Il Duomo di Milano (Foto di Dimitri Vetsicas da Pixabay)
Pasticceria Martesana ha inaugurato giovedì 30 marzo 2023, il suo quinto locale a Milano in Porta Romana. La bottega storica milanese fondata nel 1966 ha scelto uno dei district più dinamici della città per la sua nuova apertura, progettando un locale completamente nuovo. Leggiamo di seguito l’articolo pubblicato sul portale Affari Italiani.
Il nuovo store di Pasticceria Martesana
MILANO – Una pasticceria che propone una nuova occasione di consumo e di socialità, di ritrovo che dà eco e respiro alle altre location di Martesana. A partire dalla prima sede storica di Via Cagliero con la sua forza e la sua storia, la pasticceria di Sarpi tra Monumentale e Quartiere cinese, con il bar pasticceria in piazza a Sant’Agostino, fino al punto vendita del Mercato Centrale, nuovo polo food & shopping identitario di Milano, hub per il pubblico nazionale ed estero.
Il locale sorge in Corso di Porta Romana all’angolo con viale Caldara e, con le sue vetrine, affaccia direttamente sull’antico casello o dazio doganale che un tempo segnava il confine tra gli abitanti del contado e chi risiedeva entro le mura spagnole della città.
Pasticceria Martesana, format e storia del brand
La nuova Pasticceria Martesana in Porta Romana è un format che affonda nella storia del brand, per collocarsi nel presente e dialogare con una città come Milano e con il suo pubblico plurale, internazionale, eterogeneo, sempre in cerca dei migliori prodotti della pasticceria tradizionale, ma con una forte attenzione alla contemporaneità e all’innovazione.
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MILANO – Esistono ben 1.500 tipologie differenti di tè e, secondo la FAO, ogni anno ne vengono bevuti circa 300 miliardi di litri, rendendo questa bevanda la più consumata al mondo dopo l’acqua. Ma quali sono le preferenze degli italiani in fatto di tè? Lo preferiscono caldo o freddo, nero o verde? Le risposte arrivano da Everli – il marketplace della spesa online – che ha analizzato gli ordini effettuati sul sito e via app nel corso del 2022, riscontrando interessanti curiosità sui gusti degli utenti del Bel Paese.
Inoltre, per esplorare le proprietà nutrizionali del tè e sfatare qualche falso mito sul suo consumo, Everli ha coinvolto la Dottoressa Francesca Maria Laguzzi, nutrizionista di MioDottore.
Regione che vai, tè che trovi: la mappa delle preferenze dello Stivale di Everli
In base ai dati di Everli, sembra che in alcune aree italiane si apprezzi particolarmente una fumante tazza di tè caldo mentre in altre si preferisca un più rinfrescante e pratico bicchiere di tè freddo già pronto.
Nello specifico, inLombardia e in Veneto si opta per il fai-da-te e si acquista maggiormente il tè in formato bustina: entrambe le regioni annoverano infatti due province nella top 10 di quelle con la spesa maggiore per questa categoria di prodotto, rispettivamente Milano (2° posto) e Varese (10°), Padova (4°) e Verona (7°).
Al contrario, il tè in bottiglia è maggiormente consumato in Piemonte e Friuli-Venezia Giulia: la classifica delle 10 località che più hanno speso per questa bevanda già pronta vede infatti una predominanza di province piemontesi e friulane, ossia Torino (2°) e Vercelli (7°), Trieste (3°) e Gorizia (9°).
Ex aequo in Emilia-Romagna, regione con due province presenti in entrambe le graduatorie. Eppure, se Bologna sembra apprezzare entrambi i formati – tanto da posizionarsi al 6° posto della classifica delle province con la spesa maggiore in tè in bustine e in 4° posizione per quello in bottiglia – Forlì-Cesena si schiera dalla parte dell’infuso tradizionale, mentre a Rimini si beve maggiormente la versione fredda e già pronta.
La top 10 delle province italiane in cui si spende di più per l’acquisto di tè in bustina
1.
Roma (Lazio)
6.
Bologna (Emilia-Romagna)
2.
Milano (Lombardia)
7.
Verona (Veneto)
3.
Torino (Piemonte)
8.
Genova (Liguria)
4.
Padova (Veneto)
9.
Forlì-Cesena (Emilia-Romagna)
5.
Trieste (Friuli-Venezia Giulia)
10.
Varese (Lombardia)
La top 10 delle province italiane in cui si spende di più per l’acquisto di tè in bottiglia
1.
Milano (Lombardia)
6.
Pesaro e Urbino (Marche)
2.
Torino (Piemonte)
7.
Vercelli (Piemonte)
3.
Trieste (Friuli-Venezia Giulia)
8.
Genova (Liguria)
4.
Bologna (Emilia-Romagna)
9.
Gorizia (Friuli-Venezia Giulia)
5.
Bolzano (Trentino-Alto Adige)
10.
