Il 21 maggio si festeggia la Giornata internazionale del tè. L’evento di quest’anno vedrà come protagoniste le donne nel settore di una delle bevande più consumate al mondo, evidenziando i loro diversi contributi nella catena. La Faocelebra l’evento presso la sua sede di Roma. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su askanews.
La Giornata internazionale del tè
ROMA – Torna il 21 maggio la Giornata internazionale dedicata ad una delle bevande più amate. Celebrato con il tema “Onorare le donne di tutto il mondo, dal raccolto alla tazza”, l’evento di quest’anno punta i riflettori sulle donne nel settore del tè, evidenziando i loro diversi contributi lungo tutta la catena di approvvigionamento e affrontando le sfide che devono affrontare.
La produzione e il commercio del tè svolgono un ruolo fondamentale nell’occupazione, nella generazione di reddito, nei proventi delle esportazioni e nella sicurezza alimentare in molti paesi in via di sviluppo, comprese alcune delle aree rurali più povere del mondo.
In questo contesto, martedì 21 maggio l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ospiterà una celebrazione globale per la Giornata internazionale del tè 2024 presso la sua sede di Roma.
L’evento sarà inaugurato dal direttore generale della Fao QU Dongyu e sarà seguito da un dialogo con la partecipazione di donne provenienti dai settori del tè e del caffè.
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I primi classificati del concorso (immagine concessa)
TERMOLI (Campobasso) – Appena concluso con grande successo, a Termoli, il concorso nazionale di pasticceria Vietato calpestare i sogni dedicato agli studenti con disabilità degli istituti alberghieri. Ideato e organizzato dalla Federazione italiana pasticceria gelateria cioccolateria (Fipgc) in collaborazione con il Ministero dell’istruzione e del Merito (MIM) e l’Istituto Professionale di Stato Federico di Svevia di Termoli, il concorso ha rappresentato un importante momento di inclusione, formazione e celebrazione del talento di giovani pasticcieri.
Il concorso nazionale di pasticceria Vietato calpestare i sogni
L’evento ha visto la partecipazione di ben 40 studenti che hanno avuto l’opportunità di esprimere la loro creatività e passione per la pasticceria, presentando creazioni originali di altissimo livello.
A vincere la medaglia d’oro Giuseppe Cordella e Sofia Risi dell’Istituto Professionale “Nicola Moccia” di Lecce, seguiti dalla medaglia d’argento Mirabella Novacovici e Catalina Silvestri dell’Istituto Santa Marta di Pesaro e dal bronzo Michela Lapomarda e MariaGiulia De Noia dell’IPSEOA Enrico Mattei di Vieste (Foggia).
I secondi classificati (immagine concessa)
Il Vice-Presidente e responsabile comparto scuole Fipgc, Maurizio Santilli, ha dichiarato: “Siamo estremamente orgogliosi del successo di questa iniziativa. Il concorso ‘Vietato Calpestare i Sogni’ è nato con l’obiettivo di promuovere l’inclusione e di dare visibilità ai talenti degli studenti con disabilità, dimostrando che la passione e la dedizione possono superare qualsiasi barriera. I ragazzi hanno dimostrato quanto sia importante credere nei propri sogni e lavorare con impegno per realizzarli. Questo evento ha arricchito non solo i partecipanti, ma tutti noi e l’intera comunità scolastica”.
La giuria, composta tre maestri pasticcieri d’eccellenza: Cesare Sciambarruto, Ruggiero Carli e Michele Pirro, ha valutato con grande attenzione ogni dolce, apprezzando il gusto, l’estetica, la tecnica utilizzata, l’originalità e l’esposizione.
I 3° classificati (immagine concessa)
Con il successo di questa edizione, la Federazione italiana pasticceria gelateria cioccolateria e il Ministero dell’Istruzione e del Merito confermano il loro impegno a supportare iniziative che promuovano l’inclusione e valorizzino i talenti dei giovani, mirando a rendere il concorso Vietato calpestare i sogni un appuntamento fisso nel panorama formativo italiano.
La scheda sintetica della Federazione internazionale pasticceria, gelateria e cioccolateria
La Federazione internazionale pasticceria, gelateria e cioccolateria (Fipgc) è l’ente che promuove la pasticceria italiana in tutto il mondo. Vanta una presenza radicata e capillare sul territorio italiano, con delegati per ogni regione e dei sotto-delegati per ogni provincia. Ha lo scopo di unire tutte le realtà esistenti sul territorio (scuole, grossisti, associazioni, imprese del settore pasticceria, gelateria, cioccolateria, panificazione), per rafforzarne la collaborazione ed ottenere la crescita di tutto il settore e dei prodotti Made in Italy.
Fipgc organizza in tutta Italia eventi, fiere, corsi di formazione di alto livello, preparazione One-to-One o di squadra per gareggiare nei concorsi a livello nazionale e internazionale. Dal 2015 organizza i Campionati italiani e i Campionati mondiali di pasticceria e cake design.
Nel 2017 nascono anche i Campionati Nazionali di Pasticceria Alberghieri d’Italia: promossi insieme al MIUR, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è il primo campionato Juniores di pasticceria dedicato agli istituti alberghieri, che dà modo ai giovani che vogliono intraprendere la professione di confrontarsi con i grandi maestri d’Italia. Fipgc è un soggetto che ha acquisito in questi ultimi anni una grande importanza a livello istituzionale.
Un ruolo suggellato dai protocolli d’intesa con il Ministero degli Esteri, con lo scopo di sostenere il made in Italy e delle eccellenze italiane nel mondo e con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) per rafforzare il rapporto tra scuola e mondo del lavoro.
