mercoledì 03 Dicembre 2025
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Hybrid Coworking lancia il concorso per ridisegnare bar e ristoranti includendo uno spazio di lavoro per nomadi digitali

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coworking concorso
Uno spazio coworking (immagine: Pixabay)

MILANO – La piattaforma TerraViva Competitions lancia Hybrid Coworking, il concorso che invita a ridisegnare caffè e ristoranti per ospitare spazi di lavoro per i nomadi digitali, senza che perdano l’identità originale. Lo scopo del concorso è quello di trasformare i luoghi considerati statici in locali adattabili grazie all’utilizzo creativo dell’interior design.

Il concorso Hybrid Coworking

In questo modo i nomadi digitali costantemente alla ricerca di luoghi stimolanti e innovativi per lavorare potranno finalmente trovare una soluzione ai propri problemi.

Il concorso non ha specificato alcuna location e ogni partecipante che desidera competere potrà selezionare come modello qualsiasi bar, ristorante e caffetteria esistente.

La sfida è rivolta agli studenti, architetti, designers, urbanisti, ingegneri, artisti e a chiunque sia interessato al design, con età superiore ai 18 anni

Il primo classificato riceverà un premio di 3000 euro. La medaglia d’argento vedrà una ricompensa di 2000 euro. Il terzo in classifica avrà invece 1000 euro.

Criteri di valutazione

La giuria valuterà i progetti sulla base dell’originalità del concept, della flessibilità, della gestione degli spazi, della qualità dei nuovi spazi di lavoro, dell’uso sensibile di materiali e colori e della rappresentazione grafica.

Iscrizione e costi

  • Registrazione Early (dal 20 marzo al 19 maggio) | 69 euro
  • Registrazione Standard (dal 19 maggio al 16 giugno) | 89 euro
  • Registrazione Late (dal 16 giugno al 14 luglio) | 109 euro

Elaborati richiesti per il concorso

  • 2 tavole formato A1
  • descrizione dell’idea progettuale (max 250 parole)

La giuria è composta da:

  • Fabrizio Vizzi, Rosan Bosch studio (Copenhagen)
  • Jesica B. Orizi, Maris Interiors (Londra)
  • Mark Adamson, Formative architects (Belfast)
  • Nadica Filipovic, Arr&d Interiors (Belgrado)
  • Giulio Ubini, Tuc studio (Milano)
  • Manon de Bont, MDB Architects (Berlino)
  • Matteo Pettinaroli, Needle (Milano)
  • Zofia Kasińska, Studio Zeta (Pszczyna)

Per registrarsi alla competizione basta cliccare qui.

Un bar di Barcellona divisa in due con una scia di vernice: il progetto interior design

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Barcellona
Barcellona (immagine: Pixabay)

In una caffetteria della città di Barcellona è stata creata una linea di divisione che colora tutto ciò che tocca e incontra lungo il percorso con una sfumatura blu indaco. Oltre a utilizzare il colore che dà il nome alla caffetteria, i progettisti d’interni si sono occupati di ridurre il rumore visivo, unificando gli elementi e generando un’atmosfera rilassata e confortevole. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Elle Decor.

Il progetto interior design della caffetteria di Barcellona

BARCELLONA – Il blu indaco è forse uno dei colori più enigmatici e seducenti dell’intero spettro cromatico. Per questo è ancora più affascinante vedere come è stato utilizzato in questa caffetteria di Barcellona: la nuance ricopre parte dei locali e degli arredi, creando una magica linea di demarcazione che colora tutto ciò che tocca e incontra lungo il percorso.

“I clienti avevano ben chiaro che l’identità del loro caffè sarebbe strettamente legata al colore indaco, ma non erano sicuri di come esprimerlo nello spazio. La nostra idea era quella di evitare che apparisse qua e là, in modo occasionale, perché, così facendo, il progetto sarebbe andato contro il nostro obiettivo di semplificazione“, spiegano Anna Raventós e Lea Viscasillas, fondatrici di Scala Studio, che si sono occupate del progetto.

Oltre a utilizzare il colore che dà il nome alla caffetteria, i progettisti d’interni si sono occupati di ridurre il rumore visivo, unificando gli elementi e generando un’atmosfera rilassata e confortevole in cui i materiali, come la pietra originale dell’edificio, giocano un ruolo fondamentale.

“Abbiamo pensato che fosse essenziale valorizzare la pietra originale che abbiamo percepito esistere dietro il murale e gli immensi strati di pittura. Data l’ubicazione dei locali e il tipo di architettura, pensavamo di trovare una pietra interessante e, dopo aver scavato tra i diversi strati di intonaco e pittura, è apparsa”, raccontano.

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Gin del Coffee Maker: nasce il distillato con lo Specialty Coffee etiope

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gin coffee maker
Gin del Coffee Maker (immagine concessa)

CHIERI (Torino) – Nasce a Chieri il nuovo pregiato gin made in Italy che fa dell’artigianalità e della sostenibilità ambientale i suoi punti di forza. Gin del Coffee Maker si presenta come un affascinante mix di botaniche pregiate e caffè etiope selezionato. Un’eccellenza italiana che deriva dalla passione e dall’expertise di Federico Raso, trainer sca di professione nonché appassionato di Specialty Coffee e Gin premium, già classificato tra i 5 migliori baristi d’Italia al Campionato italiano di caffetteria del 2019.

