua impeccabile estrazione ed erogazione, offre un espresso dal corpo pieno e dall’aroma intenso.

Una delle caratteristiche distintive è la crema spessa e compatta, che insieme ad
altre peculiarità, replica l’esperienza dell’autentico caffè da bar.

Ancora Rock, vista frontale (foto concessa)

“L’azienda è storicamente legata al settore bar con oltre 50 anni di esperienza” – commenta Marco Simonetti, amministratore delegato di Caffè Toraldo.

“Adattiamo le nostre miscele ai diversi sistemi, riproponendo sempre la stessa qualità.

Anche la nuova macchina espresso è stata progettata per erogare un caffè sempre più simile a quello del bar. Il sistema a cialde è quello che meglio riesce a replicare questa esperienza, infatti, durante l’estrazione, il caffè passa attraverso soltanto due strati di filtro carta, consentendo un’estrazione diretta.

Questo processo intensifica la classica crema ed esalta il corpo grazie alla maggiore quantità di macinato, rispetto agli altri sistemi, pari a 7,2 grammi”.

Dal lato ambientale, oltre a supportare il sistema a cialde, un prodotto sempre più
apprezzato per le sue caratteristiche naturali ed ecocompatibili è progettata con un
basso utilizzo di materie plastiche ed è prodotta utilizzando solo energia proveniente
da fonti non inquinanti. Inoltre, offre alte performance con un basso consumo energetico.

Certificata CEE, attesta la conformità agli standard europei per la sicurezza e la compatibilità elettromagnetica, offrendo una tranquillità aggiuntiva agli acquirenti.

La macchina espresso Rock è disponibile nei negozi specializzati, online e nella GDE
(grande distribuzione elettronica).

Fabio Verona parla del Sun-dried Gin, distillato con la cascara del caffè

0
sun-dried gin
Sun-dried gin (immagine presa dal sito Arabica100per100)

L’esperienze dell’esperto di caffè Fabio Verona unite alla storica conoscenza delle Nuove Distillerie Vincenzi, azienda fondata nel 1930 a Moncalieri (To), si sono unite per creare un prodotto premium unico nel suo genere, il Sun-dried Gin. Il nome del prodotto si ispira al metodo utilizzato in piantagione per l’essicazione delle ciliegie di caffè, effettuata per il calore del sole tropicale.

La sua particolarità risiede non solo nell’aggiunta della cascara come botanica, ma da tutta una serie di fattori conseguenti. Leggiamo di seguito l’articolo pubblicato sul portale 100per100Arabica.

Il Sun-dried Gin

di Fabio Verona

MILANO – “La cascara, ovvero la parte della polpa e della buccia della ciliegia del caffè è, nei Paesi d’origine, comunemente un prodotto di scarto.

Qualche produttore virtuoso, avendo piantagioni biologiche, ha iniziato a produrre marmellate e liquori con il frutto appena raccolto, ma il problema della cascara è che dopo pochi giorni inizia a marcire e di conseguenza non è utilizzabile al di fuori della zona di coltivazione, salvo non venga debitamente essiccata, conservando così intatte le sue proprietà e concentrandone le caratteristiche.

L’esperienze vissute dell’esperto torinese del caffè Fabio Verona unite alla storica conoscenza delle Nuove Distillerie Vincenzi, azienda fondata nel 1930 a Moncalieri (To), si sono unite per creare un prodotto premium unico nel suo genere, il Sun-dried Gin.

Il nome prende il nome dal metodo utilizzato in piantagione per l’essicazione delle ciliegie di caffè, effettuata per l’appunto al calore del sole tropicale, caratteristica evidenziata dalla grafica in etichetta, e la sua particolarità risiede non solo nell’aggiunta della cascara come botanica, ma da tutta una serie di fattori conseguenti.