Rimini (Emilia-Romagna)
Tè nero, l’infuso dal gusto British più acquistato nel Bel Paese
Gli italiani che preferiscono il tè in bustina sembrano tutti concordi sulla tipologia preferita: il tè nero. Infatti, se si guarda alle 10 province che secondo Everli hanno speso di più per questo formato, tutte nel 2022 hanno acquistato prevalentemente tè dal colore scuro e dal gusto forte e deciso.
Entrando maggiormente nel dettaglio, nelle province lombarde, emiliane e romagnole sembra esserci una predilezione particolare per i sapori speziati e fruttati propri della miscela di tè nero di Ceylon e di Assam, mentre in Veneto si beve maggiormente il tè neroaromatizzato al limone (il più acquistato dai veronesi) o al bergamotto (il preferito a Treviso).
Al secondo posto nel cuore – e nelle tazze – del Bel Paese c’è il tè verde, che con il suo sapore agrumato si è fatto spazio nei carrelli della spesa online, soprattutto a Milano, Trieste e Genova. Infine, c’è chi non vuole rinunciare a una tazza di tè ma neanche eccedere con la caffeina, per questo la terza tipologia di tè più acquistato su Everli è quello deteinato, comprato in particolar modo a Roma, Milano e Bologna.
Tè in bottiglia? Non solo limone o pesca, si fa spazio anche il tè verde
Nella sempre viva “lotta” tra chi preferisce il tè freddo al limone e chi quello alla pesca, sembra non ci siano dubbi: è il tè in bottiglia al limone a vincere.
Infatti, nella top 10 delle province che spendono maggiormente per l’acquisto di tè imbottigliato secondo Everli, sono sei le città a scegliere la versione al limone, mentre solo milanesi e bolzanini rientrano tra i sostenitori del tè freddo alla pesca. In questa speciale sfida tra tè in bottiglia, però, compare anche un rivale inaspettato: il tè verde, in cima alla lista della spesa a Bologna e a Pesaro-Urbino.
Tra benefici e falsi miti: tutta la verità sul tè
Come spiega la nutrizionista di MioDottore, la dottoressa Francesca Maria Laguzzi, il tè gode di sostanze estremamente positive per l’essere umano, come polifenoli, in particolare catechine e flavonoli, che “hanno la capacità di alterare la patogenesi di alcune malattie grazie alle loro proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antiproliferative, antibatteriche e antivirali”. Nello specifico, “il consumo di tè è associato a una riduzione delle patologie cardiovascolari, alla modulazione della glicemia, alla promozione della digestione, a un effetto tonico e alla protezione da patologie neurodegenerative”, commenta l’esperta.
Forse è proprio perché si tratta di una bevanda con molti benefici per l’organismo e consumata fin dall’antichità che, negli anni, attorno al tè si sono creati alcuni falsi miti.
A questo proposito, la nutrizionista di MioDottore fa luce su 5 credenze ricorrenti:
Il tè non fa dimagrire ma, poiché più salutare di altre bibite zuccherate o gassate, è possibile annoverarlo tra le bevande “dietetiche”, sempre che non venga arricchito con zucchero, miele o sciroppi.
Bere tè con il limone non ne potenzia gli effetti positivi, può però essere un buon espediente per stimolare la funzionalità epatica, soprattutto se consumato appena alzati prima della colazione.
Il tè deteinato non è sempre la scelta più salutare, perché potrebbe essere prodotto tramite l’utilizzo di solventi non propriamente salutari.
Il tè verde non è per tutti, anzi può interferire con il metabolismo di determinati farmaci, poiché le catechine in esso presenti inibiscono degli enzimi, come il CY3A4.
Il tè non è dannoso per la salute epatica, o meglio, le normali quantità di assunzione non ne compromettono la funzionalità, ma è bene non esagerare: la presenza di tannini può interferire con la corretta assunzione del ferro, soprattutto se lasciato a lungo in infusione.
La tacca della tazzina Ikea (immagine presa dal canale YouTube Hahah)
Tutte letazzedell’Ikea, nota azienda svedese, hanno una sorta di tacca, una scanalatura alla base. Questo particolare a colpo d’occhio potrebbe far pensare ad un difetto. In realtà ha uno scopo e una ragione ben precisa. L’azienda cura molto i dettagli e i particolari degli oggetti della sua collezione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Come Star Bene.
La tazza Ikea
La tacca sulla base delle tazze dell’Ikea è un piccolo dettaglio che potrebbe sembrare insignificante, ma in realtà ha un significato importante e una funzione utile.
Innanzitutto, è importante notare che non tutte le tazze hanno una tasca sulla base. Le tazze che presentano questa caratteristica sono generalmente quelle più grandi, come le tazze da caffè o le tazze da tè e sono spesso realizzate in ceramica o porcellana.
