giovedì 04 Dicembre 2025
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Il governo, con i ministri Lollobrigida e Sangiuliano, candida la cucina italiana al Patrimonio Unesco per il 2023: la Fipe esulta

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fipe unesco
Il sostegno di Fipe alla candidatura della cucina italiana come patrimonio Unesco (immagine concessa)

ROMA – Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi, esprime la sua soddisfazione per la candidatura ufficiale della cucina italiana quale patrimonio dell’umanità Unesco per il 2023, proposta del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e dal Ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida a nome del governo tutto.

Il valore della cucina italiana secondo Fipe

“La candidatura della cucina italiana” – dichiara Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe-Confcommercio – come patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco è un segnale fortissimo dal punto di vista simbolico, riconoscendo il valore universale del patrimonio eno-gastronomico del nostro Paese, sia per la qualità insuperabile nella trasformazione del prodotto agro-alimentare italiano sia per il tessuto di competenze, professionalità e imprese che tale patrimonio incorpora materialmente”.

Stoppani continua: “La nostra è una tradizione secolare che ha ricadute economiche e implicazioni culturali amplissime, identitarie e rappresentative delle diversità territoriali, delle stratificazioni storiche e delle caratterizzazioni sociali. Ci sembra altamente significativo che la candidatura sia stata presentata congiuntamente dai Ministri dell’Agricoltura e Sovranità Alimentare e della Cultura; e come Fipe-Confcommercio, la più grande rappresentanza delle imprese della ristorazione in Italia, ci sentiamo non solo orgogliosi di questa candidatura, ma anche fortemente allineati agli obiettivi che si propone”.

Stoppani conclude: “Dalla realizzazione della “Carta dei valori della ristorazione” alla “Giornata della ristorazione per la cultura dell’ospitalità italiana”, programmata per il prossimo 28 aprile e insignita dalla Medaglia del Presidente della Repubblica, cerchiamo infatti di rilanciare, promuovere e consolidare la “Cucina Italiana”, che raccoglie i nostri migliori valori nazionali e li traduce ogni giorno in vita quotidiana, facendone un asset strategico per il futuro del Paese”.

Per Fipe questa candidatura rappresenta un importante riconoscimento in favore di tutte le operatrici e tutti gli operatori del settore della ristorazione che, nonostante le condizioni difficili dell’attuale momento storico, tutelano e rinnovano ogni giorno con passione e creatività il valore di questo patrimonio.

Il gelato artigianale è candidato per il 2023 al Patrimonio Unesco

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gelato artigianale sigep
Gelato artigianale al Sigep

LONGARONE (Belluno) – Il gelato artigianale, o meglio il lavoro del maestro gelatiere, è sempre in corsa per per essere inserito nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità già nel 2023. Lo ha ribadito, Giancarlo Timballo, presidente della Coppa del mondo della gelateria, nell’ambito delle iniziative proposte a Longarone Fiere, il 24 marzo, in occasione della Giornata europea del gelato artigianale.

Il gelato artigianale come patrimonio Unesco

Timballo, che aveva lanciato l’iniziativa nel 2018 in occasione dell’apertura del Sigep di Rimini, ha illustrato i tanti motivi per cui il gelato merita questo riconoscimento: “Abbiamo avviato il percorso –  ha spiegato durante l’evento di Longarone – in quanto la tradizione dei nostri maestri gelatieri è conosciuta e consolidata in tutto il mondo, tant’è vero che la dicitura ice-cream è superata a favore di gelato, o italian gelato. Procediamo sicuri con questo che sarebbe un ulteriore riconoscimento di eccellenza dell’intera filiera produttiva”.

La richiesta di candidatura viene ora rilanciata anche con l’ingresso tra i promotori del Comune di Longarone, situato al centro delle storiche vallate dei gelatieri bellunesi che hanno fatto conoscere il gelato nel mondo, il cui impegno è stato garantito dal sindaco, Roberto Padrin.

A sostegno di questo non semplice percorso c’è da registrare una novità di rilievo, rappresentata dal recente inserimento del gelato, – per la prima volta in Italia –  in un inventario dei beni culturali presso il competente Ministero a cura del Comune di Valle di Zoldo – presente all’incontro con il sindaco, Camillo De Pellegrin – quale attività propedeutica alla realizzazione del Museo del Gelato e dei Gelatieri.

