MILANO – Il mondo della latte art si prepara a due eventi straordinari che celebreranno talento, passione e dedizione: le battaglie nazionali del Latte Art Grading System (LAGS) in Slovenia e Spagna, con l’obiettivo di determinare chi rappresenterà la propria nazione al mondiale WLAGS di HOST Milano il 20 ottobre 2025.
Slovenia: maestria e passione a Lubiana
30 maggio 2025 – Kavarna Barcaffe, Kolinska ulica 1, Lubiana
Baristi provenienti da tutto il paese si daranno battaglia nelle quattro categorie del sistema LAGS: verde, rosso, nero e oro. Questi livelli rappresentano la padronanza crescente nell’arte del latte.
• I quattro vincitori (uno per categoria) guadagneranno il diritto di rappresentare la Slovenia al Campionato Mondiale WLAGS a HOST Milano.
• Ogni partecipante porterà la propria creatività e dedizione, cercando di impressionare la giuria con tecniche impeccabili e disegni straordinari.
• Un evento che celebra non solo il talento individuale ma anche la forza della comunità del caffè slovena.
Spagna: Il Grande Show a Gijón
31 maggio 2025 – Hotel abba Playa Gijón
Anche in Spagna, i migliori baristi si sfideranno per il titolo nazionale in tre categorie: verde, rosso e nero.
Ogni categoria rappresenta una fase avanzata della maestria nella latte art.
• I tre vincitori (uno per categoria) voleranno a HOST Milano il 20 ottobre 2025 per portare la bandiera spagnola al Campionato Mondiale WLAGS.
• L’evento riunirà i più talentuosi artisti del latte del paese, in una competizione emozionante e coinvolgente.
Spoiler esclusivo: la Spagna avrà un ruolo da protagonista nel futuro! È stato appena annunciato che il Campionato Mondiale WLAGS 2026 si terrà proprio qui. Una ragione in più per supportare e celebrare i talenti nazionali in questa imperdibile edizione!
Verso HOST Milano: la sfida mondiale
I vincitori delle competizioni nazionali avranno l’onore di rappresentare le proprie nazioni al Mondiale WLAGS a HOST Milano il 20 ottobre 2025. Qui, baristi da tutto il mondo si sfideranno per il titolo di campione mondiale, celebrando l’eccellenza nella latte art.
Non perdete l’occasione di seguire questi incredibili eventi e supportare i vostri baristi preferiti.
MILANO – Piazza Cordusio, dentro il ventre della Starbucks Reserve Roastery che ormai quasi 7 anni fa ha aperto la via della Sirena di Seattle nella patria dell’espresso, proprio in quella città che ha ispirato il creatore della catena di caffe Howard Schultz a sviluppare uno dei punti di riferimento mondiali quando si parla di questa bevanda. Oggi che si possono contare 46 store in tutta Italia, il cuore pulsante batte ancora all’interno della Roastery, la sola di tutta l’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa).
Ed è qui che si può toccare con mano il ciclo di produzione che rifornisce attraverso una Scolari che tosta circa una tonnellata al giorno (di cui circa 85 kg sono usati internamente): il 90% di caffè, poi va a rifornire i punti sparsi in tutta Europa, in Africa e in Medio Oriente.
Starbucks Reserve Roastery: parte il viaggio alla sua scoperta
Ci spiega Mattia Intorre, guida del tour esplorativo nel centro di produzione – anche se si fa fatica a interpretarlo così, quando tutto attorno ci sono i consumatori finali a fare colazione con lo sguardo addosso – “Qua cuociamo il verde che poi viene portato al centro di distribuzione, il magazzino di Siziano e da lì viene spedito.”
Sei silos per il chicco verde (dentro, 900 chili) che svettano in alto, in bella vista. Altri sei invece (dentro 300 chili di caffè tostato) conservati all’interno di quello scrigno che rende unica la Reserve Roastery milanese e che, raccontano gli operatori, hanno soprannominato “ballerina“, proprio per il suo modo tipico di aprirsi e chiudersi. Sembra uno scrigno, una conchiglia che ogni tanto lascia intravedere al pubblico il suo contenuto, ovvero, le origini stoccate e pronte per essere ritirate.