La funzione principale della tacca sulla base delle tazze è quella di consentire una maggiore stabilità quando si impilano le tazze. Quando si impilano le tazze una sopra l’altra, la tacca sulla base si incastra perfettamente nella parte superiore della tazza sottostante, impedendo alle tazze di scivolare l’una sull’altra e di cadere. Questo rende più facile impilarle e risparmiare spazio nei ripiani della cucina o del ripostiglio.
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FANO (Pesaro e Urbino) – La Natura Lifestyle International Holding AG, ha recentemente completato l’acquisizione del 60% di Ultramar Caffè, leader in Europa nel confezionamento di capsule a barriera con caffè e derivati in tutti i materiali, dalla plastica, alluminio, e compostaggio domestico. La Ultramar Invest, società della famiglia Nava Montanari, manterrà una quota pari al 40%.
La strategia di sviluppo Ultramar
La Natura Lifestyle International Holding AG consentirà a Ultramar e al suo management di sviluppare un’ambiziosa strategia di sviluppo rafforzando l’organizzazione aziendale e ampliando ulteriormente la sua presenza internazionale. Un’operazione, quindi, che consentirà Ultramar di conquistare nuovi mercati, aumentando la propria crescita.
Ultramar Caffè ha chiuso il 2022 con un fatturato complessivo di oltre 20.000.000 euro, per un aumento del 40% rispetto al 2021. Un risultato eccezionale, frutto di una attenta politica di sviluppo commerciale e pianificazione finanziaria. Ultramar Caffè annovera più di 70 collaboratori e produce oltre 200 milioni di capsule di caffè con l’obiettivo, per il 2024, di arrivare a mezzo miliardo.
“Questa operazione rappresenta una grande opportunità per Ultramar Caffè – spiega l’amministratore delegato Alessandro Nava – In 8 anni abbiamo raggiunto risultati davvero incredibili, frutto di una crescita esponenziale resa possibile dall’armonia tra investimenti e settore commerciale. Abbiamo operato in investimenti su nuovi prodotti, su nuovi mercati e sui tanti nostri collaboratori, siamo diventati un’importante realtà riconosciuta a livello internazionale. Questo di oggi è un ulteriore passo in avanti che ci permetterà di crescere ulteriormente e più velocemente sui mercati europei ed internazionali. Manterremo fede alla nostra identità”.
La Natura Lifestyle International Holding AG è già presente nel settore del monoporzionato con la Functional Food, società svizzera che opera nel settore del confezionamento capsule compatibili ed a sistema chiuso nella quale l’amministratore delegato è il dottor Gianni Remo che è indicato come prossimo amministratore delegato dell’azienda.
Watson Farley & Williams e Ceccarelli & Silvestri hanno assistito i soci di Ultramar Caffè, nella cessione della maggioranza del capitale sociale in favore di La Natura Lifestyle International Holding AG.
Da sinistra: Andrea Coccia, R&D Director presso Gruppo Cimbali, Sabrina Arcaro, marketing manager di Unox Forni professionali, Michele Cannone, Lavazza global brand director away from home, Lorenzo Sarvello, amministratore delegato e managing director di Brita Italia, Michele Adt, direttore di Confida e Paolo Andrigo, director in Accenture
MILANO – Brita, azienda leader nel settore del trattamento dell’acqua potabile, ha partecipato al Fuorisalone come sponsor di Isola Design Festival presso la Fondazione Riccardo Catella, realtà attiva dal 2005 con la missione di diffondere la cultura della sostenibilità nello sviluppo del territorio, all’ombra del grattacielo Unicredit in via Gaetano de Castillia 28.
L’acqua diventa in questo modo la protagonista di Redesign your future, un itinerario che si sviluppa in tre aree: un’installazione creativa e di design en plein air, un’esperienza di realtà virtuale fruibile tramite Oculus e, in conclusione, le dimostrazioni sensoriali della Brita Water Wheel insieme agli esperti dell’azienda per osservare e percepire l’acqua da un punto di vista completamente differente dal solito.
La postazione per la realtà virtuale di Brita (immagine concessa)
Il tema centrale della manifestazione è la preservazione dell’ambiente in ogni sua forma. Ed è con questa premessa che si è svolta la tavola rotonda “Storie di sostenibilità in uno scenario di crescita e cambiamento”, un talk che ha visto come protagonisti alcuni tra i maggiori esponenti del mondo imprenditoriale: Andrea Coccia, R&D Director presso Gruppo Cimbali, Sabrina Arcaro, marketing manager di Unox Forni professionali, Michele Adt, direttore di Confida, Michele Cannone, Lavazza global brand director away from home e Paolo Andrigo, director in Accenture hanno esposto i loro punti di vista sui temi principali dell’economia circolare, del riciclo e della riduzione della carbon footprint.
