Le litografie di Old man drinking coffee del pittore Van Gogh di nuovo insieme (immagine concessa)
AMSTERDAM – Tutte e tre le litografie della serie “Old man drinking coffee“, ideata e prodotta dal celebre pittore Vincent Van Gogh, sono state riunite per la prima volta dal 1882. La posizione di una delle tre è rimasta sconosciuta per molto tempo, ma la stampa è stata recentemente riscoperta e successivamente venduta all’asta.
“Old man drinking coffee” è una delle serie di stampe litografiche che il pittore realizzò all’Aia nell’autunno del 1882. Furono prodotte in totale tre stampe di questa litografia. Due di queste stampe erano già nella collezione del Museo Van Gogh, così come uno studio preparatorio.
Le tre litografie, insieme al disegno preparatorio, offrono uno sguardo unico sul processo artistico di Van Gogh. Nel loro insieme, le opere mettono in luce i cambiamenti che l’artista ha apportato lungo il suo percorso.
L’uomo ritratto nelle litografie, dal volto caratteristico e basette imponenti, è Adrianus Jacobus Zuyderland (1810-1897), residente nella Casa dei vecchi e delle donne dell’Aia.
Zuyderland occupa un posto speciale nell’opera di Van Gogh, poiché l’artista lo ha ritratto più spesso di tutti i suoi modelli.
In questa litografia, il povero pensionato – che Van Gogh chiamava anche “l’orfano” – indossa il lungo cappotto nero e il cappello a cilindro tipici dell’ospizio in cui viveva.
Van Gogh vedeva una certa autenticità in figure come Zuyderland, segnate da una vita dura.
L’ultimo pezzo mancante della serie “Old man drinking coffee” è stato acquistato da Monique Hageman, assistente di ricerca presso il Museo Van Gogh dal 1986.
Dopo la sua morte, Monique Hageman lascerà in eredità il prezioso cimelio al museo in questione che preserverà l’opera come parte del patrimonio culturale nazionale olandese.
L’esperto del caffè Fabio Verona ha condiviso sul suo blog un interessante approfondimento riguardo le proprietà benefiche del cappuccino. Secondo uno studio del dipartimento di scienze alimentari dell’università di Copenhagen, l’interazione tra il caffè ed il latte aumenta l’efficacia anti-infiammatoria dei polifenoli presenti nella bevanda. Le proteine del latte raddoppierebbero perciò le capacità degli antiossidanti. Leggiamo di seguito le sue considerazioni.
Gli effetti benefici del cappuccino
di Fabio Verona
MILANO – “Rito, abitudine, coccola, golosità, bevanda calda: sul cappuccino abbiamo sentito dare molte definizioni, ma curativo ancora ci mancava.
Sembra invece che, in base ad una nuova ricerca della dottoressa Marianne Nissen Lund del dipartimento di scienze alimentari dell’università di Copenhagen, l’interazione tra il caffè ed il latte aumenti l’efficacia anti-infiammatoria dei polifenoli presenti nella bevanda.
Era già noto che in molti alimenti sono presenti degli antiossidanti, più noti con il termine di polifenoli, utilizzati anche nell’industria alimentare per rallentare l’ossidazione e il deterioramento della qualità degli alimenti evitando sapori sgradevoli e rancidità, ma la grande novità è stata scoprire quanto le proteine del latte ne raddoppino le capacità.
Per testare questa caratteristica, la professoressa Lund inizialmente aveva pensato di sottoporre un migliaio di persone sofferenti di infiammazioni articolari all’assunzione di 2 cappuccini al giorno, testandone i miglioramenti in confronto ai soli bevitori di tè, ma sia per la difficoltà del reperimento ed il controllo dei soggetti volontari che per il tempo necessario per la raccolta dei dati, i ricercatori condotti da Marianne hanno deciso di seguire un’altra linea.
In realtà hanno applicato l’infiammazione artificiale alle cellule immuni, dopodiché ne hanno trattato una parte con dosi di polifenoli che avevano reagito con un aminoacido, ed altre esclusivamente con i soli polifenoli.
Il risultato è stato altamente evidente e rapido; addirittura i polifenoli attivati dagli aminoacidi sono stati doppiamente efficaci sulle prime cellule rispetto alle altre.
“Poiché gli esseri umani non assorbono molto polifenolo, i ricercatori stanno studiando come incapsulare i polifenoli in strutture proteiche che migliorano il loro assorbimento nel corpo. Questa strategia ha il vantaggio di migliorare gli effetti antinfiammatori dei polifenoli”, ha spiegato Marianne Nissen Lund, ma fino ad allora l’assunzione di uno o due cappuccini al giorno potrebbe esservi di grande giovamento.
Tuttavia anche la famosa ricercatrice ci ha tenuto a precisare che affinché il cappuccino possa esprimere al meglio le sue proprietà, deve essere realizzato con un buon espresso, del latte fresco di alta qualità scaldato a non più di 60-65°C tramite una lancia a vapore ben pulita e mai riscaldata”.
Ogni volta che Savannah, una giovane neomamma, si concedeva una pausa pranzo in ufficio, trovava la sua preziosa crema di caffè in quantità notevolmente minore rispetto a quanta ne avesse portata. Per vendicarsi contro i suoi colleghi che le rubavano il dolce ha deciso perciò di sostituire la crema al caffè con il suo latte materno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano.
Il latte materno in sostituzione alla crema al caffè
REGNO UNITO – “Chi la fa, l’aspetti”, è un vecchio detto popolare che sembra adattarsi perfettamente alla storia di Savannah, una giovane mamma che, stufa di vedersi prendere la sua roba dal frigo dell’ufficio, ha deciso di mettere in atto una vendetta inusuale nei confronti dei suoi colleghi.
È il Daily Mail a riportare questa straordinaria vicenda che ha come protagonista Savannah, una donna che ha deciso di porre fine ai continui atti di furto e dispetti dei suoi colleghi d’ufficio.
Questi, infatti, avevano scoperto il suo debole per la crema per il caffè e si approfittavano regolarmente della presenza nel frigorifero aziendale del dolce. Ogni volta che Savannah si concedeva una pausa pranzo, trovava la sua preziosa crema in quantità notevolmente minori rispetto a quanta ne avesse portata.
Così, la giovane mamma, stanca di essere presa in giro, ha escogitato un piano alquanto bizzarro per far fronte a questa situazione. Ha deciso di sostituire la sua amata crema al caffè con un liquido ben diverso: il suo latte materno.Per una settimana ha così messo in frigorifero lo stesso contenitore che usava solitamente per la crema al caffè ma mettendo all’interno il suo latte materno. Neanche a dirlo, nessuno se ne è accorto finché non ha deciso di rivelare loro la verità.
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Le destinazioni di viaggio consigliate da Skyscanner (immagine concessa)
MILANO – Specialità culinarie e viaggi sono da sempre intrinsecamente legati. A confermarlo, il crescente trend dei “Buongustai al risparmio”, evidenziato da Skyscanner, la piattaforma leader mondiale nella comparazione di viaggi, nel suo ultimo report “Travel Trends: Ridefinire il valore del viaggio attraverso l’esperienza“.