Il caffè verde da caricare (foto concessa)
Ogni tre mesi si ruotano le origini
Il tour, a cui è possibile partecipare prenotando a questo link almeno 72 ore prima e per un massimo di 4 persone, è organizzato due volte alla settimana al costo di 90 euro. Soltanto in questa Roastery milanese, è possibile fare questa esperienza tutto l’anno, il martedì e il giovedì, o alle 10 o alle 14.
Nella Starbucks Reserve Roastery si tosta tutti i giorni, salvo intoppi
Vestiti con il camice da lavoro e la rete per capelli, si parte e subito ci si imbatte nei sacchi del verde (da 60, 69 e 70 chili), che vengono etichettati per poterne individuare immediatamente l’origine. Il primo step è quello appunto del crudo, che viene caricato attraverso un sistema di griglie che portano i chicchi dal pavimento, poi tramite il sistema di tubi che attraversano tutto il locale, nei sylos. Tutto è estremamente controllato per evitare contaminazioni della materia prima.
Accorgimenti che sono indispensabili, specialmente se si considera lo stretto contatto con i consumatori, che pasteggiano proprio sopra l’area di carico e tostatura.
Ci spiegano: “A volte può capitare che qualcosa finisca all’interno del caffè, oltre alle piccole pietre presenti spesso nei sacchi. Ma ci sono diversi step di controllo che abbiamo improntato per evitare in assoluto che dentro il pacchetto possano trovarsi corpi estranei.”
Prima un magnete da 25 chili, attira tutto ciò che è metallico, poi il destoner come punto di controllo e pulizia, la griglia viene ripulita ogni due bancali svuotati, infine un’analisi a raggi x individua eventuali irregolarità.
Niente è lasciato al caso: persino tra una tostata e l’altra, gli operatori dispongono un telo per coprire la griglia di caricamento: in questo modo anche se qualcuno si distrae, resta tutto a prova di sicurezza.
Ma, come suggerisce il suo nome, la Starbucks Reserve Roastery è soprattutto…roastery
E così ci si ritrova presto di fronte a sua maestà la Scolari – dalla capacità massima di 120 chili, impiegata però soltanto per cuocerne 60, avendo volutamente ridurre le dimensioni del tamburo -, che ha già settati i vari profili di tostatura per valorizzare al meglio origini e metodi di estrazione.
La Scolari (foto concessa)
Un organismo che ha bisogno dei suoi tempi, così come dice Elisa, la torrefattrice responsabile: “Si parte alle otto-nove del mattino per riscaldare la macchina. Il bruciatore che si trova al piano -1, impiega circa un’ora per raggiungere la temperatura ideale a tostare e superare i 200 gradi interni.”
Alla domanda che probabilmente in tanti si fanno entrando nella Starbucks Reserve Roastery, ovvero “come mai non si sente il profumo di caffè che di solito si sente nelle torrefazioni?”, la risposta arriva prontissima: l’area è stata dotata di un tubo di ottone che raccoglie sia i fumi che la silverskin.
I primi arrivano al piano -1, la seconda al -2 (ancora non è stato possibile impiegarla in iniziative di economia circolare, perché dopo diversi tentativi di collaborazione, nessuna azienda ancora ha proposto delle tempistiche di stoccaggio sostenibili per i volumi prodotti dalla Roastery).
L’interesse ad impiegare materiali di scarto nella Roastery c’è e ci sono già iniziative in corso come quella insieme alla comunità degli apicoltori della Lombardia, Apilombardia, donando i sacchi di caffè verde in tessuto naturale ricavato dalle fibre della pianta di juta, che vengono riciclati per essere utilizzati nel processo di raccolta del miele.
