Era stata annunciata da tempo l’apertura napoletana di Starbucks ma, dopo innumerevoli problemi logistici e burocratici, la caffetteria ha finalmente una data di inaugurazione ufficiale: il 23 maggio. In prossimità dell’apertura di Starbucks di Napoli sul Corriere della Sera è uscita una riflessione del Gimmo Cuomo, il giornalista e critico enogastronomico. Secondo Cuomo l’arrivo della sirenetta nella Galleria Umberto I di Napoli è un’ottima occasione per rilanciare il monumento della città. Leggiamo di seguito parte delle sue considerazioni.
L’apertura di Starbucks a Napoli nella Galleria Umberto i
NAPOLI – Con l’apertura al pubblico del primo store Starbucks a Napoli, si infrangerà l’ultimo tabù: nella patria riconosciuta, almeno a livello nazionale, del caffé, si affaccerà la catena statunitense nata a Seattle più di mezzo secolo fa e di lì dilagata in tutto il mondo.
La bandierina nella Galleria Umberto è stata preceduta da quella piantata un anno fa alla Reggia Design Outlet di Marcianise, un’operazione interpretata, non senza ragione, come una prudente tappa di avvicinamento alla capitale del Mezzogiorno.
Quando, nel 2018, Starbucks inaugurò a piazza Cordusio a Milano la fastosa Reserve Roastery in molti erano pronti a scommettere che il brand mondiale del caffè non avrebbe mai potuto far fortuna nella città in cui ’o cafè non è solo una bevanda, ma un’antica liturgia, un rito eternato dalla lectio mirabilis di Pasquale Lojacono al professore dirimpettaio in Questi fantasmi.
Così come ’a tazzulella non è solo un contenitore di liquidi ma anche, e soprattutto, di stati d’animo. Il “tempio” è già stato profanato. È vero, Pizza Hut non ha mai nemmeno provato a mettere radici all’ombra del Vesuvio. Al massimo ha dovuto accontentarsi di trovare spazio sulla Tamiami Trails di Naples, in Florida. Ma recentissima è la conferma dell’imminente sbarco in città di Crazy Pizza, il brand di Flavio Briatore.
Tornando all’apertura di Starbucks in Galleria, non solo non è il caso di gridare allo scandalo. Ci starebbe, invece, l’accensione di un cero a San Gennaro per grazia ricevuta. Il rilancio del monumento potrebbe essere determinato proprio dall’appeal del brand globale, in grado, allo stesso tempo, di attrarre l’ormai permanente sciame turistico e di incuriosire gli oltranzisti della tazzulella ’e cafè.
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Il maestro gelatiere Alberto Marchetti ha deciso di acquistare lo storico marchio Dolciaria Fontana, noto per i nocciolini. La storia narra che l’invenzione dei nocciolini risalga al lontano 1810. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Massimiliano Sciullo per il portale d’informazione Chivasso Oggi.
Alberto Marchetti acquista Dolciaria Fontana
CHIVASSO (Torino) – Il gusto e la maestria del gelato, da una parte e la tradizione dei nocciolini dall’altra. Si celebra a Chivasso in Piemonte un matrimonio d’amore, d’affari e soprattutto di sapori: il maestro gelatiere Alberto Marchetti compra infatti la storica Dolciaria Fontana, marchio che da sempre fa rima con gli storici nocciolini.
Una storia di oltre cent’anni che trova una nuova pagina da cominciare a scrivere, mescolando la passione per il sapore a quello della tradizione e facendo incrociare due strade diverse, ma che vanno nella stessa direzione.
“I Nocciolini sono il topping perfetto per il mio gelato – dichiara Alberto Marchetti –. Sono sempre stato affascinato dalle cose buone: fin da piccolo ho amato i Nocciolini di Chivasso ed entrare oggi a far parte della loro storia mi riempie di orgoglio. Tradizione, genuinità, rispetto delle cose fatte “come una volta” sono principi che ho sempre cercato di portare in tutto ciò che faccio: nel mio gelato e ora in questa nuova avventura”.
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Corrado Arturo Peraboni, amministratore delegato del Gruppo Ieg, insieme al presidente Maurizio Renzo Ermeti (immagine concessa)
RIMINI – Il Consiglio di Amministrazione di Italian Exhibition Group S.p.A. (“IEG” o la “Società”) (per Borsa Italiana S.p.A.: IEG) società leader in Italia nell’organizzazione di eventi fieristici internazionali e quotata su Euronext Milan, mercato regolamentato organizzato e gestito da Borsa Italiana S.p.A., ha approvato il resoconto intermedio di gestione consolidato al 31 marzo 2024.
Ricavi a € 88,9 milioni, +15,4% rispetto al primo trimestre 2023; Adjusted Ebitda a €34,3 milioni, Adjusted Ebitda margin al 38,6%, +6,5 pts rispetto al 31 marzo 2023; Adjusted Ebit a € 30,0 milioni, +€ 9,6 milioni rispetto al primo trimestre 2023, posizione finanziaria netta a € 60,0 milioni in miglioramento di € 11,9 milioni rispetto al 31 dicembre 2023.
L’amministratore delegato del Gruppo IEG, Corrado Arturo Peraboni, ha così commentato: “I risultati del primo trimestre 2024 sono estremamente positivi sia in termini di fatturato che, soprattutto, di marginalità. Le performance sono state superiori alle attese in un trimestre chiave per il Gruppo IEG, nel quale gli eventi di punta del portafoglio, tra cui Sigep, VicenzaOro January e KEY, hanno trascinato i volumi anche del comparto dei servizi correlati”.
Peraboni continua: “A questi si è aggiunta la prima edizione di ‘A&T Torino’ svolta sotto il controllo di IEG. I risultati fin qui raggiunti confermano la capacità del Gruppo IEG di poter perseguire gli obiettivi per l’anno in corso fissati nel Piano Strategico 2023-2028 ed hanno animato l’ulteriore consapevolezza che per il raggiungimento degli ambiziosi traguardi che ci siamo posti per i prossimi anni, sia necessaria una struttura manageriale più articolata, che il Gruppo ha interpretato introducendo la figura di un Chief Business Officer a presidio della crescita dei nostri prodotti e di un Chief Corporate Officer a supporto di tutte le attività societarie. Entrambe le figure riporteranno direttamente all’amministratore delegato”.
Il Gruppo Italian Exhibition Group chiude il primo trimestre 2024 con ricavi pari a 88,9 milioni di Euro, in aumento di 11,9 milioni di euro rispetto ai 77,0 milioni di ruro registrati nel medesimo periodo dell’anno precedente.
Il Gruppo cresce per effetto della componente organica generata dai maggiori volumi conseguiti attraverso lo sviluppo della linea di business degli eventi organizzati, che ha positivamente influenzato l’attività captive della linea dei servizi correlati, rispetto a risultati sostanzialmente omogenei consuntivati, nei due periodi, dal comparto congressuale.
L’EBITDA Adjusted è pari a 34,3 milioni di Euro, in miglioramento di 9,6 milioni di Euro, rispetto al 31 marzo 2023, quando il Gruppo registrava una marginalità operativa lorda pari a 24,7 milioni di Euro, conferma la capacità del Gruppo di generare valore alle community dei settori industriali di riferimento. L’EBITDA margin si assesta al 38,6%, migliorando di 6,5 punti percentuali rispetto al 31 marzo 2023, grazie ad un incremento dei volumi venduti, con particolare riferimento alla linea degli eventi organizzati, a fronte di un incremento più contenuto dei costi operativi.
L’EBIT Adjusted ammonta a 30,0 milioni di Euro, in aumento di 9,6 milioni di Euro rispetto primo trimestre 2023, consegue la migliore redditività operativa raggiunta dal Gruppo, con un’incidenza pari al 33,8% dei ricavi, rispetto al 26,6% del 31 marzo 2023.
