martedì 02 Dicembre 2025
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Lavazza è il nuovo prestige sponsor del Torneo di tennis Rolex Shanghai Masters

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flagship shanghai lavazza
Il flagship store Lavazza a Shanghai (immagine concessa)

SHANGHAI – Da quest’anno Lavazza, azienda leader globale nel settore del caffè, è prestige sponsor di Rolex Shanghai Masters, unico master 1000 di tennis in Asia che si svolge a Shanghai dal 4 al 15 ottobre 2023. Grazie a questo accordo, che durerà fino al 2025, Lavazza in qualità di unico brand di caffè del torneo, porta l’autentica coffee experience italiana alle migliaia di appassionati presenti sugli spalti del torneo asiatico e prosegue il suo percorso di posizionamento in Cina: un mercato dalle grandi potenzialità e nel quale l’azienda è presente dal 2020 attraverso la joint venture con il partner locale Yum China, colosso della ristorazione nel Paese.

Lavazza prestige sponsor di Rolex Shanghai Masters

Con Rolex Shanghai Masters Lavazza continua il suo viaggio nel mondo del tennis, con cui condivide valori comuni quali tradizione, innovazione, ritualità, internazionalità, passione e anche, eccellenza e convivialità.

Da oltre dieci anni il brand torinese è infatti partner dei principali tornei di tennis del mondo. I mondi della racchetta e della tazzina Lavazza si sono infatti incontrati per la prima volta a Londra nel 2011.

Da allora, colpo dopo colpo, Lavazza è oggi riconosciuta e apprezzata come il caffè dei tennis lover. Dall’esordio sul verde dell’erba di Wimbledon nel 2011, le successive tappe sono state nel 2015 Roland Garros e US Open e, l’anno successivo, Australian Open. Infine, dal 2021 è anche Platinum Partner delle Nitto ATP Finals a Torino, città in cui l’azienda è nata e cresciuta.

Tra gli ambasciatori del marchio Lavazza presenti al Rolex Shanghai Masters c’è anche il talento italiano Jannik Sinner, oggi tra i primi tennisti al mondo.

La scheda sintetica di Lavazza

Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni.

Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 2,7 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse.

È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, e con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi. La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.

Il Gruppo Lavazza ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in Ricerca e Sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati.

Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione rivolta al tema della sostenibilità – economica, sociale e ambientale – considerata da sempre un riferimento per indirizzare la strategia aziendale.

“Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo Lavazza, che ha l’obiettivo di creare valore sostenibile per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.

Andrej Godina e Mauro Illiano presentano il libro “Caffè & vino – Due mondi una guida” a Firenze, il 05/10

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Il programma della presentazione del libro (immagine concessa)

FIRENZE – Giovedì 5 ottobre alle ore 16:00 presso l’Accademia del caffè espresso a Firenze avverrà la presentazione del nuovo libro di Andrej Godina e Mauro IllianoCaffè & vino – Due mondi una guida”, uno straordinario viaggio alla scoperta di due mondi incredibili: caffè e vino, bevande uniche ma ancora prima filiere agricole, storie di uomini e donne, intere famiglie e paesi, leggende millenarie, convivialità e gusto.

La presentazione del libro di Andrej Godina e Mauro Illiano

“Accademia del caffè espresso è lieta di ospitare la presentazione del libro ‘Caffè e Vino – due mondi una guida’, un’importante occasione per portare l’attenzione su due prodotti che hanno una lunga filiera alle spalle e richiedono conoscenza e consapevolezza” dichiarano dal centro culturale votato alla promozione del caffè espresso, sorto all’interno della vecchia fabbrica de La Marzocco a Pian di San Bartolo, poco fuori dal centro fiorentino.

C’è di più: “Per Accademia il caffè è al centro, e la sua missione è accorciare la filiera per avvicinare la materia prima al consumatore finale, rendendo il processo di lavorazione tracciabile e trasparente. Confrontare un prodotto già più conosciuto e apprezzato come il vino aiuta ad introdurre il pubblico ai temi legati alla qualità che vanno dal terroir passando dai processi di lavorazione fino alle modalità di degustazione.”

Il programma del pomeriggio di presentazione prevede alle ore 16 un caffè di benvenuto e la presentazione del libro insieme agli autori. Alle ore 17,30 la proiezione del documentario “Caffè e vino due mondi, un documentario” insieme al regista Vincenzo Lamagna e alle ore 19,00 chiusura con degustazione guidata di vino e caffè.

La partecipazione è ad ingresso libero ma è preferibile la registrazione cliccando qui

Il libro “Caffè & vino – Due mondi una guida”

A partire dalla storia e dalle origini – antichissime in entrambi casi – Andrej Godina e Mauro Illiano, caffesperto e trainer Sca il primo, caffesperto e giornalista enogastronomico il secondo, entrambi fini assaggiatori, curiosi, appassionati delle cose buone e della divulgazione della conoscenza di questi due straordinari mondi agricoli, ci conducono in questo lungo percorso dalla botanica alla degustazione.

Dopo l’omonimo documentario, che ha incontrato un ottimo favore di pubblico, gli autori ci accompagnano adesso lungo un bellissimo viaggio cartaceo: dieci capitoli “doppi” – uno per caffè, uno per il vino tutti ampiamente illustrati e corredati di mappe e infografiche – che sono dieci tappe nella storia e nella filiera dei due prodotti, due mondi diversissimi per provenienze, tradizione, cultura ma anche molto molto simili, con tanti punti di contatto e contaminazione.

Entrambe bevande di convivialità, conosciute e consumate in tutto il mondo, con alle spalle una nutrita schiera di appassionati, esperti, produttori, due frutti della terra capaci di regalare sensazioni straordinarie.

Chiaramente il vino parte avvantaggiato per storia e tradizione ma il caffè, con la sua incredibile complessità aromatica, la varietà di metodi di preparazione, la versatilità, la trasversalità può davvero aspirare a raggiungere il primo, aprendosi degustazioni e studi sempre più approfonditi.

“Il caffè è una delle bevande più bevute al mondo mentre il vino accompagna la nostra società da millenni – dichiara Andrej Godina. Entrambe le bevande provengono da un frutto e sono in grado di farci vivere un’esperienza sensoriale che racconta storie di paesi tropicali e di regioni montagnose impervie dove il caffè cresce fino ai 2.500 m di altitudine, mentre il vino ci riporta un racconto di territori vicini, di visite in cantina e magari di vendemmie fatte a casa con i parenti”.