Maestri dell'espresso junior da sinistra, Aldo Petrasso e Rebecca Gorlato, Artur Vaso e Kevin Maccarinelli, Sergio Canetti e Thomas Santo Fontana
TRIESTE – Maestri dell’Espresso Junior alla 32ª edizione: 10 finalisti, quest’anno accolti a Trieste nelle sale super attrezzate dell’Università del Caffè illy, una giornata intera fatta di pura competizione e anche solidarietà tra i partecipanti. Giovani, giovanissimi, con tutta la strada davanti e soprattutto la voglia di esplorare, imparare, mettersi in gioco nonostante la tensione a volte abbia la meglio su di loro di fronte ai giudici.
Mattina di giuria tecnica, pomeriggio di giuria giornalisti: nessuna prova è data per scontata quando ci si gioca tutto l’impegno di mesi in una manciata di minuti.
Non sono solo espresso e cappuccini, sono un passaggio di crescita personale e professionale: tutto questo è Maestri dell’Espresso Junior
E non solo per i ragazzi, ma anche per tutte le forze messe in gioco, a partire dagli stessi organizzatori che si evolvono di edizione in edizione, continuando per i docenti e gli istituti coinvolti nel processo di formazione.
Maestri dell’espresso junior: un percorso partito con 49 Istituti in tutta Italia, 979 studenti
Una prima fase dedicata alla didattica, obbligatoria per tutti i partecipanti, sulla supply chain, la storia del caffè, le attrezzature, le tecniche sull’emulsione delle bevande vegetali; una seconda di test a risposte multiple, con l’introduzione quest’anno di una modalità inclusiva volta a sostenere gli alunni con certificazione di DSA ai quali è stato sottoposto un questionario con le stesse domande ma il doppio del tempo per compilarlo.
Da qui, la prima grande scrematura: 30 istituti selezionati, che hanno dovuto realizzare un video di 4 minuti mostrando una simulazione di prova tecnica.
Soltanto dieci sono arrivati in finale e questo è già un traguardo importante da portare a casa, che entro l’8 maggio hanno dovuto consegnare una loro proposta di cocktail con una sola regola: usare le bevande vegetali con una base espresso.
Tutto il resto, creatività, esposizione, attrezzature portate da casa.
Il giorno della sfida finale però si presentano soltanto 9 competitor, eccezionalmente: uno di loro purtroppo si è infortunato proprio poco tempo prima e non ha potuto concludere l’esperienza. Ma ci sarà il prossimo anno per rifarsi.
Maestri dell’Espresso Junior apre le danze il mattino
Macinacaffè on demand, macchine La Cimbali a disposizione dei ragazzi che hanno dovuto innanzitutto calibrare bene i parametri per ottenere il miglior risultato in tazza possibile.
Alcuni hanno imparato velocemente come muoversi di fronte a mostri di innovazione come quelli presenti nel laboratorio di illy, perché negli Istituti spesso esiste ancora questo gap tecnico tra quello che è a disposizione di alunni e formatori e ciò che invece propone oggi il parco macchine.
Ma anche questo fa parte del gioco.
Lo stress della competizione per alcuni diventa importante, con overtime collezionati, lacrime, mani tremanti e lance a vapore che danno filo da torcere: i ragazzi si alternano con espresso e cappuccini continuando a performare anche quando sono andati oltre i 5 minuti dalla soglia concessa.
Qualcuno si mette alla prova con le bevande vegetali, che sono sempre da studiare rispetto al classico latte vaccino, ma che infine si dimostrano all’altezza di un’ottima crema (ci sono alcuni che riescono anche a disegnare un cuore).
Il team di Mumac Academy osserva tutte le prove, con imparzialità ma anche empatia, com’è consuetudine ad ogni edizione di Maestri dell’espresso junior: sono giovani, giovanissimi, spesso alla loro prima competizione di fronte a professionisti di questo calibro, con le mani su macchine che non conoscono e la pressione di altri studenti che come loro si giocano il tutto per tutto, lontani da casa.
Il pomeriggio si abbandona un po’ la tecnica e si parla
O almeno quello è l’obiettivo mentre si presentano i cocktail alla giuria formata dalla stampa specializzata. Anche in questo caso dover trovare un equilibrio tra speech e gestualità è una sfida per alcuni più ardua che per altri: molte le ricette in cui la bevanda vegetale è stata usata come topping finale (alcune montate a freddo, o con il syphon).
Un elemento che ha conferito freschezza ad alcuni cocktail è stato l’aggiunta di oli essenziali o componenti aromatiche, persino nebulizzate sui bicchieri, in modo da coinvolgere tutti i sensi al momento dell’assaggio.
In questa edizione di Maestri dell’Espresso Junior ha prevalso una proposta alcolica, soprattutto concentrata per il consumo serale, post cena, come chiusura dolce (tranne un intraprendente concorrente che ha pensato ad una soluzione alternativa per la colazione estiva).
Comparso come ingrediente anche il kombucha, un trend che sta trovando il suo spazio nell’offerta dei locali.
A parte chi ha avuto purtroppo qualche intoppo durante la preparazione vera e propria, che ha impedito di servire la ricetta in maniera perfetta, tutti hanno dato la loro versione di cocktail a base espresso e bevanda vegetale.
E così, il tempo è volato sino al momento delle premiazioni.
Dopo l’incrocio di punteggi e motivazioni, i tre nomi sono stati selezionati. Tutto pronto per essere comunicato.
Interviene Moreno Faina, direttore dell’Università del Caffè illy:
“Di Maestri dell’Espresso Junior posso raccontare che si tratta di una competizione, come le tante altre che troverete nella vita. La gara non è però tutto: focalizzatevi su quello che il mercato vi chiederà. Avrà bisogno da voi di disponibilità, flessibilità, professionalità. Questi sono i tre elementi su cui dovrete impegnarvi, dovrete fare la differenza. Queste sono le nuove regole del gioco.
Il mercato sta cambiando, state vivendo e stiamo vivendo queste nuove realtà. Dovete essere pronti ad affrontarle con basi nuove. Tenete sotto controllo tanti aspetti, ma mantenete fermi la disponibilità, la flessibilità, la professionalità. E la cultura sarà sempre un fattore determinate che farà la differenza. Questo è il nostro messaggio.”
