mercoledì 03 Dicembre 2025
Home Blog Pagina 764

Nasce il Tè Itinerante: il progetto per scoprire le bellezze culturali dell’Italia

0
tè itinerante progetto
Il logo di Tè Itinerante

MILANO – Nato dalla passione di Fabiola Marchet e Dominique Dellisanti per il table styling, il Tè Itinerante è il nuovo modo di organizzare un teatime rilassante con stile, in luoghi sempre nuovi e interessanti. La formula prevede infatti di sorseggiare una tazza di tè fumante in luoghi depositari di storia e cultura, per godersi e allo stesso tempo valorizzare scenari suggestivi e insoliti scorci delle città.

Il progetto Tè Itinerante

Ogni appuntamento del Tè Itinerante, documentato sulle pagine social del progetto (Instagram: @te_itinerante, Facebook: @teitinerante), fornisce una miniera di spunti creativi, culturali e pratici, a chi vuole organizzare un teatime originale, per stupire gli ospiti con stile. Per enti locali, associazioni, strutture turistiche rappresenta una formula innovativa per promuovere i luoghi culturali sul territorio, in modo inclusivo e socializzante.

Conosciuto in tutto il mondo, il tè delle cinque è una delle tradizioni più importanti della cultura britannica. Momento quotidiano intimo e socializzante, risale all’Ottocento. Lungi dall’essere un rito nostalgico, è ancora oggi un modo per rilassarsi con stile. Un piacere quotidiano che genera vibrazioni positive, sconosciute in altri momenti conviviali. Così peculiari da far nascere l’anno scorso, in Italia, il progetto del Tè Itinerante, diventato rapidamente un punto di riferimento per gli amanti del tè, per ora a Milano.

In ogni appuntamento del Tè Itinerante, Fabiola e Dominique creano un’esperienza sensoriale che unisce relax, bellezza e storia. Le due creatrici organizzano infatti un set da tè studiato nei minimi particolari, in un luogo di interesse storico-artistico, comprensivo di torta gioiello ed elementi decorativi raffinati.

La novità dell’esperienza sta nel coniugare il tè con la cultura, ambientando questi appuntamenti in cornici speciali come parchi, ville, castelli, aree archeologiche, musei.

“In questa serie di appuntamenti creativi raccontiamo la storia del luogo che ci ospita” spiegano Dominique e Fabiola. “I benefici? Promuovere il piacere dell’arte, favorire il gusto estetico, sviluppando nel contempo quella sensibilità che ci permette di cogliere il senso più vero e profondo dello stare insieme.”

Riguardo i creatori del progetto

Fabiola Marchet è content creator specializzata in bon ton e tablestyling, autrice di libri e creatrice di Atelier della Tavola. Vive e lavora a Milano.

Dominique Dellisanti è interior designer e progettista di eventi. Ama esaltare l’armonia e l’eleganza che da sempre ispirano ogni suo intervento. Vive tra la Puglia e Milano.

Mister Coffee Bistrò, a Bologna: “Proposta specialty solo dai 4€, l’obiettivo: aprire in tutta Italia”

0
Vladimir, il Mister Coffee (foto concessa)

MILANO – Lo specialty coffee – caffè di qualità che supera gli 80 punti secondo lo standard SCA – non è un prodotto così tanto di nicchia anche in Italia: tra i locali che hanno puntato tutto su questa materia prima, Mister Coffee Bistrò a Bologna è in prima linea grazie all’impegno e alla passione di Vladimir, giovane professionista che ha l’ambizione di fare la differenza in questo settore.

Dietro al bancone da quando aveva 16 anni, con una prima esperienza durante la scuola al Cafè de la paix, dal mondo della mixology ha scelto di seguire la sua vocazione verso il mestiere del barista seguendo corsi di formazione per la caffetteria, l’ingresso nel mondo SCA Italy. Il resto, è storia.

Mister Coffee: come mai lo specialty?

“Dopo aver frequentato diversi corsi e fatto formazione, ho capito che il potenziale per la professione barista era tanto: è un lavoro che viene preso troppo alla leggera e io invece ho voluto approfondirlo.

Così a mia volta ho fatto capire alla clientela cosa c’è dietro la tazzina. Allo specialty sono arrivato successivamente all’apertura in via Ugo Bassi del mio primo locale. Fino a quel momento avevo vissuto un po’ con il pregiudizio rispetto a questa filosofia, poi ho conosciuto persone inserite nella Specialty coffee Association e mi sono ricreduto: mi sono iscritto e ho seguito i corsi con Polojaz, Cremone, di barista e brewing.

Ho seguito anche i corsi in Simonelli Group, di brewing, green coffee, barista e sensory: si è aperto così un altro mondo. Da lì, attraverso diverse conoscenze tra Lauro Fioretti e Dario Ciarlantini, si sono instaurati dei bei rapporti che mi hanno portato al punto di acquistare lo specialty per il mio locale: ho scelto per Mister Coffee più prodotti differenti.

Gli specialty da Mister Coffee Bistrò (foto concessa)

Una scelta che avevo attuato già da quando ero in via Ugo Bassi con il marchio Vladimir Mister Coffee e poi spostandomi in Mister Coffee Bistrò, che porto avanti con la mia compagna Patrizia allargandoci al settore food. Attualmente serviamo 10 caffè provenienti dall’America Latina e dall’Africa (Colombia, Nicaragua, Indonesia, Giamaica, Ethiopia, Kenya, Burundi, Rwanda), e ho instaurato contatti diretti con i farmer.