Gin del Coffee Maker

Il Gin del Coffee Maker vuole essere un prodotto originale, artigianale, eco-friendly, di qualità, unico ma versatile – disponibile nelle versioni da 70cl e 50ml – e, dunque, aperto a usi personalizzati, dal consumo in purezza al suo utilizzo nella mixology.

Frutto di processi di distillazione e materie prime scelte con cura, come avviene per ogni Distilled Gin, anche nel metodo di produzione del Gin del Coffee Maker ogni botanica viene distillata separatamente; tecnica, questa, che permette di bilanciare gli aromi ed esaltare il ginepro e il caffè etiope selezionato, e che è portata alla massima efficacia grazie ad un susseguirsi di attente verifiche – come sottolinea Alfredo La Cava, aromatiere professionista nonché co-creatore del gin, il quale afferma: “Nella fase della distillazione abbiamo eseguito delle prove di distillazione per trovare le note aromatiche del caffè; in particolare quelle agrumate e fiorite, da assemblare insieme al ginepro.”

Pompelmo e coriandolo, le botaniche protagoniste del distillato, sono presenti in quantità minore proprio per non sovrastare gli altri sapori, valorizzando al massimo le note naturali del caffè stesso.

Il risultato finale è un sorprendente mix di profumi esotici e sapori mediterranei, un trait d’union che ammicca alle velleità della cucina orientale, e che prende per mano la memoria olfattiva e gustativa dell’assaggiatore, riaccompagnandola infine sulle coste ben più̀ familiari del Mare Nostrum.

A Federico Raso il compito di raccontare l’assaggio: “Quando bevuto in purezza, subito dopo il ginepro si avvertono le note naturali e tostate del caffè. Allungando il gin con della tonica, la nota classica del caffè si alleggerisce per lasciare spazio a quelle agrumate e dolci, che richiamano le botaniche di pompelmo e coriandolo.”

L’attenta selezione delle materie prime e la cura del dettaglio durante il processo di distillazione non lasciano spazio a dubbi: il Gin del Coffee Maker è senz’altro un atto d’amore per la natura e per i suoi frutti. In quanto tale, la scelta di imbottigliarlo in vetro riciclato risponde sì alla volontà di tutelare e valorizzare al meglio il prodotto finale nelle sue componenti aromatiche e organolettiche, ma anche di adottare soluzioni che siano sostenibili per Madre Natura.

Le bottiglie di Gin del Coffee Maker sono realizzate con vetro 100% riciclato, senza alcun collarino in plastica. Una scelta eticamente responsabile, che permette al produttore di limitare gli sprechi e di garantire ad esperti del settore e consumatori finali un prodotto pensato per impattare il meno possibile sull’ambiente.

La gamma di prodotti Gin del Coffee Maker si amplierà presto con l’arrivo di 2 box premium destinate al consumo domestico, ideate e realizzato da Gin del Coffee Maker in collaborazione con altre tre realtà strettamente legate al territorio piemontese:

  • Orsadrinks, azienda leader nella produzione e nel commercio di bevande e attrezzature per bartender;
  • Davide Perrone, selezionatore gastronomico;
  • Luca Scarcella, panificatore e imprenditore.

Le box ospiteranno al loro interno i prodotti di punta delle realtà eccellenti che lo hanno concepito: oltre a due mignon di Gin del Coffee Maker, due bottiglie di tonica e una selezione di salumi e prodotti da forno. La box sarà in duplice versione, aperitivo (con tonica) e after dinner (in purezza), e sarà presentata come prodotto “premium” in edizione limitata.

La data di lancio delle box verrà comunicata sui canali online ufficiali di Gin del Coffee Maker.

Il Gin del Coffee Maker è attualmente disponibile all’acquisto su tutto il territorio nazionale anche grazie allo shop online, accessibile qui.

Ulteriori informazioni su Gin del Coffee Maker sono disponibili qui.

Il valore del caffè sospeso appartiene all’Antica Grecia: ecco perchè

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

L’idea dietro l’usanza tipicamente napoletana del caffè sospeso affonda le sue radici nell’antica Grecia, periodo e luogo in cui venivano regalati i biglietti per gli spettacoli teatrali a chi non poteva permetterseli. Leggiamo di seguito le considerazioni di Annamaria Porro, guida turistica della Campania, per il portale Punto Agro News.

Le origini del caffè sospeso

NAPOLI – “A Napoli si sa, il caffè, rigorosamente bollente, è un piccolo piacere che accompagna il quotidiano di ogni napoletano. È un meraviglioso rito che si consuma nella maggioranza delle volte in compagnia. Nella città partenopea, l’usanza del caffè inizia nel XIX secolo con i venditori ambulanti che vendevano la bevanda per le strade della città. Il caffè si diffonderà in tutto il mondo, e sarà coinvolto nell’ambito della solidarietà. Un nobile gesto tutto napoletano è quello di pagare un caffè in più che verrà destinato ad uno sconosciuto: il caffè sospeso “o sospiso”.

Amato in tutto il mondo, la bevanda, rappresenta la volontà dei napoletani di consentire a tutti di poter apprezzare “na tazzulella e cafe’” come cantava il grande Pino Daniele. La verità e che nessun napoletano deve sentirsi talmente povero da non potersi permettere un caffè. Da questo grande gesto di altruismo, oggi non solo per il caffè, tante le iniziative umanitarie come la pizza sospesa, la spesa sospesa, emerge la generosità tipica di questa città.

