giovedì 27 Novembre 2025
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La San Marco a Napoli è sponsor dell’evento dedicato alla tazzina partenopea, 07-08/05

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roberto nocera la san marco
Roberto Nocera, general manager de La San Marco (immagine concessa)

GRADISCA D’ISONZO (Gorizia) – Ci sarà anche La San Marco il 7 e 8 maggio prossimi al Maschio Angioino, lo storico castello medievale simbolo della città di Napoli, dove andrà in scena “Nu bbèllu ccafè, le giornate cittadine del caffè napoletano”, una kermesse di appuntamenti consacrati all’espresso partenopeo, organizzata dall’amministrazione comunale di Napoli.

La San Marco a Napoli per Nu bbèllu ccafè

La San Marco, azienda leader nella produzione di macchine per il caffè con sede a Gradisca d’Isonzo, legata alla città di Napoli  per la tradizione della macchina a leva che le accomuna, sarà presente alla manifestazione in veste di partner ufficiale.

Tutte le postazioni dedicate al caffè, dove si confronteranno gli addetti ai lavori provenienti da tutta Italia, saranno infatti dotate di macchine  La San Marco modelli 20/20 plug&play, V6, Leva Luxury Multiboiler Aumentata e di Macinacaffè Premium 84  F-S-V e Premium 68  C-D.

La manifestazione, che prevede una serie di incontri nelle suggestive sale del Maschio Angioino con esperti del caffè, cultori dell’espresso e baristi professionisti, proporrà anche eventi di pura adrenalina, con le gare del Leva Face to Face, curate dall’ambassador Francesco Costanzo e realizzate sul modello di macchina da espresso La San Marco V6.  E’ aperta a  tutti i visitatori  la possibilità di realizzare un caffè con macchina a leva guidati da baristi professionisti.

Roberto Nocera, general manager de La San Marco si dichiara entusiasta della partnership dell’azienda isontina con l’evento napoletano:  “La San Marco è legata storicamente alla vibrante città di Napoli, celebre per la sua passione per la macchina a leva”.

“Il nome scelto per questa manifestazione dedicata all’espresso evoca i significati ancestrali che tutti noi associamo a questa bevanda: condivisione, cultura e aggregazione; – commenta Nocera – grazie alla presenza di un team rinomato di caffè esperti la manifestazione si propone l’obiettivo di diffondere la cultura del caffè napoletano e di tutelare l’identità culturale di Napoli e le sue unicità, riconosciute in ogni angolo del mondo”.

Nocera aggiunge: “La squadra de La San Marco è felice e orgogliosa di poter essere al fianco degli organizzatori per promuovere il caffè espresso, una delle più rinomate icone della napoletanità. Momenti culturali, di assaggio e di sperimentazione si alterneranno a gare emozionanti che vedranno sfidarsi i più bravi baristi a livello  nazionale alla ricerca dell’espresso perfetto, estratto con una macchina a leva de La San Marco”.

Gli organizzatori di “Nu bbèllu ccafè” annunciano che la manifestazione sarà arricchita da molti contenuti culturali, come le conferenze che si terranno nei due giorni nella Sala della Loggia del Castello e che vedranno la partecipazione dei più grandi esperti di caffè sul territorio nazionale (il triestino Andrej Godina, Mauro Illiano, Alberto Polojac, ecc.), o il museo a cielo aperto che vedrà incarnata la cultura e la tradizione del caffè napoletano. Un palco posto nel cortile principale del Maschio Angioino vedrà susseguirsi momenti di salotto culturale, organizzati dal Gran Caffè Gambrinus, interviste, presentazioni di libri e momenti di confronto col pubblico.

“In un momento storico in cui è aumentato il prezzo del caffè, a Napoli, per due giorni, sarà offerto gratuitamente alla città; – riferisce la vicepresidente del Consiglio Comunale di Napoli Flavia Sorrentino – Nu bbèllu ccafè è un evento di straordinario valore identitario, che intende omaggiare la cultura del caffè che nella nostra città è un vero e proprio rito sociale, al punto che il Consiglio Comunale ha inteso dedicargli una “giornata cittadina”.  Con questa manifestazione si vuole anche promuovere la filiera produttiva e professionale che ruota intorno al settore e che rappresenta un volano di crescita su cui puntare per creare economia e posti di lavoro ora e negli anni a venire.”