Mi appoggio a delle aziende locali per la torrefazione: con la mia Ikawa assaggio prima i campioni e una volta che li selezionati, li faccio arrivare al mio torrefattore di fiducia che si occupa di prepararli seguendo le mie indicazioni. Collaboro molto spesso con Pacamara Coffee Lab di Arezzo. “

Pairing food: da Mister Coffee avete pensato di accostare caffè e cibo?

Il dolce al caffè specialty (foto concessa)

“Abbiamo pensato ad un abbinamento più classico che piace a tutti: prepariamo il tiramisù fatto al momento servito insieme al caffè che il cliente ha ordinato. Questo è il nostro tentativo fino ad ora.”

E i prezzi?

“Si parte da un euro e 30 sino ad arrivare agli 8 euro per il filtro: le cifre variano in base al tipo di caffè che servo. Ovviamente proponendo specialty esclusivamente dai 4 euro. Nessuno si è mai lamentato, perché c’è una storia dietro la bevanda e il cliente viene seguito dall’inizio sino alla fine dell’assaggio. Tutto è raccontato, dal processo al raccolto. A fine degustazione il cliente ha compreso lo studio che esiste alle spalle di quella tazza. L’unica difficoltà che abbiamo riscontrato è rispetto al macchiato che facciamo pagare 10 centesimi in più.

Dentro Mister Coffee Bistrò (foto concessa)

Le cose però anche su questo aspetto stanno cambiando e vedo che c’è più interesse tra la gente. Un esempio recente: ho servito un’Arabica non specialty, servendomi dell’impianto BWT di osmosi inversa. Spiegandolo al cliente, lui stesso mi ha risposto: “Lo so perché ho lo stesso sistema a casa”. Mi si sono illuminati gli occhi. C’è quindi speranza nel cambiamento nella gente.

I giovani poi tendono a farsi raccontare di più sulle novità come il filtro, rispetto al classico bevitore di espresso. È più facile catturare la loro attenzione su questo tipo di prodotto. La maggior parte dei filtrati di Mister Coffee vengono ordinati da loro. È vero che ancora siamo molto indietro, ma pian piano si arriva al risultato, anche superando l’abitudine della tradizione. Devo dire poi che aiuta il fatto che mi confronto soprattutto con gli stranieri e per questo tendo a preparare l’ultimo cappuccino alle 5.59. Continuo oltre l’orario classico della colazione con il caffè e adesso che è inverno, vendo paradossalmente di più l’espresso, mentre quest’estate più il filtro.”

Che macchinari avete scelto per Mister Coffee?

“Abbiamo diversi strumenti: un macinino Mazzer standard per la drogheria e per le due miscele che uso di più uso un Mythos My75. Inoltre ho appena acquistare un PureQ tamper con cui ottengo sempre un’estrazione perfetta. Per il resto, mi avvalgo degli Eureka Mignon (ne ho una ventina). Per filtro, Arabica e specialty, uso l’Eureka Atom. Infine, possiedo anche due Eagle Maverick di Victoria Arduino.”

È contento della scelta?

All'entrata di Mister Coffee Bistrò (foto concessa)
All’entrata di Mister Coffee Bistrò (foto concessa)

“Sì assolutamente e andrò avanti convinto su questa strada. Sarà la rivoluzione: il fatto che stanno nascendo delle piccole caffetterie specialty è sinonimo del fatto che oggi ci si vuole rifare al modello Starbucks, però offrendo più qualità. La catena ci ha indubbiamente fornito le fondamenta per evolverci nei coffee shops specialty. Anche le persone hanno voglia di sperimentare cose nuove: proprio per questo ho intenzione di aprire una scuola al piano di sotto di Mister Coffee.

E ho in cantiere anche altri progetti futuri: aprire un Mister Coffee in ogni città d’Italia e poi all’estero. Una catena di caffetterie gestite da me: mi confronto quotidianamente con persone che arrivano da ogni parte del mondo e che si congratulano per il prodotto servito nel mio locale, quindi posso affermare che il mio format funziona e mi fa pensare di poter esser più ambizioso ancora. Ho messo già gli occhi su una location particolare a Bologna, che è più grande di quella attuale (130 metri quadri).

Ora ho due dipendenti e una stagista da Mister Coffee e per ora ci bastano: mi sono occupato io della loro formazione. Molti ancora lo prendono come un lavoro per potersi pagare l’affitto, senza esser spinti da una particolare passione o dalla voglia di fare questo mestiere. Nella mia caffetteria invece pretendo che ci sia un minimo di interesse per stare dietro al bancone.

La nostra è una professione difficile, non tanto per quanto riguarda lo studio che è solo una questione di applicazione, ma piuttosto per il desiderio di servire i clienti con il sorriso dal momento in cui si apre la mattina a quando si chiude la sera. Avviare una caffetteria significa avere prodotti di qualità, freschi, conoscere la composizione delle proprie miscele, saperle estrarre.”

