mercoledì 03 Dicembre 2025
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Il Polo del Gusto: presto cambia nome, prepara una newco e stima per il 2023 ricavi di 115 milioni

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polo del gusto riccardo illy
Riccardo Illy è a capo del Polo del Gusto, la sub-holding che si occupa degli asset non legati al caffè

MILANO – Riccardo Illy racconta i prossimi passi del Polo del Gusto al Corriere della Sera: per la sub-holding della famiglia Illy, cappello delle attività legate al food&beverage del Gruppo al di là del caffè, di recente, c’è un programma serrato, così come ha dichiarato al Corriere della Sera: “Costruire una newco, con un nuovo marchio al posto di Polo del Gusto, che rimarrebbe la holding, che raduni i punti vendita e l’e-commerce e il cui nome è già stato registrato”.

Il Polo del Gusto: dopo l’acquisizione dell’azienda di succhi biologici Achillea si guarda avanti

La sub-holding ha chiuso il 2022 con ricavi per 110 milioni, registrando un aumento dell’8% sull’anno precedente, un margine operativo lordo cresciuto sino ai 33 milioni (5,8 milioni del 2021) e un utile netto di 9,3 milioni (nel 2021 erano 829mila).

Per il 2023 le prospettive parlano di raggiungere i 115 milioni di ricavi aggregati e, racconta Illy al Corriere della Sera, la trattative attualmente in corso con un produttore di caramelle del Centro Italia.

Ancora per quest’anno la previsione è di portare a termine nuove operazioni straordinarie sul capitale di una società del Polo del Gusto.

Escluse le bevande vegetali dal programma scolastico, ProVeg: “Duro colpo per consumatori alternativi”

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mandorle e soia latte vegetali
Bevanda vegetale di soia e mandorla (immagine: Pixabay)

I deputati europei a Strasburgo hanno votato contro l’inclusione delle bevande di latte a base vegetali nelle nuove linee guida per i programmi scolastici dedicati alla promozione di una sana alimentazione. Ciò si rivela una scelta deludente per le associazioni vegane, che avevano spinto affinché il programma fosse più inclusivo per tutti. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Alessia Capasso pubblicato sul portale Agrifood Today.

L’esclusione delle bevande vegetali a scuola

STRASBURGO – Il consumo di latte di soia ed altre bevande a base vegetale non verrà promosso all’interno delle scuole europee. I deputati europei in plenaria a Strasburgo hanno votato contro l’inclusione di questi prodotti nelle nuove linee guida per i programmi scolastici dedicati alla promozione di una sana alimentazione tramite il consumo di frutta, verdura e prodotti lattiero-caseari.

Una scelta deludente per le associazioni vegane, che avevano spinto affinché la revisione del programma fosse l’occasione per promuovere prodotti sostenibili per l’ambiente e più “inclusivi” nei confronti di coloro che non vogliono o non possono mangiare prodotti derivati dagli animali.

La proposta di inserire il latte vegano è stata però osteggiata con successo da un largo fronte di eurodeputati, che hanno accolto le istanze degli allevatori, preoccupati di perdere fondi Ue a favore dei produttori delle bevande alternative.

Più budget e meno burocrazia

Il programma di distribuzione di frutta, verdura, latte e prodotti lattiero-caseari nelle scuole era stato varato la prima volta una cinquantina di anni fa e contiene una serie di misure volte a far “riavvicinare i bambini all’agricoltura” e ad “insegnare abitudini alimentari sane”.

I parlamentari europei, in base ai risultati degli anni precedenti, hanno deciso di rinnovare il programma, per modernizzarlo e renderlo compatibile con la strategia Farm to fork – Dal campo alla tavola, varato dalla Commissione europea.

“Grazie al nostro lavoro e alla nostra lotta, il Parlamento europeo chiede ora alla Commissione europea di aumentare il budget e agli Stati membri di ridurre la burocrazia per aprire la strada a un maggior numero di scuole e di agricoltori che aderiscono al programma”, ha dichiarato Carmen Avram, la deputata rumena relatrice sul tema e membro del gruppo Socialisti & Democratici.

Educazione alimentare

Oltre a prevedere la distribuzione gratuita di prodotti alimentari in un nucleo selezionato di scuole, il programma include una serie di attività educative che sono risultate tra le più apprezzate dai bambini, oltre che essere reputate efficaci dal corpo docente e dai genitori. “L’educazione e la distribuzione di cibo sano nelle scuole devono andare di pari passo.