Dopo esser finiti nel post-bruciatore, o bruciafumi, i fumi passano a dei catalizzatori che funzionano con un sistema di filtri, le temperature più elevate si hanno del post-bruciatore/bruciafumi.
Un altro sistema di gestione dei fumi è dedicato a quelli sviluppati a freddo, quindi dai chicchi che raffreddano nella vasca e che vengono risucchiati verso il basso.
Una volta cotto, il caffè viene filtrato ulteriormente dalla macchina spietratrice, poi viene pesato da una bilancia apposita e infine, attraverso il sistema di tubi finisce nel cask, la famosa ballerina che custodisce l’oro nero di Starbucks.
Unica miscela sempre presente, sotto richiesta dello stesso consumatore che apprezza una tazzina in cui possa riconoscere proprio la Starbucks Reserve Roastery, il Milano Blend. Una logica che poi è stata riproposta per tutte le Roastery del mondo, ciascuna con la propria tazzina distintiva e identitaria.
Il passaggio al packaging
Il modello Goglio (foto concessa)
Una fase piuttosto delicata, senza la quale non sarebbe possibile la vendita del prodotto finito.
Intorre spiega bene: “Ci sono due tipi di produzione interna: uno diretto alle Sirene in tutta EMEA e poi quella destinata al consumo interno. I formati che produciamo qui sono ancora una volta due, quello da un chilo (indirizzato al rifornimento professionale degli altri Starbucks) e quello da 250 grammi destinato alla vendita per il consumo domestico. Realizziamo per la maggior parte i pacchi da un chilo, con una media di circa una settimana al mese per quelli da 250 grammi.”
In questo frangente, viene anche specificato che per il cambio tra uno e l’altro è necessario un lavoro di sostituzione di parti del macchinario che dura ben tre ore. Motivo per cui, l’imballaggio si suddivide in giornate dedicate ad uno o all’altro formato.
Il tour prosegue con l’arrivo davanti all’imponente Goglio G14C, anche questa ha un suo nome proprio dato con affetto dagli stessi operatori, Gertrude. Settata una bobina da un chilo, dotata di un eye mark che Intorre segnala subito come fondamentale per comprendere dove esattamente tagliare o stampare sul rotolo. I pacchi vengono chiusi in atmosfera modificata e per ogni bancale è previsto un test di controllo per verificare che tutto funzioni correttamente.
La catena del packaging
Tutto quello che non rientra negli standard, viene scartato, e riutilizzato: un pacchetto sottopeso ad esempio, viene reimmesso nei silos del tostato. Si evitano il più possibile gli sprechi e la compromissione della qualità.
Nota a margine importante: non tutte le Starbucks Reserve Roastery prevedono questo passaggio finale. Ad esempio, quella di New York non si occupa del confezionamento. A Chicago invece, tutto ciò che viene tostato viene usato soltanto per il consumo interno.
La chiusura in bellezza: degustazione
Esplorare il ciclo produttivo della Starbucks Reserve Roastery non poteva che concludersi in un modo: l’assaggio in tazza. In questo caso, servito con il V60, un Etiopia naturale che crea un ultimo momento di convivialità utile per scoprire, insieme a Valentina Pagano, responsabile brand & marketing della Starbucks Reserve Roastery Milano, l’essenza di questo spazio con una superficie di circa 2000 metri quadrati: alla domanda, se la Roastery ha finalmente recuperato l’ingente investimento che ha dovuto sostenere per il suo avvio, la risposta arriva chiara e semplice.
Starbucks Reserve Roastery esiste come cassa di risonanza per tutto il brand statunitense: è un bigliettino da visita che esiste per comunicare la realtà complessa e di alta qualità portata avanti dalla catena e che, in termini di ritorno economico si traduce in un’ottima ricaduta di immagine su tutti gli altri punti vendita in Italia e in Europa.
Starbucks Reserve Roastery è una vetrina che presenta l’immagine autentica del marchio. E questo, è il vero e unico obiettivo che, al di là della sua conversione in numeri di bilancio, è stato più che raggiunto.
