lunedì 01 Dicembre 2025
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Antonio Quarta: “È l’eccessiva liberalizzazione delle licenze il problema principale dei bar”

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Antonio Quarta patron della Quarta caffè di Lecce
Antonio Quarta dona 13 quintali di caffè in Moldavia

MILANO – L’imprenditore leccese del caffè Antonio Quarta, ben noto a tutto il settore per la sua attività di torrefattore e di ex presidente dell’Associazione italiana torrefattori, interviene in merito alle riflessioni emerse durante la tavola rotonda organizzata dalla Fipe a Host “Rilanciamo i bar” (ne abbiamo parlato qui) in cui è stato fatto il punto della situazione dei punti vendita in Italia.

Il talk ha visto la presenza del vicedirettore generale Fipe-Confcommercio, Luciano Sbraga, Igor Nuzzi (regional director Italy & Iberia Lavazza Group), Barbara Mutti (project manager industry AFH TradeLab) e Josep Feixa (direttore vendite Italia Gruppo Cimbali).

Antonio Quarta sostiene che il principale problema del settore dei bar sia da attribuirsi alla liberalizzazione eccessiva delle licenze, avvenuta ben prima del Covid e di altri fattori. Leggiamo di seguito la sua opinione.

La situazione dei bar in Italia

di Antonio Quarta

“Ho seguito con interesse le riflessioni emerse durante la tavola rotonda di Host Milano dal titolo “Rilanciamo i bar“. Desidero condividere ora alcune idee che, in parte, completano quanto emerso nel dibattito.

Credo fermamente che il principale problema che sta colpendo il settore dei bar e della somministrazione sia da attribuirsi alla liberalizzazione eccessiva delle licenze, avvenuta ben prima del Covid e di altri fattori. Come torrefattori, siamo messi a dura prova da un proliferare incontrollato di attività commerciali, che causano un vero disastro economico. Chi ha varato il decreto Bersani sembra non aver considerato la legge fondamentale dell’economia: l’offerta e la domanda.

Questa legge è stata violata, aumentando eccessivamente l’offerta con l’apertura di locali di somministrazione in un momento storico in cui la domanda è già in declino a causa della denatalità, dell’invecchiamento della popolazione, della diminuzione dell’occupazione e della crisi economica”.

La liberalizzazione delle licenze

“La liberalizzazione selvaggia del settore della somministrazione, teoricamente pensata dai politici per favorire l’occupazione, ha favorito la legge del più forte. Molti locali danneggiati dalle nuove aperture non riescono a coprire i costi fissi e chiudono i battenti, lasciando spazio ai grandi gruppi che, con la loro forza economica, fanno proliferare catene di bar, caffetterie e ristoranti, esattamente l’opposto di quanto si voleva ottenere.

La deregulation totale, in un contesto precedentemente disciplinato da leggi e regolamenti, ha portato a un “liberi tutti” che in economia politica è noto come “cannibalismo commerciale”.

Questo fenomeno, evidente ogni giorno con l’apertura di nuovi locali in aree già ben servite, crea una concorrenza talvolta sleale con effetti contrari agli obietti iniziali.
Per non parlare del valore delle licenze, un grande patrimonio degli esercenti che con un colpo di spugna è stato azzerato…. e tutte le associazioni sono rimaste in silenzio.

È facile per la politica scaricare parte del problema occupazionale sul nostro settore, facendo aprire a chiunque (comunque e ovunque) attività di somministrazione, anche se è chiaro che la legge del più forte sta prevalendo, trasformando la competizione in una lotta di sopraffazione, dove non conta essere più bravi, ma semplicemente più forti nel fronteggiare un regime di concorrenza ormai fuori controllo.

La totale assenza di regole conduce inevitabilmente al disastro, anche in un contesto di liberalizzazione. È essenziale rivedere le distanze e allargare le maglie delle licenze, ma ciò dovrebbe avvenire con criterio, evitando aperture indiscriminate senza alcun raziocinio.

L’apertura incontrollata è come una bomba a grappolo: provoca danni ingenti che si ripercuotono su decine di soggetti economici (dai dipendenti alla filiera, dagli affitti agli arredatori e a tutto il resto)”.

Antonio Quarta conclude così la sua riflessione: “È necessario agire con responsabilità per evitare che questa situazione comprometta irreversibilmente il settore e danneggi gravemente l’intero indotto che gravita attorno ad esso”.

