mercoledì 03 Dicembre 2025
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Essse Caffè lancia ForteForte in capsula compatibile e i macinati sottovuoto per uso domestico

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essse caffè
I nuovi lanci di Essse Caffè (immagine concessa)

BOLOGNA – Novità per Essse Caffè, azienda dal cuore B2B che si sta aprendo sempre più anche al B2C attraverso il lancio di nuovi prodotti ad hoc destinati direttamente al consumatore finale.  Nel mondo capsule, al fianco di ConBrìo – miscela nata dal perfetto equilibrio tra Robusta e Arabica – e Tuttotondo100% Arabica – arriva ForteForte, nuovo blend in capsule compatibili Nespresso pronto a soddisfare un ulteriore segmento di clienti.

Il blend ForteForte

A differenza delle altre, infatti, la nuova arrivata in casa Essse Caffè ha una prevalenza di caffè Robusta, che conferisce al prodotto una crema strutturata, un corpo intenso e note decise di pan tostato e frutta secca.

Ampliata anche la gamma del caffè macinato in formato sottovuoto: accanto alle già presenti referenze Moka e Americano, arrivano Espresso e 100% Arabica. Il primo è un caffè forte, deciso e studiato nei minimi dettagli per regalare in tazzina tutti gli aromi e la corposità del vero espresso italiano; il secondo, costituisce la vera novità per questa gamma di prodotti e strizza l’occhio al segmento “specialty coffee”, con l’obiettivo di offrire anche tra le mura dometiche una selezione di pregiate origini 100% Arabica. Si tratta di un caffè delicato e dalla tostatura media, che lo rende fresco al palato, e caratterizzato da una piacevole acidità e note fruttate e floreali.

Prodotti nuovi, che si inseriscono nel più ampio rinnovamento che ha coinvolto Essse Caffè anche in termini di rebranding e veste grafica; il tutto nel segno di classe, eleganza e unicità, tre caratteristiche fondamentali per l’azienda, già punto di riferimento per il settore bar, e oggi orientata anche al mercato consumer.

La progressiva apertura consumer si esprime sia in una forte rete distributiva nel canale retail, ma anche nel nuovo e-commerce esssecaffe.com/shop, dove è possibile acquistare un’ampia gamma di prodotti: dalle macchine e capsule Sistema Espresso, di proprietà Essse Caffè, alle miscele in grani, fino, appunto, a macinati e capsule compatibili.

Il “family feeling”, tratto distintivo di Essse Caffè,  entra così nelle case degli italiani: il risultato in tazzina è   frutto di uno speciale processo produttivo, dove – a differenza delle altre torrefazioni – avviene prima l’attività di miscelazione, con la selezione delle diverse origini, e in un secondo momento la tostatura. Un processo complesso e impegnativo, ma capace di esaltare le caratteristiche peculiari di ogni singola origine e garantire un caffè di eccezionale qualità in tazza.

La scheda sintetica di Essse Caffè

Scienza, sapienza e specializzazione: tre “S” che riassumono perfettamente i valori e la filosofia di Essse Caffè, storica torrefazione bolognese fondata nel 1979 da Francesco Segafredo assieme alle sorelle Chiara e Cristina. Oggi Essse Caffè è un marchio di successo in tutta Italia e all’estero, sinonimo di autenticità ed eccellenza, contraddistinto dall’inconfondibile “family feeling” delle sue miscele. L’obiettivo? Garantire un prodotto di massima qualità, tutti i giorni, tutto l’anno, realizzando con cura l’intero processo, a partire dall’accurata selezione della materia prima.

Grazie alle collaborazioni universitarie – Facoltà di Agraria delle Università di Bologna, Cesena e Foggia – l’azienda ha acquisito elevato spessore scientifico nel proprio settore, con conoscenze su ogni tipologia di caffè, dalla torrefazione al confezionamento, fino al caffè in tazzina.

Ai fondatori, oggi si affianca la quarta generazione della famiglia: Pietro Buscaroli, Agata Segafredo, Riccardo e Ruggero Auteri che condividono la missione imprenditoriale con uno sguardo imprescindibile verso il futuro.

Coca-Cola annuncia tre nuovi dirigenti per l’Italia: Luca Santandrea, Oleg Mamaev e Raluca Vlad

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Coca Cola
Raluca Vlad nuovo dirigente della Coca-Cola

MILANO – L’azienda Coca-Cola ha annunciato tre nuove nomine destinate al mercato italiano. Luca Santandrea si conferma il nuovo general manager Olympic and Paralympic Games Milano Cortina 2026, Oleg Mamaev è stato nominato Frontline activation marketing director per Italia, Albania, Grecia, Cipro e Malta e Raluca Vlad assume il ruolo di Franchise operations director per l’Italia.

Le importanti novità ai vertici Coca-Cola

Coca-Cola annuncia importanti novità per il mercato italiano, con tre nuove nomine in ruoli chiave per il business aziendale e per il percorso che l’azienda intraprenderà nei prossimi anni. Luca Santandrea è il nuovo General Manager Olympic and Paralympic Games Milano Cortina 2026.