TORINO – Due ragazzi che sono stati fulminati sulla via dello specialty: sono Mattia Borda Bossana e Valentina Gallo, lui odontoiatra che si è appassionato a questa bevanda durante la sua permanenza a Madrid, dal 2011 al 2018 a Madrid, lei ingegnere che lo supporta in questa nuova avventura. Mattia Borda Bossana ha dato via ad un nuovo progetto tutto italiano: il Passaporto dello Specialty coffee.
Qualcosa di simile si era già visto con l’italianspecialtycoffeeguide di Leonardo Santetti che però, come spiega Borda Bossana, non è esattamente la stessa cosa del Passaporto specialty coffee italiano:
“La nostra idea non era di fare solo una lista e una mappa, ma di fornire uno strumento di condivisione, di scoperta che potrebbe avvenire durante una vacanza. Il Passaporto dello specialty coffee italiano sarà un punto di riferimento innanzitutto materiale, fisico, che dà la possibilità di accedere anche a qualche sconto o offerta, da parte delle stesse torrefazioni e caffetterie che parteciperanno al progetto.”
E a proposito di questo, ecco com’è strutturato il sito:
Una parte dedicata ai video di varie proposte e differenti estrazioni per i neofiti e una invece che darà spazio alle collaborazioni con i locali che sviluppano ciascuna la propria ricetta.
Altra sezione è quella legata agli eventi, una cassa di risonanza per queste iniziative. Partiranno in seguito diversi workshop con la collaborazione di un formatore SCA di Torino Giuseppe Musiu della Scuola Barista Formato, che esploreranno i vari metodi di estrazione, dal brewing all’analisi sensoriale insieme ad una parte semplificata che porrà il focus sull’aspetto salutistico dello specialty sull’organismo.
Il Passaporto dello specialty italiano si è formato tramite il contatto diretto con alcune caffetterie, ovviamente dopo una selezione di chi condividesse tutti i requisiti di qualità e tracciabilità necessari ad essere considerati specialty.
Borda Bossana racconta: “Siamo arrivati a coinvolgere intorno ad una trentina da Nord a Sud dello Stivale.”
Il Passaporto dello specialty coffee italiano è stato ispirato da un sistema simile, sperimentato da entrambi durante un loro viaggio in Costa Rica.
Ed ecco le regole del gioco: innanzitutto, massima autonomia lasciata alle caffetterie e roastery che aderiscono: ogni visita all’interno dei locali mappati sblocca un timbrino e dopo un tot (da 0 a 10 timbri) il cliente riceve uno sconto, una promozione, un espresso in omaggio a discrezione delle realtà che sono parte del progetto. Ogni caffetteria iscritta avrà una pagina dedicata nel passaporto, con logo, QR code e spazio per i timbri.
Quando una persona completa una pagina sino a riempire il passaporto, può caricare il materiale sul sito e ottenere così qualche tipo di promozione.
I passaporti cartacei saranno in vendita direttamente sul sito e nelle attività aderenti che vorranno averli in stock (attualmente è ancora aperta la pre adesione sino al 15 di giugno per le attività interessate e da quel momento in poi partirà la prima tiratura di stampa. Nella seconda metà di luglio saranno disponibili all’acquisto).
Alla domanda sulla sostenibilità economica del progetto, Mattia parla chiaro” Questa è un’iniziativa nata per passione, non a scopo di lucro. Al massimo per conferire il giusto valore al progetto, chiediamo un contributo simbolico di 50 euro l’anno ai gestori, necessari per coprire le spese vive e dare un senso alla nostra attività”.
Dulcis in fundo, Borda Bossana:”Un grazie particolare va a tre realtà torinesi: Artifact, Dapper Coffee e Santa Romero, che ci hanno supportato nello sviluppo del Passaporto”.