Il trend “Buongustai al risparmio” di Skyscanner
Infatti, a differenza di solo l’11% degli inglesi, ad esempio, un quarto dei viaggiatori italiani (24%) dichiara di aver programmato un viaggio in funzione di un ristorante specifico in cui desiderava mangiare, mentre quasi la metà (49%) ha affermato che lo farebbe volentieri. Gustare la cucina locale e provare specialità autentiche sono due delle attività più gettonate dai viaggiatori italiani che si recano all’estero, con il 50%* che afferma di preferirlo a quasi tutto il resto.
Un dato interessante emerso dalla ricerca è che i viaggiatori italiani ritengono che l’alta cucina sia al di fuori della loro portata. Secondo le loro stime, un’esperienza culinaria di alto livello costa in media 65 € a persona, mentre il loro budget di spesa in vacanza è in media di 46 € a persona a pasto*.
“La buona notizia, però, è che in sempre più località sono presenti ristoranti economici di alta qualità, ideali per rendere realtà il sogno dei buongustai”, ha commentato Stefano Maglietta, travel insights expert di Skyscanner. “Per esempio, ad Osaka ci sono 93 ristoranti stellati, di cui 80 a una stella, molti dei quali sono veramente economici. C’è quindi un’ampia possibilità di vivere un’esperienza gastronomica a basso costo.”
Skyscanner suggerisce dunque 5 mete imperdibili per i buongustai al risparmio. Siete pronti a partire?
1. Osaka. Con un +283%** di aumento del volume di ricerca rilevato dal report di Skyscanner, Osaka rientra nella classifica delle dieci destinazioni emergenti tra i viaggiatori italiani nel 2024 e non mancano le opportunità di concedersi esperienze culinarie raffinate senza spendere una fortuna. Non c’è da meravigliarsi, infatti, che Osaka sia conosciuta come la “cucina del Giappone”.
2. Bologna. Il tour gastronomico non può non fare tappa in Italia. Il vivace capoluogo dell’Emilia-Romagna conquista i visitatori con i suoi colori e la sua architettura. Ma non dimentichiamoci della cucina! Famosa in tutto il mondo, la gastronomia bolognese va assaporata lentamente, magari in una tipica trattoria all’italiana, come La Trattoria di Amerigo. A meno di un’ora dal centro città, preparatevi a gustare piatti tipici della tradizione premiati da una stella Michelin e a prezzi modici***.
3. Singapore. Gli amanti dei noodles, non possono non avere nella loro wishlist Singapore, con i suoi 55 ristoranti stellati e 79 Bib Gourmand. Ma, soprattutto, non possono non far visita Hill Street Tai Hwa Noodle, locale insignito di una stella Michelin dove si spendono meno di 9 euro per un pasto completo***.
4. Londra. Al contrario di quanto si possa pensare, tra gli oltre 70 ristoranti stellati di Londra, ce ne sono due che si distinguono per la loro cucina di qualità ad un costo accessibile. Barrafina, nel quartiere di Soho, serve specialità della casa, tapas spagnole, a 15€, mentre i piatti a base carne o pesce variano dai 20 ai 35 euro circa***. The Coach invece si trova a Marlow, a circa 50km da Londra. Quello da fuori può sembrare un caratteristico pub inglese, è in realtà un pub stellato. Qui è possibile mangiare con circa 30 euro***.
5. Hanoi. La capitale del Vietnam si aggiudica il sesto posto nella classifica italiana delle mete più popolari nei prossimi 12 mesi, con le ricerche per destinazione su Skyscanner che segnano il +291%**. Proprio ad Hanoi, presso il ristorante Tầm Vị è possibile gustarsi un’ottima cena stellata a base di piatti tipici della cucina del Vietnam del Nord ad un costo di soli 30 euro***.
I pratici strumenti di Skyscanner, tra cui la visualizzazione per “mese intero”, la ricerca “ovunque” e gli avvisi di prezzo, sono i migliori espedienti per aiutarvi a pianificare il vostro prossimo viaggio risparmiando.
* La ricerca OnePoll x Skyscanner, condotta nell’agosto 2023, ha coinvolto 18.000 intervistati a livello globale (di cui 1.000 italiani)
** Città che hanno visto un aumento delle ricerche su skyscanner.it tra il 7/8/22 e il 7/8/23 rispetto allo stesso periodo nel 2021/22.
Skyscanner è leader mondiale nel settore viaggi e, attraverso la sua piattaforma, aiuta gli utenti a pianificare e prenotare esperienze con facilità e sicurezza. Ogni mese Skyscanner mette in contatto milioni di utenti in 52 Paesi e 32 lingue con più di 1200 partner di viaggio fidati per trovare le migliori opzioni di volo, hotel o noleggio auto.
Utilizzando la tecnologia più avanzata, Skyscanner semplifica la complessità e fornisce soluzioni trasparenti, comparando più di 80 miliardi di prezzi ogni giorno, in modo che i viaggiatori possano essere sicuri di aver a disposizione le migliori opzioni possibili, tutte in un unico luogo.
Fondata nel 2003, Skyscanner ha uffici in tutto il mondo, in Europa, Asia-Pacifico e Nord America, dove sviluppa innovazioni a servizio dei viaggiatori, alimentate da dati e insight. Skyscanner si impegna a contribuire a plasmare un futuro più responsabile per i viaggi, in collaborazione con i partner, consentendo a ogni viaggiatore di continuare ad esplorare il mondo, semplicemente.
Gli appuntamenti disponibili per il passaporto (dati concessi)
Quello della filiera del caffè è un settore costretto a tanti viaggi all’estero. E, per raggiungere le origini, il passaporto è indispensabile. E poi ci sono anche le Fiera. Per questo abbiamo ritenuto d’interesse generale questo articolo preparato dagli specialisti di Altroconsumo sulle problematiche, annose, relative al rilascio dei passaporti o ai loro rinnovi.
A Bologna, Genova, Milano, Pordenone, Potenza e Torino non si trova neanche l’appuntamento in questura. A Venezia ci vogliono dieci mesi, otto a Bolzano, sette a Cagliari. È tra i più cari d’Europa. L’inchiesta di Altroconsumo in 17 città mostra che la situazione per il rinnovo e il rilascio del passaporto è peggiorata rispetto a un anno fa. Leggiamo di seguito i risultati della ricerca.
L’inchiesto di Altroconsumo sulle attese e il costo per il passaporto
MILANO – “Abbiamo denunciato già un anno fa e poi di nuovo a giugno le attese infinite per il rinnovo e il rilascio del passaporto fotografate con le nostre inchieste nelle città lungo tutto lo Stivale. Siamo tornati a rilevare i tempi di attesa il 14 novembre scorso in 17 città (Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Pordenone, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia): non è cambiato nulla rispetto a un anno fa, anzi la situazione è anche peggiorata in molte città.