Luca, che vanta un’esperienza in azienda lunga più di 18 anni, nel campo del marketing, del commerciale e del finance, torna in Italia dopo aver guidato Serbia, Montenegro, Kosovo e Macedonia del Nord come Franchise Country Manager.

Il suo compito sarà quello di guidare la strategia e l’esecuzione locale dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali, collaborando strettamente con gli stakeholder interni ed esterni, per garantire che l’Italia raggiunga gli obiettivi di business e consegni un’eredità Olimpica e Paralimpica con un’importante focus sulla sostenibilità.

“E’ una sfida entusiasmante quella che l’Azienda mi ha posto davanti e io la colgo con grande orgoglio e soddisfazione” commenta Luca. “Non capita spesso di poter tornare nel proprio Paese per potersi misurare con occasioni di questa portata e avere l’opportunità di dare il proprio contributo per rendere questa evento un grande successo, per tutti”.

Oleg Mamaev è stato nominato Frontline Activation Marketing Director per Italia, Albania, Grecia, Cipro e Malta, per coordinare il team che gestisce le strategie di marketing e comunicazione dei brand di The Coca-Cola Company. Un ruolo che ha l’obiettivo di creare sinergie tra i vari Paesi e alimentare una cultura che ispiri la formazione, la crescita e lo sviluppo di un team forte e capace, favorendo la condivisione di best practice.

In Coca-Cola dal 2019, Oleg ha una solida esperienza di business e marketing sviluppata prima in Procter & Gamble, dove ha gestito brand iconici come Gillette e Always, nonché il dipartimento di shopper marketing come Brand Director, e poi come responsabile della strategia e dell’innovazione di Avon.

“Sono felice di iniziare questa nuova avventura, una sfida che mi consentirà di mettermi in relazione con molti interlocutori differenti e di lavorare sul creare innovazione, insieme alla mia squadra, al fine di rispondere alle esigenze dei diversi mercati e dei consumatori locali e rafforzare il valore dei brand” racconta Oleg.

Infine, dopo due anni come Frontline Activation Marketing Director Italia e Albania, Raluca Vlad assume il ruolo di Franchise Operations Director per l’Italia e sarà alla guida del team che, in stretta collaborazione con i partner imbottigliatori, si occupa di far crescere costantemente il business e sviluppare il portafoglio di prodotti.

Raluca ha quasi 10 anni di esperienza all’interno dell’azienda: dopo aver sviluppato piani per i brand di succhi dei 26 Paesi del Centro ed Est Europa, Raluca è arrivata in Italia per guidare la strategia di comunicazione dei principali marchi.

“Sono molto orgogliosa del nuovo ruolo che l’azienda ha scelto di affidarmi e di continuare il mio percorso nel mercato italiano”, racconta Raluca. “Lavorerò insieme al mio team per rinforzare ulteriormente il nostro business e la nostra strategia, in modo da garantire una crescita solida e costante.

La scheda sintetica di Coca-Cola Italia

Coca-Cola the hug energia napoli
Il logo della Coca-Cola

The Coca-Cola Company (NYSE: KO) è una total beverage company che offre ai suoi consumatori oltre 500 brand in più di 200 Paesi. Oltre a Coca-Cola, il portfolio prodotti include brand come AdeZ, FUZETEA, Royal Bliss, Fanta, Sprite, Powerade e Acque Lilia.

Per rispondere al meglio alle esigenze dei consumatori, lavora costantemente per innovare il nostro portfolio, dalla riduzione dello zucchero al lancio di nuove bevande.

All’opera anche per ridurre l’impatto ambientale reintegrando l’acqua che viene utilizzata per produrre le nostre bevande e promuovendo il riciclo dei nostri packaging.

Insieme ai partner imbottigliatori, sono più di 700 mila i dipendenti. Dal 1927 in Italia, oggi ci sono 5 stabilimenti e oltre 2.000 dipendenti.

Il portfolio comprende 40 prodotti, dalle bevande gassate ai tè, dalle acque alle bevande vegetali e il 60% dei prodotti dell’azienda è a ridotto, basso o nullo contenuto calorico.

 

Frankly lancia Rainbow, il bubble tea a sostegno della comunità LGBTI con Arcigay

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Rainbow (immagine concessa)

MILANO – Si chiama Rainbow, ed è il primo drink bubble tea per l’inclusione. L’idea è di Frankly, la prima catena italiana di bubble tea che da sempre fa dell’inclusività uno dei suoi valori fondanti, e Arcigay, la principale associazione LGBTI italiana, ed è nata per supportare, per tutto il mese di giugno, l’iniziativa del Pride, e, più per esteso, la parità dei diritti e il superamento di stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone LGBTI e contro ogni forma di discriminazione.

Il bubble tea Rainbow

Il bubble tea Rainbow – che è un vero e proprio arcobaleno di colori, con la sua base di tè verde al gelsomino aromatizzato alla fragola e pesca accompagnato da scoppiettanti Popping Boba alla frutta con gusti misti – sarà disponibile per tutto il mese di giugno negli undici store Frankly in tutta Italia.