MILANO – Forti ribassi sui mercati a termine del caffè nella seduta di metà settimana, con New York e Londra ai minimi rispettivamente delle ultime 7 settimane e degli ultimi 6 mesi e mezzo. Ieri, mercoledì 28 maggio 2025, il contratto per scadenza luglio dell’IceArabica è arretrato del 2,7% chiudendo a 351,95 centesimi, minimo per la scadenza principale dal 10 aprile.
Il contratto per scadenza luglio dell’IceRobusta ha concluso la giornata in calo del 2,2%, a 4.592 dollari, livello più basso dal 12 novembre dell’anno scorso.
A mettere sotto pressione entrambe le borse, le migliorate prospettive dei mercati, alla luce delle più recenti stime sui raccolti dei massimi produttori mondiali.
Intanto i primi resoconti sul campo dalle aree di produzione degli arabica in Brasile riferiscono di un raccolto meno abbondante rispetto a quello dell’anno scorso, ma con chicchi di maggiori dimensioni.
Secondo Reuters, che cita un responsabile per gli acquisti del colosso cooperativo Expocacer, il caffè sin qui raccolto nella regione del Cerrado Mineiro presenta una media del 30-40% di chicchi di crivello 17-18. Elevata anche la percentuale di chicchi “Peaberry”.
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MILANO – Non solo Arabica, ma anche Robusta, quando si parla di qualità e di assaggio. E siccome sono due varietà botaniche ben distinte, è arrivato il momento che anche la Canephora avesse i suoi strumenti da lavoro: così come il vino bianco e quello rosso (con tutte le differenze e specifiche del caso), anche Arabica e Robusta hanno caratteristiche peculiari e come tale vanno analizzate. Ecco l’esigenza che ha portato alla creazione di una Flavour Wheel dedicata alla Coffeea Canephora (o meglio conosciuta come Robusta).
Canephora e Arabica: non la stessa cosa
Naturalmente presentano ciascuna le proprie caratteristiche a livello genetico e di coltivazione e questo fatto poi influenza la chimica nel processo di tostatura e le caratteristiche sensoriali della bevanda prodotta da un chicco rispetto all’altro.
Dopo anni in cui la ricerca si è concentrata sullo studio e lo sviluppo dell’Arabica, ora è finalmente arrivato il turno della Canephora, che è diventata soggetta di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Reports, portato avanti da un gruppo di ricercatori guidati da Fabiana Carvalho, che ha coinvolto una quarantina di Q graders certificati provenienti dal Brasile e dalla Svizzera per valutare dei sample nell’arco di tre sessioni di cupping.
I 67 campioni utilizzati per sviluppare la Flavour Wheel appartengono a 13 origini diverse: Brasile, Congo, Costa Rica, Cuba, Ecuador, Guatamala, Gana, India, Indonesia, Messico, Perù, Uganda e Vietnam.
Lo scopo: poter formulare una ruota dei sapori che identificasse in maniera specifica le caratteristiche intrinseche della Canephora, applicando il metodo Rate-All-That-Apply o RATA (n.d.r. tecnica di valutazione sensoriale che combina l’approccio “check-all-that-apply” (CATA) con le scale di valutazione. Un metodo che fornisce dati sia qualitativi (quali attributi si applicano) sia quantitativi (l’intensità), offrendo un feedback più dettagliato rispetto al solo CATA).
Al termine dell’esperimento, sono stati individuati 103 descrittori diversi, corrispondenti ai 99 trovati nella più recente ruota dell’Arabica. Suddivisi anch’essi in sottocategorie, passando da termini più ampi come Dolce, Umami e Cacao a note più specifiche come rapadura e burro di cacao.
MILANO – L’internazionalizzazione non è più un’opzione, ma una necessità imprescindibile per chi vuole crescere ancora. Lo sa bene Host Milano, leader mondiale per l’ospitalità, il fuoricasa e il food retail e la più grande tra le manifestazioni organizzate direttamente da Fiera Milano, che ha lanciato un ambizioso programma di iniziative.