E dopo questo discorso di bilancio, ecco assegnati i premi:
I finalisti Maestri dell’Espresso Junior (foto concessa)
Primo posto con 142 punti per il Premio tecnico va a Thomas Santo Fontana, della Scuola Galdus di Milano formato dal professore Sergio Canetti, seconda classificata con 135 Rebecca Gorlato, dell’IIS Giolitti Bellisario Paire di Barge (Cuneo) seguita dall’insegnante Aldo Petrasso. Mentre per la parte affidata alla stampa, il vincitore è stato Kevin Maccarinelli, accompagnato dal docente Artur Vaso, dell’IPSEOA Caterina De Medici a Gardone Riviera (Brescia).
“Oggi la conoscenza e di conseguenza la formazione, rappresenta un fattore cruciale per competere. Ai giovani studenti che abbiamo seguito in questi mesi, il mercato del lavoro chiederà disponibilità e professionalità arricchita da dedizione e curiosità; questo concorso negli anni ha avuto ed ha l’ambizione di contribuire ad arricchire questo movimento didattico e qualitativo – afferma Moreno Faina, direttore dell’Università del Caffè – Un’interessante novità nell’edizione di quest’anno, è stata la possibilità di aver svolto una versione del test a risposta multipla, adeguato a coloro che sono in possesso di una certificazione DSA di dislessia per dare un concreto contributo inclusivo”.
“La formazione ricopre un ruolo sempre più centrale nel percorso professionale dei ragazzi e MUMAC Academy è molto orgogliosa di poter contribuire attivamente a creare i giovani talenti di domani – dichiara Silvia Vercellati, MUMAC Academy Manager di Cimbali Group – Partecipare alla competizione Maestri dell’Espresso Junior è un’opportunità davvero importante che qualifica ancora di più il lavoro che stanno portando avanti gli studenti di oggi per entrare poi a far parte del mondo del lavoro.”
“Come Alpro siamo felici di essere promotori della trentaduesima edizione di Maestri dell’Espresso Junior e sostenere così il talento emergente dei giovani baristi, tra i primi ambasciatori delle bevande vegetali. Oggi è sempre più forte la richiesta di proposte vegetali al Bar, con quasi un italiano su due che le ricerca. Alpro Barista for Professional permette di creare un’offerta dedicata, differenziante e di valore che parla anche ai consumatori più giovani – dichiara Lucia Chevallard, Direttrice Marketing di Danone Italia e Grecia – con Alpro siamo pionieri da oltre quarant’anni nell’alimentazione a base vegetale e nella nostra visione di un futuro dell’alimentazione più sano, buono e sostenibile è chiave contribuire a formare i professionisti di domani.”
Da sinistre: Pino Coletti, Authentico, Jovin Semakula, MDL Srl, gli esperti Andrej Godina e Mauro Illiano e Alberto Polojac, Imperator (immagine concessa)
NAPOLI – Nelle giornate del 7 e 8 maggio 2024 è stato organizzato a Napoli, nella splendida struttura del Maschio Angioino, il primo evento dedicato alle giornate cittadine del caffè napoletano, manifestazione aperta al pubblico voluta dal Comune di Napoli, in particolare da Teresa Armato, dell’assessorato al turismo e alle attività produttive, e da Flavia Sorrentino, vicepresidenza Consiglio Comunale.
Andrej Godina, dottore di ricerca in scienza, tecnologia ed economia nell’industria del caffè, ha moderato il convegno “Coffee Value chain: disciplina e prospettive di una filiera complessa” con la partecipazione di Alberto Polojac di Imperator Srl, Pino Coletti di Authentico, l’esperto del caffè Mauro Illiano e Jovin Semakula che ha da poco avviato la start up la MDL Srl società benefit. Leggiamo di seguito il resoconto del convegno di Andrej Godina.
Coffee Value chain: disciplina e prospettive di una filiera complessa
di Andrej Godina
“All’interno del ricco programma della manifestazione, l’8 maggio, ho avuto il piacere di moderare il convegno dal titolo “Coffee Value chain: disciplina e prospettive di una filiera complessa” con la partecipazione di 4 illustri relatori con l’ambizioso intento di affrontare assieme a loro alcuni dei temi di attualità inerenti la filiera di produzione del caffè che, come si sa, è particolarmente lunga e complessa.
Il caffè è la bevanda più consumata al mondo e nonostante questo primato, perlomeno in Italia, è una delle filiere meno conosciute dal consumatore e che cela dietro le sue quinte una serie complessa di sfide, problematiche serie inerenti alla sostenibilità e al contempo nuove e interessanti opportunità.
La mia moderazione ha richiesto ai relatori uno sforzo notevole di sintesi per riuscire, nel poco tempo a disposizione, a tracciare le tematiche più attuali sugli argomenti della sostenibilità di prodotto nei confronti dei contadini, sulla tracciabilità e la blockchain inserita nel contesto del nuovo regolamento dell’UE sui prodotti che provengono da zone a deforestation-free, sulla nuova modalità di certificazione dello specialty coffee e sulla formazione del consumatore.
Procedendo, in ordine cronologico di intervento, la prima relatrice è stata Jovin Semakula, ugandese di origine che ha da poco avviato la start up la MDL Srl società benefit con un progetto ambizioso di importazione ed esportazione di caffè prodotto nel suo paese, caffè prodotto con standard elevati di responsabilità sociale.
Jovin ha raccontato in premessa il ruolo della coltivazione del caffè in Uganda dove ogni famiglia ha una piccola produzione che deriva dal possesso di un terreno all’interno del quale c’è uno spazio riservato per la sepoltura dei propri cari.
Questo terreno è considerato sacro e viene curato con un profondo senso di misticità, all’interno del quale ci sono diverse piante tra cui è comune ritrovare alberi di caffè. I fabbisogni alimentari delle famiglie provengono dalle colture presenti nei loro terreni che garantiscono la produzione di cereali, legumi e frutta.