Cellini Caffè e Biova Project lanciano la birra artigianale nata dalle capsule

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cellini caffè
Dal recupero delle miscele di caffè contenute in capsule ammaccate nasce una birra unica (immagine concessa)

TORINO – Nel segno dell’innovazione e della sostenibilità, nasce un progetto unico: la trasformazione del caffè, recuperato da capsule non conformi durante il processo di produzione, in una birra artigianale di alta qualità. Questa birra è il frutto della collaborazione tra Cellini e Biova Project, che hanno unito le forze per dare nuova vita a oltre 10.000 capsule ammaccate, trasformandole in 2500 litri di una birra che riscrive le regole del gusto e dell’economia circolare.

La seconda vita del caffè: la birra sostenibile

Questa birra speciale trae ispirazione dalla Schwarzbier, una lager scura tedesca, e si caratterizza per il suo colore intenso e per le pronunciate note di caffè 100% Arabica. Con una gradazione alcolica del 4,7%, offre un’esperienza gustativa unica, in cui la morbidezza e le sfumature tostate del caffè si fondono in un equilibrio perfetto con la freschezza della birra.

L’intero progetto è un esempio lampante di come sia possibile trasformare un potenziale scarto in una risorsa preziosa, coniugando eccellenza produttiva e responsabilità ambientale. Questa iniziativa non solo pone l’accento sulla riduzione degli sprechi ma apre nuove strade nel campo della produzione sostenibile, dimostrando che l’innovazione può andare di pari passo con il rispetto per l’ambiente.

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La birra nata dalla collaborazione tra Cellini e Biova Project (immagine concessa)

Cellini, la “Contemporary Italian Roastery”, esplora il caffè fuori dall’ordinario. Il suo approccio garantisce risultati superiori e una qualità costante, frutto di una selezione rigorosa delle materie prime, di tecniche di tostatura lenta e di una macinatura su misura. “La qualità prima di tutto” rappresenta il mantra di Cellini, che si pone come punto di riferimento nel mondo del caffè di eccezione.

Biova Project nasce nel 2019, e si concentra sulla trasformazione del surplus alimentare in valore aggiunto, con un focus iniziale sulla creazione di birra artigianale dal pane invenduto. Questo approccio ha permesso di ridurre significativamente l’uso di materie prime e le emissioni di CO2, posizionandosi come pioniere nella sostenibilità nel settore alimentare. Accettando ora la sfida di rinnovarsi, Biova si dedica a dare nuova vita al caffè, ampliando il suo impegno verso pratiche produttive ecocompatibili e innovazione.

Arc’s firma l’identità visiva, creando un design in cui convivono il system grafico di Biova Project, e gli elementi distintivi non convenzionali, tipici della comunicazione Cellini. Il risultato dà vita ad un prodotto che esprime la circolarità alimentare in modo accattivante.

Giorgio Boggero, ceo di Cellini, esprime il suo entusiasmo per il progetto: “Sono molto contento di quello che abbiamo fatto insieme a Biova Project, è esattamente la filosofia di Cellini da tanti anni, ossia dar nuova vita a qualcosa che invece andrebbe perduto e smaltito.”

Alle sue parole si aggiunge il cmo Cellini, Gianluca Fausti: “Il processo produttivo delle capsule di caffè porta a uno scarto di produzione, l’alluminio infatti è un materiale tecnologico e delicato allo stesso tempo. La nostra mission è da sempre quella di pensare ed esplorare oltre l’ordinario e questa ricerca ci ha permesso di trasformare una criticità in un progetto unico. La collaborazione con Biova Project ha dato vita a una birra eccezionale, che celebra il nostro impegno nel dare nuova vita al caffè, sostenendo un’economia circolare virtuosa in modo creativo.”

Franco Dipietro, founder e ceo di Biova Project, sottolinea l’importanza di questa collaborazione: “Il progetto con Cellini è nato da una volontà comune: oltrepassare i confini classici dell’inizio e fine vita dei prodotti che facciamo. È emozionante capire come il concetto di “scarto”, se si collabora, può essere limitato o addirittura annullato, perché ciò che per qualcuno è scarto, per altri può essere una risorsa. Nasce così Biova Cellini, una birra al caffè che racconta una storia di recupero e riduzione di sprechi. Ma anche un prodotto di alta eccellenza, che unisce il mondo della birra artigianale a quello del caffè selezionato e tostato con cura.”