Abbiamo bisogno di un budget fisso per le misure educative in cui gli Stati membri possano contribuire a riempire la percentuale con fondi nazionali, per non intaccare il budget per l’acquisto e la distribuzione dei prodotti”, ha commentato Avram.

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Il caffè dell’Honduras è stato approvato per l’esportazione nella Repubblica popolare cinese

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La bandiera dell'Honduras

Il ministro degli Esteri dell’Honduras, Eduardo Enrique Reina, ha annunciato un accordo di libero scambio con la Cina. Il caffè sarà il primo prodotto honduregno ad entrare nel mercato cinese, seguito da altri come gamberetti, manzo, sigari di tabacco e melone, ha spiegato il ministro degli Esteri. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazioni Il Faro di Roma.

Il caffè honduregno in Cina

MILANO – Il ministro degli Esteri dell’Honduras, Eduardo Enrique Reina, ha annunciato questo venerdì che il suo paese negozierà un accordo di libero scambio (ALS) con la Cina dopo aver stabilito relazioni diplomatiche alla fine di marzo e rotto quelle che aveva con Taiwan. L’eventuale firma del trattato “sarà una buona notizia”, ​​che porterà con sé “opportunità per l’accesso dei nostri prodotti in Cina a condizioni migliori”, ha affermato venerdì il ministro degli Esteri honduregno.

Il caffè sarà il primo prodotto honduregno ad entrare presto nel mercato cinese, seguito da altri come gamberetti, manzo, sigari di tabacco e melone, ha spiegato il ministro degli Esteri.

“La Cina ha già autorizzato l’ingresso del caffè, è solo per stabilire contatti commerciali”, ha sottolineato Reina in conferenza stampa. Nel caso specifico del caffè, il ministro degli Esteri honduregno ha invitato i produttori nazionali interessati a vendere il loro prodotto in Cina a rivolgersi al Ministero dell’agricoltura e dell’allevamento (SAG).

Possono farlo anche – ha esortato il cancelliere – presso la Segreteria dello Sviluppo Economico (Sde) e il Servizio nazionale della salute e della qualità alimentare (Senasa) per ottenere informazioni su requisiti e procedure per l’export.

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Carolina Fregnan: dal mondo del caffè al palco insieme a Roberto Bolle

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Una ballerina (immagine: Pixabay)

MILANO – Carolina Fregnan di Treviso, 20 anni, fa parte del prestigioso Bejart Ballet di Losanna, fondato da Maurice Béjart. È stata in scena con Roberto Bolle al Teatro Arcimboldi di Milano in Trittico fino a sabato. Una famiglia di industriali alle spalle, il papà è Federico Fregnan della storica azienda di caffè di Dosson, la più antica al mondo nella produzione di macchine da caffè, il nonno Florindo, una leggenda a Treviso, è stato pioniere nel settore. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Francesca Visentin pubblicata su Il Corriere della Sera.

Carolina Fregnan in questi giorni danza a Milano con Roberto Bolle, quanti sacrifici ha fatto per arrivare, giovanissima, nel giro della danza che conta?

“Questo è il mio sogno e per quanto sia dura la strada per arrivare, ne vale la pena. I sacrifici portano risultati. Quando salgo sul palco l’emozione è così forte che ripaga di tutto. Roberto Bolle è una persona straordinaria, ha portato la danza classica in televisione. Abbiamo anche una storia di vita simile. L’ho già conosciuto perché veniva spesso in Accademia alla Scala, è bello ritrovarlo”.

Quando ha spiccato il volo da Treviso ai palcoscenici internazionali?

“Danzavo da quando avevo 4 anni, una grande passione. A 11 anni l’Accademia della Scala di Milano mi ha notata e mi voleva, ma per i miei genitori ero ancora troppo piccola per vivere da sola lontano da casa. Così ho dovuto aspettare di compiere 15 anni, poi mi sono trasferita a Milano. I primi anni sono stati molto duri: allenamento dalle 9 alle 16, quindi scuola, il liceo dalle 16.30 alle 21, non avevo tempo per nulla, era difficile riuscire a tornare a trovare la mia famiglia a Treviso. L’Accademia è un ambiente durissimo, mi ha fatta crescere in fretta. Poi mi sono abituata, in fondo stavo vivendo il mio sogno. Ora sono felice”.

