mercoledì 03 Dicembre 2025
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Piano dehors 2023: previsti per l’estate tavolini e sedie all’aperto ma non nei centri storici, che sono aree Unesco

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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

La nuova strategia legata ai dehors permetterà ai ristoranti e ai bar di tenere fuori tavolini e sedie da giugno a novembre. Tuttavia, sono esclusi i locali all’interno dell’area del centro storico, zona tutelata dall’Unesco. Il piano dovrà essere approvato entro le prossime settimane. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazioni Stamp Toscana.

Il nuovo piano per i dehors

FIRENZE – Tavolini fuori, durante l’estate, per locali e caffè? Ni. Lo dice l’amministrazione comunale, che con il piano straordinario 2023 a cui sta lavorando l’assessore al commercio e alle attività produttive Giovanni Bettarini, permetterà da giugno a novembre, di tenere fuori i tavolini e sedie. Ma solo ai locali fuori dall’area del centro storico, ovvero nelle strade e piazze non comprese nell’area Unesco.

L’obiettivo cui mira l’assessore è approvare gli atti necessari al nuovo piano straordinario (una delibera con il regolamento che deve essere presentata in consiglio) entro le prossime settimane per partire con le concessioni straordinarie il ponte del 2 giugno e mantenerle fino al ponte dei morti a novembre.

Il piano, in preparazione da parte degli uffici, si basa sul regolamento straordinario che era stato studiato lo scorso anno per il ristoro all’aperto ma riammetterà la possibilità di richiedere il suolo pubblico solo alle attività non in area Unesco. Restano ovviamente in vigore le concessioni rilasciate in base al regime ordinario sia in centro storico che fuori.

In base al piano straordinario 2023 potranno essere rilasciate in città concessioni straordinarie fuori dall’area Unesco, dove le autorizzazioni rilasciate nel 2022 (lo scorso anno fuori dall’area Unesco furono circa 350 le attività che fecero richiesta) sono state giudicate positive e hanno ravvivato luoghi e spazi all’aperto.

Tutte le occupazioni saranno soggette al pagamento del Canone patrimoniale di concessione suolo pubblico (se non saranno previste esenzioni a livello nazionale) e saranno previste pesanti sanzioni a chi non rispetta il piano che – in caso di reiterazione grave – possono arrivare fino alla revoca delle concessioni.

“Il piano straordinario per sedie e tavolini 2023 è assolutamente innovativo – ha sottolineato il sindaco Dario Nardella – perché da un lato tutela il centro storico e dall’altro promuove i quartieri periferici. Grazie al lavoro dell’assessore Bettarini e degli uffici e grazie alla concertazione con le associazioni di categoria, useremo questo piano come leva per riequilibrare i flussi tra centro e periferie e per dare occasioni di vitalità e promozione sociale nelle aree più marginali. In questo modo si mantiene la situazione a regime nel centro, dove già la presenza di dehors è molto rilevante, senza aprire alla liberalizzazione e senza applicare le misure del Governo, ma si consentirà di utilizzare sedie e tavolini in altri quartieri, ovviamente mantenendo sempre un equilibrio tra residenza e tempo libero”.

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Starbucks: superati i 120 milioni in India, ma in Cina fattura 3 miliardi di dollari

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Il logo di Starbucks

MILANO – Tata Starbucks – la JV al 50% con il colosso Tata Consumer Products, grazie alla quale la catena di caffetterie più grande del mondo è sbarcata in India nel lontano 2012 – taglia un traguardo simbolico: quello dei 10 miliardi di rupie di fatturato: oltre 110 milioni di euro. Una somma lontana da quelle che la multinazionale di Seattle realizza in altri paesi esteri.

A cominciare dalla Cina – il suo secondo mercato dopo gli Usa – dove Starbucks conta oltre 6 mila locali, per un fatturato che si è attestato, a fine esercizio 2022, a circa 3 miliardi di dollari.

Ma il dato indiano va contestualizzato. Bisogna innanzitutto tenere conto delle difficoltà di accesso a questo mercato. E del ginepraio della legislazione societaria sulle partecipazioni straniere. A ciò vanno aggiunti poi i dazi elevatissimi sulle importazioni di caffè.