La sostenibilità secondo Brita
A fare gli onori di casa, Lorenzo Sarvello, amministratore delegato e managing director di Brita Italia, che rompe il silenzio della sala: “Sin dall’anno scorso abbiamo voluto rinnovare il nostro brand che vuole essere sempre più agile, moderno e simbolo di lifestyle. Questo è il motivo principale per cui abbiamo scelto Isola come nostra sede per la Milan Design Week che potrebbe essere definito come uno dei distretti più innovativi del capoluogo lombardo e, fino a poco tempo fa, neanche esisteva. Isola, esattamente come Brita, si erge a simbolo della rigenerazione e della capacità di reinventarsi”.
Sarvello aggiunge: “La ragione per cui abbiamo scelto la Fondazione Catella è che quest’ultima gestisce la Biblioteca degli Alberi, uno spazio verde, pubblico e privato, circondato dal massimo del design moderno. Questo è ciò che vogliamo in Brita: coniugare sostenibilità, modernità ed efficienza ed è questo il nostro obiettivo. Puntiamo eticamente a ridisegnare il modo di bere acqua in maniera sostenibile”.
L’esposizione dei prodotti Brita
Andrea Coccia, R&D Director presso Gruppo Cimbali, prende la parola: “La sostenibilità per Gruppo Cimbali non è un progetto o un prodotto ma bensì una filosofia aziendale che guida la realtà in ogni sua scelta e che ne riguarda ogni aspetto come, ad esempio, la gestione delle persone e delle risorse. Ogni decisione aziendale di carattere strategico e di business si pone come prima domanda il comportamento sostenibile e non solo in termini di valore morale: è stato ampliamente dimostrato che le imprese guidate da questa filosofia diventano con il tempo più efficienti sotto ogni punto di vista. Il secondo tema da esplorare è il prodotto finale nel quale i concetti di sostenibilità e di risparmio energetico devono essere presenti sin dalla base del design iniziale.”
Efficienza e rispetto per l’ambiente
Arriva poi il turno di Sabrina Arcaro, marketing manager di Unox Forni professionali: “La sostenibilità è l’evoluzione naturale che risiede nel cuore dei nostri forni. Il mindset che ci caratterizza ha spinto nel corso della storia dell’azienda ad abbassare nel tempo la carbon footprint delle macchine e a creare prodotti sempre più efficienti dal punto di vista tecnologico ed energetico”.
Dal mondo dei produttori si passa a quello del vending. Michele Adt, direttore di Confida, spiega il valore dell’ecologia e della sostenibilità sotto la lente della sua esperienza: “Confida è l’unica associazione che rappresenta tutta la filiera del vending: dai produttori, alle tecnologie fino ad arrivare alle aziende alimentari che distribuiscono i propri prodotti nel canale della distribuzione automatica. Abbiamo iniziato a muoverci nel campo dell’ecologia con il progetto Vending Sostenibile grazie al quale abbiamo cercato di creare una maggiore consapevolezza ambientale all’interno delle aziende. In seguito, abbiamo iniziato a sviluppare nuovi progetti: il primo di questi è RiVending, l’iniziativa volta al riciclo della plastica dei distributori automatici. Dal 2019 ad oggi ci sono già 13.000 cestini volti al riciclo in tutta Italia e, da allora, sono state risparmiate all’incirca 1000 tonnellate di Co2.”
Il settore del vending per un mondo più green
Adt continua: “Un altro nostro progetto del tutto diverso è rivolto alla lotta contro lo spreco alimentare. Grazie a Banco Alimentare sono stati distribuiti prodotti alimentari, a diversi giorni dalla scadenza, da 800mila distributori automatici per donarli alle organizzazioni caritative. Il nostro obiettivo per il 2026 è quello di sviluppare altri progetti come questi su alcuni filoni costanti tra cui: i temi del report della sostenibilità, dell’economia circolare e della creazione di maggiori competenze in campo ambientale senza trascurare l’impatto sociale. In quest’ultimo campo alcune aziende, nostre associate, hanno creato un’officina all’interno del carcere di Bollate dove vengono riparate le vending machine: questo ha il vantaggio di formare dei tecnici che a breve faranno il loro ritorno nella società aiutandoli a sviluppare delle competenze concrete”.
È poi venuto il turno di Michele Cannone, Lavazza global brand director away from home, per parlare di economia green all’interno di una delle aziende simbolo del made in Italy: “Non consumiamo più di quello che non siamo in grado di rigenerare: questo è il leitmotiv e il punto di partenza dell’azienda. Noi abbiamo iniziato a parlare di sostenibilità più di vent’anni fa nel 2002. Siamo partiti alla base del tema e ci siamo posti l’obiettivo di fare in modo che si possa consumare caffè per i prossimi secoli: ciò non è così scontato nella nostra filiera”.
Il ruolo della sostenibilità per il caffè
Cannone continua: “Ci sono diversi milioni di coltivatori al mondo e all’incirca 12 milioni di piantagioni. Lavazza ha lanciato progetti di sostenibilità che coinvolgono più di 100mila lavoratori nella filiera del caffè e li abbiamo aiutati a produrre di più e in maniera più ottimale.