Alla radice di questa originale idea c’è di mezzo la storia. Nell’antica Grecia, infatti venivano regalati i biglietti per gli spettacoli teatrali a chi non poteva permettersi di godere dello spettacolo. Erano i biglietti “sospesi” per i bisognosi. Il teatro era fondamentale per il popolo greco, un luogo di crescita e di confronto. Come è indispensabile per i partenopei, il consumo del caffè”.

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Per 7 italiani su 10 rifugiarsi nei luoghi naturali è la soluzione per ritrovare il benessere: lo studio di Levissima Natura

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Un paesaggio montano (immagine: Pixabay)

MILANO – Quando le emozioni negative prendono il sopravvento, ci si rifugia nelle meraviglie che la natura offre nel corso dell’anno per staccare dalla routine metropolitana e ritrovare la serenità perduta. Complice l’arrivo della stagione primaverile, sempre più italiani (71%) scelgono di riscoprire le diverse sfumature paesaggistiche che la stagione offre in natura per rigenerarsi e ritrovare benessere non solo fisico ma anche psicologico.

Il legame degli italiani con la natura

Se l’ambiente (58%) e l’alternarsi delle stagioni (62%) influiscono maggiormente sul cambiamento di umore, gli italiani ricercano ispirazione e sensazioni positive nella natura attraverso odori, gusti, colori, forme e atmosfere tipici di ogni stagione. In particolare, in questo periodo dell’anno gli italiani apprezzano il risveglio della natura (31%) e l’aumento delle ore di luce (25%) capaci di trasmettere emozioni positive come tranquillità (61%), allegria (56%) e serenità (51%).

È quanto emerge da uno studio condotto da Levissima Natura, effettuato con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1200 italiani di età compresa tra i 20 e i 50 anni, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community dedicate per indagare il rapporto delle persone con la natura.

Levissima Natura è la gamma di bevande che unisce la purezza dell’acqua minerale Levissima al gusto 100% naturale dei fiori, delle erbe e altri ingredienti di montagna infusi a freddo e che si inserisce nel più ampio progetto Regeneration[1] per la sostenibilità sociale e ambientale.

Levissima crede nel potere rigenerante della natura e si impegna per l’educazione e sensibilizzazione a stili di vita consapevoli che abbracciano idratazione, rispetto della natura e dell’ambiente.

Diversi studi scientifici e accademici hanno già dimostrato come una maggiore connessione con l’ambiente naturale possa avere molti vantaggi psicofisici e generare atteggiamenti positivi verso la natura. Recentemente, per indicare tutti questi benefici che le persone possono ottenere, l’Intergovernmental Science-Policy Platform for Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) ha rinominato i Servizi Ecosistemici come “il contributo che la Natura offre alle persone”[2].

Per gli italiani, oltre alle persone con cui si vive (48%) e a ciò che accade nel mondo (46%), l’ambiente in cui ci si trova (58%), l’alternarsi delle stagioni (62%), le condizioni meteorologiche (52%) e il numero di impegni (55%) determinano principalmente il proprio stato d’animo e contribuiscono ad allontanare o a creare emozioni negative come ansia (65%), frustrazione (61%), e tristezza (56%). In particolare, la natura con i suoi elementi ed i suoi paesaggi riesce a incidere tanto (41%) e abbastanza (30%) sullo stato d’animo di una persona, mentre per una discreta minoranza essa incide poco (18%) o per nulla (11%).

Come entrare quindi a contatto con la natura per recuperare il benessere perduto? L’evasione attraverso una passeggiata al parco e all’aria aperta (58%) o una gita fuori città (53%) rappresentano le soluzioni più gettonate.

La natura ha infatti un grande potere rigenerativo sulla mente umana perchè è in grado di creare un “distanziamento mentale” dalle situazioni quotidiane: l’essere immersi in un ampio spazio verde, in netto contrasto sia con il contesto cittadino che con gli spazi interni quotidiani, favorisce la possibilità di evadere.

Ma che tipo di emozioni si provano di fronte ad un paesaggio naturale? Ispirazione (72%), tranquillità (68%), gioia (64%) sono le principali, ma c’è chi nella natura trova anche fonte d’ispirazione (72%) e la motivazione (62%) per rigenerarsi a affrontare le sfide future.

La natura offre un caleidoscopio di sensazioni e di emozioni che variano e mutano con l’avvicendarsi delle stagioni: i colori del paesaggio (50%), il profumo di piante e fiori (47%), una vista panoramica (59%), i suoni tipici di un ambiente naturale (54%) sono gli elementi naturali che secondo gli italiani contribuisono a trasmettere sensazioni positive.

“L’ambiente ed i fenomeni naturali hanno da sempre segnato la storia dell’uomo – afferma la psicoterapeuta e scrittrice Vera Slepoj – i cambiamenti della natura dovuti all’alternarsi delle stagioni da un lato determinano i nostri comportamenti sociali, dall’altro possono influire sulla nostra psiche. L’inizio di stagioni come la primavera o l’inverno, ma anche fenomeni quotidiani come l’alba e il tramonto, determinano i ritmi biologici del nostro organismo e possono far nascere stati d’animo diversi e contrastanti. Vivere a contatto con la natura fa bene all’uomo, lo rende più ottimista, più solare: respirare all’aria aperta, sentire il canto degli uccelli, passeggiare circondati dal verde sono azioni che ci connettono alla natura e che allo stesso tempo fanno bene alla nostra salute mentale. Complice la pandemia, negli ultimi tempi l’uomo ha riscoperto il valore della natura, imparando che non può fare a meno di essa per vivere meglio e che occorre sempre rispettarla.”