L’India, non dimentichiamolo, è il terzo produttore di caffè dell’Asia, con un raccolto stimato, per quest’anno, in 6 milioni e mezzo di sacchi.

Ma sull’altro piatto della bilancia c’è l’enorme potenziale di quello che è ormai il paese più popoloso del mondo, con 1,4 miliardi di abitanti.

E con un ceto medio (reddito tra i 5.500 e i 33 mila euro), che conta ormai per quasi un terzo della popolazione.

Non dimentichiamo, infine, che il nuovo ceo di Starbucks, Laxman Narasimhan, è indiano.

Tornando a Tata Starbucks, il fatturato dell’anno fiscale 2023 (aprile – marzo) ha raggiunto i 10,87 miliardi di rupie o 120,4 milioni di euro. Un dato in crescita del 71% rispetto al 2022.

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E adesso gli infusi spopolano: valgono più di 200 milioni in Italia (+20% rispetto a prima dell’arrivo del Covid)

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Questo è infusi di Old Tree Shu Pu-erh tè
Questo è l'infuso di Old Tree Shu Pu-erh (foto concessa)

MILANO – L’Italia patria dell’espresso, che però sta riscoprendo un’altra bevanda calda: il mercato legato al consumo degli infusi infatti è in crescita anche nel Bel Paese, con una cifra stimata in base ai dati raccolti di AstraRicerche che supera i 200 milioni di euro, per uno sviluppo del 20% rispetto al periodo precedente all’arrivo della pandemia.

Una tendenza che pare sia attribuibile al trend dell’alimentazione salutista condivisa da oltre la metà degli italiani (53,3%), che confermano di volersi curare più attentamente della propria salute, anche attraverso la scelta di bevande come tisane e infusi (lo sostiene 40% degli intervistati).

Infusi e tisane: il topic della Fiera internazionale dell’ortofrutta Macfrut

Appuntamento a Rimini dal 3 al 5 maggio 2023 nell’ambito del Spices&Herbs Global Expo, il Salone delle Spezie erbe officinali e aromatiche.

L’incontro dal titolo “Il fascino dell’infuso. Abitudini di consumo, fattori qualitativi, tracciabilità della filiera: le leve per lo sviluppo del mercato del più caratteristico prodotto officinale” che approfondirà questa tematica, è previsto per venerdì 5 maggio dalle ore 11.15.

Chi interverrà

La moderazione è gestita a Andrea Primavera, presidente Fippo (Federazione italiana produttori piante officinali) con l’introduzione di Demetrio Benelli, direttore di Erboristeria Domani.

I saluti istituzionali saranno affidati al sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Luigi D’Eramo. Previsti gli interventi di Luca Fasano, amministratore delegato Valverbe, Monica Borgogno, Sensory Project Manager Mérieux NutriSciences, Ezio Battaglia frate erborista della Antica Farmacia Erboristica Sant’Anna di Genova, Magali Pellissier incaricata Sviluppo e Parternariato Iteipmai, Istituto Tecnico Qualificato del Ministero dell’Agricoltura di Francia e Valentina Scariot, professoressa associata Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (Disafa) dell’Università di Torino.

La Factory 1895 by Lavazza, porte aperte al pubblico da sabato 13 maggio: qui come prenotare la visita guidata

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lavazza coffee factory 1895
La Coffee Cave di Lavazza 1895 (foto concessa da Alessia Rizzetto PR)

SETTIMO TORINESE (Torino) – La Factory 1895 by Lavazza, cuore del progetto di sviluppo del brand, riapre le porte al grande pubblico per offrire un’esperienza unica in grado di legare l’architettura degli spazi della Factory alla nuova cultura degli specialty coffee attraverso la passione e l’esperienza degli uomini e delle donne che vi lavorano.

Da sabato 13 maggio, per 2 weekend al mese, sarà possibile prenotare una visita esclusiva presso la Factory 1895, spazio destinato alla produzione d’eccellenza degli specialty coffee dall’inconfondibile stile italiano.

Un viaggio alla scoperta dei territori di origini del caffè attraverso il racconto di luoghi, persone e lavorazioni. La visita si concluderà con una degustazione guidata dai Coffelier 1895, nell’atmosfera avvolgente della Coffee Cave. Un’esperienza che accompagnerà tutti gli ospiti verso un “viaggio” sensoriale alla scoperta dei caffè più pregiati al mondo e a conoscere le caratteristiche distintive del progetto 1895 Coffee Designers by Lavazza.