Una parte del ricavato delle vendite del drink sarà donato ad Arcigay, per supportare l’Associazione nei diversi progetti attivi. Oltre al drink torneranno disponibili le spille arcobaleno, il cui intero profitto sarà donato ad Arcigay.

“Siamo felici di collaborare anche quest’anno con Arcigay e di poter dare il nostro contributo nel mese dedicato alla sensibilizzazione per la parità dei diritti e al superamento dei pregiudizi nei confronti delle persone LGBTI – spiega Lati Ting, co-founder di Frankly – Quello dell’inclusione è un valore cardine all’interno di Frankly, che viviamo e respiriamo ogni giorno integrando nel nostro team persone con provenienze, storie e vissuti diversi. Il Bubble Tea stesso d’altra parte, con la sua storia multiculturale, è un prodotto di per sé ambasciatore di inclusione e diversità.”

Silvia Vercellati su MDEJ 2023: “L’adesione da parte di nuovi istituti (oltre il 30% degli iscritti) conferma il valore del progetto”

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Maestri dell'Espresso Junior
Silvia Vercellati, MUMAC Academy manager (foto concessa)

MILANO – Si è appena conclusa l’ultima edizione di Maestri dell’espresso junior, concorso che da 31 anni dà valore al lavoro degli istituti alberghieri grazie all’azione congiunta di due aziende fiore all’occhiello del made in Italy, Gruppo Cimbali e illycaffè: come rappresentante della prima abbiamo commentato la gara con Silvia Vercellati, MUMAC Academy manager.

Vercellati, questa trentunesima edizione è stata come un riappropriarsi del contatto diretto con gli studenti, dopo diversi anni di svolgimento online: è stato faticoso quanto emozionante tornare alle dinamiche in presenza?

“Tornare in presenza dopo tre edizioni online è una grande emozione. La professione del barista, così come la formazione dei giovani studenti nell’ambito caffetteria, richiede un’importante parte pratica dalla quale non si può prescindere. Per questo, la finale in presenza completa a 360 gradi il percorso di Maestri dell’espresso junior. Certamente le dinamiche richiedono un impegno differente e coinvolgono non solo organizzatori e giudici, ma mobilitano un’intera struttura. La verità è che ci siamo anche divertiti: tornare a
svolgere la finale in presenza è come fare il pieno di energia, che spazza via ogni fatica.”

Che cosa l’ha colpita di più dei ragazzi che si sono sfidati quest’anno? E cosa dei docenti?

Vercellati: “Ho notato un grande cambiamento negli studenti, se messi a confronto con i gruppi di finalisti che li hanno preceduti nelle edizioni pre-pandemia (l’ultima finale in presenza risale al 2019). Gli studenti quest’anno avevano un approccio differente, erano più disinvolti, meno impacciati, meno timidi e intimiditi dall’essere di fronte al giudizio di esperti di due grandi aziende. C’è stato un forte affiatamento tra i ragazzi già dal primo minuto, li vedevo scattarsi selfie e pubblicare stories, come se si conoscessero da una vita.

Erano incuriositi da tutto ciò che li circondava e facevano molte domande, anche durante le visite al museo MUMAC, agli spazi di MUMAC Academy e allo stabilimento produttivo di Gruppo Cimbali. C’è stata anche una maggiore interazione con noi organizzatori, dovuta probabilmente alle fasi in backstage di preparazione degli ingredienti per la realizzazione della ricetta a base di espresso e bevanda vegetale, oggetto di valutazione per il Premio Giuria Giornalisti. Studenti e professori hanno lavorato a stretto contatto per mesi in preparazione alla finale, sviluppando un’intesa che si è percepita.”

Due nuove scuole si sono inserite tra gli 8 finalisti: quindi il concorso riesce a coinvolgere sempre più formatori e studenti a mettersi alla prova su un livello più alto?

“Il progetto Maestri dell’espresso junior è un percorso impegnativo e sfidante, che segue un intero anno scolastico, composto da più fasi di selezione teoriche e pratiche. Siamo consapevoli della sua complessità e l’abbiamo strutturato proprio per affiancarci al piano didattico delle classi quarte con l’obiettivo di stimolare gli studenti ad impegnarsi in un percorso di alto livello e ricercare l’eccellenza. L’adesione da parte di nuovi istituti (oltre il 30% degli iscritti) conferma che il valore di questo progetto è riconosciuto da un numero sempre più alto di scuole su tutto il territorio nazionale.”

Alcuni studenti hanno potuto cimentarsi con macchine di un certo livello soltanto il giorno prima della finale: dotare gli Istituti di attrezzature più avanzate per diventare i professionisti del domani, quanto è fondamentale?

“Purtroppo la questione delle attrezzature nelle scuole è una tematica delicata. Non tutti gli istituti hanno la possibilità di rifornirsi di prodotti moderni ed è per questo che progetti come Maestri dell’espresso junior, e in generale tutte le iniziative volte alla formazione degli studenti, sono una preziosa occasione di confronto con attrezzature dalle alte prestazioni.