Il primo è dato dalla base del gin, neutra e di grande qualità, ottenuto con metodo classico con l’utilizzo di sole bacche di ginepro toscane di coltivazione biologica. Questo metodo, prevede l’infusione delle bacche di ginepro in alcool di cereali successivamente distillato. Un processo delicato e costoso che garantisce di poter ottenere il massimo dagli ingredienti, conservandone la purezza.

Successivamente, il gin ottenuto viene preso come base per la preparazione di un gin compound, dove la cascara biologica essiccata passa a differenti fasi di infusione e di filtrazione meccanica e temporale, un metodo depositato di Nuove Distillerie Vincenzi, per ottenere un prodotto limpido e stabile.

Il risultato finale è un gin premium dai profumi intriganti, con un insolito color ambra totalmente naturale, e con note rotonde, morbide, avvolgenti. Un gin da meditazione, ottimo da gustare da solo, dove vi sorprenderanno i suoi aromi di frutta secca, dattero, fichi secchi ed uva passa uniti alla più classica ciliegia sotto spirito che vi riporterà alla memoria il classico “Boero”.

Se miscelato con una tonica morbida vi ritroverete nel bicchiere un gin tonic inebriante, sorprendentemente dolce ed amaro allo stesso tempo, capace di sedurvi con il suo colore paglierino e i profumi esotici.

Per i bartender più esperti, sarà un modo nuovo di poter intendere il gin, che aprirà le porte alla realizzazione di nuovi drink in grado di essere apprezzati anche dai “classici” non amanti del gin”.

Manuela Fensore docente per un giorno all’Altascuola Coffee Training di Caffè Milani: “Formarsi e studiare, imprescindibile”

0
manuela fensore
Manuela Fensore, vincitrice del titolo World Latte Art Champion 2019 (immagine concessa)

LIPOMO (Milano) – Per Caffè Milani la formazione è uno degli elementi fondamentali su cui poggia la filosofia aziendale, da sempre. In linea con questo impegno, l’azienda di Lipomo investe nell’Altascuola Coffee Training, un’accademia Iiac (Istituto internazionale assaggiatori caffè) dedicata proprio alla formazione professionale delle figure del mondo dei bar.

Manuela Fensore all’Altascuola Cofffee Training di Caffè Milani

Quest’anno una delle docenti di Altascuola Coffee Training è Manuela Fensore, vincitrice del titolo World Latte Art Champion 2019, origini piemontesi, classe 1990, che racconta cosa significa per lei fare Latte art: “Oggi per me fare Latte art significa voler far provare emozioni, regalare un sorriso e dare una particolare attenzione al cliente, in un gesto semplice ma personale, una premura che fa la differenza nell’esperienza di chi la riceve.”

Formarsi, aggiornarsi, imparare nuove tecniche e metodologie tra cui proprio la Latte art, per rimanere sempre in linea con le richieste che arrivano dai clienti nazionali e internazionali.

Come racconta Manuela, ci sono, in particolare, tre caratteristiche che sono da sempre degli indicatori di qualità – estetica, eccellenza di sapore e profumo. Sono le peculiarità ricercate dagli esperti di caffè all’interno della tazzina nel momento della degustazione così come in un locale, da sempre, per poter dare un giudizio di eccellenza.

“Quel che è certo è che oggi, per merito di diversi fattori, fra cui i social e la possibilità di informarsi velocemente in modo più approfondito, il cliente si è trasformato in una figura più attiva, molto più esigente e attenta. Questo fa sì che si accorga in modo molto più frequente della qualità del prodotto ma anche della professionalità del barista. Quella che sembra un’arma a doppio taglio è in realtà da vivere come un’opportunità.”

Inoltre, per Manuela Fensore le qualità che deve avere un barista “Sono senza dubbio tre: passione, pazienza e il sapersi prefissare degli obiettivi di crescita professionale con costanza e determinazione.”

Infatti, grazie all’apertura di molte caffetterie di specialty-coffee anche in Italia si è diffusa finalmente una visione diversa del barista, più moderna e di tendenza, che strizza l’occhio al lifestyle e più versatile.