Il chicco non si coltiva ugualmente in tutto il mondo e ci sono differenze enormi tra i Paesi. Ad esempio, si passa da 4-5 sacchi per ettaro a Cuba e si arriva fino a 40 sacchi in Vietnam. Se i consumi continuano in questo modo, gli esperti affermano che tra trent’anni non ci sarà più caffè per tutti. La terra per coltivare questa pianta non è enorme e ci sono dei limiti anche geografici. Bisogna riconoscere il valore dei lavoratori nella filiera”.
“Risulta importante l’aspetto sociale che tuttavia non significa charity” sottolinea ancora Cannone. “Noi aiutiamo i coltivatori nel loro lavoro e a renderli orgogliosi del proprio operato. Fare charity è tutt’altro esercizio. I nostri progetti durano dai 5 agli 8 anni in ciascun paese. In Italia il nostro La Reserva de iTierra! non è altro che un insieme di blend che mette insieme i risultati di questi progetti. Quello che abbiamo cercato di fare è stato valorizzare la produzione del caffè in modo tale che venga compreso anche dal consumatore finale”.
L’economia circolare in ufficio
Paolo Andrigo, director in Accenture, una delle più grandi aziende di consulenza mondiale, ed esperto di caffè, riflette su un diverso punto di vista: “Una delle sfide che il nostro team si è imposto è quello di creare un ufficio sostenibile e vivere all’insegna dell’economia circolare. Aiutiamo le altre aziende a creare delle soluzioni sostenibili al loro interno. Per quel che ci riguarda, all’interno del nostro ufficio, abbiamo adottato diverse pratiche come l’introduzione di bicchieri di carta disponibili nelle vending machine. Abbiamo creato anche un sistema per misurare l’impatto economico e sociale sulla sostenibilità all’interno dell’azienda controllando così il risparmio energetico e ambientale nel nostro ufficio”.
Il talk si avvia verso il secondo giro in cui si discute dell’inserimento del tema della sostenibilità nella filiera a valle e come ciò venga raggiunto e recepito dai consumatori finali.
Andrea Coccia del Gruppo Cimbali espone il suo punto di vista: “Noi produciamo macchine da caffè fortemente performanti e i nostri clienti richiedono attrezzature veloci, precise e stabili. Ultimamente, soprattutto quelli più esigenti, richiedono delle perfomance legate alla sostenibilità: quest’ultima rientra ormai nelle specifiche di prodotto della macchina. Più precisamente, abbiamo creato nel settore Ricerca e Sviluppo un team di quattro persone dedicato interamente alla sostenibilità. Noi misuriamo ben due parametri: l’impatto ambientale e l’indice di riciclabilità. Ogni nuovo prodotto deve rispettare delle precise richieste che devono rientrare sotto questi aspetti. Abbiamo quindi la possibilità oggi di fornire ai clienti in maniera chiara e cristallina l’impatto ambientale delle nostre macchine”.
Una maggiore consapevolezza a valle
Il microfono torna a Michele Adt: “Nel nostro settore dobbiamo distinguere tra clienti e consumatori finali. I primi rappresentano gli imprenditori e gli incaricati dell’azienda dell’ente dove sono ubicati i distributori automatici. I consumatori finali invece sono i clienti che acquistano prodotti dalla vending machine. Talvolta esiste una distonia tra le richieste dell’azienda e le esigenze del consumatore finale. È imperativo ascoltare entrambe le parti. Ad esempio, in un ufficio vengono proposti prodotti senza glutine quando in realtà non c’è nessuno intollerante per acquistarli: ciò nasce da un’iniziativa creata di fretta più per esigenze di marketing e non di un’esigenza di fondo. La sostenibilità, a mio parere, è anche soprattutto ascolto.”
Un prezzo da pagare per definirsi sostenibili
Michele Cannone aggiunge: “Credo ci sia ancora un po’ di confusione sul tema. Tutti vogliamo essere sostenibili ma non tutti siamo disponibili a pagare. C’è ancora molto da fare e siamo solo agli inizi. In realtà oggi essere sostenibili costa di più per tutti e per l’azienda in primis. Siamo in una fase in cui le nuove tecnologie non sono ancora arrivate a fare in maniera efficiente quello che le vecchie tecnologie facevano in maniera meno sostenibile. Per avere una filiera più green si deve essere disposti a pagare di più. Stiamo vivendo ancora una fase di transizione che sarà condizionata dalle nuove normative”.
Cannone conclude così: “L’argomento è molto complesso. A mio parere il consumatore finale sarà condizionato a intraprendere alcune scelte sostenibili che saranno quasi obbligatorie in futuro. Lavazza sta cercando di rendere più appetibile per il consumatore finale essere più sostenibile. A Cuba, l’azienda si sta impegnando a ricostruire la filiera del caffè con una mappatura blockchain che abbiamo sviluppato con il Ministero dell’ambiente cubano. In questo modo sappiamo esattamente come arriva ogni chicco di caffè e come finisce nelle tazze dei consumatori. Questo ci porterà alla costruzione di una filiera molto più comprensibile e sostenibile volta a valorizzare la figura dei lavoratori anche agli occhi dei consumatori finali”.
