lunedì 01 Dicembre 2025
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Hypertaste: ecco lo strumento d’analisi sensoriale del caffè e del vino

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Foto di Chris da Pixabay

Hypertaste è un dispositivo capace di rilevare l’impronta digitale chimica dei liquidi, con una sorta di lingua dotata di sensori elettronici in grado di rilevarne la composizione. È uno strumento ampliamente utilizzato per il vino e il caffè, in grado di capire, ad esempio, quale tipo di vitigno è più adatto ad essere impiantato su un certo terreno sottoposto ad esame. Tra i principali utilizzi c’è il controllo dell’autenticità del prodotto. Leggiamo di seguito parte dell’articolo pubblicato sul portale di Tiscali e riportato da askanews.

Hypertaste: il futuro dell’apprendimento digitale

MILANO – Hypertaste viene addestrato con diversi campioni di liquidi, da cui ne ricava le impronte digitali, che vengono confrontate tra di loro in modo da cercare similarità e differenze e individuare un pattern di riferimento, anche dal punto di vista sensoriale. E’ un lavoro che prevede una sorta di apprendimento digitale e che è giù stato applicato, ad esempio, per studi sul caffè e sul gin.

Hypertaste è in grado anche di capire quale tipo di vitigno è più adatto ad essere impiantato su un certo terreno sottoposto ad esame.

Tra i principali utilizzi c’è però il controllo dell’autenticità del prodotto. Gianmarco Gabrieli, ricercatore d Ibm research di Zurigo: “Quindi verificare la provenienza di un determinato liquido, di una bevanda o nel caso dei vini della regione di provenienza, questa è una delle principali applicazioni. Ma anche prevedere l’accettazione da parte del consumatore di una bevanda”.

Gianmarco Gabrieli continua: “Una nuova formulazione di una bevanda che può essere un caffè, un vino o un succo, può essere accettata da un consumatore? Noi mappiamo il responso dei nostri sensori su dati da consumatori e in questo modo possiamo prevedere per una nuova miscela di caffè, per esempio, la possibilità del consumatore di apprezzare questa nuova tipologia”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Università Ca’ Foscari di Venezia ricorda Marco Ceresa con l’evento internazionale sul tè e il concerto di Liu Fang il 2 dicembre

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ceresa università ca' foscari
Marco Ceresa

VENEZIA – Sabato 2 dicembre, in Auditorium Santa Margherita – Emanuele Severino, a partire dalle ore 14, l’Università Ca’ Foscari Venezia ricorda con un evento speciale il professor Marco Ceresa, illustre sinologo ed ex direttore del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, scomparso improvvisamente nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2023.

L’evento include un convegno internazionale in lingua inglese dedicato alla cultura del tè, Tea Culture(s) – international colloquium in memory of Professor Marco Ceresa, tema del quale Ceresa era un vero esperto.

L’evento dedicato al professor Marco Ceresa

È stato infatti l’autore della prima traduzione completa e commentata del Canone del tè, il più antico e il più importante trattato al mondo sulla coltivazione, la preparazione, l’uso e gli echi letterari del tè. Era anche il Presidente Onorario e il co-fondatore dell’Associazione Italiana Cultura del Tè Aictea.

Il convegno si aprirà con i saluti istituzionali della rettrice Tiziana Lippiello e con il keynote speech di James Benn (McMaster University): Understanding the Classic of Tea with Marco Ceresa.

Si alterneranno poi sul palco docenti e studiosi, sia di Ca’ Foscari che di altre università, che esploreranno le declinazioni della cultura del tè attraverso i secoli: Livio Zanini (Deconstructing the Narrative of Shennong’s Tea Discovery), Françoise Sabban (The Efficiency of Wine Production in Sixth Century China), Johan Van Mechelen (Early Western Documents on the Medicinal Properties of Aged Pu’er Tea), Silvia Vesco (Tea in the Images of the Floating World (Ukiyoe)), Aldo Tollini (Japanese Tea Culture as Seen by Europeans in the 16th and 17th Centuries).

locandina evento
La locandina dell’evento (immagine concessa)

“La scelta di organizzare un convegno sul tè – spiega il professor Livio Zanini – è dovuta principalmente al contributo importantissimo che Marco Ceresa ha dato a questo campo di studi. Il suo Canone del tè del 1990 è la prima traduzione completa e commentata in una lingua occidentale del più antico e più importante trattato al mondo dedicato al tè. Precede di oltre un decennio e ha ispirato il relativamente recente interessamento per tale materia da parte degli studiosi occidentali. In ogni caso, il tè è solo uno dei primi interessi di ricerca di Marco Ceresa, che spaziavano in molteplici aspetti dei cultural studies legati alla Cina”.

Dopo questa serie di interventi, la cerimonia continuerà con una degustazione di tè e con i ricordi di colleghe, colleghi e amici del professor Ceresa, concludendosi con il concerto per pipa solista, liuto cinese a 4 corde, della virtuosa di fama internazionale Liu Fang.

Liu Fang è nata a Kunming, nella provincia cinese dello Yunnan, e ha iniziato a suonare il pipa all’età di 6 anni. La sua prima esibizione pubblica da solista è avvenuta all’età di 9 anni. Nel 1986, a 11 anni, ha suonato per la Regina Elisabetta II. Il pipa è uno strumento cinese molto antico, che appare già in testi risalenti al II secolo a.C. ed è stato popolare sin dalla dinastia Tang (618-907) come strumento per assoli e musica da camera.

Caratterizzato da un’ampia gamma di tecniche, che richiedono spettacolare destrezza delle dita, produce sinfonie capaci di descrivere battaglie famose, scene emozionanti o brani più lirici ispirati alla poesia, ai paesaggi e ai temi storici. Durante il concerto ‘In memoria di un caro amico’, per Marco Ceresa, l’artista suonerà pezzi che spaziano dal repertorio classico a quello moderno.

L’evento si terrà dalle 14.00 alle 19.00 presso l’Auditorium Santa Margherita – Emanuele Severino. Ad organizzarlo è il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari, in collaborazione con l’Istituto Confucio dello stesso Ateneo, l’Associazione Italiana Cultura del Tè, Eastern Leaves e Loison. L’entrata è libera fino a esaurimento posti.