Per amore della danza non ha vissuto l’adolescenza

“Sì, l’adolescenza l’ho saltata proprio. Vedevo i miei amici fare una vita normale, andare alle feste, uscire la sera e li invidiavo”.

Il sacrificio più grande?

“Stare lontana dai miei affetti, famiglia e amici. Ancora oggi mi pesa. Riuscire a passare Natale e Pasqua in famiglia spesso è difficile, ho sempre qualche spettacolo in giro per il mondo”.

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Too Good To Go lancia Box Dispensa, l’iniziativa contro lo spreco alimentare

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Box Dispensa (immagine concessa)
MILANO – Too Good To Go, l’azienda di impatto sociale dietro il più grande marketplace mondiale delle eccedenze alimentari, che dal suo arrivo in Italia nel 2019 ha contribuito a salvare oltre 13 milioni di pasti grazie alla sua app e alle sue Surprise Bags lancia Box Dispensa, una nuova opportunità a disposizione delle aziende dell’industria alimentare e degli utenti per rendere la lotta allo spreco alimentare ancora più efficace e godere di cibo perfettamente buono a prezzi vantaggiosi.

Too Good To Go lancia Box Dispensa

Secondo una ricerca condotta nel 2020 da Eurostat, si stima che il 18% dello spreco di cibo sia generato nella fase della produzione lungo la filiera alimentare. Box Dispensa interviene proprio in questo momento, consentendo alle aziende alimentari di ridurre gli sprechi liberando il valore del cibo salvato e ai consumatori di salvare cibo perfettamente buono direttamente dal produttore.
Il cibo, offerto al 50% del prezzo di vendita, può essere conservato in sicurezza a casa, rendendo pasti e spuntini più buoni e convenienti che mai.
Mirco Cerisola, italian country director di Too Good To Go: “Lo spreco alimentare è un problema enorme che coinvolge tutti i protagonisti della filiera. Mentre le nostre Surprise Bags aiutano rivenditori e negozi a salvare cibo, siamo consapevoli che una grande quantità di cibo perfettamente integro, buono ed adatto ad essere consumato andrà ancora sprecato durante la fase di produzione”.
Cerisola continua: “Ecco perché siamo entusiasti di lanciare Box Dispensa in Italia in collaborazione con alcune delle più importanti aziende dell’industria alimentare italiana ed internazionale. Il nostro esclusivo modello di business win-win-win consiste nell’aiutare le aziende a capire che avere a cuore il bene del pianeta fa bene anche al business. Insieme, possiamo fare una differenza significativa e avere un impatto ancora più positivo”.

Un problema enorme, un modo semplice per aiutare: come funziona Box Dispensa

Previsioni errate, errori operativi o di stampa sulle etichette, possono rendere difficoltoso per le aziende alimentari vendere alcuni dei loro prodotti ai rivenditori.
Di conseguenza, cibo perfettamente buono e adatto alla vendita, con date di scadenza lunghe, spesso finisce per essere sprecato prima di arrivare sugli scaffali di negozi e della grande distribuzione. Questa inefficienza aggregata ha un enorme impatto sull’ambiente ed è proprio qui che Box Dispensa può offrire un contributo significativo nella riduzione degli sprechi.
Con questa nuova soluzione, i prodotti vengono accuratamente miscelati e confezionati in Box Dispensa, contenenti un’ampia selezione di alimenti che possono essere tranquillamente conservati a temperatura ambiente in casa per lunghi periodi di tempo, come pasta, riso, pane e sostituti, sottolio e condimenti, snack dolci e salati, creme spalmabili, carne e pesce in scatola, prodotti per la colazione, preparati per torte, cereali, bevande, succhi, prodotti per l’infanzia e tanti altri.
Le Box Dispensa sono ordinabili dagli utenti dell’app di Too Good To Go, nella nuova sezione “Consegna” o anche ritirate presso pick-up point designati, offrendo così maggiore flessibilità agli utenti.