Tra queste spicca Road to Host, un tour mondiale che attraversa i continenti per portare la manifestazione direttamente nei mercati chiave e incontrare operatori, aziende e stakeholder direttamente nei loro territori.
Dalle tappe di Toronto, Chicago e Boston in Nord America, a Londra, Parigi e Stoccarda in Europa, fino a Istanbul, Dubai e Abu Dhabi nel Medio Oriente, e a Shanghai e Singapore in Asia, questo percorso globale permette di consolidare la rete di relazioni internazionali di Host Milano e anticipare le tendenze che plasmeranno il futuro del settore.
Un modello di internazionalizzazione che si basa sull’incontro diretto, sul dialogo e sulla condivisione di know-how lungo tutta la filiera, elementi che da sempre contraddistinguono la strategia di Fiera Milano.
Mantenendo al centro la valorizzazione del Made in Italy e l’internazionalizzazione delle aziende italiane, la manifestazione si rafforza così come piattaforma di riferimento “mondo su mondo” capace di mettere in rete innovazione, competenze e opportunità di business, creando un terreno fertile per lo sviluppo di partnership e progetti globali.
Per le aziende espositrici, Host Milano diventa così un trampolino di lancio verso i mercati esteri, mentre per i visitatori rappresenta un’occasione unica per aggiornarsi sulle novità tecnologiche e sulle best practice internazionali. In un settore che evolve rapidamente, l’incontro con realtà diverse è fondamentale per stimolare innovazione e competitività.
Road to Host è la dimostrazione tangibile di come Fiera Milano interpreti sempre più la fiera come un’esperienza diffusa, che raggiunge i protagonisti del settore ovunque si trovino alimentando a sua volta l’interesse per la manifestazione fisica.
Un approccio che contribuisce a rafforzare la posizione di Host Milano come hub globale dell’ospitalità, con un occhio attento alle sfide del presente e alle opportunità del futuro.
A oggi sono già registrati a Host 2025 oltre 1.600 espositori. Le aziende che desiderano unirsi a questo parterre di protagonisti possono richiedere informazioni qui. I professionisti che vogliono assicurarsi in anticipo la loro esperienza di visita possono invece preregistrarsi qui. Host Milano si terrà a Fiera Milano dal 17 al 21 ottobre prossimi.
MILANO – Dopo il grande successo delle precedenti aperture a Varese e Olbia, La Yogurteria e Nescafé portano la loro partnership anche nel cuore pulsante di Milano, all’interno della vivace Stazione Centrale. Nasce così un nuovo punto vendita La Yogurteria Art Caffè, pensato per offrire a viaggiatori e milanesi un’oasi di gusto e qualità dove prendersi una pausa speciale oppure per chi è di fretta, scegliere una tra le tante proposte on the go da gustare comodamente in treno.
Un luogo unico in cui si incontrano due eccellenze: da un lato il Frozen Yogurt iconico de La Yogurteria, dall’altro le miscele di caffè in grani finemente tostate di Nescafé Espresso Bar, per una proposta di caffetteria moderna e creativa che conquisterà il palato di chi ama sperimentare.
ll nuovo punto vendita, inoltre, offrirà un’esperienza multisensoriale, con un menu ricco e creativo che spazia:
dalle special edition di frozen yogurt a base Nescafé
a un ricco menu di golosicaffè freddi firmati Nescafé e la Yogurteria
alle proposte originali come il frappuccio o gli “Yo Coffee” milkshake al cappuccino con Frozen Yogurt
“Siamo entusiasti di portare il format Art Caffè anche a Milano, in una location simbolo del dinamismo e dell’innovazione italiana. Qui ogni pausa diventa un’esperienza da vivere e condividere. La combinazione che miscela il gusto intenso del caffè in grani Nescafé Espresso Bar con la cremosità del nostro yogurt gelato è davvero vincente”, afferma Alberto Langella, ceo & founder de La Yogurteria.