 

ManpowerGroup, convegno sulla mancanza di personale nell’horeca: “Subito un cambio di mentalità così da attirare i giovani lavoratori”

0
L'incontro organizzato da ManpowerGroup
L'incontro organizzato da ManpowerGroup

MILANO – Continua la serie di appuntamenti legati al mondo dell’horeca, organizzati da ManpowerGroup. L’ultima round table ha visto coinvolti i professionisti del settore e anche scuole di formazione, piemontesi, lombarde, toscane, siciliane e laziali, per un totale di 20 istituti alberghieri e circa 2.000 studenti collegati online.

I relatori che hanno contribuito con le loro testimonianze alla tavola di discussione sono stati: Ilaria D’Aquila, People & Culture Director ManpowerGroup, Costabile Giordano, Chief Human Resources Officer HNH Hospitality, Roberta Di Lernia, Direttore del Personale Elior, Luca Sartelli, Direttore del Personale e Organizzazione Cirfood, Sonia Re Direttore Generale APCI “Associazione Professionale Cuochi Italiani”.

Da Colorno a Parma, in video, si è inserita: ALMA La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, così come Angelo Fanton Direttore dell’Associazione CIBO FUTURO e da Roma live dalle cucine di ELIS in piena Gara Gastronomica fra gli studenti dell’ultimo corso; Mattia Cicognani, docente, professionista nel settore e autore del libro “Ospitalità. A way of life”.

Riportiamo i punti salienti dell’evento.

Sulla penuria di personale ha fatto una panoramica generale Ilaria D’Aquila, People & Culture Director ManpowerGroup:

“Guardando l’ultimo report di Union Age di ManpowerGroup ci sono tendenze legate a chi cerca lavoro e a come lo sta cercando. Secondo i dati a livello globale, della popolazione afferente a queste due categorie, circa il 30% di persone hanno bisogno di trovare un miglior work balance, e il 33% degli intervistati cambierebbe ruolo per avere questo equilibrio. La stabilità occupazionale per l’19% è importante. Un 11% vuole invece un impiego che sia in linea con le proprie passioni.

C’è un elemento di shifting demografics legato all’arrivo della generazione Z necessariamente diversa da quella con cui si interagiva prima. Ci sono soluzioni: il lavoro di formazione, per creare nuovi professionisti che possono entrare nel settore è fondamentale anche per le organizzazioni, che devono crederci. Bisogna investire del tempo per preparare il personale dal punto di vista tecnico e di accoglienza dei clienti.

Le imprese devono cambiare mentalità: di fronte alla mancanza di candidati, si devono trovare nuove modalità per far restare le persone già impiegate, creare ambienti lavorativi di benessere fisici e mentali (un altro trend che il Covid ha accelerato), sforzarsi nel trovare una buona composizione di cicli di orari.

Noi dobbiamo essere degli agenti di cambiamento per strutturare politiche di talent acquisition. Dobbiamo lavorare sul tema passione, perché questo è un mestiere che ne richiede tanta, così come di dedizione e costanza. Bisogna insistere sui temi cari alla generazione z, molto sensibile al climate change.

Oggi in Italia il talent shortage è un trend globale che coinvolge tutti i settori, si tratta di un cambiamento sociale che dobbiamo invertire senza accettarlo passivamente, strutturando politiche aziendali.

Gli Istituti rappresentano il futuro, quello che farà la differenza sul loro ingresso in questo settore è il valore che vorranno portarvi all’interno: come ci si forma, come si cresce”.

Dagli alberghi alla ristorazione collettiva: Roberta di Lernia

Una realtà che è cambiata molto: “La ristorazione collettiva ha subito una trasformazione determinata da diversi eventi, dalla pandemia ai costi energetici e dell’aumento della materia prima. Tirando le somme di questi ultimi 3-4 anni, due fattori sono emersi: la riduzione del numero dei locali per la ristorazione commerciale e la diminuzione in quella collettiva dell’erogazione del numero pasti.

La spesa per i consumi fuori casa è però aumentata: ciò significa che siamo passati dall’intendere il mangiare come un bisogno primario al preferire ciò che è sia buono sia sostenibile dal punto di vista economico e sociale. Come possiamo fare la differenza? Migliorando ulteriormente la qualità del cibo che viene prodotto, inventando anche dei servizi e dei format per cucire un vestito come vuole il cliente.”

Luca Sartelli ha parlato per Cirfood sull’importanza di essere innovativi, mission per cui hanno creato un hub dedicato alla ricerca tecnologica, per adempiere al compito principale del nutrire: una responsabilità verso i clienti e le future generazioni. Focus quindi sull’intelligenza artificiale, che coinvolgerà anche questo settore e di cui non si deve aver paura. “È il valore che noi attribuiremo a queste innovazioni che farà la differenza.”

Per tornare ad essere attrattivi per i giovani, l’idea messa in atto da Cirfood è la costruzione di percorsi di carriera: oggi i ragazzi vogliono fare esperienze che siano un punto di partenza per quelle che verranno dopo. Da questa tendenza si può lavorare sviluppando internamente delle academy che permettano di acquisire competenze da spendere all’interno della stessa impresa e diventare anche manager, impiegando varie competenze da quelle tecniche a quelle imprenditoriali.

Sonia Re: i cuochi supereroi e mediatici, bravi anche come attori. Com’è il nuovo cuoco di oggi?