Il Gruppo chiude il periodo con un utile pari a 23,3 milioni di Euro, in aumento di 9,4 milioni di Euro rispetto al medesimo periodo dell’esercizio precedente, in cui si attestava ad un utile di 13,9 milioni di Euro.
Con riferimento all’unico settore operativo del Gruppo quale quello della “Realizzazione di fiere, eventi e servizi correlati” si riportano nel seguito i dati relativi ai ricavi disaggregati per linea di business:
(dati concessi)
I ricavi della linea di business rappresentata dagli eventi organizzati, che rappresentano il 73% del fatturato del Gruppo al 31 marzo 2024, sono stati pari a 64,8 milioni di Euro, in aumento di 12,0 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente.
La variazione incrementale del fatturato ha come driver principale la componete organica che è stata pari a 10,9 milioni di euro (+20,7%), mentre 1,0 milioni di euro rappresenta l’effetto congiunto della variazione di perimetro per la realizzazione della prima edizione di A&T Torino e un effetto calendario per la mancanza della manifestazione biennale Koinè e la posticipazione al quarto trimestre di JGTD.
Gli eventi ospitati hanno registrato complessivamente ricavi per 0,5 milioni di Euro con una crescita organica rispetto al primo trimestre 2023 (0,4 milioni di Euro al 31 marzo 2023) di 0,1 milioni.
Gli eventi congressuali accolgono i risultati derivanti dalla gestione delle strutture del Palacongressi di Rimini e del Vicenza Convention Centre (VICC). Nel primo trimestre 2024 sono stati ospitati, complessivamente nelle due sedi, 27 Congressi che hanno consuntivato ricavi per 2,9 milioni di Euro, mentre al 31 marzo 2023 si sono svolti 25 Congressi che hanno generato ricavi per 3,8 milioni di Euro.
La variazione in diminuzione, in termini di fatturato conseguito in questa prima parte dell’anno, è da imputare all’assenza di due importanti congressi a cadenza quadriennale, svoltisi nel 2023 presso il Palacongressi di Rimini e, al netto dei quali, la divisione avrebbe conseguito ricavi complessivi in aumento di 0,8 milioni di Euro.
I ricavi al 31 marzo 2024 imputabili al segmento dei Servizi Correlati ammontano a 20,0 milioni di Euro (19,3 milioni di Euro al 31 marzo 2023), in aumento di 0,7 milioni di Euro rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente, di cui 1,5 milioni di Euro collegati alla crescita organica e -0,7 milioni di Euro ad alla posticipazione al secondo trimestre di due eventi allestiti dalla FB International Inc..
Editoria, eventi sportivi e altre attività con l’attività editoriale nei settori Turismo (TTG Italia, Turismo d’Italia e HotelMag) e Orafo (VO+ e Trendvision), gli eventi di natura sportiva e altri ricavi aventi natura residuale hanno sviluppato complessivamente ricavi di periodo per 0,7 milioni di Euro, sostanzialmente in linea al risultato ottenuto al 31 marzo 2023.
I costi operativi al 31 marzo 2024 sono pari a 43,9 milioni di Euro (41,7 milioni di Euro al 31 marzo 2023) con un’incidenza percentuale sul fatturato che passa dal 54,1% al 49,4%, grazie ai maggiori volumi, dovuti principalmente a crescita organica precedentemente illustrata.
Il valore aggiunto registrato nel primo trimestre 2024 è pari a 45,0 milioni di Euro, in aumento di 9,6 milioni di euro rispetto al primo trimestre 2023 (35,3 milioni di Euro) ed è pari al 50,6% dei ricavi, in miglioramento rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente in cui l’incidenza percentuale sul fatturato era pari al 45,9%, grazie alla crescita dei volumi e all’adeguamento inflattivo dei prezzi.
Il costo del lavoro al 31 marzo 2024 è pari a 10,7 milioni di Euro, in aumento di 0,1 milioni di Euro rispetto all’esercizio precedente quando era pari a 10,6 milioni di Euro. L’incidenza sul fatturato migliora passando dal 13,8% al 31 marzo 2023 al 12,1% al 31 marzo 2024, con un miglioramento di 1,7 punti percentuali, per effetto dei maggiori volumi generati nel periodo.
Il margine operativo lordo Adjusted (EBITDA Adjusted), ammonta a 34,3 milioni di euro, in miglioramento di 9,6 milioni di euro rispetto medesimo periodo del 2023, in cui risultava essere pari a 24,7 milioni di euro.
L’Adjusted Ebitda Margin al 31 marzo 2024 si attesta a 38,6% sui ricavi, rispetto al 32,1% rilevato al termine del primo trimestre 2023. La marginalità migliora di circa 6,5 punti per le motivazioni precedentemente esposte.
Il risultato operativo adjusted (EBIT Adjusted) del Gruppo al 31 marzo 2024 si attesta a 30,0 milioni di euro, in miglioramento di 9,6 milioni di euro rispetto al primo trimestre 2023, esprime una redditività percentuale del 33,8%, la migliore di sempre, in aumento di 7,2 punti rispetto al 31 marzo 2023.
La gestione finanziaria al 31 marzo 2024 è pari a -1,0 milioni di Euro (al 31 marzo 2023 ammontava ad una perdita di 0,9 milioni di euro), la componente monetaria, collegata al costo dei finanziamenti, ammonta a 0,8 milioni di euro sostanzialmente stabile rispetto al 31 marzo 2023, mentre il trimestre consuntiva un peggioramento pari a 0,2 milioni di euro degli oneri finanziari legati all’applicazione del Principio Contabile IFRS16 per effetto dell’accensione di nuovi contratti e una variazione positiva del fair value degli strumenti finanziari derivati per 0.3 milioni di euro.
Il risultato prima delle imposte al 31 marzo 2024 è pari a 29,0 milioni di euro, in miglioramento di 9,5 milioni di euro rispetto al 31 marzo 2023.
Le imposte sul reddito sono pari a 5,7 milioni di euro, l’onere fiscale effettivo è pari al 19,7% per effetto del totale assorbimento delle perdite fiscali emerse durante gli esercizi chiusi nel periodo pandemico e non accantonate tra le imposte anticipate.
Il Risultato del Periodo del Gruppo ammonta a 23,3 milioni di euro, in aumento di 9,4 milioni di Euro rispetto al periodo chiuso al 31 marzo 2023.
Il capitale investito netto, pari a 189,8 milioni di euro (178,7 milioni di euro al 31 dicembre 2023), segna una variazione in aumento di 11,1 milioni di euro, principalmente collegata all’andamento del capitale circolante netto, che resta sempre negativo a 54,8 milioni di Euro, ma genera risorse per 12,5 milioni di euro, in parte compensato da una variazione in diminuzione del capitale immobilizzato pari a 1,1 milioni di euro.
Il capitale immobilizzato (259,1 milioni di Euro al 31 dicembre 2023) segna una variazione in diminuzione di 1,1 milioni di Euro imputabile principalmente a investimenti effettuati nel periodo per 2,1 milioni di Euro all’iscrizione di ammortamenti di periodo per 4,0 milioni di Euro. È presente una variazione incrementale dei cespiti per diritti d’uso pari a 0,5 milioni di Euro e variazioni incrementali per effetto cambi pari a 0,4 milioni di Euro.
Il capitale circolante netto negativo e pari a 54,8 milioni di euro al 31 marzo 2024, registra un incremento di 12,5 milioni di euro principalmente per effetto della stagionale riduzione degli acconti che il Gruppo registra tra il primo e secondo trimestre a fronte della realizzazione delle principali manifestazioni in calendario per la prima metà dell’anno.
La posizione finanziaria netta del Gruppo al 31 marzo 2024 è pari a 60,0 milioni di euro, in miglioramento di 11,9 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2023. La cassa operativa generata nel trimestre è pari a 13,2 milioni di euro.