Andrej Godina: “Il libro “Caffè & vino” mette in parallelo due filiere che fanno parte della nostra cultura e della nostra vita quotidiana attraverso il racconto della botanica, dei territori di coltivazione, delle tecniche di coltivazione e di raccolta dei frutti, dei processi di lavorazione e di trasformazione e della loro degustazione. Questo libro è in grado di cambiare nel lettore la conoscenza della filiera delle due bevande rendendo più consapevoli tutti coloro che vogliono saperne di più, in particolare sul caffè che rispetto al vino manca di una vera cultura diffusa.”

La guida è un’occasione per approfondire e diffondere la conoscenza delle due filiere scoprendo che c’è tanto da imparare da entrambe.

Lo sapevate – per esempio – che il caffè conosce e utilizza il metodo di lavorazione naturale da sempre, esaltandone così le caratteristiche agricole del prodotto, mentre il vino lo ha riscoperto solo da pochi anni? O che entrambi possono essere “maturati sulle bucce?”.

Che il caffè ha molti più composti aromatici del vino e che esiste una scheda di assaggio specifica per le due varietà esistenti? Oppure che entrambi necessitano di grande attenzione a temperatura di estrazione, servizio, tazze e bicchieri che possono esaltare o compromettere le caratteristiche organolettiche del prodotto?

E che condividono lo stesso metodo di abbinamento col cibo? Entrambi infine, in dosi moderate, sono ottimi alleati per la salute oltre che bevande di straordinaria convivialità.

“Caffè e Vino rappresentano due mondi incredibilmente affascinanti – conclude Mauro Illiano – Se queste due bevande non esistessero, sarebbe un mondo decisamente diverso”.

Illiano aggiunge: “Molti i punti in comune tra loro: entrambi derivano da un frutto, entrambi presentano un universo sensoriale in costante espansione, ed entrambi accompagnano la cultura gastronomica di migliaia di popolazioni del nostro pianeta”.

Illiano continua: “Ciò nonostante, le differenze tra loro sono tantissime: tempo di degustazione, funzione sociale, valore economico e stato dell’arte degli addetti ai lavori ne sono un esempio”.

Illiano conclude: “Dalla prima all’ultima pagina di questo libro, ogni parola spesa ha lo scopo di elevare la conoscenza di ogni elemento grado di rendere uniche queste due bevande, ponendosi l’obiettivo di regalare al lettore un nuovo ed originale punto di vista verso quelle che a mio parere rimangono la testimonianza più lucente del genio umano”.

Dati:

  • Autori: Andrej Godina – Mauro Illiano
  • Titolo: “Caffè & Vino – Due mondi una guida”
  • Pagine: 536
  • Prezzo di copertina: euro 36
  • Formato: cm 17×24
  • ISBN: 9788898015894

Per saperne di più basta cliccare qui

Caffè Moak ospita la tappa della Sicilia per la selezione alla Coppa italiana di gelateria, 04/10

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La Coppa italiana di gelateria (immagine concessa)

MODICA (Ragusa) – Mercoledì 4 ottobre Caffè Moak ospiterà nel suo headquarter il concorso “Il Regno delle Sicilie”, la tappa della Sicilia per la selezione dei gelatieri che parteciperanno alla fase finale della Coppa Italia di gelateria. Durante la competizione, organizzata dall’Associazione italiana gelatieri in collaborazione con Moak, i gelatieri italiani si sfideranno sul ‘migliore gelato al gusto caffè’ e le sue varianti.

Il primo classificato parteciperà alla fase finale della Coppa Italia di gelateria edizione 2023 che si svolgerà a novembre a Roma.

Caffè Moak ospita il concorso la tappa di selezione per la Coppa Italia di gelateria

Alle 11:00 ci sarà la Formazione sul caffè e le varie miscele a cura di Caffè Moak; alle 14:00 i gelatieri prepareranno il gelato in gara e consegneranno i campioni alla segreteria; alle 16:00 si svolgerà il Concorso “Il Regno delle Sicilie” – miglior gelato al gusto Caffè: la giuria esaminerà i vari gusti e sarà conferito il primo premio al miglior gusto di gelato; alle 17: 00 ci sarà la premiazione: saranno conferiti premi fino al 5° classificato.

Claudio Pica, segretario generale dell’Associazione italiana gelatieri (Aig) in una nota dichiara: “La tappa siciliana rappresenta un nuovo punto di approdo per l’Aig, prima di raggiungere la finalissima di Roma. Una bella sfida nel cuore di Modica, patria del cioccolato, e in collaborazione con un grande player del settore come Moak, a conferma che materie prime e imprese possono insieme valorizzare una delle eccellenze del made in Italy: il gelato artigianale italiano”.

Alessandro Spadola, ceo Caffè Moak S.p.a, soddisfatto per questa collaborazione afferma: “La tappa del campionato Coppa Italia gelateria 2023, che si terrà nella nostra sede a Modica, serve a rinsaldare e rafforzare sempre di più il rapporto di partnership che ci lega da tempo con l’Associazione italiana gelatieri”.

Spadola aggiunge: “Il legame fra caffè e gelato è molto forte da sempre. Basti pensare al famoso affogato al caffè che non è mai tramontato e che ha subito innumerevoli varianti grazie alla creatività e alla voglia di sperimentazione dei gelatieri di tutto il mondo. Ancora una volta, il caffè si distingue per la sua capacità di creare connessioni fortunate fra persone e mercati diversi.”

La scheda sintetica di Caffè Moak

Caffè Moak nasce nel 1967 a Modica, da un piccolo laboratorio siciliano fondato da Giovanni Spadola, che chiamò Moak, acronimo di moka e antico nome della sua città Modica.

Oggi Moak guidata con la stessa passione dai figli del fondatore Annalisa e Alessandro (CEO) è una Holding e un marchio globale nel settore della torrefazione e distribuzione del caffè.

La caparbietà di voler produrre il meglio e nel miglior modo ha permesso all’azienda di raggiungere importanti traguardi, emergendo da piccola realtà locale ad eccellenza presente in oltre 50 Paesi.