“Oggi ci sono tantissime attività e sbocchi per il cuoco: chi lo vuole diventarlo, deve capire quale sarà la propria specializzazione. Essere cuoco in un’azienda e fare ricerca e sviluppo è diverso dal farlo in una struttura alberghiera o dall’essere docente nelle scuole professionali. Come fare? La televisione ha aiutato a rendere glamour il nostro settore, molto televisivo, ma d’altra parte ha impedito di trovare un equilibrio. La professione del cuoco è molto faticosa.

La prima domanda da porsi quindi è: ho la predisposizione al sacrificio? Che non è una brutta parola, perché porta poi ad avere risultati e soddisfazione. Anni fa il cuoco lavorava in clima di tirannia ed era sicuramente sbagliato. Oggi i giovani sono come figli per lo chef: se parliamo di sostenibilità umana, perché è su questo che si gioca davvero la scelta dei ragazzi, il primo punto sui cui agire è il sacrificio che porterà a grandi possibilità future.”

Lo chef di oggi Federico Trobbiani quante opportunità dà questo mestiere? Rigore e disciplina con la modernità dei media

“Tantissimi, se fatto con passione e intelligenza, apre molti sbocchi nella vita. Non soltanto nella cucina, ma anche nel privato, si vive tutto in maniera differente. Ho avuto la possibilità oltre di avere un ristorante di vivere nel mondo dello spettacolo: due mondi completamente differenti.”

Alma, i professionisti del domani

Giacomo Bulo, responsabile della comunicazione, dalle cucine didattiche: “Alma è un anello di congiunzione per la formazione: i ragazzi quindi partono da zero. Si lavora la materia prima, conoscendola. È una sfida, fatta di numerosi tentativi ed errori.

Alma quest’anno compie 20 anni e rappresenta un punto di riferimento per la formazione di livello per l’ospitalità a tutto tondo: siamo partiti da 13 studenti sino a 14mila diplomati in un anno: la tradizione italiana è un’eccellenza che dev’essere trasferita nel tempo.

Il nostro tasso di occupazione arriva ad un 75% in Italia. I ragazzi approfondendo le loro radici storiche, sviluppano il desiderio di approfondirlo nella ragione in cui si trovano. L’estero dal punto di vista della gastronomia rappresenta ancora una tacca del percorso di crescita, ma l’Italia con la sua biodiversità rappresenta ancora il traino più importante per tutti i diplomati della scuola.

Conclude la round table di Manpower Group, con un interessante specchietto sulla Sicilia, il Professore Turrisi: la Regione come si sta muovendo per portare i giovani nel mondo della ristorazione?

“Dalla Sicilia partono alcuni driver positivi: attrazione di nuovi investimenti, attenzione più forte verso un processo di destagionalizzazione dei fenomeni turistici, cresce l’hotellerie di alta fascia con investimenti nel settore e nel rapporto con lo sport e grandi eventi. Un elemento peculiare del nostro territorio è la grande capacità di accogliere e ospitare. Penso che sotto questo aspetto i nostri giovani siciliani abbiano un vantaggio naturale. Gli investitori se ne stanno accorgendo: c’è un andamento in crescita del settore della ristorazione. I dati statistici su quello che accade nel 2023 rispetto al 2019, raccontano un interessante sviluppo.”

Robusta alle stelle: Londra ai massimi degli ultimi 15 anni

0
mercati del caffè robusta futures Eudr arabica esportazioni Brasile export prezzi borsa Vietnam meteo
Il logo dell'Ice

MILANO – Continua la corsa al rialzo dei robusta, che volano ai massimi degli ultimi 15 anni. Il contratto per scadenza luglio della borsa londinese ha guadagnato ieri, martedì 16 maggio, ulteriori 23 dollari chiudendo a 2.511 dollari. È la prima volta, dal giugno del 2011, che il benchmark viola la soglia psicologica dei 2.500 dollari a fine giornata.

Il massimo giornaliero è stato di 2.534 dollari: per trovare un valore intraday più elevato bisogna risalire nelle statistiche storiche, addirittura, al luglio del 2008.

Arretrano, invece, gli arabica, dopo il rally di lunedì. Il contratto per scadenza luglio della borsa newyorchese ha guadagnato il 3,5% (+655 punti) nella prima seduta della settimana terminando a 189,40 centesimi, massimo delle ultime 3 settimane, spinto al rialzo dal rafforzarsi del real brasiliano sul dollaro.

Ma nella sessione di ieri sono subentrate delle parziali prese di beneficio, favorite dal rivalutarsi del biglietto verde, che hanno riportato in territorio negativo il benchmark, che ha chiuso a 186,80 centesimi.

Tornando a Londra, i prezzi dei robusta sono soggetti a forti tensioni speculative, che si riflettono nella struttura di mercato inverso.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

Sandalj Trading Company ringrazia Edy Bieker per la sua dedizione alla qualità

0
bieker sandalj
Edy Bieker nel laboratorio Sandalj (immagine concessa)

TRIESTE – Dopo trentatré anni, due mesi e tre giorni ricchi di soddisfazioni e impegno Edy Bieker ha concluso in questi giorni il proprio percorso all’interno della Sandalj Trading Company SpA (ne abbiamo parlato qui). Da responsabile del reparto qualità a vicepresidente della storica azienda triestina importatrice di caffè crudo, termina così dopo quasi cinquant’anni una carriera nel mondo del chicco, fatta di dedizione alla qualità e alla divulgazione della cultura dell’espresso.

