lunedì 01 Dicembre 2025
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Percassi apre il 4° store Starbucks a Roma, in via Cola di Rienzo, 1° di quartiere

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L'interno del nuovo store (immagine concessa)

ROMA – Apre al pubblico il 23 novembre a Roma, in partnership con Percassi, licenziatario esclusivo del brand in Italia, il quarto store Starbucks nella capitale, oltre a quello all’outlet di Castel Romano, il primo ad essere stato aperto da Starbucks nel Lazio.
Saranno assunte 25 nuovi partner (dipendenti), che offriranno l’esperienza unica di Starbucks alla comunità locale e faranno progredire le loro carriere nel settore dell’ospitalità attraverso una formazione e un’assistenza continue.

Il quarto store a Roma di Starbucks

Situato nella zona residenziale del raffinato Rione Prati, a soli dieci minuti dal Museo dell’Ara Pacis e dalla storica via del Corso, il nuovo store si affaccia sulla dinamica via Cola di Rienzo, vicino alla piazza omonima, punto di ritrovo per gli amanti dello shopping.

Ampio e accogliente, lo store ospita una sessantina di posti, 24 nel dehor e 34 all’interno, in un’area di quasi 200 mq. Linee eleganti e ambienti luminosi si sposano con l’architettura degli edifici circostanti, rispecchiando lo stile raffinato del rione che lo ospita. Un artwork raffigurante l’iconica sirena Starbucks accoglierà gli ospiti impreziosendo il design del negozio.

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Il murales all’interno del punto vendita (immagine concessa)

Dal classico Espresso ai drink più fantasiosi, l’offerta beverage di Starbucks è una festa di gusto. L’innovativa linea Oleato è una storia tutta da scoprire, nata dall’unione di caffè e olio extravergine di oliva siciliano. I clienti verranno accolti dalle bevande della nuova campagna Holiday arricchite con caramello, cioccolata, toffee nut e pan di zenzero per prepararsi al meglio alla stagione natalizia.

Frappuccino, thè e drink stagionali completano l’offerta. Per una pausa più sostanziosa, il menù food di Starbucks comprende sandwich e panini, dessert e prodotti da forno.

Matteo Morandi, ceo di Starbucks Italy, ha commentato: “Dal 2018 proponiamo nel Belpaese la nostra visione del caffè, sempre nel rispetto della tradizione pluricentenaria che lo accompagna. Il nostro obiettivo è offrire il meglio dell’esperienza Starbucks ai clienti italiani e diventare un punto di riferimento e di ritrovo accogliente non solo per i turisti che quotidianamente visitano la nostra capitale, ma anche per gli stessi abitanti di Roma”.

Vincenzo Catrambone, general manager di Starbucks Italia, ha aggiunto: “Percassi e Starbucks continuano a investire su Roma, forti del riscontro positivo ottenuto dai primi tre store capitolini. Con la prima apertura in un’area residenziale, puntiamo a raggiungere sempre più appassionati della sirena verde. La presenza di Starbucks in Italia si traduce anche nel sostegno all’economia del territorio con l’assunzione, a Cola di Rienzo, di 25 persone. Questa non sarà l’ultima apertura dell’anno, il 2023 ha ancora sorprese in serbo per l’Italia”.

Indirizzo: Via Cola di Rienzo 23, Roma

Orari: lunedì-domenica dalle 7.00 alle 20.00

La scheda sintetica di Starbucks Coffee Company

Dal 1971, Starbucks Coffee Company è impegnata nell’approvvigionamento etico e nella torrefazione di caffè Arabica di alta qualità. Con negozi in tutto il mondo, oggi Starbucks è il primo torrefattore e rivenditore di specialità caffearie al mondo.

Grazie al nostro impegno costante per l’eccellenza e i nostri valori, portiamo l’unicità della Starbucks Experience nella vita di tutti i nostri clienti attraverso ogni singolo caffè. Per condividere l’esperienza  visita il sito.