La nostra inchiesta: in 6 città su 17 non si riesce a prendere l’appuntamento
Dieci mesi di attesa a Venezia, quasi otto a Bolzano, sette a Cagliari solo per avere l’appuntamento in questura per fare o rinnovare il passaporto. E questa è solo la punta dell’iceberg. In ben 6 città su 17 non è stato nemmeno possibile prenotare l’appuntamento: Bologna, Genova, Milano, Pordenone, Potenza e Torino.
È quanto emerso dalla nostra indagine in 17 città italiane lungo tutto lo Stivale dove, il 14 novembre scorso, abbiamo provato a prenotare un appuntamento per il rilascio del passaporto sulla piattaforma della polizia di Stato (https://passaportonline.poliziadistato.it) che fornisce le disponibilità presso i commissariati presenti all’interno della provincia”.
Peggiorano i tempi di attesa rispetto a un anno fa
“Per i cittadini di molte città prenotare un appuntamento in questura è più difficile rispetto a un anno fa. Per gli altoatesini i tempi di attesa sono molto peggiorati ed erano già lunghissimi, tre mesi e mezzo, ma sono più che raddoppiati. Lo stesso vale per i cittadini di Cagliari.
Sotto la Mole, dalla nostra inchiesta di giugno è rimasto in programmazione lo stesso film “nessuna disponibilità” tanto da far quasi rimpiangere i 5 mesi e mezzo di attesa rilevati un anno fa. Al contrario i bolognesi si erano illusi di poter avere il prezioso documento in breve tempo, visto che il 15 novembre 2022 la piattaforma aveva dato semaforo verde per l’appuntamento il giorno dopo (anche se, a dirla tutta, avevamo pensato a un colpo di fortuna…), peccato si sia fermato poi sul rosso nelle ultime due rilevazioni (giugno e novembre 2023).
Situazione peggiorata a Milano, che un anno fa, ci dava l’appuntamento dopo un mese circa, ma che non ci ha concesso alcuna data disponibile nelle ultime due rilevazioni.
Questure sempre più intasate anche a Napoli dove i tempi di attesa peggiorano tanto da essere annoverata tra le città più lente con 3 mesi di attesa, mentre a giugno il collaboratore di Altroconsumo aveva trovato posto il giorno dopo e un anno fa dopo 14 giorni.
Purtroppo, anche città che non rilevate un anno fa, come Venezia, Pordenone e Potenza non ci riservano belle sorprese, la prima con 10 mesi di attesa, le altre due con nessuna disponibilità”.
A Genova un anno senza appuntamenti
“C’è poi il caso di Genova, l’ex repubblica marinara non permette ai suoi abitanti di salpare verso altri lidi extra Ue da ormai un anno visto che non siamo mai riusciti a trovare un appuntamento in questura nelle nostre tre rilevazioni. È l’unica città finora in cui questo è avvenuto ed è probabile che il sistema informatico di prenotazione abbia dei problemi”.
A Roma passaporto sempre veloce
“Nella capitale l’appuntamento in questura per il passaporto si ottiene sempre velocemente: al massimo 10 giorni di attesa un anno fa, due a giugno e uno solo ora”.
Tempi brevi solo a Perugia, Pescara e Palermo
“Imbattibile Perugia, dove il primo appuntamento è addirittura il giorno dopo. Ottima Pescara, due giorni dopo. Non così veloce, ma con tempi ragionevoli anche Palermo con 21 giorni di attesa. Tanto più se si considera che a giugno ci volevano 55 giorni per mettere piede in questura.
A parte queste poche eccezioni, le nostre rilevazioni mostrano chiaramente che il problema persiste anche perché i rimedi adottati, come ad esempio gli open day messi in piedi da alcune questure, tamponano, ma non risolvono. I posti liberi sono pochissimi e disponibili dopo mesi, ma poi è lunga anche l’attesa per la verifica dei documenti indispensabile prima della consegna finale”.
Sempre più difficile avere il passaporto in tempi ragionevoli
“Il cittadino ha il diritto di ottenere il passaporto in tempi ragionevoli per potersi muovere liberamente anche al di fuori dell’Unione Europea dove serve solo la carta di identità. Le nostre inchieste mostrano quanto sia difficile ottenere il passaporto in tempi ragionevoli.
Infatti, da un anno ormai (a novembre 2022, poi a giugno e novembre 2023) monitoriamo la piattaforma ministeriale per verificare i tempi di attesa per avere un appuntamento in questura e in troppe città ci vogliono diversi mesi (ben 10 a Venezia) o non ci sono appuntamenti disponibili.
Anche perché non solo l’attesa è lunga, ma il passaporto italiano è tra i più cari d’Europa. Infatti, in Italia fare o rinnovare il passaporto costa 116 euro, molto di più che in altri Paesi europei a parità di validità (10 anni). Ad esempio, in Spagna costa 30 euro e in Germania 60 euro. E il Belpaese non fa sconti nemmeno ai minori anche se il passaporto dura meno. Lo dice la nostra analisi in cui abbiamo messo a confronto i costi dei passaporti nei principali Paesi europei”.
Perché tempi così lunghi?
“Dopo la pandemia si è tornati a viaggiare e si sono accumulate le richieste di passaporti nel frattempo scaduti e poi c’è stata la Brexit che ha imposto ai tanti che si recano nel Regno Unito di munirsi di passaporto anziché, com’era prima, della sola carta d’identità.
Infine, ci sono anche le nuove cittadinanze che, come primo atto, portano alla richiesta di passaporto che, con l’introduzione delle impronte digitali elettroniche, può essere gestita solo da questure e commissariati e non più dai Comuni. In più, manca il personale e quindi gli uffici preposti sono aperti al pubblico con tempi inadeguati alle necessità e il sistema digitale per la prenotazione online funziona male”.
La strada dell’urgenza
“Il caos passaporti, purtroppo, occupa le cronache dei giornali da diverso tempo ormai, per le proteste dei cittadini e per i tentativi di tamponare l’emergenza da parte del Viminale con l’istituzione di open day, cioè giornate in cui chiunque può presentarsi in questura senza appuntamento per chiedere il passaporto”.
La gravità della situazione è tale che le cronache ci riportano addirittura casi di bagarinaggio.
“Vuoi il passaporto in tempi rapidi a Milano? Non riesci a prendere appuntamento sul sito della polizia di Stato perché tutti gli slot sono sempre occupati? Non c’è problema: pagando, ci pensiamo noi”, questa in soldoni la promessa di un’agenzia di intermediazione di Milano, i cui titolari sono ora indagati, che tra settembre 2022 e luglio 2023 aveva preso circa duemila appuntamenti sulla piattaforma della polizia di Stato usando nomi falsi. Per la pratica chiedevano dai 200 ai 250 euro.
Bisogna ricordare che se il sistema di prenotazione online propone una data che non collima con l’urgenza di ottenere il passaporto per motivi di salute, lavoro, familiari, di studio o vacanza si può chiedere il documento andando direttamente in questura o in commissariato con una procedura d’urgenza.