Una nuova soluzione in un modello di business win-win-win

Un recente rapporto del WWF afferma che il 40% di tutto il cibo prodotto a livello globale viene sprecato. In numeri assoluti significa che 2,5 miliardi di tonnellate di cibo non vengono consumate in tutto il mondo ogni anno.
Una cifra sbalorditiva, con alcune gravi conseguenze che si nascondono dietro: 828 milioni di persone soffrono la fame ogni giorno, la perdita economica è stimata intorno a 1,3 trilioni di dollari e, per di più, è responsabile del 10% delle emissioni globali di gas serra.
Le Box Dispensa, come le Surprise Bags, offrono molteplici vantaggi in un’ottica vincente per tutti. Aiuta le aziende alimentari a ridurre il loro impatto ambientale attraverso la riduzione degli sprechi alimentari liberando così il valore del cibo risparmiato, ottimizzando le loro operation e beneficiando di una maggiore visibilità di prodotto. Offre ai consumatori la possibilità di provare nuovi prodotti a prezzo ridotto, generando un impatto positivo per il pianeta in termini di cibo salvato e di emissioni di CO2e risparmiate.
Hanno già aderito a Box Dispensa in Italia alcune tra le più importanti aziende del panorama alimentare italiano ed internazionale come cameo, Elah Dufour Novi, Eridania, Fruttagel, Gruppo Bauli, Gruppo Montenegro, Mutti, Polli, Riso Scotti e Sperlari.
“Anziché lasciare che un prodotto buono vada sprecato solo perchè non adatto ad essere messo a scaffale, le aziende alimentari possono offrirlo direttamente al consumatore, riducendo sprechi di cibo lungo la filiera e creando un circolo virtuoso in grado di impattare positivamente sul proprio business, sulle scelte dei consumatori e sull’ambiente. Box Dispensa è una perfetta soluzione win-win-win: fa bene all’efficienza dei produttori, fa bene ai budget delle famiglie e fa bene al pianeta” conclude Mirco Cerisola.

Impatto oltre il mercato

Too Good To Go cresce giorno dopo giorno. Oltre alla sua app – che conta oltre 24.000 negozi da cui poter acquistare le celebri Surprise Bags e che ha raggiunto 7.5 milioni di utenti in Italia, contribuendo a salvare solo a Milano e Roma nell’ultimo anno oltre un milione di pasti – Too Good To Go rimane impegnata nel generare un impatto per le persone e per il pianeta.
Il programma “Osserva, Annusa, Assaggia, Non sprecare” mira, infatti, a ridurre lo spreco di cibo all’interno delle famiglie che è il risultato di un’errata interpretazione delle etichette con la data sulle confezioni degli alimenti.
Si stima che questa errata interpretazione contribuisca al 10% dello spreco alimentare lungo la supply chain dell’UE.
Per questo motivo, Too Good To Go ha ideato l’etichetta consapevole “Spesso buono oltre”, dedicata ai prodotti con il TMC (ossia con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”) per incoraggiare i consumatori ad utilizzare i propri sensi prima di gettare un prodotto.

La scheda sintetica di Too Good To Go

Too Good To Go è un’azienda di impatto sociale certificata B Corp. con la missione di ispirare e responsabilizzare tutti a combattere insieme lo spreco alimentare. L’app Too Good To Go è il mercato n. 1 al mondo per le eccedenze alimentari.

Attraverso il suo marketplace, Too Good To Go mette in contatto più di 75 milioni di utenti registrati con 134.000 partner attivi per salvare e risparmiare cibo invenduto nei negozi di alimentari locali, caffetterie, panetterie, ristoranti e altro ancora.

Lanciata nel 2016, Too Good To Go ha consentito di salvare oltre 200 milioni di pasti, l’equivalente di 500.000 tonnellate di CO2e. Attualmente opera in Europa (Regno Unito, Irlanda, Francia, Germania, Danimarca, Spagna, Italia, Portogallo, Svizzera, Svezia, Belgio, Polonia, Paesi Bassi, Austria e Norvegia); e America (Canada e Stati Uniti).

Amcor crea AmPrima Pe Plus, packaging monomateriale per il caffè: “Preserva la shelf life del prodotto ed anche è riciclabile”

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Lofbergs AmPrima PE Plus (foto concessa)
Lofbergs AmPrima PE Plus (foto concessa)

MILANO – Il colosso Amcor ha creato AmPrima PE Plus, un packaging monomateriale riciclabile per il caffè, che Löfbergs ha appena lanciato sul mercato svedese. I sacchetti utilizzati per confezionare il caffè torrefatto sono sempre dei poliaccoppiati quindi impossibili da riciclare o compostare. Proprio per questo questa annunciata da Amcor è una vera e propria svolta per il settore e, ovviamente, anche per l’ambiente.