Ciò è un passo di grande importanza in quanto tra i criteri ritenuti necessari per l’iscrizione Unesco c’è proprio la circostanza che l’elemento sia incluso in un inventario del Patrimonio culturale immateriale presente nel territorio dello Stato Membro, come definito all’articolo 11 e all’articolo 12 della Convenzione Unesco.

L’iter e le modalità della ricerca, finanziata dallo stesso Ministero, che ha portato a questo traguardo, è stata nell’occasione illustrata dall’antropologa, Iolanda Da Deppo, che ha avuto un ruolo attivo nel gruppo di lavoro che ha curato il progetto spaziando dagli  elementi fisici e oggettuali agli aspetti immateriali, con storie di vita, memorie singole e corali, descrizione delle tecniche e dei saperi per restituire criticamente la complessità di vicende umane, fortemente influenzate dalla mobilità e dal confronto con culture diverse, da Venezia a Vienna, da Monaco a Parigi, da Amsterdam a Berlino.

Gelato day: il caldo fa volare i consumi, aumento prezzi +20%

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

Il ritorno del caldo porta con se un aumento dei consumi del dolce estivo per eccellenza con un incremento generale dei prezzi del 20% rispetto allo scorso anno: questo è ciò che è emerso nel corso del Gelato day, la giornata europea dedicata ad uno dei dolci più amati. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul sito Coldiretti.

L’aumento del prezzo del gelato

MILANO – Il caldo fa volare i consumi di gelato con il ritorno di coni e coppette nonostante il balzo dei prezzi che fanno registrare un aumento del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione della giornata europea del gelato artigianale Gelato day che ricorre il 24 marzo, sulla base dei dati Istat.

A pesare sui listini – sottolinea la Coldiretti – il balzo dei costi per l’energia e le materie prime usate nelle preparazioni, dal latte (+34%) alle uova (+22%) fino allo zucchero (+54%) anche a causa delle tensioni internazionali legate alla guerra in Ucraina.

Un andamento che non sembra spaventare gli italiani che con l’arrivo della primavera e il meteo favorevole non rinunciano al gelato per la pausa pranzo o lo snack. Per la domanda sostenuta dal cambiamento climatico, di italiani e turisti stranieri, il gelato realizza un fatturato totale di 2,7 miliardi grazie alla presenza – continua la Coldiretti –di 39mila gelaterie nazionali che danno lavoro a 75 mila persone. Nelle gelaterie italiane – sottolinea la Coldiretti – vengono utilizzati ben 220 milioni di litri di latte, 64 milioni di chili di zuccheri, 21 milioni di chili di frutta fresca e 29 milioni di chili di altri prodotti durante l’anno con un evidente impatto sulle imprese fornitrici impegnate a garantire ingredienti di qualità.

Nonostante le innovazioni ad essere preferito è il gelato artigianale nei gusti storici anche se cresce la tendenza nelle diverse gelaterie ad offrire “specialità della casa” che incontrano le attese dei diversi target di consumatori, tradizionale, esterofilo, naturalista, dietetico o vegano.

Negli ultimi anni si è registrato un vero e proprio boom delle agrigelaterie artigianali che garantiscono la provenienza della materia prima dalla stalla alla coppetta con gusti che vanno dal latte di asina a quello di capra fino alla bufala ma quest’anno è arrivato anche quello di latte di pecora.

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Starbucks, la cavalcata: adesso apre a Roma di fronte a Montecitorio

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Il logo di Starbucks

ROMA – La cavalcata italiana di Starbucks, della sua filiale italiana che è gestita dal Gruppo Percassi di Bergamo, continua a briglia sciolta. Adesso abbiamo scoperto che il prossimo locale sarà aperto, presto, a Roma in Piazza Montecitorio a pochi passi dalla Camera dei Deputati, nel cuore dei palazzi del potere italiano.

Le anticipazioni parlano di una caffetteria articolata su ben tre piani, con vista sulla Camera.