La competizione finale si è svolta su macchine LaCimbali M200 e macinadosatori Elective proprio con l’intenzione di trasmettere agli studenti il messaggio che questi sono i prodotti le cui tecnologie consentono di agevolare il lavoro del barista, di personalizzare
l’esperienza d’uso e il risultato in tazza secondo le proprie esigenze. Aderire al concorso per certi istituti può fare la differenza e dare un aiuto davvero importante: i due istituti 1° e 2° classificati vincono una macchina LaCimbali o 3 macinadosatori.”

Gruppo Cimbali e illycaffè insieme per 31 anni: qual è il segreto di una collaborazione così duratura e soprattutto, di successo?

“Celebrare la 31esima edizione conferma quanto Gruppo Cimbali e illycaffè credano nel progetto Maestri dell’espresso junior e in generale nella formazione alle scuole. Tra i team che seguono il concorso, MUMAC Academy e Università del caffè, si è creata una preziosa sinergia che ci caratterizza anno dopo anno e si trasmette a studenti e docenti. E sono sicura che anche questo contribuisca ad alimentare il motore di una macchina che da decenni funziona benissimo. Ciò che più ci unisce sono la passione per il caffè e la certezza dell’importanza della formazione in un percorso professionale di successo.”

Vercellati, ci sono dei punti su cui vorreste ancora investire per far evolvere ulteriormente questa competizione?

“Abbiamo tante nuove idee che vogliamo far decollare il prossimo anno, e siamo già al lavoro per dare corpo e sostanza ad importanti novità. Sicuramente per noi tutti è fondamentale continuare a investire nella formazione dei giovani, essi rappresentano il punto di incontro tra filiera del caffè e consumatore finale.

Garantire mezzi e opportunità per la preparazione delle nuove generazioni significa arricchire la loro capacità di traferire il valore, la qualità, la storia che c’è dietro e dentro ogni tazzina.”

Barbarossa: “Gli insetti nel caffè? Ci sono, come in tutti i prodotti della terra, ma al minimo in quel che beviamo”

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Matteo Barbarossa
Matteo Barbarossa

MILANO – Matteo Barbarossa, Coffee Expert di IMA Coffee aiuta i lettori a fare chiarezza su alcuni punti che ciclicamente compaiono sul web, lanciando diversi allarmi ai consumatori. Questa volta l’attenzione è stata sollevata dal sito francese 60millions-mag.com, in un articolo firmato dalla giornalista Patricia Chairopoulos con il supporto dell’ingegnere Antoine Haentjens, rispetto ad un problema che esiste nel settore della torrefazione e che si riflette sul consumatore finale: la presenza di insetti e di sostanze chimiche anche nel prodotto esposto negli scaffali, disponibile per l’acquisto.

Su 51 referenze analizzate, la buona notizia che riportiamo subito è che i test non hanno
evidenziato traccia di pesticidi. Da ringraziare proprio il processo di tostatura, che per via
dell’elevata temperatura che si aggira sui 200°, elimina la gran parte di queste molecole.
Se è vero però che i pesticidi vengono distrutti o volatilizzati durante la tostatura, questo stesso passaggio determina la formazione degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), composti riconosciuti come cancerogeni dalle autorità sanitarie.

Non esistono tuttavia normative precise per regolamentare i residui di IPA nel caffè, a differenza degli oli e dei grassi utilizzati per il consumo umano (10 µg/kg). La maggioranza dei caffè analizzati hanno presentato livelli molto bassi di IPA non considerabili
dannosi per la salute.

Sotto indagine, chiaramente, anche l’acrilamide.

Un altro grande indagato ogni volta che si parla di tostatura. Anche secondo l’analisi svolta da 60millions-mag qualsiasi caffè è leggermente contaminato da questo componente potenzialmente cancerogeno, solo se però è assunto in quantità maggiori di 400 g/kg nel caffè tostato (soglia limite fissata dall’EFSA).

Nelle 51 referenze messe sotto la lente di ingrandimento francese, i livelli rilevati vanno dai 78 µg/kg della capsula biologica Auchan ai 345 µg/kg della cialda Lavazza la più “carica” del panel (ben al di sotto quindi dei limiti stabiliti).

Infine, un’altra domanda legittima viene affrontata per gli amanti del decaffeinato: sono rimaste tracce di solventi in questo prodotto? Ovviamente dipende dal metodo di decaffeinizzazione, ovvero se effettuato con vapore acqueo o con un solvente come il diclorometano.

In ogni caso tutte e dieci le referenze studiate hanno riportato dei residui di solventi, ma in piccole quantità. Quindi nessun pericolo anche da questo punto di vista. Il sito 60millions-mag infine ha ricercato la presenza di corpi estranei nei chicchi di caffè e in quello macinato scoprendo frammenti di insetti, a volte in quantità rilevanti, fino a 80 nel caffè macinato Bellarom di Lidl e addirittura 83 nei grani Alter Eco.