Andrej Godina: “Per avvicinare i consumatori al caffè le torrefazioni dovrebbero aprire le porte”

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lavazza factory
La doppia caffetteria interna della Factory 1895 Coffee designers by Lavazza (immagine concessa)

Andrej Godina ritorna su questo pagine con il quinto articolo dedicato a come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia. Secondo l’esperto, le azioni da mettere urgentemente in campo sono una maggiore presenza di caffè in grano sugli scaffali dei supermercati che raccontino origini, tostature e flavori diversi e nuove azioni da parte delle torrefazioni per l’ampliamento del loro catalogo prodotti e per l’offerta di nuovi percorsi di torrefazioni aperte al pubblico come, ad esempio, Lavazza 1895 a Settimo Torinese e Starbucks Reserve a Milano. Leggiamo di seguito le considerazioni di Godina su questo importante argomento.

Come creare maggiore consapevolezza del caffè in Italia?

di Andrej Godina

MILANO –  “Il quinto passo riguarda la torrefazione e la grande distribuzione. Il consumatore tradizionale di caffè è una persona che è stata abituata a consumare un unico tipo di caffè e che in genere non ha alcuna cultura di prodotto, tanto meno di filiera. Fortunatamente ci sono alcune nuove tendenze che stanno cambiando il consumatore che, dopo decenni di anestesia sensoriale, scopre nuove tipologie di caffè e lo straordinario mondo variegato dei flavori.

Sempre più spesso i consumatori hanno modo di assaggiare un caffè diverso in una caffetteria Specialty in Italia o durante un viaggio all’estero, magari scoprono un caffè a casa di qualcuno che utilizza una superautomatica o un sistema mono porzionato con una variegata carta dei caffè, magari sono incuriositi da una delle rare carte dei caffè presenti nei ristoranti o hanno frequentato un corso o una degustazione di caffè.

Ecco che questa nuova scoperta di flavore necessita, per essere coltivata e trasformata in una rinnovata cultura di prodotto, di una maggiore offerta differenziata a partire dagli scaffali della grande distribuzione”.

Ritengo che l’industria del caffè debba trovare il modo per coinvolgere la grande distribuzione al fine di ottenere maggiore spazio sugli scaffali per una maggiore varietà di caffè in grano differenziata per specie e varietà botanica, per colore di tostatura, per storytelling di filiera e per flavore.

“Sarebbe necessario rimuovere dagli scaffali le confezioni delle miscele di bassa qualità da 1 kg in grano che, come ben tutti sanno, sono comprati dai baristi che li utilizzano nei loro locali per diluire il prodotto comprato dalla torrefazione sotto contratto.

In questa fase storica del mercato italiano del caffè, dove ancora è in pieno svolgimento la cosiddetta “terza onda del caffè”, la grande distribuzione deve giocare un ruolo strategico per accompagnare il consumatore italiano a uno step evolutivo di consumo, maggiormente consapevole e di migliore qualità.

Ovviamente questo processo richiede notevoli investimenti che potrebbero essere concentrati a livello nazionale tra le associazioni di categoria dell’industria del caffè assieme alle grandi centrali di acquisto della grande distribuzione.

Se a valle è necessaria una maggiore disponibilità della GDO nel proporre una nuova gamma di caffè, a monte la torrefazione deve rinnovare il catalogo prodotti e la comunicazione sugli imballi”.

L’operato della torrefazione è un punto chiave per l’evoluzione della nostra filiera, come lo è stata la “cantina” nel processo di sviluppo della cultura diffusa del vino.

“Spesso la torrefazione italiana è un’attività fondata tanti anni prima, passata di mano in mano da numerose generazioni e che spesso ha perso il contatto esperienziale, sensoriale e di contenuto del prodotto che vende.

Chi gestisce la torrefazione, oggi, deve viaggiare nei Paesi di origine, deve conoscere le caratteristiche delle diverse varietà botaniche dell’Arabica e della Canephora, deve conoscere le problematiche che attanagliano i produttori di caffè e allo stesso tempo deve viaggiare all’estero nelle aree di consumo, deve conoscere tutte le onde delio Specialty Coffee e sperimentare tutti i metodi di estrazione.