Una vita dedicata al caffè

Triestino, classe 1953, Edy Bieker è stato allievo di Luciano de Giovanni, uno dei massimi esperti di caffè del secolo scorso. Ha iniziato la carriera nel settore del caffè crudo nel 1976, entrando quindi nel 1990 a far parte della Sandalj Trading Company SpA.

sandalj bieker
Edy Bieker, Enrico Venuti e Maurizio Stocco (immagine concessa)

“Avevo conosciuto Edy nel 1983 – ricorda l’attuale presidente Enrico Venuti –. In quel periodo lavorava per un grosso importatore di Milano, io invece per Pacorini e facevamo i collaudi per il caffè destinato alle riserve delle forze armate. Dopo il mio ingresso in Sandalj nel 1988, il presidente Vincenzo Sandalj aveva iniziato a cercare un esperto di caffè per sviluppare il reparto qualità in azienda. Gli presentai Edy. Il resto è storia.”

Il percorso di Edy Bieker

Nel 2007 Bieker, che è anche un ex sergente istruttore degli incursori del battaglione San Marco, diventa uno dei primi formatori Authorized Scae Trainer in Italia, nel 2009 viene insignito dal Presidente della Repubblica del titolo di Maestro del Lavoro con stella al merito e nel 2014 del Lifetime Achievement Award dalla Specialty Coffee Association.

edy bieker
Ultimo CdA di Edy, assieme ad Enrico Venuti, Giovanni Tremonti, Theresa Sandalj e Maurizio Rossmann (immagine concessa)

Edy è stato artefice della creazione del celebre Cerrado Dulce della Sandalj. “È frutto di un viaggio in Brasile nel 1992 – ricorda Enrico Venuti –alla ricerca di nuovi caffè. Esploravamo il territorio con i contadini e facevamo le prove in espresso con una Baby Gaggia, una cosa fantascientifica per l’epoca!”.

È un periodo fertile di sviluppi e innovazione in Sandalj: il nuovo laboratorio, le Sandalj Blends, la SCAE. Edy diventa responsabile del reparto qualità, e assieme a Maurizio Stocco, protocollano la valutazione in espresso Sandalj. Con oltre tremila tazzine di espresso assaggiate all’anno per trentatré anni, si narra che a Edy oramai nelle vene scorra il caffè.

sandlaj
Una parte del team Sandalj in una foto del 2018 (immagine concessa)

Edy è stato anche cuore pulsante dell’Accademia del Caffè Sandalj, nata dalla voglia di Vinko di condividere con i clienti il vasto know-how dell’azienda. Bieker si rivela formatore nato, e condivide con passione e semplicità tutto il suo sapere, appassionando migliaia di operatori del settore, che ricordano i corsi della Sandalj con entusiasmo.

Come testimonia Theresa Sandalj, vicepresidente e azionista, “Il suo impegno e la sua passione hanno contribuito a far diventare la Sandalj un punto di riferimento nel settore. Sono certa che papà gli sia enormemente riconoscente per aver accompagnato me e l’azienda nel superare gli anni difficili dopo la sua scomparsa. Per questo, io gliene sarò per sempre infinitamente grata.”

bieker
Edy Bieker, Vinko ed Enrico Venuti (immagine concessa)

Edy Bieker lascia un’azienda solida, con radici nel passato ma ben proiettata nel futuro. Il suo storico reparto è cresciuto negli anni, con Maurizio, Paolo, Mauro, Marco, Tommaso, Federico e Francesca, che con orgoglio e dedizione portano avanti il suo progetto di qualità.

La scheda sintetica di Sandalj Trading Company

Sandalj Trading Company SpA ha sede a Trieste, uno dei maggiori porti europei del caffè, e svolge la propria attività nel settore dell’importazione ed esportazione del caffè verde, garantendo un servizio di eccellenza per qualità, varietà, ricerca e sviluppo dei prodotti.

Vending, Ivs Group: ricavi del 1° trimestre pari a 183,6 milioni, +99,1% rispetto al 2022

0
Ivs Group coffeecapp
Il logo Ivs group

PRINCIPATO DEL LUSSEMBURGO – Il Consiglio di amministrazione di Ivs Group S.A. (Milano: IVS.MI) si è riunito il 15 maggio 2023, sotto la presidenza di Paolo Covre, per esaminare ed approvare il resoconto intermedio di gestione del gruppo Ivs al 31 marzo 2023, di seguito sintetizzato.

Il consiglio ha inoltre deliberato di proporre alla prossima assemblea, prevista per il 27 giugno 2023, la distribuzione di un dividendo ordinario pari a euro 0,11 per azione (escluse le azioni proprie), per complessivi euro 10,0 milioni circa, da prelevarsi dalla riserva sovrapprezzo azioni (e dunque esente da trattenute fiscali per le persone fisiche in quanto non generata da utili dell’esercizio in corso o di esercizi precedenti), con data stacco 24 luglio, record-date 25 luglio e pagamento 26 luglio 2023.

Il consiglio ha inoltre cooptato un nuovo amministratore, nella persona del dottor Fabrizio Donegà che entrerà a fare parte del Comitato per le nomine e la remunerazione e del Comitato di controllo e rischi, una volta verificati i necessari requisiti di indipendenza.