Se dallo studio emerge la capacità della natura di influenzare la sfera emotiva oltre che fisica, è anche vero che non tutti possono trascorrere abbastanza tempo in connessione con l’ambiente a causa di impegni di lavoro (48%), familiari (44%) e del luogo in cui si vive (58%). Cosa fare? C’è chi organizza nel corso dell’anno gite fuori città (51%), passeggiate al parco più vicino (59%) o attende le vacanze per soggiornare in luoghi incontaminati (54%). C’è perfino chi sarebbe disposto a cambiare città (33%), lavoro (19%) e rivedere la propria routine (27%) pur di trascorrere maggior tempo a contatto con la natura.

Il continuo mutamento della natura è dovuto all’alternarsi delle stagioni che, per 6 italiani su 10 (60%) influiscono sul proprio stato d’animo. In particolare, in primavera gli italiani apprezzano la fioritura di alberi e piante (31%), l’arrivo di temperature più miti (22%), l’aumento delle ore di luce (25%) e la frutta di stagione come ciliege, fragole, albicocche (17%).

In questo periodo si preferiscono o paesaggi collinari (24%) rispetto a montagna (21%) e campagna (21%), luoghi incontaminati capaci di trasmettere sensazioni secondo gli italiani tipicamente primaverili come serenità (51%), felicità (58%), allegria (56%), tranquillità (61%), ma anche grinta (54%), fiducia (53%).

Emozioni positive che oltre a rigenerare il corpo e lo spirito rappresentano fattori motivazionali alla base di uno stile di vita sostenibile.

In generale il sentirsi in connessione con qualcosa o qualcuno fa scaturire comportamenti protettivi ed altruistici verso quella cosa o quella persona; così anche il sentirsi in connessione con la natura, riscoprirla, prenderci il tempo per assaporare ciò che questa ci riserva, può allora essere considerato un elemento che favorisce comportamenti responsabili verso l’ambiente.

[1] Levissima Regeneration: il progetto per la sostenibilità

[2] Costanza et al., 1997, 2017; Díaz et al., 2018 in Tabacchi, 2021, Connessione alla Natura e benessere psicologico

 

Ecco i luoghi migliori dove bere tè in Croazia: Spalato/Split e Trogir

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Chocolate (immagine concessa)

La Croazia è uno dei luoghi più conosciuti e suggestivi della Penisola Balcanica. I panorami e le spiagge del Paese sono il motivo per cui viene spesso scelta come meta di viaggio dai turisti di tutta Europa. Grazie alla cortesia dell’editore del sito Five O’ Clock, visitiamo la Croazia sotto un punto di vista differente, conoscendola attraverso il tè e gli infusi serviti  all’interno dei locali tipici. Leggiamo di seguito l’articolo che è stato scritto da Marella Pappalardo la narratrice del tè.

di Marella Pappalardo la narratrice del tè

Il legame tra la Croazia e il tè

La Croazia coi suoi colori ambrati delle costruzioni pietrose greche, romane, gotico-veneziane. La Croazia con la sua Klapa, la musica tradizionale dalmata fortemente melodica eseguita da cori a cappella. La Croazia col suo mare smeraldo e il suo profumo salino.
Voglio esplorarla e raccontarla attraverso il tè. E allora vi porto con me a scoprire questi luoghi incantati e la bontà del tè che in essi ho bevuto nei due giorni che ho vagabondato per Trogir e Spalato.

Prima tappa in Croazia: Trogir

Ore 15.00 – (pron. croata: Troghir). Arrivo e il primo desiderio da realizzare è andare da Chocolate. Quattordici tavolini rotondi e una sessantina di sedie in ferro battuto. Prato. Ombrelloni. Un sole primaverile talmente presente che ci si può abbronzare. Sono stanca e non ho voglia di scegliere il tipo di tè. Faccio decidere ai proprietari del locale. Mi portano un tè nero ai frutti rossi.

Gusto persistente in bocca, intenso, acido, particolarmente carico. Aroma fortemente fruttato. Hanno scelto bene perché è ciò che mi serve per svegliarmi in questo pomeriggio assolato. Vicino a me c’è il mare chiaro e calmissimo. Aroma di sale. È la prima volta che questi due profumi si incontrano nel mio naso. Sembrano amplificarsi a vicenda. Qualche altra volta proverò altri tè vicino al mare!

Dove: Kneza Trpimira 153, Trogir, Croazia

Ore 17.00 – Mi immergo tra i vicoli del borgo di Trogir in Croazia, la cui origine è greca. Mi colpiscono alla vista i fiori arancio e viola sui tavolini di legno all’aperto di Vrata O’Grada. Mi domando che tè venga offerto in questo luogo in cui calma e silenzio sono indescrivibili. Mi siedo sulle sedie in paglia, chiedendo un tè verde in purezza.

Vrata O Grada
Vrata O Grada (immagine concessa)

Il gusto è pulito, delicato, erbaceo, vegetale. A terra i miei piedi sul basolato liscio e mielato mi portano a contatto diretto con l’anima di questa borgata del III secolo a.C. Il profumo delle fresie ravviva il mio animo e il sapore del tè. Non ci sono dubbi: gli odori che ci avvolgono intensificano il gusto di ciò che beviamo. Non riesco a pensare ad altro che al tè, in questo angolo che allontana tutti i pensieri!