La scheda sintetica di Percassi

Percassi è una società le cui attività comprendono lo sviluppo e la gestione di reti commerciali in franchising di importanti marchi (come Gucci, Armani Exchange, Saint Laurent, Nike, Jordan, Victoria’s Secret, Bath&Body Works, LEGO, Garmin in ambito fashion-beauty e consumer, e Starbucks nel food).

Percassi è anche attivo nella gestione di brand propri (KIKO Milano, Womo e Bullfrog nel settore della cosmetica, Atalanta in ambito sportivo, Da30Polenta nel food). Nel settore della ristorazione Percassi gestisce inoltre, in partnership con il Gruppo Cremonini, i brand Wagamama, Casa Maioli e Caio Antica Pinza Romana.

Percassi opera anche in ambito real estate per la realizzazione di importanti progetti immobiliari nel settore commerciale e direzionale. Per ulteriori informazioni basta cliccare qui.

illycaffè all’Onu: il futuro del caffè tra agricoltura rigenerativa e investimenti di filiera

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Jeffrey Sachs, economista e co-chair Regenerative Society Foundation e Vanusia Nogueira, Executive Director, International Coffee Organization (immagine concessa)

NEW YORK – Le situazioni dei Paesi produttori di caffè nel mondo variano ma due fattori comuni incombono sul futuro della produzione di caffè: lo sviluppo sociale e la necessità di adattarsi al cambiamento climatico. Come proteggere oggi il futuro del caffè, alla luce di questo scenario?

Questo il tema della tavola rotonda organizzata da illycaffè al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York in occasione dell’Ernesto Illy International Coffee Award 2023, moderata da Vanessa Facenda, direttrice del magazine Tea & Coffee, a cui hanno partecipato alcuni tra i massimi esperti mondiali del settore: Vanusia Nogueira, executive director, International Coffee Organization, Andrea Illy, presidente dell’azienda illycaffè e co-chair di Regenerative Society Foundation, Jeffrey Sachs, economista e co-chair Regenerative Society Foundation, Oscar Schaps, presidente della divisione America Latina di Trading StoneX Financial Inc. e commodity trader, e Glaucio De Castro, presidente della Federação dos Cafeicultores do Cerrado Mineiro.

illycaffè presente all’Onu

La produzione di caffè è tradizionalmente un pilastro dell’agricoltura per milioni di persone che vivono nelle aree tropicali montane: circa 12,5 milioni di aziende agricole, gestite da piccoli agricoltori lavorano su pochi ettari di terreno. Il 95% di queste non supera i 5 ettari e l’84% ha una superficie inferiore ai 2 ettari.

I produttori di caffè hanno spesso poche alternative alla coltivazione di questo prodotto, il che crea una notevole dipendenza per le esportazioni di molti Paesi. Tuttavia, negli ultimi due decenni, i prezzi bassi e volatili del caffè hanno avuto un impattopreoccupante sulle comunità agricole.

Secondo Coffee Barometer, questo contesto è particolarmente rilevante per i produttori che si trovano in Paesi che contribuiscono al 15% dei volumi globali, come quelli africani e centro americani.

Ora, i notevoli miglioramenti comunque conseguiti dalla caffeicoltura negli ultimi decenni grazie al processo di “de-comoditizzazione” – miglioramenti che necessitano ancora di un lungo percorso prima di raggiungere la sostenibilità economica, sociale ed ambientale – rischiano invece un’inversione di tendenza a causa del cambiamento climatico.

La direzione emersa dalla tavola rotonda punta sull’agricoltura rigenerativa, che ha dimostrato di essere più resiliente e di produrre al contempo benefici per l’ambiente e per la salute, anche se necessita di investimenti dell’ordine di 10 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.

Pertanto, poiché i paesi produttori non hanno una sufficiente capacità economico-finanziaria, è necessario attivare partnership pubbliche private, che possano mobilitare fondi internazionali di filiera. Una sfida importante, che già da alcuni anni impegna i più importanti stakeholder governativi, intergovernativi, non governativi e privati.

