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Scopriamo Antonio Percassi, l’imprenditore che ha portato le caffetterie Starbucks in Italia

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MILANO – Tutti conoscono per un motivo o per l’altro il cognome Percassi, che più che altro è considerabile quasi un brand a sè stante. L’uomo che sta dietro grandi marchi, non ultimo quello di Starbucks (ma per le ragazze suonerà più piacevole il nome “Kiko“) è Antonio Percassi. E prima ancora di esser un imprenditore, è uno che ha sempre amato giocare ad alti livelli. Dal campo di calcio a quello del business: ecco la sua storia dall’articolo di Marcello Astorri per Forbes.

Percassi: un nome che è un po’ leggenda

A prescindere da come finirà la gara di ritorno, l’Atalanta di Antonio Percassi ha già fatto la storia. Perché per una cosiddetta provinciale arrivare a seppellire 4-1 il Valencia a San Siro davanti a 45mila spettatori, per giunta in un ottavo di finale di Chiampions League, è già di per sé storia. Ma l’aneddoto diventa ancora più curioso se ci si aggiunge che il presidente bergamasco, prima di essere un imprenditore, un manager e un dirigente sportivo, è stato un difensore centrale arcigno proprio di quell’Atalanta che oggi sta trascinando ai vertici dell’Europa calcistica.

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La sua carriera di calciatore risale agli anni Settanta

Cresciuto nel settore giovanile atalantino, Percassi entra a far parte della prima squadra dal 1970 e debutta in serie A nella stagione 1972-1973. In tutto, disputerà ben sette stagioni con la maglia nerazzurra, per 110 presenze, prima di trasferirsi al Cesena, nel 1977. Quando la “sua” Atalanta lo sacrificò per avere in cambio l’attaccante Ezio Bortuzzo. In Romagna però la sua permanenza durò poco, perché il richiamo della carriera imprenditoriale aveva già preso il sopravvento.

Infatti, da quando conobbe Luciano Benetton, nel 1976, la sua vita cambiò: da calciatore, si trasformò in manager e quindi in imprenditore con risultati piuttosto incoraggianti.

Sarà Percassi, infatti, ad aprire a Bergamo i primi negozi monomarca del gruppo Benetton.

Nella sua lunghissima carriera ha sviluppato la rete vendita di marchi arcinoti: tra gli altri si contano Nike, Victoria’s Secret, Ralph Lauren, Gucci, Levi’s e Ferrari. Di recente, ha ottenuto di essere il licenziatario unico in Italia per la famosa catena internazionale del caffè americano Starbucks (sbarcata in Italia, a Milano, nel 2018).

Ma una delle imprese di cui Percassi va più orgoglioso è quella di aver portato nel nostro Paese il marchio Zara nel 2001, un affare frutto di un accordo con il fondatore del gruppo spagnolo Amancio Ortega. Nel suo palmares imprenditoriale, annovera nel 2016 anche un contratto in esclusiva con la Lego per aprirne i negozi italiani.

Quel difensore fisicato e ruvido, quindi, di cambiamenti nella sua vita ne ha fatti parecchi. Dopo aver appeso gli scarpini, ad appena 25 anni, oggi è arrivato ad averne 66 e ha tra le mani quello che non si fa fatica a definire un impero. Il braccio operativo è la sua Odissea srl, la holding di cui è presidente e per mezzo della quale detiene anche il 51% di Kiko, azienda di cosmetica ideata dal figlio Stefano che nel 2018 ha fatturato 596 milioni di euro.

Il gruppo Percassi però non si ferma a Kiko

Sebbene questa azienda sia uno dei suoi asset più preziosi. Attraverso l’altra holding di famiglia, la Stilo Immobiliare Finanziaria, Antonio Percassi ha nel suo portafoglio vari investimenti immobiliari per un valore complessivo di 500 milioni di euro. Un forziere con all’interno il Torino Outlet Village a Settimo Torinese, il Sicilia Outlet Village di Enna, il Roma Outlet Village di Soratte e l’Oriocenter di Orio al Serio.

Infine, tra le innumerevoli avventure imprenditoriali vale la pena citare, nel 2014, anche un investimento in Alitalia (per il 3,9% delle quote), o la partnership con Flavio Briatore per sviluppare il marchio d’abbigliamento Billionaire Italian Couture.

L’amore per gli affari, però, non ha mai sostituito del tutto quello per il calcio

Il suo passato pallonaro è infatti riemerso con forza: già nel 1990 diventa presidente dell’Atalanta, durerà alcuni anni e si dimetterà nel 1994 a seguito di un campionato fallimentare che costò la serie B alla squadra orobica. Tornerà in sella solo nel 2010, subentrando ad Alessandro Ruggeri.

Da qui inizia la parentesi che ci porta ai giorni nostri, quelli del modello Atalanta, dello stadio acquistato dal Comune di Bergamo per 8,6 milioni di euro nel 2017. E della prima, storica, qualificazione in Champions League con il calcio spettacolo dell’allenatore Gian Piero Gasperini, un tecnico allontanato dall’Inter e ritenuto da molti, prima dell’epopea atalantina, forse non all’altezza di certi palcoscenici. Anche in questo caso Antonio Percassi ha seguito il suo fiuto imprenditoriale, qualità che lo ha tradito poche volte nella sua vita.

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