lunedì 24 Novembre 2025
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Caffè oltre la colazione: quasi 3 italiani su 4 si considerano dei regolari bevitori della tazzina

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

MILANO – Per la maggior parte degli italiani il caffè non è solo legato alla colazione, ma rappresenta molto di più: è una parte essenziale della quotidianità. Attraverso i dati comportamentali e attitudinali dei consumatori, reperiti all’interno di YouGov Profiles, è stato possibile approfondire le abitudini di consumo che caratterizzano il rapporto che gli italiani hanno con il caffè.

Quasi 3 italiani su 4 si considerano regolari o accaniti bevitori di caffè

Il 52% degli italiani maggiorenni si identificano come “regolari bevitori di caffè”, mentre il 22% come “accaniti bevitori di caffè”. Meno di un consumatore su 10 dichiara di non bere mai il caffè (6%)

2 italiani su 5 dichiarano “non connetto se per prima cosa la mattina non bevo un caffè/tè”, ma solo il 19% preferisce il tè al caffè

I dati di Profiles rivelano che gli italiani 35+ sono i più dipendenti dal caffè, di cui quasi la metà afferma di non riuscire ad iniziare la propria giornata senza averlo prima bevuto (48%). D’altro canto, nella fascià d’età 18-24 più di un quarto è d’accordo con la medesima affermazione.

Davanti alla scelta “caffè o tè” i giovanissimi (18-24) sono coloro che tendono a scegliere con maggiore frequenza il tè al posto del caffè rispetto agli altri gruppi d’età.

(dati YouGov)

Per il 34% degli italiani “il caffè non è mai troppo”

Più di un terzo della popolazione maggiorenne italiana pensa che il caffè non sia mai troppo (34%), questo dato si riflette coerentemente in tutte le diverse fasce d’età

Tuttavia, l’unica anomalia riguardo a quest’affermazione si trova tra i 18-24enni, di cui il 44% si trova in disaccordo, sostenendo che un limite di consumo giornaliero di caffè esiste eccome.

L’80% degli italiani dichiara di consumare caffè una volta al giorno a casa o al lavoro
4 italiani su 5 bevono giornalmente il proprio caffè in casa, a differenza del 21% che lo beve ai ristoranti e soltanto l’8% si reca nelle catene di caffetterie.

Ancora, il 31% dei consumatori afferma di recarsi ai bar o ristoranti una volta alla settimana per consumare il proprio caffè.

(Dati: YouGov)

Il 58% degli italiani acquista il caffè macinato da consumare in casa

Chiaramente il caffè è molto più di una semplice bevanda, per la maggioranza degli italiani il caffè è un vero e proprio rituale giornaliero. Quindi, qual è la la tipologia di caffè più acquistata?

Il caffè macinato (espresso, la moka, ecc) è il preferito (58%), seguito dal caffè in capsule (36%), il caffè in cialde (21%) e il caffè in grani (9%).

(Dati: YouGov)

Le top 10 bevande a base caffè preferite dagli italiani

L’espresso è la bevanda al caffè più consumata dagli italiani (57%), dato che aumenta considerando solo gli uomini (62%). Anche il cappuccino risulta essere una delle tipologie preferita, in particolare tra le donne (33%).

(Dati: YouGov)

Un terzo degli italiani si trova d’accordo con l’affermazione “mi piace concedermi bevande sfizione a base di caffè”, di conseguenza non sorprende che il ginseng (15%), il caffè freddo (9%), il marocchino (9%) e il latte macchiato (8%) appaiano nella top 10 delle tipologie di bevande a base caffè più consumate dagli italiani.

Sayuri Kitami, in Italia dal Giappone per il sogno di lavorare in un bar classico

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Sayuri nel bar a Tokyo (foto concessa)
Sayuri nel bar a Tokyo (foto concessa)

MILANO – Sayuri Kitami, un passato di 4 anni come pasticcera in un locale francese a Tokyo, la curiosità verso le modalità di consumo all’italiana, la cultura del bar trasmessa da un barista giapponese: “Mi sono resa conto che questo stile di servizio effettuato direttamente al bancone, vedere la reazione immediata dei clienti, era più ideale per me rispetto al rimanere in cucina “e da qui la decisione di diventare lei stessa barista in una caffetteria italiana ancora nella capitale giapponese.