La qualità del prodotto è alla basa della filosofia aziendale: dalla selezione dei migliori monorigini alla tostatura per le singole qualità di caffè, fino al controllo dell’intero ciclo produttivo da un laboratorio di analisi interno tecnologicamente all’avanguardia.

illycaffè: al flagship di Montenapoleone gli incontri formativi sul caffè dal 14 ottobre

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Una tazzina illy (immagine concessa)

MILANO – illycaffè, leader globale del caffè di alta qualità sostenibile, annuncia l’avvio di corsi dedicati al mondo del caffè per imparare a conoscerne le particolarità. Un vero e proprio viaggio sensoriale che guiderà i partecipanti alla scoperta di nuovi profumi, aromi, gusti e sapori grazie all’aiuto dei professionisti dell’Università del Caffè, che accoglieranno gli ospiti, nell’elegante cornice del caffè illy Monte Napoleone e li accompagneranno attraverso un percorso degustativo ed esperienziale.

illycaffè lancia i corsi dedicati al caffè nel flagship store di Monte Napoleone

In partenza sabato 14 ottobre dalle ore 11.00 alle 12.00, l’incontro intitolato “Gli aromi del caffè – un’esperienza olfattiva”, che avrà come obiettivo quello di far imparare a riconoscere la qualità di una tazzina di caffè utilizzando il senso dell’olfatto, il più emotivo e meno razionale dei nostri cinque sensi.

Scoprire, sulla scia del profumo di caffè tostato, perché la degustazione di un espresso è anche una questione di naso. Un percorso guidato attraverso le diverse profumazioni degli aromi per incontrare e percepire, strada facendo, l’incredibile complessità e la bontà nascosta dentro alla tazzina.

Gli appuntamenti successivi avranno cadenza mensile ed ogni incontro avrà un focus diverso: dalla scoperta delle diverse origini e dei diversi luoghi di consumo, alle differenti tostature degli aromi, fino ad arrivare alle molteplici modalità di preparazione e ad alcuni consigli pratici da poter riapplicare comodamente a casa.

Un’esplorazione a 360 gradi dell’unico blend illy 100% Arabica e delle sue sfumature da percepire con tutti i sensi.

I corsi si terranno in lingua italiana per un massimo di 8 partecipanti ad ogni incontro ed al termine dell’esperienza un esclusivo omaggio sarà riservato a tutti i partecipanti. Per iscriversi ai corsi o per avere maggiori informazioni scrivere a universitadelcaffe@illy.com.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi.

L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica al mondo. Ogni giorno vengono gustate 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Dal 2013 illycaffè è inoltre una delle World Most Ethical Companies.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 125 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 25 paesi del mondo.

Nel 2021 Rhône Capital è entrato nel capitale di illycaffè con una quota di minoranza per accompagnare l’azienda nella crescita internazionale. Nel 2022 illycaffè ha impiegato 1230 persone e ha generato un fatturato consolidato pari a €567,7 milioni. La rete monomarca illy conta 190 punti vendita in 34 Paesi.

Dufry cambia nome in Avolta dopo la fusione con Autogrill

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autogrill expo dufry
Il logo Autogrill

Dufry diventa Avolta per testimoniare l’acquisizione del Gruppo Autogrill (ne abbiamo parlato qui). Un’assemblea generale straordinaria verrà convocata affinché gli azionisti si pronuncino sul nuovo nome. A luglio il Gruppo Autogrill ha lasciato Piazza Affari dove era presente da ormai 26 anni e la società è passata completamente di mano a Dufry.

L’addio del Gruppo ha rappresentato un ulteriore tassello nella trasformazione voluta da Alessandro Benetton dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione tio.

Dufry diventa Avolta

ZURIGO – Dufry cambierà nome per testimoniare la sua fusione con lo specialista italiano delle aree di servizio autostradali Autogrill: si chiamerà “Avolta”.

Il nuovo nome vuole riflettere sia la specializzazione nel commercio esentasse sia in quello della ristorazione sulle autostrade e costituisce un nuovo passo in direzione della piena integrazione, ha indicato Dufry questa sera in una nota.

Un’assemblea generale straordinaria verrà convocata affinché gli azionisti si pronuncino sul nuovo nome.

La data di questa assemblea sarà comunicata ulteriormente.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Nasce Enny, la app di Ennevolte pensata per gli store e aumentare la propria clientela

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enny (immagine presa dal sito)

MILANO – Aumentare la propria clientela e incrementare il proprio business facendosi trovare dai clienti. È questo lo scopo di Enny, la app per smartphone ideata e realizzata da Ennevolte, il marketplace specializzato in convenzioni aziendali. Un sistema rapido, affidabile e sicuro che consente al negoziante (B2B) di entrare nella community degli iscritti di Ennevolte e di farsi conoscere ampliando la propria clientela, e alla community degli iscritti di Ennevolte (B2C) di godere di vantaggi e opportunità nei negozi aderenti e vicini a dove si trovano in quel momento.

Ecco Enny, la app di Ennevolte

Il funzionamento è molto semplice. Il negoziante che decide di aderire si iscrive gratuitamente sul sito e accede a una pagina dedicata, una vera e propria vetrina virtuale dove sono raccolte una serie di informazioni utili, come per esempio i dati di contatto, una descrizione dello store, il volto e la presentazione del titolare o del responsabile del punto vendita, il vantaggio offerto al consumatore e la modalità di fruizione (se tramite un QR code oppure con un codice a barre, o altro ancora).

Infine, a completare la vetrina, una gallery fotografica utile per individuare meglio e prima lo store.

“Con Enny vogliamo ancora una volta essere a fianco dei negozianti e supportarli nell’attività di tutti i giorni, offrendo loro uno strumento concreto”, affermano i due soci fondatori di Ennevolte, Corrado Tonello ed Emanuele Bonazzi. “Il negozio fisico si sta lentamente riaffermando dopo la pandemia ma nelle piccole città, di cui il nostro Paese è pieno, si registra ancora una certa fatica”.

Tonello e Bonazzi aggiungono: “Complice l’incremento del commercio elettronico favorito anche da un sistema logistico in costante sviluppo. La app Enny in questo senso aiuta il negoziante a farsi conoscere dall’utente che in quel momento si trova nelle immediate vicinanze ed è alla ricerca di un prodotto o di un servizio. Con l’ulteriore vantaggio di poter usufruire di uno sconto immediato.”

Lato negoziante la app consente agli store che aderiscono di entrare in contatto con la community di Ennevolte, costituita dai dipendenti delle aziende convenzionate (1700 in tutto, di cui il 36% multinazionali e il restante 64% PMI), mettendo loro a disposizione una serie di proposte dedicate, con sconti e trattamenti speciali da usufruire presentando, all’atto del pagamento in cassa, l’app con il relativo QR code o codice a barre.