Sull’argomento abbiamo interpellato direttamente la Amcor, ecco che cosa ha risposto alle nostre domande che fanno particolare riferimento alla situazione italiana, che è molto articolata sul territorio, con disposizioni differenti da comune a comune.

Quali sono i vantaggi reali di questa soluzione tecnica e quindi le ripercussioni future per il mercato?

“AmPrima PE Plus è una soluzione packaging che segue le linee guida Ceflex e la
cui riciclabilità è certificata da HTP Cyclos: permette quindi di rispettare i criteri di circolarità che diventeranno obbligo di legge. I vantaggi principali sono: preservazione del caffè e del suo aroma, riduzione dell’impatto ambientale e relativa tassazione ecologica, soluzione semplificata e standardizzata, ampiamente testata su diverse applicazioni caffè, incluse quelle che necessitano di valvola.”

Di che monomateriale parliamo? Da cosa è composto?

“Si tratta di un poliaccoppiato composto da film di polietilene con caratteristiche particolari, che permettono di preservare il prodotto e la sua shelf life e che stato ingegnerizzato per poter essere utilizzato efficientemente sulle macchine confezionatrici. Abbiamo ridotto qualsiasi eccesso di plastica utilizzando soltanto due strati di polietilene; in questo modo i peso dell’imballo è ridotto e questo porta benefici in termini di emissioni di CO2, minore quantità di plastica da processare e anche tariffe Conai in Italia (e similari in altri paesi Europei, le cosiddette EPR fees e plastic tax) inferiori rispetto a quelle applicate agli imballaggi tradizionali.

Inoltre, ai clienti che lo desiderano offriamo la possibilità di includere una elevata
percentuale di resina riciclata.”

Dove si getta questo imballaggio?

“Laddove la raccolta differenziata è presente, ovvero in moltissimi comuni italiani, il
consumatore dovrà smaltire l’imballaggio con la plastica; sarà il centro di smistamento a separare questo imballaggio dagli altri (esempio bottiglie PET, poliaccoppiati standard etc) e mandarlo agli impianti di riciclo. Gli impianti di smistamento e riciclo al momento sono sottodimensionati, ma è il percorso da seguire d’ora innanzi.”

In che modo siete riusciti a preservare la qualità del prodotto imballato?

“Garantire proprietà di barriera idonee al mantenimento della shelf life del caffè e preservarne l’aroma nel tempo è stato criterio fondamentale fin dall’inizio dello sviluppo, e ci siamo riusciti utilizzando tecnologie di coating barriera che nel contempo permettono di minimizzare il peso di sostanze addizionali al polietilene restando ampiamente nei limiti delle linee guida Ceflex.”

Quanti anni di ricerca ci sono voluti per ottenere questo risultato?

“Lo sviluppo di AmPrima PE Plus ha tratto vantaggio da tecnologie già presenti in
Amcor, estendendole l’utilizzo sull’applicazione packaging per caffè; una fase
importante a cui abbiamo voluto dedicare del tempo dopo lo screening delle diverse
opzioni è quella dell’industrializzazione, infatti prima del lancio sul mercato abbiamo
condotto test su oltre 50 macchine confezionatrici di diverse tipologie.

Soltanto quest’ultima fase ha compostato circa un anno di lavoro ed ha tratto vantaggio dal
supporto di diversi costruttori di queste macchine.”

Ora il lancio di AmPrima negli store in Svezia, quando avverrà in Italia e quali sono i prossimi Paesi che saranno coinvolti nella sperimentazione?

“In realtà quello in Svezia non è stato il primo lancio sul mercato: da diversi mesi i
consumatori trovano AmPrima PE Plus sugli scaffali dei supermercati inglesi, mentre altri nostri clienti lo stanno introducendo in BeNeLux e Norvegia.

Complessivamente ad oggi siamo in fase di test con una trentina di clienti in Europa e anche in Italia c’è attività anche se occorre rilevare che nel nostro paese notiamo che i torrefattori si stanno attivando con un po’ di ritardo rispetto ad altri Paesi.

Per concludere, vorrei puntualizzare che questa soluzione mono-polietilene fa parte
della piattaforma AmPrima che include anche soluzioni mono-polipropilene, attualmente in fase avanzata di sviluppo; questo per rispondere alla domanda del mercato che in certi paesi evidenzia una preferenza per questo polimero.”