La Coffee Cave, è lo spazio della Factory dedicato al rituale del caffè in stile 1895

Gli arredi, come i banconi semi circolari, sono stati pensati come inno alla convivialità, rimandando alle atmosfere delle grandi club house europee.

Un itinerario che proietterà il visitatore nella natura di luoghi lontani dove le piante del caffè nascono e crescono. Un’occasione per conoscere il grande lavoro che i coffe designers sostengono a livello di ricerca e selezione dei caffè più pregiati; senza dimenticare l’importanza della contaminazione tecnologica nella produzione artigianale dei diversi blend e monorigine che 1895 by Lavazza ha introdotto nelle fasi produttive.

Un racconto che non si esaurisce all’interno della Factory ma che prosegue grazie al servizio di consulenza “a casa” o presso la propria attività, a cura degli esperti Coffelier 1895.

Per prenotazioni https://www.ticketlandia.com/m/factory-18953

16 posti disponibili per tre slot (10:30 -12:00; 14:30-16:00; 16:30 – 18:00)

Prezzo 15€

Milano: da bar e ristoranti è scomparso il 30% del personale qualificato

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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)

A Milano si è avviata una caccia senza sosta a cuochi e camerieri per tamponare l’emorragia. Gabriele Cartasegna, direttore del Capac, il politecnico di Confcommercio, afferma: “Capita che un giovane appena formato non accetti un contratto da 63 mila euro lordi”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Giampiero Rossi per Il Corriere della Sera.

La ricerca di personale nei bar e ristoranti di Milano

MILANO – Da una parte la caccia a tutto campo a cuochi e camerieri, dall’altra la grande fuga dai tavoli e dalle cucine. In mezzo un reclutamento a ciclo continuo, per tamponare un’emorragia altrettanto infinita. Il mercato del lavoro della ristorazione milanese funziona così, come una tela di Penelope, che si compone e si disfa da sola. A disegnare questo scenario da mal di mare sono i numeri, i rilevamenti certosini dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della Città metropolitana.

Il contesto è quello della ripresa dopo lo choc della pandemia: complessivamente, sul territorio della Grande Milano gli avviamenti (cioè i nuovi rapporti di lavoro con qualsiasi tipo di contratto e di durata) sono aumentati del 23,8 per cento, passando da 753.755 del 2021 ai 932.885 dello scorso anno.

Ma scorporando da questo conteggio il solo comparto della ristorazione nello stesso arco temporale, si registra un balzo enorme: un aumento degli avviamenti del 60,7 per cento, da 58.325 a 93.742.

Un’impennata ben visibile anche rileggendo la serie storica degli ultimi anni. “Confrontando i dati del passato si coglie una maggiore instabilità — commenta Livio Lo Verso, responsabile dell’Osservatorio sul mercato del lavoro della Città metropolitana —, ma nel tempo anche le strutture sono cambiate, da conduzioni familiari ad aziende”. Resta il fatto che “nemmeno il periodo di Expo 2015 aveva visto una tale pressione sul mercato del lavoro, perché era stato possibile pianificare, mentre la situazione attuale è frutto di una serie di imprevisti che hanno portato all’uscita di personale qualificato“.

Ecco un primo nodo: nell’ondata della cosiddetta great resignation — cioè l’allontanamento volontario di molte persone dal proprio lavoro — nell’area milanese il settore della ristorazione è stato particolarmente colpito: “Se n’è andato almeno il 30 per cento del personale”, stima Gabriele Cartasegna, direttore del Capac, il politecnico di Confcommercio. Proprio sulle scuole di formazione si scarica molta della pressione delle aziende alla ricerca, a volte disperata, di personale: “Abbiamo complessivamente 800 allievi, divisi sui due livelli formativi — spiega Cartasegna — e proponiamo loro una formazione che poggia molto sull’inserimento progressivo negli ambienti di lavoro”. Ma anche quando arrivano le offerte, emerge con accresciuto peso la questione della conciliazione dei tempi di vita con i turni, così succede che “un giovane cuoco appena formato non accetti un contratto da 63 mila euro lordi”.
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Il titolare del Ribot sulla mancanza di personale: “Da noi tutti hanno due sere libere per stare in famiglia”

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Il Duomo di Milano (Foto di Dimitri Vetsicas da Pixabay)

MILANO – Niccolò Frediani, 44 anni, terza generazione di una famiglia di ristoratori, è il titolare del Ribot, storico locale di Milano in zona San Siro e a lui fanno riferimento una sessantina di persone. L’imprenditore racconta la sua politica di gestione del personale, mentre in città molti suo colleghi denunciano la fuga dei dipendenti. Leggiamo di seguito la prima parte dell’intervista di Giampiero Rossi pubblicata sul Corriere della Sera.