Dove: ul. Gradska 5, Trogir, Croazia

Seconda tappa: Spalato

Ore 9.00 – (pron. croata: Split). Il tè verde alla menta lo provo la mattina a colazione. Ottimo per il mio risveglio. Con le sue caratteristiche organolettiche, è proprio ciò di cui ho bisogno. Ricco, sa di erba secca ed è intenso, aperto, fortemente aromatico. Decido di cambiarne il gusto e lo sorseggio accompagnato da una porzione di torta al cioccolato e frutta secca. La torta entra a far parte pienamente del tè, che diviene dolcissimo.

Il gusto pungente della menta rimane ma, inglobando il cacao, il tè mi appare morbido e maltato al palato. Provo anche la panna e il sapore del tè diviene latteo, come di burro. Attraverso il colonnato di questa città romana, il sole, con il suo profumo, inizia a far capolino. Sono da Lvxor, seduta sui gradini, freschi di mattina e adiacenti il porticato della residenza di Diocleziano. Non lascerei mai più questo preciso punto del mondo!

lvxor croazia
Lvxor (immagine concessa)

Dove: ulica Kraj Svetog Ivana 11, Spalato, Croazia. Instagram @lvxorcroatia

Ore 13.00 – Gusto rinvigorente e rinfrescante: così mi appare il tè verde allo zenzero che assaggio da Goluzarije. Più ne bevo e più mi invigorisco. Lo provo con le “fritule”, tipiche fritturine dolci croate. Ordino pure uno strudel. Con queste pietanze, il tè perde il suo essere frizzantino, per assomigliare nel gusto quasi ad una camomilla. Il retrogusto pungente, anche se sfocato, si manifesta comunque al palato.

croazia tè
Goluzarije (immagine concessa)

In questa mattina, che sarebbe dovuta essere piovosa ma che mi regala l’ultimo sole croato, tutto è colorato di azzurro, il ciclamino col suo profumo e il suo colore mi rallegra e il cuore dondolante di fronte alla mia vista… mi starà lanciando qualche messaggio subliminale? Finiscono così i giorni dedicati alla Croazia, con una nuova esperienza romantica di tè e con la voglia di organizzarne un’altra chissà dove.

Dove: ul. Zrinsko Frankopanska 1, Spalato, Croazia. Facebook @goluzarije

Marella Pappalardo

Faema fotografa il Bel Paese del caffè con il Giro d’Italia: “L’83,1% degli italiani beve espresso e il 79,5% segue la gara”

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Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia e Maurizio Cimbali, presidente Gruppo Cimbali (immagine concessa)

MILANO – Esistono riti e tradizioni che uniscono da sempre gli italiani: usanze che si tramandano di generazione in generazione e che fanno parte di quella che viene intesa come identità nazionale. Una tra tutte è il Giro d’Italia, la corsa a tappe che attraversa il  Paese in biciletta ogni maggio e che viene seguita da 4 italiani su 5 (79,5%); l’altra è il caffè, bevuto dall’83,1% degli italiani più volte durante la settimana.

La ricerca “Caffè & Giro d’Italia, due passioni dal sapore tutto italiano”

È da questo primo legame che prende il via la ricerca “Caffè & Giro d’Italia, due passioni dal sapore tutto italiano” commissionata da Faema (Gruppo Cimbali) e realizzata da AstraRicerche su un campione di oltre 1.000 persone (18-65 anni, residenti in Italia), in occasione del secondo anno di sponsorizzazione ufficiale della competizione ciclistica.

E quale miglior luogo per presentare il risultato delle ricerche se non il Faema Flagship Store in via Forcella 7 a Milano? In questa splendida cornice viene celebrata la partnership triennale – lanciata nel 2022 – che ha riacceso gli animi degli appassionati e che intende fornire un punto di vista dal sapore pop e innovativo su due passioni (l’espresso e il ciclismo) che rappresentano il concept della collaborazione quest’anno: #TheWayWeLove.

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Faemina Limited Edition per il Giro d’Italia

Enrico Bracesco, direttore generale di Gruppo Cimbali, fa gli onori di casa: “Insieme ad AstraRicerche abbiamo voluto indagare quali fossero gli elementi in comune tra la bevanda e la competizione più amata dagli italiani”.

Il legame storico tra Giro d’Italia e Faema

Bracesco continua: “È stato interessante scoprire quanto i valori del Giro siano gli stessi condivisi dagli amanti del caffè e come le due passioni si intreccino in un mix sensazionale di piacere, tradizione, condivisione e aggregazione. La ricerca conferma, ancora una volta, il legame storico di Faema con il mondo del ciclismo e intende raccontare l’evoluzione di un brand innovativo, sempre in grado di regalare ai consumatori un’esperienza unica, così come continua a fare l’amatissima competizione da oltre 100 anni”.

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Enrico Bracesco, direttore generale di Gruppo Cimbali (immagine concessa)

Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, afferma: “Faema ha sempre fatto parte della grande famiglia del Giro d’Italia e dall’anno scorso è rientrata a pieno titolo come sponsor della Corsa Rosa grazie ad un’azienda di respiro internazionale come il Gruppo Cimbali”.