Non è ancora stata indicata la data esatta per l’inaugurazione ma il nuovo locale della catena statunitense dovrebbe inaugurare tra circa un mese.

I lavori di ristrutturazione sono in corso, si parla di un milione di euro di investimento, e da qualche giorno enormi cartelloni pubblicitari ricoprono le porte e le vetrate al piano strada.

I colori sono quelli classici di Starbucks: bianco, verde e nero.

Su un cartellone sono ritratte due donne con la scritta «Come essere tra amici».

Qui, entro la fine di aprile, si potranno fermare passanti e turisti e magari deputati e deputate in cerca di una pausa tra una seduta e l’altra. Ma, naturalmente, Starbucks punta soprattutto sul fiume ininterrotto di turisti che frequentano la capitale.

Sul menù caffè, tè caldi e l’immancabile Frappuccino, la bevanda più famosa di Starbucks.

Oltre alla nuova, e discussa, gamma Oleato.

Lo chef Perbellini si dimetta dal Cda del ristorante di Trussardi

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giancarlo perbellini
Giancarlo Perbellini (immagine concessa)

Giancarlo Perbellini, chef bistellato, si è dimesso dal Consiglio fi amministrazione della Pontaccio, società dedicata alla gestione della ristorazione del gruppo Trussardi. A dare una spiegazione è proprio chef Perbellini. “Mi sono dimesso come atto dovuto. Non essendoci più l’amministratore delegato della Pontaccio, io non avevo potere di firma per poter pagare gli stipendi dei dipendenti. Le dimissioni sono state una necessità tecnica”.

Tuttavia, afferma lo stesso Giancarlo Perbellini, la sua volontà è quella di proseguire con l’attività milanese. “Al momento non c’è alcun mio desiderio di andarmene né il ristorante sta per chiudere”, spiega. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano digitale affariitaliani.it.

La dimissione di Perbellini dal Cda della Pontaccio

MILANO – Perbellini lascia il Cda del ristorante di Trussardi. Lo chef veronese bistellato, numero uno della cucina del ristorante Trussardi accanto alla Scala di Milano, si è dimesso dal Cda della Pontaccio, la Srl della maison di moda dedicata alla ristorazione.

La notizia arriva con poco ritardo rispetto alle voci di forte crisi finanziaria (si parla di un indebitamente di oltre 50 mln) del gruppo di moda. Come scrive il Corriere, sono in molti a chiedersi se il ristorante di fine dining al primo piano e il caffè con bistrot al piano terra, aperti da pochissimo dopo una lunga e impegnativa ristrutturazione dentro Palazzo Trussardi, rischiano già di chiudere a causa delle vicissitudini finanziarie della casa di moda?

A dare una spiegazione è proprio lo chef Perbellini. “Mi sono dimesso come atto dovuto”, dice. “Non essendoci più l’amministratore delegato della Pontaccio, io non avevo potere di firma per poter pagare gli stipendi dei dipendenti. Le dimissioni sono state una necessità tecnica”.

Spiegano in altre parole dall’entourage di Perbellini sempre al Corriere della Sera: “Oggi hanno nominato amministratore unico della Trussardi Angelo Rodolfi, incaricato della ristrutturazione aziendale. Con le dimissioni dello chef, ora c’è Rodolfi alla guida anche della Pontaccio. In questo modo la gestione della ristorazione può andare avanti come prima”.

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San Pietroburgo: chiusi 20 bar frequentati da giovani ritenuti sovversivi da Mosca

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San Pietroburgo (immagine: Pixabay)

A San Pietroburgo è stata effettuata una vera e propria retata. In un sol colpo, la polizia ha chiuso venti caffè, frequentati soprattutto da giovani, in due strade rinomate per il tempo libero, Dumskaya e Lomonosov. La polizia parla di “coinvolgimento di minori nel commettere atti antisociali”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale Globalist Syndacation.

L’intervento della polizia a San Pietroburgo

SAN PIETROBURGO (Russia) – Ne dà notizia Fontanka. La motivazione è di quelle che presiede azioni di repressione del dissenso, in questo caso quello giovanile, che può anche esprimersi anche e solamente in una scelta musicale. Nel linguaggio burocratico della polizia che ha messo i sigilli ai venti bar frequentati dai ragazzi, si parla di “coinvolgimento di minori nel commettere atti antisociali”.