Detto questo, abbiamo voluto approfondire e commentare questi dati raccolti sul web guidati dal punto di vista di chi conosce molto bene la materia prima, ma anche le tecnologie di trasformazione del prodotto: Matteo Barbarossa, Coffee Expert di IMA Coffee.

Barbarossa, partiamo dagli insetti nel caffè? Perché si trovano ed è un problema? Proviamo a spiegarlo

“Voglio partire da un presupposto: se in Francia svolgessero la stessa analisi su 51 panini, troverebbero tracce di insetti anche nella farina che è stata utilizzata per produrle. Il caffè infatti, così come il grano, è un prodotto della terra e in quanto tale è normalmente esposto all’attacco degli insetti. I magazzini nelle farm sono spesso all’aria aperta e la fauna locale è attratta dal profumo del verde.

Questo però non significa che il caffè che beviamo sia pieno di insetti: il torrefattore può disporre di una serie di mezzi tecnici per ridurre al minimo se non completamente le tracce di elementi esterni, come i setacci, tavole densimetriche e le selezionatrici ottiche. I sistemi di aspirazione delle polveri degli impianti sono anch’essi importanti alleati per rimuovere insetti, oltre ad altri contaminanti.

A seguire, sia la forte aspirazione dell’aria in vasca di raffreddamento che quella nel tamburo atta a separare le pellicole e creare convenzione, svolgono un ulteriore processo di “cleaning” del prodotto finale.

A volte più semplicemente il problema della presenza di insetti risiede nello stoccaggio del prodotto in ambiente o modalità non idonee. Si potrebbe certo limitare il problema all’origine, migliorando le condizioni dei magazzini ed elevando di conseguenza la qualità del verde.

Efficace anche utilizzare oltre i sacchi di juta (molto attraenti per diversi animali tra cui i roditori) quelli di plastica al loro interno, che fungerebbero come barriera ulteriore tra il prodotto e l’ambiente esterno, oppure ancora trasportando i chicchi in sottovuoto. Così si preserva il verde anche in fase di transito: i container non sono ambienti completamente asettici. In ogni caso, anche le pochissime tracce che possono restare nel caffè in commercio sono così basse da ritenersi del tutto trascurabili.”

E per quanto riguarda l’acrilamide?

Barbarossa fa chiarezza: “L’acrilamide si sviluppa in quantità importanti nei caffè tostati in circa 5 minuti, quindi tostature molto rapide. Tante insegne della grande distribuzione, eseguono dei test sui prodotti messi negli scaffali e li eliminano se hanno un livello di acrilamide molto alto. Spesso, fortunatamente, si utilizzano tostatrici a tamburo che sviluppano meno acrilamide rispetto ad altri modelli grazie al tempo di tostatura di circa 15 minuti, quindi una tostatura più lunga. Questo non va di certo a favore di forti economie di scala, ma va a favore della sicurezza del prodotto.”

Il tema pesticidi e idrocarburi come lo commenta?

“Bisogna considerare che oltre i 220 gradi (un dato medio, un parametro generico dato da dei ricercatori italiani), i pesticidi vengono eliminati. Lì sta anche l’arte del torrefattore: è vero che più si sale con la temperatura di tostatura, più si riducono i pesticidi, ma lo è altrettanto il fatto che a maggiore calore corrisponde la formazione degli IPA che nascono dalla caramellizzazione degli zuccheri contenuti naturalmente nel caffè verde.

Con una tostatura media è possibile raggiungere un buon compromesso tra l’eliminazione dei pesticidi senza creare IPA: bisognerebbe parlare anche di una misurazione più precisa, considerare anche il modello della macchina e dalla ricezione della sonda che invia il segnale al software, perché ciascuna strumentazione ha le sue peculiarità. Si potrebbe inoltre fare una selezione a monte per l’acquisto di caffè biologici che non sono stati
sottoposti ai pesticidi.”

Cosa succede nel decaffeinato?

“Ci sono tracce di diclorometano, che è un solvente che si lega alla molecola della caffeina. È estremamente volatile e viene eliminato quasi del tutto, per cui, rimanendo nel range imposto per la salute, non è nocivo. Ad ogni modo, io preferisco quello processato ad acqua, metodo che non impiega alcun tipo di solvente. Per il resto è uguale al caffè classico.”

Filicori Zecchini annuncia: “Riscontrata contaminazione lieve da ocratossina in pochissimi lotti della miscela 100% Arabica per la Gdo”

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filicori zecchini
Il logo di Filicori Zecchini

OSTERIA GRANDE (Bologna) – È stato riscontrato un caso di contaminazione lieve da ocratossina in alcuni lotti del prodotto 100% Arabica di Filicori Zecchini. È importante sottolineare che l’ordine di ritiro riguarda esclusivamente il prodotto venduto nella Grande Distribuzione Organizzata, che rappresenta solo una piccolissima parte della produzione della torrefazione.