La birra prodotta da Cellini e Biova Project è disponibile in tutti i migliori bar Cellini.

illycaffè a Frieze New York presenta l’ultima illy Art Collection

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illycaffè art collection
L’ultima illy Art Collection (immagien concessa)

NEW YORK – illycaffè, marchio globale di caffè riconosciuto per la qualità sostenibile e per il suo legame trentennale con l’arte contemporanea, è uno dei global partner di Frieze. A Frieze New York l’azienda presenta la nuova illy Art Collection “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere che celebra la Biennale Arte 2024 e firmata dalla guatemalteca Paula Nicho, dal peruviano Rember Yahuarcani López, dal colombiano Aycoobo e dal collettivo brasiliano Mahaku.

illycaffè presente a Frieze New York con la illy Art Collection

Il valore del dialogo e del rispetto di tutte le culture insieme alla relazione fra l’uomo e la natura sono i temi espressi dai quattro artisti emergenti latino-americani attraverso la illy Art Collection e ripresi nella lounge della illycaffè al Level 8.

Qui i visitatori e gli espositori della fiera potranno scoprire la nuova illy Art Collection e immergersi in un ambiente arredato da Kartell, in cui la bellezza delle tazzine da collezione si fonde con la bontà del blend unico illy, creando una vera e propria alleanza fra l’arte e la sostenibilità.

Le sedie presenti nello spazio illy sono le Rechair di Kartell powered by illycaffè, espressione tangibile delle capacità espressive del riciclo. Le sedie sono state realizzate con capsule di caffè illy difettose trasformate, per l’occasione, in un prodotto di design.

“La nuova illy Art Collection, che riprende il tema della Biennale Arte 2024, è dedicata a chi è straniero o lontano e promuove, attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, le diverse forme di dialogo e di inclusione, che spaziano dal rispetto per le radici e la cultura di tutti i popoli all’importanza di vivere in equilibrio con la natura, valori che illycaffè appoggia lungo tutta la filiera, ponendo sempre la persona e l’ambiente al centro di ogni sua attività”  racconta Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè.

La scheda sintetica di illycaffè

 illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica.

Ogni giorno vengono gustate più di 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 130 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale. Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 23 paesi del mondo. Nel 2023 illycaffè ha generato un fatturato consolidato pari a €595,1 milioni. La rete monomarca illy conta 159 punti vendita in 30 Paesi.

Jack Daniel’s & Coca-Cola: in Italia la versione ready to drink ispirata al cocktail

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Jack Daniel’s & Coca-Cola
In Italia è disponibile la Jack Daniel’s & Coca-Cola (immagine concessa)

MILANO – Coca-Cola e Jack Daniel’s annunciano il lancio sul mercato italiano della versione ready to drink di Jack Daniel’s & Coca-Cola. Nata dal mix perfetto tra due icone come Jack Daniel’s Tennessee Whiskey e Coca-Cola, la bevanda trae ispirazione dal celebre cocktail da bar, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Jack Daniel’s & Coca-Cola in Italia

Una novità che arriva in Italia dopo l’ingresso sul mercato in Messico e America Latina, USA, Asia, Africa e in altri Paesi europei.

Grazie alla collaborazione globale tra i due marchi, i consumatori avranno la possibilità di gustare uno dei cocktail da bar più popolari nella versione in lattina, presente in alcuni Ipermercati, Supermercati e minimarket, bar, take-away, chioschi e punti ristoro di stazioni di servizio quali Autogrill.

“Dopo il successo del lancio di Jack Daniel’s & Coca-Cola nel 2023 in diversi mercati a livello globale, questo prodotto tanto amato arriva anche in Italia. Siamo certi che gli estimatori apprezzeranno il gusto unico di questa bevanda, resa speciale dal mix perfetto di due prodotti iconici, in questa versione pronta da bere. Entrambi i marchi si distinguono per la costante capacità di innovare e rispondere al meglio alle esigenze dei consumatori e questo prodotto ne è un esempio”, ha dichiarato Oleg Mamaev, direttore marketing di Coca-Cola Italia.