“Per il futuro del caffè dobbiamo pensare al Pianeta e alle persone coinvolte”- dichiara Vanusia Nogueira, direttore esecutivo Ico. “È nostra responsabilità, in quanto leader di questo settore, cercare alternative per garantire una vita dignitosa ai produttori e alle loro famiglie e per prenderci cura del nostro pianeta. È chiaro che le sfide sono troppo grandi per essere affrontate individualmente ma richiedono uno sforzo collettivo e pre-competitivo. Insieme potremo trovare soluzioni di grande impatto”.

“Il mio caffè mattutino non sarà mai coltivato a Central Park, ma continuerà a essere coltivato in Kenya, Ruanda, Uganda, Etiopia, Guatemala, Colombia, Vietnam e altrove. Un Paese in via di sviluppo ben gestito, con accesso ai principali mercati e alla finanza internazionale, può crescere molto rapidamente”, afferma l’economista Jeffrey Sachs.

Sachs continua: “Il vero sviluppo economico mira a trasformare la nostra società creando un aumento sostenibile del benessere attraverso investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture fisiche e nelle imprese, prestando attenzione alla conservazione del capitale naturale da cui dipendono la nostra economia e la nostra sopravvivenza”.

L’adattamento climatico

Sachs aggiunge: “Dopo decenni di grave degrado ambientale indotto dall’uomo, dobbiamo trasformare le nostre economie secondo i principi fondamentali dello sviluppo sostenibile e della rigenerazione del capitale naturale. Il principio più elementare di tutti è quello di agire per il bene comune. Ciò significa che dobbiamo partire dalla cooperazione all’interno delle nostre comunità, delle nostre nazioni e a livello globale”.

“Per l’adattamento al cambiamento climatico servono due cose: il miglioramento delle pratiche agronomiche e il rinnovamento delle piantagioni con varietà più resistenti. L’agricoltura rigenerativa sembra dare una risposta alla prima necessità e auspico che questa diventi un modello per tutta la caffeicoltura. Per quanto riguarda il rinnovamento bisogna accelerare notevolmente” dichiara Andrea Illy. “Tutto questo richiede degli investimenti di filiera che non possono più tardare”.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica, combinando 9 delle migliori qualità al mondo secondo illycaffè. Ogni giorno vengono gustate 8 milioni di tazzine di caffè illy in oltre 140 Paesi, nei bar, ristoranti e alberghi, nei caffè e negozi monomarca, a casa e in ufficio. Grazie alle sue innovazioni, contribuisce all’avanzamento tecnologico nel mondo del caffè.

Con la creazione in Brasile, nel 1991, del “Premio Ernesto Illy de qualidade sustentavel do cafè para espresso”, illy ha contribuito alla condivisione del know-how e al riconoscimento ai produttori di un premium price per la migliore qualità secondo illycaffè. Dal 2016 attraverso il premio “Ernesto Illy International Coffee Award” l’azienda celebra i coltivatori di caffè al mondo che secondo illy hanno prodotto il miglior lotto di caffè sostenibile. Dal 2013, l’azienda è regolarmente inserita nella lista delle World Most Ethical Companies.

Il modello di business

Nel 2019 illy ha rafforzato il proprio impegno a perseguire un modello di business sostenibile, che integra gli interessi delle persone e dell’ambiente, adottando lo status di Società Benefit e inserendo questo impegno all’interno del proprio statuto.

Nel 2021 illy è stata la prima azienda italiana del caffè ad avere ottenuto la certificazione internazionale B Corp grazie al suo impegno a rispettare i più alti standard di performance sociale e ambientale. Con l’obiettivo di diffonderne la cultura a tutti i livelli, offrire una preparazione completa e pratica a coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha fondato la sua Università del Caffè.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, valori fondanti del marchio a cominciare dal logo, disegnato dall’artista James Rosenquist, fino alle tazzine che compongono la illy Art Collection, decorate da oltre 120 artisti internazionali. Nel 2022 l’azienda ha impiegato 1305 persone e ha un fatturato consolidato pari a circa €567 milioni. Gli store e i negozi monomarca illy nel mondo sono 205 in più di 40 Paesi. Nel 2021 Rhone Capital è entrato nel capitale di illycaffè con una quota di minoranza per accompagnare l’azienda nella sua crescita internazionale.