“In quel periodo, il mio sogno di visitare l’Italia ha continuato a crescere finché non sono riuscita ad organizzare un viaggio di 10 giorni durante il quale ho deciso di trasferirmi. Dieci mesi dopo ho lasciato il Giappone per approdare a Firenze. Era il 2018.

Non avevo abbastanza soldi per vivere senza lavorare per un anno, così qualche tempo dopo ho iniziato a distribuire curriculum. Era una situazione difficile per un’asiatica che non parlava bene l’italiano, ma ho avuto la fortuna di ricevere una risposta da Ditta Artigianale, dove ho iniziato a lavorare come cameriera.

Sayuri Kitami in Ditta Artigianale, nel 2019 (foto concessa)

Non potevo però rinunciare al mio desiderio di fare esperienza in un bar tradizionale e non appena la situazione pandemica ha iniziato a stabilizzarsi, ho potuto inserirmi in un classico caffè di fronte al Duomo: quello era sempre stato il mio sogno ed ero felice di essere totalmente immersa nello stile di vita italiano.

Dopo aver toccato con mano la cultura italiana dei bar e il mondo italiano dello specialty coffee da una prospettiva giapponese, ho deciso di prendermi una breve pausa e di tornare in Ditta Artigianale per affrontare il caffè da zero e lavorare come barista.”

Kitami, che differenze ha notato dalla sua esperienza di barista, tra i bar italiani e i coffee shop in Giappone, in termini di offerta, di prezzi?

“Ne esistono di significative tra i caffè italiani e quelli giapponesi, dovute alle diverse culture, abitudini e modi di pensare che ci sono tra questi due Paesi.

In primo luogo, i giapponesi amano recepire le novità per poi riorganizzarle e migliorarle.

In Giappone esiste una categoria di caffè tradizionali e molto amati, chiamati “kissa-ten“, che servono principalmente caffe filtrato e dei pasti leggeri. Poi ci sono le grandi catene e, a partire dalla terza ondata di circa 10 anni fa, gli specialty coffee shop sono aumentati rapidamente, soprattutto a Tokyo.

Ma il concetto di espresso non è ancora penetrato in Giappone. A quel tempo, gli specialty coffee stavano iniziando a invadere Tokyo e mi sentivo quasi banale. Proprio per questo sono stata attratta dall’Italia, che è una cultura completamente diversa.

Per gli italiani, caffè = espresso: è il ritmo della giornata e il bar è lo spazio sociale che riunisce le persone.

Per noi giapponesi il caffè è un filtro, da bere seduti o lentamente mentre si legge un libro da soli o si chiacchiera con gli amici. Inoltre, a causa del cambiamento degli stili di vita, il caffè da asporto è la norma nelle città, con caffelatte e cappuccino come bevande più popolari. Un espresso costa circa 2 euro e un cappuccino circa 3,5 euro.”

Il caffè in Giappone come viene trattato, essendo un Paese più tradizionalmente legato al tè?

Kitami: “Il Giappone ha una forte tradizione del tè, ma il caffè fa parte della nostra vita tanto quanto il primo. A parte la qualità, viene bevuto spesso sia a casa che fuori, anche se c’è un divario generazionale. Tuttavia, anche in Giappone è ancora difficile trovare una caffetteria specialty in zone di periferia.”

Le giovani generazioni stanno iniziando a interessarsi al caffè in Giappone? E come lo bevono (con le ricette a base latte, ready to drink, in filtro)?

“Anche le generazioni più giovani sono molto interessate. Per noi giapponesi che abbiamo l’abitudine di bere il caffè filtro, i metodi di estrazione come il V60, l’Aeropress e la French press sono facili da assimilare, e il fatto che gli specialty coffee shop siano vicini nei centri città è probabilmente una spinta in più.

Tuttavia, le nuove generazioni sembrano preferire le bevande a base di latte, come il caffelatte, il cappuccino e il caffellatte freddo, nonché i Signature drink in cui si utilizzano sciroppi aromatizzati e altri ingredienti. In Giappone, invece, la bevanda vegetale non è molto diffusa e nella maggior parte dei casi si usa il latte vaccino.”

Come guardano i baristi e i consumatori giapponesi all’Italia dell’espresso e dei produttori di macchine professionali?