Quanto sono pagati i lavoratori del suo ristorante?

“Tra i camerieri si va da 1.200 euro netti fino a oltre 2 mila per chi ha responsabilità sugli altri, in cucina da 1.400 a 2.300 e per i lavapiatti da 1.300 a 1.600, sempre per 14 mensilità ed esclusi i festivi, per 48-50 ore settimanali”.

Sono soddisfatti? Riesce a fidelizzarli?

“La permanenza media è di 6-7 anni, ma il punto non sono soltanto i soldi, sa, contano anche altre cose”.

Per esempio quali?

“Ho capito che, a un certo punto, piuttosto che più soldi in busta paga, le persone desiderano avere più tempo per le loro vite, quello è il vero valore, più dei 100 o anche 400 euro in più: e allora ci siamo organizzati per far sì che tutti quanti possano trascorrere due sere di fila con le proprie famiglie”.
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Starbucks apre l’11 maggio una nuova caffetteria a Genova, la prima in Liguria

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Il logo di Starbucks

GENOVA – L’espansione di Starbucks nel Bel Paese non accenna a fermarsi. Dopo l’apertura del primo store in Campania a Marcianise in provincia di Caserta (ne abbiamo parlato qui), il brand a stelle e strisce si prepara ad approdare a Genova. I lavori di ristrutturazione del locale stanno quasi volgendo al termine: l’apertura è prevista l‘8 maggio per i dipendenti e lo staff e, a metà della stessa settimana, intorno all’11 maggio per i clienti.

Il nuovo bar caffetteria sarà il primo della Liguria e sarà ubicato vicino via XX Settembre, strada cardine del commercio e dello shopping genovese.

Starbucks a Napoli

C’è di più: anche a Napoli apriranno presto le saracinesche di Starbucks (ne abbiamo parlato qui). Si tratta del secondo punto vendita del colosso americano in Campania dopo quello di Marcianise presso l’Outlet La Reggia. Il punto vendita del capoluogo campano vedrà la luce all’interno della galleria Umberto I insieme al multistore Mondadori.

Come aiutare i ristoratori a ridurre il costo del contante: tutti i vantaggi dei pagamenti digitali

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Umberto Zola, growth marketing lead di SumUp (immagine concessa)

MILANO – Umberto Zola, growth marketing lead di SumUp, fintech specializzata in soluzioni cashless e digitali per i piccoli business, afferma: “Nel Def il Governo ha sottolineato l’importanza dell’uso del POS come strumento di controllo all’evasione. Si tratta del risultato di un percorso di digitalizzazione dei pagamenti avviato già dai precedenti Governi negli ultimi 3 anni, che ha avuto come tappe intermedie l’introduzione della fatturazione elettronica e incentivi per consumatori ed esercenti, come il credito di imposta e il Cashback di Stato”.

Incentivare i pagamenti digitali

Zola continua: “Tuttavia crediamo che la motivazione principale per incentivare i pagamenti digitali debba continuare ad essere un’altra: il vantaggio che essi costituiscono per la crescita delle imprese in termini di fatturato. I pagamenti digitali, infatti, consentono di attrarre una crescente fetta di clientela sempre più orientata al cashless e garantiscono comodità e riduzione dei costi del contante, di cui c’è meno consapevolezza ma che sono sicuramente rilevanti per i commercianti”.