Filicori Zecchini: la contaminazione di ocratossina

“In primo luogo, vogliamo sottolineare che la sicurezza dei nostri consumatori è la nostra massima priorità. Nonostante la contaminazione sia di entità lieve, riteniamo sia necessario adottare misure tempestive per garantire la tutela della salute dei nostri clienti e rispettare le normative vigenti in materia di sicurezza alimentare.” dichiara l’amministratore delegato, Luigi Zecchini, e aggiunge “Tuttavia, è importante sottolineare che l’ordine di ritiro riguarda esclusivamente il prodotto venduto nella Grande Distribuzione Organizzata, mentre i prodotti destinati ad altri canali di vendita non sono interessati da questa situazione.”

La decisione di ritirare il lotto contaminato è stata presa per i seguenti motivi:

  1. Sicurezza dei consumatori: Filicori Zecchini riconosce l’importanza di fornire prodotti alimentari sicuri e di alta qualità ai propri clienti. Anche se la contaminazione da ocratossina è lieve, l’azienda ha ritenuto che il ritiro del prodotto venduto nella GDO fosse l’azione più responsabile per minimizzare qualsiasi potenziale rischio per la salute dei consumatori in quel particolare canale di vendita.
  2. Conformità alle normative: come professionisti del settore alimentare, l’azienda deve rispettare rigorosamente le normative vigenti. Il ritiro del lotto contaminato venduto nella GDO permette all’azienda di adempiere agli obblighi legali e dimostra il suo impegno per la sicurezza alimentare.
  3. Protezione della reputazione: l’azienda ha costruito una reputazione solida grazie alla qualità dei nostri prodotti e al servizio fornito. Il ritiro del lotto contaminato venduto nella GDO dimostra l’impegno dell’azienda a prendere provvedimenti rapidi e appropriati per affrontare eventuali problematiche. Filicori Zecchini desidera mantenere un’immagine di integrità e affidabilità presso i nostri clienti e nel mercato.

Tutte le partite di caffè crudo che l’azienda importa prime di essere utilizzate nella lavorazione dei prodotti vengono analizzate da primari laboratori accreditati presso le autorità di controllo sanitario, proprio per l’individuazione dell’ocratossina. E ciò è avvenuto anche per la partita oggetto del ritiro che era risultata abbondantemente in regola in base alle normative vigenti.

Al momento attuale non è ancora stata ancora effettuata la contro-analisi ufficiale di controllo del campione individuato dalla AUSL, risultato non conforme. Una volta effettuata tale contro-analisi ufficiale avremo un quadro molto più chiaro della situazione. Peraltro, l’azienda ha già avuto l’esito di una analisi (per uso interno), che ha fatto eseguire su un’altra confezione appartenente allo stesso lotto contaminato, la quale è risultata entro i limiti di legge.

L’azienda sta lavorando diligentemente per identificare le cause della contaminazione e mettere in atto le azioni correttive necessarie per prevenire che un evento simile si ripeta in futuro. Filicori Zecchini si sta avvalendo della collaborazione di esperti e delle autorità competenti per garantire il ripristino dei nostri rigidi standard di qualità.

L’azienda vuole assicurare che, al di là di questa situazione, continuerà a fornire prodotti sicuri e di alta qualità ai nostri clienti.

L’azienda è dispiaciuta per l’inconveniente arrecato e si impegniamo a lavorare con la massima trasparenza e tempestività per risolvere questa situazione nel modo migliore possibile.

L’obiettivo principale dell’azienda è garantire la sicurezza dei suoi consumatori e preservare la fiducia che hanno riposto in Filicori Zecchini nel corso degli anni.

Così Wmf CoffeeConnection dischiude il mondo di domani dell’ospitalità digitale

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Un team che accompagna il cliente professionale nel futuro dell’ospitalità digitale (immagine concessa)

MILANO – Nel mondo del fuori casa, l’era dell’ospitalità digitale è già cominciata e preannuncia cambiamenti epocali, tanto nella gestione e nell’operatività dei pubblici esercizi, quanto nell’esperienza del cliente. A fronte di questa rivoluzione tecnologica, Wmf – numero uno mondiale nel segmento delle macchine da caffè superautomatiche professionali – lancia “Wmf CoffeeConnection”: un team che accompagna il cliente professionale nel futuro dell’ospitalità digitale.

Wmf Professional Coffee Machines offre consulenza e supporto in tre aree: trasparenza dei dati, ottimizzazione dei processi di gestione e accelerazione dei flussi di dati attraverso l’integrazione IT, concetti e modelli di business innovativi.

Supporto IT e connettività hanno ormai un ruolo decisivo nell’era dell’ospitalità digitale. Wmf Professional Coffee Machines ha creato il team di Wmf CoffeeConnection nell’intento di aiutare le aziende a sfruttarne appieno le opportunità implementando soluzioni efficaci.

“Cerchiamo di venire incontro alle specifiche esigenze di ogni cliente” spiega Benjamin Thurner, Vice President Digital di Wmf Professional Coffee Machines. “Il nostro team è in forte crescita e dispone di competenze complete e diversificate”.