La retata di San Pietroburgo segue l’intervento, a Mosca, del “Servizio protezione dell’ordine sociale e della lotta al terrorismo” in un altro locale frequentato da giovani, l’Underdog.

Chi era presente ha denunciato modi piuttosto ruvidi e l’imposizione a uno dei presenti di disegnare la famigerata Z che contraddistingue l’occupazione militare dell’Ucraina e ai presenti di gridare lo slogan “Per la Russia”.

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Conclusa al Teatro Malibran di Venezia messa in scena della Cantata del caffè di Johann Sebastian Bach

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Johann Sebastian Bach

A Venezia, all’interno della cornice del Teatro Malibran, dal 16 al 18 marzo, è andata in scena la “Cantata del caffè” di Johann Sebastian Bach e “Bach Haus” di Michele Dall’Ongaro con gli allievi di canto e orchestra del Conservatorio veneziano. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo focalizzato sull’opera teatrale a cura di Stefano Nardelli per il portale Il giornale della musica.

La Cantata del caffè

VENEZIA – Quest’anno la collaborazione fra il Teatro La Fenice e il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia abbandona le riscoperte musicologiche delle passate stagioni (dal teatro di Albinoni fino allo Scipione nelle Spagne di Caldara della scorsa stagione) per un omaggio al sommo Johann Sebastian Bach nella cornice del Teatro Malibran.

Si comincia con la celebre cantata “Schweigt stille, plaudert nicht”, più nota come “Cantata del caffè”, per proseguire con lo stravagante intermezzo Bach Haus di Michele Dall’Ongaro e testo di Vincenzo De Vivo, per un’oretta scarsa di spettacolo destinato principalmente alle scuole.

Nella prima, che ha la struttura molto prossima a quella di un intermezzo settecentesco, si racconta della sfrenata passione di Liesgen per il caffè, molto alla moda anche nella Lipsia di Bach, abitudine stigmatizzata dal burbero padre Schlendrian.

Lei insiste nel suo vizio poiché il caffè è “più dolce di un migliaio di baci”, ma davanti alla minaccia del padre di non farla sposare cede, anche se, mentre il padre va a cercarle marito, Lieschen fa mettere nel contratto nuziale che sposerà solo chi le permetterà di cedere al suo vizio ogni volta che lo vorrà. Morale della storia: “come un gatto non smette mai di prendere un topo, le ragazze non smetteranno mai di bere il caffè.”

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L’Eroica Caffè pedala a Milano: “Espresso e bici, connubio che contraddistingue nostri locali”

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Dentro il nuovo Eroica Caffè di Milano (foto concessa)
Dentro il nuovo Eroica Caffè di Milano (foto concessa)

MILANO – Di recente un Eroica Caffè ha aperto le porte al mondo di appassionati e professionisti di ciclismo che amano anche il rito del caffè, a Milano, in viale Tunisia, ridando vita e continuità ad un’attività storica – di cui hanno voluto conservare l’insegna – V.A.R.A, ex moto accessori che adesso è diventata la nuova location di un punto Eroica.

A quest’ultimo caffè e shop, si aggiungono quelli di Barcellona, Brolio e Padova: il ciclismo e il caffè ancora una volta riuniti dalla passione per il movimento. Abbiamo parlato con il gestore che si occupa del locale milanese, Giacomo Treccani.

Eroica Caffè arriva a Milano da poco e si inserisce all’interno della rete con il punto di Barcellona, Brolio e Padova: come si è evoluto il brand?

“L’idea di Eroica Caffè nasce in un bar dove Giancarlo Brocci, che insieme ad altri eroi hanno deciso di creare questo movimento fatto di ciclismo puro, che va al di là della competizione Eroica. Il primo locale ha aperto a Brolio e poi il marchio Eroica è stato preso nelle mani di un paio di imprenditori, che hanno sviluppato il concept con la parte della caffetteria. In seguito un altro partner ha voluto assolutamente aprire anche a Barcellona e così è stato avviato anche lì.