Da sinistra: Pino Coletti, Andrej Godina, Jovin Semakula, Mauro Illiano e Alberto Polojac (immagine concessa)
In questo contesto di biodiversità le piante di caffè presenti producono un caffè di alta qualità e il ricavato della vendita rappresenta per le famiglie una componente marginale. Da questo terroir di coltivazione nasce l’origine della rinomata qualità del caffè ugandese.
Alcuni numeri sull’Uganda possono aiutare a capire il contesto di produzione: la popolazione è composta da 46 milioni di persone, secondo il censimento del 2022, l’economia del paese si basa per il 24% sul settore agricolo, che coinvolge oltre il 70% della popolazione e oltre 5 milioni di persone sono impegnate nella coltivazione di caffè.
Il caffè in Uganda rappresenta il 16% del valore delle esportazioni e si posiziona al secondo posto dopo l’oro.
L’Italia è il principale paese di destinazione delle esportazioni del caffè ugandese, con oltre 2 milioni di sacchi esportati. Il caffè viene coltivato in tutto il paese, soprattutto nelle zone circostanti i laghi, tra cui il distretto di Mbale, dove si trova anche la Sub-Regione di Bugisu, che si estende oltre i 1500 metri sul livello del mare e coltiva diverse varietà della specie Arabica.
Il caffè viene coltivato in 44 distretti (51% del territorio nazionale), di cui 28 (32%) producono esclusivamente Arabica, mentre gli altri 15 distretti (17%) coltivano sia Arabica che Canephora varietà Robusta.
La produzione attuale di caffè in Uganda si attesta a circa più di 4 milioni di sacchi, di cui l’80% è Robusta e il 20% è Arabica, con una produttività media di 0,3 kg di caffè esportabile per albero all’anno.
La Coffea Canephora è il principale tipo di caffè coltivato, che ha come suo habitat nativo la Mezzaluna del Lago Vittoria, mentre la Robusta selvatica cresce ancora in foreste intorno al bacino del Lago Vittoria e nelle riserve forestali di Kibaale e Zooka-Adjumani.
Dal canto della sostenibilità della filiera Jovin ha sottolineato che in Uganda la produzione del caffè è strettamente legata al lavoro delle donne. La società ugandese prevede che le donne arrivano al matrimonio con una dote nuziale che è rappresentata da porzioni di terreno della famiglia. Le donne si occupano della raccolta e del processamento del caffè e hanno un accesso limitato ai profitti derivanti dalle vendite. È per questo motivo che la nuova start up ha lo scopo di sostenere progetti che valorizzino le donne e le famiglie coinvolte nella produzione del caffè.
Il secondo relatore, Pino Coletti, di Authenico, si è agganciato all’argomento dei paesi di produzione del caffè con il nuovo regolamento dell’Unione Europea sulla deforestazione, chiamato EUDR, grazie al quale Importatori e, in alcuni casi, i torrefattori, a partire da fine anno, dovranno garantire che i loro prodotti siano stati coltivati in aree a deforestazione zero.
Questa normativa avrà un forte impatto per il settore, ma sarà anche l’occasione per le imprese di testimoniare il loro impegno verso la sostenibilità ambientale. In questo nuovo scenario, la certificazione della tracciabilità del caffè con la tecnologia blockchain si inserisce perfettamente per supportare le aziende a dimostrare l’origine della materia prima e a digitalizzare i certificati anti-deforestazione in modo che siano visibili lungo l’intera filiera, dall’azienda agricola nei paesi di produzione fino al consumatore finale.
Per la certificazione in blockchain sono mappati i luoghi di produzione di ogni singola piccola piantagione, sono dichiarate le varietà botaniche e i processi di lavorazione. Ognuno degli attori della filiera si collega alla piattaforma on line e inserisce i dati e i documenti per ogni lotto di raccolto. La torrefazione sarà l’ultimo anello della filiera che ultimerà l’ingresso dei dati del prodotto e in questo modo chiuderà la catena.
I documenti tracciati e i dati saranno visibili lungo tutta la filiera, anche dalla dogana che dovrà verificare che trattasi di prodotti che provengono da zone non deforestate. Il costo dell’implementazione della piattaforma blockchain dipende dalla numerosità degli attori coinvolti e dal numero di lotti prodotti annualmente, e Pino ha affermato che questo tipo di progetti applicati alla filiera del caffè possono costare dai 5.000 € ai 15.000 €, il primo anno.
La tracciabilità della filiera del caffè rappresenta l’opportunità per i torrefattori per posizionare i loro prodotti di qualità ed esaltarne le caratteristiche distintive rispetto alla concorrenza, in piena trasparenza.
Seguendo l’esempio di alcuni marchi leader, la certificazione della filiera in blockchain è una leva commerciale strategica per i prodotti di alta qualità che apre l’accesso a nuovi mercati. Pino ha quindi citato alcuni esempi di progetti portati a termine con suoi clienti come per esempio un’azienda che vende frutta secca che, grazie alla tracciabilità, è riuscita ad entrare in Esselunga. Un’azienda conserviera ha supportato, con la tracciabilità, il posizionamento dei proprio prodotti nella fascia premium (+20% sui competitor). Un pastificio, grazie alla tracciabilità, è riuscito ad assicurarsi una commessa come co-packer per ALDI.
Nel campo della GDO c’è stato recentemente il rilascio di un comunicato stampa di Carrefour in cui dichiara che tutti i suoi prodotti tracciati in blockchain vendono di più rispetto agli altri. Le prime iniziative che Pino ha seguito nel settore nel caffè hanno avuto come driver la trasparenza verso i consumatori, l’evidenza della sostenibilità, il voler rimarcare la differenza con i competitor e il posizionamento di prodotti premium mono-origine.
A testimonianza di quanto sarà richiesto dalle dogane italiane per l’importazione del caffè corrispondente al nuovo regolamento anti deforestazione, Pino ha mostrato uno dei primi certificati Deforestation-free coffee.