Attenzione, però, bisogna dimostrare l’urgenza esibendo la documentazione specifica. Le urgenze che giustificherebbero la necessità di un rilascio del passaporto in tempi brevi e non compatibili con il sistema di prenotazione online sono, in ordine di priorità, le partenze imminenti per cure mediche all’estero, trasferta di lavoro, necessità familiari, di studio e infine per turismo oppure a quelle motivate dall’esigenza di essere in possesso del passaporto in anticipo rispetto alla partenza per l’acquisizione di visti particolarmente complessi.
Il passaporto, per fortuna, ha una validità di dieci anni, ma visti i chiari di luna il nostro consiglio è comunque di verificare di tanto in tanto la data di scadenza per prendere l’appuntamento per tempo per il rinnovo; nell’articolo al seguente link ti spieghiamo come si rinnova il passaporto e cosa fare quando scade”.
La petizione per tempi più rapidi e costi più bassi
“Come uscire da questa situazione? Di sicuro bisogna migliorare la piattaforma per le prenotazioni, ma soprattutto aumentare i punti di accesso per fare o rinnovare il passaporto. Quindi bisogna attivare anche i Comuni come avviene per la carta di identità elettronica. A questo proposito è partito a dicembre il progetto Polis di Poste Italiane (finanziato coi fondi del Pnrr) che consentirà anche di richiedere i passaporti negli uffici postali dei comuni con meno di 15mila abitanti.
Visti i risultati delle nostre inchieste e i tanti disagi subiti dai cittadini, Altroconsumo chiede alle istituzioni di fare una serie di interventi che permettano di far fronte alla situazione nel breve e nel lungo periodo”.
Firma la petizione per chiedere alle istituzioni tempi più rapidi e costi più bassi per il rilascio e il rinnovo del passaporto cliccando qui.
Giuseppe Piffaretti maestro pasticcere, fondatore di Coppa del mondo del panettone (immagine concessa)
RIMINI – La Coppa del mondo del panettone è il grande evento interamente dedicato al lievitato per eccellenza. Nato per celebrare la storia e la lavorazione di un prodotto in grado di valicare i confini d’origine per imporsi sulla scena dolciaria mondiale, questo contest dal sapore sempre più internazionale giunge per la prima volta a Sigep il 45° Salone Internazionale della gelateria, pasticceria, panificazione artigianali e caffè di Rimini.
La collaborazione tra Coppa del mondo del panettone e Sigep conferma l’intento comune volto alla valorizzazione e promozione nel mondo del prodotto artigianale italiano ed inaugura un progetto internazionale condiviso che porterà i due enti a lavorare insieme per sostenere la conoscenza del panettone nei cinque continenti con momenti di formazione, masterclass, eventi e selezioni nazionali.
La finale italiana di Coppa del mondo del panettone decreterà i maestri pasticceri che parteciperanno alla prestigiosa finale mondiale che si svolgerà a Milano l’8, 9, 10 novembre 2024.
La Choco Arena di Sigep ospiterà martedì 23 gennaio la sfida per decretare il Campione Italiano per la categoria Panettone Tradizionale.
Una vera e propria occasione per vivere in diretta la competizione che vede sfidarsi i 30 pasticceri che hanno superato le selezioni italiane, svolte lungo lo stivale per tutto il 2023 nelle tre tappe a Gustar Pistoia, al Teatro Cilea di Reggio Calabria e presso l’azienda Agrimontana a Cuneo.
Solo i primi 5 che conquisteranno il parere favorevolmente della prestigiosa giuria potranno rappresentare l’Italia nella finale della Coppa del mondo del panettone.
I maestri pasticceri in gara sono: Barile Andrea Ablab, Foggia; Claudio Colombo Pasticceria Colombo, Barasso (Varese); Lorenzo Cristiani Pasticceria Cristiani, Livorno; Cuttone Filippo Forno Cuttone Paternò (CT), Luca Dell’Agnese, Pasticceria Dell’Agnese Torino; Fabio Gennaro, Pasticceria Delizia, Poggio a Caiano (Prato); Lastra Francesco Pasticceria Ga Castellamare di Stabia (NA); Massimiliano Lunardi, Fratelli Lunardi Quarrata (PI); Massimiliano Maiorano, La Forneria, Napoli; Memmolo Annibale Pasticceria Memmolo Avellino; Roberto Moreschi, Roberto Pastry & Bakery, Chiavenna (Sondrio); Musumeci Antonino, Pasticceria Musimeci. Misterbianco CT; Oscar Pagani Non solo pane Palazzolo sull’Oglio (BS); Damiano Pagani Pasticceria Pagani Dello (BS); Pesce Pasquale Pasticceria Pesce 1896 Avella (AV).
La lista va avanti: Elena Pisoni, Pasticceria Buosi Food Experience Varese; Michele Pirro, Cafè noir, San Marco in Lamis, Foggia; Pompilio Giardino, Panificio Pompilio Adriano Irpino (AV); Obliato Nicola Mille Dolcezze Frattamaggio (NA); Romano Raffaele Gran Caffè Romano, Solofra (AV); Vanna Scattolini Madamadoré San Pietro in Cariano (VR); Samuele Segala, Panificio pasticceria Segala Fiumane (VR); Segreto Michele Panificio Pugliese Toritto (BA); Andrea Sortino Prato; Riccardo Tonlorenzi, Pasticceria Tonlorenzi di Tonlorenzi Mirko e Riccardo, Seravezza (Lucca); Andrea Tedeschi, Pastry Lab di Andrea Tedeschi & C, Bologna; Camillo Tosi, La dolce Tuscia Capranica (VT); Fabio Tuccillo, Tuccillo Bakery, San Gennaro Vesuviano; Beatrice Volta, Come una volta, Quarrata; Patrick Zanesi, Dolce e Salato Liscate (MI).
Mercoledì 24 gennaio, sempre presso la Choco Arena, si svolgerà la finale per decretare il Campione italiano della categoria Panettone al cioccolato e vede sfidarsi 18 finalisti che hanno superato le selezioni italiane disputate a settembre 2023 presso la sede di Molino Dallagiovanna a Gragnano Trebbiense.
Solo i primi 5 che conquisteranno il parere favorevolmente della prestigiosa giuria potranno rappresentare l’Italia nella finale della Coppa del mondo del panettone.