Sintesi dei risultati al 31 marzo 2023

Fatturato consolidato pari a euro 183,6 milioni, in aumento del 99,1% rispetto a marzo 2022.

Ebitda pari a euro 27,1 milioni

Ebitda Adjusted  euro 28,1 milioni, +64,8%

Ebit Adjusted pari a euro 8,7 milioni (+212,9%)

Utile netto consolidato pari a euro 3,0 milioni. Utile netto adjusted consolidato pari a euro 3,9 milioni (+413,7%).

Indebitamento finanziario netto pari a euro 402,9 milioni (inclusi euro 66,3 milioni da effetti IFRS16 su lease operativi) da euro 415,1 milioni a fine 2022.

Andamento della gestione

Il fatturato consolidato del 1° trimestre 2023 ammonta a euro 183,6 milioni, +99,1% rispetto ai euro 92,2 milioni del 1° trimestre 2022, che non includeva ancora le attività entrate nel gruppo a luglio 2022, a seguito della business combination con i Gruppi Liomatic e Ge.Sa.- Vendomat.

In base alla nuova suddivisione delle attività del Gruppo, i settori operativi hanno riportato il seguente andamenti dei ricavi (prima delle elisioni intra gruppo):

  • attività di gestione vending (che include i settori operativi vending di Italia, Francia, Spagna e Altri paesi europei): ricavi per euro 142,7 milioni, +61,1% rispetto a euro 88,6 milioni al 31 marzo 2022 e più precisamente: (i) Italia (euro 118,2 milioni, +66%), (ii) Francia (euro 12,5 milioni, +26,6%), (iii) Spagna (euro 9,0 milioni, +30,7%) e (iv) altri mercati Europa (euro 3,0 milioni, +379,8%). Nell’Italia confluiscono la maggior parte delle attività vending di Liomatic e tutte quelle del Gruppo GeSA-Vendomat; la Francia mantiene sostanzialmente il precedente perimetro di Ivs Group; nella Spagna entrano anche le attività locali di Liomatic; negli altri mercati europei, oltre alle preesistenti attività svizzere e polacche di Ivs, entrano le attività in Germania, Portogallo e San Marino di Liomatic.
  • attività di rivendita: ricavi per euro 35,4 Si tratta di un settore non presente nel perimetro ante business combination. Attraverso le attività acquisite, il gruppo è diventato leader in Italia anche in questo importante segmento di mercato.
  • attività nel settore horeca: ricavi per euro 4,0 milioni. Anche in questo caso si tratta di un settore sostanzialmente nuovo per Ivs Group, rappresentato prevalentemente da attività controllate da Liomatic (in Spagna) e da attività avviate dal IVS nel secondo semestre 2022
  • attività della divisione Coin: ricavi per euro 8,3 milioni (+41,5%), senza nuovi apporti dalla business combination, ma con l’acquisizione del Gruppo N-And (specializzata nella produzione e vendita di schermi touch principalmente destinati al settore del vending e alla ottimizzazione di user interface digitali), vede un aumento delle vendite in tutte le principali aree e la continua crescita della app di pagamento CoffeecApp (circa 1,3 milioni di utenti registrati e circa 000 utenti costantemente attivi).

Nel vending, il numero totale di erogazioni del gruppo al 31 marzo 2023 è stato pari a 261,3 milioni, +56,9% rispetto a 166,5 milioni per la sola Ivs Group ante business combination. Poiché lo spostamento di attività e personale tra filiali e società del gruppo (soprattutto sul mercato italiano) è già in corso da alcuni mesi, il confronto dell’apporto delle diverse aree – ante e post business combination – risulta poco significativo.

Il prezzo medio delle erogazioni (al netto dell’IVA) è stato pari a euro 51,03 centesimi, da euro 49,09 centesimi di Ivs Group (ante business combination) nell’analogo periodo 2022 (+4,0%). L’effettivo aumento dei prezzi in percentuale è in realtà stato superiore, ma il nuovo dato è mediato al ribasso dai prezzi di Liomatic e GeSA.

La politica di aumento dei prezzi di vendita continuerà a dispiegarsi a lungo sull’intera base di clientela

L’Ebitda reported, pari a euro 27,1 milioni, da circa euro 16,0 milioni di marzo 2022, è in aumento del 68,7%. L’Ebitda Adjusted consolidato è pari a euro 28,1 milioni, in aumento del 64,8% rispetto a euro 17,0 milioni di marzo 2022. I margini operativi delle diverse aree di business iniziano a riflettere gli effetti benefici attesi dalla business combination.

L’Ebit Adjusted consolidato sale a euro 8,7 milioni al 31 marzo 2023 (+212,9% da euro 2,8 milioni a marzo 2022), per l’aumento dell’Ebitda e nonostante la crescita anche degli ammortamenti, che riflettono soprattutto l’allocazione a specifiche attività ammortizzabili di parte del prezzo pagato e dell’avviamento emerso dalla business combination.

L’Utile netto consolidato a marzo 2023 è pari a euro 3,04 milioni (prima di euro 0,7 milioni di utili attribuibili alle minoranze), da euro 0,03 milioni del 2022. L’Utile netto adjusted al netto delle voci considerate non ricorrenti, è pari a euro 3,9 milioni, rispetto a euro 0,8 milioni di marzo 2022.