Il terzo intervento è stato di Alberto Polojac, di Imperator Srl, azienda che da tre generazioni importa e vende caffè verde per il mercato italiano. Alberto da qualche tempo ha avviato all’interno dell’azienda un nuovo ramo di attività che si occupa di caffe specialty e di tostatura, nonché di formazione e di certificazione dello specialty coffee.
Alberto ha innanzitutto chiarito la definizione di caffè Specialty che, oltre a essere pulito e senza difetti, è un caffè che possiede ha una carta d’identità ben precisa in cui si conosce il produttore, la geolocalizzazione della piantagione, la varietà, il metodo di lavorazione e molto altro.
Partendo da questa premessa è stato importante chiarire che questo tipo di classificazione, prevedendo caffè che sono al minimo “puliti”, senza difetti, ricomprende una quantità di caffè grandissima e che non è solamente riservata ai caffè Specialty che prendono punteggi di valutazione alti. L’azienda di famiglia è divenuta da poco un centro di certificazione dello Specialty Arabica e possiede l’autorizzazione del Coffee Quality Institute di emettere i relativi certificati di classificazione.
Questo riconoscimento proviene dal coinvolgimento di Alberto come certificatore e dal fatto che in azienda c’è un panel di tre assaggiatori certificati Q grader. A breve l’azienda sarà anche in grado di certificare i lotti di caffè secondo le linee guida del protocollo di classificazione dei “fine Robusta”. Per certificare un lotto di caffè è sufficiente inviare un campione rappresentativo che sarà tostato ed assaggiato.
All’esito delle prove di controllo qualità sarà emesso il certificato di classificazione Specialty che riporta il punteggio ottenuto dal caffè nella fase di assaggio in cupping. In questo modo il torrefattore che tosterà il caffè potrà esibire il bollino della certificazione sul packaging. Il bollino rappresenta una garanzia di certificazione del prodotto verde che il consumatore potrà riconoscere nella fase di scelta e acquisto dei prodotti.
In conclusione Alberto ha sottolineato come i caffè Specialty offrono la possibilità di poter comunicare in maniera diversa con i suoi clienti, siano essi torrefattori, baristi o clienti finali. Un caffè Specialty è un caffè che restituisce una corretta dignità al prodotto, un giusto prezzo al coltivatore, una qualità di tazza garantita e una nuova opportunità per chi lo vende e lo eroga in bevanda.
Infine, Mauro Illiano, curatore della Guida dei caffè e delle torrefazioni d’Italia, ha trattato alcuni dei temi che riguardano l’ultimo anello della filiera, quello della preparazione della bevanda, del suo consumo e della consapevolezza del consumatore su ciò che acquista.
Mauro ha rimarcato l’importanza di parlare in maniera semplice al consumatore per creare affinità, curiosità e desiderio di voler esplorare un mondo ricco di diversità di flavori. Le degustazioni sono uno strumento imprescindibile di condivisione della cultura di prodotto e aiutano il consumatore a uscire dallo schema abitudinario di consumo. Il consumatore deve avere l’opportunità di incontrare gli interpreti della filiera per rendere l’esperienza di degustazione più umana e dare un nome e un volto al caffè.
La filiera italiana del caffè deve organizzarsi in modo da offrire sempre di più corsi al consumatore che devono essere vissuti come opportunità di alfabetizzazione per gli appassionati. Il caffè è una bevanda estremamente complessa da un punto di vista chimico e aromatico, i flavori del caffè sono un elemento di distinzione della qualità della bevanda.
La Guida del Camaleonte offre ai lettori e ai consumatori neofiti la possibilità di selezionare i caffè per flavore, mentre la divisione dei caffè per sistemi di estrazione aiuta a trasmettere il concetto della vastità versioni differenti che il consumatore ha a disposizione, soprattutto se questa è intesa come rito di consumo. L’espresso permette di vivere una ritualità di preparazione e di consumo velocissima mentre per la moka è richiesto un tempo più lungo e questo si allunga ancora di più con le bevande preparate con i metodi a filtro. Ogni caffè ha un suo “disciplinare” fatto di ingredienti della miscela, di paesi di origini, di processi di lavorazione, di differenti curve di tostatura e diversi colori, ecc.
La Guida del Camaleonte si è presa carico di un ruolo importante, ovvero quello di creare cultura di prodotto e in questo contesto l’assegnazione dei premi prodotto e degli award torrefazione hanno lo scopo di innescare una sana competizione tra i produttori e di aiutare le aziende nella comunicazione al consumatore. La Guida del Camaleonte è la prima guida dei caffè in Europa e ciò conferma quanto sia importante e forte il valore del caffè in Italia.
Terminati gli interventi, a conclusione del convegno, ho sottolineato quanto i temi trattati siano importanti per un nuovo approccio che l’industria del caffè deve utilizzare verso il mercato: non è più accettabile che nei bar ci sia un’unica offerta di caffè preparato con un unico metodo di estrazione, non è più sostenibile per le attività commerciali vendere indistintamente il caffè ad un unico prezzo, i paesi di produzione di caffè devono offrire il caffè ad un prezzo che esce dalle logiche della speculazione sulle borse merci e che invece garantisce un giusto guadagno ai contadini, sugli scaffali della GDO e nei bar le etichette devono raccontare una storia di filiera e una caratterizzazione di flavore”.
MILANO – Il meteo torna prepotentemente alla ribalta nei mercati del caffè dettando un brusco cambiamento di sentiment nell’ultima seduta della settimana, che si conclude in forte ripresa in entrambe le borse. A mettere in fibrillazione gli operatori sono stati, in primo luogo, i dati sulle precipitazioni in Brasile e Vietnam, che continuano a descrivere una situazione preoccupante.
I rialzi maggiori si sono avuti all’IceArabica: il contratto per scadenza luglio ha guadagnato il 4,4% (+870 punti), nella seduta di venerdì 17 maggio, chiudendo a 206,60 centesimi, massimo delle ultime due settimane.