MILANO – Clessidra Private Equity SGR, primario operatore nel mercato italiano del private equity focalizzato nel segmento upper-mid market, annuncia l’acquisizione della società piemontese Everton, azienda leader nel settore del tè, tisane ed infusi, da un club deal di investitori organizzato da Cronos Capital Partners.
Federico Dodero, amministratore delegato di Everton, manterrà una quota di minoranza della società e continuerà nel suo ruolo operativo. Non è stata comunicata la cifra dell’acquisizione di Everton che ha chiuso l’ultimo fatturato con 40 milioni di ricavi.
Everton offre una vasta gamma di tè, tisane ed infusi, con un portafoglio prodotto sovra-indicizzato rispetto al mercato per quanto concerne i prodotti biologici di provenienza diretta e soluzioni di imballaggio sostenibili. Grazie ad una catena di approvvigionamento integrata e senza uguali la società fornisce ai propri clienti qualità, innovazione, tracciabilità del prodotto e prezzi competitivi.
Everton, stabilimenti in Italia, India e Croazia, filiale negli Usa
La crescita di Everton è stata trainata negli ultimi anni dalle tisane e dagli infusi, che attualmente rappresentano la parte preponderante dell’offerta e dei ricavi. A livello globale, le tisane e gli infusi continuano a crescere maggiormente rispetto alle altre categorie di bevande calde, spinte da un diverso modello di consumo nelle regioni principali dove il consumatore privilegia sempre più i prodotti premium con caratteristiche funzionali legate al benessere fisico (proprietà digestive, detox, rilassanti ecc.).
Everton – che ha costruito una collaborazione di lunga data con i suoi clienti sia nazionali che internazionali – ha raggiunto nell’ultimo anno un fatturato di circa 40 milioni di euro.
L’investimento in Everton rappresenta la quarta operazione del fondo Clessidra Capital Partners 4 e consentirà alla Società di consolidare gli ambiziosi piani di crescita del management. L’operazione vedrà infatti Federico Dodero, già azionista della società, reinvestire nell’Azienda insieme agli altri dirigenti, il cui ruolo sarà fondamentale per garantire la continuità dell’azienda in questo nuovo capitolo.
Il team di investimento di Clessidra è stato coordinato da Rebecka Swenson, Managing Director con il supporto di Mario Balestrazzi, Investment Director e Vittorio Basei, Associate.
“Siamo entusiasti di collaborare con Everton, che negli ultimi anni si è affermata come partner privilegiato per i principali operatori della distribuzione moderna, sia in Italia che all’estero – dichiara Andrea Ottaviano, ceo di Clessidra Private Equity SGR. – Everton ha costantemente ampliato i suoi mercati di riferimento generando per oltre 10 anni una crescita dei ricavi a doppia cifra. Non vediamo l’ora di supportare il continuo successo di Everton e di lavorare con Federico Dodero e l’eccezionale team dell’azienda per sostenere la loro visione”.
“Everton rappresenta una piattaforma eccellente su cui costruire un progetto di crescita sostenibile – aggiunge Rebecka Swenson, Managing Director di Clessidra
– Siamo davvero lieti di avere l’opportunità di affiancare l’Azienda nell’ulteriore crescita della sua leadership in Europa ma anche negli Stati Uniti, e sulla base del successo attuale individueremo adeguati target nei mercati principali per accelerare il percorso di espansione già delineato.”
“L’esperienza ineguagliabile di Clessidra nella creazione di aziende leader e sostenibili attraverso progetti di aggregazione e la profonda conoscenza del mercato ne fanno il partner ideale di Everton – conclude Federico Dodero. – Clessidra ha apprezzato in particolare il nostro assoluto impegno per la qualità dei prodotti e l’approvvigionamento diretto per soddisfare le esigenze dei nostri clienti; la sua esperienza finanziaria e operativa sarà molto preziosa per la prossima fase di crescita. Insieme a Clessidra, non vediamo l’ora di espandere la nostra impronta globale per continuare il nostro percorso di espansione, rimanendo fedeli ai valori che ci hanno permesso di raggiungere la posizione attuale.”
Nell’operazione Clessidra è stata assistita da Equita KFinance, in qualità di M&A advisor, Equita (debt advisor), Target Law (ambito legale) KPMG (ambito contabile), Bain (ambito commerciale), Bonfiglioli Consulting (ambito operations), Studio RDRA (ambito fiscale e di strutturazione)
I venditori sono stati assistiti da Vitale & Co. (financial advisor), Studio Gattai, Minoli, Partners ed LCA (legal advisor) e Deloitte (tax advisor).