Gli investimenti del periodo sono pari a 2,1 milioni di euro e sono relativi principalmente alle attività manutentive dei quartieri fieristici, alla realizzazione dei nuovi parcheggi automatizzati, all’inizio delle attività di riqualificazione del quartiere fieristico di Vicenza e la ricostituzione delle attrezzature delle società produttive, nonché agli investimenti sui sistemi informativi e su progetti di digitalizzazione.
Piano Strategico 2023-2028
In data 25 gennaio 2024, il Consiglio di Amministrazione di Italian Exhibition Group S.p.A., alla luce degli importanti risultati raggiunti dal Gruppo nel corso del 2023 e che sottendevano ad una accelerazione nel processo di ripresa post pandemica della Società rispetto alle previsioni di settore, ha approvato il nuovo Piano Strategico 2023-2028.
Questo documento ha aggiornato il precedente Piano Strategico 2022-2027, elaborato in un contesto di profonda incertezza a causa dello scenario post pandemico. Le linee strategiche alla base del nuovo Piano Strategico non divergono da quelle presenti nel precedente Piano e riguardano la crescita del portafoglio prodotti, il consolidamento dell’espansione internazionale, gli investimenti nelle strutture fieristiche e la creazione di valore per gli Stakeholders.
Italian Exhibition Group: governance
In data 6 marzo 2024, il Consiglio di Amministrazione della IEG S.p.A., sentito il parere favorevole del Collegio Sindacale, ha nominato ad interim, in sostituzione temporanea della dottoressa Teresa Schiavina, la dottoressa Lucia Cicognani quale dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari ai sensi della legge n. 262/2005 e dell’art. 154-bis del D.Lgs. n. 58/1998 s.m.i., mentre le funzioni di Chief Financial Officer sono state attribuite provvisoriamente e per il medesimo periodo, all’Amministratore Delegato di IEG dott. Corrado Peraboni.
In data 26 marzo 2024, la Società, funzionalmente al raggiungimento degli obiettivi previsti dal Piano Strategico 2023-2028, ha adottato un modello organizzativo che prevede l’istituzione di due nuove figure qualificate quali dirigenti con responsabilità strategiche a diretto riporto dell’amministratore delegato: il chief business officer e il chief corporate officer.
In particolare, il ruolo di Chief Business Officer, chiamato a coordinare il business fieristico del Gruppo e le sue evoluzioni digitali, è stato affidato a partire dal 1° marzo 2024 all’Ing. Marco Carniello, che ha rivestito negli ultimi anni il ruolo di Global Brand Director del settore Jewellery della Società. Il ruolo di Chief Corporate Officer, a cui è affidata la gestione dei settori Operation, Finance, HR, IT, Legal & Compliance e le attività corporate delle controllate, sarà ricoperto a partire dal 22 aprile 2024 dal Dott. Carlo Costa che, fino al 2022, ha rivestito il ruolo di Group Chief Financial Officer nella Società.
Italian Exhibition Group: acquisizioni
In data 21 febbraio 2024, la Capogruppo ha sottoscritto un accordo per l’acquisizione del 51% del capitale della società Palakiss S.r.l., centro orafo conosciuto a livello internazionale situato a Vicenza a pochi passi dal quartiere fieristico della città, per un corrispettivo pari a circa 1 milione di euro.
L’acquisizione prevede inoltre un’opzione call per l’acquisto del residuo 49% del capitale sociale, esercitabile decorsi 30 giorni dall’approvazione del bilancio di esercizio 2024 e valida per i successivi 3 anni, ad un prezzo da determinarsi sulla base dell’Ebitda medio risultante dai due bilanci d’esercizio approvati precedentemente alla data di esercizio dell’opzione. Il closing, subordinato alle condizioni sospensive previste dal contratto di acquisto, sarà perfezionato in data successiva. L’acquisizione verrà finanziata attraverso mezzi propri.
Eventi successivi alla chiusura del periodo
Italian Exhibition Group: piano investimenti
Nel corso del periodo sono stati avviati, nel rispetto del cronoprogramma stabilito dalla Società ed in esecuzione del Piano Strategico 2023-2028, i lavori di riqualificazione del quartiere fieristico di Vicenza.
Dopo la consegna ufficiale, a febbraio, dell´area del cantiere all´impresa aggiudicatrice per la demolizione, sono state completate le operazioni di bonifica ambientale mentre le demolizioni del padiglione 2 e 5´ saranno completate entro il mese di giugno con anche la rimozione delle fondazioni e la preparazione dei terreni alla nuova costruzione sulla medesima impronta del nuovo edificio da circa 22.000 mq, disegnato dallo Studio GMP di Amburgo.
Al fine di dotarsi delle risorse finanziarie necessarie alla realizzazione dell’ambizioso piano di investimenti che, tra il 2024 e il 2028, si prevede comporterà un esborso di circa 165 milioni di euro, la Capogruppo ha sottoscritto, in data 29 aprile 2024, un contratto di finanziamento a medio lungo termine per complessivi 70 mln di Euro, con scadenza a marzo 2032.
Il Finanziamento è suddiviso in due linee di credito, la prima linea (“Linea A”) da utilizzarsi per la riqualificazione di parte dell’indebitamento finanziario esistente della Società per 8,4 milioni di euro e una seconda linea di credito (“Linea B”), di importo capitale complessivo massimo pari a 61,6 milioni di euro di natura amortising a medio-lungo termine.
Il finanziamento è sottoscritto da un pool di primari istituti finanziari composto da Banco BPM S.p.A., Bper Banca S.p.A., Cassa depositi e prestiti S.p.A. e Crédit Agricole Italia S.p.A., quest’ultima ricoprirà il ruolo di Banca Agente e ESG Agent.
Italian Exhibition Group: governance
In data 29 aprile 2024, l’Assemblea degli Azionisti della Capogruppo si è riunita per approvare il bilancio chiuso al 31 dicembre 2023, confermando inoltre la proposta, avanzata dal Consiglio di Amministrazione uscente della Società, di destinazione dell’utile dell’esercizio, che prevede l’erogazione di un dividendo pari a 4,2 milioni di Euro. Il dividendo sarà posto in pagamento a decorrere dal 22 maggio 2024, con legittimazione al pagamento il 21 maggio 2024.
Nella medesima sede è stato nominato il nuovo Consiglio di amministrazione Italian Exhibition Group composto da 10 membri, 9 provenienti dalla lista di maggioranza e 1 dalla lista presentata dall’azionista di minoranza Amber Capital. L’Assemblea ha inoltre riconfermato la Dottoressa Luisa Renna Presidente del Collegio Sindacale e ha nominato la Dott.ssa Sabrina Gigli Sindaco Supplente.
Nel corso del Consiglio di Amministrazione Italian Exhibition Group, tenutosi immediatamente dopo la conclusione dell’Assemblea degli Azionisti, sono stati nominati Maurizio Renzo Ermeti e Corrado Peraboni rispettivamente Presidente Esecutivo e Amministratore Delegato e Gian Luca Brasini quale Consigliere Esecutivo.
In aggiunta, il Consiglio di Amministrazione Italian Exhibition Group ha istituito i seguenti comitati interni:
il Comitato Controllo e Rischi (a cui sono attribuite anche le funzioni di Comitato Parti Correlate), composto dai seguenti Amministratori indipendenti: Alessandra Bianchi, Moreno Maresi, Anna Cicchetti, Valentina Ridolfi;
il Comitato Remunerazione e Nomine, composto dai seguenti Amministratori (a cui sono attribuite anche le funzioni di Comitato Sostenibilità): Valentina Ridolfi, Laura Vici, Alessandro Marchetti, Emmanuele
Il consiglio di amministrazione ha inoltre nominato l’Organismo di Vigilanza nelle persone del dottor Fabio Pranzetti, dell’avvocato Monia Astolfi e della dottoressa Lucia Cicognani con il compito di vigilare sulla corretta implementazione, efficacia ed osservanza del Modello 231 all’interno della Società nonché di curarne il relativo aggiornamento. Il Dott. Fabio Pranzetti è stato nominato Presidente dell’Organismo di Vigilanza.