Le associazioni di categoria a cui appartengono le torrefazioni devono organizzare scuole d’impresa con nuovi percorsi di aggiornamento professionale e devono accompagnare i torrefattori in viaggi alla scoperta dei paesi di origine e alla conoscenza dei diversi mercati di consumo.

Il parallelismo con il mondo del vino, credo, possa essere di utile ispirazione ed è per questo che pensando alla torrefazione mi vengono in mente le giornate delle “porte aperte in cantina” e delle “strade del vino”.

Anche la filiera del caffè deve iniziare a dotarsi di occasioni per far entrare il consumatore negli stabilimenti di produzione con percorsi guidati di visita”.

Godina: un percorso di visita guidato alla scoperta del caffè

“In questo contesto, una fabbrica esperienziale di ultima generazione da cui trarre ispirazione, è la torrefazione di Lavazza 1895 a Settimo Torinese, un luogo dove il visitatore viene guidato, nel verso senso della parola, attraverso un percorso di vista fatto di numerose tappe durante le quali viene spiegata la produzione del caffè nei paesi di origine, la complessità del flavore del caffè e di come si percepisce, la selezionatura del caffè verde, il processo di tostatura, il degassamento e la conservazione il caffè, con un passaggio davanti ai laboratori di controllo qualità.

L’ultima tappa è nella sala di degustazione dove il visitatore assaggia gli stessi caffè preparati in espresso, moka, filtro e cold brew, con l’accompagnamento di colori e suoni che sono stati scelti per un abbinamento perfetto ai singoli flavori dei caffè”.

Godina: “In Italia ci sono quasi 1000 torrefazioni e se pensassimo che almeno la metà possano organizzarsi per offrire percorsi di visita, avremmo già in Italia 500 punti di visita su tutto il territorio nazionale”.

“Se poi prevedessimo le seguenti visite otterremmo dei numeri interessanti: 500 torrefazioni x 4 giorni al mese di porte aperte x 30 persone in visita ad ogni appuntamento = circa 720.000 persone l’anno. Un altro esempio da replicare è la roastery di Starbucks Reserve a Milano, un luogo dove le persone vengono a contatto con la produzione del caffè, fanno un mini percorso di formazione in un formato più divertente e “smart” e si siedono per prendere un caffè.

starbucks
Starbucks Reserve Roastery Milano (immagine concessa)

Questo format aiuterebbe ad avvicinare al caffè le fasce più giovani di età. Ecco che un format di locale di somministrazione e di micro torrefazione, in stile Starbucks Reserve, offrirebbe un luogo nuovo, innovativo e giovane.

Anche in questo caso, se provassimo a fare qualche moltiplicazione di quanto pubblico verrebbe a contatto con un nuovo format di caffè arriveremmo al seguente numero: 500 locali con micro torrefazione gestiti dalle torrefazioni x 6 giorni di apertura alla settimana x 52 settimane x 150 persone al giorno = circa 23 milioni di persone l’anno!

Ecco che con questi numeri si potrebbe ottenere un impatto enorme sul consumatore per una capillare diffusione della cultura di prodotto e di filiera.

In conclusione di questo quinto articolo le parole chiave che riassumono le azioni da mettere urgentemente in campo sono una maggiore presenza di caffè in grano sugli scaffali dei supermercati che raccontino origini, tostature e flavori diversi e nuove azioni da parte delle torrefazioni per l’ampliamento del loro catalogo prodotti e per l’offerta di nuovi percorsi di “torrefazioni aperte”.

                                                                                                            Andrej Godina

Ecco perché le catene di caffetterie sono ripartite e possono crescere ancora

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Caffè macinato prima dell'uso in una caffetteria (Foto di Elias Shariff Falla Mardini da Pixabay)

MILANO – Il mercato globale delle caffetterie torna a crescere lasciandosi definitivamente alle spalle i tempi drammatici della pandemia. Quali i principali driver di questa ripresa? Certamente il ripristino della normale interazione sociale, con l’eliminazione del distanziamento e delle misure protettive.

Come pure il ritorno al lavoro in presenza in molte aree dei servizi. Ma i fattori trainanti sono anche altri.

Secondo un recente report di Rabobank – basato su dati Euromonitor – il settore delle caffetterie si sta evolvendo aprendosi a dinamiche nuove. Un’evoluzione che spesso favorisce le grandi catene a scapito degli esercenti indipendenti.