A Milano 16 pasticcerie, tra cui quella di Iginio Massari, aderiscono al panettone sospeso

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Il panettone (immagine: Pixabay)

Rendere più dolci le feste a chi è in difficoltà donando un buon panettone. Anche quest’anno in 16 pasticcerie di Milano si potrà lasciare un panettone in sospeso per consentire a chi non ha la possibilità di comprarne uno artigianale di celebrare il Natale con il Re dei dolci, Iginio Massari. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Milano Today.

L’iniziativa del panettone sospeso a Milano

MILANO – L’iniziativa, patrocinata dal comune di Milano, è arrivata alla sua quinta edizione e quest’anno è ancora più capillare con quattro new entry: l’insegna milanese di Iginio Massari Alta Pasticceria (in Piazza Diaz), la Pasticceria DaMa (in Città Studi), e due vere e proprie istituzioni a Milano, Sant Ambroeus (in Corso Matteotti) e Taveggia (in via Uberto Visconti di Modrone).

Ma le novità non finiscono qui. Da questa edizione c’è una possibilità in più per sostenere l’Associazione e fare in modo che il giorno di Natale il Panettone non manchi sulla tavola dei meno fortunati: aziende e professionisti possono scegliere il Panettone Sospeso per i propri regali natalizi, sapendo che ogni panettone donato a dipendenti, collaboratori e clienti genererà un secondo panettone che andrà in beneficenza.

“È un’opportunità in più per chi sceglie di fare un regalo che abbia un contenuto solidale” spiegano Gloria Ceresa e Stefano Citterio, ideatori e fondatori dell’Associazione panettone sospeso.

Ceresa e Citterio continuano: “Il Panettone non è solo il dolce di Natale per antonomasia, ha un valore simbolico perché rappresenta la condivisione. Sappiamo che la povertà è in aumento, anche nei ceti medi, e quest’anno numerose famiglie e tante persone sole vivranno un Natale ancora più difficile per tutte le problematiche legate al caro vita. Siamo consapevoli che un panettone non è risolutivo, ma può essere una piccola attenzione che può donare un momento di serenità a chi vive situazioni difficili e di grave emarginazione”.

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Ecco la caffetteria di Ernesto, il barista dei campioni di calcio da Krol a Maradona

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Ernesto Arenoso, titolare dello storico bar Monnalisa situato in Piazza Gabriele D’Annunzio nel quartiere di Napoli di Fuorigrotta, a pochi passi dallo stadio Maradona, ha raccontato al Corriere del Mezzogiorno la sua vita tra il locale frequentato dai campioni di calcio e le loro rivelazioni. Leggiamo di seguito parte dell’intervista pubblicata e riportata sul portale Calcio Napoli 24.

L’intervista a Ernesto, il barista dei campioni di calcio

FUORIGROTTA (Napoli) – Ernesto dichiara al quotidiano: “Accadeva che i calciatori attraversassero la strada e, prima o dopo gli allenamenti, venissero da me per prendere un caffè. Era un appuntamento giornaliero. Krol prendeva sempre le pizzette prima di allenarsi: ne era davvero ghiotto. Le mettevo da parte per lui, sapendo che ci sarebbe rimasto molto male se non le avesse trovate. Parlava poco l’italiano però mangiavo molto il nostro cibo. Mi piacerebbe tanto che tornasse a trovarmi.”

Tra gli altri anche Salvatore Bagni: “Era simpatico, divertente, mi parlava del gioco della squadra e non mancava mai una mattina. Per lui provavo un affetto amicale”.

E ovviamente non può mancare un ricordo di Maradona: “Accompagnava gli altri giocatori, facevano gruppo anche quando andavano al bar, però non riuscivi a goderti bene la sua presenza perché subito si formava una grande folla dentro e allora Diego se ne andava.”