Lato cliente, la app è lo strumento che permette di usufruire di privilegi e sconti nei negozi aderenti e disponibili nelle immediate vicinanze in modo semplice e immediato, tramite il proprio smartphone.

“Il vantaggio di Enny”, proseguono i due soci “oltre al fatto di essere uno strumento completamente gratuito, è che permette al negozio di essere visualizzato nell’istante stesso in cui l’utente accede alla App per vedere gli store aderenti più vicini a lui in quel momento. Un’occasione importante per ampliare il proprio business e la propria clientela offrendo loro, oltre che lo sconto, anche i servizi e l’esperienza fisica tipici di un punto vendita.”

Per maggiori informazioni cliccare qui e vedere il video “Ti presento enny” qui.

La scheda sintetica di Ennevolte

Ennevolte è il portale delle convenzioni aziendali, progettato nel 2005 e lanciato ufficialmente nel 2008, che conta oggi 1700 aziende aderenti, di cui oltre il 30% multinazionali, un numero di iscritti che supera i 230 mila e tantissime proposte con sconti vantaggiosi in diverse categorie merceologiche che spaziano dal leisure al turismo, dall’arredo per la casa alle etichette dei vini, passando anche per settori quali beauty, benessere, assicurazioni, etc.

Ennevolte offre un’assistenza completa su tutte le convenzioni, oltre a un accesso rapido sia tramite desktop che tramite mobile e un supporto telefonico, via social o attraverso la mail per mettere a disposizione del cliente iscritto un’esperienza davvero unica. Una garanzia non solo per il dipendente ma anche per le aziende che, scegliendo di convenzionarsi con Ennevolte, aderiscono a un sistema semplice da attivare, che non prevede costi di ingresso né vincoli contrattuali.

Nel 2020, con l’obiettivo di “non lasciare indietro nessuno” e dare un supporto concreto alle famiglie, Ennevolte ha lanciato il progetto iorestoacasa.delivery, un portale completamente gratuito che raccoglieva circa 5.000 negozi in Italia in grado di fare consegne a domicilio.

Nel 2023 lancia la app Enny, lo strumento digitale innovativo che consente a tutti i negozianti di entrare nel settore delle convenzioni aziendali offrendo i propri prodotti e servizi a condizioni vantaggiose.

Manuel Terzi: “In Italia l’idea del caffè di qualità non riesce a far breccia tra consumatori e produttori, vi spiego il perché”

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Manuel Terzi
Manuel Terzi al lavoro (immagine concessa)

Manuel Terzi è un nome ben noto nella coffee community d’Italia: assaggiatore caffè Iiac, maestro dell’espresso (illycaffè); coffee manager (Università del caffè di Trieste), giudice Cibc; Cila e coffee in good spirits, barista certificato Sca, autore del libro “Se non è buono, che piacere è?”, nonché titolare delle caffetterie Caffè Terzi. In qualità della sua esperienza, Terzi spiega il motivo per cui l’idea del caffè di qualità in Italia ancora fa fatica a far breccia nelle menti dei consumatori e dei produttori.

Le lettere maiuscole presenti nel testo sono dell’autore. Leggiamo di seguito la sua opinione.

Lo stato del caffè di qualità in Italia

di Manuel Terzi

MILANO – “Il Caffè (di qualità) in Italia arranca e fatica nonostante l’onda del rinnovamento del Caffè che da alcuni decenni ha coinvolto produttori, commercianti, trasformatori e consumatori di tutto il mondo.

Non siamo stati trasportati abbastanza. O meglio, forse lo siamo stati anche troppo
Le varie “onde” che hanno agitato e mosso l’oceano del Caffè mondiale pare abbiano lasciato indietro l’Italia; o forse ci hanno proprio travolti e sommersi e ora siamo alla deriva in mare aperto.

Aumentano i consumi di Robusta a scapito degli Arabica, aumentano i consumi delle Miscele a scapito delle Origini, ricominciano le battaglie sul prezzo, ma ahimè, di nuovo, inesorabilmente, al ribasso.

Molti Ristoranti non cercano più di servire Qualità nel Caffè e tornano indietro, le Caffetterie stanno facendo lo stesso, i Bar normali tornano alla ricerca del comodato d’uso gratuito (che poi così gratuito non è, anzi, alla fine è molto costoso).

manuel terzi
Il primo piano di Manuel Terzi (immagine concessa)

Oggi in Italia credo non ci sia alcuna vera, pura Caffetteria. Alcun locale in cui sia servito solo Caffè. O tutt’al più se ve ne sono, possono stare sulle dita di una sola mano
Caffè e aperitivi, Caffè e panini, Caffè e insalatone, Caffè e brunch, Caffè e cocktails, Caffè e slot, Caffè e WiFi… Il Caffè sembra essere considerato un complementare, quasi relegato al ruolo di comparsa”.

La mancanza di una caffetteria pura in Italia

Molti dei cosiddetti “Specialty Coffee Shops”, propongono in mescita (oltre a tutto il resto) magari una sola Miscela e sole una o due Origini.

I fatturati, anche dei più altisonanti nomi italiani, fanno correre un brivido lungo la schiena.
Leggevo in questi giorni i post di alcuni autorevoli Colleghi: “…stiamo tornando alla caramella e al cioccolatino offerto insieme al Caffè”: ahimè, hanno tragicamente ragione.

Che poi in sé non sarebbe nemmeno un dramma, se il Caffè utilizzato fosse di buona qualità, ed altrettanto il Cioccolatino, e magari se fossero in abbinamento tra loro. Il guaio è che spesso non è così: per compensare la pochezza qualitativa di un prodotto (che sta tornando ad essere) scadente, ne “omaggiamo” un altro, ugualmente scadente, se non ancora di più.

manuel terzi
Manuel Terzi dietro al bancone (immagine concessa)

Ma noi siamo l’Italia, riconosciuta patria del buon Cibo e del buon Bere. Negli anni abbiamo nobilitato e fatto crescere i maggiori rappresentanti della nostra (meritata) buona nomea: Vino, Olio, Birra, Aceto, Cioccolato, la Cucina. Con il Caffè sembra non riusciamo. Ma perché?