La scheda sintetica di Clessidra Private Equity
Clessidra Private Equity è una società leader nel mercato italiano della gestione di fondi di private equity, con oltre 3 miliardi di euro di impegni di capitale complessivamente raccolti. Fondata nel 2003, Clessidra Private Equity SGR SpA è controllata da Clessidra Holding SpA, la quale è detenuta al 100% da Italmobiliare SpA, la holding di investimenti controllata dalla famiglia Pesenti. Dalla sua fondazione, sono stati completati 26 investimenti per un ammontare complessivo pari a oltre 2 miliardi di euro; nello stesso periodo sono state concluse 29 operazioni di add-on per le società in portafoglio. La società ha completato gli investimenti del suo terzo fondo di private equity e sta finalizzando la raccolta del quarto fondo.
Alla presentazione di Top 100 a Padova si è tenuto un confronto tra Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, Pascal Heritier, direttore generale di Massimo Zanetti Beverage Group, e Mario Moretti Polegato, presidente di Geox, in cui hanno raccontato le sfide del futuro delle aziende e il periodo della pandemia. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale NordEst Economia.
Il cambiamento nel mondo del lavoro e la sfida delle aziende
MILANO – “Per attrarre i giovani è necessario che le aziende si raccontino di più. A Nordest ci sono imprese straordinarie che però non si vendono al pubblico”. Ne è convinta Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, che ieri ha dialogato con Pascal Heritier, direttore generale di Massimo Zanetti Beverage, e con Mario Moretti Polegato, presidente di Geox.
Sollecitati dalle domande di Roberta Paolini, giornalista di Nordest Economia, hanno raccontato come le loro aziende hanno superato la difficile fase della pandemia e ora possono affrontare le sfide del futuro con ottimismo.
“Dopo il Covid il mondo del lavoro è cambiato perché sono cambiate soprattutto le esigenze delle aziende che chiedono figure diverse”, spiega Caprioglio, “tutti hanno alzato l’asticella. Il rovescio della medaglia è però rappresentato dalla difficoltà delle nostre aziende nel mostrarsi attrattive. Oggi le nostre imprese sono note ma a Nordest ci sono realtà straordinarie che non si vendono al pubblico. Oggi però tra le caratteristiche i ragazzi ricercano c’è proprio l’attrattività. Ogni azienda ha qualcosa di interessante da raccontare ed è importante che lo faccia”.
Chi invece ha saputo raccontarsi in maniera efficace è certamente mr Geox. “La mia storia è interessante perché ripetibile”, afferma Polegato, “ho speso tre anni ad offrire il mio progetto alle più grandi compagnie del mondo come Nike e Adidas. Dai cinque che eravamo oggi nella sola Geox lavorano 30.000 persone sparse in 110 paesi nel mondo, con 750 negozi. Un tema centrale oggi è quello della formazione. Noi siamo stati costretti a formare internamente le persone con corsi interni fatti periodicamente. Abbiamo poi creato un campus, asilo dove ospitiamo 75 bambini fino a quando andranno a scuola”.
La decentralizzazione è stato lo strumento principale grazie al quale la Massimo Zanetti Beverage Group ha superato la pandemia
“Siamo presenti in tutti i continenti”, ha sottolineato Pascal Heritier, “la forza di questo gruppo è che siamo decentralizzati. In ogni paese c’è un amministratore delegato che agisce come un imprenditore. La pandemia per noi è stato uno choc che ha imposto un cambiamento rapido del mercato. Grazie alla decentralizzazione ogni situazione ha potuto essere affrontata in maniera autonoma ed efficace”.
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MILANO – Trimestrale positiva per Nestlé, che ottiene risultati superiori alle attese, ma non troppo brillante per Nespresso, che subisce un calo delle vendite, dovuto soprattutto al normalizzarsi delle condizioni di mercato, dopo la forte crescita favorita dalla pandemia.
Il colosso svizzero ha diffuso ieri (25 aprile) i dati per i primi tre mesi dell’esercizio 2023. Il fatturato ha raggiunto i 23,47 miliardi di franchi svizzeri (23,98 miliardi di euro), con un incremento del 5,6% rispetto al pari periodo dell’anno scorso. Il consensus degli analisti – diffuso dalla stessa Nestlé – prevedeva 23,27 miliardi.
La crescita organica, che misura le vendite – escludendo gli effetti valutari e le fusioni e acquisizioni – è stata del 9,3%, grazie ad “adeguamenti di prezzo per il 9,8%, che riflettono il forte aumento dell’inflazione a livello di costi”, si legge nella nota diffusa nella mattinata. In lieve calo i volumi di vendita (-0,5%).
La crescita è distribuita in tutte le aree geografiche e le merceologie. Nei mercati sviluppati, la crescita organica è stata pari all’8,6%, trainata dagli aumenti di prezzo. Nei mercati emergenti, ha raggiunto il 10,3% ed è stata resa possibile, oltre che dai rincari, anche dai volumi in crescita.
Guardando alle merceologie, la performance più brillante la registra Purina PetCare, con tassi di crescita in doppia cifra. Il caffè cresce in cifra singola alta, con sviluppi positivi per Nescafé, Starbucks e (in parte) Nespresso.