In termini di vendite, la crescita è ripresa a ritmi paragonabili a quelli del periodo pre-pandemia

L’andamento negli Usa è in linea con i trend globali e va di pari passo con un risultati solidi anche nel dettaglio.

L’Europa occidentale ha visto un calo molto più marcato delle vendite delle caffetterie nel periodo peggiore della pandemia, cui ha fatto seguito una forte ripresa, che ha portato a livelli superiori a quelli pre-pandemici, anche se di poco. Più debole invece il trend del dettaglio.

La ripresa negli States non si deve soltanto al ritorno negli uffici, che è stato peraltro solo parziale, ma anche alla resilienza degli operatori, che hanno rilocalizzato molti locali in aree residenziali e hanno adattato format e proposte ai nuovi stili e ritmi di vita.

È bene sottolineare che la pandemia ha fatto più vittime tra gli esercenti indipendenti e le aziende più piccole.

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Analisi Circana: “Prezzi dei beni di largo consumo aumentati del 12,9% in sei mesi, calo vendite al 2,4%”

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circana largo consumo
L'analisi semestrale "FMCG Demand Signals" di Circana (immagine concessa)

BRACKNELL, Regno Unito – Circanaazienda leader nella gestione ed interpretazione della complessità del comportamento del consumatore, nata dalla fusione tra IRI e The NPD Group – ha pubblicato il nuovo aggiornamento dell’analisi semestrale “FMCG Demand Signals“. Lo studio coinvolge i sei principali mercati europei (Francia, Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Paesi Bassi) e rivela che, nonostante il calo dell’inflazione, la domanda per beni di Largo Consumo non si è ancora ripresa.

L’analisi Circana sul largo consumo

La forbice tra i prezzi e i volumi di vendita continua ad espandersi e i consumatori europei riducono gli acquisti: le vendite a volume, infatti, sono diminuite dell’1,3% nell’ultimo anno. Al contrario, la spesa è aumentata del 10,1%, raggiungendo i 636 miliardi di euro; questa crescita però è dovuta principalmente alla componente inflattiva.

Ananda Roy, Global SVP, Strategic Growth Insights di Circana, ha commentato: “Dallo studio emergono sia buone sia cattive notizie. A distanza di due anni dallo scoppio della pandemia, il settore dei beni di Largo Consumo è ancora molto lontano dal ritorno alla normalità”.

Ananda Roy aggiunge: “La domanda non si è ancora totalmente ripresa e sempre più prodotti di uso quotidiano non vengono inseriti nel carrello della spesa dei consumatori, intenti a salvaguardare il portafoglio. I prodotti a Marchio del Distributore continuano a guadagnare quota di mercato a discapito dei prodotti di marca e gli shopper, sopraffatti dall’inflazione, ricercano referenze in offerta e frequentano il canale discount”.

Roy continua: “L’attuale scenario economico e politico e l’incertezza che sta caratterizzando tutti i mercati, fanno si che l’andamento della domanda di beni di Largo Consumo probabilmente si riprenderà nella seconda metà del 2024. Strategie e strumenti a supporto di un’inversione della tendenza negativa delle vendite si possono ricercare nell’ambito dell’innovazione, della sostenibilità e della gestione dei prezzi, che aumenteranno la resilienza a crisi future.”

Principali evidenze emerse dallo studio:

• I consumatori restano ancora molto sensibili ai prezzi: si è registrato un moderato calo dell’inflazione nei sei maggiori mercati europei, migliorando la propensione alla spesa di alcune fasce di consumatori. Tuttavia, l’incertezza continua a rendere le famiglie estremamente sensibili ai rincari. Rispetto allo scorso anno, i prezzi sono aumentati in media dell’11,6%, causando un calo delle vendite pari all’1,3%.

Negli ultimi sei mesi, i prezzi medi dei beni di largo consumo sono aumentati di un altro punto percentuale, passando dall’11,6% al 12,9%.

Può sembrare un aumento di leggera entità, eppure ha colpito duramente i consumatori, soprattutto perché il rincaro si è concentrato sui generi alimentari di uso quotidiano. Di conseguenza, le vendite sono diminuite notevolmente, con un calo che è passato dall’1,3% al 2,4%.

Manca innovazione in molte categorie di prodotto – Dai dati dello studio emerge che
nell’ultimo anno c’è stato un calo del 22% dei nuovi lanci nei sei principali mercati europei. Un peggioramento significativo rispetto alla flessione del 16,5% rilevata nel report “FMCG Demand Signals” di maggio 2023.