“Siamo davvero entusiasti di portare sul mercato italiano, da sempre attento alle novità, un prodotto che unisce due brand iconici come Jack Daniel’s & Coca-Cola. Questo prodotto consente, a tutti coloro che già lo apprezzano come classico da bar, di ritrovarne il gusto anche nella versione ready to drink, e a chi ancora non lo conosce, di apprezzare l’amato Old No.7 in una veste diversa dal solito. Un’unione di gusto davvero imperdibile, per una proposta innovativa e al passo con i tempi”, ha aggiunto Cristina Dotti, Marketing Manager Italy & Alps Brown-Forman.

“Il lancio anche in Italia di Jack Daniel’s & Coca-Cola arricchisce ulteriormente il nostro portafoglio Spirits, confermando il successo della strategia 24/7 di Coca-Cola HBC Italia: offrire ai nostri clienti i prodotti giusti per tutti i momenti della giornata, dalla colazione al dopocena” ha dichiarato Maria Antonella Desiderio, Premium Spirits director di Coca-Cola HBC Italia. “E come sanno bene tutti i nostri partner, che ci seguono dal 2018, la nostra gamma di Spirits è in continua evoluzione”.

Maria Antonella Desiderio aggiunge: “Questo prodotto in particolare, già miscelato e pronto da gustare, è rivolto ad un consumatore che ama la qualità e apprezza la praticità del ready to drink. I primi riscontri sono estremamente positivi, di molto superiori alle nostre aspettative e confermano il trend positivo della categoria ARTD. Quando due brand iconici, come Jack Daniel’s e Coca-Cola, si uniscono, non possono che generare incredibili risultati!”

Un’unione, quella tra Jack Daniel’s e Coca-Cola, che si riflette anche negli elementi grafici che contraddistinguono la lattina, dove spiccano le caratteristiche distintive di entrambi i marchi: il logo rosso di Coca-Cola nel suo classico stile Spencerian, abbinato al design elegante e al colore nero di Jack Daniel’s Old No. 7. Una scelta che sottolinea l’essenza di questa bevanda “born ready”, per gustare il mix dei suoi ingredienti unici.

Per rendere più semplice distinguerla, la lattina della variante con Coca-Cola Zero Sugar, disponibile in Autogrill in questi primi mesi di lancio in Italia, presenta una fascia sulla parte superiore.

La bevanda è destinata ad un pubblico maggiorenne e da consumare sempre responsabilmente.

Futures  del  caffè  robusta   in caduta libera, ma la situazione rimane  critica  in Vietnam e le quotazioni potrebbero risalire

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Il logo dell'Ice

MILANO – Precipitano i prezzi dei futures del caffè robusta, pur mantenendosi su livelli sempre elevatissimi. Dopo un avvio in lieve rialzo, la settimana a cavallo tra aprile e maggio ha visto sin qui tre sedute consecutive in territorio negativo. La borsa londinese ha perso progressivamente quota finendo in picchiata libera nella seduta di ieri, giovedì 2 maggio.

Il contratto principale (luglio) era risalito lunedì a quota 4.164 dollari, con un parziale rimbalzo dopo le forti perdite del 26 aprile.

Ma a partire da martedì, il trend si è fatto ribassista: in tre sedute, il benchmark ha lasciato sul terreno $484 (-11,6%), di cui $298 (-7,5%) nella sola giornata di ieri chiudendo a 3.680 dollari, minimo degli ultimi 20 giorni.

Segna il passo anche New York. Il contratto per scadenza luglio dell’Ice Arabica è arretrato, nello spazio di tre giorni, di 2.140 punti (-9,4%), chiudendo, sempre ieri, a 206,10 centesimi, in ribasso di 990 punti (-4,6%) rispetto a mercoledì.

La forte correzione va imputata in primo luogo a fattori tecnici, oltre che alla forza del dollaro, poiché sul fronte dei fondamentali non si ravvisano novità di rilievo

Le prese di beneficio, sia a Londra che a New York, sono state accelerate, come sempre, dalle vendite automatiche, che sono scattate con la violazione al ribasso di alcuni importanti supporti.

Un elemento di novità è rappresentato dal parziale reintegro delle scorte certificate in entrambi i mercati.

Gli stock newyorchesi, depositati per la quasi totalità (99,7%) nei magazzini europei, sono risaliti a 667.376 sacchi, il livello massimo da quasi un anno a questa parte.