I maestri pasticceri in gara sono: Mario Arculeo Panificio Pasticceria D’angelo (Palermo); Luigi Avallone Pasticceria f.lli avallone (Quarto Napoli); Cristian Biagioni Bibendum Calenzano (FI); Andrea Ceracchi Maciste pasticceria, Cori (LT); Davide Fantuzzi Panificio Fantuzzi Reggio Emilia; Pasquale Iannelli Casa Mastroianni Lamezia Terme; Maurizio Lo Faso Pasticceria Delizia Lo Faso Bolognetta (PA); Andrea Marzo La Dolce Sicilia Rivoli (TO); Pasquale Mirigliano Pasticceria Pasquale Mirigliano Ottaviano (NA); Gianfranco Nicolini Pasticceria Romana Porto Recanati (MC); Diego Lo Verme Almondor Gusti Siciliani Canicattì (AG); Armando Pascarella Pasticceria Armando Pascarella San Felice a Cancello (CE); Luca Riganti Dolcearte, Mornago (VA); Alessandro Spagnoletti Pasticceria La Gioia Taranto; Michele Somma Pasticceria La Delizia, Santa Maria la Carità (NA); Alessandro Slama Dar Slama, Ischia (NA); Valerio Vullo Cafè Sauvage Catania; Andrea Visani Forneria Visani Maurizio & C. Carpenedolo (BS).
La premiazione si terrà mercoledì 24 gennaio al termine della finale del panettone al cioccolato e i candidati che andranno sul podio a Sigep diventeranno i campioni italiani 2024.
“Per la prima volta la Coppa del mondo del panettone viene ospitata nel tempio della pasticceria mondiale: Il Sigep di Rimini – afferma Giuseppe Piffaretti maestro pasticcere, fondatore di Coppa del mondo del panettone -. Siamo molto fieri di questa grande opportunità di poter collaborare con uno degli enti fieristici più importanti al mondo. Finalmente anche le selezioni italiane avranno un grande palcoscenico dal quale usciranno i nomi dei campioni italiani nelle categorie del panettone tradizionale e al cioccolato”.
Piffaretti aggiunge: “Per la prima volta nella storia di questo dolce iconico, verranno decretati i vincitori nelle due categorie che si potranno fregiare del titolo di campione italiano. Aggiungiamo un’altra perla alla ricca collana di eventi che ci coinvolgono e che ci aiuterà a diffondere ancora maggiormente la cultura e il rispetto del panettone italiano nel mondo.”
La scheda sintetica della Coppa del mondo del panettone
La Coppa del Mondo del Panettone è il grande evento internazionale interamente dedicato al lievitato per eccellenza. Nasce per celebrare storia e lavorazione di un prodotto in grado di valicare i confini d’origine per imporsi sulla scena dolciaria mondiale.
Patron della manifestazione è il Maestro Giuseppe Piffaretti; la prima edizione si è svolta a Lugano dall’8 al 10 novembre 2019; la seconda edizione dal 5 al 7 novembre 2021, la terza edizione dal 8 al 10 novembre 2022 a Milano.
Oltre alla competizione l’evento promuove dimostrazioni, degustazioni, visite agli espositori, laboratori, workshop per celebrare la storia e la lavorazione di un prodotto che è riuscito a valicare i confini d’origine e la stagionalità per imporsi sulla scena dolciaria mondiale.
Coppa del mondo del panettone
I partner sostenitori del progetto sono: Agrimontana, Molino Dallagiovanna, Corman, Europa ovens, Carma Chocolate, Circuito.
Main Media Partner Pasticceria Internazionale. Partner: Sigep, Conpait, Cast Alimenti, SMPPC, Apei, Ial Lombardia, Chocolate Academy.
Coppa del mondo del panettone
Campionato Italiano
Choco Arena, Sigep
Martedì 23 gennaio 2024 categoria Panettone Tradizionale
Mercoledì 24 gennaio 2024 categoria Panettone al cioccolato
La 21°edizione il concorso nazionale di narrativa dedicato al caffè (immagine concessa)
MODICA (Ragusa) – Caffè Moak, azienda storica italiana del settore della torrefazione e distribuzione del caffè, continua a raccontare la sua storia anche attraverso il sostegno di numerosi progetti culturali su tutto il territorio. Il Caffè letterario Moak rappresenta un concorso letterario di narrativa tra i più autorevoli in Italia che, da oltre vent’anni, segna un appuntamento annuale imperdibile in cui caffè e cultura si incontrano per celebrare uno degli elementi più rappresentativi della nostra storia: il caffè come fonte d’ispirazione, atto di liberazione e condivisione, celebrato nel cinema e dalla letteratura nazionale e internazionale.
Il ritorno di Caffè letterario Moak
Ogni edizione del concorso dedica un omaggio ad uno scrittore famoso e quest’anno sarà il poeta cileno Pablo Neruda.
Quest’anno, la premiazione si è svolta sabato 25 novembre nella splendida cornice della Serra Tropicale all’interno del parco Botanico Radicepura, ai piedi dell’Etna.
Una location suggestiva per premiare i tre racconti vincitori in una serata scandita da momenti di musica, cultura e intrattenimento, il tutto con la conduzione d’eccezione della scrittrice, conduttrice radiofonica e televisiva Ema Stokholma.
Sono stati oltre trecento a partecipare alla XXI edizione di Caffè Letterario Moak, ma solo cinque sono stati nominati finalisti dalla giuria; presieduta da Giosuè Calaciura scrittore di fama internazionale e composta da Antonio Pascale giornalista e scrittore, Matteo B. Bianchi scrittore, editore e autore TV, Maria Francesca Gagliardi responsabile scouting, diritti editoriali e podcast presso Lux Verde e Sabina Minardi, responsabile delle pagine culturali del settimanale l’Espresso. Ad aggiudicarsi il primo premio è stata Loredana Porco con il suo racconto Torno.
Durante la serata sono intervenuti l’attrice Anita Indigeno, leggendo gli estratti di due dei racconti finalisti, e l’attore e regista italiano Andrea Bosca con la messa in scena di un altro estratto dei racconti e la recitazione un monologo su Cesare Pavese.
Sottofondo della serata le note del jazzista Daniele Salamone che con il suo pianoforte ha accompagnato le parole degli ospiti e i vari momenti della premiazione.
Alla fine della premiazione gli ospiti hanno potuto assaggiare alcune pietanze preparate dal residence Chef di Radicepura Seby Sorbello, accompagnate dall’Etna Rosè Pietradolce della famiglia Faro, le bollicine di Duca di Salaparuta, i vini della azienda vinicola Judeca, i vini da dessert delle cantine Florio ed esclusivi cocktail curati dal campione italiano di Coffee in Good Spirits e Master Trainer Moak Marco Poidomani sulle atmosfere del dj-set a cura di Massimo Napoli.
Partner a fianco di Moak è stato anche Orsadrink, azienda piemontese produttrice di preparati per drink con il suo brand ambassador Giovanni Peligra e l’azienda dei F.lli Pistone che dal 1998 produce liquori artigianali di altissima qualità.
In queste ventuno edizioni, il Caffè Letterario Moak ha unito più di 60 personalità nel mondo della letteratura, della critica letteraria e del giornalismo come membri della giuria; oltre 6000 racconti sono stati inviati da tutta Italia per provare ad assicurarsi la partecipazione a questa prestigiosa iniziativa; 19 le antologie che sono state pubblicate per raccogliere in un unico fascicolo, tutti i racconti dei finalisti e dei vincitori di tutte le edizioni dedicando la copertina ogni volta ad uno scrittore diverso.
Un progetto molto a cuore alla famiglia Spadola e a tutta la comunità siciliana, un percorso virtuoso che rappresenta oggi un connubio esemplare tra l’azienda e il patrimonio intellettuale locale.
La scheda sintetica di Caffè Moak
Caffè Moak nasce nel 1967 a Modica, da un piccolo laboratorio siciliano fondato da Giovanni Spadola, che chiamò Moak, acronimo di moka e antico nome della sua città Modica. Oggi Moak guidata con la stessa passione dai figli del fondatore Annalisa e Alessandro (ceo) è una Holding e un marchio globale nel settore della torrefazione e distribuzione del caffè.
La caparbietà di voler produrre il meglio e nel miglior modo ha permesso all’azienda di raggiungere importanti traguardi, emergendo da piccola realtà locale ad eccellenza presente in oltre 50 Paesi.
La qualità del prodotto è alla base della filosofia aziendale: dalla selezione dei migliori monorigini alla tostatura per le singole qualità di caffè, fino al controllo dell’intero ciclo produttivo da un laboratorio di analisi interno tecnologicamente all’avanguardia.
All’innovazione tecnica Moak ha da sempre affiancato l’evoluzione culturale.
Nel 2000 nasce il progetto Moak Cultura, che si arricchisce ogni anno di storie, di racconti e di immagini, ma anche di talenti. Caffè Letterario Moak nasce sempre nel 2000 da un’idea di Annalisa Spadola, direttore marketing di Moak, per incoraggiare giovani autori a scrivere un racconto sul caffè e per promuovere arte e cultura. In pochi anni raggiunge stima e autorevolezza nel panorama nazionale dei concorsi letterari.
Ne sono la prova le numerose giurie che si sono alternate negli anni, composte da nomi illustri del giornalismo e della letteratura italiana. In tutte le edizioni Moak non nobilita il caffè solo attraverso la pubblicazione delle antologie I Racconti sul caffè, ma anche omaggiando uno scrittore famoso, perché resti nella memoria. Fuori Fuoco Moak è il concorso internazionale di fotografia.
Ai partecipanti si chiede non solo la capacità di utilizzare la macchina fotografica, ma di sapere intercettare le proprie emozioni e trasformarle in input per costruire un mini reportage di tre immagini che abbiamo un’attinenza con il caffè.
Lo scatto Portal di Marianna Cacciola Vasiliu (immagine concessa)
NONE (Torino) – (Pre)Visioni. Spunti per il possibile è il titolo dell’edizione 2023 del progetto interminati_spazi, che anche quest’anno ha coinvolto via instagram centinaia di partecipanti fotografi da tutta Italia. Promosso da Domori, azienda produttrice di cioccolato top premium con sede a None e parte del Polo del Gusto, nell’ambito di Domori e la Fotografia, l’iniziativa permanente a sostegno e valorizzazione dell’Arte Fotografica, interminati_spazi 2023 si conclude a Torino con l’annuncio dei vincitori di questa edizione e l’inaugurazione della mostra finale, curata da Maurizio Galimberti, direttore artistico del Progetto.
L’esibizione, allestita presso la Sala San Josè del Domori Store in Piazza San Carlo a Torino, sarà aperta ai visitatori dal 2 al 15 dicembre, tutti i giorni dalle 14.00 alle
17.00 (ingresso libero). All’evento conclusivo intervengono Riccardo Illy, Presidente del Polo del Gusto, Janluca de Waijer, amministratore delegato Domori, Maurizio Galimberti, Direttore Artistico del Progetto, Carmine Festa, Direttore Corriere della Sera Torino.
interminati_spazi 2023: le fasi finali del contest promosso da Domori
Maurizio Galimberti ha curato la selezione dei quaranta migliori lavori da oggi in esposizione, individuando altresì 10 fotografi finalisti, tra i quali sono stati selezionati i tre vincitori delle menzioni speciali: Marianna Cacciola Vasiliu per la menzione speciale Corriere della Sera Torino, Stefano Corsini per la menzione speciale Domori,
Dario Piovera per la menzione speciale Maurizio Galimberti. In premio, una giornata di formazione dedicata alla fotografia, a cura dello stesso Galimberti.
Le tre menzioni speciali
Carmine Festa, menzione Corriere della Sera Torino a Marianna Cacciola Vasiliu per lo scatto Portal: La foto trasmette un legame di continuità tra materia e natura, in una qualificata e gradevole armonia.
Janluca de Waijer, menzione Domori a Stefano Corsini per lo scatto Imperator: L’immagine di Corsini si distingue per l’accuratezza con cui interpreta il tema di quest’anno. Lo scatto mette al centro di ogni pre-visione la relazione cuore-cervello, che qui sembra esprimere un doppio valore sia di opposizione che di comunione.
Lo scatto Imperator di Stefano Corsini (immagine concessa)
Un’interpretazione efficace e visionaria di una condizione profondamente umana: in uno stato di incertezza, fare pre-visioni alimenta una tensione tra ragione e sentimento; eppure, proprio Il dissidio interiore tra mente ed emozioni può trasformarsi a sua volta in unione. Lo spunto per il possibile nasce da una sorta di abbraccio tra la mente e il cuore.,
Maurizio Galimberti menzione a Dario Piovera per la foto Una traversata difficile: una commovente immagine di traversata, dal sapiente uso del bianco e nero, che evoca la magia del bianco e nero di Robert Frank. Un’immagine di leggerezza, “calvinisita” in senso letterario – sembra ispirata dalle pagine di Italo Calvino.
Dario Piovera e la foto Una traversata difficile (immagine concessa)
In questo scatto ritrovo la sintesi di tutte le immagini del mondo. Questo leggero divagare esprime fragilità e, al tempo stesso, la forza di un pathos intimo. È un’immagine capace di connetterci al nostro mondo interiore: la guardo e penso a mia madre Eleonora che fluttua nel mio cuore …Grazie Dario.
Commenta Maurizio Galimberti, direttore artistico di interminati_spazi: “Dopo quattro edizioni, posso dire che inteminati_spazi è ormai una comunità, che di anno in anno si ritrova, e rinnova lo spirito originale con cui è nata questa iniziativa: la fotografia è partecipazione, è condivisione di storie, emozioni e visioni uniche. Grazie quindi ai tantissimi partecipanti di quest’anno, sempre più numerosi: questo è un contest pieno di qualità, di ispirazione e di talento. Una grande festa della fotografia: il tema di quest’anno, (Pre)Visioni, voleva proprio celebrare lo strumento per eccellenza di questo mestiere, lo sguardo del fotografo, che trasforma l’ordinario in straordinario”.
Commenta Janluca de Waijer, amministratore delegato Domori: “Uno degli aspetti più interessanti di interminati_spazi è il viaggio che le immagini fanno: da un ambiente digitale/social alla mostra finale. Per il secondo anno consecutivo la mostra viene allestita nella Sala San José del Domori Store. Questo è il modo in cui vogliamo fare conoscere e crescere gli spazi dello Store, che sono stati concepiti proprio come polifunzionali, per accogliere eventi, attività culturali, educative, degustazioni. Domori e la Fotografia è una bellissima iniziativa ed è importante che approdi qui: il nostro store è un luogo di condivisione e di conoscenza”.