Meno dell’1% dei nuovi prodotti sviluppati rappresenta innovazioni rivoluzionarie, novità disruptive a livello generale o di categoria. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di prodotti esistenti che sono stati rinnovati, riformulati o riconfezionati, oppure, come avviene sempre più di frequente, la confezione e il peso del prodotto vengono ridotti, (e conseguentemente anche il codice EAN viene mutato).

Tuttavia, un ridotto numero di “superstar” dell’innovazione rappresenta il 56% del valore di vendita e il 40% della crescita delle vendite generate dai nuovi prodotti sviluppati nell’ultimo anno. Il Regno Unito, in particolare, si distingue da questo punto di vista, con il 33% dei lanci di successo.

Roy afferma: “Comprensibilmente, dato il clima attuale, l’innovazione resta sempre una sfida che sottende dei rischi. Tuttavia abbandonare totalmente ogni sforzo in questo senso sarebbe molto poco lungimirante. I marchi più intraprendenti stanno già approfittando delle opportunità generate da questo periodo di turbolenza, alla ricerca di nuovi modi di stimolare la domanda.”

• L’industria di Marca sta perdendo terreno a vantaggio della Marca del Distributore – A sei mesi dagli avvertimenti relativi al raggiungimento di un punto di svolta per i Marchi del Distributore i (“FMCG Demand Signals”, report di maggio 2023), la marcia di questi ultimi continua a passo spedito. Oggi, la Private Label rappresenta il 39% di tutte le vendite di generi alimentari nei sei maggiori mercati europei e vale 246 miliardi di euro, con un’ulteriore crescita di valore pari al 2,2% nell’ultimo anno (fino a giugno 2023). Due anni fa, tale quota era pari al 35%.

Roy commenta: “L’elevata inflazione ha spinto la crescita dei marchi privati, ma il loro successo non è dovuto esclusivamente ai prezzi più convenienti. I marchi privati hanno migliorato la propria qualità negli ultimi mesi e, di conseguenza, il gap con l’industria di marca si è ridotto, attestandosi oggi su un 15-20% nelle categorie di generi alimentari, in calo rispetto al 28-40% di due anni fa.

• I marchi devono affrontare la sfida sul tema della sostenibilità – La richiesta di prodotti in commercio che puntano sulla sostenibilità ha faticato a tenere il passo dalla metà del 2022. Nonostante i consumatori dal budget limitato desiderino acquistare prodotti green, gli stessi devono fare delle scelte.

Per questo, la domanda è calata. Nel breve termine, la richiesta di prodotti più sostenibili sarà sostenuta dai distributori, soprattutto in virtù di normative quali l’Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR) della Commissione Europea, che obbligherà i retailers a indagare più approfonditamente sulla sostenibilità dei marchi commercializzati.

Un pack sostenibile è importante in tutti i paesi. Negli ultimi dodici mesi, nel decidere se acquistare o meno un prodotto, il 55% dei consumatori spagnoli ha scelto un brand dopo aver esaminato la confezione.

In Francia, il 51% dei consumatori afferma di aver cambiato marchio o prodotto per la confezione e in Germania il 43% dei consumatori ha acquistato più prodotti venduti in confezioni attente all’ambiente. In totale, quasi la metà (48,3%) dei consumatori europei ha acquistato meno prodotti confezionati nella plastica nell’ultimo anno.

Roy aggiunge: “I Brand che vogliono continuare a essere acquistati, soprattutto in esclusiva, dovranno dimostrare di prendere sul serio il tema della sostenibilità. La combinazione di sostenibilità e aumento delle vendite sottende un impegno genuino di tutti gli operatori del settore.”

Concludendo, Roy commenta: “In un momento in cui i consumatori stanno mettendo in dubbio la propria lealtà verso la marca, i prodotti e le categorie esistenti, produttori e distributori devono concretamente ripensare le proprie attività e strategie.”

STA Impianti: il 20/12 l’azienda viene venduta all’asta

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Il logo di STA Impianti

BOLOGNA – STA Impianti, azienda bolognese specializzata nella realizzazione e fornitura di macchine ed impianti per le torrefazioni di caffè, sarà venduta all’asta in seguito alla procedura di liquidazione giudiziale il prossimo 20 dicembre.  L’azienda fondata nel 1988 e da sempre orientata verso la sostenibilità e la creazione di macchine eco compatibili chiude definitivamente.