Un po’ di caffè al giorno può ridurre il rischio demenza

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MILANO – Il caffè e, in particolare, la caffeina fanno bene nel contrastare il declino cognitivo nell’invecchiamento. Lo si sa ormai da tempo. Ma è possibile quantificare questo beneficio?

Arriva ora una ricerca ampia e circostanziata su 6.500 soggetti sopra i 65 anni seguiti nel tempo, fino a dieci anni, e il dato che ne è emerso è più che significativo: il rischio di demenza o altro decadimento cognitivo pare diminuire del 36 per cento in quanti consumano almeno due o tre tazze di caffè al giorno (oppure da 6 a 8 di tè).

TAZZE E TAZZINE – Poiché la ricerca, pubblicata su The Journals of Gerontology, è stata condotta in America (Università del Wisconsin-Milwaukee) occorre precisare che cosa si intende per tazze e cosa si intende per caffè avendo presente le grandi tazze lontanissime da quelle del caffè espresso (e ristretto) in uso da noi.

L’indagine condotta dalla psichiatra Ira Driscoll definisce in 261 milligrammi al giorno di caffeina la quantità risultata attiva per la mente. Calcolando che in una delle nostre tazzine ci siano mediamente 50 milligrammidi caffeina, il numero del consumo quotidiano sale a cinque tazzine.

Ovviamente il dato raccolto è stato raggiunto facendo prima la tara di altri elementi che potrebbero aver pesato sullo stato cognitivo come depressione, età, consumo di alcol, di fumo e così via.

SOLO VOLONTARIE – Una particolarità dell’indagine è che si è svolta soltanto sulle donne, non per una scelta ideologica tipo medicina di genere, ma per un fatto di comodità contingente: le 6.500 volontarie sono state estratte da un più ampio studio sulla salute femminile che era già in corso a livello nazionale.

«Non siamo in grado di dire se i nostri risultati si possono estendere anche agli uomini», nota la dottoressa Driscoll. «Né mi sento di invitare ad alzare il proprio consumo di caffè, o tè o cola, che contengono caffeina. Questo studio va approfondito con altre ricerche».

Efficace col Parkinson?

Già nel 2014 sul giornale Nature Neuroscience era comparso uno studio che identificava un legame tra il consumo di caffè e il miglioramento della memoria a lungo termine. Altre indagini seguono la pista della caffeina che rallenterebbe l’altro grande rischio dell’avanzare dell’età, il Parkinson.

TheFork: arrivano a 162 i ristoranti stellati della Guida Michelin prenotabili sulla piattaforma

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Guida Michelin, il 40% dei ristoranti stellati è prenotabile su TheFork (immagine concessa)

MILANO – Con i nuovi ingressi del 2024, arrivano a 162 i ristoranti stellati e a 425 quelli appartenenti alla Michelin Selection prenotabili su TheFork. Dal 2019, anno in cui TheFork è diventato l’unico partner ufficiale per le prenotazioni della Guida Michelin, a oggi sono oltre 600 i ristoranti prenotabili online che appartengono alla celebre Guida.

La partnership tra TheFork e la Guida Michelin

Molti sono anche i ristoranti scoperti dai TheFork Awards, premio che viene assegnato alle migliori nuove aperture e gestioni di ciascun anno dal 2018 a oggi, che si sono guadagnati nel tempo Stelle e altri riconoscimenti da parte della Guida Michelin.

In particolare quest’anno sono stati premiati dalla Guida Michelin i seguenti vincitori dei TheFork Awards: Hyle (edizione 2021) e Saporium Firenze (edizione 2023) hanno avuto una Stella Verde, La Coldana (edizione 2023), Nin al Belfiore Park (edizione 2023), Contrada Bricconi (edizione 2022), Saporium Firenze (edizione 2023) e Une (edizione 2022) hanno ottenuto 1 Stella Michelin e Verso (edizione 2023), ha ricevuto ben 2 stelle Michelin.

Con loro arrivano a quota 123 i vincitori dei TheFork Awards che sono entrati storicamente nella Guida Michelin. Di questi, 74 appartengono alla Michelin Selection, mentre 46 hanno ottenuto una o più Stelle e 5 hanno ricevuto una Stella Verde.