Il programma

14:00
Saluti istituzionali
Professoressa Tiziana Lippiello, Magnifica Rettrice dell’Università Ca’ Foscari Venezia

14:10-16:45
Tea Culture(s) – International colloquim in memory of Professor Marco Ceresa. Convegno internazionale in lingua inglese

  • Keynote speech: James Benn (McMaster University)
  • Understanding the Classic of Tea with Marco Ceresa
  • Livio Zanini (Ca’ Foscari University of Venice)
  • Deconstructing the Narrative of Shennong’s Tea Discovery
  • Françoise Sabban (École des Hautes Études en Sciences Sociales)
  • The Efficiency of Wine Production in Sixth Century China
  • Johan Van Mechelen
  • Early Western Documents on the Medicinal Properties of Aged Pu’er Tea
  • Silvia Vesco (Ca’ Foscari University of Venice)
  • Tea in the Images of the Floating World (Ukiyoe)
  • Aldo Tollini (Ca’ Foscari University of Venice)
  • Japanese Tea Culture as Seen by Europeans in the 16th and 17th Centuries

 16:45-17:15
Una tazza di tè. Degustazione di tè e biscotti cortesemente offerta da Eastern Leaves e Loison

17:15-19:00

  • Parole e musica per Marco Ceresa
  • Interventi di colleghi e amici di Marco Ceresa
  • In memoria di un caro amico
  • Concerto solista di pipa, Liu Fang

La biografia di Marco Ceresa

Originario di Lodi, si era laureato a Ca’ Foscari, nel 1984, nel corso di laurea allora denominato Lingue e Letterature Orientali (cinese) e nel 1992 aveva conseguito il PhD in Civiltà dell’Asia Estremo Orientale presso l’Università degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’. Era entrato a Ca’ Foscari come ricercatore nel 1994 ed era diventato professore associato di lingua e letteratura cinese nel 2000 e dal 2008 ordinario.

Aveva ricoperto il ruolo di delegato del Rettore per i “Rapporti Internazionali dell’Ateneo per i paesi asiatici” dal 2009 al 2012 ed era l’attuale Direttore in carica, dal 2017, del Dipartimento di Studi sull’Asia e l’Africa Mediterranea. Era membro del Senato Accademico di Ca’ Foscari per il triennio 2020-2023, carica che aveva ricoperto anche nel triennio 2011-2014 e nel triennio 2017-2020. Dal 2008 al 2018 era stato direttore dell’Istituto Confucio presso l’Università Ca’ Foscari.

Dopo la laurea aveva studiato presso la National Taiwan Normal University di Taipei (Taiwan) e aveva ricevuto il Research Grant for Foreign Scholars in Chinese Studies del Center for Chinese Studies della National Central Library di Taipei. Successivamente aveva svolto ricerca presso il Research Institute for Humanistic Study, Kyoto University (Giappone), con una borsa della Japan Society for the Promotion of Science e presso la Scuola di Studi Orientali, Istituto Italiano di Cultura, Kyoto (Giappone).

Aveva insegnato presso l’Université Paris 7-Denis Diderot, l’Università di Vienna, l’Università Ludwig Maximillian di Monaco di Baviera, l’Università di Marburg, l’Università Eotvos Lorand di Budapest, l’Università di Lund. Era stato il co-fondatore e il Presidente Onorario dell’Associazione Italiana Cultura del Tè Aictea, che dal 2016 organizza a Ca’ Foscari un congresso internazionale annuale sulla cultura del tè.

Twinings celebra il Natale con le nuove scatole a tema esotico

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La scatola in cartotecnica della selezione di pregiati tè e infusi (immagine concessa)

Twinings, il noto brand specializzato in tè e infusi, ha deciso di celebrare le festività natalizie con due nuove scatole a tema esotico contenti pregiate e raffinate miscele
per un’esperienza di gusto ricca di profumi e sapori lanciando in tal modo i regali ideali per gli amanti del tè.

Selezione di pregiati tè e infusi – scatola in cartotecnica

Un’elegante scatola in cartotecnica impreziosita da ricche finiture e lamina d’oro che racchiude 40 filtri di 8 miscele diverse, dedicata a chi ama gustare la giusta miscela in ogni momento della giornata.

Il regalo perfetto per conquistare gli amanti di miscele classiche e chi desidera osare con un mix di ingredienti più ricercato, abbinando l’originalità alla riconosciuta esperienza nell’arte della miscelazione del brand Twinings.

Un mix unico che include tè classici, tè neri aromatizzati e verdi e deliziosi infusi 100% naturali a base di frutta, erbe e spezie per un’esperienza avvolgente.

Prezzo al pubblico consigliato: 9.90 euro

Selezione di pregiati tè e infusi – scatola in legno

Dedicata agli amanti del tè Twinings, questa preziosa confezione natalizia in legno a 4 scomparti ha un assortimento di 40 filtri, 10 per ogni miscela e conduce gli appassionati del tè alla scoperta dei gusti più amati di sempre.

I due gusti classici English Breakfast Tea ed Earl Grey Tea, il Tè nero aromatizzato cannella e arancia, dal gusto particolarmente agrumato e speziato che sa di Natale e il più tradizionale dei tè verdi, il Pure Green Tea.

Prezzo al pubblico consigliato: 19.90 euro

Giuseppe Apuzzo, Royal Moka di Roma: “I dati della Capitale? L’espresso da 0,90 a 1,20 ma il cliente torna solo dove sa che può bere una buona tazzina”

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Royal Moka Colosseo
Un cliente speciale di Royal Moka, al Colosseo

ROMA – Giuseppe Apuzzo, 51 anni, responsabile commerciale e titolare della Royal Moka torrefazione di Roma, rivela la filosofia della sua realtà imprenditoriale legata al caffè nella Città Eterna e fa il punto della situazione delle torrefazioni nella Capitale, una città costellata da circa 13mila caffetterie. Oggi Apuzzo propone con il marchio Royal Moka quattro tipi di miscele, dal 50-50 al 100% Arabica, il 60-40 e il 70-20.