Vegni continua: “Il Giro d’Italia è una vetrina nazionale e internazionale oltre che una piattaforma di comunicazione multimediale in grado di garantire a tutti i nostri partner un’enorme visibilità grazie agli oltre 200 paesi del mondo in cui verrà trasmesso. Faema è legata a doppio filo con il mondo del ciclismo e la Corsa Rosa con la storica formazione che, tra gli anni 50 e 60, vinse il Giro nel 1956 con Charly Gaul e nel 1968 con Eddy Merckx oltre ad aggiudicarsi la classifica a squadre nel 1961, 1962 1968”.

 Il Giro d’Italia e il caffè

La ricerca evidenzia il modo in cui gli italiani seguono il Giro d’Italia: lo fanno guardando una o più dirette (in televisione, in streaming on line o via radio: 46.7%), o grazie agli aggiornamenti nei notiziari e nei programmi sportivi in TV o sul Web (31.5%) o alla radio (11.2%); quasi uno su sei ne legge sui giornali (cartacei o on line: 15.9%).

Ma il Giro d’Italia è anche contatto diretto e condivisione delle emozioni là dove passa la corsa rosa: al 17.8% degli italiani è capitato di seguirlo dal vivo, di persona. Può capitare di seguirlo a casa da soli (48.5%), ma è più comune guardarlo tra le mura domestiche con altre persone (53.3% – vero per tutte le generazioni) o al bar/pub (per ben il 19.5% – soprattutto per la Gen Z: 30%).

Il caffè (o bevande che lo contengono, come il cappuccino), invece, è bevuto dal’83.1% degli italiani più volte a settimana e ben il 68.6% lo fa tutti i giorni. A casa o fuori casa? Per moltissimi è entrambi e complessivamente si è quasi alla pari: l’80.0% beve caffè tra le mura domestiche (76.2% a casa propria, 36.2% a casa di altri), il 74.4% fuori casa (il 56.7% al bar, il 30.5% nel luogo di lavoro o studio, il 24.3% al ristorante, il 13.0% nei locali serali/pub).

I valori del Giro d’Italia e quelli del caffè

Seguire il Giro d’Italia è certamente un piacere per il 39.9% degli italiani, ma anche un bel mix di relax e di esperienza da condividere con altre persone.  Al Giro d’Italia sono associate idee e valori positivi, e l’attribuzione è molto ampia: è una gara che unisce tutti gli italiani (74.2%), è la condivisione di una passione di altre persone (69.0%), è piacevole argomento di cui parlare con altri (58.8%); ma il Giro è anche storia personale (ricordi di infanzia: 64.2%) e una tradizione di famiglia (56.9%).

Il caffè condivide molti aspetti con il Giro d’Italia: è prima di tutto un piacere (64.9%) e poi – proprio come seguire la corsa a tappe – un momento di relax (52.3%) e uno dei migliori modi per fare pausa nella giornata (40.6%); ma è anche un prodotto legato alla condivisione: una scusa per fare due chiacchiere con altre persone (27.2%), una vera esperienza da condividere (22.8%). E se per i ciclisti serve energia, potenza, carica, il caffè è per gli italiani l’alleato perfetto per concentrarsi o per svegliarsi meglio (34.2%).

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Il ruolo del bar secondo AstraRicerche

Il Giro e il caffè come collante degli italiani

Per il 30.1% degli intervistati la corsa a tappe si associa all’idea di socialità e di condivisione. Un’aggregazione che ritroviamo certamente anche al bar: per il 54.0% è il posto in cui incontrare gli amici, per il 31.9% rappresenta, come definito da AstraRicerche, “il social network degli italiani prima di Facebook”. È al bar che conosciamo persone nuove (22.5%), si ascoltano i discorsi degli sconosciuti (14.2%), si discute di attualità (25.0%) ma anche di sport (20.3%): è qui che ci si riunisce per i grandi eventi sportivi, così come il calcio, anche per le grandi tappe del Giro d’Italia (23.7%).

Il successo è un lavoro di squadra, al Giro come al bar

La ricerca Faema ci offre anche un interessante parallelismo sui ruoli di ciascuno all’interno di una squadra per ottenere il successo, in corsa per il Giro d’Italia come anche al bar.  Secondo gli italiani, durante la gara sono quattro le figure principali che determinano il successo di un team: il velocista (70.2%) che batte persino lo scalatore (60.9%), il capitano (60.8%) che supera – non di molto, come è tipico dello spirito del ciclismo – il gregario (53.7%).

Al bar, invece, per ottenere un buon caffè serve scegliere con cura la miscela giusta (79.7%), ma non basta. È necessario anche qui un lavoro di squadra: la macchina usata ha ampia rilevanza (44.8%) ma conta molto anche la ‘mano’ di chi prepara il caffè, l’abilità nel farlo con attenzione alle quantità, ai tempi (39.6%). In fondo al gruppo troviamo la qualità dell’acqua (31.7%).

E se i baristi fossero una squadra che partecipa al Giro d’Italia? Secondo la ricerca, l’addetto al caffè potrebbe svolgere ruoli diversi: per il 39.8% è uno scalatore, per affrontare i picchi di clienti, per il 33.0% un passista, resistente nel preparare tanti caffè – uno dopo l’altro – senza sosta, e per il 27.2% un velocista, preparando la bevanda in tempi rapidissimi.