Dopo poco tempo, dato che i proprietari del marchio sono padovani, hanno fondato l’Eroica Caffè di Padova, appena prima dello scoppio della pandemia e soltanto a giugno 2021 abbiamo riaperto in maniera definitiva. Abbiamo riscontrato un certo successo, e questo ci ha portato a voler trovare una location in una città internazionale come Milano: qui abbiamo scelto di ri-abitare uno spazio storico, il V.A.R.A, acquistandolo e conservandone l’insegna storica in segno di omaggio, per promuovere la mobilità sostenibile. “

Bici e caffè non sono un abbinamento del tutto nuovo: ce lo raccontate?

Un angolo dell’Eroica Caffè (foto concessa)

“E’ un connubio che assolutamente ci contraddistingue: anche i nostri nuovi partner, Wega e Caffè Bristot sono due aziende che hanno una storicità legata al ciclismo. Tutte e due le imprese inoltre partecipano all’Eroica con il proprio team. Caffè Bristot iscrive 20 partecipanti alla gara: la passione per questo mondo è forte… e poi il caffè dà quella spinta in più di energia che aiuta ad affrontare i percorsi medio lunghi.”

Quale macchina del caffè usate?

“Per l’espresso usiamo una WBar 3 gruppi, modello abbastanza nuovo ed è lo stesso che usiamo per tutti gli eventi Eroica, brandizzata con i nostri loghi: è la stessa presente a Padova e a Firenze, città in cui abbiamo aperto un corner bar all’interno di un negozio che vende merchandising in Via Riccasoli.

Adesso ci stiamo assestando, prendendo le misure con la materia prima, il personale e gli spazi. Il macinino RCW 64 instant black.

Per il momento proponiamo caffetteria classica, vintage facciamo circa tra 5/600 caffè al giorno. Non ci aspettavamo questa risposta fin da subito, ma Milano è una città molto veloce. Prima di inserire qualcosa di diverso quindi ci prenderemo un po’ di tempo: pensavamo di ampliare l’offerta verso un menù più internazionale. Attualmente la proposta resta piuttosto legata alla tradizione locale. Ma nulla toglie che in primavera si apra a nuove influenze.”

La questione del personale invece? All’Eroica Caffè di Milano com’è andata?

Il ciclismo sulle pareti (foto concessa)

“È stato ed è tutt’ora un vero problema. Soprattutto stiamo riscontrando una carenza di candidature tra i giovani che non vogliono lavorare nei fine settimana. Anche chi accetta, poi non si presenta. Preferisco prendere persone poco esperte e fare formazione sul posto, ma è difficile trovarle. Siamo aperti dalle 7 e mezza del mattino sino alla sera e abbiamo bisogno di coprire quasi tre turni di lavoro. Nonostante proponiamo un contratto regolare, buste paga, stipendio pagato bene anche nei festivi, non riusciamo a trovare qualcuno.

Siamo un piccolo gruppo e correttissimo e ora siamo in 10, ma di questi alcuni sono improvvisati: mi occupo dell’Eroica Caffè dall’apertura alla chiusura e siamo ancora in cerca di store manager – che potrebbe arrivare a guadagnare sino a 2000 euro – e operatori. Dovremmo arrivare almeno a 15 persone per poter garantire un servizio eccellente.”

Che caffè proponete per riscaldare i motori e pedalare all’Eroica Caffè?

“Abbiamo un prodotto studiato insieme a Caffè Bristot di Belluno, una miscela Tiziano classica, che abbiamo deciso insieme ai partner. All’inizio su Milano ce l’hanno consigliato perché non è una soluzione troppo lontana dal classico e stiamo ricevendo dei feedback molto positivi. A Barcellona è leggermente diverso, ma stiamo arrivando a unificare l’offerta in modo omogeneo. L’espresso lo vendiamo a 1 euro 20 al banco, e a 1 50 seduti.