Giuseppe apuzzo
Giuseppe Apuzzo titolare della torrefazione Royal Moka di Roma nello show room dell’azienda capitolina

I caffè provengono dal Centro America, Brasile, Colombia, Perù, Guatemala, Costa Rica e India, quest’ultima solo per la Robusta. I dettagli fanno la differenza per Royal Moka con un’aspetto dedicato in particolare all’attenzione per la formazione. Leggiamo di seguito le considerazioni di Giuseppe Apuzzo sulla situazione del caffè nella Capitale d’Italia.

Apuzzo, che cos’è per lei il caffè?

“Per me, per Royal Moka, il caffè è passione e qualità. Per questo sono un promotore dell’espresso italiano di qualità, il prodotto della mia azienda. Il caffè a marchio Royal Moka deve essere assolutamente buono, di pregio, di qualità. Per questo abbiamo la massima cura dalla coltivazione, attraverso un unico fornitore, alla trasformazione che seguiamo direttamente in ogni passaggio. Così rivolgiamo la massima attenzione alla materia prima, lungo tutta la filiera, seguendola dalle piantagioni sino al bar e al consumatore per servire sempre e soltanto il migliore espresso.

La situazione a Roma? Qui la qualità del caffè è legata a diversi consumi e tradizioni, differenti rispetto al Nord o al Sud d’Italia. Perché nella capitale siamo un po’ un ibrido, abbiamo diverse idee di espresso.”

Quali sono queste idee differenti?

Royal Moka
Il Bar Vittoria di Roma fa parte del circuito Royal Moka

L’espresso a Roma, dal nostro punto di vista, ha conosciuto un calo in termini di qualità. Soprattutto dopo il Covid, i bar hanno ridotto il livello dell’offerta: l’aumento del crudo, dei costi per il confezionamento, dei trasporti, dell’energia, hanno determinato un abbassamento generale della qualità.

Molti torrefattori romani, al contrario di Royal Moka, hanno preferito procedere così piuttosto che andare dal cliente e promuovere la qualità nel prezzo. Creando così però anche una maggiore incertezza per il barista che, a sua volta, per non perdere la propria clientela, ha ulteriormente abbassato i prezzi.

Nella capitale ci sono espressi in vendita a prezzi che vanno dai 90 centesimi ad un euro 1, 20 al massimo. Così facendo però stiamo confondendo il gusto del consumatore, che si allontana ancora una volta dal buon caffè. Che invece dovrebbe essere fine e di qualità con tostature equilibrate rispetto a quello che troviamo in troppi bar di Roma.”

Con bassa qualità al bar il consumatore di Roma reagisce disamorandosi dell’espresso o in quali altri modi?

“Spesso il consumatore si orienta alla capsula-cialda che prepara a casa, piuttosto che andare al bar, dove non è sempre sicuro di trovare un espresso di qualità. Sì perché il consumatore pensa a risparmiare utilizzando il mono porzionato nella sua cucine, perché in questo trova la stessa identità qualità se non addirittura maggiore, che può bere al bar. E questa è la nostra grande paura.

Certo noi proponiamo cialde e capsule di qualità. Ed è motivo di orgoglio offrire il massimo del prodotto per avere più soddisfazione nel nostro lavoro. E, contemporaneamente, essere all’altezza del nostro gusto che si orienta verso un buon prodotto. La nostra filosofia aziendale persegue da sempre questo principio.”

Apuzzo, quanti tipi di caffè proponete a Roma?

“Abbiamo quattro tipi di soluzioni, dal 50-50 al 100% Arabica, il 60-40 e il 70-20: le miscele cambiano solo per le percentuali. Ma la qualità resta sempre la stessa.

Compriamo sempre e soltanto caffè certificati in origine, da un crudista che è il numero uno. Secondo me il migliore che si può avere in quanto garantisce una reale tracciabilità del prodotto. Come origini? Lavoriamo sul Centro America, Guatemale e Costa Rica, Brasile, Colombia, e Perù. Per la Robusta ci rivolgiamo all’India, con crivelli selezionati 17-18.

Sto parlando di verdi che hanno costanza e mantengono sempre le stesse caratteristiche organolettiche, per cui è più semplice per noi preparare caffè rispetto ad altri che compensano l’aumento del prezzo con le origini, o cambiare spesso perché un verde costa di più.

La nostra materia prima proveniente esclusivamente da piantagioni selezionate e certificate. E siamo anche esclusivisti, perché abbiamo contrattualizzato queste origini con il nostro fornitore che è unico, mantenendo la stessa costanza del prodotto nel tempo.”

Capitolo formazione: Apuzzo, lei cosa ne pensa?

“E’ un aspetto fondamentale: Royal Moka vuole essere davvero partner dei clienti. Tutto il nostro personale ha seguito i corsi Sca per essere anche trainer. In più collaboriamo anche con professionisti esterni, come Angelo Sportelli e Riccardo Di Gasbarro che è anche uno dei nostri agenti commerciali.

Anch’io mi occupo della formazione, di primo livello, per la parte caffetteria e di latte art e assaggio. I baristi sono molto incuriositi. Qui a Roma e troviamo sempre tanta umiltà e voglia di crescere: abbiamo un tipo di clientela molto attenta al caffè e vicina alla filosofia dell’azienda.

La Royal Moka è un’azienda che non distribuisce soltanto il caffè, ma che si assicura che i propri clienti ricevano i prodotti da un addetto che è anche un tecnico e formatore. Il nostro personale segue i baristi, per appassionarli al miglior modo di estrazione e così preservare la qualità del risultato finale in tazzina.

Questa è una partnership che ha dei costi ma che serve per elevare il livello di ciascuno del bar che serviamo, con il trasferimento dei concetti fondamentali. E vogliamo coinvolgere tutti i baristi in questa logica. Scegliamo questo target per veicolare contenuti importanti e migliorare l’intero settore. Poi la realtà è che stiamo assistendo ultimamente che c’è un’offerta di Robusta e di Arabica di bassa qualità. Ma noi facciamo argine.”

Apuzzo, vi occupate anche della pulizia delle macchine?