Altri eventi
In data 7 maggio 2024 è stato raggiunto un accordo con il socio di minoranza di FB International Inc. per il passaggio delle sue quote azionarie al Gruppo IEG. Tale accordo anticipa la naturale uscita del socio di minoranza, prevista nel 2027 (successivamente all’approvazione del bilancio chiuso al 31 dicembre 2026), sana le posizioni di conflitto in essere e consente l’immediata implementazione delle strategie di sviluppo che il Gruppo ha pianificato per questa importante controllata che opera negli Stati Uniti, in un territorio strategico per il raggiungimento degli obiettivi di crescita.
Evoluzione prevedibile della gestione
Sulla base dell’andamento dei primi tre mesi del 2024 e dello stato di avanzamento del portafoglio confermato per le principali manifestazioni del Gruppo, la Società si ritiene confidente nel raggiungimento degli obiettivi prefissati nel Piano Strategico 2023-2028 per l’esercizio 2024 e di poter confermare un fatturato tra 234 e 239 milioni di euro e una marginalità operativa tra 56 e 58 milioni di euro.
“Il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari – Dott.ssa Lucia Cicognani – dichiara, ai sensi del comma 2 articolo 154-bis del Testo Unico della Finanza, che l’informativa contabile contenuta nel comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili.”
Il bilancio Italian Exhibition Group nel dettaglio
(dati concessi)(dati concessi)(dati concessi)
Gli indicatori alternativi di performance precedentemente illustrati sono rettificati dei componenti reddituali derivanti da eventi o da operazioni non ricorrenti, attività di ristrutturazione, riorganizzazione del business, svalutazioni di attivo fisso, spese accessorie connesse ad acquisizioni di aziende o società o loro cessioni, operazioni straordinarie e ogni altro evento non rappresentativo della normale attività di business.
Dati comparativi 2023
I risultati comparativi al 31 marzo 2023 e la situazione patrimoniale comparativa al 31 dicembre 2023 sono stati riesposti a seguito della contabilizzazione definitiva della purchase price allocation relativa all’acquisizione dei rami d’azienda comprendenti le manifestazioni Jewellery Event (SIJE), Cafè Asia e Sweets & Bakes Asia & Restaurant Asia (CARA), in accordo con l’IFRS 3.
Da sinistra: Stefania Zecchi, community coordinator, Davide Cobelli, national coordinator, Alessandra Di Dio, marketing & communication coordinator e Alessandro Coda, events coordinator (immagine concessa)
I membri di SCA Italy chiudono i due anni del loro contributo all’associazione ricordando i successi e i traguardi raggiunti. Davide Cobelli, national coordinator, Alessandra Di Dio, marketing & communication coordinator, Stefania Zecchi, community coordinator, Fabio Sipione, judge coordinator e Alessandro Coda, events coordinator ripercorrono il biennio trascorso con SCA Italy. Leggiamo di seguito le loro dichiarazioni.
Inizia Davide Cobelli, national coordinator
MILANO – Davide Cobelli, national coordinator: “Questi due anni si chiudono con un bilancio decisamente positivo, in tutti i sensi. Dal punto di vista dei Soci, abbiamo notato di nuovo un forte incremento dell’interesse a sostenere l’associazione, questo probabilmente dato dal fatto che abbiamo fin da subito costruito molto sia i rapporti con tutti, che la Comunicazione nel settore, ma soprattutto uscendo dalla nicchia, di cosa sia SCA e lo Specialty Coffee.
Gli eventi sono correlati tra loro molto spesso e sono riferiti alle competizioni SCA, ma con Coffee Boom siamo riusciti a supportare e prendere parte d alcune manifestazioni chiave per la divulgazione. Le competizioni, comunque, hanno visto una sana e seria partecipazione, sia di competitors che di sponsor.
La squadra giudici si è rafforzata e consolidata grazie ad un forte impegno del Chapter e del coordinatore, abbiamo visto crescere la rosa di giudici nazionali e internazionali. Essere giudice delle competizioni è una missione, un piacere.
Questo gruppo di persone che ha lavorato in sintonia e armonia ha portato il messaggio di coesione dal punto di vista economico: la sinergia tra noi ha impattato molto perché le aziende hanno ricominciato da subito ad investire in SCA Italia. Servono progetti, servono idee. Abbiamo sbagliato, abbiamo imparato, siamo migliorati, siamo cresciuti”.
Il logo Sca Italy
Alessandra Di Dio, marketing & communication coordinator
“Due anni di volontariato in cui ce la devi mettere tutta, nonostante la tua vita professionale e personale non possa essere messa in pausa, e anzi a volte prenda strade inattese.
Poi ci sono i risultati: copertura, engagement, e qualità dei contenuti social come punta di diamante del mio mandato, con una crescita del 2000%, una nuova struttura per il sito internet per spiegare che cos’è e come funziona SCA a chi non ne ha idea, newsletter puntuali (e numerose!), un ufficio stampa professionale e gestito con attenzione per ottenere davvero il massimo dall’investimento e soprattutto una visione trasversale, una apertura a nuove collaborazioni per coinvolgere anche chi non è all’interno della nicchia.
In questi due anni ho capito quanto questo ruolo sia cruciale in SCA e non possa meritare niente di meno di unǝ professionistǝ che prenda sul serio ogni aspetto di comunicazione e marketing. Ringrazio i coordinatori, i volontari e tutta la colorata community di SCA per il calore e la positività con cui sono stata accolta”.
Stefania Zecchi, community coordinator:
“Al termine del mio mandato, vorrei abbracciare uno per uno tutti i soci, i colleghi e i volontari che hanno camminato al mio fianco. Grazie alla vostra collaborazione, sono riuscita a contribuire alla diffusione della cultura dello Specialty Coffee sul territorio e a incrementare il valore e la rispettabilità della nostra Community.
Sono estremamente orgogliosa della rete di volontari che siamo riusciti a creare, della fruttuosa collaborazione con le scuole alberghiere e dei rapporti di fiducia sviluppati con le aziende socie, i baristi e gli AST.
Queste esperienze mi hanno fatto crescere e capire le potenzialità della nostra Community, che vorrei sempre più grande e unita. Continuerò a credere fermamente negli ideali che l’associazione promuove e sarò disponibile ad aiutare chiunque abbia bisogno della mia esperienza accumulata in questi anni”.
Fabio Sipione, judge coordinator
“Come detto nell’ultima riunione nazionale il team giudici oggi risulta un gruppo coeso ed equilibrato. Ogni membro del team si mette a disposizioni soprattutto dei nuovi , per trasmettere segreti ed esperienza.
Sei giudici nazionali italiani , oggi sono certificati per i campionati del mondo ed è motivo di orgoglio vedere nelle ultime competizioni mondiali.
A inizio del mio mandato avevo dichiarato come obiettivo quello di portare in ogni competizione mondiale almeno un giudice italiano, ad oggi rimane scoperto solo ibrik, contiamo di certificare qualcuno a livello mondiale a breve .
Come coordinatore volontario non posso che ringraziare tutto il team per il loro tempo, la loro dedizione e i complimenti ricevuti in tutto il mondo, sono la migliore ricompensa per il mio tempo dedicato a loro”.
Alessandro Coda, events coordinator:
“Iniziamo da due anni fa, quando si è dovuti ripartire post pandemia. La macchina SCA Italy (come mi piace definirla), con l’aiuto ed il supporto di diverse aziende è ripartita alla grande con le gare di selezione su tutto lo stivale.
Complessivamente nei due anni abbiamo organizzato 5 tappe di selezione per le 4 categorie (latte art, brewers, barista e CIGS), 6 tappe di selezione per la categoria roasting, 4 tappe di selezione per la categoria cup tasters e 2 finali Nazionali che hanno poi decretato i 13 campioni italiani che ci hanno rappresentato ai mondiali nei 2 anni.
