lunedì 24 Novembre 2025
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Starbucks Studios: la catena apre la casa di produzione multimediale

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Il logo di Starbucks

Il colosso Starbucks ha stretto una collaborazione con Sugar23, un’organizzazione di produzione multimediale, con l’obiettivo di promuovere la cultura attraverso l’intrattenimento e la narrazione. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale YouMark.

Il lancio di Starbucks Studios

SEATTLE – Da sempre sostenitore delle arti, l’insegna crede nel potere della creatività e della narrazione e così, seguendo l’esempio di altri brand, scende in campo in prima persona.

“Starbucks collabora con Sugar23, un’organizzazione di produzione multimediale e di gestione dei talenti, con l’obiettivo di promuovere la cultura attraverso l’intrattenimento. Insieme, Starbucks Studios e Sugar23 amplificheranno le storie che hanno il potere di unire le persone e di creare momenti di piacere”, sottolinea Christy Cain, vice president, brand and partnerships marketing.

“Lo storytelling è profondamente radicato nelle attività di Starbucks e Starbucks Studios è un’estensione naturale di questi sforzi. Insieme, sfrutteremo il potere della narrazione per favorire le connessioni, ispirare il cambiamento e costruire un senso di comunità più forte“, aggiunge Michael Sugar, fondatore e ceo di Sugar23.

Sugar aggiunge: “Siamo entusiasti di lavorare al fianco dell’incredibile team del brand e invitiamo tutti i nostri collaboratori di Hollywood e non solo a unirsi a noi per creare intrattenimento di qualità”.

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Gelati confezionati: giro d’affari di quasi 2 miliardi nel 2023

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Un gelato confezionato (immagine: Pixabay)

Il giro d’affari dei gelati confezionati nel 2023 in Italia ha visto un aumento considerevole arrivando a quasi 2 miliardi di euro. Secondo l’analisi AstraRicerche i consumi previsti entro il 2025 subiranno un ulteriore incremento del 30%. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Maria Teresa Manuelli per Il Sole 24 Ore.

I gelati confezionati in Italia

MILANO – Conferme e novità nelle tendenze del gelato industriale per quest’estate che tarda a cominciare. I consumatori troveranno al banco frigo, infatti, nuove vaschette che riproducono il gusto dei biscotti più amati per la colazione.

Mentre gli stecchi avranno gusti esotici come datteri e mou o cocco e mango oppure gli ormai amatissimi caramello salato, burro di arachidi o noci pecan. Una certezza, invece, resta immutabile: il consumo di gelato confezionato in casa è aumentato con il Covid e tale abitudine è in continuo aumento.

Secondo i dati del settore gelati di Unione Italiana Food, nel 2023 l’Italia ha realizzato quasi 170mila tonnellate di gelato industriale, per un valore di quasi 1,9 miliardi di euro e un consumo pro capite di 2,14 kg.

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Plastica biodegradabile dai fondi del caffè: il nuovo studio

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I fondi di caffè (immagine: Pixabay)

Srinivas Janaswamy, professore del dipartimento di Scienze alimentari alla Dakota State University, ha sperimentato un metodo per produrre pellicole biodegradabili capaci di sostituire la plastica grazie ai fondi di caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Meccanica News.

Gli imballaggi sostenibili provenienti dai fondi di caffè

MILANO – E se dai fondi di caffè si potessero ricavare imballaggi sostenibili, capaci di sostituire la plastica? La domanda ha una risposta positiva, almeno dopo la pubblicazione di un nuovo studio della Dakota State University.

Qui un professore del dipartimento di Scienze alimentari, Srinivas Janaswamy, ha trovato il modo di produrre pellicole biodegradabili.

Prima di arrivare ai fondi di caffè, lo scienziato aveva lavorato con bucce di avocado e stocchi di mais. Ultimamente è passato ai residui della celebre bevanda, che per le pellicole biodegradabili rappresentano una soluzione sostenibile ed economica.

Contengono infatti fibre lignocellulosiche, il materiale necessario per realizzare questo film sottile. Dopo aver estratto le fibre, il team coinvolto nell’esperimento ha messo a punto un metodo ecologico per modificare chimicamente il materiale e rendere la pellicola più adatta all’utilizzo negli imballaggi.

I film risultanti sono stati in grado di biodegradarsi nel terreno entro 45 giorni, pur avendo un’elevata resistenza alla trazione. Si tratta di una prima fase, che tuttavia vede i ricercatori molto ottimisti sulle potenzialità commerciali della loro trovata.

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Nutrizione di precisione per la prevenzione e cura del diabete al centro del congresso Sinu

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congresso nutrizione
Da sinistra: professor Pasquale Strazzullo, Past president Società italiana di nutrizione umana (Sinu); professoressa Anna Tagliabue, presidente Società italiana di nutrizione imana (Sinu); il dottor Francesco Branca, direttore del Dipartimento di nutrizione e sicurezza alimentare, organizzazione mondiale della sanità (OMS); professoressa Daniela Martini, segretario società italiana di nutrizione umana (Sinu) (immagine concessa)

MILANO – Sempre più spesso l’attenzione della comunità medico scientifica si è focalizzata, negli ultimi anni, sulla nutrizione di precisione, cui è dedicata una sessione nel XLIV Congresso nazionale della società italiana di nutrizione umana (Sinu), che si è svolta a Piacenza dal 4 al 6 giugno.

Si tratta di una scienza che mira ad un approccio di personalizzazione degli interventi nutrizionali, sulla base delle caratteristiche del singolo individuo, per la prevenzione e la cura di alcune delle principali patologie croniche, tra cui il diabete mellito. La nutrizione di precisione tiene conto del fatto che i meccanismi alla base degli effetti degli alimenti e dei nutrienti sulla salute variano tra gli individui.

Il diabete mellito è una patologia cronica con un grosso impatto sociale, la cui prevalenza si stima aumenterà del 60% nelle prossime decadi, arrivando a colpire 1,3 miliardi di persone nel 2050.

La relazione tra diabete e nutrizione è quanto mai stretta e pericolosa. La qualità e la quantità del cibo che consumiamo influenza fortemente il rischio di sviluppare il diabete mellito e il modo in cui riusciamo a tenerlo sotto controllo o, addirittura, a farlo regredire una volta che si sia sviluppato.

Le attuali conoscenze mettono sempre più in evidenza come il diabete sia una malattia dalle cause molto eterogenee. Ciò implica che i fattori che contribuiscono alla sua comparsa e alla sua gravità sono diversi da persona a persona. È, dunque, molto probabile che alimenti diversi svolgano un ruolo specifico in individui diversi, nelle varie fasi della malattia, interagendo con la genetica o altre caratteristiche individuali quali l’età, il sesso, l’etnia, la composizione del microbiota intestinale e molte altre.

Ciò è oggi oggetto di un’intensa attività di ricerca. Studi di popolazione molto ampi hanno dimostrato, per esempio, che tra persone geneticamente predisposte a sviluppare il diabete e l’obesità, perché portatori di alcune varianti genetiche che influenzano il metabolismo energetico, coloro che seguono la dieta Mediterranea sviluppano il diabete in una percentuale significativamente minore di casi rispetto a chi segue altri tipi di diete.

Studi sperimentali svolti presso l’Università di Napoli “Federico II” hanno recentemente evidenziato come le caratteristiche individuali influenzino l’entità e le caratteristiche temporali dell’aumento della glicemia che si verifica dopo l’assunzione del pasto. L’entità delle oscillazioni della glicemia determina la variabilità glicemica, che è a sua volta un agente causale del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, il diabete stesso e le complicanze del diabete. In persone ad alto rischio cardiometabolico (cioè, con uno o più fattori di rischio tra iperglicemia a digiuno o postprandiale, sovrappeso/obesità, pressione sistolica e diastolica elevata, dislipidemia) i ricercatori hanno messo in evidenza il ruolo del genere nel determinare le caratteristiche della risposta glicemica postprandiale.

sinu nutrizione
La professoressa Anna Tagliabue, oresidente società italiana di nutrizione umana (Sinu) (immagine concessa)

Rispetto agli uomini, le donne sperimentano un aumento postprandiale della glicemia più marcato e repentino; ciò suggerisce che le donne possono beneficiare maggiormente di una dieta a basso indice glicemico, ricca cioè di alimenti come legumi, verdure e cereali integrali che determinano variazioni meno rapide della glicemia dopo i pasti.

Un altro risultato di questi studi riguarda un fattore individuale che sta emergendo sempre più come un determinante della risposta glicemica postprandiale e cioè il microbiota intestinale, ovvero il tipo e la quantità di microrganismi che popolano il tratto gastro-intestinale di ciascun individuo.

Tra i pazienti con diabete di tipo 1 (diabete insulino-dipendente), coloro che presentano una maggiore abbondanza di specie batteriche benefiche produttrici di idrossibutirrato, come l’Eubacterium rectale, mostrano un incremento meno marcato della glicemia rispetto a coloro che presentano altri tipi di specie batteriche.

Questi risultati aprono la strada ad approcci sempre più personalizzati per la terapia nutrizionale e la gestione della terapia insulinica in questi pazienti.

L’individuazione di un numero sempre maggiore di questo tipo di relazioni e la loro più fine comprensione consentiranno di garantire a “ciascuno il suo”, in termini di trattamento e prevenzione del diabete. La possibilità di applicare terapie nutrizionali mirate consentirà di beneficiare di trattamenti più efficaci in un numero maggiore di pazienti, con evidenti benefici in termini di allocazioni di sforzi e costi.

La scheda sintetica della Società italiana di nutrizione umana

La Società italiana di nutrizione umana (Sinu) è una società scientifica senza scopo di lucro che riunisce gli studiosi e gli esperti di tutti gli ambiti legati al mondo della nutrizione. Si impegna nella ricerca scientifica, nell’aggiornamento professionale, nell’informazione in campo alimentare e nutrizionale, con particolare attenzione alla promozione della sana alimentazione ed educazione alimentare e all’applicazione dei principi della nutrizione nelle diverse fasi della vita e per la prevenzione delle malattie a genesi nutrizionale.

È presente sul territorio con 9 Sezioni regionali e comprende diversi Gruppi di Lavoro, tra i quali i Giovani Sinu, nato nel 2017 con lo scopo di rispondere alle esigenze di formazione e ricerca dei giovani soci.

Ilaria Cicero, CEO di IEG Asia: “L’Italia piace, porteremo gli espositori stranieri a Rimini”

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Ilaria Cicero Chief Executive Officer of IEG Asia (foto concessa) sigep
Ilaria Cicero Chief Executive Officer of IEG Asia (foto concessa)

MILANO – Italian Exhibition Group (IEG) è ufficialmente sbarcato nel mercato asiatico con la sua società interamente controllata IEG Asia: un passo avanti verso una maggiore internazionalizzazione del brand Sigep già affermato in Europa, dell’italianità nel food&beverage all’estero, che Ilaria Cicero, CEO di IEG Asia Pte. Ltd. Singapore, ha voluto raccontare nella sua genesi, nello sviluppo e nei prossimi obiettivi.

Il caffè, il gelato, il cioccolato, la panificazione e la pasticceria made in Italy: tutto questo è Sigep, e ora lo esporta anche all’estero. Come è nato questo progetto?

“Il progetto nasce alla conclusione di un’analisi svolta dal team di Sigep a Rimini, in cui sono stati presi in considerazione vari mercati: tra questi quello asiatico è risultato quello più in via di sviluppo rispetto al Sud America, l’Africa o gli Stati Uniti che sono piuttosto frammentati.

Proprio da questo studio, che aveva l’obiettivo di individuare i mercati in cui IEG avrebbe avuto maggiori possibilità di crescita, sono emersi la Cina, con cui il Gruppo aveva già una società tramite un partner locale, e poi Singapore: quest’ultima perché si sono aperte due opportunità.

La prima scaturita da una relazione molto stretta con il Singapore Tourism Board (STB), ente governativo legato al Ministero del commercio e dell’industria che da molto tempo aveva mostrato il suo interesse rispetto al Gruppo IEG, che più volte aveva invitato a fare il suo ingresso a Singapore offrendo il giusto supporto.

L’altra occasione si è concretizzata nell’acquisizione di tre eventi locali, non di grandi  dimensioni, che si basavano proprio sui settori di Sigep e ora al suo interno incorporati: Café Asia, International Coffee & Tea Industry Asia e Sweets and Bakes Asia.

Queste sono state la base per lanciare il vero e proprio Sigep Asia, alla sua prima edizione: dalla mia esperienza di oltre 16 anni nel settore fieristico, posso affermare che quando si vuole organizzare una buona fiera all’estero, è necessario contare su un solido zoccolo di espositori locali. Dopodiché si delinea il panorama internazionale.

Quindi si è proceduto a questa acquisizione e io ho assunto qui a Singapore il ruolo di CEO di IEG Asia, società interamente posseduta dall’Italia, il primo marzo dell’anno scorso.

Nella stessa ottica di espansione, l’Italia ha ravvisato che a fine dicembre del 2023, ci sarebbe stata la possibilità di acquisire altre piccole tre fiere di un organizzatore inglese, Montgomery Group: la Speciality Food & Drinks Asia, la Speciality Coffee & Tea Asia e Food2GO.

Singapore National Coffee Championship (foto dal sito)

Questo ulteriore passo in avanti è stato altrettanto strategico perché ogni anno all’interno di queste manifestazioni, si svolgeva la National Singapore Coffee Championship, che seleziona poi lo sfidante che si esibisce l World Coffee Championships.

In Italia, Sigep Rimini svolge la stessa funzione: quindi questa acquisizione fatta in tempo record (appena due mesi e mezzo a fronte di un iter normale in questi casi di almeno 4 mesi) è risultata particolarmente interessante.

In questo modo si è venuta a creare la piattaforma ideale per lanciare Sigep Asia e combinare il food&beverage insieme all’Ho.re.ca.: difatti nell’acquisizione originale, avevamo incluso anche una manifestazione chiamata Restaurant Asia, ora co-organizzata con la Restaurant Association di Singapore.

Infine, ad aprile di quest’anno, IEG Asia ha sottoscritto un memorandum of understanding con IFBA (International Food & Beverage Association). Il risultato finale è un unico evento di tre giorni a fine giugno 2024, che unisce insieme F&B e Ho.re.ca.

Questo perché abbiamo voluto considerare il fatto che Singapore è una città molto cara e competitiva ed è quindi necessario organizzare un’unica manifestazione per attrarre i visitatori internazionali e locali che hanno diverse esigenze e interessi.”

Quali sono le previsioni dei visitatori per questa edizione?

“L’anno scorso abbiamo chiuso con 7.000 visitatori e vorremmo battere questo numero. Abbiamo stimato la presenza innanzitutto dei locali di Singapore e poi dei partecipanti da Cina, Cambogia, Vietnam, Malesia, Indonesia e alcuni dal Middle East.

Key target markets (foto dal sito)

Quest’anno lanciamo anche per la prima volta il programma Buyer, un hosted buyers program, per cui IEG Asia ospiterà 100 buyers qualificati provenienti da quest’area che in questo modo potranno organizzare i loro incontri di business con i nostri espositori locali, italiani e internazionali.”

Quali sono i prodotti italiani che il mercato asiatico sta cercando maggiormente?

La bakery a Sigep Asia (foto dal sito)

L’Italia piace sempre. Quando si parla del nostro Paese, gli occhi degli asiatici si illuminano, perché lo stile del made in Italy è difficilmente replicabile. Quando si parla dei nostri prodotti il mercato si apre: il caffè italiano, il gelato che ancora qui viene confuso per l’ice cream e tutto ciò che riguarda la panificazione e la pasticceria (verranno 3 pasticceri dell’Associazione Apei, Damiano Rizzo, Rocco Scutellà, Emanuele Valsecchi per l’occasione) piace moltissimo.

Inoltre, proprio perché il nostro Paese fa impazzire il Sud Est Asia, avremo delle masterclasses di Carpigiani sul gelato, lo Chef Giuseppe Piffaretti con il panettone, il Richemont Club e la International Union of Bakers and Confectioners, lo Chef Eugenio Morrone sul gelato e la pizza con lo Chef Alessandro di Roberto.

Per cui lo scopo di questa società è tentare di portare sempre più espositori stranieri a Sigep Rimini: questo è il ponte che stiamo costruendo tra l’est e l’ovest.

Per quanto riguarda poi il caffè, sono molto conosciuti i grandi marchi come Lavazza, illycaffè, Segafredo Zanetti, Boncafé, Evoca, Mec3 e Caffè Carraro. La cultura dell’espresso anche qui si sta rafforzando e qualcuno chiede la tazzina one shot invece del double: certo è che va per la maggiore ancora il caffè americano, perché ci sono varie contaminazioni in questo Paese. Non poteva infine mancare l’amarena Fabbri.”

Dal 26 al 28 giugno è prevista la prima edizione di Sigep Asia: quali sono gli asset principali su cui si giocherà questa manifestazione per mostrarsi competitiva rispetto ad altre fiere di settore già attive in questo territorio?

“La competizione è attanagliante: ci dobbiamo già confrontare con Informa Markets con Food Hotel Asia e che è qui presente da tanti anni e negli anni pari organizza anche FHA Ho.re.ca. nel mese di ottobre.

Ci siamo voluti quindi posizionarci su un livello che punta sulla qualità come un boutique event che in 3 giorni permette di racchiudere foodservice, Ho.re.ca. e food&beverage.

In un solo evento noi diamo un panorama più ampio, dalle tecnologie (per la prima volta organizzeremo il Technology Sustainable Pavilion) alla barista competition, dai maestri italiani della pasticceria, gelato, bakery e pizza ad un’idea del futuro del mercato asiatico (nella round table della seconda giornata con l’International Food&Beverage Association e i rispettivi membri di tutte le associazioni di food&beverage nel sud est asiatico).

Inoltre abbiamo coinvolto l’ASEAN Restaurant Alliance, associazione dei ristoranti asiatici, con presenti il presidente, il vicepresidente, il senior member, con associazioni che arrivano da Singapore, Cambogia, Filippine, Malesia e Indonesia per dei talks e per visitare i nostri espositori.”

Cosa ha quindi da insegnare l’Italia del Sigep in termini di tecnologia e tecnica al mercato asiatico?

Technology Innovation Pavilion (foto dal sito)

“Avremo per questo la sezione per la prima volta Technology Sustainable Pavilion, con Truly Robotics che appartiene alla grande azienda giapponese Softbank che a Singapore lancerà per la prima volta dei prodotti nel settore della ristorazione, insieme a diversi espositori che presenteranno le innovazioni nel settore food e Ho.re.ca.

Sono 180 metri quadri che speriamo in futuro di allargare. Ci sarà inoltre la Sand Box, area in cui ci verranno messi in vetrina l’innovazione sostenibile per la ristorazione.”

Attualmente siete presenti a Singapore e China. Quali sono le tappe successive?

“Sicuramente cercare di allargare la manifestazione e avere sempre più partecipazione internazionale. Quest’anno è un lancio, ma vogliamo molti più italiani, il Kuwait Pavilion da raddoppiare, il Giappone e la Cina da triplicare, coinvolgere maggiormente la Germania e altri Paesi europei e infine creare una base globale con quella locale e del Sud Est Asia.

Altro obiettivo resta allargare il Technology Pavilion, organizzare più ted talk, vedere insieme alla casa madre se all’interno della grande area chiamata APAC ci possano essere altri territori in cui collocare Sigep.

Attualmente ci sono tre offerte da tre Paesi diversi: Giappone, Thailandia e Malesia. Ora ci concentriamo sulle fiere e penseremo di ampliarci dal 2025 in poi: adesso è importante consolidare il brand in Cina e a Singapore.

“Sigep” è un brand estremamente conosciuto in Europa (41 anni di storia), mentre in questo mercato ancora abbiamo da lavorare per posizionarci: qui sono più noti FHA e Taifex e noi ci siamo dovuti confrontare come Italia su questo punto.

L’espansione internazionale che a volte è vissuta con timore, è invece l’opportunità per la costruzione della brand awareness di cui beneficia in primis la casa madre: questo aiuta a ottenere espositori e visitatori di altre parti del mondo che dall’Italia è più difficile raggiungere.

Questa politica d’internazionalizzazione è partita con l’arrivo in IEG del CEO, Dottor Corrado Peraboni e l’acquisizione negli Stati Uniti, seguita dal mio collega Francesco Santa che ha proseguito con questa mentalità di far conoscere il Gruppo IEG e i suoi brand uscendo dai confini nazionali. Si deve sempre partire però con la logica di rafforzare lo zoccolo duro locale e creare tutto intorno la parte internazionale.”

Ora lanciamo Sigep Asia con gli altri eventi e subito dopo pensiamo a come crescere in quest’area del mondo.”

Lavazza punta al miliardo di euro di fatturato negli Stati Uniti entro 5 anni

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Giuseppe Lavazza comitato
Giuseppe Lavazza (foto concessa)

MILANO – Le turbolenze di mercato non hanno ridimensionato le ambizioni del Gruppo Lavazza, che punta a crescere ancora in tutto il mondo e reitera l’obiettivo del miliardo di fatturato negli Usa entro 5 anni. Parlando a margine degli Internazionali di tennis di Francia, di cui Lavazza è partner dal 2015, il presidente del Gruppo Giuseppe Lavazza ha affrontato a 360 gradi le difficoltà attuali della filiera e i progetti di sviluppo della sua azienda.

“Mai avevamo vissuto dei tempi così incerti” ha esordito Lavazza. Tutto è cominciato con il Covid. Improvvisamente, bar, alberghi e ristoranti hanno dovuto chiudere i battenti, con gravi conseguenze per il settore del fuori casa.

Quando il mercato si stava poco a poco riprendendo è arrivata la gelata in Brasile, che ha spinto alle stelle i prezzi degli arabica.

Poi è scoppiata la guerra in Ucraina, che ha rinfocolato l’inflazione impattando anche il caffè.

Si è infine innescata la spirale rialzista dei robusta, che hanno spinto verso l’alto anche gli arabica

I prezzi dei robusta sono aumentati di più del 50% rispetto a un anno fa. E a queste difficoltà sono venute ad aggiungersi le tensioni geopolitiche sul canale di Suez, attraverso il quale passa buona parte del caffè robusta che prende la via dell’Europa.

In un contesto così precario, Lavazza ha deciso, anche quest’anno, di contenere i rincari comprimendo gli utili, per preservare volumi e quote di mercato.

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Matteo Borea: “Con l’Eudr i piccoli farmer rischiano di perdere l’accesso al mercato europeo”

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matteo borea eudr
Matteo Borea (immagine concessa)

Matteo Borea, Barista Coach e terza generazione della torrefazione La Genovese di Albenga (Savona), spiega in un’approfondita e interessante analisi le possibili conseguenze nel mercato dell’entrata in vigore del nuovo Regolamento Europeo sulla deforestazione (Eudr), che sarà implementato nell’Unione Europea a partire dalla fine di dicembre 2024.

La legge impone che tutte le aziende e i Paesi che vendono prodotti all’Unione Europea devono dimostrare che non provengano da terreni deforestati dopo il 2020. L’industria del chicco è particolarmente colpita dal Regolamento, considerando che il vecchio continente è il maggior importatore mondiale di caffè.

Secondo Borea, molti piccoli agricoltori, specialmente nelle aree remote, troveranno difficile conformarsi alle normative a causa di risorse economiche limitate. Leggiamo di seguito le considerazioni di Matteo Borea.

Salvare le foreste, sacrificare il caffè? Il dilemma dell’Eudr

di Matteo Borea

MILANO – Il regolamento UE sulla deforestazione (Eudr) ha inviato onde d’urto attraverso l’industria del commercio globale. Le nuove norme, volte a frenare la deforestazione, stanno avendo effetti di vasta portata su agricoltori, produttori e consumatori in tutto il mondo.

Sicuramente, in questo scenario di cambiamento rivoluzionario, un approccio proattivo può fare la differenza. Ma in che modo queste normative stanno causando conseguenze indesiderate e cosa significa per il futuro del commercio globale?

Analizziamo prima di tutto il contesto per comprendere l’impatto di questo regolamento su agricoltori e produttori.

L’Eudr impone che tutte le aziende e i Paesi che vendono prodotti all’UE devono dimostrare che tali prodotti non provengono da terreni deforestati dopo il 2020.

Le normative riguardano materie prime come soia, bestiame, olio di palma, gomma, legno, cacao e naturalmente anche il caffè.

Di conseguenza riguarda anche i prodotti che le contengono e non serve sottolineare che sono moltissimi. Ciò significa che le aziende, i produttori e gli agricoltori devono presentare una documentazione dettagliata che tracci ogni materia prima fino alla sua origine, includendo la mappatura dei confini dei terreni e le coordinate.

L’industria del caffè è particolarmente colpita dall’Eudr, dato che l’Unione Europea è il maggior importatore mondiale di caffè.

I produttori, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo come Colombia, Brasile e Vietnam, devono ora affrontare una pressione significativa per dimostrare che le loro piantagioni non contribuiscono alla deforestazione. La domanda che sorge spontanea è: lo faranno? O meglio, sono in grado di farlo? Lo vedremo.

Per molti agricoltori, specialmente quelli in aree remote con un accesso limitato alla tecnologia, questo processo può essere scoraggiante e costoso. Alcuni potrebbero dover ricorrere a intermediari o a servizi di terze parti per ottenere la necessaria verifica dei dati, riducendo ulteriormente i loro già esigui margini di profitto. E la domanda risorge spontanea: lo faranno? Sono in grado di farlo?

Mentre tutte le aziende devono affrontare queste nuove sfide, i piccoli agricoltori sono particolarmente colpiti. Molti di loro, specialmente nelle aree remote, trovano difficile conformarsi alle normative a causa di risorse limitate e accesso alla tecnologia. Molti agricoltori delle zone rurali potrebbero non avere la formazione o gli strumenti necessari per soddisfare i requisiti.

L’impatto dell’Eudr si fa sentire in modo particolare nei paesi con un’alta percentuale di piccoli agricoltori, come per esempio l’Honduras. Molti di questi produttori non sono nemmeno a conoscenza dell’esistenza di queste nuove regole, il che li rende ancora più vulnerabili alle conseguenze economiche.

Quando si troveranno di fronte alla necessità di rispettare tutte queste regole, molti piccoli agricoltori si troveranno in grave difficoltà. La mancanza di risorse, conoscenze tecniche e accesso alla tecnologia renderà estremamente difficile per loro fornire la documentazione richiesta. Anche se ci sono aziende che offrono servizi e app per smartphone per aiutare i
produttori a conformarsi all’Eudr, gli stessi agricoltori delle aree rurali non possiedono nemmeno smartphone o non hanno accesso a connessioni internet affidabili.

Senza il sostegno e la guida adeguati, questi piccoli produttori rischiano di perdere l’accesso al mercato europeo, che per molti rappresenta una fetta significativa del loro reddito.

Questo potrebbe avere un effetto devastante sulle comunità rurali, spingendo molti agricoltori più in profondità nella povertà o costringendoli ad abbandonare completamente l’agricoltura.

Sono molte le aziende che hanno visto un’opportunità nell’aiutare gli agricoltori a conformarsi alle normative fornendo servizi di mappatura e verifica dei dati. Tuttavia, non tutti gli agricoltori hanno accesso o possono permettersi tali servizi.

La filiera non è ovviamente esente da ripercussioni e non basta protestare e chiedere rinvii. Le difficoltà affrontate dai piccoli agricoltori si riflettono nelle preoccupazioni sollevate a livello globale riguardo all’Eudr.

Più di 55 Paesi saranno interessati dall’Eudr, con un commercio stimato di 110 miliardi di dollari a rischio.

I paesi con un alto numero di piccoli agricoltori, come l’Honduras, stanno facendo pressioni sull’UE per avere più tempo o guida per conformarsi alle normative. E lo stesso fanno le aziende dei paesi consumatori dell’Europa. La logica conseguenza è che i paesi produttori stanno esplorando mercati alternativi al di fuori dell’UE. Ovvio, no? Chi non lo farebbe.

L’Europa è un marketplace molto interessante quindi non intendo insinuare che il caffè sparirà ma non bisogna di certo essere dei super esperti di macro economia per aspettarsi la più logica delle conseguenze: prezzi sempre più alti.

A supporto di questa tesi, leggete questo articolo sui trend di consumo di caffè in Cina. A mio parere questo passaggio è abbastanza significativo: “However, while coffee consumption in the US and Europe is growing around 4% annually, the 2023 China Urban Development Report published by CBN Data and Metuin shows China’s total consumption grew 57% between 2019 and 2023.”

Traducendo il passaggio: “Mentre il consumo di caffè negli Stati Uniti e in Europa cresce di circa il 4% annuo, il China Urban Development Report 2023 pubblicato da CBN Data e Metuin mostra che il consumo totale della Cina è cresciuto del 57% tra il 2019 e il 2023.”

Cliccando qui è possibile leggere l’articolo in lingua inglese.

La domanda cresce ovunque e se i cinesi iniziano a consumare caffè allo stesso ritmo degli europei credo che i produttori non facciano fatica a trovare nuovi clienti.

Mentre gli ambientalisti sottolineano l’urgenza di frenare la deforestazione, i regolatori europei stanno cercando di bilanciare queste preoccupazioni con l’impatto economico su agricoltori e piccole imprese. L’UE ha messo da parte un fondo di 76 milioni di dollari per sostenere i piccoli produttori nel conformarsi alle normative, ma alla fine, la legge è legge.

Che lezione possiamo portarci a casa da questa analisi? E cosa dobbiamo attenerci dal futuro?

Mentre l’Eudr continua a suscitare dibattiti e preoccupazioni, emergono importanti lezioni e considerazioni per il futuro. Sebbene l’implementazione di politiche verdi presenti sfide e compromessi, è importante trovare modi per migliorare e andare avanti. Le normative
stanno spingendo paesi e aziende a ripensare le loro catene di approvvigionamento e a trovare modi per conformarsi alle nuove regole.

È fondamentale che l’UE e le organizzazioni internazionali lavorino a stretto contatto con i Paesi produttori per fornire il supporto necessario ai piccoli agricoltori.

Questo potrebbe includere programmi di formazione, assistenza tecnica e finanziaria per aiutare i produttori a navigare nei complessi requisiti dell’Eudr. Senza questo tipo di interventi, le nuove normative rischiano di avere conseguenze indesiderate e di aggravare le disuguaglianze esistenti nel commercio globale.

L’Eudr sta causando significativi sconvolgimenti nel commercio globale, in particolare per gli agricoltori e i produttori dei paesi in via di sviluppo. Mentre le normative mirano ad affrontare la deforestazione, stanno anche sollevando preoccupazioni sull’impatto economico e sulla fattibilità della conformità.

Mentre il mondo si confronta con queste sfide, è chiaro che trovare un equilibrio tra protezione ambientale e sostenibilità economica sarà cruciale per il futuro del commercio globale. Solo attraverso la collaborazione, il supporto mirato e un’attenta considerazione delle conseguenze indesiderate possiamo sperare di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità senza lasciare indietro le comunità vulnerabili.

Le sfide sono tante e stare a guardare non è a mio parere una buona strategia. Come imprenditori e amanti del caffè, abbiamo il potere e la responsabilità di plasmare il nostro futuro.

Il primo passo è mantenersi curiosi, attenti e connessi ma soprattutto mai fermi.
Optare per strategie che comprendano l’etica e la responsabilità, la condivisione e la trasparenza possono sembrare poco efficaci ma in realtà, sono ciò che ci salverà”.

                                                                                                            Matteo Borea

Espresso di notte: ecco come consumarlo senza turbare il sonno

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Una recente ricerca portata alla ribalta dal marchio “Emma – The Sleep Company”, una delle aziende top nel settore del sonno, ha analizzato in maniera approfondita la correlazione tra il sonno e il consumo di caffè. Esistono vari modi in cui è possibile consumare il caffè in tarda serata senza rinunciare a un buon riposo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata su Il Centro Meteo Milano.

Il consumo di caffè in tarda serata

MILANO – La presenza di caffeina, potenzialmente, potrebbe turbare il sonno notturno ma esistono vari modi attraverso i quali è possibile consumare il caffè senza avere alcun impatto sul buon riposo.

Emma – The Sleep Company, in collaborazione con la Sleep Expert Theresa Schnorbach, ha individuato queste modalità per “neutralizzare” gli effetti della caffeina anche quando viene assunta in tarda serata.

Una delle prime cose da fare è quella di bere molta acqua per allungare la caffeina in circolo. Trattandosi di un diuretico, la caffeina ci fa produrre urina in più contribuendo a disidratare l’organismo e peggiorando la qualità del sonno.

Per rallentare l’assorbimento del caffè occorre sempre abbinarlo ad un pasto abbondante, altrimenti gli effetti deleteri per il sonno saranno maggiori.

Chi ama il caffè freddo potrebbe sostituirlo con quello caldo, anche perché se questa bevanda viene consumata fredda, conterrà una percentuale di caffeina minore.

Cosa fare per riposare meglio

Il sonno potrebbe essere turbato, non solo dalla caffeina, ma anche da un ambiente poco conciliante o poco rilassante. Una delle cose da fare è quella di evitare di consultare dispositivi elettronici prima di andare a dormire.

Pochi sanno che, bere una tazzina di caffè prima del pisolino, contribisce a svegliarci con uno spirito diverso, decisamente più attivo, e quindi ad essere più produttivi nel lavoro. L’importane è consumarlo dopo pranzo, a stomaco pieno.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Gran premio della caffetteria: aperte le iscrizioni per la 9° edizione

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gran premio
Una delle passate edizioni del Gran premio della caffetteria (immagine concessa)

MILANO – È stata annunciata l’apertura delle iscrizioni per la 9° edizione del Gran premio della caffetteria, a partire dal 10 giugno 2024. Questa competizione, nata nel 2009, si propone di valorizzare il ruolo del barista e i prodotti a base di caffè a livello nazionale e internazionale, celebrando l’eccellenza delle metodologie italiane riconosciute dall’Aicaf (Accademia italiana maestri del caffè).

Tappe di selezione

La competizione prevede quattro tappe di selezione che si terranno nelle seguenti date e località:

  • 11 ottobre 2024 – Alba (CN) – P.F. Aicaf Piemonte
  • 12 febbraio 2025 – Napoli – Saka Caffè
  • 09 maggio 2025 – Modena – Casa Toschi
  • 18 giugno 2025 – Milano – Anfim (Assago)

Semifinali e finali Host 2025

Obiettivi della Competizione

Il Gran premio della caffetteria italiana non si limita a esaltare le capacità tecniche dei baristi, ma mira anche a promuovere l’enogastronomia italiana attraverso l’integrazione dei prodotti del territorio con il caffè. La competizione offre una piattaforma per i professionisti del caffè, inclusi baristi, barman e addetti alla caffetteria, provenienti sia dal territorio nazionale che da nazioni associate all’AICAF, come Croazia, Marocco e Messico, Perù.

Dettagli della competizione

I partecipanti saranno chiamati a:

  • Allestire e preparare la propria postazione di lavoro.
  • Preparare e servire simultaneamente alla giuria: 2 cappuccini, 2 caffè espressi e 2 drink freddi a base di caffè.
  • Riordinare e sistemare la propria postazione di lavoro.

La competizione sarà accompagnata dalla presentazione dei prodotti elaborati da parte dei concorrenti.

Per le specifiche della competizione è possibile scaricare il regolamento cliccando qui

Come partecipare

Le iscrizioni per partecipare alla competizione si sono aperte il 10 giugno 2024. Questo è il momento perfetto per tutti i professionisti del caffè di dimostrare le loro abilità e di contribuire a promuovere l’eccellenza del caffè italiano nel mondo.

Per accedere al portale dell’iscrizione basta cliccare qui

Amsterdam: ecco il bar gay per nudisti Free Willy

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Amsterdam (immagine: Pixabay)

Ad Amsterdam esiste un locale gay dove i clienti sono incoraggiati a togliersi i vestiti in nome dell’apertura e del relax. Il Free Willy si conferma l’unico bar per nudisti nella città riservato alla comunità LGBTQ+ mentre tolleranza e divertimento nel territorio della capitale dei Paesi Bassi sembrano in calo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Askanews e riportato su Tiscali.

Il bar gay per nudisti Free Willy ad Amsterdam

AMSTERDAM – In un bar di Amsterdam, sei uomini sono riuniti attorno al tavolo da biliardo discutendo su come sia meglio colpire le palline. Sono tutti nudi dalla caviglia in su: benvenuti al Free Willy, un locale gay dove i clienti sono incoraggiati a togliersi i vestiti in nome dell’apertura e del relax.

Il proprietario Richard Keldoulis: “Metà e metà, permettiamo di tenere l’intimo, così molte persone tengono l’intimo ma noi li scoraggiamo e cerchiamo di farli spogliare del tutto. Ma certamente non tutti sono a loro agio nudi, spesso se vedi che quasi tutti sono nudi quei due o tre che fanno resistenza probabilmente leveranno anche loro l’intimo”.

È questo l’unico bar per nudisti ad Amsterdam riservato alla comunità LGBTQ+, una specie di porto sicuro, mentre in città tolleranza e divertimento sembrano decisamente in calo:”Quando sono arrivato ad Amsterdam 30 anni fa avevamo più di un centinaio di locali (gay, ndr), in pratica se ne sono andati quasi tutti, non so quanti locali gay in tutto siano rimasti, probabilmente 20 in città. Tutta questa via aveva un sacco di locali gay hanno tutti chiuso, quindi penso sia davvero importante avere posti dove possiamo incontrarci, dove il personale è gay, tutti quelli che lavorano qui sono gay o queer e così le persone si sentono, ovviamente, molto più a loro agio”.

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