La Posizione finanziaria netta è negativa per euro 402,9 milioni (inclusi circa euro 66,3 milioni derivanti da contratti di affitto e leasing in base alle previsioni del principio IFRS 16), in miglioramento di circa 12,2 milioni rispetto a euro 415,1 milioni a fine 2022 (di cui euro 69,4 milioni per IFRS16).

Nel corso del 1°trimestre 2023 il gruppo Ivs ha generato un flusso di cassa operativo pari a euro 26,7 milioni (euro 8,4 milioni nel 1° trim.2022); i pagamenti per investimenti fissi netti sono stati pari a euro 13,0 milioni (euro 20,2 nel 1° tri. 2022). Il capitale circolante netto ha generato circa euro 2,2 milioni. In particolare, tra il circolante, i crediti IVA, attualmente pari a euro 16,8 milioni (non inclusi nel calcolo della posizione finanziaria netta), sono aumentati di euro 2,9 milioni rispetto ai 13,9 milioni a fine 2022 (nel periodo non sono stati ricevuti rimborsi o fatte cessioni pro-soluto di crediti IVA). Sono inclusi nella PFN gli interessi (circa euro 4,3 milioni) maturati dalla data di pagamento dell’ultima cedola (metà ottobre 2022) sulle obbligazioni con scadenza ottobre 2026.

Altri fatti di rilievo ed operazioni poste in essere dopo il 31 marzo 2023 e previsioni per l’esercizio

 Il 2023 rappresenterà il primo intero anno di Ivs Group nell’assetto e perimetro di business determinati dalla business combination iniziata a luglio 2022. L’unione delle risorse e delle competenze delle diverse aree del gruppo, finalizzato all’ottenimento di sinergie di costo e di ricavo, sta procedendo secondo i piani, che si proponevano il pieno raggiungimento dei benefici dell’integrazione in un periodo di circa 2 anni dall’operazione.

Lo scenario attuale, con alti livelli di inflazione, tensioni internazionali e il conseguente impatto sui consumi, ha influito solo marginalmente sulla ripresa dei volumi di vendita ai livelli ante Covid, rispetto alle previsioni di inizio 2022, ma rende ancor più preziose le ampie possibilità di miglioramenti all’interno del gruppo, possibili grazie alle sue più ampie dimensioni.

Sotto il profilo quantitativo, nel core business del vending si ritiene possibile raggiungere a fine 2023 il miliardo di erogazioni e un aumento dei margini in tutte le aree di business.

I dati di Ivs Group nel dettaglio

ivs

ivs

report vending

ivs

In Italia avviato il riciclo del 73,6% degli imballaggi di alluminio immessi sul mercato, 60.200 tonnellate

0
alluminio riciclo
Il riciclo dell'alluminio (immagine: Pixabay)

Nel 2022 in Italia è stato avviato a riciclo il 73,6% degli imballaggi in alluminio immessi sul mercato (ovvero 60.200 tonnellate). Il tasso di riciclo degli imballaggi in alluminio nel Bel Paese ha quindi già superato abbondantemente gli obiettivi al 2025 (50%) e al 2030 (60%). È quanto emerge dai risultati dell’assemblea annuale a Milano del Consorzio nazionale imballaggi alluminio (Cial). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.

Il riciclo di alluminio in Italia

ROMA – Il Consorzio nel 2022 contava 243 imprese consorziate, 430 operatori convenzionati, 246 piattaforme e 12 fonderie su tutto il territorio nazionale. Sono 5.547 i Comuni (il 70%) che collaborano con il Cial alla raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio, per 46,5 milioni di cittadini coinvolti (il 79% degli abitanti italiani serviti).

La quantità di imballaggi in alluminio immessa nel mercato italiano è di 81.800 tonnellate. Il recupero totale degli imballaggi in alluminio in Italia (quota di riciclo + quota di imballaggi avviati a recupero energetico) è di 63.600 tonnellate: 60.200 tonnellate al riciclo (73,6%) e 3.400 tonnellate al termovalorizzatore.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Il business del cioccolato in crescita: un mercato da quasi sei miliardi di euro

0
cioccolato parmigiano reggiano finlandia slovenia stampante 3d studio ritter comaschi cioccolatini colesterolo chocolate said svizzera cacao ecuador menopausa moda rizzi brussels modica consorzio chocolate molina dubai ernst knam angel choviva
La produzione di cioccolato (Pixabay License)

Il settore del cioccolato è in crescita sia nel mercato interno sia nelle esportazioni con l’Italia, in prima fila grazie alle startup che puntano sull’innovazione e sostenibilità. Mario Piccialuti, direttore generale Unione Italiana Food afferma che “il giro d’affari complessivo si attesta sui 5,9 miliardi di euro (+6,8%) ed è destinato a crescere sia in Italia sia nei Paesi che tradizionalmente importano le nostre eccellenze, quali Germania, Francia e Regno Unito”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano L’Espresso.

Il settore del cioccolato

MILANO – Tutti pazzi per il cioccolato. E non solo i golosi. L’ultimo in ordine di tempo a credere nelle potenzialità e nel business del cibo degli dei è stato il conduttore televisivo Fabio Fazio: assieme al socio Davide Petrini ha rilevato la Lavoratti 1938 di Varazze, la sua città nel Savonese, salvandola dalla crisi post-pandemia che aveva fermato la produzione. Dopo le tavolette di cioccolato firmate dal maestro pasticcere siciliano Corrado Assenza, arriveranno inusitate praline combinate alle stagionature di Parmigiano Reggiano grazie a un accordo con il relativo consorzio.