STA Impianti in vendita all’asta

Per il lotto numero 1 completo il prezzo base d’asta è di 1.670.000,00 milioni di euro: l’offerta comprende l’intero complesso aziendale e la piena proprietà di immobile ad uso produttivo con relativi uffici e magazzini, distribuito al piano terra e primo ed annessa corte esclusiva di un fabbricato sito nel comune di Valsamoggia, Ioc. Crespellano a Bologna in via Giulio Pastore 25.

Sono altresì compresi gli arredi e le attrezzature per ufficio, macchinari, arredi, prodotti semilavorati e scorte.

Nel caso in cui non ci saranno offerte regolari valide per l’intero complesso che compone il lotto numero 1, saranno accettate anche offerte per il lotto numero 2 il cui prezzo base dell’asta e l’offerta minima è di € 370.000,00.

Come nel lotto 1, nel lotto 2 è compreso nella cessazione dell’azienda l’intero complesso. Sono presenti anche tutti i contratti di natura aziendale come analiticamente indicato nella relazione inventariale.

Il termine della presentazione dell’offerta è fissato un giorno prima della procedura di liquidazione giudiziale, ovvero il 19 dicembre.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui

Master Coffee Grinder Championship all’Officina Dalla Corte: Nadia Giacomelli e Mimma Abbaduto vincono la 3° tappa

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Le vincitrici Nadia Giacomelli, prima classificata, e Mimma Abbaduto (immagine concessa)

MILANO – Si è da poco conclusa la terza tappa del primo campionato di macinatura, inventato da Fabio Verona, svoltasi presso l’Officina Dalla Corte. Una tappa firmata Antonelli Specialty Coffees, la micro roastery di Andrea Antonelli, che ha scelto un caffè della International Women’s Coffee Alliance importato da Spiga Coffee Trading e proveniente dalle alture dell’alta Mogiana, processato con metodo naturale che si presta sia ad essere degustato in monorigine, come oggi, che unito in specialty blend, l’ultima tendenza degli specialty coffees.

La terza tappa del campionato di macinatura presso l’Officina Dalla Corte

Il profilo di tostatura scelto da Antonelli Specialty Coffees era eclettico, ovvero si prestava ad essere estratto in espresso con un gran corpo, una buona acidità di frutti rossi e la dolcezza della frutta tropicale, oppure con un corpo medio e setoso, una bassa acidità ed una grande dolcezza, con note di frutta secca ed essiccata quale prugna, uvetta e cascara; questo il profilo scelto per la competizione, che ha messo non poco in difficoltà i competitor.

La ricetta scelta era quindi 18g in, 57g out in 25 sec, con un tds di 5.85, certamente fuori dai canoni standard, ma che esaltava le note dolci e la rotondità di questo caffè.

Due defezioni dell’ultimo minuto hanno portato a 7 i concorrenti in gara:
Nadia Giacomelli, Ilaria Izzo, Federico Maggiulli, Mimma Abbaduto, Gianluca Tofani, Michael Boffelli e Matteo Colzani.

Sono stati tutti bravissimi, ma ad avvicinarsi maggiormente al profilo descritto dai giudici sono state Nadia Giacomelli, prima classificata, e Mimma Abbaduto, che si sono così aggiudicate il diritto di partecipare alla finalissima.

È la prima volta che due donne vincono questa competizione, e mai come in questa occasione la felicità è doppia.

Le ragazze hanno ricevuto i complimenti speciali dalla Presidente di IWCA Italy, Eleonora Pirovano, presente per l’occasione.

Il supporto degli sponsor è come sempre determinante, tutti i concorrenti sono tornati alle loro attività con importanti premi, e l’ospitalità offerta da Dalla Corte è stata eccezionale.

La finalissima

L’entusiasmo che ha portato questa competizione è tale, che Dalla Corte ha scelto di ospitare la finalissima nazionale presso il proprio stand in occasione del Milan Coffee Festival.

Domenica 3 dicembre dalle 11.30 vedremo quindi i 6 finalisti competere per aggiudicarsi il titolo di campione MCGHC2023 ed il fantastico grinder Solo della Grindie.

Ecco i nominativi:

I vincitori della Tappa presso la Torrefazione Diemme

  • Federico Cecconi
  • Emilio Tufano

Vincitori della tappa torinese Costadoro Caffè

  • Francesco Orsi
  • Alessandro Regna

Vincitori della selezione Dalla Corte con il caffè di Antonelli Specialty Coffees

  • Nadia Giacomelli
  • Mimma Abbaduto

Siete dunque attesi presso Superstudio Più di via Tortona 27 a Milano.

Napoli: istituita la giornata cittadina dedicata all’espresso

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Lo stemma di Napoli (foto presa da Pixabay)

NAPOLI – La Giunta Comunale ha approvato due delibere per l’istituzione delle giornate cittadine dedicate al caffè e al baccalà di Napoli grazie alla proposta di Teresa Armato, l’assessore al turismo e alle attività produttive. La giornata dedicata al caffè è il 10 dicembre, evento celebrato con lo scopo di diffondere la cultura dell’espresso napoletano e di tutelare l’identità culturale del capoluogo partenopeo.

La giornata dell’espresso napoletano

La giornata dedicata al baccalà napoletano cadrà invece il primo venerdì di dicembre di ogni anno.

L’assessore Teresa Armato, come riportato da TeleClubItalia, afferma: “Il cibo, elemento fortemente identitario, negli anni è diventato un’attrattiva anche per i turisti, che accanto al gusto intendono conoscere la storia e le origini delle pietanze”.

Armato aggiunge: “E il baccalà, così come il caffè, hanno tanto da raccontare, come sottolineato in passato anche da scrittori e artisti”.

La giornata del 10 dicembre è stata scelta in concomitanza con la giornata del caffè sospeso dall’Associazione rete del caffè sospeso, nel giorno in cui ricade anche la Giornata internazionale dei diritti umani, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Al Gran Caffè Gambrinus arriva il cornetto quadrato

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Il cornetto quadrato (immagine presa dal sito Facebook della caffetteria)

Il croissant a forma di cubo arriva a Napoli al Gran Caffè Gambrinus in piazza Trieste e Trento. L’idea originale è del pasticcere svedese Bedros Kabranian, il quale ha creato il primo prototipo del cornetto nel 2018. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano Grande Napoli.

Il cornetto quadrato del Gran Caffè Gambrinus

NAPOLI – Una forma decisamente insolita per un croissant, croccante fuori e morbido dentro, scrigno di un delizioso tesoro a sorpresa.

Il Gran Caffè Gambrinus in piazza Trieste e Trento a Napoli propone la sua versione del cornetto a forma di cubo, declinato in diverse varianti irresistibili.

“Finalmente anche al Gambrinus sarà possibile assaggiare il delizioso cornetto cubo, mirtilli, lamponi o fragoline di bosco. Tu comincia a scegliere“, scrive sui social a corredo di immagini che, solo a guardarle, fanno venire l’acquolina in bocca.

Ma come nasce questo dolce? Sembra che l’idea originale sia del pasticcere svedese Bedros Kabranian, da sempre appassionato di forme geometriche, che nel 2018 avrebbe creato questa prelibatezza denominandola Crube (dall’unione di Croissant e Cube).

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Nescafé promuove il percorso di valorizzazione del bene comune a Milano

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L’opera d’arte murale ispirata all’iniziativa “NelleMieMani – C’è molto di più in ogni tazza” (immagine concessa)

MILANO – La costruzione di un futuro migliore e più sostenibile, per sé e per gli altri, è fatta di piccoli gesti: azioni semplici e quotidiane, ma consapevoli. Oltre una tazza di Nescafé, nelle mani di ognuno c’è la possibilità di contribuire e assistere al cambiamento in modo partecipativo, dalle scelte individuali, le abitudini e le pratiche di ogni giorno fino alla cura e alla manutenzione di quei luoghi che sono il simbolo di una socialità viva e presente.

Il progetto “NelleMieMani – C’è molto di più in ogni tazza” di Nescafé

Continua il percorso di cura e rigenerazione urbana promosso con il progetto “NelleMieMani -C’è molto di più in ogni tazza” di Nescafé – tra i caffè solubile più amati al mondo – in collaborazione con le amministrazioni locali, le associazioni del territorio e i cittadini.