È questa l’opinione di Umberto Zola di SumUp, fintech specializzata in soluzioni cashless e digitali per i piccoli business, in una settimana in cui i pagamenti digitali sono stati al centro del dibattito in seguito all’introduzione nel Def dell’ipotesi di utilizzo del POS come strumento di controllo dell’evasione. “Quando si parla di costi ci si concentra solo su quelli del digitale, dimenticando che la gestione dei contanti ha delle spese – dalla sicurezza al trasporto per il deposito in banca – che aumentano in quei territori in cui la presenza delle filiali bancarie è meno diffusa. Nei territori rurali e montani in cui depositare e prelevare denaro implica lunghi spostamenti, mettere in sicurezza l’incasso diventa una spesa che grava sugli esercenti e che può essere abbattuta aumentando la diffusione dei pagamenti digitali”.

Ecco quali sono, secondo SumUp, i costi del contante per gli esercenti e come i pagamenti digitali consentono di abbatterli.

Sicurezza del negozio: costi di strumenti e dispositivi di allarme e sorveglianza

Avere in negozio somme consistenti di contante comporta, da parte dell’esercente, un impegno economico nel dotarsi di strumentazioni e dispositivi per la sicurezza. Preferire pagamenti digitali, riducendo la quantità di denaro contante che circola in un’attività, porta inoltre a limitare le preoccupazioni relative alla sicurezza del negozio e del personale: di conseguenza diminuiscono anche le spese per sistemi di allarme e videosorveglianza.

Controllo dei contanti falsi: costi per la verifica dell’autenticità

Tra i costi che gravano sul bilancio di un’attività che si affida principalmente al contante c’è, da un lato il rischio di accettare inconsapevolmente banconote false, dall’altro di acquistare strumenti per scannerizzare le banconote e verificarne l’autenticità: i pagamenti cashless e contactless, con carta o con smartphone, invece, semplificano e velocizzano le operazioni di cassa oltre a renderle più affidabili per esercenti e consumatori.

Costi e sicurezza del trasporto per le imprese in comuni senza banche

L’aspetto della sicurezza si lega non solo alle attività all’interno dell’esercizio commerciale ma anche al trasporto e al deposito del denaro in banca. Tutti questi aspetti diventano ancora più critici se connessi alla mancanza di capillarità degli sportelli sul territorio, con conseguente difficoltà da parte di negozi e ristoranti ad accedere ai servizi finanziari. Secondo l’Osservatorio sulla desertificazione bancaria First Cisl sono infatti 235mila le imprese che hanno sede in comuni che non vedono la presenza di una banca.

Perdita dei clienti: 4 milioni di italiani non possono prelevare nel proprio comune

Secondo i dati di Fabi[1], il 7% della popolazione italiana vive in territori dove non ci sono più banche, circa 4 milioni di italiani abitanti di 3.062 comuni privi di filiali. L’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl[2] evidenzia che il 43% dei comuni senza filiali si trovano in zone montane e l’86% in zone rurali. Dove è in atto la desertificazione bancaria diventa sempre più difficile per il consumatore prelevare contanti, quindi in questi contesti gli esercenti che non si dotano di strumenti di accettazione dei pagamenti digitali rischiano di perdere clienti.

La complessità della contabilità si risolve con POS e cassa cloud

L’ultimo costo di gestione del contante che è necessario considerare riguarda il tempo dedicato alla contabilità, che aumenta tanto più l’offerta di servizi del ristorante o di prodotti in negozio è complessa. L’uso del POS collegato a casse in cloud di nuova generazione consente invece di automatizzare i processi e avere anche strumenti di analytics, utili sia per la contabilità che per scelte strategiche di business.

La scheda sintetica di SumUp

SumUp è l’azienda leader a livello mondiale nel settore della tecnologia finanziaria, con l’obiettivo di democratizzare il settore dei pagamenti digitali per i piccoli commercianti. Fondata nel 2012, SumUp è il partner finanziario di oltre 4 milioni di esercenti in più di 35 mercati nel mondo, aiutandoli ad avviare, gestire e far crescere la loro attività.

Attraverso la sua Super App, SumUp offre ai piccoli commercianti un conto e una carta aziendale gratuiti, un negozio online e una soluzione di fatturazione, oltre a pagamenti di persona e a distanza perfettamente integrati con i terminali per carte e i registratori di cassa SumUp. Con l’intento di valorizzare il proprio successo, SumUp si è impegnata a donare l’1% del proprio fatturato a sostegno di cause ambientali, educative e imprenditoriali. Nel 2022 la società è stata riconosciuta come Top Global Employer per la comunità LGBTQ+ dallo Stonewall Workplace Equality Index.