“L’Italia è vista come il Paese del caffè. Tuttavia, mentre conosciamo bene il cappuccino, per chi non ha l’abitudine di bere l’espresso, è visto ancora come una bevanda “amara” e da consumare “in piccole quantità”. Invece le macchine italiane, che hanno una lunga storia alle spalle, sono viste come attrezzature robuste e capaci di preparare un espresso delizioso.”

Kitami, in Italia invece com’è la situazione dal suo punto di vista? I consumatori stanno diventando più consapevoli e curiosi sullo specialty?

“Dal mio punto di vista, l’Italia è un Paese molto lento quando si tratta di specialty coffee. La vecchia cultura del caffè e le abitudini che si sono radicate qui sono molto forti, e questo si riflette anche nella tendenza degli italiani a dare più valore alle cose vecchie che a quelle nuove.

Tuttavia, in Italia ci sono molti prodotti di qualità a livello mondiale, come il vino e l’olio d’oliva, che vengono gustati quotidianamente.

Quindi, se riuscissimo a creare delle opportunità per far sì che le persone si interessino agli specialty coffee, non c’è dubbio che arriverà il momento in cui gli italiani sceglieranno il caffè proprio come scelgono il vino.

Tuttavia, credo che per un barista non sia sufficiente spiegare il caffè alle persone per attuare questo cambio di mentalità.”

La latte art è un must in Giappone come in Italia?

“La latte art è un must anche nelle caffetterie specialty in Giappone, un Paese dove si fa molta ricerca e sperimentazione sul caffè. È vero che la natura meticolosa e paziente del popolo giapponese ha contribuito a nuove scoperte, tecniche e strumentazioni migliori. Un esempio è l’azienda giapponese HARIO.

Poi ci sono diverse figure di spicco che hanno fatto la storia: nel 2014 Hideaki Izaki è diventato il primo asiatico campione barista del mondo e anche Tetsu Kasuya nel 2016 è stato il primo asiatico campione mondiale brewers, presentando la nuova tecnica
che si chiama metodo “4:6” – che modula il gusto dividendo l’acqua dell’infusione in un rapporto 4:6. Il primo 40% dell’acqua di infusione equilibra la dolcezza e l’acidità, mentre l’ultimo 60% regola l’intensità -”.

Germania: caffè in grani über alles, da quest’anno diventerà la categoria più venduta nel dettaglio

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Germania
Una caffetteria di Heidelberg, Germania (immagine: Wikimedia Commons; autore: Daderot)

MILANO – Caffè in grani über alles: il caffè torrefatto in chicchi si sta affermando come il trend di consumo più significativo in Germania. Secondo le previsioni dei principali attori del mercato – compresa l’autorevole Associazione tedesca del caffè (Deutscher Kaffeeverband) – le vendite di caffè in grani sono destinate, sin da quest’anno, a superare quelle del caffè macinato diventando la più importante categoria merceologica nel dettaglio.

Una vera rivoluzione nelle abitudini dei consumatori teutonici. Basti pensare che – tra il 2017 e il 2022 – le vendite di caffè macinato e di caffè porzionato sono diminuite del 22%, mentre quelle di caffè in chicchi sono cresciute del 39%.

Ricaviamo queste interessanti cifre da un report edito da Global Coffee Platform (GCP), Stichting IDH (IDH) e Fundacion Solidaridad Latinoamericana (Solidaridad) e realizzato dall’analista parigino Bureau d’analyse sociétale d’intérêt collectif.

Dati risalenti al 2021 indicano intanto che i tedeschi hanno speso, in tale anno, quasi 3 miliardi di euro (per l’esattezza: 2,975 miliardi) per i consumi di caffè a casa.

Le merceologie leader sono state il caffè macinato e il caffè in grani, con vendite pari rispettivamente a 1,221 e 1,062 miliardi di euro

Le vendite di capsule (alluminio e plastica) e cialde hanno contato, rispettivamente, per 356 e 334 milioni.

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Gran Caffè Manin: ceduta da Segafredo Zanetti la licenza del bar storico di Belluno

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belluno caffè manin
Lo stemma di Belluno

BELLUNO – Lo storico Gran Caffè Manin nella Piazza dei Martiri di Belluno che ha rappresentato un punto di riferimento negli anni, vede la fine del suo tempo: Segafredo Zanetti, società appartenente al Massimo Zanetti Beverage Group, ha messo in vendita la licenza del locale, mettendo un punto ad una vicenda che da tempo ormai era stata caratterizzata da diversi alti e bassi.