“In fase di formazione la M di manutenzione è fondamentale. Royal Moka si occupa di controllare alla consegna del caffè la durezza dell’acqua, di pulire il dosatore, consideriamo fondamentale lo stato del mantenimento della macchina che va pulita tutti i giorni con i prodotti adatti.

Questo perché il barista deve avere la stessa cura che noi abbiamo per il nostro caffè sulle attrezzature. Cerchiamo di aiutare e di incentivare queste operazioni, che sono fondamentali perché se non eseguite con costanza possono rovinare tutta l’ultima parte della filiera. E anche con il caffè non ci si scappa: il risultato finale non è dato dai passaggi migliori, virtuosi, ma da quello peggiore che vanifica gli sforzi messi in tutto il resto del lavoro.”

C’è un problema: Roma è una città enorme con tantissimi torrefattori (oltre 200). Come si fa a distinguersi tra tutti, vendendo un caffè più caro in una città dove poi viene offerto anche a 90 centesimi?

“C’è una premessa da fare. A Roma il consumo dei bar è più alto rispetto al resto d’Italia. Mediamente anche un bar piccolino ha un fabbisogno di circa 2 chili al giorno. Troviamo quindi condizioni più favorevoli per concedere un po’ di più al barista sul prezzo rispetto ad altre città, dove pure operiamo.

La Royal Moka anche con il suo caffè di qualità riesce comunque a mantenere dei prezzi abbastanza in linea rispetto alla concorrenza medio-alta di categoria. Questo perché siamo produttori che scelgono un target che rispecchia le stesse caratteristiche, con un consumo di tot chili all’anno.

Il barista a cui ci rivolgiamo è disposto a spendere un po’ di più per avere la qualità e vende la tazzina a 1,10 o 1,20 con soddisfazione sia per il gestore sia per il cliente che beve bene. Sì perché va detto che quella forbice di prezzo indicata è ormai una cifra che si trova tranquillamente anche a Roma nei bar di livello che badano consapevolmente alla qualità. Sì perché è importante che il barista trasferisca al cliente il fatto che sta servendo una bevanda di qualità. Così poi a quel punto chi paga sarà disposto a sborsare quei pochi centesimi in più, riconoscendone il valore e reggendo il confronto con la capsula o la cialda che può preparare in autonomia a casa. “

Che cosa vede Apuzzo nel futuro del caffè al bar a Roma?

“Stiamo assistendo all’ingresso di nuovi concorrenti con qualità bassa o molto bassa e prezzi inferiori che si rivolgono alla platea di baristi che cerca soltanto questo. Oggi la concorrenza quindi si gioca su una fascia bassa.

Tuttavia questo per noi di Royal Moka non rappresenta un problema, anzi, ci fa un piacere e ci stimola a migliorare ancora la qualità dell’offerta. In questo modo la differenza tra noi e molti altri è talmente abissale che è molto facile per il barista e il consumatore riconoscere la qualità mettendo a confronto due prodotti così distanti. L’amarezza, il rancido, il legnoso, la gomma bruciata sono chiaramente dei difetti in tazza e il nostro caffè ha requisiti positivi che diventano evidenti per il barista che vuole distinguersi. E per l’avventore che vuole trattarsi bene.

Sì perché abbiamo più presa noi che le aziende che propongono sempre un prodotto di bassa qualità, con un prezzo stracciato per acquisire clientela. La Royal Moka sceglie il target di baristi che mirano alla qualità e sono molto attenti al prodotto che è il più importante nel loro locale, quello che genera traffico”.

Apuzzo, il barista romano è riconoscente verso un torrefattore che vende qualità anche se a un prezzo più alto?

“Assolutamente sì e fidelizza molto il rapporto di partnership.”

Perché c’è qualcuno che prova a vendere prodotti di bassa qualità a meno di dieci euro al chilo?

“Perché scelgono il target che rappresenta una maggiore utenza: attualmente a Roma la situazione più diffusa è questa. A meno che non vadano fieri di quello che propongono, confondendolo per buono così come si è abituati a bere.”

Quanti sono i bar a Roma?

“Con Michele Monzini, che è il Presidente del Consorzio Promozione Caffè, abbiamo rintracciato il numero: a Roma oggi sono attivi circa 13 mila bar, che sono tanti.”

Lei ha la fissa della qualità, perché?

“Mi considero un divulgatore di qualità ad oltranza e quindi mi spiace trovare solo concorrenti con caffè che puntano a target bassi. Sono un romantico del caffè. Da una parte mi fa contento acquisire nuova clientela, dall’altra dispiace perché vorrei misurarmi con altre aziende sulla qualità. Per il futuro del caffè non è una buona cosa, cialde e capsule sono in agguato. Ma la qualità paga sempre.”

Come è arrivato a fare il torrefattore?

“Nasco come barista. Da piccolissimo ho imparato da mio padre che faceva il barman professionista e ha lavorato nei migliori locali di Roma. A 25 anni ho voluto iniziare questa avventura per conto mio, comprando inizialmente caffè conto terzi, e restando subito affascinato dall’imprenditoria.

Poi è stata una costante crescita che oggi ci ha reso una realtà all’interno di un mercato molto monopolizzato, soprattutto a Roma in cui si faticava a trovare il proprio spazio.
Eppure noi, con le nostre scelte, possiamo dire con orgoglio che tutti gli anni aumentiamo il fatturato del 30%. Siamo fieri di quello che stiamo facendo e della strada che abbiamo scelto, migliorandoci nei contenuti, nei servizi e nel prodotto costantemente.”

Da responsabile commerciale è diventato torrefattore e di caffè di qualità a Roma: soddisfatto?

“Moltissimo. Sicuramente ho accresciuto la mia conoscenza del caffè. Ho avuto l’opportunità di conoscere diversi guru che mi hanno aiutato a formarmi sulle caratteristiche organolettiche, sulla trasformazione, sui profili: sono tutte competenze importanti che ho maturato con l’esperienza.

Ho nutrito la mia passione per la conoscenza della materia prima che manipolavo. E c’è sempre e ancora da crescere. È un settore stimolante, ricco di aspetti da scoprire, di molti segreti da svelare.”