Vendiamo anche del merchandising per i professionisti e gli appassionati, dalle felpe, alle luci e ai caschi. Stiamo organizzando anche uno spazio esterno con un compressore e delle chiavi a disposizione per interventi di prima necessità e le piccole riparazioni per chi passa da noi. Quando faremo le ride nei weekend avremo a disposizione un meccanico per aiutare i partecipanti. Due o tre giorni alla settimana sono dedicate alla manutenzione con un menù abbinato.”

Come mai a Milano? Ci sono tanti ciclisti o appassionati?

“Sono davvero tanti. Abbiamo un grosso gruppo di affiliati in Lombardia su Milano che appartengono al mondo dei professionisti che partecipano alla gara, ma arrivano da noi anche le mamme che portano i figli in bici a scuola, che sono anche loro “eroiche”. Anche il mondo femminile va in bici ed è molto attivo.

Sono meno le professioniste vestite tecniche, ma ciò che vediamo è che partecipano quotidianamente al movimento di biciclette. Il sindaco Sala ha spinto molto sulla mobilità su due ruote e le ciclabili. Nella nostra piazzetta ci sono tanti parcheggi di sharing di bici. È una posizione favorevole anche per questo motivo. Facile per parcheggiare e per fermarsi abbiamo posizionato anche delle rastrelliere per i nostri clienti.”

Organizzerete incontri a base di caffè attorno al tema ciclismo?

“Adesso abbiamo una politica di espansione abbastanza importante. Sono previste due aperture per il 2023 in Italia (una a Bologna e un’altra o a Treviso o a Parma, per poi arrivare sino a Roma e un altro vicino di nuovo su Milano, nei navigli) e dal 2024 vorremmo espanderci all’estero. Stiamo ricevendo tante offerte di franchising dalla Corea al Giappone, ma al momento non siamo ancora pronti per arrivare così lontano. Tra gli addetti alle due ruote è molto conosciuto l’Eroica Caffè. Chi va in bici, sicuramente è legato a questo mondo. È una community legata dalla passione.

Abbiamo un sacco di idee: organizzeremo un ride durante la settimana serale in giro per la città con una guida per scoprire il lato nascosto della città. Sempre partenza dall’Eroica caffè con un espresso per partire e una barretta di riso. Con il sindaco Sala stiamo cercando di organizzare dei corsi per le famiglie di sicurezza stradale, fornendo una merenda per supportare il giro insieme alla polizia per fare tappa al parco e imparare il comportamento corretto da adottare nel traffico. Il prossimo ride dovrebbe essere per la Befana. Per tenersi aggiornati, basta seguirci sui nostri canali social.”

Gruppo Cimbali allunga sul mercato Usa con un nuovo piano strategico e il quartier generale a Renton

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NIklas Ivarsson, chief commercial officer Gruppo Cimbali per l’America del Nord (immagine concessa)

BINASCO (Milano) – Gruppo Cimbali, tra i principali player mondiali nella produzione e progettazione di macchine per caffè, ha annunciato un nuovo piano strategico per il mercato statunitense il cui obiettivo è consolidare la presenza della società in Nord America e assistere al meglio i suoi partner, da ovest a est.

Nell’ambito di tale piano, Gruppo Cimbali riunirà gli uffici e le attività operative americane in un unico luogo per rendere più efficienti ed efficaci i propri servizi per il mercato degli Stati Uniti. Dal 1° giugno, tutte le unità della vecchia sede di Fairfield, Connecticut, inclusi i reparti di Accounting e Customer Logistics e il magazzino dei componenti di ricambio, saranno trasferite al nuovo quartier generale di Renton, Washington.

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Gruppo Cimbali in America (immagine concessa)

Gruppo Cimbali in America

Il nuovo quartier generale statunitense di Gruppo Cimbali sarà così basato fuori Seattle, città conosciuta anche come il cuore e l’anima dell’industria del caffè. Questa posizione permetterà all’azienda di essere sempre a stretto contatto con la cultura del caffè e sarà l’ambiente ideale per continuare a favorire una solida espansione in Nord America.

Il piano strategico si concentrerà sull’attenta integrazione dei team tra settori e competenze funzionali differenti negli Stati Uniti, elevando gli standard qualitativi a ogni livello: operativo, logistico e di servizio clienti. La società si impegna in questo modo a collaborare con i propri partner nordamericani per raggiungere un successo comune.