Per maggiori informazioni, basta cliccare qui.

[1]  Analisi Fabi – Italiani senza banca

[2] Osservatorio sulla desertificazione bancaria First Cisl

Bazzara ottiene la certificazione Rainforest Alliance per la sostenibilità

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Il caffè Bazzara ottiene la certificazione Rainforest Alliance (immagine concessa)

TRIESTE – Un prodotto sempre più certificato e attento alla sostenibilità: la piccola rana verde che attesta il rispetto degli standard sociali, ambientali ed economici sarà adesso anche sul caffè Bazzara, azienda che nel proprio statuto integra agli obiettivi di profitto quelli a impatto sociale e ambientale e che, insieme a Rainforest Alliance, condivide la lotta alla deforestazione e al cambiamento climatico, oltre alla creazione di opportunità economiche e migliori condizioni di lavoro per le popolazioni rurali.

L’impegno di Bazzara per la sostenibilità

Sempre molto attenta all’ambiente e a proporre ai consumatori prodotti bio e di alta qualità, sono tanti i progetti Bazzara attenti alla natura e al sociale: dopo l’adozione del marchio Fairtrade, la torrefazione triestina si è impegnata ad ottenere anche la certificazione Rainforest Alliance, l’organizzazione no-profit che si occupa delle foreste pluviali con lo scopo di conservarne la biodiversità e garantire condizioni di vita sostenibili, trasformando le pratiche commerciali e di uso del suolo per influenzare positivamente anche il comportamento del consumatore finale.

“Fra le finalità di beneficio comune inserite nello statuto della Bazzara non manca mai l’impegno per l’ambiente, lo sviluppo di pratiche e processi di innovazione sostenibile, l’attenzione a produrre un impatto positivo sulle persone e ad incentivare collaborazioni e sinergie con gli stakeholder” afferma Mauro Bazzara, ceo della torrefazione.

Ricordiamo che l’organizzazione internazionale lavora ogni giorno per migliorare le condizioni dei produttori agricoli dei Paesi in via di sviluppo, un lavoro portato avanti attraverso precisi standard che permettono agli agricoltori di poter contare su un reddito più stabile e di guardare con fiducia al loro futuro.

Un marchio di certificazione del commercio equo e solidale che certifica le materie prime di numerosi prodotti realizzati senza lo sfruttamento dei lavoratori e dell’ambiente, aiutando il consumatore a fare la scelta giusta in modo semplice e veloce ma soprattutto consapevole.

Non solo il costo della tazzina, sono tanti i fattori da considerare quando si consuma un buon caffè, tra questi anche l’impatto che il prodotto ha sull’ambiente. Rainforest Alliance conta oggi più di 30 anni di esperienza e lavora in più di 80 Paesi sparsi in tutto il mondo per conservare la biodiversità, proteggere l’ambiente e promuovere i diritti e il benessere “delle comunità del caffè”. Oggi i consumatori sono diventati sempre più attenti ai prodotti che acquistano, un caffè certificato Rainforest Alliance è simbolo di una produzione che rispetta standard rigorosi che proteggono l’ambiente e sostengono le comunità locali.

Con il caffè certificato Rainforest Alliance gli agricoltori hanno accesso a mezzi di sostentamento e non vengono sfruttati, hanno diritto ad un salario dignitoso, le aziende possono offrire prodotti di qualità e i consumatori possono acquistare prodotti di qualità e ad alto contenuto valoriale.

Gli standard di qualità

Ma un caffè certificato Rainforest Alliance vuol dire anche usare tecniche di produzione che rispettano standard di qualità, eliminando problemi come la deforestazione, l’inquinamento delle acque, l’uso di OGM, pesticidi nocivi e tanto altro.

La produzione di caffè è aumentata negli ultimi anni espandendosi inevitabilmente anche nelle aree forestali. Le previsioni mostrano che nei prossimi decenni la produzione potrebbe essere determinante per la deforestazione, a causa dell’incremento della domanda e l’impatto dei cambiamenti climatici.