Il comparto caffeicoli in Nord Europa

Alla volta di un paio di decenni fa o poco più, qualcosa si è mosso nel comparto Caffeicolo nei paesi anglosassoni e nordeuropei. Oltre alle varie Miscele, in quei Paesi, qualcuno (noi tra i primi in Italia) ha iniziato a proporre singole “Origini” e metodi di preparazione alternativi all’Espresso davvero interessanti e gustosi.

E hanno anche, in quei Paesi, iniziato a preparare Espressi di tutto rispetto: in Italia non ce li sognavamo nemmeno. Il prodotto “Caffè” ha iniziato a crescere, a delinearsi, a definirsi da un punto di vista merceologico e tecnico. Compare, di fianco alla parola “Caffè”, qualche informazione ulteriore.

Poi da cosa nasce cosa, arrivano le competizioni: operatori e media iniziano a dimostrare interesse per questa nuova onda.

In breve si crea una tendenza che, anche in Italia, affascina i giovani Baristi e tutti i malati di esterofilia, diventando così una moda dilagante che contagia tanti giovani e meno giovani.

Un vero e proprio “stile”, con un suo precipuo carattere: curve di tostatura estreme (chiarissime rispetto lo standard italiano) ed anche tecniche e metodi di preparazione, TEMPI di preparazione e soprattutto COSTI di gestione, altissimi.

Il format di Australia, USA, GB, Nord Europa ammalia i Baristi nostrani che iniziano a proporlo, e nel grande pubblico italiano nascono curiosità, domande e la voglia di sperimentare, assaggiare e provare.

Ma questo nuovo stile parrebbe non perfettamente adatto a noi italiani, abituati a prezzi bassi, tempi di servizio rapidi, abituati ad un consumo inconsapevole, abitudinario, quasi routinante.

Forse cavalcando l’onda modaiola – con l’entusiasmo di un bambino al quale è arrivato un nuovo giocattolo – abbiamo esagerato. Forse le tostature chiare che abbiamo proposto al Pubblico erano troppo chiare, i tempi di estrazione delle bevande servite ed i tempi di attesa erano troppo lunghi. Forse per la foga di iniziare una nuova, affascinante attività in un settore rinato a vita nuova, abbiamo dimenticato studi di fattibilità, i Business Plan, il rischio d’impresa.

Forse lo stile proposto da USA e associazioni varie portava con sé costi non gestibili con i prezzi al pubblico a cui sono abituati i consumatori italiani. Forse infine l’entusiasmo di pensare ad una “microroastery” ci ha fatto sottovalutare le insidie della concorrenza e la potenza dei grandi torrefattori-dinosauri che hanno accantonato ingenti capitali in epoca “pre-specialty”. In sostanza, sembra un modello che in Italia fatichi ad attecchire.

E così non siamo stati in grado di legare e fidelizzare il Pubblico ad un prodotto che forse, se solo minimamente edulcorato, sarebbero stati pronti a recepire ed accogliere.
E questo, a cascata, mina anche lo stato di salute di tante attività, e forse alcune, troppe, cesseranno.

Un andamento un po’ simile ad un “MasterChef” del Caffè, no? Sotto i riflettori tutti bravi, ma poi fare i conti con il Cliente, le bollette e il “cassetto”, è tutta un’altra cosa
Non so se queste sopra elencate possano essere le cause, ma mi pare evidente un generale affaticamento del comparto, vedo fatturati incompatibili con la ragion d’essere di una impresa, vedo consumi in involuzione qualitativa, vedo stanchezza e disinteresse da parte del pubblico, distacco da parte degli addetti.

Anche le – sempre più numerose – competizioni ormai sembra stiano bruciando la stessa terra su cui si trovano, perdendo parte del loro smalto e del loro appeal iniziale. Insomma, la vedo dura. Fatico a concepire una soluzione a breve per il Caffè (di qualità) in Italia.

Temo che il pubblico si sia stancato e “scottato” per gli estremismi di locali che non hanno nemmeno lo zucchero, o di tazze con un tenore di acidità da crepare i denti.

Mi pare una situazione complessa della quale temo tanti ne faranno le spese.
Ci vorrebbe forse un’idea strepitosa, che io non ho.

Ho però una speranza: che i giovani Baristi siano sempre umili, “funzionali” e servizievoli, che coltivino in Loro il senso del Servizio al Cliente, il piacere del Servizio ed il senso del Dovere; ed unitamente a questa, coltivo la speranza che rinasca nei Consumatori la curiosità di approfondire un Prodotto fantastico, ricco, gustoso, complesso ed estremamente affascinante, con la disponibilità a pagarlo un po’ di più di prima, e con la pazienza di attendere qualche secondo di più per riceverlo dal Barista di fiducia.

                                                                                                             Manuel Terzi

Gruppo Cimbali a Host, il direttore generale Enrico Bracesco: “Presenteremo prodotti sostenibili ma anche i nostri servizi”

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Enrico Bracesco, Chief Commercial Officer di Gruppo Cimbali host
Enrico Bracesco, direttore generale di Gruppo Cimbali

HostMilano, il salone internazionale dedicato all’ospitalità professionale e al retail, accoglierà più di 2 mila espositori, tra cui Gruppo Cimbali, storica azienda milanese specializzata nella produzione di macchine professionali per caffè espresso. L’innovazione sostenibile  sarà il filo conduttore del ricco palinsesto di Host, in programma da venerdì 13 a martedì 17 ottobre presso il quartiere FieraMilano a Rho, che conta 800 appuntamenti. Leggiamo di seguito una parte dell’articolo dal portale d’informazione Affari & Finanza.

L’innovazione green a Host

MILANO – Sostenibilità e nuove tecnologie stanno cambiando il volto dell’ospitalità professionale. Un settore chiamato a rispondere alle nuove esigenze dei consumatori che oggi ricercano sempre più di frequente esperienze uniche e significative. I temi saranno al centro della prossima edizione di Host, salone internazionale dell’ospitalità professionale, il fuoricasa e il retail che permetterà di conoscere tutti gli ultimi trend in tema di macchine, tecnologie, semilavorati, format, accessori e servizi.

Alla manifestazione, in programma da venerdì 13 a martedì 17 ottobre presso il quartiere FieraMilano a Rho, saranno presenti oltre 2 mila espositori (dei quali il 40% stranieri) che incontreranno visitatori professionali e buyer selezionati da Fiera Milano in collaborazione con Ice (Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane).