Gli acquisti si sono intensificati al superamento della soglia dei 203 centesimi fornendo ulteriore spinta al rally, che fatto volare il benchmark sino a un massimo di 207,15 centesimi.
A detta degli analisti dovremo attendere la seduta di oggi per capire se siamo di fronte a una vera inversione di tendenza nei mercati del caffè
La situazione meteo in Minas Gerais è stata, ancora una volta, il principale driver della borsa newyorchese. Nello stato brasiliano, massima area di produzione degli arabica, non piove praticamente da settimane.
Il tempo secco sta invece favorendo le operazioni di raccolta dei robusta, che sono in pieno corso.
Secondo Safras & Mercado, risultava raccolto, alla data del 14 maggio, il 16% della produzione prevista per quest’anno (21% in Rondônia).
Il raccolto di arabica era stato completato, alla stessa data, per il 7%, contro il 4% di un anno fa e il 6% della media dei 5 anni. Safras & Mercado stima il raccolto brasiliano 2024/25 in 70,37 milioni di sacchi.
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Massimo Trapletti, presidente di Confida (immagine concessa)
MILANO – In occasione di Venditalia, Confida– Associazione italiana distribuzione automatica – e illimity – Gruppo bancario e PSP (Payment Service Provider) – hanno annunciato la nascita di Pehi, una nuova e capillare rete di prossimità. Una soluzione che, unendo la distribuzione automatica di alimenti e bevande alle più moderne tecnologie di pagamento e servizi digitali, amplia le potenzialità delle vending machine (oltre 830.000 su tutto il territorio nazionale) facendole diventare anche veri e propri centri di servizio a disposizione della collettività, dove in questa prima fase si potranno pagare avvisi pagoPA.
La nuova rete di prossimità Pehi
Già oggi, Pehi può contare su 70.000 distributori automatici collegati in rete e in corso di abilitazione alpagamento degli avvisi pagoPA, permettendo agli utenti di effettuare pagamenti verso la Pubblica Amministrazione comodamente dal proprio luogo di lavoro o durante le ordinarie attività quotidiane.
La prima società a cogliere le opportunità offerte dalla nuova rete, infatti, è la tech company pubblica, PagoPA, responsabile dell’omonima piattaforma dei pagamenti e nata con l’obiettivo di promuovere la capillare diffusione dei servizi pubblici digitali in Italia.
L’ambizione per Pehi si sviluppa su tre direttrici principali: introdurre un nuovo canale di pagamento accessibile a tutti, incrementare rapidamente il numero di distributori abilitati ed estendere la gamma dei servizi offerti.
Gli utenti possono accedere a Pehi tramite l’app che già utilizzano per le consumazioni (caffè, bibite o altro), scansionare il QR Code dell’avviso e pagare con estrema facilità. È possibile ricaricare il proprio borsellino elettronico direttamente ai distributori, dalle app dei singoli gestori, con denaro contante, oppure optare per metodi di ricaricacome carte di credito, Apple Pay o Google Pay. Completata la transazione, il consumatore riceve immediatamente conferma e ricevuta del pagamento effettuato, in maniera pratica e sicura.
I partner tecnologici ad oggi coinvolti nel progetto sono N-and Italia (Gruppo IVS) e Matipay (Gruppo Angel), le cui attuali applicazioni di gestione delle vending machine sono già abilitate al collegamento con Pehi.
La scelta di ampliare i servizi offerti dai distributori automatici, partendo dal caso d’uso dei pagamenti verso la Pubblica Amministrazione, è in linea con i dati registrati da pagoPA, il sistema nazionale di pagamenti elettronici che è utilizzato da una media di 12 milioni di utenti al mese e nel triennio 2021-2023 ha visto un incremento delle transazioni gestite del 53%.
Solo nel 2023, il totale delle transazioni effettuate tramite pagoPA ha superato i 386 milioni per un controvalore di 83 miliardi di euro, di cui il 3,4% per importi inferiori o uguali a 10 euro e circa il 27% per importi entro i 25 euro, a testimonianza di come l’utilizzo degli strumenti digitali nei rapporti con gli enti pubblici sia sempre più diffuso anche per i pagamenti di minore entità.
Al tempo stesso, la prossimità è diventata oggi un’esigenza fondamentale. Osservando il mercato delle vending machine a livello globale, si nota che ci sono 15 milioni di distributori automatici con mezzo miliardo di utilizzatori attivi. Numeri in crescita nei prossimi anni che sottolineano l’importanza crescente e la diffusione capillare di questi dispositivi, dimostrando come siano diventati un nuovo punto di accesso essenziale per molti servizi quotidiani.
Pehi non solo facilita le transazioni rapide, sicure e inclusive attraverso i distributori automatici, ma mira anche a superare le barriere del digital divide, promuovendo una democratizzazione delle modalità e dei canali di pagamento e migliorando l’accessibilità ai servizi per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro ubicazione geografica.
Massimo Trapletti, presidente di Confida: “I distributori automatici sono una tecnologia Made in Italy che negli ultimi anni sta vivendo una vera e propria rivoluzione digitale: le vending machine diventano smart, gli schermi touch prendono il posto delle pulsantiere, la telemetria consente all’azienda di gestione di connettersi da remoto con i suoi distributori automatici e le app di pagamento si stanno diffondendo molto rapidamente. Con Pehi, la rete dei distributori automatici, che in Italia conta 831 mila punti vendita, fa un ulteriore passo in avanti offrendo ai cittadini un importante servizio di prossimità ossia la possibilità di pagare in maniera semplice ed immediata bollettini, acquistare ricariche telefoniche e molto altro”.
Corrado Passera Founder e ceo illimity: “Siamo lieti di aver contribuito a creare una nuova rete di prossimità innovativa e inclusiva a servizio di tutti i cittadini. Abbiamo avuto occasione negli ultimi mesi di conoscere da vicino il dinamico mondo della distribuzione automatica attraverso alcuni dei suoi protagonisti e attraverso Confida che ringrazio sentitamente. Il potenziale di questo mondo è ancora largamente inespresso pur collocandosi l’Italia tra i Paesi più avanzati”.