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Matteo Borea: “Sostenibilità nel caffè? Per i giganti sono solo parole per vendere di più”

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I coltivatori danno fuoco ai sacchi di caffè nella protesta contro Nestlé (immagine: Damian Sanchez / Public Eye)

Matteo Borea, Barista Coach e terza generazione della torrefazione La Genovese di Albenga (Savona), ha voluto esprimere la sua opinione riguardo il futuro dell’industria del caffè che, secondo l’esperto, appare grigio per gli agricoltori che lavorano per le grandi aziende e “vedono la loro terra e la loro vita svalutate da un mercato che premia il profitto al di sopra di ogni altra cosa“.

Borea ha portato come esempio l’atto di ribellione di alcuni coltivatori in Messico, i quali hanno dato fuoco ai sacchi di caffè, simbolo della loro vita e del loro lavoro, per protestare  contro un sistema che soffoca le loro voci, denunciando il comportamento di Nestlé. Leggiamo di seguito la suo opinione.

L’etica? Una mera decorazione per le etichette

di Matteo Borea

Nel cuore pulsante dell’industria del caffè, si nasconde una verità amara che nessun aroma può mascherare. La narrazione dell’etica e della sostenibilità, propagandata dai colossi, si scontra brutalmente con la realtà dei fatti, lasciandoci un retrogusto di ipocrisia difficile da ingoiare.

La facciata luccicante di responsabilità sociale si sgretola, rivelando un panorama di sfruttamento e di profitto costruito sulle spalle curve degli agricoltori messicani, ridotti, per dirla senza giri di parole, in condizioni di moderna schiavitù.

Si parla tanto di etica, di sostenibilità ambientale, di responsabilità. Ma quando queste parole vengono strumentalizzate per vendere più caffè, perdono ogni loro significato.

Le inchieste, come quella condotta da Public Eye in Messico, squarciano il velo di questa farsa corporativa, dimostrando come i giganti dell’industria considerino la sostenibilità un mero orpello, buono per arricchire brochure e campagne pubblicitarie, ma assente nelle piantagioni dove la vita degli agricoltori si consuma tra povertà e disperazione.

Nel tessuto di questo racconto, la situazione in Messico emerge come un inchiostro indelebile, testimoniando l’estremo a cui gli agricoltori sono stati spinti per farsi sentire. Dare fuoco ai sacchi di caffè, simbolo della loro vita e del loro lavoro, non è un gesto di disperazione, ma un urlo potente contro un sistema che soffoca le loro voci.

Quest’atto di ribellione illumina la profondità della loro lotta, trasformando ogni granello di caffè bruciato in un messaggio impossibile da ignorare. È un promemoria crudo che, mentre il mondo si delizia del comfort di una tazzina di caffè, esiste una realtà parallela di lotta e sacrificio, dove il fuoco non distrugge, ma parla

Matteo Borea: il futuro del caffè tra etica e sopravvivenza

Ogni tazzina di caffè nasconde storie non dette, storie di agricoltori che vedono la loro terra e la loro vita svalutate da un mercato che premia il profitto al di sopra di ogni altra cosa. Sono storie di promesse infrante e di terre impoverite, dove il costo reale del caffè non si misura in denaro, ma in vite umane. La narrazione popolare ci vuole far credere che stiamo bevendo un prodotto etico, ma la realtà è che ogni sorso è intriso di ingiustizia.

Il futuro dell’industria del caffè si prospetta fosco. Con il continuo deterioramento delle condizioni etiche e organolettiche dei prodotti industriali, il caffè di qualità sta diventando un lusso che pochi possono permettersi. Il divario tra il caffè “commerciale” e quello di “eccellenza” si allarga, prefigurando un futuro in cui godersi un buon caffè sarà privilegio di una ristretta élite.

Per i piccoli e medi players, il bivio è netto: o si sceglie la strada dell’etica e della qualità, o si affronta un declino inesorabile.

Di fronte a questa realtà, l’indifferenza non è più un’opzione. È giunto il momento di alzare la voce, di rifiutare il velo di falsa eticità che l’industria cerca di gettare sui nostri occhi. È tempo di esigere trasparenza, di sostenere quei produttori che, nonostante le difficoltà, scelgono la strada della responsabilità sociale e ambientale.