Le acque registrano una crescita in cifra singola bassa, trainate soprattutto da San Pellegrino.
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MILANO – Un omaggio a Maurizio Costanzo, scomparso recentemente, con il video della puntata del Maurizio Costanzo Show del 30 giugno 2000, che tra gli ospiti della serata, vide la partecipazione di un giovane Enrico Maltoni, che presentò alcune delle macchine da caffè della sua collezione e su una di queste – una Gaggia del 1948 – preparò in diretta televisiva un espresso perfetto.
La riconoscenza di Enrico Maltoni nei confronti di Maurizio Costanzo
All’epoca le macchine di Maltoni erano allora una cinquantina, che erano ospitate presso le case dei parenti per carenza di spazio nell’allora magazzino di Maltoni.
Sono passati un po’ di anni e ora la collezione ha trovato casa al Mumac – Museo della macchina per caffè ed Enrico Maltoni ha perfezionato l’ambito del restauro filologico aprendo Officina Maltoni Coffee Machine Restoration, dove questi gioielli del rito del caffè al bar ritrovano cromature e funzionalità, per tornare a farsi ammirare presso locali pubblici o nelle collezioni sparse per il mondo.
Una veduta dello storico Caffè Pedrocchi di Padova
Umidità e infiltrazioni stanno mettendo in difficoltà uno dei monumenti simbolo della città di Padova. I danni alla loggia non sono isolati: il muro in cima allo scalone che porta in sala Rossini è visibilmente scrostato. Il Comune ne è a conoscenza da tempo, ma non si riesce a capire l’origine del problema. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Il Mattino Padova.
I danni strutturali al Caffè Pedrocchi
PADOVA – Quando una turista ha visto cedere una parte dell’intonaco della loggia bianca del Pedrocchi, non ha esitato un secondo. Si è precitata in Comune, ha dato l’allarme e in una manciata di minuti la polizia municipale ha transennato l’area con il nastro bianco e rosso, due tecnici del Comune sono intervenuti e da lì a due ore una ditta specializzata era intervenuta. Tutto bene quel che finisce bene.
Se non fosse che umidità e infiltrazioni stanno mettendo da tempo a dura prova il Caffè che è il monumento simbolo della città. I danni alla loggia non sono isolati: il muro in cima allo scalone che porta in sala Rossini è visibilmente scrostato. Il Comune ne è a conoscenza da tempo, la segnalazione è arrivata direttamente dalla direzione del Pedrocchi, ma non si riesce a capire quale sia la causa del problema.
Cosa dicono i tecnici
L’architetto Fabio Fiocco, che fa parte della squadra del Servizio di sicurezza ed edilizia monumentale del Comune diretta dall’ingegnere Domenico Salvatore Lo Bosco, è stato il primo ad intervenire sul posto. L’architetto è il referente per l’ufficio Parco delle mura e delle acque, il settore che si occupa di manutenzione ordinaria e straordinaria del sistema bastionato e medievale.
“Si sono staccate porzioni di stucco della cornice della loggia bianca a causa delle infiltrazioni – spiega – i pezzetti di stucco non sono caduti, ma si sono adagiati su un faretto. È una buona notizia, così li sistemiamo più facilmente. Voglio precisare che quello che è accaduto non è una cosa grave. Adesso rimuoviamo i frammenti perché non si rompano, poi faremo un controllo per vedere se ci sono altri pezzi in distacco”.
“È evidente che qui c’è un’infiltrazione di acqua e purtroppo l’acqua causa questi danni. Probabilmente si sarà rotta la guaina e in questi giorni di pioggia si è fatto il danno. È probabile, da una prima analisi approssimativa, che il pluviale era intasato, l’acqua ha debordato ed è uscita sull’intonaco. È la prima volta che accade nella loggia, ma succede in tutti gli edifici storici che hanno sempre delle magagne e difetti costruttivi. Purtroppo per qualsiasi edificio storico, che è un organismo molto delicato, queste cose sono quotidiane”.
L’assessore: “Tutto sotto controllo”
I tecnici esibiscono grande tranquillità, ma poi si precipitano ai Musei Eremitani, dove si trova l’assessore alla Cultura Andrea Colasio, per darne conto all’amministratore, mostrando foto e dando notizia dei primi rilievi.
“Questa infiltrazione la conosco – assicura Colasio – la situazione è sotto controllo. Il Caffè Pedrocchi è una struttura complessa che necessita di investimenti continui. Guarda caso nell’ultimo assestamento di bilancio abbiamo messo ulteriori risorse – più di 1 milione per gli ultimi lavori, adesso come ultima tranche 150 mila euro – che serviranno a mettere a posto la caldaia, a terminare i lavori sul tetto e a eseguire tutti gli interventi fondamentali per garantire la tutela di un patrimonio culturale importante come il Pedrocchi”.
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