Apuzzo, tornando su Roma, ci sono stati molti movimenti tra torrefazioni: qualcuno grande che si è ridimensionato, qualcuno che è cresciuto e tanti fornitori. Che succede?

“Sì, è vero. Andando indietro nel tempo ci sono state aziende che hanno voluto prevalere su altre sul mercato creando un format di finanziamento del cliente molto aggressivo. Non hanno avuto il ritorno aspettato e sono state delle meteore.

Ogni tanto nascono nuove politiche simili, ma spesso sono soltanto fumo e poco arrosto: non si consolidano i clienti, ma sono acquisiti in fretta e altrettanto facilmente saranno persi andando ad altre aziende che si comportano allo stesso modo.

Le aziende che monopolizzavano prima il mercato erano molto più solide, perché erano marchi storici, importanti. L’ingresso di molti altri concorrenti ha però fatto sì che ci si attaccasse sempre meno al marchio, dando spazio anche ad altri, agli ultimi arrivati. Così si creano situazioni altalenanti, con imprese che crescono e altre che si ridimensionano.”

Apuzzo, che attrezzature ha scelto da fornire ai baristi?

“Come macchine del caffè principalmente usiamo La Cimbali e Rancilio, entrambi marchi di qualità in linea con il torrefatto Royal Moka. Le macchine del primo marchio le abbiamo scelte perché sono macchine affidabili per la resa nel caffè, con una termica funzionale, e rappresentano un brand molto conosciuto a Roma dove ha anche una filiale. Quella con La Cimbali è un’ottima collaborazione anche in caso di necessità di ricambi particolari.

Rancilio invece l’abbiamo selezionata perché è più commerciale ma offre sempre un’ottima resa. Inoltre si presenta molto bene nel suo ultimo restyling con luci, led multilevel, ed è molto accattivante per il barista medio.

Per noi che forniamo caffè torrefatto ma anche servizi la macchina deve garantire un’ottima performance nel tempo. Siamo sempre sicuri che l’attrezzatura svolga il lavoro che deve, senza mai risparmiare sull’affidabilità.”

Apuzzo, c’è qualche consumatore che si è fatto sentire, giudicando il vostro caffè?

“Sì, e mi sono arrivati soltanto feedback positivi. Perché il consumatore comunica al nostro barista e al torrefattore. Questa è la carta vincente di Royal Moka, fidelizzare il barista che poi fa lo stesso con il consumatore. Questo fa la differenza. Abituandosi ad un buon prodotto, si capisce la differenza rispetto ad altri bar e il cliente torna dove sa che si beve una buona tazzina.”

Lei guarda anche fuori Roma?

“Intanto siamo già presenti in Abruzzo. Ma i nostri piani sono di allargarci ancora. Con la vendita online di cialde, capsule e grani attraverso Amazon sia per il B2B sia per il B2C. E poi c’è l’estero, la prossima avventura di Royal Moka. È il nostro obiettivo, ci stiamo organizzando, non vogliamo restare spettatori. L’idea è sempre la stessa: portare un caffè di qualità di Roma prima in Europa poi nel mondo.”

 

E Lavazza è il miglior torrefattore d’Europa per il 2023: ha vinto l’European Coffee Awards nella categoria Best Coffee Roaster, battuti illy e Ucc

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Lavazza
Il premio assagnato a Lavazza quale miglior torrefattore del 2023

BARCELLONA (Spagna) – Cerimonia di premiazione martedì sera nella capitale della Catalogna per l’assegnazione degli European Coffee Awards indicati dagli esperti specialisti di Allegra Group e consegnati nell’ambito dell’European Coffee Symposium. Tra i marchi italiani distribuiti nelle differenti categorie, con La Marzocco e Victoria Arduino, c’era anche il Gruppo Lavazza.

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La delegazione Lavazza ritira il premio: da sinistra Maria Trompetto, Lavazza Global Away from Home Brand Marketing Manager, a destra Michele Cannone, Lavazza Brand Away from Home Director; al centro Jeffrey Joung, Ceo & founder Allegra Group, la società internazionale specializzata nel settore horeca che da 16 anni assegna i premi ai migliori del settore

E il torrefattore torinese, che quest’anno punta ad un bilancio che sfiorerà i tre miliardi di euro, ha vinto il premio Best Coffee Roaster – Europe battendo illy e UCC Ueshima Coffee Co, finiti rispettivamente secondo e terzo nello sprint finale.

I vincitori sono eletti da un panel di 1.500 esperti del settore, vietate le autocandidature

Gli European Coffee Awards sono un riconoscimento a livello europeo nel settore del caffè e del food-to-go in quanto ne premiano e promuovono l’eccellenza aziendale e individuale.

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Lavazza vince il premio di miglior torrefattore d’Europa, Best Coffee roaster – Europe

Il grande valore del premio risiede anche nel metodo di valutazione: le aziende partecipanti vengono prima votate da circa 1.500 membri del settore (le autocandidature sono severamente vietate) e poi un team di esperti analisti e ricercatori di The World Coffee Portal e 5th Wave Magazine valutano le nomination e selezionano personalmente i vincitori di ciascuna categoria.

Il premio, accolto con grande orgoglio da tutta l’azienda, testimonia la dedizione e il lavoro di ogni membro del Gruppo Lavazza, il contribuito fondamentale di ognuno per il raggiungimento di traguardi così importanti.

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Secondo e terzo classificato: illy e UCC Ueschima Coffee Co.

Qui sotto trovate i fotogrammi dell’evento che ha rilievo europeo e quindi mondiale dato che l’Europa è il primo consumatore di caffè globale.

Ricordiamo che l’European Coffee Simposium, che quest’anno ha raggiunto la quattordicesima edizione, è uno degli incontri organizzati da Allegra che riunisce in tutto il mondo i migliori protagonisti del settore caffè.

Lavazza
Il logo del premio per il miglior torrefattore d’Europa vinto, per il 2023, da Lavazza

Proprio questo, attraverso il convegno che si svolge in parallelo alla consegna dei premi, rende possibile l’interscambio di informazioni e tendenze di mercato favorendo anche opportunità di networking.