Perché il caffè che scegliamo di bere non dovrebbe solo soddisfare il nostro palato, ma anche rispecchiare i valori di giustizia e dignità per chi lo produce.

In questo scenario, il vero cambiamento nasce dalla consapevolezza e dalle scelte di ciascuno di noi. Sostenere i piccoli produttori etici, informarsi sulla provenienza del caffè che consumiamo, rifiutare i prodotti di aziende che ignorano i diritti umani per gonfiare i propri profitti, sono passi concreti verso un’industria del caffè che sia sostenibile non solo sull’etichetta, ma nella realtà delle piantagioni.

Di fronte alla crescente commercializzazione dell’etica, è nostro dovere scavare più a fondo, andare oltre le apparenze, per riscoprire il vero valore del caffè: un valore che risiede non solo nella sua qualità, ma anche e soprattutto nella giustizia e nel rispetto per chi, ogni giorno, lavora perché quella tazzina arrivi sulle nostre tavole.

È il momento di scegliere da che parte stare e dobbiamo farlo ogni singola volta che entriamo in un bar o acquistiamo un pacchetto di caffè”.

Kimbo celebra il 1° maggio con un pranzo dedicato ai meno fortunati preparato dal presidente Mario Rubino e dai manager

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kimbo mario rubino
Il presidente Mario Rubino in un momento di pausa cucina con una parte del managemement Kimbo e con la chef Enza Trocino (immagine concessa)

NAPOLI – Mercoledì 1° maggio 2024, tutta la prima linea Kimbo, a partire dal presidente Mario Rubino, è stata impegnata nella preparazione di un pranzo speciale dedicato agli anziani lasciati soli, ai senza fissa dimora e ai diversamente abili di tutta l’area periferica della città metropolitana di Napoli raccolti dai volontari dalla Comunità di Sant’Egidio nella Chiesa Regina Mundi dei Padri Missionari “Divina Redenzione” a Scampia.

Kimbo all’insegna della solidarietà sociale

Antipasti, ragù napoletano, polpette, contorni, frutta fresca, torte fatte in casa e, per chi poteva gradire, il caffè di Napoli: questo il menu che, dalle prime ore del mattino, è stato “cucinato” dalla famiglia Rubino e dai manager di Kimbo nelle cucine della parrocchia e che ha portato un tocco di allegria e di socialità nelle vite di cento persone e più che, per ragioni di salute o di emarginazione, hanno ben poche occasioni di attenzione e di “festa”.

“Il valore del lavoro è un concetto di primaria importanza per la nostra famiglia e per la nostra azienda” – conferma Mario Rubino, presidente dell’azienda – “valore che ci è stato trasmesso dai nostri genitori, i fratelli Elio, Francesco e Gerardo Rubino, i fondatori della nostra impresa. Da un anno stiamo portando avanti iniziative per il nostro territorio, che per primo ci ha premiati e al quale proviamo a restituire anziché “prendere””.

Un momento dello spettacolo con i volontari della Comunità di Sant’Egidio (immagine concessa)

Rubino continua: “E poiché siamo ormai in dialogo continuo con la Comunità di Sant’Egidio per alcuni progetti che presto coinvolgeranno anche il Carcere di Secondigliano, ho pensato che non potesse esserci occasione più bella per noi lavoratori e imprenditori “fortunati” di Kimbo che dedicare un giorno di festa alle persone meno visibili della nostra società”.

La famiglia Rubino, nipoti e pronipoti di quel nonno Michele che, negli anni Quaranta del Novecento, avviò il piccolo bar nel Rione Sanità da cui, nel 1963, sarebbe nata l’azienda, ed il management Kimbo, in arrivo da ogni parte d’Italia, si sono ritrovati così nelle cucine della parrocchia guidata da padre Antonio Simonelli sin dalle prime ore del mattino per cucinare (con il supporto della chef Enza Trocino) e servire il pranzo ai 100 ospiti speciali: così mentre il presidente Mario friggeva, con tanto di grembiule, decine e decine di polpette, il management (Paolo Ambrosino, Massimo Centanni, Sergio Di Sabato, Federica Drago, Massimo Iasi, Giovanni Romano, Massimiliano Scala, Maria Cristina Tricarico, Gianfranco Veltre e Fabio Vuolo con Roberto Della Monica e Andrea Petricciuolo) si industriava negli allestimenti e nel servizio piatti e bevande ai tavoli.