Le tre aree di Wmf CoffeeConnection

Il percorso di Wmf CoffeeConnection comincia con l’area “Gaining transparency”. Essa spiega l’importanza della visualizzazione e della condivisione dei dati sull’attività delle macchine connesse e le informazioni che possono offrire, ad esempio, sull’andamento delle vendite e sui messaggi di servizio.

Con l’area “Optimising business” si passa a un livello superiore. Qui il team è in grado di fornire consulenze sul conteggio delle tazze erogate, l’integrazione nei sistemi Erp (Enterprise Resource Planning), le offerte a tempo limitato, gli aggiustamenti da remoto di prezzi e ricette.

“Specie se consideriamo la carenza di manodopera qualificata, il processo di digitalizzazione è cruciale” continua Thurner.

Da un lato, esso riguarda operazioni ripetitive, che sono state sin qui svolte manualmente.

Dall’altro, l’automazione dei flussi di dati. Le informazioni rilevanti per l’azienda continuano a essere gestite in luoghi diversi e in silos di dati separati. E consolidarli richiede così un sacco di tempo e denaro.

La terza area “Realizzare l’innovazione” si concentra infine su modelli di business innovativi, che comportano una profonda interazione IT. Qualche esempio? Il pagamento diretto alla macchina da caffè, i programmi integrati di fidelizzazione del cliente, i negozi senza personale e i robot café.

“Un’ulteriore forza trainante dietro alla crescente digitalizzazione dell’ospitalità è costituita dalle sempre maggiori aspettative del cliente rispetto alla qualità del prodotto e al fattore esperienziale. La domanda di touch point digitali, opzioni di pagamento da mobile e di programmi integrati di fidelizzazione della clientela ne sono la riprova” conclude Thurner.

Ciclismo e caffè: Segafredo Zanetti e Trek terminano il percorso di collaborazione nato nel 2015

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non usare prodotti vecchi Massimo Zanetti Beverage mette in mostra il mondo della sua azienda
Massimo Zanetti mette in mostra il mondo della sua azienda

BOLOGNASegafredo Zanetti e Trek annunciano di avere terminato la collaborazione che vedeva unite le due realtà. Intrapresa sul finire del 2015, la partnership strategica fra Segafredo e Trek è cresciuta negli anni fino a includere, dal 2019, anche il team femminile. La collaborazione ha dato vita a squadre fra le più competitive al mondo e ha visto campioni della caratura di Nibali, Contador e Cancellara correre per questi colori.

Il termine della collaborazione tra Segafredo Zanetti e Trek

Nel corso degli anni il palmares si è arricchito con vittorie che sono parte della storia del ciclismo moderno come la Milano-Sanremo, Il Lombardia, le prime due storiche Parigi-Roubaix al femminile con Lizzie Deignan ed Elisa Longo Borghini, e vestito la maglia gialla al Tour de France, la maglia rosa al Giro d’Italia e la maglia iridata di campione di mondo sia al maschile sia al femminile.

Il sodalizio era stato immaginato fin da allora come parte di un percorso strategico che ora vede il suo termine consensuale e previsto da tempo.

“Trek Segafredo fa ormai parte della storia di questo sport e la sua maglia rimarrà nel cuore dei tifosi. Siamo stati sulla strada a fianco delle campionesse e dei campioni per 8 stagioni, ed ora è venuto il momento di guardare altrove, anche se Trek sarà sempre parte di noi”, ha commentato Massimo Zanetti.

“Segafredo è stato per 8 stagioni un partner prezioso per il nostro team. Deve essere ringraziato per il suo impegno a favore della crescita dell’intero movimento ciclistico”, ha aggiunto John Burke, presidente Trek.

La scheda sintetica di Segafredo Zanetti

Fondato nel 1973, Segafredo Zanetti è il marchio globale di Massimo Zanetti Beverage Group, tra i leader del caffè a livello mondiale con una forte presenza locale.

Il Gruppo ha un posizionamento unico “dalla piantina alla tazzina”, gestisce una Value Chain completamente integrata e opera su 21 stabilimenti attivi in 4 continenti, vendendo i suoi prodotti in oltre 110 Paesi.

Ogni giorno più di 50 milioni di tazze di caffè vengono servite attraverso la sua rete composta da oltre 100.000 clienti e circa 400 negozi di caffè in franchising.

Costadoro partecipa ai festeggiamenti per il centenario del Principe Ranieri III a Monaco

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costadoro
La locandina per i festeggiamenti del Principe Ranieri III (immagine concessa)

TORINO – A quasi 133 anni dal primo chicco tostato in via Pietro Micca, l’azienda torinese Costadoro produttrice di caffè di alta gamma, che rappresenta oggi una realtà industriale presente in oltre 30 Paesi, parteciperà il 31 maggio ai festeggiamenti organizzati da S.A.S. il Principe Alberto II in occasione del centenario del Principe Ranieri.

Costadoro celebra il centenario del Principe Ranieri III

Il Principe Alberto II ha programmato vari eventi che si terranno nel corso del 2023 a partire dal 31 maggio 2023, che segna il giorno della nascita del Principe Ranieri III.