Le selezioni in Italia sono di estrema importanza, per i competitors e per la SCA Italy, dunque, partendo da una buona base abbiamo deciso di apportare diversi cambiamenti nel sistema di selezione per le finali italiane, dalla metodologia di iscrizione da parte dei competitors, alla riscrittura dei bandi per le sponsorizzazioni da parte delle aziende partner, fino alla modifica delle giornate di gara.
Dall’anno passato, infatti, per potersi iscrivere alle gare di selezione, i competitors devono (oltre a compilare unmoduloon line) adottare un albero di caffè inKenyanella foresta di SCA Italy, questo passaggio obbligatorio assieme al sistema di ammonizioni ed espulsioni, ha nettamente sensibilizzato i competitors, evitando così il bloccaggio di posti gara inutilmente.
Di estrema importanza è il valore sostenibile di questa iniziativa che ha registrato nei primi mesi ben 136 alberipiantati che assorbiranno 8,96 tondi CO₂,ed aiuteranno diverse famiglie locali.
I soldi che la piattaforma riceve per queste adozioni non entrano in nessun modo nelle casse di SCA Italy.
Oltre all’ammonizione eall’espulsione per i competitor che non si presentano alla tappa, senza avvisare, o senza un valido motivo, abbiamo aggiunto il sistema di qualificazione alle finali Italiane di Rimini tramite punteggio Ranking.
Tutto questo ha sicuramente portato le aziende a voler supportare con maggior interesse i futuri campioni italiani. I nuovi bandi che li vedono più coinvolti nell’organizzazione, con possibilità di creare cordate tra aziende per l’organizzazione delle selezioni, hanno altresì giocato un ruolo fondamentale.
In sintesi: in due anni abbiamo avuto più di 260 iscrizioni alle selezioni, 20 differenti location che hanno ospitato gare ed eventi, oltre 20 richieste di sponsorizzazione di cui 8 nuove aziende del settore.
In ultimo, ma non per importanza, sono stati riscritti i contratti per l’organizzazione e la sponsorizzazione delle finali Italiane che, come ben sappiamo, sono gare con un’organizzazione di livello mondiale.
Reputo il biennio di questo chapter una vittoria. Ci tengo a ringraziare gli altri coordinatori, con loro ho passato 2 anni bellissimi di condivisione e passione, con alcuni di loro sono anche nate delle belle amicizie.
A Davide va dato il merito di aver coordinato la SCA Italy egregiamente, dandoci piena libertà sui progetti e le iniziative, ciò ha dato un valore aggiunto alle attività SCA Italy e valorizzato ognuno di noi.
Un grazie speciale va anche aLuca, una roccia di cui la SCA Italy non può fare a meno, atutti i giudici che con professionalità si sono dedicati alle gare SCA Italy, a Francesca ed Antonella che operativamente hanno contribuito al miglioramento, ad a Cimbali Group che mi ha sostenuto e concesso il tempo necessario da dedicare alla SCA, e a tutti coloro che credono nella commUNITY”.
Il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani (immagine concessa)
ROMA – Economia e ospitalità. Sono questi i temi al centro della seconda edizione della Giornata della ristorazione per la cultura della ospitalità italiana, l’appuntamento promosso da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, con il patrocinio del Ministero degli affari esteri e della Cooperazione Internazionale, del Ministero delle Imprese e del made in Italy, del Ministero dell’agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste, del Ministero della cultura e del Ministero del turismo.
La Giornata della ristorazione per la cultura della ospitalità italiana di Fipe
Dopo il successo dello scorso anno, sono oltre 10.000 le attività, tra ristoranti, trattorie, osterie e pizzerie che hanno manifestato la loro adesione, insieme a 85 associazioni e quasi 1.000 ristoranti italiani all’estero.
Sono livelli di adesione all’iniziativa che rispecchiano la diffusa necessità tra gli operatori del nostro Paese di un confronto aperto e costruttivo sui valori economici, sociali e culturali rappresentati dal settore.
La giornata, infatti, ha l’obiettivo di ricordare che la ristorazione italiana, con 54 miliardi di valore aggiunto e 1,4 milioni di occupati, è strategica per le catene del valore, ma è anche uno snodo fondamentale di storia, tradizioni e identità territoriale con una ricchissima offerta che resiste, nonostante l’esplosione del pluralismo alimentare, per la sua forte capacità di coniugare il cibo con un identificativo stile di vita italiano.
Lo stesso DDL N.1672 sull’istituzione della Giornata della Ristorazione presentato alla Camera sottolinea non a caso la finalità di “valorizzare e rafforzare il ruolo della ristorazione italiana nelle sue diverse forme e tipologie, perseguendo i valori della relazione, della condivisione, del convivio e della comunità”.
Oltre al Presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, hanno partecipato all’iniziativa, tra gli altri, Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei Deputati, Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, e Alexandros Vassilikos, presidente di Hotrec, l’associazione europea che riunisce i Pubblici Esercizi.
Il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, e il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sono intervenuti con un messaggio.
La Giornata della ristorazione è dedicata tanto alla tradizione alimentare del nostro Paese, quanto alle sfide che attendono il settore della Ristorazione, ampiamente sottolineate proprio dal Rapporto Ristorazione Fipe 2024, con i necessaricambiamenti dei modelli di business che ridefiniscono la sostenibilità economica delle imprese alle nuove esigenze dei consumatori, sempre più sensibili alle innovazioni digitali, ambientali e all’inclusione sociale.
“Per la Giornata della ristorazione 2024 abbiamo voluto porre l’attenzione sul modello di economia che la ristorazione italiana propone e che vede il cibo come elemento di socialità, ospitalità, appartenenza e, allo stesso tempo, anche differenziazione dell’offerta, alimentando una filiera con trend in costante crescita sotto il profilo del numero di imprese, dell’indotto e dell’occupazione”, ha commentato Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE-Confcommercio“La ristorazione italiana interpreta (e costantemente reinterpreta) il ‘mito’ della cucina, della convivialità e dello stile di vita proprio del nostro Paese, con un ruolo indiscutibile nello sviluppo, nella promozione e nella capacità di crescere dei territori e dell’Italia in generale”.
La ristorazione italiana rappresenta un unicum anche a livello europeo e internazionale per il suo valore e per le sue peculiarità, è sinonimo di qualità e prestigio.
Lo ha dimostrato la partecipazione del Presidente di Hotrec Alexandros Vasillikos, che ha voluto sottolineare l’importanza del settore per l’Europa: “Celebrando la Giornata della Ristorazione in Italia, riconosciamo l’importanza strategica della cooperazione tra il livello nazionale ed europeo. Nel turismo dobbiamo essere riconosciuti come un centro economico e sociale che crea milioni di posti di lavoro. Saremo insieme anche per sostenere le nostre imprese per una transizione digitale di successo. Le nostre recenti azioni a Bruxelles ci hanno mostrato il potere della collaborazione e il ruolo vitale che i ristoranti svolgono nella promozione della crescita economica e nella creazione di posti di lavoro”, ha dichiarato Vasillikos.
Inoltre, grazie al supporto di Intesa Sanpaolo, Fipe promuove un’importante iniziativa di beneficenza per sostenere e avviare mense di comunità della Caritas Italiana su tutto il territorio nazionale, offrendo così occasioni di ristoro e socialità a chi vive in condizione di fragilità.
Caritas Italiana è in prima linea nell’ascolto dei bisogni dei territori attraverso la rete delle sue Caritas Diocesane e nell’attivazione di interventi capillari a contrasto della povertà alimentare attraverso molteplici iniziative come le mense per i poveri e per persone in condizioni di fragilità: la charity sottolinea l’importanza dei valori di inclusione, condivisione e relazione, che sono alla base della cultura dell’ospitalità.