A 5 anni dall’accordo di partnership tra Guida Michelin e TheFork si confermano per i ristoranti i vantaggi che questo accordo offre: un aumento delle prenotazioni online a livello globale grazie alla community di foodies di TheFork, una migliore gestione della sala grazie al software di prenotazione TheFork Manager e una serie di strumenti per contrastare efficacemente i no-show, non ultima la prenotazione con la carta di credito a garanzia disponibile per i ristoranti stellati.

Il 40% dei ristoranti che ha una o più stelle Michelin ha scelto la piattaforma come sistema di prenotazione. Solo nel corso dell’ultimo anno le prenotazioni dei ristoranti segnalati dalla Guida Michelin sono cresciute di quasi il 30%. Un trend che viene riscontrato anche sui ristoranti che hanno ottenuto stelle dalla Guida Michelin che a ottobre 2023 sono cresciute del 33% rispetto a ottobre del 2022.

La scheda sintetica del brand

TheFork, brand di Tripadvisor è la principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti in Europa e Australia. In prima linea nel sostenere e promuovere la cultura della ristorazione, TheFork utilizza la tecnologia per favorire le connessioni reali tra clienti e ristoratori e per avviare questi ultimi al successo.

Con una rete di circa 55.000 ristoranti partner in 12 Paesi, quasi 40 milioni di download dell’app e più di 20 milioni di recensioni verificate, TheFork è la piattaforma di riferimento per tutti gli appassionati di food che vogliono vivere esperienze indimenticabili al ristorante. Attraverso TheFork (sito e app) gli utenti possono facilmente selezionare un ristorante in base alle loro preferenze, consultare le recensioni degli utenti, controllare la disponibilità in tempo reale, prenotare immediatamente online 24 ore su 24, 7 giorni su 7, beneficiare di offerte speciali e pagare direttamente sull’app.

Per i ristoranti, TheFork fornisce un software, TheFork Manager, che consente di ottimizzare la gestione delle prenotazioni e il tasso di occupazione, aumentare le prenotazioni e la visibilità, combattere i no-show, gestire i pagamenti e semplificare le operazioni, connettendosi alla più ampia community di appassionati di ristorazione.

Guido Gobino trasforma la fabbrica di cioccolato in una residenza per artisti

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Guido Gobino controlla una partita di fave di cacao
Guido Gobino controlla una partita di fave di cacao

Il maestro cioccolatiere Guido Gobino lancia il progetto GugArt3 che offre la possibilità ad artisti e creativi under 35 di essere selezionati per partecipare alle “Residenze d’Arte” presso la sede produttiva dell’azienda in Via Cagliari 15 a Torino per trovare ispirazione dietro i loro prossimi capolavori.

Regolamento completo del bando e modalità di partecipazione sono disponibili qui. Le iscrizioni chiudono il 15 dicembre 2023 e l’esito delle selezioni verrà comunicato entro il 13 gennaio 2024. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Gabriele Farina pubblicato sul Quotidiano Piemontese.

Il progetto GugArt3 di Guido Gobino

TORINO – Manca un mese al termine delle iscrizioni per GugArt3, progetto culturale promosso e ideato da Guido Gobino, azienda cioccolatiera torinese che nel 2024 compirà 60 anni. Musica, arte, scrittura e cioccolato insieme.

L’iniziativa offre la possibilità ad artisti e creativi under 35, che invieranno la propria candidatura entro il 15 dicembre 2023, di essere selezionati per partecipare alle “Residenze d’Arte” presso la sede produttiva dell’azienda Guido Gobino in Via Cagliari 15 a Torino.

Musica, scrittura e arti visive sono le tre categorie a cui sarà possibile candidarsi: i 9 finalisti, 3 artisti per ogni categoria, saranno annunciati entro il 13 gennaio 2024.

La residenza artistica GugArt3

Dal 26 febbraio al 1° marzo i giovani talenti selezionati prenderanno parte alle Residenze e vivranno a diretto contatto con i suoni, i profumi, le storie e le attività della Fabbrica e, a partire dalle esperienze e dalle suggestioni, troveranno l’ispirazione per realizzare le loro opere.