In questa data alle ore 14.15 21 colpi di cannone annunceranno l’inizio dei festeggiamenti che continueranno per tutta la giornata. I festeggiamenti si terranno a la Rocher, il più antico dei 10 quartieri del Principato di Monaco e sede dei palazzi delle istituzioni, primo fra tutti il Palais Princier, la residenza dei Principi.

Questa prima cerimonia riunirà la grande famiglia monegasca e gli abitanti del Principato attorno a una imponente torta di compleanno e a numerose attività e spettacoli basati sugli interessi del marito di Grace Kelly.

Tra i punti “Gourmandises” presenti sul territorio de la Rocher sarà presente anche Caffè Costadoro.

Costadoro è stata insignita nel 2022 del prestigioso titolo di “Fournisseur Breveté de S.A.S. le Prince Souverain de Monaco”, un riconoscimento che gratifica enormemente l’azienda che da anni collabora con il Principato di Monaco come
Official Partner e Supplier per la fornitura di caffè all’interno del Pavillon de Monaco durante gli Expo (Milano, Kazakistan, Dubai).

Per questo motivo Costadoro ha scelto Monaco per il suo flagship store di proprietà, aperto nel 2022, per rafforzare i propri rapporti col Principato e conseguentemente con tutto il settore horeca della Costa Azzurra, una piazza importantissima da più di 20 anni dove Costadoro conta già numerosi clienti e locali.

La scheda sintetica di Costadoro Caffè

Dopo i successi di Expo 2015 a Milano e di Expo 2017 ad Astana, in Kazakistan, che hanno visto Costadoro fornitore ufficiale di caffè presso la caffetteria-ristorante all’interno del Pavillon de Monaco, la partnership con il Principato continuerà anche in occasione di Expo 2020 a Dubai.

Nel 2015 Costadoro è entrata ufficialmente a far parte della Rete promossa dall’Unione Industriale di Torino Exclusive Brands Torino. Inoltre Costadoro è da sempre impegnata nel perseguire la sostenibilità delle proprie attività nei confronti dell’ambiente e delle persone come riportato annualmente nel Corporate Social Responsibility Report.

Appe: “Tutti i bar in crisi vanno tutelati: solo a Padova abbiamo perso più di 300 attività in 4 anni”

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La città di Padova (immagine: Pixabay)

I bar tradizionali sono sempre più in difficoltà a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi. I numeri parlano chiaro: nel 2022 si possono vedere a livello provinciale 4.861 attività iscritte al Registro delle Imprese nel settore Ateco “56 – Servizi di ristorazione” (che comprende ristoranti, bar e catering), contro le 5.008 imprese dell’anno precedente e le 5.166 (massimo storico) registrate nel 2018. In quattro anni si sono perse più di 300 attività. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Notizie+.

La crisi dei bar secondo Appe

PADOVA – Inflazione, crisi dei consumi e aumento dei costi mettono in ginocchio i bar tradizionali. Un settore pronto a cambiare pelle, che necessita di sostegno da parte delle amministrazioni locali: è quanto emerge dall’analisi svolta dall’Associazione provinciale pubblici esercizi – Appe – di Padova, su dati Infocamere, e relativa alle attività di pubblico esercizio, con particolare riferimento ai bar giornalieri (quelli che aprono al mattino presto e chiudono entro le ore 22).

I numeri, riferiti all’anno 2022, vedono a livello provinciale 4.861 attività iscritte al Registro delle Imprese nel settore Ateco “56 – Servizi di ristorazione” (che comprende ristoranti, bar e catering), contro le 5.008 imprese dell’anno precedente e le 5.166 (massimo storico) registrate nel 2018.

300 attività in meno

“In soli 4 anni – dichiara il vice presidente Matteo Toniolo – abbiamo perso più di 300 attività, vale a dire il 6% del totale, ma l’aspetto più drammatico è che le chiusure riguardano quasi esclusivamente il settore dei bar: meno 122 nel solo anno 2022″.

Indebitamenti contratti durante il periodo Covid, costi aumentati in modo spropositato, consumi in calo e impossibilità di aumentare in modo adeguato i listini: sono gli elementi che, secondo l’Associazione degli esercenti, hanno portato tante attività di bar ad abbassare definitivamente le serrande.

“Il turn-over – sottolinea il vice presidente – nel settore dei pubblici esercizi è sempre stato particolarmente elevato, ma adesso stiamo registrando picchi preoccupanti: secondo gli ultimi dati in nostro possesso, più della metà dei locali chiude entro i primi cinque anni di vita”.

Eppure, secondo l’Associazione che a Padova e provincia è quella più rappresentativa del settore turistico, i bar sono un vero e proprio “patrimonio” da salvaguardare.
“Sono imprese – conferma Toniolo – che presidiano il territorio, anche nei giorni e orari in cui le altre attività sono chiuse, sono anche un punto di ospitalità per cittadini e turisti, svolgono un servizio di ristoro e accoglienza e, non ultimo, di sicurezza”.

Ma è su un altro aspetto che l’Appe pone l’accento: l’esigenza di socialità, in una società dove gli individui sono sempre più “s-connessi a distanza”.

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