Massimo Zanetti: “Sono io l’uomo che ha messo Ayrton Senna al volante di una F.1”

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Ayrton Senna zanetti
Massimo Zanetti è sempre stato molto vicino ad Ayrton Senna, non soltanto come sponsor

Massimo Zanetti, proprietario della Massimo Zanetti Beverage Group, rivela il suo contributo al mondo dello sport, in particolare della Formula1, e il suo legame con il pilota Ayrton Senna, considerato come un “fratello minore”. Leggiamo di seguito parte dell’intervista di Umberto Zapelloni per il blog online Top Speed.

Massimo Zanetti e la Formula 1

MILANO – Massimo Zanetti è il re del caffè e sullo sport italiano ha l’effetto di una bevanda energizzante…. Quando gli abbiano chiesto da che sport voleva cominciare a raccontarsi  però non ha avuto dubbi: dalla Formula1.

Sarà perché da ragazzo correva in moto, sarà perché pensare alle monoposto lo riporta indietro nel tempo, ma quando ha detto “Formula1, perché ho una grande onore: sono l’uomo che ha messo in macchina Ayrton Senna” è sembrato di vedergli brillare gli occhi. Per lui Formula 1 significa soprattutto Ayrton Senna, un pilota diventato un amico, anzi “un fratello minore”.

Chi non ricorda la Toleman bianca con cui Senna si presentò al mondo nel Gran premio di Monte Carlo del 1984? Aveva un’enorme scritta Segafredo, con l’inconfondibile S rossa, sulla carrozzeria, appena sotto l’abitacolo, appena sopra un altro marchio italiano diventato celebre in quegli anni, Candy.

Segafredo non ha mai abbandonato Ayrton, seguendolo anche in McLaren e poi nell’ultimo anno in Williams. Zanetti era a Imola in quel primo maggio del 1994, un giorno che non dimenticherà mai.

Ma partiamo dall’inizio. “Io in Formula 1 sponsorizzavo la Theodore con Johnny Cecotto e Roberto Guerrero. Ad un certo punto la squadra che era di proprietà di un  signore di Macao fallisce e non arriva neppure a fine campionato. Cecotto era un amico e mi chiese di aiutarlo andare alla Brabham sponsorizzata dalla Parmalat di Tanzi. Io parlai con Tanzi che però aveva un debole per Patrese e mise lui in macchina. Allora la Formula 1 era molto più ruspante di oggi… Mi chiama Ecclestone e vado a casa sua a Londra per cercare di trovare un posto a Cecotto e lui mi dice: guarda io ti sistemo Cecotto alla Toleman, ma tu mi devi far correre un ragazzino di 17 anni che è un’ira di Dio e qui in Inghilterra sta vincendo tutto: quel ragazzino era Ayrton”.

Da quella stretta di mano è nata un’altra storia. “Io mi sono affezionato a lui e lui a me. Mi chiedeva consigli su tutto. Mi ricordo un giorno a Melbourne. Io ero andato da solo in un prato a vedere una curva. Dopo un po’ mi arriva lui e comincia a parlarmi della sua fidanzatina che voleva lui rinunciasse a correre per restare con lei in Inghilterra. Io gli disse: Ayrton tu hai fatto una scelta, devi pensare alla tua vita: Poi gli ho detto una cosa un po’ cattiva nei confronti delle signore: guarda che di donne ce ne sono tante. E lui ha continuato a correre ed è diventato quel che è diventato”.

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In Vietnam, tra super caffè resilienti e robusta specialty

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robusta Brasile
Una pianta di coffea canephora (credits - Wouter Hagens - Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1890101)

MILANO – Robusta come gli arabica. La borsa di Londra è volata ieri a un nuovo massimo storico di 2.488 dollari superando, in corso di contrattazione, la soglia dei 2.500 dollari. E stando agli indicatori statistici Ico, una libbra di caffè robusta costa oggi quanto una libbra di arabica naturali brasiliani due anni e mezzo fa.

L’impennata dei prezzi della varietà meno pregiata contribuirà sicuramente a rilanciare gli investimenti dei produttori del Vietnam, che in questi ultimi anni hanno dirottato parte delle loro risorse su colture più remunerative, come il durian o il frutto della passione.

Non che per il caffè sia andata male, anzi. Nel 2022, l’export vietnamita ha raggiunto un valore record di 4 miliardi di dollari: il 30% in più rispetto al 2021.

La domanda di robusta è in crescita, a fronte della minore produzione di arabica e della maggiore domanda di miscele economiche indotta dalla crisi e dal caro prezzi.