Su questo sono stati fondamentali i social, che hanno aiutato a far capire ai clienti che il mondo del bar oggi è cambiato, è un mondo a 360°, che unisce ristorazione, caffetteria, arte, management, mixology, marketing.

Fensore aggiunge: “Per questo, ai giovani che si affacciano al mondo della caffetteria voglio dire che è assolutamente necessario e imprescindibile formarsi e studiare, mantenersi aggiornati, tenersi sempre attivi e al passo con quello che succede nel resto del mondo e quello che richiedono i clienti al di là del bancone. La concorrenza è cresciuta in modo importante, nascono sempre nuovi bar, nuove proposte, nuovi locali: per riuscire a mantenersi in equilibrio bisogna riuscire a distinguersi”.

Fensore continua: “Durante i corsi in cui insegno, viene fatto sempre un esempio di marketing: immaginiamo che, in una via di città, ci siano dieci bar, posti l’uno accanto all’altro. Tutti questi locali hanno lo stesso caffè, la stessa tipologia di latte, dunque la stessa proposta in termini di prodotto. Qual è l’elemento discriminante per cui io posso emergere rispetto agli altri nove bar? Il modo in cui propongo il mio prodotto, in modo sempre professionale, esaustivo e moderno. Questo si può fare solo tenendosi aggiornati costantemente e quindi facendo dei corsi.”

La Latte art è la tecnica con cui si realizzano decorazioni e disegni più o meno articolati sulla crema di latte del cappuccino. Nasce intorno agli anni ’80-’90, e si suppone abbia un’origine italiana, forse anche complice il forte legame del nostro Paese con il caffè espresso, in particolare per via del barista veronese Pierangelo Merlo.

Si sviluppa però in America, per merito di David Schomer, e in poco tempo diventa una tendenza internazionale: in molti paesi all’estero la Latte art è ormai una disciplina comune e sdoganata, una forma di accoglienza verso il cliente usuale. Questo avviene soprattutto nei paesi anglosassoni, continentali e nordici, se guardiamo all’Europa, dove il culto del caffè è diverso rispetto al nostro espresso italiano, ed il cappuccino è molto in voga, ad ogni ora del giorno.

In Italia invece stiamo iniziando negli ultimi anni a implementare la Latte art nei bar: anche nel nostro paese, notoriamente più tradizionalista e conservatore sul cibo, ci si sta rendendo sempre più conto dell’importanza dei dettagli nell’esperienza del consumatore.

La scheda sintetica di Caffè Milani

1937, Como: Celestino Milani diviene Mastro tostatore e decide di acquistare una piccola torrefazione locale, lasciandosi alle spalle la vita da barista senza mai dimenticarla. Nasce così Caffè Milani, che da tre generazioni vede la famiglia, ora nelle persone di Pierluigi, il figlio di Celestino, e dei suoi due figli Elisabetta e Mattia, tostare il caffè e soprattutto dare vita a progetti, iniziative e prodotti che si esprimono nella passione di una vita.

Nel frattempo, negli anni ’70 Caffè Milani si è spostato da Como a Lipomo, e nel 2017, in occasione degli 80 anni, ha inaugurato all’interno dell’headquarter del brand Esposizione Caffè Milani e Altascuola Coffee Training, uno spazio poli funzionale in cui vivere il caffè a 360° gradi. Qui al profumo di caffè si unisce una location pensata per la formazione, alle visite in azienda, con un percorso dedicato alla storia aziendale, e uno spazio museale in cui si può visitare una micro-piantagione di caffè e ritrovare pezzi unici di design che aiutano a spiegare l’evoluzione del rito dell’espresso nel corso del tempo.

 Una tazzina di caffè non è mai solo una tazzina di caffè: dietro i chicchi che sono stati macinati per produrla c’è un mondo intero, fatto di geografia, di luoghi, di storie di persone che si intrecciano, mani che compiono gesti sapienti, di porti, di ricerca, di design, di studio.