“Proseguire una collaborazione di successo con La Yogurteria, in un contesto strategico e vivace come la Stazione Centrale di Milano, è per noi motivo di grande soddisfazione. Vogliamo rendere ogni momento della giornata — dalla colazione alle pause caffè, fino alla sera — un’esperienza ancora più ricca e piacevole, per i milanesi e per i viaggiatori di passaggio”, aggiunge Paolo Pisano, marketing manager Nescafé & Starbucks Nestlé Professional.
Il team del nuovo punto vendita è stato formato presso la Nestlé Coffee Academy, dove ha appreso le tecniche più avanzate di estrazione e latte art, trasformando ogni bevanda in una piccola opera d’arte.
La scheda sintetica de La Yogurteria
La Yogurteria è un brand in franchising di proprietà di Penta srl, presente in tutta Italia con 90 punti vendita distribuiti sul territorio nazionale dalla Sicilia al Trentino Alto Adige.
Il format Yogurteria & Joy Bubble Tea nasce nel 2007 da un’idea di Alberto Langella e Gianluigi Tortora, che mettono a frutto la loro esperienza nella gestione imprenditoriale e nel settore della ristorazione, creando un marchio che rapidamente diventa un punto di riferimento nel mercato del food franchising.
L’offerta è ampia e variegata spaziando dallo Yogurt gelato alla Crêpe, Pancake, Waffle e Bubble waffle e altri frozen dessert.
La scheda sintetica del Gruppo Nestlé
ll Gruppo Nestlé opera in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 nella produzione e distribuzione di prodotti per la Nutrizione, la Salute e il Benessere delle persone.
Good food, Good life è la nostra firma e il nostro mondo. Nel nido che condividiamo – simbolo di protezione, crescita e identità – lavoriamo ogni giorno per sostenere il benessere delle persone di tutto il mondo, con un impegno concreto verso la nutrizione, il pianeta, le persone e le comunità in cui operiamo.
Presente da oltre 110 anni in Italia, Nestlé rinnova ogni giorno il suo impegno attraverso azioni concrete, esprimendo con i propri prodotti e marchi tutto il buono dell’alimentazione. L’azienda opera nel Paese in 9 categorie merceologiche, con un portafoglio di oltre 90 marche, tra cui: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, Solgar, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet, Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.
PESCARA – Saquella 1856 Srl, azienda pescarese leader nel settore del caffè, ha ricevuto nei giorni scorsi il riconoscimento di Marchio storico di interesse nazionale dal Ministero delle imprese e del made in Italy, entrando così di diritto nel registro speciale, istituito per tutelare e valorizzare le imprese che hanno segnato la storia produttiva e commerciale del nostro Paese.
Un traguardo prestigioso per questa solida impresa di famiglia che, giunta alla quinta generazione, è oggi presente in oltre 40 Paesi nel mondo, ma il cui cuore pulsante si trova a Pescara, dove è presente la sede centrale che ospita anche la torrefazione e dunque il processo produttivo.
Fondata nel 1856, e inizialmente dedita al commercio di spezie e coloniali delle più svariate provenienze e qualità, a partire dal secondo dopoguerra, l’azienda ha poi scelto strategicamente di focalizzarsi sul mercato del caffè, intuendo le potenzialità, e interpretando l’arte dell’espresso italiano con una costante attenzione alla qualità, all’innovazione e alla sostenibilità.
Il marchio storico (immagine concessa)
Grazie al riconoscimento di marchio storico Saquella caffè potrà far parte anche dell’Associazione marchi storici d’Italia, nata per consentire alle aziende titolari di Marchi storici riconosciuti di interesse nazionale con l’iscrizione al Registro del MIMIT di fare sistema per rafforzare il Made in Italy quale leva di sviluppo economico e sociale.
“Non possiamo che essere orgogliosi di questo riconoscimento – dichiara Bianca Saquella che premia il nostro lavoro e quello delle generazioni che ci hanno preceduto, e ci spinge ad andare avanti rispettando la strada tracciata e i nostri valori, ma cogliendo anche tutte le sfide di un mercato in continua crescita ed evoluzione ”.