Questo grazie anche alla presenza dei vertici delle aziende provenienti da tutto il mondo del caffè.

 

Secondo e terzo classificato: illy e UCC Ueshima Coffee Co.

Lavazza
La sala della cerimonia degli European Coffee Awards a Barcellona
L’European Coffee Symposium 2023

La scheda sintetica del Gruppo Lavazza

Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 2,7 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse.

La Marzocco
La serata degli European Coffee Awards a Barcellona

È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, e con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi.

La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.

Il Gruppo Lavazza ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in Ricerca e Sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati.

Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione rivolta al tema della sostenibilità – economica, sociale e ambientale – considerata da sempre un riferimento per indirizzare la strategia aziendale.

“Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo Lavazza, che ha l’obiettivo di creare valore sostenibile per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.

Lavazza Antonio Baravalle
Antonio Baravalle, amministratore delegato Lavazza

 

Una catena di caffetterie per costruire l’identità di marca: così Lavazza punta a espandersi in Cina

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Lavazza Antonio Baravalle mercato cinese
Antonio Baravalle, amministratore delegato Lavazza

MILANO – La chiave per sfondare nell’immenso mercato cinese del caffè? Puntare sul fuori casa, perché è in questo canale che si forma l’identità di marca. Così Antonio Baravalle, Ad del gruppo Lavazza, parlando a margine del Retail Summit organizzato da Confimprese, lo scorso mese di settembre.

Le dinamiche, nel paese del dragone, sono infatti molto diverse da quelle di qualsiasi altro mercato. Per costruire il brand, bisogna innanzitutto creare una rete di caffetterie: il foodservice classico, come lo intendiamo noi, non esiste.

Serve per questo trovare partner locali “estremamente forti, importanti, con capacità di operation. Ma capaci anche di capire i valori di un marchio storico come Lavazza”.

Questo partner, il gruppo piemontese lo ha trovato nel gigante Yum China, una società Fortune 500, che ha sede a Shanghai, il cui fatturato ha superato, nel 2022, i 9,5 miliardi di dollari. E che detiene i diritti, in terra cinese, di marchi del calibro di Kfc e Pizza Hut.

Il sodalizio ha avuto un inizio difficile: il flagship di Shanghai , il primo di Lavazza al di fuori dei confini italiani, ha tagliato il nastro nell’aprile 2020: non propriamente il momento migliore per lanciare una catena di caffetterie.

In circa 3 anni e mezzo, il brand italiano ha aperto oltre un centinaio di locali, in una decina di metropoli. La roadmap prevede di accendere un migliaio di insegne entro tre anni. E una crescita parallela nel B2B e B2C.

Intanto, il settore delle caffetterie a marchio ha ripreso a correre nel mercato cinese da un anno a questa parte, dopo il cambio di politica Covid deciso da Pechino a fine 2022.

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Antonelli Specialty Coffee: Street Coffee School cambia sede a Cremona, l’inaugurazione avverrà i prossimi 23 e 24 luglio ’24

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Il caffè certificato International Women’s Coffee Alliance (immagine concessa)

CREMONA – Eclettico, meticoloso, profondo conoscitore del mondo del bar e del caffè, in occasione della terza prova del Master Coffee Grinder Championship, Andrea Antonelli ha partecipato in qualità di microroaster, titolare di Antonelli Specialty Coffee. Ha fornito il caffè certificato International Women’s Coffee Alliance, al quale ha dedicato un sacchetto curato nella grafica, con colori che mettevano bene il risalto la componente femminile che lo accompagnava. Sul retro, un nuovo richiamo “Per le donne” e le coordinate della microroastery, con sede nella città del Torrazzo.

Il centro di formazione Street Coffee School di Antonelli Specialty Coffee

“È stato il mio primo incontro con un caffè della IWCA, alla quale mi sono da poco iscritto. Ho lavorato uno specialty brasiliano coltivato dalla cooperativa Nossa Senhora da Graça a Ibiraci, nello stato del Minas Gerais, a 950 metri e processato con metodo naturale – racconta Antonelli -. L’ho tostato abbastanza chiaro per mettere in risalto i suoi aromi di cioccolato, caramello e nocciola, che si ottengono con 8 grammi di caffè che in un tempo di 22 secondi danno 16 grammi di espresso”.

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Il logo di Antonelli Specialty Coffee (immagine concessa)

Antonelli continua: “Ma per i professionisti che concorrono al Master Coffee Grinder era una “ricetta” troppo semplice; così ho chiesto di individuare i parametri per ottenere una tazza con note dolci e rotondità. Questo si poteva ottenere con 18 grammi in e 57 out in 25 secondi; una ricetta davvero inusuale. Sono stato contento del fatto che siano state proprio due donne a individuarla e a conquistarsi un posto in finale”.

Campione italiano baristi caffetteria nel 2006 e dal 2008 al 2011 di Latte Art, nel 2009 Andrea Antonelli si posiziona quinto tra i finalisti allo Sca World Latte Art Championship. Profondo conoscitore del mondo del bar e del caffè, è formatore certificato Sca.

Nel 2006 ha aperto il centro di formazione Street Coffee School: ha individuato nuovi talenti nella latte art ed è molto vicino ai giovani che invita ad approfondire le proprie conoscenze e ad avvicinarsi al mondo delle competizioni.

Le sue consulenze comprendono anche l’ambito caffeicolo, dal verde al tostato. Questo bagaglio di conoscenze l’ha portato ad andare oltre la tecnica e ad avviare una propria attività di tostatura, che il prossimo anno compirà i suoi primi 10 anni.

“Vivo quotidianamente la realtà dei locali italiani e sono attento alle esigenze dei gestori – riprende Antonelli -. Modulo la mia offerta di caffè come un “vestito su misura” per ogni esercizio. La base di partenza sono sempre caffè di qualità che propongo con diversi gradi di tostatura, in miscela o in singola origine. Al prodotto unisco formazione e consulenza al fine di permettere di ottenere sempre un’eccellente estrazione da servire come espresso o da utilizzare come base per un cappuccino o altre bevande a base latte, oggi molto richieste”.

Antonelli aggiunge: “Penso sia importante che il bar trovi un suo punto di forza e lavori su di esso per farne comprendere il pregio e differenziarsi grazie alla qualità dell’offerta. Ovviamente non si può avere qualità senza la pulizia quotidiana della macchina espresso e almeno due volte la settimana del macinacaffè. I sentori negativi che la mancanza di manutenzione trasferiscono all’espresso vanificano qualsiasi ricerca di qualità in tazza”.

Street Coffee School (e con essa la microroastery) ha da poco cambiato sede, che ora è molto ampia e posta nel centro di Cremona: a breve inizierà una ristrutturazione che permetterà un’apertura parziale della struttura, quella dedicata alla scuola, il prossimo anno.

Da preciso qual è, Antonelli ha già un appuntamento da dare a chi vorrà visitarla e frequentarla: l’inaugurazione ufficiale di questa prima parte avverrà il 23 e 24 luglio 2024. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Horeca: anche con l’inflazione, affari in calo solo per il 17% degli esercenti

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Umberto Zola, growth marketing lead di SumUp (immagine concessa)

MILANO – L’inflazione sta rallentando, ma resta ancora alta e continua a mettere alla prova famiglie e imprese. A preoccupare i commercianti sono soprattutto l’aumento dei prezzi delle materie prime (61,2%) e il caro energia (59,3%), ma solo il 17% dei piccoli business segnala una riduzione dell’attività.

È quanto emerge dall’Osservatorio Small Business condotto da SumUp, fintech attiva nel settore dei pagamenti digitali con soluzioni innovative per business di ogni dimensione.

Tra i circa 1.600 esercenti italiani intervistati in merito all’impatto dell’inflazione sul proprio esercizio, la maggioranza si mostra ottimista e 6 merchant su 10, in vista della stagione natalizia, prevedono vendite stabili o in crescita.

Per metà dei commercianti, la crisi legata al carovita ha dato una forte spinta verso la digitalizzazione del business: in particolare, il 47,7% degli intervistati considera i pagamenti digitali lo strumento più utile per gestire la crisi, e, in prospettiva, il 36,5% considera l’Intelligenza Artificiale un’opportunità per attrarre nuovi clienti.

“L’aumento dei costi delle materie prime e delle forniture energetiche resta nel 2023 il principale elemento di preoccupazione dei commercianti: tuttavia, la percentuale bassa di coloro che segnalano una riduzione delle attività e l’ottimismo diffuso nei confronti della stagione dello shopping invernale confermano come i commercianti italiani abbiano le risorse per reagire alla crisi economica”, commenta Umberto Zola, growth marketing lead di SumUp.

Zola aggiunge: “Un supporto arriva anche dalla tecnologia, intesa soprattutto come pagamenti digitali, giudicati da circa metà degli intervistati un ottimo motore per contrastare la crisi, perché consente di intercettare un bisogno sempre più comune della clientela e ottimizzare gli aspetti del proprio business legati alla gestione dei pagamenti. In prospettiva, una buona parte dei merchant guarda con interesse all’Intelligenza Artificiale per coltivare la relazione con i clienti. Segno di una crescente apertura al digitale e maturità nel modo di analizzare e gestire la propria attività.”

L’effetto dell’inflazione sui commercianti

La crisi economica non spaventa i merchant italiani: il 77,3% giudica la propria attività stabile oppure migliorata nel corso degli ultimi dodici mesi. La maggioranza non teme neppure ricadute sulla stagione dello shopping natalizio: il 40,3% si aspetta gli stessi ricavi dell’anno scorso, mentre il 22,1% prevede di guadagnare di più.

Tra gli elementi che nel 2023 hanno impattato di più sul business, dopo il costo di materie prime ed energia, gli esercenti italiani citano la mancanza di supporto dal Governo (32,1%) e l’aumento dei costi di logistica e trasporto (26,6%). A queste sfide si aggiunge, secondo i commercianti, la tendenza dei clienti a ridurre i consumi (55,5%), cercare sconti (36,9%), recarsi in negozio più raramente (33,4%).

Gli strumenti per contrastare la crisi

Per far fronte all’aumento dei costi c’è chi pensa, entro la fine dell’anno, di ridurre le spese per l’energia (31,7%) o modificare l’offerta o il prodotto (22,7%); mentre il 20,1% degli imprenditori sarebbe disposto a ridurre i propri margini e il 12,4% ad abbassarsi lo stipendio. Tra le azioni che i commercianti intendono intraprendere per fidelizzare e ampliare la base di clienti, il 30,4% mira a rafforzare la propria comunicazione digitale, il 26% si affida a sconti e offerte stagionali, il 23,7% vuole sperimentare canali di vendita alternativi come l’e-commerce.

Dai pagamenti digitali all’AI: la crisi spinge a innovare la propria attività

Circa 1 commerciante italiano su 2 è convinto che l’attuale contesto economico sia stato una forza trainante nell’accelerare la trasformazione digitale della propria azienda.

Tra i principali vantaggi della digitalizzazione, i merchant citano il risparmio di tempo (36,2%), il miglioramento della customer experience (31,2%), la maggiore efficienza dei processi (24,7%). In testa alle tecnologie più usate, dopo i pagamenti digitali (47,7%), ci sono le app (32,8%), i software gestionali (24%), i tool per la gestione della relazione con i clienti (18,3%) e gli strumenti per l’e-commerce (14,8%).

L’Intelligenza Artificiale fa la sua comparsa tra gli strumenti innovativi: il 7% dei piccoli business intervistati la sta già applicando e, in prospettiva, più di un terzo la considera un’opportunità per fidelizzare l’utenza e attrarre nuovi clienti (36,5%), mentre oltre uno su cinque la reputa utile per personalizzare l’esperienza di acquisto (23,7%), costruire campagne di marketing ad hoc (23,5%), rafforzare l’innovazione del proprio business (23,2%) e aumentare l’efficienza operativa (20%).

La scheda sintetica di SumUp

SumUp è l’azienda leader a livello mondiale nel settore della tecnologia finanziaria, con l’obiettivo di democratizzare il settore dei pagamenti digitali per i piccoli commercianti. Fondata nel 2012, SumUp è il partner finanziario di oltre 4 milioni di esercenti in più di 35 mercati nel mondo, aiutandoli ad avviare, gestire e far crescere la loro attività.