Numeri alla mano, sono proprio i cioccolatini sfusi, in sacchetti o in eleganti confezioni, a conquistare il podio delle vendite al dettaglio: “Con oltre 165 mila tonnellate vendute nel 2021 e incrementi che sfiorano il 20 per cento rispetto all’anno precedente, questa categoria merceologica rappresenta l’evoluzione del consumatore che cerca la novità, ma anche un prodotto con percentuali sempre più alte di cacao”, spiega Mario Piccialuti, direttore generale Unione Italiana Food: “Il giro d’affari complessivo si attesta sui 5,9 miliardi di euro (+6,8%) ed è destinato a crescere sia in Italia sia nei Paesi che tradizionalmente importano le nostre eccellenze, quali Germania, Francia e Regno Unito”.

Cibo confortevole per eccellenza, il cioccolato è diventato letteratura economica in questi tempi di crisi: per far fronte all’aumento del costo del cacao, la classica barretta ha perso un dentino.

“Oggi il cioccolato è una grande opportunità, come lo è stato negli anni Trenta per mio nonno Francesco che arrivò a Trieste da Timisoara”, racconta Riccardo Illy, presidente di Polo del Gusto. La sub-holding del gruppo Illy, che conta aziende alternative al caffè, ha in pancia Domori, fondata nel 1997 da Gianluca Franzoni: il marchio ha sviluppato il Progetto Criollo, che protegge la specie di cacao più rara al mondo. “Siamo associati a due piantagioni, una in Venezuela e l’altra in Ecuador. C’è una sola verità sul cioccolato che ogni coltivatore deve capire: la qualità del cacao dipende dalla genetica della pianta“.

La cittadella del cioccolato targata Illy è in fase di ultimazione a None, in Piemonte, sul sito dell’ex stabilimento Streglio, di cui sono stati conservati i macchinari. Ed è previsto un raddoppio a Londra, dove Domori nel 2019 ha acquisito Prestat – storico fornitore della casa reale, celebre per le sue praline ripiene, con flagship store a due passi da Piccadilly Circus – e nel 2022 Rococo Chocolates. L’obiettivo da qui a cinque anni? Superare i 50 milioni di euro di business e rafforzarsi in Francia.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Finlandia, rincari record per il gelato: 5€ a pallina (con un aumento di 0,50)

0
buvette gelati montecitorio
Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Il consumo del gelato, esattamente come quello del caffè, è ben radicato nella cultura finlandese (ne abbiamo parlato qui). Tuttavia, con l’arrivo dell’estate, i tipici chioschi del gelato ad Helsinki hanno aperto i battenti e il listino prezzi, come ha rilevato la testata Yle, ha riservato qualche sorpresa: 5 euro a pallina contro i 4,5 euro della scorsa stagione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale di Italia Oggi.

I consumi di gelato in Finlandia

HELSINKI – Nella fredda Finlandia i consumi di gelato sono storicamente elevati, anche perché il cono è sinonimo di estate e, per quanto sia breve nel Paese nordico, i cittadini amano celebrarla a dovere con questo prodotto sinonimo di caldo.

Quest’anno, però, l’appuntamento con il gelato sarà piuttosto salato: il costo di una dolce pausa, già piuttosto alto se paragonato ai livelli italiani, è salito ancora e la stampa finlandese si sta interrogando se una pallina di gelato a 5 euro potrà frenare i consumi.

E soprattutto se il rincaro quest’anno renderà il gelato meno accessibile: soddisfare il desiderio di un bambino non sarà a buon mercato. Il caro gelato nel paese nordico ha superato quello della Germania dove un cono con due palline costa all’incirca 5 euro.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Ecco il gelato Notte Bianca prodotto in Giappone: costa 6000 euro a porzione

0
buvette gelati montecitorio
Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Il gelato salato Notte Bianca, prodotto dall’azienda Cellato in Giappone, viene venduto al costo di 6000 euro a porzione. Gli ingredienti sono di altissima qualità: una base vellutata di latte arricchita con formaggio, parmigiano, tartufo bianco, olio al tartufo e
una foglia d’oro. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Il blog di Prosdocimi.

Il gelato Notte Bianca

MILANO – È in Giappone che l’azienda Cellato produce un dolce esclusivo e preziosissimo, capace di soddisfare solo i palati più raffinati. Si tratta del gelato salato Notte Bianca che, grazie al costo esorbitante di ben 6.000 euro a porzione, ha già al suo attivo un record da Guinness.

Cosa contiene questa preziosa delizia? Gli ingredienti sono di altissima qualità: una base vellutata di latte arricchita con formaggio, parmigiano, tartufo bianco, olio al tartufo e
una foglia d’oro. La presenza del porro sake e dei tuorli d’uovo, inoltre, garantisce un sapore unico e raffinato, così come l’aroma di ginjo, che la rende ancor più pregiata.

La confezione nera contiene anche un cucchiaino di metallo fatto a mano proveniente da templi e santuari, e dei tartufi bianchi italiani di Alba, in Piemonte.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui