giovedì 04 Dicembre 2025
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Caffè Borbone lancia la Crema Caffè, il dessert da frigo che è senza glutine

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caffè borbone caffè borbone
Crema Caffè (immagine concessa)

NAPOLI – Caffè Borbone, marchio di riferimento nel business della torrefazione e del caffè porzionato, annuncia Crema Caffè, il suo primo prodotto da consumare freddo che offre il gusto dell’espresso napoletano sotto forma di un dessert cremoso e leggero. Venduta per uso domestico in confezione brick da 550g, contiene fino a sette porzioni da 80g circa, la quantità consigliata per assaporarne tutta la freschezza a misura di una tazzina Borbone.

Caffè Borbone introduce Crema Caffè

Crema Caffè, senza glutine e senza lattosio, è pensata per essere consumata a fine pasto o nel corso della giornata per godersi un momento di relax comodamente a casa, senza rinunciare alla qualità che si trova al bar. È sufficiente tenerla in frigorifero per qualche ora prima del consumo e, se la si desidera ancora più fredda, bastano 30 minuti in freezer per ottenere un’alternativa al classico dolce al cucchiaio, in cui l’aroma del caffè assume nuove sfumature di gusto. In pochi ingredienti 100% italiani, è racchiuso l’impegno che da anni Caffè Borbone investe per proporre ai consumatori sempre nuovi prodotti.

“Crema Caffè è una novità rispetto alla nostra offerta di caffè, infusi e solubili, ma anche rispetto a quanto disponibile oggi sul mercato”, commenta Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone. “Proprio per la tipologia di prodotto, ci aspettiamo una risposta positiva da parte dei consumatori, sia da quelli che già ci conoscono sia da chi, incuriosito, deciderà di dare un primo assaggio, in particolare in vista del periodo estivo. Crema Caffè può essere inteso, infatti, come un prodotto stagionale e, allo stesso tempo, come una pausa caffè diversa dal solito, un piacevole peccato di gola da concedersi ogni volta che si desidera”.

Crema Caffè sarà disponibile da fine marzo nei negozi specializzati e sul sito ufficiale di Caffè Borbone, da fine aprile per la GDO.

Nestlé sperimenta Cowabunga il primo latte derivato dalla trasformazione di vegetali

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Nestlé Nespresso
Il logo Nestlé

MILANO – Nestlé ha annunciato di avere iniziato a svolgere i test sul suo primo prodotto lattiero-caseario realizzato senza l’apporto di elementi animali. Il prodotto si chiama Cowabunga ed è realizzato in collaborazione con la startup di prodotti lattiero-caseari alternativi Perfect Day.

Lla stessa che ha iniziato la medesima collaborazione con il produttore di formaggi francese Bel (si veda su Efa news la notizia La francese Bel lancia il primo formaggio sintetico). Per il momento la sperimentazione non riguarda l’Italia. E non è noto quando il nuovo prodotto verrà commercializzato.

Le bevande sono in fase di sperimentazione nei negozi Safeway della California, negli Stati Uniti: attualmente sono prodotte in due varietà, Original e Chocolate, naturalmente prive di lattosio e colesterolo e fonte di proteine e vitamine.

La proteina del siero di latte viene prodotta nei serbatoi di Perfect Day, dove la microflora digerisce i nutrienti delle piante e li trasforma in proteine del latte.

Perfect Day fornisce alla microflora l’esatta sequenza di dna che serve a creare la proteina del siero di latte di mucca, senza coinvolgere gli animali.

La proteina non derivata da animali utilizzata da Nestlé nel latte per Cowabunga emette fino all’80% in meno di emissioni di gas serra e fino al 94% in meno di acqua, rispetto al latte tradizionale.

Per leggere l’articolo originale cliccare QUI.

 

Paolo Farina presenta il libro “Cento e uno caffè con Dante” ad Andria

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dante libro copertina
La copertina del libro (immagine presa dal sito Andria Viva)

La presentazione del libro di Paolo Farina sul sommo poeta, in anteprima nazionale, è prevista per venerdì 24 marzo, ore 18.30, presso la sede del CPIA BAT “Gino Strada” di Andria. L’evento è libero e aperto a tutti fino ad esaurimento posti. Il libro è incentrato sulla Divina Commedia e racchiude un arco di due anni scandito dagli appuntamenti settimanali con i lettori di Odysseo. Leggiamo di seguito l’articolo pubblicato sul portale d’informazione Andria Viva.

La presentazione del libro

ANDRIA (Apulia) – Un caffè per ogni Canto della Divina Commedia, in un cammino scandito attraverso due anni, un appuntamento settimanale con i lettori di Odysseo che ora diventa un libro che gode del patrocinio della Segreteria Generale della Società “Dante Alighieri”.

La prefazione è firmata dal direttore della rivista internazionale “Dante”, il professor Rino Caputo, già ordinario di letteratura italiana presso l’Università di Tor Vergata.
L’introduzione è a firma del notaio Sabino Zinni.

La presentazione, in anteprima nazionale, è prevista per venerdì 24 marzo, ore 18:30 presso la sede del CPIA BAT “Gino Strada”. L’evento è pubblico, ad accesso libero fino a esaurimento posti.

Dialogherà con l’autore il notaio Sabino Zinni. Modererà la serata la giornalista Nunzia Saccotelli Leggerà alcuni brani l’attrice Agata Paradiso.

“Paolo Farina ha raccolto le briciole e le ha distribuite a tutti, ha voluto condividere il testo dantesco ma, soprattutto, la modalità di porgere la sua proposta di lettura della Commedia nella nostra realtà contemporanea. Certo, Dante non avrebbe potuto immaginare di essere fruito nel tempo di un caffè! Eppure, ogni briciola, pur quantitativamente esigua, contiene sostanza e lievito. Un libro agile e gradevole, ma non esilmente lieve, questo di Farina” (Rino Caputo)

“Paolo Farina, pur avendo tutti gli strumenti tecnici del letterato e possedendo un notevole bagaglio di cognizioni linguistiche e filologiche, mette in secondo piano tali questioni, per concentrare la sua e la nostra attenzione sulla bellezza infinita che, tra umano e divino, sgorga dalle pagine del poema” (Sabino Zinni)

“Io credo: se in Dante c’è un seme divino, quel seme deve essere visibile a tutti, credenti e non, da tutti intelletto, per tutti spiegato e da tutti gustato” (L’autore)

Cento (e uno) caffè con Dante, EtEt Edizioni, Andria 2023

La presentazione sarà trasmessa in diretta streaming sul canale youtube del CPIA BAT “Gino Strada” cliccando qui

Bazzara tra le aziende leader dell’export alla 7° posizione nella classifica de Il Sole 24 Ore e Statista

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Franco e Mauro Bazzara (immagine concessa)

TRIESTE – La Bazzara si conferma azienda leader nell’export per l’anno 2023 secondo la rinomata classifica recentemente stilata e pubblicata da Il Sole 24 Ore e Statista – Istituto indipendente di ricerca tedesco, con un risultato a dir poco eccellente: la torrefazione ottiene l’ambita 7° posizione su ben 250 imprese italiane selezionate, di oltre 9000 aziende invitate a partecipare, terza nel settore alimentare.

Il risultato ottenuto da Bazzara

Peculiarità tipica della Bazzara è da sempre essere export oriented, una specializzazione consolidata negli anni che ha portato l’azienda a guadagnare il titolo di campione dell’export, premiata come prima eccellenza tra le torrefazioni italiane, unica azienda triestina tra le sole sei aziende del Friuli Venezia Giulia presenti in classifica.

“Un risultato straordinario e di grande orgoglio per la nostra torrefazione – commenta Mauro Bazzara, ceo dell’azienda -. Da sempre abbiamo orientato le nostre strategie verso l’export, credendo fortemente nella cultura del made in Italy che ci rende riconoscibili in tutto il mondo e puntando molto anche sulla sostenibilità, un valore che ha un ruolo sempre più fondamentale nella nostra catena di produzione”.

Dal titolo “Campioni dell’Export 2023”, il ranking ha stilato una classifica delle imprese italiane che, nei diversi settori industriali, si sono maggiormente distinte per la loro attività di export, dunque aziende esportatrici con le migliori performance di fatturato in Italia e a livello internazionale.

I dati della ricerca sono stati elaborati e verificati da un team di ricerca coordinato da Statista ed hanno lo scopo di mettere in luce le imprese italiane eccellenti in diversi settori industriali e che nel 2023 si sono distinte nel campo dell’export.

L’Italia è sulla vetta del commercio mondiale soprattutto per prodotti che riguardano il made in Italy, tra questi immancabili i prodotti di food&beverage, di cui la Bazzara è promotrice, sempre vivi nel patrimonio storico del Bel Paese. Il food&beverage è infatti presente nella lista delle eccellenze rispettivamente con una percentuale del 13,01% e del 9,37% rappresentando una fetta consistente dell’economia italiana.

Dopo il lungo periodo di crisi, grandi speranze per la ripresa dell’economia sono fortemente legate all’export. Il rapporto annuale dell’Ice – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, dice che ben l’80% delle aziende esportatrici sono di piccole e medie dimensioni.

Di queste, solo 136mila vendono all’estero, eppure l’export da loro generato pesa per oltre il 30% sul Pil. Non solo, secondo la Sace (Società pubblica dell’export credit italiano) la ripresa post Covid è legata alle esportazioni, oltre che a un saggio impiego dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Tra queste appunto la Bazzara, piccola ma storica azienda diventata società Benefit nel 2021a conduzione familiare che da generazioni seleziona con amore le migliori varietà di Arabica e Robusta per regalare un gustoso assaggio dell’Italian lifestyle con un caffè sempre freschissimo, proveniente da lotti delle migliori aree caffeicole con tostatura rigorosamente lenta e calibrata per la singola origine.

La promozione del caffè nel mondo

Ogni tazzina racchiude in sé l’affascinante storia della cultura italiana e inevitabilmente della capitale mondiale dell’espresso di qualità, Trieste.

È questo il senso del lavoro della famiglia Bazzara come azienda italiana che ha come core business l’esportazione dei suoi prodotti all’estero, equivalente al 98% del fatturato aziendale, con l’obiettivo di promuovere anche nei paesi esteri la cultura del caffè e del made in Italy nel mondo.

Bazzara, grazie ad un’attenta gestione aziendale, ha saputo affrontare le nuove sfide con grande professionalità e lavoro di squadra, con il motto che da sempre li contraddistingue, fare rete.

Il risultato è quello di un’azienda solida, capace di svilupparsi. A tutto ciò si aggiunge una costante implementazione dell’offerta sempre più improntata su soluzioni sostenibili. Una realtà imprenditoriale che garantisce varietà e prospettive al tessuto economico del Paese, promuovendo una forte compenetrazione tra innovazione tecnologica, transizione green e formazione.

La scheda sintetica della torrefazione

Citata dal National Geographic per rappresentare “La rinomata Trieste del caffè” e inserita da Forbes fra “Le 100 eccellenze dell’alimentare italiano”, la Bazzara è un’azienda triestina a conduzione familiare che produce artigianalmente miscele di caffè di alta qualità che fonda le radici della torrefazione nel 1937. In tre generazioni l’azienda di famiglia fiorisce, affermandosi a livello nazionale e internazionale grazie alla fusione armoniosa delle migliori varietà di Arabica e Robusta nelle sue Bazzara blend, che racchiudono l’essenza dell’arte caffeicola Made in Italy.

La Bazzara si sta impegnando, inoltre, in un processo di conversione produttiva sempre più etica e sostenibile, che include politiche di risparmio energetico, di valorizzazione delle risorse umane e la promozione di una nuova linea di prodotti biologici certificati.

Da questa consapevolezza, e dall’equilibrio fra spinta creativa e principi antichi, sono nate nuove iniziative e realtà in seno alla Bazzara: dalla prestigiosa Bazzara Academy, prima struttura formativa in Italia certificata in qualità di SCA Premier Training Campus, alla linea editoriale Coffeebooks che include best seller di settore tradotti in varie lingue e più volte ristampati e il summit biennale Trieste Coffee Experts. Realtà che ruotano sempre attorno al caffè, inteso però non più soltanto come prodotto da vendere ma come patrimonio culturale da comunicare.

Alice Cernecca ed Ebe Sai Crescente, detentrici del record mondiale di 785 espressi in un’ora, premiate a Trieste città del caffè dal sindaco Di Piazza

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Alice Cernecca e Ebe Sai Crescente ricevono il riconoscimento per il record mondiale (immagine concessa)

TRIESTE – È stata consegnata ad Alice Cernecca ed Ebe Sai Crescente una targa di riconoscimento per la conquista del record mondiale legato all’erogazione del maggior numero di espressi in tazza nell’arco di un’ora. Ricordiamo che il riuscito tentativo di record si è tenuto al Sigep di Rimini a fine gennaio 2023 (ne abbiamo parlato qui).

Il riconoscimento per il record mondiale del maggiore numero di espressi in un’ora

Le vincitrici hanno preparato ben 785 espressi utilizzando una macchina ad estrazione a leva de La San Marco nell’arco di 60 minuti, sotto la sorveglianza di due giudici di gara.

La premiazione, suggerita da Omar Zidarich, Presidente del Gruppo italiano torrefattori caffè (GITC), è stata accolta positivamente dal sindaco di Trieste Roberto Di Piazza. L’evento è avvenuto nella cornice della Sala azzurra del municipio della città in Piazza dell’Unità d’Italia.

Questa iniziativa voluta da Zidarich rientra nel progetto di Trieste città del caffè, con il patrocinio del comune e della regione Fvg. Sono stati invitati anche i rappresentanti di categoria e le aziende che hanno sponsorizzato la competizione.

Alla cerimonia, oltre al Presidente Omar Zidarich, hanno partecipato:

  • Roberto Nocera (ceo La San Marco macchine da caffè)
  • Andrea e Ivan Cussigh (Gammabar concessionario ufficiale La San Marco)
  • Fabrizio Polojaz (presidente Associazione caffè Trieste)
  • Federica Suban (presidente provinciale Fipe)
  • Giorgio Caballini di Sassoferrato (presidente consorzio di tutela dell’espresso Patrimonio dell’Unesco)
  • Roberto Di Piazza (sindaco di Trieste)
  • Serena Tonel (vice sindaco di Trieste)

Espresso e religione in Libia: caffè solo dopo il tramonto durante il Ramadan, così come in tutti i Paesi musulmani

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Anche i musulmani in Libia, così come in tutti i Paesi, dovranno osservare durante il mese sacro del Ramadan, iniziato dall’alba del 23 marzo e che continuerà sino al 20 aprile, una pausa forzata dal rito dell’espresso, bevanda solitamente consumata a ogni ora del giorno. Il mese sacro del calendario islamico coinvolge 1,9 miliardi di musulmani nel mondo, circa il 25% della popolazione globale.

L’Indonesia ha il numero più alto di fedeli, 230 milioni, seguita da Pakistan (212 milioni), India (200 milioni), Bangladesh (150 milioni) e Nigeria (100 milioni). Durante il Ramadan, i musulmani si svegliano prima dell’alba per consumare un pasto e poi cominciare il digiuno, o suhoor, che si interrompe al tramonto, con l’iftar. Ma che cosa è il Ramadan? È il mese in cui i primi versi del Corano furono rivelati al profeta Maometto più di 1.400 anni fa. Inizia con la luna nuova ed un susseguirsi di saluti.

Leggiamo di seguito la prima parte della notizia pubblicata sul portale dell’agenzia Agi.

Il divieto del consumo di caffè durante il Ramadan

MILANO – Nell’imminenza del mese sacro del Ramadan, i libici dovranno osservare una pausa forzata dal caffè espresso, amata eredità del periodo coloniale italiano e bevanda solitamente consumata a ogni ora del giorno.

Un’usanza quotidiana talmente radicata che il centro di Tripoli, la capitale, ospita una miriade di caffè, chioschetti e ampi spazi tutti equipaggiati con sofisticate macchine per l’espresso italiane, per soddisfare i gusti della popolazione. Se il caffè è una bevanda storicamente presente in molti Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, la qualità di quello venduto e consumato in Libia è molto diversa, proprio per la presenza delle macchinette italiane.

Ora che il Ramadan si sta avvicinando, i locali della città vecchia sono affollati, soprattutto di uomini, che stanno sorseggiando gli ultimi caffè prima del periodo di digiuno giornaliero. Un periodo durante il quale devono cambiare radicalmente abitudini: invece di bere caffè per ben 16 ore al giorno, si devono accontentare di meno ore, costretti ad aspettare il tramonto.

“Immediatamente dopo, come ogni anno, si precipiteranno per bere caffè, come se fosse acqua”, ha raccontato Mohamed Zourgani, proprietario di un caffè della città vecchia comprato dal nonno negli anni ’50, motivo per cui non teme un calo dell’attività, che si concentrerà invece nelle ore notturne.

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Fabbri 1905 festeggia il Gelato day con il lancio del kit Strudel

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fabbri gusto strudel
Il gelato di Fabbri al gusto Studel (immagine concessa)

MILANO – Peculiarità del Gelato day è il Gusto dell’anno, scelto ogni anno da uno dei Paesi aderenti. Per l’undicesima edizione del Gelato day del 24 marzo 2023 il gusto sarà Apfelstrudel scelto dall’Austria. Un gusto da proporre in tutte le stagioni. Fabbri 1905 festeggia il 24 marzo con un dolce intramontabile, finalmente anche in versione gelato, da proporre tutto l’anno.

Fabbri 1905 celebra il Gelato day

Con Delipaste Fabbri Nonna Rachele e Variegato Fabbri Mela e Cannella si potrà ricreare facilmente in vaschetta il gusto tipico dello Strudel. Fine pasto e merenda, il gusto dell’anno perfetto in ogni stagione.

Unico alimento a cui il Parlamento Europeo abbia dedicato una Giornata, il gelato artigianale si esprime in una filiera che, secondo i dati dell’Osservatorio Sigep, ha chiuso il 2022 con un giro d’affari da quasi 10 miliardi di euro (+13% annuo), oltre 65 mila punti vendita e 300 mila addetti solo in Europa.

Emblema della maestria e della creatività degli artigiani, il gelato artigianale vede proprio il Vecchio Continente assoluto protagonista nel mondo, con l’Italia, in particolare, che conta un giro d’affari da 3,8 miliardi di euro e oltre 100 mila addetti.

Tiramisù Day: la giornata con il dolce favorito dagli italiani come protagonista

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tiramisù grandi zaia
Tiramisù (immagine: Pixabay)

Non solo il classico con caffè e mascarpone: sono tante le reinterpretazioni del dessert che dal Veneto ha conquistato l’Italia. Dal Radicchiomisù alla versione Tropical con il mango, dal Su Tirami, ispirato al sushi, alla ricetta della più giovane campionessa di tiramisù: lo Stregamisù, creato in occasione del Tiramisù Day (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Style Magazine.

Il Tiramisù Day

MILANO – Mascarpone, uova, savoiardi, zucchero e caffè. E del cacao amaro in polvere per finire. Sono questi gli ingredienti ufficiali del tiramisù, dolce made in Veneto ma amato in tutta Italia tanto da avere una giornata dedicata: il 21 marzo è stato il giorno del Tiramisù Day. Dedicato alla versione più classica e tradizionale di questo dolce, ma anche un’occasione per assaggiarlo nelle sue versioni più creative (presentate negli ultimi anni alla Tiramisù World Cup), come il Radicchiomisu, il Tiramisù Tropical con il mango (proposta del Tiramisù Club Brasile) e il Su Tirami, ispirato al sushi.

“Il consumo specifico del dolce nelle consumazioni fuori casa è individuabile in 4.201.100 euro”, spiega Dania Sartorato presidente Fipe e Confcommercio Unione provinciale Treviso. Il dolce, con oltre 27 mila chili ordinati a domicilio, è anche il più richiesto take away, dicono i dati della piattaforma di food delivery Just Eat, seguito dalla Nutella in abbinamento a focacce, pizze e piadine, dalla baklava, dalla cheesecake e dal cannolo siciliano.

A guidare gli ordini è stato il tiramisù classico, con la sua ricetta tradizionale, da sempre la preferita degli italiani, come confermato anche da otto intervistati su dieci. Il dolce rappresenta infatti uno dei principali piatti della tradizione culinaria italiana, apprezzato e consumato principalmente in modo artigianale (30%).

Crescono però anche le varianti, come quella al pistacchio, alla Nutella, al caffè, senza glutine, ma anche alla frutta, che ottengono particolare apprezzamento dalla fascia 18-34 anni.

La vincitrice della Tiramisù World Cup 2022 Ricetta Creativa, nonché la più giovane campionessa di tiramisù, Marina Summa, ha proposto un’interpretazione del dolce a base del famoso liquore Strega realizzata in coppa. “Ho scelto di aggiungere il liquore nella crema e non nella bagna al caffè – spiega Marina Summa – per non appesantire il dolce e di unire alla crema lo zucchero a velo vanigliato perché si scioglie più facilmente dello zucchero semolato e perché lascia in bocca un retrogusto di cioccolato bianco”.

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Autogrill: San Patrignano ospita il Meeting Direttori 2023

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Il logo Autogrill

Il Meeting Direttori 2023 ha avuto luogo quest’anno all’interno della Comunità di San Patrignano. L’azienda organizza l’appuntamento annuale per condividere con i vertici aziendali e i responsabili dei vari ambiti (Marketing, Retail, HR, Finance) le opportunità e le novità che caratterizzano ogni stagione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Italpress.

Il Meeting Direttori di Autogrill

RIMINI – La Comunità di San Patrignano ha ospitato, il 16 e 17 marzo scorsi, il Meeting Direttori Autogrill 2023: 432 partecipanti di cui 280 responsabili di punto vendita e 152 colleghi di sede. l meeting Direttori è un appuntamento annuale per condividere con i responsabili di Punto Vendita le sfide, le opportunità e le novità del nuovo anno. Intervengono i vertici aziendali e i responsabili delle varie funzioni (Marketing, Retail, HR, Finance). Quest’anno Autogrill ha scelto di organizzare il Meeting presso la comunità di San Patrignano per due motivi.

“Siamo qui in primo luogo per ringraziare la comunità per tutto quello che fa, da tantissimo tempo nell’aiuto a tanti ragazzi – afferma Gabriele Belsito, HR Director Europe & Italy Autogrill – Autogrill inoltre ha già commercializzato vini prodotti dalla Comunità e ha siglato l’accordo per la fornitura di formaggio per il prossimo anno. Ma soprattutto perchè noi come gestori di complessità, di prodotti, di processi, di persone possiamo ricevere tantissimo da questa esperienza. Di San Patrignano si sente tanto parlare, ma nulla è come viverla anche solo per un paio di giorni”.

Belsito continua: “Io recentemente ho avuto questa possibilità, ho vissuto un giorno con la comunità, parlato con i ragazzi, visitato le attività ed è un’esperienza pazzesca, è stata una vera giornata di formazione. Io per il mio lavoro vedo tutti i tipi di formazione, ma questa è unica, la possibilità di contaminazione con un ambiente come questo è qualcosa che porterete con voi”.

Belsito conclude: “Innanzitutto il metodo. Il metodo è unico, un’unicità nel mondo. Il recupero dei giovani dalla dipendenza attraverso il lavoro e la socialità è unico ed è un’eccellenza italiana”.

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La Ignazio Messina, con quasi 1000 dipendenti e sette navi di proprietà: “Efficienti e umani” Migliore compagnia per il caffè

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Una delle navi Ignazio Messina (foto concessa)
Una delle navi Ignazio Messina (foto concessa)

MILANO – Proprio di recente abbiamo condiviso l’ultimo successo de La Ignazio Messina & C. SpA, che ha ottenuto il riconoscimento internazionale ECF Best shipping line of the coffee year 2021/2022. Premio assegnato dalla European Coffee Federation, che è l’”unica voce”, rappresentativa a livello associativo, dell’industria europea del caffè.

Cominciamo quindi proprio da qui: l’ECF Best shipping line of the coffee year 2021/2022:ì. com’è stato possibile strapparlo dalle mani delle compagnie tedesche?

“In Italia siamo grandi e ma a livello globale siamo di media grandezza, non siamo global carrier come le prime cinque compagnie al mondo, e quindi ci ha fatto molto piacere esser riusciti ad ottenere questo riconoscimento.

Ignazio Messina SpA
La Ignazio Messina & C. SpA
Best Shipping Line per il caffè (immagine concessa)

Abbiamo offerto una qualità di servizio che gli altri armatori non hanno non saputo fornire. L’anno scorso è stato positivo per tutte le aziende di navigazione: le più grandi però si sono concentrate soprattutto sulle rotte est-ovest dove i noli marittimi erano molto più alti.
Noi, rimanendo sulle nostre tratte, abbiamo potuto eccellere tra il servizio delle navi, l’assistenza pre e post imbarco, la disponibilità e flessibilità dei contenitori nell’area.

Siamo una compagnia che crede ancora molto nelle relazioni umane e chiunque chiama i nostri manager anche dopo cena, ottiene delle risposte. Molte compagnie invece hanno spinto più sulla informatizzazione, tecnologia che noi certo usiamo, ma in maniera corretta con i clienti.

Per esempio sono stato 3 giorni a Napoli soltanto per le visite commerciali e i clienti importanti hanno confermato la loro preferenza su di noi proprio per la relazione di fiducia e di persona che abbiamo stabilito. Siamo un’azienda a conduzione familiare e ci mettiamo sempre la faccia, anche quando dobbiamo scusarci degli errori.”

In che modo avete gestito le difficoltà della logistica, che nell’ultimo anno hanno fortemente complicato anche i commerci del caffè?

“Ci siamo concentrati sui nostri traffici. Le compagnie di navigazione l’anno scorso hanno incrementato i noli molto velocemente. E noi, per tutti i clienti, li abbiamo aumentati annunciandolo però con un preavviso di 15 giorni per degli imbarchi ancora da fare. Altre aziende hanno aumentato il prezzo quando il contenitore era già a bordo.

Siamo riusciti a gestire le difficoltà nella catena logistica innanzitutto senza approfittarci dei clienti per un guadagno immediato che avrebbe però rovinato i rapporti a lungo termine, e dall’altro abbiamo fatto salti mortali per rendere disponibili i contenitori dove erano richiesti.

Anche laddove rimanevano fermi in alcuni porti, siamo stati capaci di garantire a quasi tutti il contenitore quando serviva. Nel nostro piccolo, è anche un po’ più facile avere il controllo della produzione e della gestione. Quando si è un global bisogna delegare molto.
Abbiamo delle navi specializzate che non sono delle pure full container, ma sono dotate di una rampa molto più capace, come i traghetti che si usano per le isole, in grado di imbarcare pezzi pesanti fino a 350 tonnellate: questo ci dà modo di approdare nell’area dell’East Africa, anche nei porti più difficili, dove riusciamo a entrare prima degli altri senza fare la coda. Tutto questo ci ha reso possibile di dare un servizio migliore.”

Quali sono le problematiche e le criticità specifiche del trasporto del caffè?

“Oggi con i contenitori non ci sono dei plus che la nostra azienda dà per il caffè, al di là della pulizia e della qualità del contenitore. Adesso è un prodotto che non richiede dei trasporti particolari. La possibilità di garantire un servizio diretto così come annunciato, senza ritardi e perdite nei porti trasbordo e con una buona logistica in Italia (noi ci occupiamo anche del trasporto terrestre con fornitori terzi) ci ha dato la possibilità di rispondere al cliente. Noi lo facciamo da sempre per il caffè, anche sul West africa e ora dall’East Africa. Il principale cliente è Lavazza in Italia. Questo caffè del West Africa prima andava molto in Spagna. I coloniali hanno delle particolarità e trattiamo tanto cacao che è soggetto alla bagnatura e agli sbalzi termici”

Come Ignazio Messina, da quando avete iniziato a trasportare il verde in Italia?

Genova è il nostro porto capolinea di tutte le rotte. Anche se una volta curavamo molto più le esportazioni anche per le torrefazioni commerciali dell’Italia con gli altri Paesi. Nel 2021 abbiamo raggiunto i 100 anni e negli ultimi 20/30, in Italia abbiamo tutti i servizi marittimi che come capolinea scalano Genova per l’Africa del Nord, Occidentale, Orientale e del Sud, l’India, Pakistan, Golfo Arabo, i porti del Mar Rosso. Poi con quasi tutti i servizi tocchiamo anche il porto di Napoli e in alternativa quello di Salerno.

Oggi il mercato italiano pesa sulle nostre rotte circa per il 25%/30%. Tutto il resto è rappresentato da Francia, Spagna, Turchia e le relazioni che si sono create con i paesi del West Africa ad esempio, che hanno cambiato i centri d’acquisto, passando dall’Europa al Nord Africa, perché molte aziende hanno spostato la loro produzione lì e vendono direttamente da questi Paesi.

In ogni caso Genova resta il principale porto italiano, su cui concentriamo la maggior parte del nostro traffico. Tant’è vero che gestiamo direttamente anche un terminal portuale dove all’80% del traffico è dell’Ignazio Messina ma anche di clienti terzi e non solo con classici contenitori, ma con acciaio, alluminio, ecoballe, rame, tubi, sviluppando negli ultimi anni anche la cosiddetta merce varia.”

Quali sono le altre merceologie in cui siete specializzati?

Una nave in porto (foto concessa)

“Abbiamo 7 navi di proprietà roro specializzate, le più grandi al mondo di questo genere. Sono navi roro porta contenitori, dove possiamo caricare i contenitori con vicino i rotabili, i coils d’acciaio, i pezzi eccezionali che viaggiano su rimorchi particolari, elicotteri, treni, turbine. In questo modo subiamo un po’ meno gli alti e bassi dei mercati, perché abbiamo tre segmenti da servire: la parte roro (rotabile), quella dei contenitori e quella di merce varie. Abbiamo degli equipment particolari per trasportare i pezzi eccezionali e così possiamo offrire dei servizi con una certa regolarità – ogni 10 giorni di servizio si parte come un trasporto di linea – rispetto ai servizi tramp per i quali la merce attende anche oltre un mese prima di imbarcare la propria merce.”

Parliamo di numeri: quante imbarcazioni e quanti dipendenti contate ne La Ignazio Messina?

“Come detto prima, contiamo sette navi particolari di proprietà, costruite nel 2012/15 e poi 5/6 a noleggio e abbiamo stretto accordi con altre compagnie di navigazione per gestire insieme alcuni servizi. Abbiamo quasi mille dipendenti tra la sede a Genova, il terminal portuale di Genova, i marittimi sulle nostre navi e le nostre agenzie marittime all’estero in Sud Africa, Kenya, Mozambico, Tunisia, Uganda, Senegal, gli uffici a Londra, in Spagna e una joint venture in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi con imprenditori locali.

Il particolare di una nave (foto concessa)

Dall’Etiopia seguiamo la rotta via Gibuti e non ci sono particolari problemi. Spesso però le compagnie lo fanno in trasbordo senza offrire il servizio diretto per l’Italia e molte volte il carico rimane fermo in alcuni porti per il cambio delle navi. Dipende ovviamente anche dal tipo di caffè che si ordina.”

In che misura l’impennata dei costi ha inciso sulle attività della Ignazio Messina e sulla vostra redditività?

“Alcuni rincari hanno inciso molto. Un esempio: il passaggio dal canale di Suez. Un anno e qualche mese fa, spendevamo 300mila euro di passaggio canale per andare verso sud e poi altri 300mila per tornare nel Mediterraneo. Nel 2022 e poi nel 2023 siamo arrivati più di mezzo milione a passaggio.

Abbiamo subito dei rincari che superano il 50%. Difficile che l’autorità del canale riuscirà ad applicare degli sconti. Ma di solito se avvengono, si verificano sempre molto in ritardo. Anche il costo del combustibile che usiamo per i motori è aumentato, ma è più fluttuante. Per quanto riguarda la parte elettrica, come per le gru del terminal, spendiamo 2/5 volte in più rispetto alle spese di qualche anno fa. Abbiamo dovuto applicare noi stessi qualche aumento ai clienti ma soltanto nell’ordine del 4%/5%. È diventato un problema.

Fortunatamente i due anni precedenti sono andati molto bene e quindi abbiamo delle scorte da parte, ma siamo preoccupati. Il nostro settore ora è tornato ai livelli pre-Covid, in una situazione in cui tutte le compagnie hanno sempre chiuso in rosso. Speriamo che la condizione cambi e dobbiamo inventare qualcosa di nuovo, riducendo costi e sprechi.
Un esempio: quando parliamo del tasso dei contenitori, uno dei maggiori costi consiste nel portare dei contenitori vuoti perché li si ha fatti sbarcare in Paesi dove c’è poco export, o in cui viene utilizzato. Su questo spendiamo decine di migliaia di euro a vuoto e quindi bisogna ottimizzarlo, facendo sconti ai fornitori e cercare di acquisire anche il traffico in modo da non avere sbilanciamenti importanti.”

Quali sono le maggiori sfide per dei trasportatori del vostro calibro nel far arrivare il carico al destinatario conservandolo integro e di qualità il più possibile, nei tempi prestabiliti?

“Nell’attività di un armatore di linea, rientra anche la compravendita di navi. Quando il mercato è basso si comprano o si noleggiano e viceversa. La capacità di cogliere le opportunità sul mercato aiuta molto rispetto alla gestione ordinaria. La sfida maggiore dal punto di vista operativo è riuscire a mantenere le relazioni commerciali umane, per tutti i clienti che ancora credono in questo e che ci danno la loro priorità e poi interpretare le esigenze di coloro che vogliono avere contatti più digitali.

Un altro grosso problema sono le nuove politiche ambientali dell’Ue che hanno dato target sfidanti per diminuire fino a 0 le emissioni entro il 2050. Il 90% delle merci in termini di peso, viene movimentato via mare e quindi sono degli obiettivi troppo alti.
L’Ue ha deciso di arrivare all’emissione a 0 non puntando al gas. Uno dei prodotti migliori sarebbe l’idrogeno ma è pericoloso trasportarlo come combustibile e deve stare ad un livello di tanto al di sotto dello zero. L’Ue non ha deciso ancora il combustibile verde per tutti. Se l’idrogeno si potesse produrre in grandi quantità e gestirlo in maniera sicura, andrebbe bene: ma come lo produciamo? Bisogna risalire la catena a monte.”

Quali sono le nuove frontiere nel settore dello shipping del caffè? Soluzioni più veloci, più sostenibili?

“La sfida per la Ignazio Messina è di riuscire a mantenere la propria identità e il proprio valore sul mercato, in un mondo sempre più globalizzato in cui siamo abituati a usare la tecnologia senza usare relazioni umane. Nel nostro settore il rapporto diretto è ancora importante e ci vuole tanta fantasia. Io lavoro dal 1991, sono ormai 32 anni. Siamo stati i primi in Italia a fare i treni intermodali nel 1988. Siamo stati pionieri nel cercare modalità di trasporto non convenzionali all’epoca e che oggi sono scontati. Abbiamo contato 4500 treni negli anni 2000 gestiti da noi all’anno. Avremo una fase in transizione sulla nave che è il nostro oggetto principale in attesa di capire se e quali costruire nuove per i prossimi decenni, considerando il problema del combustibile.

Sulle nuove frontiere: siamo abituati ad acquistare tutto sulle app, online, su Amazon e ricevere tutto subito. Noi non vorremmo che si cannibalizzasse così il trasporto. Siamo abituati a viaggiare con il low cost: ma l’aereo è un mezzo di trasporto molto caro.

Vorremmo riuscire come settore di fare degli investimenti in cui si inquini meno. Nel 2012 abbiamo messo a bordo tutte le tecnologie possibili per esser più sostenibili, anche quelle non rese obbligatorie. Rimanere efficienti ma anche umani. La nostra capacità è di riuscire a mantenere la dimensione di media azienda dove è possibile avere una risposta in tempo reale. Sfruttando la tecnologia per tutto ciò che è utile.”