Commenta Riccardo Illy, presidente del Polo del Gusto: “Domori e la fotografia nasce nel 2019 con l’obiettivo di creare un legame permanente e proficuo tra i valori dell’Azienda – primo tra tutti quello della qualità assoluta – e una forma d’arte che più di altre è in grado di unire, di raccontare senza mediazioni. Grazie a Maurizio Galimberti, che di interminati_spazi è non solo guida artistica, ma partecipante generoso, che interagisce con energia e competenza con i tantissimi partecipanti”.
Riccardo Illy: “Per Domori, e per tutte le Aziende della famiglia del Polo del Gusto, il significato della ricerca della qualità assoluta si esprime non solo in prodotti eccellenti; si riflette anche nella qualità della comunicazione e in una relazione con la realtà circostante che sia attenta, partecipe, responsabile, pronta ad aprirsi, con grande curiosità, a forme diverse di partecipazione e appartenenza, come avviene per Domori e la fotografia”.
MILANO – Era il 2013 quando Paolo Scimone ha aperto la micro roastery di specialty nella sua Monza, con un nome che rispecchia la sua infinita passione per l’Inghilterra: His Majesty the Coffee. Ora siamo nel 2023 e il tempo è passato, ma la sua attività resta ancora – anzi, sempre più si consolida – come un punto di riferimento dello specialty italiano anche all’estero.
Scimone, dieci anni per una micro roastery di specialty potrebbero equivalere a 15 per una più classica: come c’è riuscito e cosa è successo?
“Dieci anni fa ho iniziato da solo e con il supporto prezioso dei miei genitori e mio fratello. Tostavo io, gestivo la parte amministrativa e quella di ricerca del prodotto: se sono arrivato a oggi vivo e vegeto però, è anche grazie all’ingresso dei miei collaboratori, che mi aiutano a svolgere le mansioni quotidiane che sono quelle più logoranti.
Il primo è arrivato nel 2017, a quattro anni dall’apertura, Simona, poi si è aggiunta Barbara, Alice e Domenico, infine Stefano. Sono stati loro a sostenermi nel portare avanti His Majesty.
L’altro aspetto importante che ci ha fatti arrivare al 2023 è legato alla comunicazione, che è gestita da un anno a questa parte da Coffeeandlucas: tutti insieme mi hanno sostenuto, in un modo o nell’altro, a festeggiare questi 10 anni.
Economicamente è andata bene, soprattutto con le aperture in Kuwait: sono state queste che ci hanno dato uno slancio utile per aumentare i volumi.
In tutto questo tempo non abbiamo mai avuto un agente commerciale e nonostante questo, abbiamo sempre registrato una crescita organica che deriva dal passaparola.
Mi piace la nostra dimensione attuale: è un business che si ripaga da solo, è sano, senza debiti.
Manteniamo ancora una cura maniacale in tutti i passaggi: se si diventa una piccola industria, si perde un po’ l’apporto umano. Non vogliamo abbandonarci all’automatismo, perché alla fine sebbene semplifichi il lavoro, si perderebbe il nostro valore aggiunto.”
In questi anni di attività ha visto un cambiamento da parte del consumatore finale verso gli specialty? O è ancora tanto difficile?
Paolo Scimone che osserva il chicco (foto concessa)
“In Italia sta andando meglio: le vendite online che rappresentano i privati crescono ogni anno del 20% circa. E questo vuol dire che l’utente finale è sempre più consapevole.
Ci sono anche nuovi clienti: mi piace tenere d’occhio personalmente ogni ordine, individuare chi l’ha fatto, chi acquista in maniera ricorrente, la zona da cui partito e cosa è stato comprato (se miscela o single origin).
Ho notato ad esempio che alla fine dell’anno le miscele sono quelle vendute maggiormente sul sito web. In Germania, in Svizzera, abbiamo dei clienti che sistematicamente acquistano tre chili ogni due settimane di blend.
Dall’altro lato, devo dire che abbiamo subito un rallentamento sull’estero con la pandemia: vendevamo molto fuori dall’Italia, ma poi tra la Brexit con l’ostacolo della dogana, e il Covid che ha fatto riscoprire i micro roaster più vicini, abbiamo perso tanti clienti.
Stiamo recuperando soltanto in parte adesso in Germania, Polonia, Repubblica Ceca, ma prima della pandemia la divisione tra estero e Italia stava al 50%-50%, mentre oggi la proporzione è 80% Italia e 20% estero.
Forse sono aumentati i consumatori di specialty in Italia, ma è sicuramente vero che all’estero si sono spalmati sulle aziende locali.
Lo shop online per noi resta ogni anno di più, il canale di vendita principale: ora rappresenta tra il 15% e il 20% del fatturato della roastery.”
Ma come mai anche lei Scimone, non ha deciso in tutti questi anni di aprire un proprio flagship?
“Mi sarebbe piaciuto aprire uno store e ho persino pensato alle tre location potenziali: Monza, Milano, o Londra. Milano perché secondo me in Italia è la città più internazionale come flusso e mentalità.
L’altro sogno è Monza che è casa mia e nella quale vorrei lasciare un’impronta con lo specialty coffee. Infine Londra, perché è la mia seconda casa e ci sono alcuni quartieri come Mayfair dove un marchio come His Majesty the Coffee sarebbe molto attraente per il target di quelle zone.
Devo trovare la persona giusta con cui portare avanti questo progetto. Con la mancanza di baristi formati e appassionati, è un po’ dura trovare il personale adatto a cui affidare il locale.”
E quando è partito quanti come lei hanno aperto una micro roastery di specialty e quanti invece hanno resistito sino ad oggi (o hanno seguito il suo esempio)?
“Abbiamo aperto insieme nel 2013 io, Rubens Gardelli e Francesco Sanapo. Pochi altri prima di noi avevano avviato una realtà del genere. Alcuni di quelli che oggi fanno anche specialty ai tempi trattavano soltanto caffè commerciale.
È stato un grande vantaggio esser stato tra i primi: eravamo noi soltanto agli eventi per un po’ di tempo. Poi siamo rimasti molto legati, abbiamo fatto anche un blend insieme, Trilogy, a tre mani con i nostri tre loghi sul pacchetto.
Nel tempo sono nati altri concorrenti e la cosa fa bene perché sere a diffondere la cultura dello specialty.
Dall’altra, odiando la poca creatività che per me è d’obbligo, sento un po’ fastidioso il copiarsi a vicenda tra i microroasters.
Questo significa da una parte che ho prodotto qualcosa di interessante al punto che gli altri lo guardano come modello da seguire, dall’altra trovo che proporre la stessa cosa all’interno di una nicchia non è molto stimolante per nessuno.”