“L’impegno affinché domanda e offerta si incontrino deve restare una priorità”, sottolinea Matteo Zoppas, presidente di Ice. “Insieme a Host porteremo circa 600 operatori profilati ai quali si aggiungeranno oltre 100 mila visitatori che aiuteremo a scoprire le eccellenze di chi opera per valorizzare la nostra cucina, amata in tutto il mondo e oggi candidata a patrimonio mondiale Unesco”.

Anche in questa edizione lo spazio espositivo sarà organizzato in tre macroaree che puntano a valorizzare le affinità di libera tra comparti specializzati: ristorazione professionale-bakery, pizza, pasta; caffè-tea, bar-macchine per caffè-vending e gelato-pastry; arredo-tecnologia e tavola. (..)

La nuova vision di Gruppo Cimbali a Host

Tra gli espositori ci sarà anche Gruppo Cimbali, storica azienda milanese specializzata nella produzione di macchine professionali per caffè espresso. “Host sarà l’occasione per presentare la nostra nuova vision in cui il focus dell’offerta non è più rappresentato solo dalla macchina per caffè espresso, ma anche e soprattutto dai servizi a valore aggiunto che un professionista o un coffee lover acquistano nel momento in cui scelgono un prodotto del nostro brand”, dice Enrico Bracesco, direttore generale del gruppo.

La manifestazione, prosegue Bracesco, “sarà il palcoscenico per presentare la nostra offerta di prodotti e servizi suddivisa per segmenti, da quelli ‘core’ per bar e hotellerie ai nuovi come Office Coffee Service (Ocs) e Home. Naturalmente presenteremo novità di prodotto, tra cui una nuova macchina firmata LaCimbali che rispecchia il nostro impegno nella sostenibilità e nell’innovazione”.

L’innovazione sostenibile con il riconoscimento Smart Label Host Innovation Award

Proprio l’innovazione sostenibile sarà il filo conduttore del ricco palinsesto che conta 800 appuntamenti. Tra tutti, spicca Smart Label Host Innovation Award, riconoscimento promosso da Host Milano e Fiera Milano che intende premiare le innovazioni in grado di apportare un reale cambiamento nel settore.

La cerimonia di premiazione si terrà venerdì 13 ottobre e i 26 prodotti vincitori verranno esposti nell’area Smart products.

Numerose anche le competizioni internazionali, i convegni e gli show-cooking. Tra gli appuntamenti clou torna anche quest’anno “Pasticceria di lusso nel mondo”, a cura del maestro Iginio Massari, hub dedicato alla pasticceria più creativa e innovativa che ospiterà le dimostrazioni, le degustazioni e i talk di oltre venti tra i più importanti pastry chef del mondo.

Le novità vedono invece in prima fila il ChocolateCulture@Host23, primo evento B2B dedicato alla cultura del cioccolato che sarà guidato dal maître chocolatier di fama internazionale Davide Comaschi.

Altra new entry di rilievo è il Campionato mondiale del panettone a squadre organizzato dall’Accademia dei maestri del lievito madre e del panettone italiano.

Non mancherà la formazione professionale. Dai workshop di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), dedicati alle grandi sfide della ristorazione, all’Academy 2023 a cura di Fic (Federazione Italiana Cuochi), che proporrà masterclass e incontri istituzionali.

Fino ai Design Talks, seminari di aggiornamento dedicati ad architetti ed esperti del settore ospitalità.

Niki di Landa, mancanza di personale formato: “Se continuiamo così, il barista sarà solo come un addetto al customer service”

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Niki di Landa parla della questione personale (foto concessa)

MILANO – Spesso in questo periodo il problema della mancanza del personale emerge in diverse testimonianze: la discussione è aperta e risulta quasi polarizzata, con da un lato i titolari che si lamentano di un costo del lavoro eccessivamente elevato e della carenza di risorse disposte a mettersi in gioco e dall’altro i dipendenti, che invece presentano delle esigenze ben precise.

Su questo fenomeno, è intervenuta una professionista che sicuramente non manca di esperienza: Niki di Landa, campionessa italiana di cezve ibrik e barista specializzata da poco rientrata dall’estero in Italia.

Niki di Landa, il punto di vista di chi è formato: come interpreta il fenomeno del talent shortage?

“Semplicemente direi che la domanda e l’offerta non si matchano: è vero che non si trova personale formato, però lo è anche il fatto che bisogna chiedersi quanti oggi servono specialty in Italia e da quanto tempo lo fanno.

Ci sono tanti baristi in giro, ma si dovrebbe prenderli a bottega e formarli.

Dall’altra parte, non si può più pensare di assumere un professionista che ha avuto esperienza all’estero e retribuirlo con un inquadramento di quinto livello nel CCNL che corrisponde a 1200 euro al mese.

Chi ha lavorato in realtà importanti e fuori dai confini nazionali è una figura professionale come lo sono altre ed è giusto pagarlo adeguatamente, perché anche il barista formato deve godere della stessa considerazione di un avvocato o un medico.

Sento tanto parlare da parte dei colleghi della dignità di cui il barista dovrebbe godere: ma se siamo noi per primi a non valorizzarlo da operatori e da gestori, non cambierà mai la percezione che si ha di questa figura. Cominciamo a capire che le persone sono risorse, non numeri.

Sennò basterebbe qualsiasi individuo per premere un tasto e preparare il caffè: ma a quel punto si deve accettare di avere un turn over altissimo.

E a chi fa bene tutto questo? Il consumatore certo non lo gradisce, il gestore stesso ne soffre perché si perde tempo ad inserire continuamente nuove risorse e gli stessi dipendenti sono frustrati di non trovarsi in un ambiente che li stimola e li aiuta a crescere.”

Quindi il personale formato dov’è?

“Se ne va dall’Italia e devo dire la verità, fa bene: all’estero chiaramente non è vero che ci stendono i tappeti rossi, ma c’è qualcosa che manca qua da noi, cioè la visione e l’investimento a lungo termine sulle risorse sia da parte del gestore sia da parte degli stessi dipendenti.

È bene specificare che ciò che spinge ad andare fuori non è certo la differenza di 200 euro in più in busta paga, ma la meritocrazia.

E poi c’è un altro aspetto importante da sottolineare: tante volte, i proprietari dei locali non sono passati a loro volta dall’essere dipendenti nei bar e quindi non ne conoscono davvero le dinamiche. Forse sono persone con a disposizione delle risorse economiche o con degli investitori alle spalle, che però non hanno una profonda consapevolezza del mercato in cui si muoveranno.