Attraverso la sua Super App, SumUp offre ai commercianti un conto e una carta aziendale gratuiti, un negozio online e una soluzione di fatturazione, oltre a pagamenti di persona e a distanza perfettamente integrati con i terminali per carte e i registratori di cassa SumUp. Con l’intento di valorizzare il proprio successo per rendere il mondo un posto migliore, SumUp si è impegnata a donare l’1% del proprio fatturato a sostegno di cause ambientali e supporta progetti educativi e imprenditoriali a livello globale.

Nel 2023 la società è stata riconosciuta come Top Global Employer per la comunità LGBTQ+ dallo Stonewall Workplace Equality Index. Per maggiori informazioni, basta cliccare qui.

Caffè e birra: la loro popolarità è dovuta all’effetto e non al gusto secondo una ricerca

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

La scelta fra queste bevande o alternative più leggere è spesso dettata da preferenze individuali, ma caffè e birra ci piacciono? Secondo i ricercatori della Northwestern University siamo attratti non tanto dal sapore e dall’aroma del caffè o della birra, ma soprattutto dai loro effetti. Leggiamo di seguito parte dell’articolo di Gianmarco Bonomo pubblicato sul portale d’informazione Curioctopus.

Caffè e birra: il motivo dietro il consumo delle bevande

MILANO – Anche se pensiamo di bere il caffè, la birra o altre bevande simili perché ci piacciono, potrebbe non essere questa la vera ragione. La scelta di una bevanda non sarebbe soltanto una questione di gusto e preferenza personale, secondo i ricercatori della Northwestern University. Innanzitutto, bisogna considerare l’impatto di ciò che beviamo sulla nostra salute.

Per esempio, consumare abitualmente bevande zuccherate può aumentare il rischio di disturbi cardiovascolari, obesità e diabete.

E un discorso simile può essere fatto sull’alcol, coinvolto in oltre 200 patologie e responsabile del 6% delle morti a livello globale.

Perché allora ci piacciono bevande come caffè e birra? Davvero siamo attratti dal loro sapore, o c’è qualcos’altro? Comprendere le motivazioni dietro queste scelte è essenziale per sviluppare strategie mirate e promuovere comportamenti alimentari più sani. O, quantomeno, più consapevoli.

Per rispondere a queste domande, un team della Nortwestern University ha condotto uno studio che ha coinvolto più di 370 mila persone. La ricerca ha comportato l’analisi del genoma dei partecipanti e il confronto con le loro abitudini relative al consumo di bevande.

Queste ultime sono state suddivise in bevande amare, come il caffè e gli alcolici, e bevande dolci, come succhi di frutta e altre bevande zuccherate. Lo scopo dello studio era quello di comprendere la relazione fra genetica e consumo di bevande, e i risultati emersi sono stati sorprendenti.

Contrariamente alle aspettative, infatti, le preferenze non erano vincolate tanto ai recettori del gusto quanto a geni riguardanti il consumo di caffeina e alcol. In pratica, la ricerca suggerisce che esiste un legame più profondo fra le nostre preferenze e la predisposizione genetica.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Copenhagen: c’è un nuovo studio per l’acqua ideale nella preparazione del caffè

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L'acqua ideale per la preparazione del caffè, frutto della ricerca dell'Università di Copenhagen (immagine concessa)

COPENHAGEN – I ricercatori dell’Università di Copenhagen, insieme ad alcuni professionisti del chicco, hanno sviluppato un trattamento dell’acqua completamente nuovo, particolarmente adatto per la preparazione del caffè. Si prevede che l’acqua in questione sarà sul mercato nel 2024 e rivoluzionerà il gusto del caffè, prolungando la vita delle attrezzature utilizzate per prepararlo. L’invenzione è stata presentata giovedì 23 novembre all’Università di Copenhagen.

L’acqua specializzata nella preparazione del caffè

Tostare, macinare e dosare i giusti chicchi di caffè è quasi una scienza. Lo è anche scegliere la giusta attrezzatura e il metodo per preparare un buon caffè. Ma cosa dire dell’acqua, che è di gran lunga l’ingrediente più importante in una tazzina di espresso?

Pioniere del caffè e fondatore di Baresso Coffee (oggi Espresso House Denmark), Kenneth Luciani, si è posto proprio questa domanda.

“C’è una grande varietà nella qualità dell’acqua, non solo da paese a paese, ma spesso da città a città. Il contenuto di calce, sali e minerali varia e questo ha una forte influenza sul gusto. Anche con i migliori chicchi e le attrezzature più all’avanguardia per l’estrazione del caffè, l’utilizzo di un’acqua scadente può rovinare la bevanda”, afferma Kenneth Luciani.

D’altra parte, l’acqua perfetta può rendere il caffè ancora migliore. Ora anche la scelta per l’acqua nella preparazione del caffè è diventata una scienza.

La partnership dietro il progetto

Dopo diversi anni di ricerca e messa a punto, il professor Henrik Grum Kjærsgaard del Dipartimento di chimica dell’Università di Copenhagen è ora pronto a presentare l’acqua del caffè progettata in collaborazione con Kenneth Luciani, la neonata società DesignWater e Peter Larsen Kaffe, che è il partner commerciale del caffè nel progetto.

“Questa scoperta rappresenta un contributo significativo all’esperienza degli appassionati di caffè. Siamo orgogliosi di poter presentare questo risultato della nostra ricerca e collaborazione”, afferma il professor Henrik Grum Kjærsgaard.

L’acqua appositamente progettata per il caffè, che deve passare attraverso l’osmosi inversa e l’aggiunta dei giusti sali, è ancora naturale al 100%. È stata depositata una domanda di brevetto per il trattamento dell’acqua.

Lars Nørskov, responsabile Out of Home presso Peter Larsen Kaffe, prevede grandi prospettive sul nuovo progetto: “Per Peter Larsen Kaffe è stata una collaborazione fantastica ed educativa. Ora non vediamo l’ora di mettere l’acqua in produzione e di introdurla nei negozi e nei ristoranti”.