Ma robusta non è necessariamente sinonimo di caffè di qualità inferiore, a basso costo. Da tempo infatti si parla di valorizzazione di questa varietà, anche in chiave specialty, sebbene il tema rimanga controverso, anche per ragioni oggettive.

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Modbar main sponsor di In City Golf a Trieste, 19-20/05

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modbar trieste
Modbar, il sistema modulare under counter per l’estrazione del caffè espresso (immagine concessa)

TRIESTE – Modbar, il rivoluzionario sistema modulare under counter per l’estrazione del caffè espresso annuncia la propria presenza come main sponsor all’evento In City Golf, che si terrà a Trieste il 19 e 20 maggio 2023. In City Golf porta un campo da golf di 18 buche proprio nel cuore della città, con l’obiettivo di promuovere Trieste e ospitare i suoi partner in modo unico, anche per chi non è mai stato a contatto con questo sport.

Modbar sponsor di In City Golf

Modbar presenzia come partner principale all’interno dell’evento, con i suoi prodotti di grande design e qualità, per offrire un’esperienza di caffè unica nel suo genere.

Grazie alla sua prerogativa di macchina da caffè sottobanco, che semplifica la relazione barista/cliente, Modbar sarà presente con 3 postazioni all’interno del percorso delle 18 buche cittadine, per offrire un caffè di qualità in partnership con le torrefazioni: Aqua e Polveri, Antica Tostatura Triestina, Bloom Caffè.

Inoltre domenica 20, durante la cena di gala a conclusione dell’evento presso la Villa Tripcovich, Modbar offrirà una selezione di cocktail a base di caffè in collaborazione con Aqua e Polveri.

Clicca qui per scoprire il programma completo.

Nel bar Domm di Milano il caffè costa 1 euro ed è gratis per chi conosce il dialetto

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Una tazzina di caffè espresso (immagine: Pixabay)

Domm è conosciuto ormai come il bar del dialetto milanese. Roberto Vavassori scrive ogni giorno sulla lavagnetta del locale una parola in dialetto e, a chi ne indovina il significato, viene offerto una tazzina di espresso. Un’iniziativa decisamente originale che viene accompagnata da un listino di prezzi accessibile a tutti: il caffè si paga ancora 1 euro. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul quotidiano Il Corriere della Sera.

Il bar Domm di Milano

MILANO – È un piccolo bar, il bar del dialetto milanese. Quindi una riserva linguistica nella global city che non parla più come mangia: sushi e fast food e meno oss büs, ma la schiscia resiste. Dopo l’Expo anche l’italiano sembra un po’ ex. Va così: green, housing, week, smart, call, meeting, hub, brand, writing, Mind, fashion, design e “uè, ma i milanesi di Milano-Milano ci sono ancora?”.

Presente anglofono, passato afono e i campanili suonano incerti. Non immune allo spirito del tempo l’assessora comunale allo Sviluppo economico e al Lavoro, la vicentina Alessia Cappello, che ha lanciato il progetto Mentorship Milano per favorire l’incontro tra donne in carriera e ragazze aspiranti manager, un percorso di empowerment femminile, un’alleanza contro il gender gap. Te capì?

Non ha piantato una tenda, Roberto Vavassori, per protestare contro il caro-british, però nel 2013 ha rilevato un bar in via San Marco 23 rimanendo fedele al nome: Domm, Duomo. Una dichiarazione d’intenti, l’insegna che insegna il vernacolo nel quartiere chic di Brera, all’angolo con via della Moscova. Come? “Giocando — spiega il Roby, 57 anni —. Ogni giorno, appena apro, scrivo sulla lavagnetta una parola in dialetto: chi ne indovina il significato vince un caffè. Un’idea ispirata anche dalla storica cliente Paola Cavanna, che scrive poesie in dialetto e che lo insegna”.

Che sia un bar controcorrente, nella carissima Milano del centro, lo dimostrano pure i prezzi. Qui il caffè costa ancora un euro e se ne servono quasi 200 al dì. “So che diversi colleghi l’hanno rincarato di 10 o 20 centesimi, e posso capirli in tempi di inflazione, ma il caffè garantisce ancora una discreta marginalità. In fin dei conti è anche un rito sociale, una pausa dal lavoro, una scusa per darsi appuntamento: meglio non speculare sui riti — riflette il proprietario —. La gente ha apprezzato e mi fa i complimenti”.

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