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Zucchero: respinte due iniziative svizzere per limitarlo a fini di salute pubblica

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Lo zucchero si nasconde in numerosi alimenti che consumiamo abitualmente ogni giorno

MILANO – Durante la sessione primaverile, la Camera bassa del Parlamento ha respinto due iniziative cantonali volte ad adottare misure sullo zucchero a fini di salute pubblica. Friburgo, attraverso due deputati medici di professione, aveva chiesto che il contenuto di zucchero fosse incluso nella dichiarazione nutrizionale. Il Cantone voleva anche rendere obbligatoria un’etichettatura leggibile e comprensibile.

Per la tassa sullo zucchero, i membri del Parlamento preferiscono fare affidamento sugli sforzi volontari dell’industria, come previsto dalla Dichiarazione di Milano. Una posizione condivisa dal Governo.

La Dichiarazione di Milano è un’iniziativa lanciata nel 2015 dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria in cui i rivenditori e i produttori di bevande e alimenti si impegnano a ridurre volontariamente il contenuto di zucchero dei loro prodotti. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale swissinfo.ch.

L’intervento sullo zucchero

Quando è no è no. Dal 2017, il Consiglio federale e la maggioranza del Parlamento hanno costantemente respinto iniziative o postulati che chiedevano di intervenire sullo zucchero a fini di salute pubblica. A livello cantonale, anche Vaud, Neuchâtel e Giura hanno respinto l’idea.

Anche le iniziative più recenti, emananti dai Cantoni di Ginevra e Friburgo, sono state respinte: il Consiglio nazionale (Camera bassa del Parlamento) le ha bocciate all’inizio della sessione primaverile, così come il Consiglio degli Stati (Camera alta) nel 2021. Il rifiuto ha lasciato con l’amaro in bocca coloro che sostenevano una tassa sullo zucchero.

Friburgo, attraverso due deputati medici di professione, aveva chiesto che il contenuto di zucchero fosse incluso nella dichiarazione nutrizionale. Il Cantone voleva anche rendere obbligatoria un’etichettatura leggibile e comprensibile. Ginevra voleva dal canto suo regolamentare in modo restrittivo il contenuto di zuccheri aggiunti nelle bevande industriali e negli alimenti trasformati.

Il testo del Canton Friburgo è stato ritenuto superfluo dalla maggioranza di destra del Consiglio nazionale: la revisione della legislazione sui prodotti alimentari renderà obbligatoria l’indicazione del contenuto di zucchero e l’Unione Europea sta esaminando la questione di un’etichettatura più leggibile. Per la tassa sullo zucchero, i membri del Parlamento preferiscono fare affidamento sugli sforzi volontari dell’industria, come previsto dalla Dichiarazione di Milano. Una posizione condivisa dal Governo.

“La Dichiarazione di Milano ha già permesso di ridurre il contenuto di zucchero nei prodotti per la prima colazione”, afferma Philippe Nantermod, deputato liberale radicale (PLR/destra) vallesano e membro della Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio nazionale. La Dichiarazione di Milano è un’iniziativa lanciata nel 2015 dall’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV), spiega la sua portavoce Sarah Camenisch. “Firmando questa dichiarazione, i rivenditori e i produttori di bevande e alimenti si impegnano a ridurre volontariamente il contenuto di zucchero dei loro prodotti”.

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Starbucks Oleato: la nuova bevanda al caffè con olio fa correre i clienti al bagno

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I tre volti di Oleato starbucks
I tre volti di Oleato

Il lancio di Oleato ha fatto discutere a lungo l’industria del caffè. L’ex ceo del colosso americano Howard Schultz ha annunciato poco prima del lancio (ne abbiamo parlato qui) che il nuovo prodotto infuso all’olio d’oliva avrebbe cambiato il mondo del chicco per sempre. Tuttavia, alcuni clienti si sono sfogati sui social affermando che il consumo della bevanda li avrebbe costretti a correre in bagno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale It Es Euro.