Conoscere le bellezze italiane tra il bar e il Giro

Uno degli aspetti meno noti del Giro d’Italia è il suo ruolo di guida turistica per gli italiani: per il 43.5% la corsa a tappe è occasione per conoscere paesi, luoghi d’Italia non ancora visitati o in cui si vuole tornare. Ma anche il bar unisce le persone e racconta l’Italia: un italiano su quattro (25.4%) concorda con l’affermazione secondo cui il bar “è un luogo in cui scoprire le differenze locali in Italia: entri in un caffè e capisci lo ‘spirito’ di quella città”; d’altra parte, più di metà degli intervistati afferma che “il bar è un simbolo dell’italianità, di un certo modo di intendere la colazione, la pausa, l’incontro con altre persone” (53.0%).

E sul caffè c’è molto da raccontare, ‘tappa per tappa’, paese per paese: solo il 9.4% degli italiani è convinto che il caffè sia uguale in tutta Italia; il 52.6% afferma che, invece, ci sono riti e abitudini locali che rendono l’esperienza del caffè diversa in ogni regione, mentre il 38.1% sa che ci sono regioni con specialità di caffè che si bevono solo lì (per esempio il Bicerin in Piemonte, caffè padovano, eccetera).

Faema al Giro d’Italia 2023

Anche quest’anno protagoniste di tutte le tappe, saranno le tre macchine per caffè espresso simbolo di Faema oggi: l’iconica E61, la e71Ee la Faemina in versione Limited Edition Giro d’Italia – la macchina per caffè espresso pensata per l’ambiente domestico e gli small business.

Tutti gli amanti del ciclismo e di Faema potranno quindi gustare, nei village e nelle aree hospitality, un ottimo caffè preparato con le diverse macchine del brand e sfidarsi con gli amici in una gara di freccette, il tipico gioco da bar recentemente tornato di moda. Giocando e facendo centro sarà possibile contribuire al sostegno che Gruppo Cimbali offre ogni anno alle comunità dei paesi in via di sviluppo attraverso l’associazione no-profit World Bicycle Relief. La onlus è specializzata in programmi di distribuzione di biciclette su larga scala e completi per aiutare la riduzione della povertà là dove mancano anche i più basilari mezzi di collegamento.

Inoltre, grazie alla collaborazione con la community di Strava, gli appassionati potranno partecipare alla challenge e, al raggiungimento dei 120.000 km pedalati dalla community, verrà fatta una donazione economica: più si pedala e più si contribuisce alla causa.

E per finire, è possibile seguire sul canale Instagram di Faema con l’#FaemaOnTheRoad il racconto del Giro d’Italia, legato ai rituali del caffè e del ciclismo attraverso gli scatti fotografici Faema e il video Manifesto che raccoglierà le testimonianze delle persone in alcune tappe del Giro tra cui quella finale di Roma.

La giornata all’insegna del caffè e del ciclismo si è conclusa con il ricordo di Vittorio Adorni (ne abbiamo parlato qui), ciclista simbolo dell’Italia che si è spento all’età di 85 anni lo scorso dicembre.

di Federico Adacher

Sanapo: “Cinque dipendenti costano 180 mila euro, 20 poco meno di 700 mila: i conti non tornano, che gli Organi competenti facciano qualcosa”

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Francesco Sanapo (foto concessa da Xpress Comunicazioni - Crediti fotografici: Sofie Delauw)

MILANO – Nuove aperture e ricerca di personale: un’equazione che non sempre funziona perfettamente, specialmente in Italia, un Paese che pur essendo molto legato al luogo del bar, all’ospitalità, non offre le condizioni ideali per permettere ai gestori di trovare un reale equilibrio tra costo dei dipendenti e guadagno. Un problema serio, riscontrato da tutti e che ora viene sottolineato da uno degli imprenditori che meglio esprime il caffè italiano di qualità: Francesco Sanapo.

Con un appello chiaro e coinciso, l’uomo dietro l’azienda fiorentina di caffetterie Ditta Artigianale – che di recente ha raggiunto il suo quinto locale attivo – fa i conti rispetto al mantenimento di risorse umane sempre più respinte dal settore: necessari per tornare attrattivi, stipendi più elevati, condizioni migliori e un supporto maggiore da parte del Governo per incentivare i datori di lavoro.

Sanapo: “Una crisi profonda che ci sta mettendo le spalle al muro”

Si parla ovviamente di un lavoro duro, che richiede molti sacrifici, e che anche per questo dovrebbe avere un maggiore riconoscimento economico e sociale. Andrebbe rivista la tassazione che grava sul settore e che influenza la ricerca della manodopera.

Un’azienda può registrare un milione di euro di fatturato contando 5 dipendenti e Sanapo aggiunge: “Mentre a me ne servono 18-20 per raggiungere la stessa cifra”.

Investire in questo mestiere per i giovani e affrontare costi della vita elevati in città come Milano, Firenze e Roma, deve tornare ad esser un’opzione appetibile e “Oggi, non lo è per nulla” specifica Sanapo.

“I nostri collaboratori sono invece l’anima del nostro settore – continua Sanapo – Per Ditta Artigianale non c’è futuro senza le persone”.

“L’eccellenza va protetta, facciamo qualcosa per garantirle un futuro”.