L’integrazione del portfolio di brand di Gruppo Cimbali – Slayer, La Cimbali, Faema, Casadio – e delle relative estensioni di categoria (macinadosatori tradizionali e superautomatiche), insieme agli impianti produttivi dedicati ai prodotti Slayer riuniti e consolidati di Renton, permetterà alla società di avere un ruolo di primo piano nel panorama concorrenziale.

Nei prossimi anni, Gruppo Cimbali prevede una crescita significativa ed esponenziale nella produzione delle proprie macchine nel nuovo stabilimento di Renton, dedicato ad accelerare la produzione delle macchine made in USA.

“Siamo entusiasti di presentare oggi il nuovo piano strategico per il mercato statunitense”, ha commentato Niklas Ivarsson, chief commercial officer Gruppo Cimbali per l’America del Nord. “Un’operazione che dimostra il nostro impegno nel settore del caffè, della tecnologia e delle soluzioni focalizzate sui clienti, e che ci permette di offrire un servizio ineguagliabile ai nostri preziosi partner.”

Il nuovo quartier generale consolida gli investimenti della società nel mercato statunitense, enfatizza i valori dei suoi team operativi e logistici e ne dimostra la posizione di spicco su scala globale nel settore del caffè.

La scheda sintetica di Gruppo Cimbali

Gruppo Cimbali è tra i principali produttori di macchine professionali per caffè e bevande a base di latte e di attrezzature dedicate alla caffetteria. Il Gruppo, di cui fanno parte i brand La Cimbali, Faema, Slayer e Casadio, opera attraverso tre stabilimenti produttivi in Italia e uno negli Stati Uniti (a Seattle, dove vengono prodotte le macchine a marchio Slayer), impiegando complessivamente circa 850 addetti.

L’impegno del Gruppo per la diffusione della cultura del caffè espresso e per la valorizzazione del territorio si è concretizzato nel 2012 con la fondazione del MUMAC – Museo della Macchina per Caffè, la prima e più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine per il caffè espresso situata all’interno dell’headquarter di Gruppo Cimbali a Binasco. MUMAC ospita MUMAC Academy, l’accademia della macchina per caffè di Gruppo Cimbali, centro di formazione, divulgazione e ricerca.

Strauss Group: il caffè vale oltre 1,2 miliardi di euro ed è cresciuto di oltre un terzo

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Strauss Coffee mercati strauss-group Strauss vendite Il logo di Strauss Grou
Il logo di Strauss Group

MILANO – Il ramo caffè si conferma un pilastro fondamentale per le attività di Strauss Group, alle quali contribuisce per oltre il 50% del fatturato. Il colosso israeliano del food chiude un esercizio 2022 travagliato. A determinarlo, la difficile congiuntura internazionale, ma anche un richiamo per salmonella, che ha portato a uno stop di tre mesi dello stabililmento di Nof Hagalil in Israele, che è andato ad aggiungersi a un problema analogo verificatosi, in precedenza, nel sito produttivo americano di Ruffin Mill (Virginia).

Quest’ultimo stabilimento, che Strauss Group possiede al 50% con PepsiCo, è la più grande fabbrica al mondo per la produzione di hummus.

La situazione è normalizzata da tempo, ma entrambi gli incidenti hanno riscosso un pesante tributo sui conti di quest’anno, già minati dai rincari delle materie prime e di numerose altre voci di costo.

Ciononostante, il fatturato del gruppo è cresciuto del 6,5%, a 9,5 miliardi di shekel (circa 2,4 miliardi di euro).

Ma il risultato operativo è precipitato a 379 milioni di shekel (96 ,1 milioni di euro), subendo una flessione del 61,4% rispetto all’esercizio 2021. E l’utile netto si è contratto del 73%, a 174 milioni di shekel (44,1 milioni di euro).

La divisione caffè ha contato per il 51% circa del fatturato del Gruppo. Le vendite sono ammontate a 4,804 miliardi di shekel (1,22 miliardi di euro), in crescita del 37,3 %, per una crescita organica del 31,7 %.

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