Passera: “Si avvia oggi una strada con grande potenziale di crescita: da oggi si potranno effettuare i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione grazie all’integrazione con PagoPA, ma la gamma di servizi informativi e dispositivi che si aggiungeranno già nei prossimi mesi sarà fortemente arricchita”.
Maurizio Fatarella, Direttore Generale PagoPA: “L’integrazione della nuova rete Pehi con pagoPA è un ulteriore esempio di soluzione innovativa nata dalla collaborazione virtuosa tra pubblico e privato, grazie alla quale possiamo contribuire ad accelerare la modernizzazione del Paese”.
Fatarella aggiunge: “L’iniziativa promossa da Confida e illimity è pienamente in linea con il nostro obiettivo di rendere i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione sempre più semplici e accessibili, poiché permette di evolvere il modello multicanale alla base di pagoPA aggiungendo un nuovo touchpoint. Dare ai cittadini la possibilità di fruire dei servizi pubblici anche attraverso punti di prossimità tecnologicamente avanzati come le vending machine, significa portare i benefici del digitale nei luoghi e nelle situazioni più frequenti della quotidianità, in chiave inclusiva”.
La scheda sintetica di Confida
Costituita il 13 luglio del 1979, Confida è, a livello nazionale, l’unica associazione di categoria che rappresenta i diversi comparti merceologici dell’intera filiera della Distribuzione Automatica di alimenti e bevande. Aderisce a Confcommercio – Imprese per l’Italia e, nell’ambito UE, è partner di EVA (European Vending & Coffee Service Association).
La scheda sintetica di illimity Bank S.p.A.
illimity è il Gruppo bancario ad alto tasso tecnologico fondato e guidato da Corrado Passera, nato con l’obiettivo di rispondere a specifiche esigenze di mercato attraverso un business model innovativo e specializzato. In particolare, illimity fornisce credito a PMI ad alto potenziale, integra la catena del valore nella gestione dei crediti: investimento, finanziamento e servicing, quest’ultimo gestito attraverso ARECneprix, la propria piattaforma di asset management e structuring.
Offre, inoltre, servizi di banca diretta digitale attraverso illimitybank.com. Fa parte del Gruppo anche illimity SGR che istituisce e gestisce tre Fondi di Investimento Alternativi a supporto di istituzioni e imprese, sia nell’area UTP sia nel Private Capital. La storia del Gruppo illimity inizia nel gennaio 2018 con il lancio della Special Purpose Acquisition Company SPAXS S.p.A. che ha chiuso una raccolta record sul mercato dei capitali di 600 milioni di euro.
SPAXS ha successivamente acquisito Banca Interprovinciale S.p.A. e dalla fusione tra le due società è nata formalmente “illimity Bank S.p.A.” che dal 5 marzo 2019 è quotata su Borsa Italiana S.p.A. (ticker “ILTY”), prima su MTA e da settembre 2020 sul segmento STAR. Il Gruppo bancario con sede a Milano conta 927 dipendenti e ha chiuso il bilancio al 31 marzo 2024 con attivi pari a circa 7,6 miliardi di euro.
MILANO – L’edizione 2024 di Venditaliaha visto la sua conclusione il pomeriggio di sabato 18 maggio. Il settore del vending si è confermato decisamente in crescita: nel 2023 il giro d’affari è stato di 2 miliardi di euro con 5 miliardi di consumazioni. Con 300 espositori per il 34% esteri provenienti da 32 Paesi, la nuova edizione di Venditalia è diventata il fulcro del mondo del vending.
La presenza di REPA ha spiccato tra le aziende presenti alla Fiera, con le numerose offerte e novità presentate al suo stand, il quale ha visto numerosi visitatori italiani e internazionali.
Novità di punta presentate dal distributore leader di ricambi vending in questa edizione della fiera di riferimento del settore sono i sistemi di pagamento, raccolti in un nuovo catalogo che include una selezione di marchi come Coges, CPI, Nayax, Paytec e Roesler.
Con un’offerta che spazia dai ricambi per macchine vending, superautomatiche, OCS, filtrazione e distribuzione acqua sino ai sistemi di pagamento, REPA prevede un costante ampliamento della gamma, con l’introduzione a breve dei prodotti di pulizia specifici per le macchine vending.
Le partnership con i principali OEM del settore vending quali ad esempio 3M, Brita, BWT, CPI, de Jong DUKE, Pentair, Rheavendors Servomat testimoniano l’impegno di REPA a fornire a centri assistenza e operatori del settore sempre più ricambi originali.
La scheda sintetica di REPA
REPA è il principale distributore europeo di ricambi per attrezzature per la ristorazione, caffè, distributori automatici ed elettrodomestici ed è un partner di fiducia per i produttori di apparecchiature.
Dal 2022 REPA è una divisione di Parts Town Unlimited, leader mondiale nella distribuzione high-tech di parti di ricambio indispensabili, prodotti e servizi correlati per i settori della ristorazione, degli elettrodomestici e dell’HVAC.
I clienti di REPA beneficiano di una forte competenza in materia di ricambi, con oltre 40 anni di esperienza nel mercato da parte di REPA Italia, REPA Deutschland, REPA France, REPA Iberia, ATEL e Big Warehouse.
Con il più grande database del settore accessibile attraverso webshop all’avanguardia, un’elevata disponibilità di magazzino e centri logistici altamente innovativi che assicurano la consegna dei ricambi più rapida del settore, REPA fornisce a ogni cliente il pezzo giusto, al momento giusto, ovunque.
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La scheda sintetica di Parts Town Unlimited
Parts Town è il distributore leader, ad altissima innovazione tecnologica, di ricambi originali OEM (Original Equipment Manufacturer) per la ristorazione, gli elettrodomestici e le apparecchiature HVAC. Quando si verifica un problema con qualsiasi apparecchiatura Parts Town è pronta a intervenire con la gamma di ricambi più ampia del pianeta, una tecnologia innovativa e un’esperienza cliente senza uguali.