Per contribuire al progetto di charity in favore della Caritas Italiana sarà possibile donare attraverso la piattaforma di crowdfunding di Intesa Sanpaolo “Forfunding”, sia qui sia inquadrando i QR Code disponibili sui centritavola posizionati nei 10.000 ristoranti aderenti in tutta Italia. Inoltre, chiunque potrà sostenere il progetto con una donazione attraverso gli ATM del Gruppo Intesa Sanpaolo nei giorni che precedono e seguono la Giornata della Ristorazione.
L’iniziativa è stata realizzata con il supporto di Mulino Caputo, Cirio, Consorzio Tutela Vino Custoza DOC, Consorzio Tutela Grana Padano, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Gruppo Sanpellegrino e Zucchetti Hospitality e con la direzione creativa di Rampello & Partners.
Grazie all’accordo tra Nespresso e la società ambientale Gaia nella provincia di Asti è stata avviata la raccolta delle capsule di caffè in altre 12 isole ecologiche nel Piemonte. L’iniziativa dedicata alla sostenibilità fa parte del progetto di economia circolare Da chicco a chicco di Nespresso avviato nel 2011. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale dell’Ansa.
L’accordo tra Nespresso e Gaia per le raccolta delle capsule di caffè
ASTI – Accordo tra Nespresso e Gaia, la società per la gestione ambientale che opera in provincia di Asti per la raccolta delle capsule di caffè in 12 nuove isole ecologiche nella zona.
In questo modo in tutto il Piemonte i punti di raccolta diventano 18: le altre sono in provincia di Torino e nella Boutique nel centro di Torino.
L’iniziativa fa parte del progetto di economia circolare Da chicco a chicco di Nespresso, avviato nel 2011: in 13 anni sono state recuperate quasi 800 tonnellate di capsule di cui oltre 130 tonnellate nel solo 2023, permettendo di ottenere oltre 45 tonnellate di alluminio e quasi 500 di caffè esausto.
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Il team Morettino con l'Orto botanico di Palermo (immagine concessa)
PALERMO – A più di un secolo di distanza dal primo esperimento di coltivazione del caffè in Sicilia, l’Orto botanico afferente al Sistema Museale dell’Università di Palermo, insieme alla storica torrefazioneMorettino, presentano il progetto del nuovo campo sperimentale di caffè.
In occasione della Zagara di Primavera, da venerdì 17 a domenica 19 all’Orto botanico di Palermo, è stato possibile effettuare una visita guidata al campo sperimentale, accompagnati dal direttore dell’Orto botanico Rosario Schicchi e da Andrea Morettino, quarta generazione della famiglia di torrefattori palermitani.
Il nuovo campo sperimentale di caffè a Palermo
Il Campo sperimentale si sviluppa in un’area di circa 290 metri quadrati, ubicata tra l’antica serra Carolina e la serra tropicale e ospita 25 piante di Coffea arabica di differenti età e varietà (Heirloom, Caturra, Pacamara, Catuai, Bourbon rossa, Bourbon gialla), rappresentative dei paesi della cosiddetta Coffee Belt, l’area del mondo racchiusa tra i due tropici in cui nasce e cresce il caffè.
Le piante sono coltivate in piena terra e all’aria aperta, protette dall’ombra dei grandi alberi di falso kapok (Ceiba speciosa) e circondati da alcuni filari di agrumi (limone, bergamotto, pompelmo, arancio amaro, arancio dolce e mandarino) in un piccolo agrosistema mediterraneo.
Un altro centinaio di piante, invece, si trova nella nursery della Serra Carolina, in attesa di crescere e trovare dimora all’aria aperta.
Era la fine dell’Ottocento quando all’Orto Botanico di Palermo giunsero da Etiopia e Somalia alcune piante di caffè, che furono custodite all’interno della Serra Carolina. Alcuni anni dopo, nei primi anni del Novecento, si decise di intraprendere l’esperimento di coltivare il caffè in Sicilia in piena terra, con lo scopo di affrancare l’Italia dalla dipendenza dei flussi commerciali con l’estero e aprire la strada ad una nuova “Via del caffè” tutta italiana, come quelle precedenti degli agrumi e del cotone.
“Un primo tentativo di coltivare il caffè in piena aria si deve al direttore dell’Orto botanico palermitano Antonino Borzì e al capo giardiniere Vincenzo Riccobono che nel 1905 misero a dimora 25 piante di caffè – spiega Rosario Schicchi, direttore dell’Orto botanico di Palermo – “Malgrado le piante fossero state posizionate a ridosso di un muro con esposizione a mezzogiorno e riparate da una tettoia costruita di fogliame, le piante non riuscirono a superare le temperature invernali che si ebbero per alcuni anni e che raggiunsero valori inferiori ai -3°”.
Ci riprovarono nuovamente nel 1911, ma anche allora un’ondata di gelo distrusse le piante di caffè. Negli anni Quaranta furono piantate all’interno della maestosa Serra Carolina alcuni esemplari di Coffea arabica della varietà Amami e altre varietà selvatiche del Corno d’Africa, che riuscirono ad adattarsi perfettamente, raggiungendo nel tempo un’altezza di circa 3 metri. Queste piante si possono ammirare tutt’ora all’interno della serra.
Oggi, a quasi 120 anni dal primo esperimento in piena terra, l’Orto Botanico e Morettino ci riprovano, grazie ai significativi cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo e alla volontà di un portare avanti un ambizioso percorso sperimentale.
La coltivazione all’Orto botanico è in continuità con il progetto di coltivazione di caffè nativo siciliano portata avanti da Morettino, in collaborazione con l’Orto Botanico-SiMuA e il Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo.
Un esperimento nato dalla visione di Arturo Morettino oltre trent’anni fa, che piantò a Palermo alcuni semi donati proprio dall’Orto Botanico. Quei semi negli anni hanno dato vita alle piante che oggi fanno parte della Piantagione sperimentale Morettino nel quartiere di San Lorenzo ai Colli e di altri campi sperimentali in aree particolarmente vocate dell’Isola, dai quali viene prodotto il primo caffè 100% siciliano.
“Siamo davvero orgogliosi di portare avanti questo percorso di sperimentazione e di divulgazione di una coltura a noi cara come il caffè, proprio nel cuore dell’Orto Botanico di Palermo che ha ospitato le prime piante di caffè già agli inizi del 900 – commenta Andrea Morettino – Oggi, a distanza di oltre un secolo, siamo riusciti a coltivare il nostro piccolo sogno del caffè siciliano en plein air e a realizzarlo proprio nel cuore dei giardini botanici. È davvero un’emozione unica, che custodisco e condivido quasi quotidianamente con i curatori dell’Orto, i loro appassionati giardinieri ed il team del Dipartimento SAAF, con cui stiamo portando avanti con dedizione il progetto della piantagione sperimentale e che ringrazio di cuore”.
“Si tratta di un progetto ambizioso, in linea con le finalità dell’Orto Botanico di Palermo, che in passato ha favorito l’introduzione, l’acclimatazione e la diffusione in coltura di diverse specie che oggi caratterizzano alcuni ambiti del paesaggio agricolo come il mandarino e il nespolo del Giappone”, conclude il direttore Schicchi.
MILANO – Quando si usa la parola espresso, una delle prime immagini che vengono in mente da associarvi è la macchina del bar: il modello che si usa per preparare una tazzina è ritenuto fondamentale per qualsiasi barista esperto. E se invece esistesse qualcosa di più oltre questo strumento per ottenere un risultato finale eccellente? Il filtro, un dettaglio che però fa la differenza.
Così poco tenuto da conto quanto cruciale quando si tratta di estrazione e non soltanto per i super caffè specialty, ma anche per quelli più commerciali: il filtro è quel tool che ogni operatore dovrebbe imparare a gestire nella propria routine.