Come festeggia questo traguardo di His Majesty the Coffee?
“Abbiamo deciso di creare una miscela dedicata a questo evento e da noi mai fatta prima: una per moka, da abbinare per chi volesse acquistarla, ad una Mokavit personalizzata con il nostro logo.
L’idea è dare questo blend con o senza la moka. Mi sono buttato su questa idea consapevole del fatto che chi usa il filtro di solito è in cerca di monorigini e funzionerebbe poco in Italia.
All’estero si usano molto i blend nei coffee shop con i batch brew come filtro del giorno, invece da noi c’è ancora molto l’idea della monorigine legata a questo metodo di estrazione.
Il mio è un back to the origin.
La miscela contiene un Etiopia naturale: che non può mancare mai in una miscela. Durante i viaggi in piantagione che ho fatto, ho visitato dei posti in cui si vedevano cose interessanti, ma quando si arriva in Etiopia si nota subito che c’è qualcosa di diverso: qui hanno pochi mezzi per il processing, eppure ottengono un prodotto unico e riconoscibilissimo nelle sue note floreali e fruttate.
Un risultato che altre origini difficilmente raggiungono, nonostante tutti gli sforzi e investimenti. Questa è la magia del caffè.
Diciamo che l’Etiopia è come Messi, talento naturale, Cristiano Ronaldo è il Brasile che deve allenarsi tantissimo per esser atleticamente preparato.
A grande richiesta quando si parla di moka, ho scelto una parte di Arabica Plantation indiana, lavata. Un caffè che usiamo anche in un altro nostro blend, che con questa caffetteria restituisce quel quid in più di frutta secca e di corpo, abbassando il tenore di acidità, che piace molto ai consumatori (anche se un po’ snobbato tra gli specialty coffee).
Il terzo componente potrebbe essere un caffè brasiliano, ma sarebbe scontato, lo sostituirei volentieri con un caffè peruviano. Ci servirà ancora qualche giorno per definire la miscela e lanciarla sul mercato.
Vorrei mantenere questo blend sul nostro listino al di là di questa occasione, per avere a disposizione un’opzione per la moka e avvicinarmi così ai consumatori più comuni, senza essere più troppo estremisti.
Questo approccio serviva a far capire che esiste qualcosa di diverso rispetto al caffè più commerciale, ma già all’estero hanno smussato queste spigolosità e si è tornati a tostare più scuro, a fare i blend per raggiungere volumi più interessanti e così avere degli specialty da tutti i giorni. In questo modo questo prodotto può diventare uno stile di vita sostenibile.”
E quindi nei prossimi 10 anni di Paolo Scimone, cosa ci vede?
Scherza Scimone: “Mi vedo in un bel cottage in Cornovaglia in pantofole e con un buon caffè tra le mani.
His Majesty può diventare “His Majesty the Cornovaglia”.
Ho avuto modo di crescere come professionista e ad un certo punto vorrò lasciare spazio ai giovani.
Mi piacerebbe che la parte più fresca nel mondo del caffè sia attiva e smuove le cose.
Quando io ho iniziato c’era – c’è in parte ancora – in Italia, un po’ la tendenza a non fare largo alle nuove generazioni. Invece c’è bisogno di svecchiare il settore e fare il cambio della guardia.
Ci sono persone che potrebbero essere i prossimi Paolo Scimone.
Il segreto fondamentale per seguire la mia strada è perdersi nel mondo del caffè, così com’è successo a me a Londra: pur avendo lasciato il Politecnico prima di aver conseguito la laurea in Ingegneria con pochi esami rimasti da dare, il metodo acquisito da questi studi mi ha aiutato a trasformare la passione per il caffè in un’impresa performante.
È stato fondamentale studiare per avere una conoscenza di base importante e far sì che in molti ambiti l’approccio scientifico vincesse su quello empirico più diffuso tra i torrefattori.
Questa è stata una delle chiavi vincenti di His Majesty.”
Scimone, in definitiva quindi è contento?
“Molto, anche oltre le aspettative. Probabilmente avrei potuto fare qualcosa in più sulle quantità di caffè prodotte ma mi sarei complicato la vita: più grossa è l’azienda più arrivano i problemi. Ho trovato la mia dimensione ideale, che mi permette di avere anche del tempo per me.”
MILANO – SCA Italia ogni anno, insieme a Italian Exhibition Group (IEG) come partner straordinario per le gare, sovvenziona e sostiene economicamente i ragazzi che partecipano ai mondiali. La testimonianza di Davide Cobelli, coordinatore nazionale di SCA Italia, racconta il ruolo chiave che l’Associazione gioca nel percorso di crescita dei competitor italiani a livello prima nazionale e poi internazionale.
Cobelli, partiamo dall’ultima e recente esperienza dei mondiali di Taipei: lei che era presente, ci dica come sono andate le gare?
“I ragazzi sono arrivati ben preparati: magari non si sono posizionati come volevano, ma anche questo fa parte della competizione.
C’è sempre la possibilità di perdere. Ma ci sono state delle soddisfazioni: penso a Stefano Nodari, che alla prima apparizione nello stage mondiale si è presentato con figure di elevata complessità ed è riuscito a dominare la tanta emozione nel trovarsi di fronte a tantissime persone.
È stato stimolante anche vedere Roberto Breno che, nonostante la difficoltà di confrontarsi con un nuovo protocollo di valutazione, ha disegnato delle curve di tostatura ineccepibili, dimostrando di avere padronanza totale sulle attrezzature e della sua strategia di gara.
Infine Marco Poidomani è stato eccezionale e si è distinto con una performance da effetto wow: davanti a queste prove, non posso che essere contento del fatto che SCA Italia sia arrivata con loro sul tetto del mondo.
L’Italia è stata una grande protagonista di questi mondiali, anche senza essersi posizionata al primo posto: in realtà la qualità media in tutte le discipline è stata altissima e ce la invidiano in tanti.
Oltre al punto di vista di coordinatore di SCA Italia, anche come ex competitor sono felice di vederli gareggiare a questi livelli, perché l’intera Associazione si sente protagonista con loro di questo successo.
Tutti sanno che SCA Italia ha un ruolo importante nei campionati
È l’Associazione che organizza in primis le gare nazionali e dà modo così a tutti i campioni di potersi confrontare poi a livello mondiale. Questa è una grande occasione che i soci di SCA Italia offre a tutti i competitor.
È bello sapere di contribuire ai traguardi raggiunti da questi sfidanti, che sono veramente professionisti internazionali a tutti gli effetti.
Supportiamo economicamente con IEG questi ragazzi e funzioniamo come degli sponsor. Siamo felici che questi sforzi e investimenti vengano ripagati con le loro straordinarie performance in pedana.
Sappiamo poi e ne siamo felici, che molti di loro partecipano in veste di campioni durante i vari eventi organizzati dall’Associazione e diventano così i primi ambasciatori di SCA Italia e dei suoi 700 soci, che ogni anno investono risorse importanti per sostenere i talenti del futuro.”
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