Invece il bar è un’impresa fatta di risorse materiali, umane.

Bisognerebbe fare un passo indietro e tornare sui libri per capire come funziona un’impresa di ristorazione.
L’abolizione delle licenze ha causato il fenomeno dell’improvvisazione da parte di tanti che hanno aperto senza avere il know-how necessario per gestire un locale dal punto di vista economico e dello stesso personale.

Il problema resta quindi ancora una volta la meritocrazia”.

Niki Di Landa, e lei invece che è tornata?

“Sono tornata per condizioni di vita e di lavoro, alla ricerca del famoso work life balance, che da una parte è un’utopia che tutti noi inseguiamo.

Ricordiamoci che le persone non sono soltanto il loro mestiere, vanno oltre la professione che svolgono e questa individualità andrebbe premiata sul posto di lavoro, all’interno di ambienti che siano competitivi – perché sono più stimolanti – ma che garantiscano delle condizioni minime.

Giusta retribuzione, pause, un cambio di turno, il rispetto dei termini del contratto: non sono richieste incredibili. Di contratti poi ce ne sono diversi, adeguati alle tante figure dell’hospitality, per cui ad esempio, ad un professionista già esperto non dovrebbe esser più pensabile proporre una forma contrattuale di 4 mesi, uno dei quali in prova.

Bisogna capire chi si ha di fronte per investire efficacemente su quella risorsa: nell’horeca non tutte le posizioni sono uguali ed è il momento di fare la giusta distinzione. “

Niki di Landa: “Vorrei invece porre una domanda al contrario, ai titolari”

“È possibile che noi dipendenti, noi ragazzi che lavoriamo, siamo tutti dei fannulloni, incapaci, scansafatiche, esigiamo qualcosa di impossibile? I manager, gli imprenditori, che continuano a cambiare di continuo il personale, non saranno anche loro incapaci di selezionare correttamente?

Facendo autocritica: magari io posso esser inadatta a quel ruolo, ma è possibile che lo sarà anche chi verrà assunto dopo di me e così poi il terzo e il quarto che verrà sostituito nell’arco di pochi mesi?

La riflessione bisogna che sia fatta anche dall’altra parte.

I titoli delle notizie, puntualmente dopo Pasqua o con l’inizio della stagione estiva, sono sempre allarmanti sul tema, ma spesso non si parla delle condizioni di chi lavora per 12-13-14 ore, entra all’alba ed esce la notte.

Certo noi lo facciamo per passione, ma questo non può diventare un alibi per avvallare lo sfruttamento. Ho viaggiato, ho acquistato il mio caffè, mi sono formata, ho sperimento ricette, ho partecipato alle competizioni, perché mi piace questo mondo, ma tutto questo impegno, come viene riconosciuto?”.

In effetti il personale qualificato o va all’estero oppure diventa gestore

“Questo passaggio verso l’alto da una parte è utile, perché chi ha lavorato dietro al bancone ha per lo meno già delle skill che vanno al di là del preparare il caffè, come il saper comunicare con il cliente, fare up selling.

Una persona così in realtà sarebbe una risorsa per il locale anche da dipendente, perché diventa il primo ambassador dell’azienda e ne condivide la visione: ma quanti sposano l’idea della caffetteria specialty per cui lavorano o nella ristorazione in generale? Pochissimi.

Detto questo, non basta aprire un locale per farlo funzionare. Io investirei come titolare nella formazione del personale, nelle attività di mentoring. Un’esigenza che di solito oggi molti gestori ignorano perché sono presi dal flusso da gestire, dal tempo che manca, da diverse giustificazioni.

Ma io dico: lo spazio, il momento, si crea.

Altrimenti si può facilmente intuire che il personale non è un elemento considerato essenziale, da coltivare, da far restare.

Quando dopo qualche anno che si è cresciuti insieme, il mio dipendente riceve un’offerta migliore e mi comunica di volersi dimettere, se da titolare rispondo soltanto “va bene”, senza fare una controfferta, c’è un problema: significa che non ho mai creduto in quella persona.

Invece, garantendo più stimoli o anche soltanto dando una pacca sulla spalla a fine giornata, le condizioni cambiano. A volte basterebbe trasmettere il messaggio: avete fatto un buon lavoro anche soltanto portando a termine il turno.

Le persone certo pensano allo stipendio, ma prendere la stessa cifra in un ambiente che ti valorizza, che ti coinvolge in un progetto, che non ti fa sentire un numero, fa la differenza.

Non chiediamo tanto.”

Niki di Landa: “Se si cerca professionalità, si deve dare professionalità”

“Tu sei un manager dell’hospitality? Mostrami anche tu il tuo cv. Oggi la prova è reciproca: non è soltanto il candidato sotto esame, ma anche il datore di lavoro.

Se capisco che non siamo compatibili, vado via. Ormai i gestori non sono più i padroni supremi: la prova è da ambedue le parti, così come prevede il contratto.

Il lavoro è un rapporto in cui io offro la mia opera in cambio di un compenso. È molto semplice.”

Ma quindi come andrà il settore secondo lei?

Niki di Landa è chiara: “Finché continuiamo a pensare che siamo tutti interscambiabili, ci sarà la mancanza di personale. Deve esser scardinata la dinamica da parte di entrambe le parti, ma per farlo ci dovrebbe essere una Federazione che fa incontrare domanda e offerta, un ente terzo.

Altrimenti ci saranno sempre queste due fazioni contrapposte e si arriverà al punto che nei bar ci saranno talmente superautomatiche – e ci sono già dei casi di aziende che lo fanno negli Usa – che verranno assunte soltanto delle persone che siano cordiali con il cliente.

Così non ci sarà più il problema della formazione del barista che prepara l’espresso e sa la latte art, perché sarà necessario solo un addetto al customer service.

Questo è il risultato del ragionamento: se non sei tu, è un altro. Anche le stesse fiere sono rappresentative di una situazione di stallo: i volti che si incontrano in questi eventi, sono sempre gli stessi.

Bisognerebbe invece fare crescere la realtà del caffè e non soltanto dello specialty.

Parliamo di una filiera che va sviluppata, senza adagiarsi sul fatto che le persone berranno sempre il caffè: non è così, perché il modo di consumarlo si è evoluto. Le persone comprano il caffè sull’e-commerce, in torrefazione, ma anche al supermercato.

Dobbiamo spiegare cosa stiamo servendo, cos’è un Flat White, proporre un Espresso tonic al posto del shakerato.

Dobbiamo chiederci se ci interessa fidelizzare il cliente o andare soltanto dietro ai numeri? Che pur sono importanti, ma alla lunga, vince un cliente soddisfatto che porta con sé le prossime volte i suoi amici.

Uno scontento, soprattutto oggi nel mondo dei social, quanti ne toglie? Tu non sai più chi viene a consumare da te: magari sono dei content creator, dei campioni baristi.

E quant’è bello entrare in un locale e chiedere il solito? Esser riconosciuto dal personale? Questo si perde con il continuo turn over. Manca così l’idea stessa di accoglienza che fa parte dell’ospitalità. “

E quindi ora che cosa pensa di fare? Continuare a cercare l’ambiente in cui poter esser un dipendente, oppure diventerà imprenditrice?

Niki di Landa con il suo caffè (foto concessa)

“Ho la mentalità dell’imprenditrice e quindi ho già l’idea di dare vita a un mio format, che unisca le mie esperienze con le mie origini e il mio vissuto all’estero.

Ci sono persone che, pur avendo le risorse economiche, non hanno lo spirito dell’imprenditore: bisogna conoscersi bene e capire se si è in grado di gestire gli altri.

Il locale è come un figlio e i dipendenti sono persone di cui si è responsabili.

Da futura titolare, punterei proprio sulla formazione. Una cosa che si potrebbe fare anche da dipendente, se l’ambiente lavorativo lasciasse lo spazio per farlo: il mentoring è molto importante.

Il mentore deve insegnare. Vorrei che i miei dipendenti arrivassero a lavoro contenti, che si sentano realizzati nelle loro mansioni.

Perché bisogna anche capire le inclinazioni di ciascuno: se uno è molto loquace, starà in cassa per fare cross selling e up selling, se un altro è più timido starà al back, se a un altro piace la miscelazione potrà proporre dei cocktail anche a base caffè fuori menù.

Al pasticcere potresti lasciare carta bianca per creare un dessert nuovo, magari unendolo al caffè.

Le persone così si sentono stimolate a inventare. Tutte le grandi cose vengono da errori, da tentativi.”

Massimo Zanetti Beverage USA e Ultramar Caffè lanciano la packaging line per le capsule espresso in alluminio

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segafredo encore zanetti
Le capsule Segafredo Encore (immagine concessa)

VILLORBA (Treviso) – Massimo Zanetti Beverage USA (MZB-USA) ha firmato un accordo con Ultramar Caffè – La Natura Lifestyle AG, per la realizzazione di una nuova packaging line interamente dedicata alle capsule espresso in alluminio. La nuova linea verrà realizzata entro il secondo semestre del 2024 presso il sito produttivo di MZB-USA, situato a Suffolk, in Virginia.

Una volta completata, avrà la capacità di produrre 100 milioni di capsule all’anno.

Le capsule verranno prodotte per i marchi di maggiore prestigio e popolarità all’interno del Gruppo, tra cui Chock full o’Nuts, Hills Bros., Kauai Coffee and Segafredo Zanetti

“Valorizzare i segmenti in forte crescita con capacità produttive dedicate è da sempre un obiettivo del Gruppo”, ha dichiarato Alberto Lusini, presidente di MZB-USA. “Nel settore del caffè monodose statunitense, le capsule compatibili Nespresso sono il prodotto che sta crescendo più rapidamente e la nostra partnership strategica con Ultramar Caffè – La Natura Lifestyle fornirà a MZB-USA e ai nostri clienti un punto di ingresso rapido e redditizio per questo formato sempre più apprezzato”, ha aggiunto Lusini.

“Siamo orgogliosi di collaborare con MZB-USA per offrire al consumatore americano un prodotto monodose innovativo e sostenibile come le capsule in alluminio compatibili”, afferma il Fondatore e Presidente di La Natura Lifestyle AG Struggl Ewald. “Il nostro impegno per la sostenibilità e la qualità ci spinge a trovare continuamente nuovi metodi per superare le aspettative dei nostri clienti”, ha aggiunto Ewald.

Le capsule saranno disponibili per i mercati e-commerce e food service. Con questa partnership MZB-USA punta a proporsi anche come third-party supplier per i marchi americani interessati a crescere in questo segmento.

La scheda sintetica di Massimo Zanetti Beverage USA

Massimo Zanetti Beverage USA (MZB-USA) è una delle principali aziende di caffè integrate verticalmente negli Stati Uniti e offre una gamma di caffè, tè e miscele di bevande di proprietà e di marca per i canali domestici e fuori casa.

Con la sede centrale e il principale impianto di torrefazione a Suffolk, in Virginia, l’azienda gestisce il più grande sito di produzione di caffè degli Stati Uniti, sull’isola di Kauai, nelle Hawaii. MZB-USA è anche uno dei maggiori fornitori di caffè a marchio privato del Nord America e i suoi marchi, riconosciuti a livello mondiale, includono Segafredo Zanetti Coffee and Espresso, Chock full o’Nuts, Hills Bros Coffee, Hills Bros Cappuccino e Kauai Coffee.

Parte del Massimo Zanetti Beverage Group, MZB-USA è anche licenziataria di Segafredo Zanetti Espresso Café in tutto il Nord America e offre una gamma di macchine per caffè espresso e macchine monodose, rafforzando ulteriormente la sua posizione di Coffee Complete dal raccolto alla tazza. Per maggiori informazioni, cliccare qui.

La scheda sintetica di La Natura Lifestyle AG (Ultramar Caffè)

La Natura Lifestyle AG (Ultramar Caffè) si è affermata come azienda impegnata nella tutela dell’ambiente e nell’innovazione nel settore del caffè. Con una rete di distribuzione internazionale e un forte impegno per la qualità e la sostenibilità, l’azienda è ben posizionata per avere successo in futuro.

La Natura Lifestyle AG (Ultramar Caffè) è nota per i suoi prodotti innovativi e per lo sviluppo di miscele proprietarie che consentono ai suoi clienti di distinguersi nei loro mercati di consumo, supportati da una moderna infrastruttura di lavorazione e da avanzate capacità operative e logistiche che assicurano che La Natura Lifestyle AG (Ultramar Caffè) mantenga i suoi impegni: “Innoviamo, collaboriamo, consegniamo… Con passione”.