Una collaborazione tra pubblico e privato per la valorizzazione e la tutela del bene comune: un parco, un campo giochi, o una palestra a cielo aperto, purché sia un luogo importante per la socialità della propria città.

Il primo progetto è stato avviato nella primavera del 2022 da Nescafé e Labsus, in collaborazione con la Città di Trento e due associazioni attive sul territorio, per la riqualificazione del Giardino Pubblico Canova. L’azione si è concentrata sul campo da basket con un’opera d’arte murale ispirata all’iniziativa “NelleMieMani – C’è molto di più in ogni tazza” e realizzata dallo street artist Alan Vitti.

Nel 2023 è il turno di Milano, con protagonista il CAM Pecetta, un centro di Aggregazione Multifunzionale del Municipio 8 frequentato quotidianamente da giovani, adulti e anziani. L’obiettivo è quello di restituire al quartiere e alla città uno spazio che possa essere un luogo di aggregazione accogliente e protetto, dove la diversità diventi ricchezza e il senso di appartenenza alla comunità si ispiri a stili di vita sani e attenti all’ambiente.

Un punto di incontro e di socialità non solo per bambini e ragazzi ma rivolto a tutti i residenti che abitano il quartiere.

Ancora una volta la riqualificazione parte dall’arte e la creatività grazie alla collaborazione con Filippo Benzoni, in arte NOBEZ, giovane talento emergente dell’Hinterland milanese, laureato alla Nuova Accademia delle Belle Arti, con una già ricca esperienza di street art alle spalle, che si occuperà del progetto artistico dedicato al campo da pallavolo. Un’iniziativa che ha visto la partecipazione attiva dei residenti del quartiere che hanno dato il proprio contributo prendendo in mano i pennelli e diventando artisti per un giorno.

Con questo nuovo progetto Nescafé porta avanti con passione il suo impegno per promuovere e sensibilizzare i cittadini di oggi sui valori e le sfide necessari per la costruzione di un futuro migliore e più sostenibile: un cammino fatto di piccoli passi che comincia con una tazza di Nescafé.

Nestlé conferma, ancora una volta, il suo impegno a sostegno delle comunità locali e dell’ambiente, un impegno che da ormai diversi anni si riempi di importanti contenuti e di progetti volti al rispetto del pianeta: dal Nescafé Plan, un piano di sostenibilità avviato nel 2010, che ad oggi ha permesso di coltivare e raccogliere il 75% di caffè in modo più responsabile, distribuire oltre 230 milioni di piante di caffè e creare 900.000 corsi di formazione per gli agricoltori di caffè; al lavoro delle fabbriche per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in fase produttiva, dimezzata negli ultimi 10 anni; all’impegno nell’educare i consumatori a un corretto smaltimento del packaging, innovando costantemente il suo eco-design.

Said: l’antica fabbrica di cioccolato in cui si può mangiare a Roma

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

La Città Eterna non smette di stupire in termini di proposte gastronomiche. Per gli amanti del dolce, un’occasione ghiotta e imperdibile è quella di cenare nel regno del cacao: Said, l’antica fabbrica di cioccolato in via Tiburtina 135. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Marianna Somma pubblicato su Il Corriere della Città.

La fabbrica di cioccolato Said

ROMA – Se il vostro sogno è cenare in un posto assolutamente originale e unico nel suo genere, allora la scelta giusta è Said (Società anonima industria dolciumi), un’antica fabbrica di cioccolato situata proprio nel cuore di Roma.

Said si trova in via Tiburtina 135 ed è aperto dal 1923. Nasce come stabilimento destinato alla produzione di cioccolato e solo di recente è stato aperto il ristorante dove è possibile mangiare, ma anche fare l’happy hour o una merenda golosa. Ovviamente c’è anche lo shop dove è possibile acquistare ogni tipo possibile e immaginabile di cioccolato, ma anche creme spalmabili e tante idee regalo.

Come si evince dalle recensioni entusiaste degli utenti su Tripadvisor, il ristorante dove si cena è molto elegante, raffinato ed accogliente. I piatti sono deliziosi e tutti realizzati con ingredienti di prima qualità. I costi sono leggermente al di sopra della media.

Questo locale è perfetto per un appuntamento galante o anche per festeggiare un anniversario. Il punto forte ovviamente sono i dolci che sono un’autentica goduria per le papille gustative. Ci sono oltre 100 proposte golose tra cui scegliere.

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