Qui il video completo

 

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L’imprenditore finanzia un barista per avviare la sua attività, ma lui scompare: “Dall’altro lato, difficoltà a trovare persone fidate”

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Roma (foto Pixabay, Nimrod Oren)

Riceviamo e pubblichiamo di seguito una lettera che è segno dei tempi perché vengono elencate le difficoltà che incontrano gli imprenditori nel trovare persone degne di fiducia alle quali dare una prospettiva di guadagno e crescita personale. L’autore dell’opinione, riflette sui crescenti disagi degli imprenditori alla luce di uno spiacevole evento.

Infatti dopo aver dato l’opportunità ad un ragazzo di finanziare la propria attività e di lavorare in proprio, quest’ultimo è sparito senza lasciare traccia.

Leggiamo di seguito le considerazioni dell’imprenditore.

Il punto di vista degli imprenditori: un mancato investimento

“Ho letto su Comunicaffè diversi articoli nei quali si lamentava della scarsissima professionalità dei titolari del settore horeca oltre che della mancanza di valorizzazione del personale competente e cose del genere.

Alla fine di uno di questi articoli, un barista concludeva dicendo in buona sostanza che non se la sentiva più di lavorare per gli altri e che per valorizzare veramente la sua professionalità, era orientato verso l’apertura di una sua attività nel settore caffetteria e più probabilmente come caffetteria ambulante non appena avesse racimolato le risorse economiche necessarie.

Letto l’articolo, ho dato per buono quello che raccontava e ho deciso di incontrarlo per potergli dare un’opportunità.

Ci siamo visti, gli ho parlato della nostra torrefazione, del nuovo progetto nello specialty coffee e gli ho proposto di lavorare con noi.”

Un’opportunità per lavorare in proprio

“Gli ho detto che avremmo fatto noi l’investimento nell’acquisto del mezzo, una caffetteria itinerante focalizzata sullo specialty (investimento di oltre 70 mila euro) e che dopo un periodo di prova, lo avremmo inserito come socio nella neo costituita società specializzata.

Dopo due o tre mesi di ragionamento sul format e relativi valori aggiunti da inserire, periodo in cui il nostro interlocutore si è sempre mostrato entusiasta, abbiamo ordinato il mezzo, definito la zona operativa in una città importante e definito l’aspetto legato al primo periodo, ossia i sei mesi di prova.

Per poter iniziare, considerando che gli avremmo affidato un relativamente piccolo capitale e una autonomia assoluta sulla gestione delle giornate e orari di vendita, abbiamo richiesto l’apertura di una partita IVA (solo per i primi sei mesi), un deposito cauzionale di 1.500 euro per eventuali danni (più che altro per responsabilizzarlo sul corretto utilizzo del bene) e un affitto di 1.500 euro al mese del mezzo (sempre per un massimo di 6 mesi di prova) dopo di che lo avremmo inserito come socio al 20% e stipendiato con contratto a tempo indeterminato.

Considerando la zona in cui il mezzo avrebbe operato, abbiamo sviluppato un business plan che dal primo mese, si poggiava su un incasso minimo di oltre 6.000 euro e che l’incidenza della materia prima sarebbe stata di circa 2.000 euro; l’incasso residuo sarebbe ammontato a circa  4.000 euro al quale rimaneva da sottrarre solo il costo del canone mensile di 1.500 euro. In sostanza già dal primo mese il gestore del mezzo avrebbe avuto un utile lordo di circa 2.500 euro e netto di almeno 1.200 euro.”

Il cambio di idea da parte del barista

“Malgrado questo, non appena abbiamo presentato la formula e richiesto un totale investimento di 3.000 euro tra cauzione e primo mese di affitto del mezzo a fronte di oltre 70 mila euro di investimento da parte nostra e la possibilità di fargli realizzare il sogno di lavorare per se stesso (supportato da una solida azienda del settore), il barista è sparito dalla circolazione senza dare più segno di vita.

Con una sottile amarezza, ho scritto questa lettera per manifestarle, forse, anche la difficoltà che sta dall’altro lato, dall’altra parte dei vari aspiranti baristi di turno; quei disagi che incontrano gli imprenditori nel trovare persone degne di fiducia alle quali dare non solo una prospettiva di guadagno ma la possibilità di crescere professionalmente addirittura all’interno di start up interamente finanziate.”

Lettera firmata

Così l’intelligenza artificiale cambierà e profondamente l’arte della torrefazione

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Il caffè torrefatto fa la differenza

MILANO – L’intelligenza artificiale sta entrando nella vita di tutti noi e anche nell’industria del caffè. Tra gli innovatori che si stanno muovendo pionieristicamente in questo campo c’è il torrefattore danese Bki, che ha sta provando ad applicare l’IA nel dosaggio delle componenti delle sue miscele adottando degli algoritmi sviluppati dall’Istituto danese di tecnologia (Dti) e successivamente sottoposti, per un audit, agli esperti dell’Istituto Fraunhofer per l’ingegneria di produzione e d’automazione (Ipa). Il progetto è valso a Bki il premio Danish AI Awards 2022.

Sino a oggi, la creazione delle miscele si è basata su un processo continuo di prova ed errore estremamente complesso e laborioso. Per creare una miscela con qualità e caratteristiche costanti bisogna infatti tenere conto del variare dei profili quantatitivi e qualitativi delle diverse origini, che vanno dunque ogni volta ricombinate e ribilanciate.

Il Dti ha creato, per conto di Bki, degli algoritmi rispetto a criteri di gusto, qualità e costo.

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