E mentre Luca Amabile e Geraldo Evangelista, quarta generazione della famiglia Rubino, accompagnati dalle consorti Marcella Mastropaolo e Ilaria Buonfanti, preparavano le bag Kimbo con i doni da consegnare agli ospiti nel momento dei saluti, Paola Rubino, memoria storica dell’azienda, sorvegliava con sapiente esperienza la “cottura” del caffè e Paola Gravina, moglie di Mario Rubino, serviva in fette le sei torte con crema pasticciera e fragole preparate con amore il giorno prima in casa.

kimbo
La squadra Kimbo a Host 2023 (immagine concessa)

Prima del pranzo, gli ospiti speciali della giornata, provenienti dall’Istituto “Signoriello” di Secondigliano, dalla RSA “Alda Merini” di Scampia e dal Madrinato San Placido di Casoria, oltre che da piccole case famiglia e dalle proprie abitazioni, si sono divertiti con uno spettacolo di musica e giochi a cura degli operatori della Comunità di Sant’Egidio coordinati dalla volontaria Gabriella Pugliese sotto lo sguardo amorevole di Mons. Giuseppe Mazzafaro, vescovo di Cerreto Sannita, Telese e Sant’Agata de’ Goti, e di Don Gervais Nsama della Comunità di Sant’Egidio.

“Con questo Primo Maggio dedicato agli altri abbiamo dato concretezza a quella solidarietà sociale di cui tanto si parla e che spesso è solo una forma” – ha affermato al termine della “festa” Massimiliano Scala, direttore marketing dell‘azienda che, dal 1963 ad oggi, esprime la qualità di una tradizione ultra centenaria, quella del caffè di Napoli – “Oggi siamo presenti in 100 paesi del mondo con i nostri prodotti ma manteniamo a Napoli, nell’area di Scampia, la nostra produzione, il nostro quartier generale, il nostro cuore operaio”.

Ditta Artigianale apre il pop-up store a Seul dal 4 al 6 maggio

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Francesco Sanapo (immagine concessa)

FIRENZE – Ditta Artigianale sbarca a Seul. Dal 4 al 6 maggio la linea di caffetterie fondata da Francesco Sanapo e da Patrick Hoffer allestirà un pop-up store all’interno del “Bean Brothers”, uno dei bar più amati e frequentati in città, dove porterà tutta l’esperienza dell’ospitalità tipicamente italiana abbinata ai migliori specialty coffee.

Ditta Artigianale a Seul

Un luogo d’incontro per turisti e residenti della capitale, dove potersi rilassare sorseggiando un buon espresso italiano moderno o godersi uno dei numerosi signature drink a base di caffè.

Nel corso dei tre giorni infatti, dalle 13 alle 16 e dalle 19 alle 21, il campione italiano di caffè 2017 e coffee expert di Ditta Artigianale, Francesco Masciullo presenterà una selezione di esclusivi caffè specialty, creando anche una serie di abbinamenti e miscelati.

Tra i caffè selezionati ci saranno il Mamma Mia, una miscela composta da caffè provenienti da Peru, Costa Rica Etiopia e Honduras, caratterizzata da note di cioccolato e frutta secca e pensata per coloro che non amano l’acidità; “El Diamante”, monorigine proveniente dal Costa Rica, contraddistinto da note avvolgenti di cannella, cioccolato fondente e un leggero tocco di pan di zenzero; ed infine due caffè appartenenti alla Reserve Collection di Ditta Artigianale, varietà dalle qualità eccezionali ed un gusto talmente unico e complesso da essere considerati gli “champagne” del caffè.

La presenza a Seul, oltre a rappresentare un’occasione per far conoscere gli specialty coffe di Ditta Artigianale in Corea del Sud, certifica al contempo la crescita dell’azienda sul mercato estero: oggi i caffè di Ditta Artigianale si trovano infatti in 16 diversi paesi del mondo, tra i quali Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Giappone e Abu Dhabi.

La scheda sintetica di Ditta Artigianale

La mission di Ditta Artigianale, fondata nel 2013 da Francesco Sanapo, pluripremiato campione barista e assaggiatore e da Patrick Hoffer, è quella di portare in Italia caffè di estrema qualità e di raccontarli in maniera completamente diversa, mettendo in campo la totale trasparenza e l’impegno alla sostenibilità in tutti e per tutti gli step produttivi. È anche microtorrefazione e i caffè, tostati e serviti freschi, sono disponibili per l’acquisto qui.