Le soluzioni personalizzate vanno a beneficio dei tecnici di tutti i tipi di attrezzature, nonché di ristoranti indipendenti e di catene, scuole, strutture sanitarie e ricettive.
Grazie alla collaborazione con i principali produttori di ricambi per la ristorazione, gli elettrodomestici e l’HVAC, Parts Town migliora la catena di fornitura, aumenta le vendite di ricambi originali OEM e fa sì che l’attività di ogni cliente funzioni alla perfezione. Parts Town collabora anche con rivenditori di attrezzature e forniture di tutte le dimensioni per offrire un one-stop shop attraverso il suo marketplace “Parts Town”.
Lavazza Group presenta IncluVisity, iniziativa che mette al centro la persona e l’esperienza nei percorsi museali, facendo convergere l’accessibilità verso proposte adatte a un pubblico più ampio, così da garantire l’inclusività attraverso l’impegno nella promozione della diversità e dell’accoglienza in tutte le attività. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.
IncluVisity: il progetto inclusivo di Lavazza per i museo
TORINO – IncluVisity nasce con il coinvolgimento di realtà espositive con le quali l’azienda collabora in maniera continuativa e che oggi, dopo una fase test, propongono percorsi di visita inclusivi, dedicati a persone provenienti da contesti multiculturali, capacità e abilità differenti.
Attualmente coinvolti nel progetto sono sei centri museali: Camera – Centro Italiano per la Fotografia a Torino, Collezione Peggy Guggenheim a Venezia, Muse – Museo delle Scienze a Trento, Museo Egizio a Torino, Triennale Milano, e Museo Lavazza a Torino.
Il progetto si inserisce nel programma di iniziative promosse da Icom Italia per la Giornata internazionale dei musei, il cui obiettivo è evidenziare il ruolo dei musei come istituzioni al servizio della società e del suo sviluppo, ed è stato presentato il 17 maggio alla Triennale di Milano al convegno “Musei e Imprese verso la cultura dell’inclusività e dello sviluppo sostenibile” dedicato a riflessioni a favore di pubblici che solitamente si sentono esclusi o marginalizzati dall’offerta culturale dei musei.
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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)
Il caffè a Pesaro è arrivato al costo di 1,50 euro allo Zest in Baia Flaminia al banco suscitando le lamentele di alcuni clienti. Le bariste tuttavia affermano di aver aumentato i prezzi a causa dei costi della materia prima sempre più esosi. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato su Il Resto del Carlino.
Il prezzo del caffè a Pesaro
PESARO (Pesaro e Urbino) – “Un caffè al banco un euro e cinquanta? Ma è tantissimo”: questa è stata la reazione di un cliente che ha lamentato l’alto costo di un caffè al banco allo Zest, in Baia Flaminia. Però, non tutto è come sembra.
Il caffè, è vero, costa 1,50 euro, ma perché? Parlando con le bariste, la risposta è arrivata immediatamente: “Ci sono aumentati i costi della materia prima – spiegano –. Se fino ad un mesetto fa riuscivamo a tenere il prezzo di 1,20 euro, adesso siamo stati costretti ad aumentarlo”.
Alberto, titolare del Centralino, in piazza del Popolo, ha dovuto alzare i suoi prezzi: “Da me un caffè costa 1,30 euro, 10 centesimi in più rispetto a prima – ha spiegato –. In quel 1,30, però, non c’è solo il caffè, ma ci sono ben altre spese: c’è la lavastoviglie, c’è il brillantante, c’è il goccio d’acqua, ci sono gli stipendi dei dipendenti. Io, con il caffè, non ci guadagno, non ho mai visto un barista ricco”.
C’è di più: “Anche le paste, per esempio, a me costano dal fornitore 1 euro, e le rivendo a 1,70 euro, ma se la gente poi non le compra, dove ho il ritorno? Purtroppo, si potrebbe quasi dire che la caffetteria è morta, ormai si riesce ad andare avanti con gli aperitivi”.
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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)
La legge che permette dehors e tavolini all’aperto, pensata per contrastare gli effetti della pandemia, è pronta a diventare definitiva: lo ha annunciato il ministro delle imprese Adolfo Urso. All’idea si oppongono però diversi sindaci e associazioni dei consumatori, secondo cui i dehors aumenterebbero il caos nelle strade. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Luca Capponi per Fanpage.
La norma sui dehors potrebbe diventare definitiva
MILANO – La norma sui dehors e i tavolini all’aperto in bar e ristoranti potrebbe essere prolungata e diventare definitiva. Era stata pensata ai tempi del Covid: per rispettare il cosiddetto distanziamento sociale e aiutare i ristoratori, costretti a ospitare solo un numero massimo di persone, il governo li aveva autorizzati a installare palchetti e strutture dove mangiare anche sul suolo pubblico. Il decreto è stato prolungato più volte e attualmente è valido fino al prossimo Natale.
Ma l’attuale governo vuole rendere i dehors permanenti, per la gioia degli esercenti e di chi ama mangiare all’aria aperta. All’idea si oppongono però alcuni sindaci e associazioni dei consumatori, secondo cui i dehors aumentano il caos nelle strade e creano più disagi che benefici ai cittadini. Non sono mancati casi in cui l’installazione dei dehors varcasse i limiti della legge e c’è chi lamenta lo scarso controllo su queste strutture.
L’annuncio è stato fatto dal ministro delle Imprese Adolfo Urso, che ha dichiarato: “Stiamo elaborando un provvedimento per rendere strutturali i tavolini all’aperto: i dehors. Così che siano anche un elemento di decoro urbano”. Le nuova legge, che renderebbe permanente la deroga concessa per contrastare gli effetti della pandemia, dovrebbe essere inserita nel ddl Concorrenza.
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