Nello stabilimento di IMS
Per capire quanto questo possa incidere sull’espresso, Davide Spinelli e Alessandro Giammatteo hanno dedicato una lunga giornata formativa nella sede di Pavia di IMS, azienda produttrice di filtri, doccette e accessori dal 1946, giunta alla quarta generazione e ora capitanata da Giulia ed Emanuele Monti.
Tra gli 8 e i 10 milioni di pezzi finiti realizzati in un anno, 400mila pensati per le competizioni, in uno stabilimento che impiega 29 dipendenti, più due ingegneri esterni e 6 del consiglio d’amministrazione, con la tecnologia brevettata IMS per tutti i macchinari in azione e una centrale idraulica che pensa a rifornire l’olio necessario a tutte le attrezzature.
Altra caratteristica IMS: tracciabilità massima dell’acciaio inossidabile che arriva da fornitori in Corea e Europa, che si occupano anche del recupero degli scarti che tornano all’origine per essere rifusi.
Ancora numeri di IMS: sebbene l’80% del fatturato derivi dal mercato italiano, la maggior parte dei prodotti finiti poi vengono venduti dai clienti IMS più all’estero che in Italia.
E dopo questa breve panoramica, si scende nel vivo del corso.
Il filtro è dove si verificano infusione ed estrazione: qui acqua e caffè si incontrano
Per questo il filtro deve innanzitutto essere una barriera in grado di non cedere alla pressione dell’acqua e che allo stesso tempo filtri l’estrazione, con costanza.
Detto questo, la prima domanda da porsi è: ma un filtro vale l’altro? La risposta sembra scontata: dipende da tanti fattori che però è bene conoscere per impostare correttamente l’estrazione.
Da considerare la quantità e la tipologia di caffè selezionato, il modello della macchina su cui verrà applicato il filtro e poi particolari indispensabili come quali sapori si vogliono riscoprire in tazza – e le preferenze del cliente specifico -.
Di fronte ai corsisti due provette, uno contenente un Etiopia lavato e uno naturale, sempre 17 grammi per entrambi, medesima tostatura (si nota già che i volumi occupati siano diversi). Aiuteranno a comprendere nella pratica come a parità di caratteristiche, il risultato cambierà a seconda del filtro impiegato.
Entrando nel filtro, si possono già notare delle differenze nei fori
Esistono quelli cilindrici che tendono ad otturarsi con del pulviscolo incastrato, a prisma – con angoli in cui è possibile si accumuli dello sporco – a tronco-conico con un diametro alla base di circa 0,40mm e la sommità da 0,25mm – che ha il vantaggio di un facile passaggio del pulviscolo. La foratura tronco-conica è stata brevettata da IMS nel 1998 -.
Tipologie di foratura
La foratura si può trovare in più varianti che ovviamente influenzano ciascuno a modo proprio l’estrazione e si differenziano per interasse tra i fori e la loro disposizione.
Per esempio su un’area filtrante che possiede meno fori e più distanti tra loro, si verificherà un aumento della pressione sul macinato incorrendo nel rischio di avere sentori di amaro, una crema non omogenea e una maggior “masticabilità”. Questa geometria può funzionare bene con i blend perché ne valorizzano il corpo e il mouthfeel.
Viceversa, con un’area filtrante a M caratterizzata da un interasse più stretto e un numero di fori variabile, si potrà distribuire meglio la pressione per una maggiore pulizia in tazza: certo questo darà meno corpo(ancora una volta inteso come masticabilità), ma dall’altra saranno esaltate sia il mouthfeel (qualità del corpo) che le differenti caratteristiche di sapore.
Infine la foratura E esagonale ha un’area filtrante più ampia che consente ancora di più di distribuire la pressione e un’estrazione più omogenea. Risultato: più mouthfeel, ulteriore distinzione dei sapori e una tazza pulita.
Ma non è ancora finita, perché poi esiste quello a maglia 170 micron che dà meno corpo, mette a nudo i difetti ma esalta anche le buone miscele e i caffè pregiati, con un’accentuazione di acidità fruttata.
Su tutti i filtri viene fatta la rilaminatura che elimina le bave e incrudisce il materiale, rendendo il filtro più resistente. È un processo che sottopone il metallo a pressioni da 200Ton. Su tutti i filtri competizione viene poi applicata l’elettrolucidatura, processo elettrochimico con il quale si eliminano tutte le imperfezioni, si ottiene un effetto di brillantezza, meno porosità e maggior vita dei filtri -.
Ulteriore step è il filtro rivestito in nanoquartz, che è più semplice da ripulire dal caffè ed è antiaderente. Infine il superfine, che porta il livello di filtraggio normalmente compreso tra 250 micron e 400 micron ad uno di 150 (per fare un paragone, il filtro tipico di carta è dai 20 agli 80 micron) e un minor corpo, maggiore acidità ed è quindi ottimo per le monorigini.
Filtro e macinatura: un altra variabile da considerare
Per una corretta estrazione il caffè non deve disperdersi a contatto con l’acqua, al fine di sviluppare le proprie componenti. Allo stesso tempo non si può esagerare creando una resistenza estrema, altrimenti l’acqua non riuscirà a passare.
Ed ecco che qua si gioca con il filtro, che non è altro che un contenitore fisso in base al quale il caffè deve occupare il giusto volume: così l’acqua potrà cadere sul macinato senza eccessivi traumi per lo stesso, prima di riempire lo spazio tra caffè e doccetta per poi arrivare in pressione e partire con l’estrazione vera e propria.
Quindi è essenziale che tra filtro e macinato ci sia la corretta proporzione, la giusta granulometria in modo che l’acqua incontri una resistenza equilibrata – occhio per questo anche alla pressata del caffè nel filtro, da applicare dall’alto verso il basso per ridurre la formazione di eventuali bolle d’aria -.
Come scegliere la profondità del filtro?
Primo step, pensare al volume necessario per accogliere la giusta quantità di caffè: bisogna che non ci sia troppo spazio per l’acqua e questo perché lasciarne poco darebbe un sapore acidulo e amaro, viceversa, troppo creerebbe una poltiglia e sentori amari come esausto.
Ma non è finita qui, perché per scegliere adeguatamente il proprio filtro, si deve anche tenere conto della tostatura: quella più spinta richiede un maggiore spazio, mentre quella più chiara da filtro in genere si adatterà ad un filtro meno profondo (o altrimenti si dovrà usare una maggiore grammatura).
Un esempio come riferimento: con un filtro cilindrico profondo 22mm per un buon espresso si dovranno considerare un minimo di 14 grammi di miscela 80% Arabica e 20% Robusta tostato scuro, 25,5 grammi di 100%Arabica a tostatura media e un massimo di 18grammi per un 100%Arabica ma tostato chiaro.
Gli assaggi
Una prova pratica si è vista con il filtro per espresso standard bombato elettrolucidato, usando 17 grammi di un brasiliano per ricavare un espresso più standard, con un filtro più basso, e poi una tazza più pulita e acida che ha richiesto un filtro più alto e un’infusione più lunga. Il primo con un TDS (totale solidi disciolti) di 9.55, il secondo di 10.45.
La differenza al palato è stata netta, questo senza dubbio: si diverge soltanto sulle preferenze di chi ha assaggiato il primo e poi il secondo. Alcuni si sono mostrati più inclini alla tradizioni – come nel primo caso -, e qualcuno invece si è lasciato conquistare da un’acidità più spiccata.
Filtro: non solo fori, ma sagome
La forma del filtro è importante in quanto veicola il flusso dell’acqua e della pressione sul pannello del macinato. In virtù di questo, a seconda della sagoma alcune zone del filtro verranno più coinvolte durante l’estrazione.
La più diffusa è quella tronco-conica che se da una parte non esalta le caratteristiche peculiari di ciascuna monorigine, dall’altra offre sentori legati alla caramellizzazione, aiutando a restituire una buona crema in più casi, aiuta il barista, ma non il caffè.