Ciò però non avviene con il caffè certificato Rainforest Alliance che persegue l’obiettivo di implementare buone pratiche agricole che aiutano a prevenire la deforestazione, come ripristinare terreni degradati, vietare la produzione nelle aree protette, aumentare la produttività delle aree agricole e forestali, piantare nuovi alberi. La certificazione, inoltre, utilizza il monitoraggio GPS delle aree di produzione per garantire che le terre siano protette e utilizzate correttamente. La lotta per proteggere le foreste del mondo è quindi al centro della missione della Rainforest Alliance.

Insieme ad agricoltori e comunità forestali, scienziati, governi, aziende e cittadini, l’organizzazione lavora per coltivare economie rurali sostenibili, la strategia più ampiamente collaudata per mantenere in piedi le foreste e combattere la crisi climatica. Tra i principali approcci alla conservazione delle foreste tropicali in tutto il mondo ricordiamo quello di proteggerle attraverso l’agricoltura rigenerativa; la collaborazione con le comunità forestali per promuovere strategie paesaggistiche sostenibili che supportano i mezzi di sussistenza locali in armonia con la salute della foresta e aiutare le comunità forestali a costruire imprese sostenibili.

La certificazione Rainforest Alliance

Mauro Bazzara continua: “Siamo molto contenti di aver ottenuto la certificazione Rainforest Alliance, è qualcosa in cui crediamo molto. La nostra azienda investe da sempre nella sostenibilità e di conseguenza anche nella comunicazione per la promozione di un nuovo modello valoriale e sostenibile di business”.

“Le nostre azioni informative e di sensibilizzazione a riguardo sono costanti, attraverso tutti i nostri canali e a più livelli: il packaging riciclabile; la linea certificata biologica dall’Istituto per la certificazione etica ed ambientale Icea e garantiti anche per Agriculture Biologique e Bio Siegel; il coinvolgimento del cliente finale nell’adozione degli alberi di caffè piantati con Treedom; l’adesione a tutta una serie di certificazioni internazionali sostenibili e a progetti che interessano l’intera filiera”.

Sono tante le iniziative aziendali che fanno della torrefazione una realtà amica dell’ambiente. Tutti progetti che si collocano all’interno della visione aziendale della Bazzara, impresa caffeicola che vede nella sostenibilità, intesa sia come obiettivo in sé che come modus operandi, il pilastro portante di un nuovo paradigma di business.

Altromercato e Parmalat lanciano i prodotti Zymil con il caffè della Tanzania e il cacao dell’Ecuador

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Zymil latte&cioccolato con cacao dell’Ecuador e Zymil latte&caffè (immagine concessa)

MILANO Parmalat e Altromercato si sono uniti per realizzare dei prodotti nel segno del benessere e del gusto: così sono nati Zymil latte&cioccolato e Zymil latte&caffè. Due nuovi prodotti che permettono alle persone di fare una scelta per il proprio benessere, ma anche per quello degli agricoltori che hanno prodotto il cacao dell’Ecuador e il caffè della Tanzania e per il pianeta.

Parmalat ha selezionato due ingredienti provenienti dalle filiere etiche che Altromercato ha costruito in 35 anni di esperienza garantendo una qualità eccellente delle materie prime, un alto impatto sociale e un basso impatto ambientale, grazie al rispetto dei Criteri del Commercio Equo e Solidale.

Parmalat e Altromercato per la sostenibilità

Proprio grazie al fair trade il lavoro di centinaia di migliaia di contadini e artigiani nel nord come nel sud del mondo viene rispettato ed equamente retribuito, generando possibilità di sviluppo nelle comunità locali.

Non è la prima volta che Parmalat e Altromercato stringono una partnership per l’acquisto di materie prime: già nel 2019, infatti, Parmalat ha iniziato ad acquistare lo zucchero di canna e il cacao dalle filiere etiche di Altromercato per la produzione della Coppa Malù.

Sono sempre di più i brand del gruppo che si impegnano per generare impatti sociali e ambientali positivi sui produttori alla base delle proprie filiere, perché l’etica delle imprese è un argomento di crescente interesse anche da parte dei consumatori.

“Il sempre più serrato dialogo tra i movimenti di economia solidale e sostenibile con il mondo della distribuzione organizzata e delle imprese è una importante occasione per confrontarsi su buone pratiche e su azioni concrete. Oggi, infatti, il consumatore chiede alle aziende di mettere al centro delle proprie attività la coerenza tra quanto dichiarano e quanto realizzano: se vogliono stare sul mercato, i brand devono rispondere a queste istanze in modo innovativo e con continuità”, afferma Alessandro Franceschini, presidente di Altromercato.