Starbucks: la polemica su Oleato

MILANO – Starbucks sta scommettendo molto sul caffè infuso di olio d’oliva, sperando che i clienti siano attratti dalla rarità e dai benefici per la salute del prodotto extravergine. “È uno dei più grandi lanci che abbiamo avuto da decenni”, ha detto alla CNN Brady Brewer, chief marketing officer di Starbucks. L’ex CEO Howard Schultz ha aggiunto in un’intervista a Poppy Harlow che “trasformerà l’industria del caffè” e sarà “una nuova aggiunta molto redditizia all’azienda”.

Ma l’azienda potrebbe non averne tenuto conto: alcuni clienti affermano che li costringe a correre in bagno.

“Metà del team l’ha provato ieri e alcuni hanno finito per… aver bisogno di usare il bagno, se capisci cosa intendo”, ha postato un barista sulla pagina Reddit di Starbucks. La CNN ha contattato l’utente Reddit per un commento.

Potrebbe essere la lucentezza dell’olio. Oppure potrebbe essere il retrogusto. I social network si sono affrettati a condannare la bevanda e i suoi effetti collaterali.

Chi ha lo stomaco sensibile è già stanco. “Paziente IBD (malattia infiammatoria intestinale) qui. Non toccherei questa bevanda nemmeno con un palo di 10 piedi“, ha detto un utente di Reddit.

A febbraio è stata lanciata in Italia la nuova piattaforma Oleato. Ogni bevanda – un latte d’avena, un espresso ghiacciato e una birra fredda con schiuma dorata – è preparata con un cucchiaio di olio, che aggiunge 120 calorie a una bevanda. Alcuni negozi Starbucks a Seattle e Los Angeles e Reserves a Chicago, Seattle e New York ora servono la piattaforma delle bevande.

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Ecco il tè Bò cha, la specialità tibetana preparata con il burro di yak

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Una tazza di tè fumante (Licensed by Pixabay)

Conosciuto in Italia soprattutto come componente delle barrette per i cani, il latte di yak è in realtà un alimento prezioso ed energetico con cui, nel suo Paese di origine, si creano prodotti eccellenti e preparazioni tipiche di origini antichissime come il burro e il formaggio. Il burro di yak serve anche a preparare il Bò cha, composto da tè in foglia e sale. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Martina De Angelis per il portale Cookist.

Il tè Bò cha preparato con il burro di yak

Quando in Italia si sente parlare di latte di yak, automaticamente lo si associa ai prodotti alimentari per i cani: ne è infatti un componente fondamentale, per via delle sue ricche proprietà nutritive ed energetiche. Ma il latte di yak, in realtà, è molto più di questo.

Caratteristico del Tibet e delle catene montuose circostanti, lo yak è un grosso mammifero bovide simile a un toro, usato nella sua terra d’origine come bestia da soma, ma anche per la produzione di carne e di latte: la femmina di yak, infatti, è in grado di produrre anche 300 litri all’anno di latte.

Super nutriente, così tanto che i nomadi tibetani non hanno carenze vitaminiche né minerali nonostante il limitato accesso a frutta e verdura, il latte di yak nella nostra parte del mondo è ancora abbastanza raro.

Sono sempre di più, però, gli allevamenti di yak che prendono piede in Italia, come per esempio quello avviato da Reinhold Messner, l’alpinista più famoso dell’Alto Adige, che per primo nel 1985 portò questa specie a Solda.

Con il latte di yak si prepara anche un altro prodotto celebre, il burro: si mangia fresco, è estremamente calorico ed energetico, ed è in grado di conservarsi a lungo, motivo per cui ogni famiglia che produce e consuma una grandissima quantità.

Il burro di yak serve a preparare una bevanda iconica del Tibet, il Bò cha, una particolarissima bibita preparata con tè in foglia e sale, e aromatizzata proprio con il burro. Emulsionato in modo da ricavare una bevanda calda e densa, è un preparato che tutti consumano abitualmente, e il primo alimento che viene offerto agli ospiti.

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