Enea parte del team che ha decodificato il genoma dell’Arabica

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha partecipato al team internazionale che ha mappato ad alta risoluzione il genoma della Coffea Arabica, la specie più pregiata e diffusa di caffè, con il 60% della produzione mondiale, ma anche la più sensibile alle malattie e ai cambiamenti climatici. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione askanews.

La partecipazione di Enea alla mappatura del genoma del caffè Arabica

ROMA – I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista “Nature Genetics”, consentiranno di selezionare le piante più resistenti e più adattabili agli stress ambientali.

Spiega il responsabile Enea del progetto Giovanni Giuliano, ricercatore della Divisione Biotecnologie e agroindustria: “Nel 2014 abbiamo pubblicato su Science la mappatura del genoma della specie Robusta del caffè (Coffea canephora), ma ora con questo secondo lavoro, al quale hanno contributo ben 40 istituzioni da 19 paesi, siamo arrivati a decodificare il patrimonio genetico, ben più complesso, dell’Arabica e delle sue specie progenitrici, con il quale abbiamo ricostruito l’affascinante storia della ‘nascita’ di questa specie e della sua espansione a livello mondiale”.

“E i dati di mappatura del genoma faciliteranno le attività di miglioramento genetico e di conservazione del germoplasma di Arabica, che sono necessarie per la protezione di questa specie da future malattie, siccità e dai cambiamenti climatici” Giuliano aggiunge.

L’Arabica è nata tramite una ibridazione fra due specie diverse, Robusta e Coffea eugenioides, rispettivamente il padre e la madre, avvenuta fra i 300 e i 600 mila anni fa.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Didiesse a Venditalia con la linea completa di macchine a cialde

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didiesse

MILANO – Il caffè è più di una semplice bevanda a Napoli: è un rito, una forma d’arte, un culto che risale a secoli di storia e tradizione. Per gli abitanti di questa città, il caffè non è solo un modo per iniziare la giornata o concludere un pasto, ma un elemento centrale della vita quotidiana, da condividere con la famiglia, amici o gustare in solitudine. Ma come è nata questa venerata tradizione?

Il caffè a Napoli: una bevanda ricca di storia

L’etimologia della parola “caffè” ci porta indietro nel tempo, fino all’arabo “qahwa”, che significa “eccitante”, successivamente adattato in “kahve” in Turchia. Fu proprio da qui che questa bevanda arrivò in Europa, prima a Vienna nel XVII secolo, dove divenne protagonista dei rinomati Kaffeehaus viennesi.

Ma fu grazie a Maria Carolina D’Asburgo, regina di Napoli, che il caffè ottenne il suo status iconico nella città partenopea. Portato da mercanti veneziani e servito per la prima volta nel 1771 nella Reggia di Caserta, il caffè conquistò Napoli grazie alla sua tostatura unica e al suo gusto ricco.

Successivamente, con l’introduzione della coccumella nel 1819 e delle prime macchine per espresso nel 1900, il caffè diventò un elemento imprescindibile della cultura napoletana, presente non solo nei caffè raffinati lungo via Toledo, ma anche nei vicoli della città, dove i caffettieri ambulanti offrivano colazioni veloci ai passanti affrettati.

Didiesse: l’innovazione nel rispetto delle tradizioni

Sebbene le tradizioni cambino nel corso del tempo, c’è una costante che rimane immutata: il desiderio di un buon caffè. In questo contesto, Didiesse, l’azienda partenopea che ha rivoluzionato il mondo del caffè monodose, si distingue per il suo impegno nel garantire una bevanda di qualità, rispettando al contempo le radici e le tradizioni del caffè napoletano.

Con le sue macchine a cialde, ha reso possibile godere del gusto autentico del caffè, come al bar, direttamente a casa propria. La sua partecipazione al Venditalia 2024, in programma dal 15 al 18 maggio, sarà l’occasione per presentare la sua linea completa di macchine e le incredibili novità che continuano a ridefinire il modo in cui gustiamo il caffè monodose. L’azienda sarà presente presso il padiglione 12P allo stand K20 L19.