Riaperto dopo un anno di chiusura tra l’arrivo del Covid e cambi di gestione, aveva subito un prolungato periodo di restauro che si era concluso con un rinnovo strutturale.

Non è bastato: già dopo qualche mese il Caffè Manin aveva abbassato le serrande sotto la gestione dell’imprenditore Hicham che aveva cercato di risollevarne le sorti occupandosi in prima linea della sua ricostruzione all’insegna della tradizione.

Qualcosa era andato storto, al punto che il bar pasticceria aveva chiuso i battenti, lasciando anche i dehors in disuso così da suscitare anche il malcontento dei bellunesi di passaggio.

Caffè Manin: aperto nel 1866, il salotto bellunese in vendita

Nel 1842 quando ancora si chiamava Caffè Scopici, veniva definito sula rivista veneziana Il Gondoliere come il Pedrocchi di Belluno, ed è solo nel 1866 che cambia nome in Il Nazionale per trasformarsi una volta e per tutte nel rinomato Caffè Manin in omaggio al patriota Daniele Manin.

Dopo aver servito il caffè a diverse generazioni di bellunesi, l’attività della titolare Segafredo Zanetti non ha retto all’ennesima crisi. Dopo che tre imprenditori si erano mostrati interessati a prenderlo in mano, tutto è sfumato nel nulla e così la decisione di cedere la licenza.

Ora non resta che continuare a seguire i prossimi sviluppi che vedranno ancora protagonista un’insegna storica della città.

From Beans to Brew: il viaggio nel lavoro dei coltivatori di caffè in Brasile, Uganda e Vietnam in un documentario

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Alle origini del chicco (foto concessa) documentario From Beans to Brew
Alle origini del chicco (foto concessa)

MILANO – Uno sguardo diretto alle origini del caffè, alle condizioni in cui vivono i coltivatori di questa materia prima: in questo modo si crea un ponte di comunicazione tra i tanti attori della filiera. Con questo obiettivo in mente, l’International Labour Organization Vision Zero Fund ha prodotto un documentario intitolato “From Beans to Brew: A journey into the lives of coffee workers”.

From Beans to Brew: il trailer

Attraverso interviste a coltivatori di caffè di Brasile, Uganda e Vietnam e approfondimenti dell’ILO, dell’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO) e della Commissione Europea (CE), il documentario esplora le complessità dell’industria del caffè, le sfide per il raggiungimento di condizioni di lavoro dignitose e il modo in cui la comunità internazionale può contribuire ad affrontare questi problemi.

Il documentario è stato prodotto all’interno della campagna #CoffeePeople del Fondo Vision Zero dell’ILO, cofinanziata dall’Unione europea.

Lanciata nell’ottobre del 2023, ha raggiunto oltre 25 milioni di persone in più di 50 Paesi, con gli operatori del caffè che si sono impegnati a migliorare la sicurezza e la salute dei lavoratori della filiera del caffè.

A giugno, il documentario sarà proiettato come segue:

BRUXELLES

25 giugno, 9:30 – 11:30 presso la Casa delle Nazioni Unite, 37 Boulevard du Régent, 1000 Bruxelles.

COPENHAGEN

Appuntamento il 28 giugno, 14:00 – 15:30 presso la Sala 5 al World of coffee, Copenaghen, Danimarca.

La motivazione della produzione del documentario From Beans to Brew e l’invito all’azione:

Una delle donne in piantagione (foto concessa)

“Migliaia di lavoratori in tutto il mondo devono misurarsi quotidianamente con infortuni e malattie professionali in molti settori. Il caffè non fa eccezione. Questo documentario si sviluppa sullo sfondo di importanti evoluzioni globali, tra cui il riconoscimento da parte dell’ILO del diritto ad ambienti di lavoro sicuri e salubri come principio fondamentale e la nuova strategia globale dell’ILO su questo aspetto.

Sottolinea la necessità che tutte le parti interessate al caffè, compresi i governi, i datori di lavoro e le organizzazioni dei lavoratori, si impegnino in un’azione collettiva e nel dialogo sociale per un contesto più sicuro e sano nella catena di approvvigionamento del caffè”, Joaquim Pintado Nunes, Chief, Occupational Safety and Health and the Working Environment Branch (OSHE), International Labour Organization (ILO).

from beans to brew
Un farmer (foto concessa)

“La tutela dei principi e dei diritti fondamentali sul lavoro è una priorità per l’Unione europea. Questo documentario è un ottimo strumento per promuovere delle condizioni professionali dignitose e per evidenziare l’importanza cruciale dell’integrazione della sicurezza e della salute nella produzione responsabile di caffè.” Monica Alfaro Murcia,Legal and International Relations Officer, European Commission’s Directorate General for Employment, Social Affairs and Inclusion (DG EMPL).”

Il prezzo del caffè sempre più alto: il dibattito aperto con Gianni Tratzi

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Una tazzina di caffè espresso (immagine: Pixabay)

La qualità, il costo e il valore del caffè sono stati gli argomenti principali trattati insieme ai partecipanti al tavolo dell’hackathon dedicato al mondo delle tazzine moderato da Gianni Tratzi di Mezzatazza Consulting. Il caffè è sempre stato simbolo di democrazia e accessibilità per tutti, ma l’aumento dei costi e la crescente attenzione alla sostenibilità sta cambiando il modo di percepirlo economicamente e socialmente. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Allegra Ghilardi per Linkiesta.

Il prezzo e la qualità del caffè

MILANO – Ogni tazzina di caffè nasconde una complessa rete di costi e dinamiche di mercato. Ma quanto è disposto il consumatore italiano a spendere per un espresso? E perché è così difficile accettare un aumento del suo prezzo? Queste sono state le domande che danno inizio al dibattito del tavolo 13, moderato da Gianni Tratzi di Mezzatazza Consulting. La discussione spazia su più fronti, grazie al contributo di esperti provenienti da differenti settori e con competenze specifiche.

Nel corso degli anni, il caffè è diventato simbolo di democrazia e accessibilità, radicandosi nella tradizione italiana come bevanda per tutti. Tuttavia, questa percezione sta cambiando con l’aumento dei costi e la crescente attenzione alla sostenibilità.

Alle origini di questo fenomeno ci sono anche motivazioni positive, come la presa di coscienza, seppur parziale, della necessità di riconoscere una classe di lavoratori che è rimasta nell’ombra fino a ora.

È questo il leitmotiv dello specialty coffee: una produzione e commercializzazione equa per tutti, che rispetta ogni anello dell’ecosistema. Le grandi aziende che per più di ottant’anni hanno sfruttato parti di questo sistema si trovano ora a dover riconoscere e segnalare la provenienza del caffè.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Tetra Pak: i cartoni per bevande diventano soluzione per esterni

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I cartoni per bevande assumono un nuovo valore dopo il riciclo, all’interno di un prodotto pregiato e performante (immagine concessa)

RUBIERA (Reggio Emilia) – Tetra Pak, azienda leader nelle soluzioni per il trattamento e il confezionamento alimentare, e Felli, azienda italiana produttrice di legno composito (WPC) per decking, rivestimenti pareti e frangisole, presentano una nuova soluzione per esterni, che in virtù della sua composizione distintiva combina qualità estetiche e sensoriali a performance tecniche elevate.

La nuova soluzione per esterni di Tetra Pak e Felli

Felli è specializzata nella produzione di materiali compositi per il mondo outdoor, che incorporano in prevalenza fibre naturali, in particolare la farina di legno, accanto ad una quota di polimeri plastici.

Più in dettaglio, i compound che l’azienda sviluppa vengono utilizzati sia esternamente nell’ambito dello stampaggio ad iniezione sia internamente per l’estrusione dei profili.

In quest’ultimo caso rientra la scelta operata da Felli di integrare nella produzione dei profili una percentuale di PolyAl, ovvero la componente plastica e alluminio derivante dal riciclo dei cartoni per bevande, la quale opportunamente rigenerata attraverso uno specifico processo di rilavorazione presso l’azienda Ecoplasteam Spa viene convertita in un granulo riciclato particolarmente interessante per questa applicazione.

Un esempio concreto di economia circolare che mostra come anche il PolyAl, che costituisce i cartoni Tetra Pak per circa il 30% nella loro struttura tradizionale (mentre il restante 70% è rappresentato da cellulosa), può trasformarsi in una risorsa preziosa e diventare attraverso idonei processi di riciclo una materia prima seconda di grande valore.

“Per Felli sostenibilità si traduce in un impegno concreto a difesa del pianeta e delle persone che lo vivono. Da sempre lavoriamo con un approccio ecosostenibile perché sin dalle nostre origini la farina che utilizziamo deriva da scarti di lavorazione primaria del legno e da oggi, grazie alla collaborazione con Tetra Pak, anche parte dei polimeri plastici proviene dal riciclo meccanico, garantendo quindi il minore possibile impatto ambientale. Se da un lato, quindi, la quota di legno impiegata contribuisce a creare una soluzione dal tocco naturale e dalla grande resa estetica, dall’altro la quota introdotta di PolyAl, grazie ad un lungo studio sulla formulazione dei nostri profili, ha consentito di incrementarne ulteriormente le prestazioni e la versatilità”, commenta Tiziano Roveda, managing director, Felli Srl.

Lorenzo Nannariello, sustainability manager South Europe, Tetra Pak, afferma: “Favorire il passaggio ad un’economia circolare è ormai una necessità improrogabile. Tetra Pak lavora da tempo al raggiungimento di questo obiettivo e siamo orgogliosi di aver trovato lungo questo percorso un partner industriale come Felli, con cui condividiamo la volontà di tutelare il Pianeta attraverso azioni tangibili e continuative, volte a promuovere un sistema virtuoso e sostenibile”.

Nannariello aggiunge: “Questa collaborazione testimonia ancora una volta la possibilità di dare nuova vita ai cartoni per bevande, trasformandoli dopo il riciclo in prodotti di alta qualità in grado di soddisfare molteplici esigenze, assicurando ottime prestazioni e con un occhio di riguardo al valore estetico. Crediamo, infatti, che la creazione di partnership con player di primo piano come Felli sarà sempre più centrale per promuovere il riutilizzo di materiali come il PolyAl e fare in modo che questo trovi impiego in un numero crescente di applicazioni”.

Dersut sponsor dell’evento Incontri con l’autore e con il vino 2024

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Dersut Caffè all'evento Incontri con l'autore e con il vino (immagine concessa)

LIGNANO SABBIADORO (Udine) – Dersut Caffè sosterrà anche quest’anno l’evento “Incontri con l’autore e con il vino 2024“, il consueto appuntamento stagionale che unisce la passione per la lettura e l’eccellenza enogastronomica del nostro territorio. Gli incontri si terranno ogni giovedì, fino al 5 settembre, nel Parco del Mare di Lignano Sabbiadoro, all’interno del PalaPineta.

Durante le serate, gli autori interverranno parlando delle proprie opere e al termine sarà possibile degustare vini di alta qualità prodotti in aziende vitivinicole del Friuli Venezia Giulia, illustrati da un enologo.

Ecco il programma dell’evento sponsorizzato da Dersut Caffè:

Giovedì 20 giugno
Autore: Caterina Bonvicini “Molto molto tanto bene” (Einaudi)
Vino: Azienda Agricola Obiz (Cervignano del Friuli)

Giovedì 27 giugno
Autore: Matteo Bussola “La neve in fondo al mare” (Einaudi)
Vino: Tenuta Ca’ Bolani (Cervignano del Friuli)

Giovedì 4 luglio
Autore: Rokia “Guilty. Drunk in love” (Magazzini Salani)
Vino: Società Agricola Butussi (Corno di Rosazzo)

Giovedì 11 luglio
Autore: Federica Manzon “Alma” (Feltrinelli)
Vino: Società Agricola Principi di Porcia e Brugnera (Azzano Decimo e Porcia)

Giovedì 18 luglio
Autore: Maurizio de Giovanni “Pioggia: per i Bastardi di Pizzofalcone” (Einaudi)
Vino: Elio Vini (Cividale del Friuli)

Giovedì 25 luglio
Autore: Mauro Corona “Le altalene” (Mondadori)
Vino: Azienda Agricola Annalisa Zorzettig (Spessa di Cividale)

Giovedì 1 agosto
Autore: Tullio Avoledo “I cani della pioggia” (Marsilio)
Vino: Cantina I Magredi (Domanins)

Giovedì 8 agosto
Autore: Marcello Veneziani “L’amore necessario” (Marsilio)
Vino: Società Agricola Jermann (Dolegna del Collio)

Giovedì 15 agosto
Autore: Alessandro Marzo Magno “I leoni di Venezia” (Biblioteca dell’Immagine)
Vino: Vigneti Pietro Pittaro (Codroipo)

Giovedì 22 agosto
Autore: Enrico Galiano “Una vita non basta” (Garzanti)
Vino: Irene Cencig Vini Biologici (Spessa di Cividale)

Venerdì 23 agosto
Autore: Teatri Stabil Furlan lettura scenica in friulano “Tant che Tupamaros” di (Paolo Patui)
Vino: Albafiorita Winery (Latisana)

Giovedì 29 agosto
Autore: Carlo Cottarelli “Dentro il palazzo. Cosa accade davvero nelle stanze del potere” (Mondadori)
Vino: Azienda Agricola Scarbolo Sergio (Spessa di Cividale)

Giovedì 5 settembre
Autore: Toni Capuozzo “Cos’è la guerra” (Signs Publishing)
Vino: Cantine Marco Felluga (Russiz Superiore Gradisca d’Isonzo)

Logo Dersut caffè
Logo Dersut caffè

Non perdere l’occasione di vivere un’estate ricca di culturagusto e nuove scoperte. Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Davide Cobelli presenta il corso Coffee Value Assessment a Bisceglie, dal 24 al 25 settembre

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Il nuovo Coffee Value Assessment con Davide Cobelli (immagine concessa)

BISCEGLIE (Barletta-Andria-Trani) – Il mondo del caffè è in continua evoluzione, così come l’analisi sensoriale e la valutazione del valore. Per questo Davide Cobelli, esperto nel mondo del caffè, giudice internazionale Wce, campione italiano di tostatura 2020 e CVA trainer (primo trainer in Europa), dopo oltre 150 studenti negli ultimi 4 mesi, approda al sud Italia per il primo corso specifico sull’assaggio tramite il Sistema CVA il 24 e 25 settembre. Cobelli farà il corso in collaborazione con Specialty Corner di Marco Bombini.

Davide Cobelli lancia Coffee Value Assesment

“Il Corso CVA for Cuppers è davvero straordinario, come testimoniano alcuni tra i più importanti Esperti nel mondo del caffè in Italia che hanno frequentato questo corso con me. E’ davvero avvincente e fornisce tutte le competenze necessarie per approcciare al moderno sistema di valutazione che SCA ha creato nel 2023” commenta Davide Cobelli.

“Essere un sud Italia per la prima volta, nella mia amata Puglia (dove mi sono sposato con una Pugliese di origine), è per me un valore aggiunto. Sono certo che saranno due giornate all’insegna dell’alta formazione e della condivisione, affinché lo Specialty Coffee sia sempre più inclusivo, aggiungendo però uno strumento efficace per valutare anche quei caffè che non sono specialty, rendendo il sistema molto efficace come valutazione globale del caffè”, conclude Cobelli.

Per chi vuole iscriversi, basta contattare Info.specialtycorner@gmail.com. Il corso si tiene presso Specialty Coffee Corner a Bisceglie in Puglia.

Caffè Pascucci a Monte Cerignone, capitale 50×50 di Pesaro24, tra cup tasting e talk, 23/06

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monte cerignone rocca feretrana pascucci
Rocca Feretrana (immagine concessa)

MONTE CERIGNONE (Pesaro e Urbino) – Monte Cerignone, sede storica della Caffè Pascucci, nella settimana dal 17 al 23 giugno è la capitale 50×50 di Pesaro24. Caffè Pascucci è uno dei protagonisti di questo percorso, in armonia e collaborazione attiva con l’amministrazione e le associazioni del territorio.

Il brand si riconosce come appartenente a questo progetto, riconosce il legame, si sente parte di questo modo di vedere e affrontate il futuro del territorio.

Gli eventi di Caffè Pascucci

Il brand è composto da sognatori che vivono e costruiscono quotidianamente il rapporto tra natura e tecnologia, con il desiderio profondo di farlo con arte, intesa come mestiere, sapienza, un saper fare delle mani sostenute dal cuore e dalla mente.

Una rete di collegamenti lega Caffè Pascucci al mondo in tutti i suoi aspetti: la parte agricola, nella periferia del mondo, con cui cerca di collaborare in maniera diretta in un dialogo di rispetto e crescita reciproci; la scelta di produrre a Monte Cerignone, periferia territoriale, del cui tessuto socio-economico siamo parte importante, essenziale.

La lista va avanti: il rapporto con la macro-economia, di cui il mondo del caffè è uno dei protagonisti, che muove le montagne; la ricerca estrema della qualità in ogni aspetto della lavorazione: gli uomini e le donne che ogni giorno lavorano per offrire ad ogni cliente il suo caffè, estratto nel migliore dei modi, dal filter coffee all’ibrik, per riconoscere nell’espresso l’identità italiana; lo scambio di culture e il dialogo con i partner; la scelta radicale di pensare al mondo come al luogo che ci ospita e proprio per questo orientare sempre di più le scelte verso caffè biologici, progettando e realizzando contenitori davvero rispettosi dell’ambiente.

Caffe Pascucci è un mondo. Pascucci Fibra ne è parte integrante, un macro-progetto lungo da raccontare ma così semplice e pulito da bere.

Le sfide di Pesaro Capitale Italiana della Cultura 2024, lanciate con la dilatazione del riconoscimento di Pesaro a tutto il territorio provinciale, sono condivise da Caffè Pascucci, dai blocchi di partenza all’obiettivo finale di Pesaro24.

Caffe Pascucci si riconosce nella visione “altra” del territorio, ne è un esempio eclatante con la sua scelta di lavorare tra questi orizzonti.

La sua esperienza è quella in continua mutazione che nasce dalla visione di Antonio Pascucci, accolta dal figlio Mario, poi resa viva e vera da Alberto che ha fatto della tradizione la radice del futuro: “non bisogna dimenticare da dove si viene se si vuole essere sicuri di dove si vuole andare”.

Monte Cerignone è la casa, dove i chicchi verdi arrivano, si conservano, maturano, respirano, attendono di essere tostati, per ripartire.

Monte Cerignone è la periferia della provincia, il confine con la Romagna. Territorio ibrido con i caratteri del Montefeltro addolciti, alleggeriti, smussati dal vento che lungo la valle del Conca porta il senso romagnolo della vita.

In questo contesto Caffe Pascucci dialoga con il paese nella costruzione degli eventi e delle azioni immaginate per e con 50×50 Capitali al quadrato / Pesaro24. Con lo sguardo attento alla visione e condivisione della bellezza. Non è difficile del resto per chi vive in questi luoghi.

Le Marche sono tra le regioni con il primato del territorio convertito ad agricoltura biologica oggi. Qui è nata la cultura del rispetto per l’ambiente ed un’etica attenta alle comunità locali, Gino Girolomoni è stato il pioniere di questa visione e noi abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo e condividere con lui questa visione.

Innovazione e ricerca, una crescita che va avanti di generazione in generazione. Attraverso le miscele biologiche e il progetto Pascucci Fibra, rispetto e amore per l’ambiente che ci ospita sono la priorità. Pascucci vive questo rapporto operando scelte consapevoli, con la sensatezza che dovrebbe essere la normale quotidianità.

La giornata del 23 giugno vuole essere un esempio di questo racconto.

Evento Cup Tasting Pascucci

Verranno gustate Cup of excellence, tazze d’eccellenza per entrare nel mondo del caffè e capire le differenze organolettiche delle singole origini.

Convegno: la sostenibilità possibile, influenzare il mondo con l’esperienza italiana nel biologico e nella cura dell’ambiente

Mario Pascucci dialoga con importanti realtà come Ecofuturo, Girolomoni e Fondazione Cetacea con l’intervento eccezionale di G.B. Zorzoli.

Il programma completo (immagine concessa)

Ecofuturo presenterà in anteprima il progetto Ecofuturo Word. Partendo dal libro curato nel 1961 da G.B. Zorzoli e Umberto Eco Storia figurata delle invenzioni. Dalla selce scheggiata al volo spaziale per approdare sulla nuova piattaforma digitale. Dal libro al mondo, un dialogo sulla costruzione dei nuovi paradigmi di comunicazione.

Pascucci Fibra

Durante la settimana, ad ogni evento e in ogni luogo di visita, verranno offerti caffè e infusi estratti da Nipple, first pure approach to life, il sistema Pascucci per il caffè porzionato.