Franceschini continua: “Siamo in un periodo di evoluzione del modello economico a livello globale nel quale industria e movimento solidale non solo possono coesistere, ma devono collaborare per abbinare alla fornitura di materie prime da filiere etiche e sostenibili le capacità produttive e finanziarie tipiche delle economie di scala. E Altromercato sta perseguendo con forza questo indirizzo con aziende disponibili a creare percorsi di economia sostenibile che coinvolge anche le filiere di approvvigionamento. Anche Parmalat ha intrapreso con noi questo percorso, comprendendo come incontro, co-progettazione e partnership qualificate siano il punto di forza per un rinnovamento del modello di filiera”.

“Per i prodotti Parmalat selezioniamo da sempre partner e fornitori che ci permettano di mantenere alti gli standard qualitativi dei nostri prodotti e che lavorino in modo responsabile nei confronti del pianeta e di tutti gli attori della filiera” dichiara Elisa Mitaritonna, Marketing Manager di Parmalat. “Da diversi anni collaboriamo con un partner di valore come Altromercato per diverse referenze del nostro portfolio e in quest’occasione per Zymil – il primo latte ad alta digeribilità e nostro brand di punta- siamo orgogliosi di poter offrire ai consumatori un prodotto dal gusto eccezionale , pensato per contribuire al loro benessere ma anche di quello della filiera con materie prime certificate e sostenibili”.

La scheda sintetica di Parmalat

 Parmalat – azienda parte del Gruppo Lactalis dal 2011 – è leader in Italia nel mercato del latte e nella produzione e distribuzione di alimenti insostituibili per il benessere quotidiano. L’azienda sviluppa prodotti ad alto valore aggiunto per una equilibrata e salutare alimentazione dei propri consumatori, unendo tradizione e innovazione nel gusto e nei processi produttivi. Parmalat è una realtà presente sul territorio italiano con 9 stabilimenti e oltre 1.800 dipendenti, oltre a raggiungere circa 20.000.000 di famiglie italiane e 200.000.000 di consumatori nel mondo.

I marchi principali sono: Parmalatdedicato a latte e yogurt, Santàl, per i succhi e le bevande a base di frutta, Zymil, la linea di prodotti ad alta digeribilità senza lattosio, Chef con un’expertise gastronomica riconosciuta nel mercato della panna e della besciamella. Parmalat è presente anche attraverso marchi locali che rappresentano eccellenze del nostro territorio: Bernain Campania, Lactis e Latte Oro in Liguria, Latte Sole e Latte Stella in Sicilia, Torvis e Latterie Friuliane in Friuli-Venezia Giulia.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

La scheda sintetica di Altromercato

 Altromercato è la principale realtà di Commercio Equo e Solidale italiana e tra le più grandi al mondo. È un’organizzazione formata da 91 Soci e più di 200 Botteghe che gestisce da 35 anni rapporti con 140 gruppi di produttori in oltre 40 paesi, nel Sud e nel Nord del mondo.

Il lavoro di oltre 450mila contadini e artigiani viene rispettato ed equamente retribuito, perché si basa su una filiera trasparente e tracciabile, che tutela i produttori, l’ambiente e garantisce la qualità dei prodotti.

Altromercato propone prodotti che hanno una caratteristica comune: sono buoni per chi li sceglie e per chi li produce. La sua gamma si compone di prodotti alimentari, molti dei quali biologici, anche freschi e una selezione di prodotti tipici italiani – Solidale Italiano, una linea di igiene e cosmesi naturale – Natyr, articoli di artigianato per la casa e ricorrenze On Earth Etichal Home, abbigliamento e accessori della linea di moda etica On Earth.

Le principali referenze sono presenti nello shop online, in 1500 punti vendita della Grande Distribuzione, 2000 negozi specializzati bio, oltre che in ristoranti, mense scolastiche, bar ed erboristerie, Gruppi di Acquisto Solidale.

Con Altromercato si alimenta un’economia sana, un circolo virtuoso – dal produttore al consumatore – che dura da 35 anni, uno stile di vita sostenibile per tutti.

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