Segue il bombato, con perforazione a M perpendicolare, con più fori, bilancia le acidità e iniziano a emergere note di frutta secca e frutta matura (caffè permettendo). Il cilindrico con base convessa, dove è necessario inserire più caffè, fa emergere le note fruttate. infine il cilindrico a base piatta, che dovrà essere riempita da una maggiore grammatura.
E dopo questa parte dedicata alla teoria, i corsisti sono stati invitati alle macchine
La Slayer
Un gruppo si è confrontato con un modello Sanremo, l’altro con una Slayer.
E La Sanremo
In realtà già professionisti del settore, alcuni baristi, un torrefattore e un addetto al controllo di qualità: nessuno si è tirato indietro ma anzi, tutti si sono divertiti molto a riscontrare come una piccola variazione potesse cambiare il risultato finale.
Oltre naturalmente alla macinatura e alle dosi corrette per riempire il filtro (un gruppo si è allenato con un Kenya, l’altro con un Guatemala), gli esperimenti sono passati dal filtro tronco-conico a quello bombato variando anche l’altezza (da un 24 a un 26 e mezzo).
Le prove sono state tante – totale di caffè usato, approssimativamente 2 chili – con diversi filtri messi alla prova – ben 11 in totale – assaggi continui e annotazioni che hanno mostrato come a ogni estrazione ci fossero delle variabili da calibrare per un’estrazione ottimale.
Che, rivela soltanto alla fine il docente Alessandro Giammatteo: “Sul filtro bombato, 17,5 grammi e 38 out con il Kenya, mentre con quello cilindrico, 18 grammi e 36 out per il Guatemala”.
Dopo aver trovato la quadra – due ore circa di allenamento dietro al bancone – la chiusura del corso con un ottimo Geisha Village di CoffeeProject newyork, ovviamente, estratto alla perfezione con un filtro rivestito nanotech.
MILANO – Non solo Eudr: il Green Deal europeo sta producendo un numero enorme di norme, adempimenti e obblighi: un ginepraio di direttive, regolamenti e sigle oscure, con cui i vari settori economici stanno imparando a convivere, a tutti i livelli.
Norme come la Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive), che andrà recepita nel nostro ordinamento entro i primi di luglio, e che richiede a un elevato numero di imprese (o gruppi d’imprese) di redigere annualmente una rendicontazione di sostenibilità utilizzando i nuovi standard europei (Esrs – European Sustainability Reporting Standards).
O la Csddd (Corporate Sustainability Due Diligence Directive o, anche, CS3D), che riguarda le imprese europee che superano certi parametri dimensionali, con un’adozione progressiva, a seconda della dimensione dell’impresa.
L’entrata in vigore è prevista per il 2027 e richiederà alle imprese di effettuare una due diligence ambientale e sui diritti umani in tutte le operations, e lungo la catena del valore, individuando i rischi ambientali e sociali e predisponendo contromisure.
La mole di adempimenti che si prospetta a carico delle aziende è imponente e “senza precedenti”
osserva Richard Sterneberg – responsabile per le relazioni globali con i governi per Dla Piper, un importante studio legale internazionale – in un’intervista al Financial Times.
Oltretutto – aggiunge Sterneberg – essi piombano addosso ai soggetti interessati, tutti più o meno allo stesso tempo: “i costi per conformarsi si preannunciano elevati e le grandi aziende saranno chiaramente avvantaggiate”.
Tanto che – osserva il FT – ci sono aziende che hanno deciso di troncare i rapporti con i paesi nei quali è materialmente impossibile raccogliere tutti i dati necessari ai fini della Csddd.
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MILANO – Venditaliaè partita con tutte le aspettative sul futuro prossimo della distribuzione automatica, ospitando espositori e visitatori all’interno del complesso di Rho Fiera Milano con la prospettiva di accogliere oltre 20mila visitatori. Un numero che non sembra essere così lontano una volta fatto il proprio ingresso in fiera.
Spazi ampi, corridoi ben definiti, conducono sulla strade del vending sostenibile, digitale e smart.
Il caffè è presentissimo in tutte le sue forme, partendo dalla presenza di torrefattori tra gli stand (compresi i grandi player come Lavazza, Caffè Borbone, che trainano l’intero settore su una direzione precisa di qualità in tazza).
Venditalia si distribuisce su una superficie di 32mila metri quadri
Due padiglioni che sono contenitori del futuro: si abbandona subito l’immagine del distributore automatico come una volta, che prende soltanto monete e magari non dà neppure il resto.
I bicchierini di plastica monouso sono soltanto un ricordo di cui quasi nessuno parla quando si assaggiano caffè macinati direttamente in grani in quelle che sono a tutti gli effetti delle macchine da corsa nel vending.
Che mostrano video racconto (molto utili nel caso di messaggi importanti da veicolare nel breve tempo di erogazione, come è il caso di Altromercato e le sue filiere equo solidali), che parlano, riproducono anche l’audio se impostate.
Ci sono macchine che si attivano da sole e fanno il purge in automatico mentre ci passi vicino, riempendo l’aria di vapore, probabilmente già programmate a distanza dal proprietario.
Molti gli stand dedicati ai nuovi sistemi di pagamento, con l’obiettivo di semplificare le procedure, velocizzarle, ridurre l’uso di contanti. Benvenute le app, i Qrcode, il contactless: la lezione della pandemia ha dato una spinta anche in Italia verso questi metodi.
Qualcuno ancora tra i gestori deve convincersi che questa sia la strada da percorrere insieme come comparto, per via dei costi aggiuntivi di cui dovrebbe farsi carico, ma come spesso si sente dire a Venditalia: questa è una scelta che man mano diventerà obbligata e non solo, porterà a guadagni puri.
Una differenza esiste tutt’oggi tra pubblico e privato: mentre nel primo ambiente le vending machine sono già dotate di pagamenti digitali e sono aperte all’innovazione, nel secondo c’è ancora qualche difficoltà dovuta principalmente ai volumi registrati e all’abitudine di usare le chiavette.
Ma la linea da seguire è già stata tracciata e a Venditalia si tocca con mano.
Una superautomatica a Venditalia
Un’altra tendenza già presente all’estero e che sta trovando uno spazio anche in Italia, è costituito dalle superautomatiche: delle macchine che sono esteticamente accattivanti, con degli schermi piuttosto ampi, dove il touch fa da padrone e sembra quasi di interagire con iPad che preparano qualsiasi ricetta si desideri.
Grandi pro di questa altra possibile espressione del vending: minor costo per l’attrezzatura (adatta quindi ai luoghi privati come gli uffici di grandi aziende) rispetto ad un distributore automatico più standard, maggiore possibilità di ricreare attorno al coffee corner un momento di convivialità tra colleghi per una pausa caffè più simile a quella che di solito si vive al bancone del bar.
A colpo d’occhio poi ci sono vending machine che ci si aspetta, ma non troppo, con un’offerta talmente variegata da sembrare più dei mini supermercati che dei distributori automatici: dalla vetrina si può ordinare dalla pasta integrale agli assorbenti, dal latte ai pennarelli. Ogni bisogno sembra essere contenuto all’interno dello stesso contenitore.
E poi c’è l’Acquabox: un distributore automatico che spicca nello stand BWT Water&More con il suo colore rosa. Una vera e propria stazione per riempire le borracce con dell’acqua purificata, potabile gestibile da smartphone sia dai consumatori sia dai gestori che hanno l’occasione di monitorare il consumo di acqua.
Per non parlare degli enormi vantaggi rispetto al risparmio di plastica.
Quindi ancora una volta la digitalizzazione, la telemetria, la sostenibilità, tornano protagonisti del settore in Fiera. L’Italia c’è, almeno a Venditalia, dove si racconta forse una distribuzione automatica già avanti rispetto a quello che resta più diffuso nel Bel Paese, ma che comunque rispecchia un presente che già si muove tra i consumatori.
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