FIÈ ALLO SCILIAR (Bolzano) – Nel 2025 Caroma festeggia il suo trentesimo anniversario – e ripercorre tre decenni di competenza, spirito pionieristico e collaborazioni di valore con la ristorazione. Quella che nel 1995 era la visione del fondatore Valentin Hofer, primo sommelier del caffè diplomato in Italia, è oggi un punto di riferimento per la qualità del caffè in Alto Adige.
L’azienda familiare si distingue per una qualità senza compromessi – dal caffè verde tracciabile proveniente da commercio diretto alla tostatura delicata in tamburo, fino alla tazza perfetta.
Che si tratti di espresso, filtro, cialda o cold brew – la gamma Caroma spazia da esclusive microproduzioni a blend perfettamente bilanciati.
Nel centro di formazione interno, situato proprio sopra la torrefazione, Valentin Hofer e il suo team trasmettono le loro conoscenze – in modo pratico e concreto direttamente sulle macchine.
Per Caroma la sostenibilità non è una moda, ma un principio fondante: tostatura a ridotto impatto di CO₂, energia rinnovabile, uso responsabile delle risorse e rapporti equi con i produttori di caffè in tutto il mondo caratterizzano l’intera filiera.
Cosa apprezzano in particolare i clienti di Caroma? La passione per il prodotto. La vicinanza e la relazione diretta. La presenza locale con tempi di risposta rapidi. E un team che vive e respira caffè. Caroma non è solo un fornitore. È esperienza, competenza, piacere – e quel caffè che i tuoi ospiti non dimenticheranno facilmente.
Durante l’evento del 23 maggio, ospiti del settore horeca e partner di lunga data hanno avuto l’occasione esclusiva di visitare la torrefazione e scoprire la storia in continua evoluzione di Caroma. In diverse postazioni è stato possibile approfondire le conoscenze sul caffè e degustare in anteprima nuovi prodotti.
Il tutto è stato accompagnato da un’opportunità unica di networking con ristoratori e imprenditori di spicco della regione.
NAPOLI – Torna per la sua terza edizione il convegno “L’Oro verde – Scenari attuali e futuri in un mercato in evoluzione”, promosso da Il Polo del Caffè S.p.A., in programma venerdì 20 giugno 2025 presso il Centro Congressi dell’Interporto di Nola (Napoli). L’appuntamento riunirà aziende, operatori della logistica, istituzioni e analisti di settore per analizzare i nuovi equilibri del mercato globale del caffè crudo.
Il convegno promosso da Il Polo del Caffè
Tra i temi al centro del confronto: l’impatto del cambiamento climatico sui costi, le speculazioni finanziarie, l’introduzione delle certificazioni EUDR contro la deforestazione, le esportazioni e i dazi, fino alle nuove normative doganali europee. Il convegno si propone come momento di sintesi e indirizzo per l’intera filiera, in un contesto economico in continua trasformazione.
(programma concesso)
Dopo l’apertura dei lavori, moderati da Gianni Molinari (Il Mattino di Napoli) e Renato Rocco (Responsabile della comunicazione per Il Polo del Caffè Spa), sono previsti i saluti istituzionali da parte dell’Assessore alle Attività Produttive della Regione Campania Antonio Marchiello, del Presidente della Commissione Trasporti Luca Cascone, del Presidente dell’Autorità Portuale del Mar Tirreno Centrale Andrea Annunziata, e del Sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti Tullio Ferrante.
Nel corso della mattinata interverranno rappresentanti di spicco delle realtà industriali e logistiche più attive nel settore: da Kuehne+Nagel a Kimbo, da Massimo Zanetti Beverage Group a NKG Bero Italia, oltre all’Agenzia delle Dogane, al Comitato Italiano Caffè Consumi, e a esponenti del sistema bancario come Intesa Sanpaolo, per affrontare il tema del sostegno finanziario alle filiere produttive.
L’iniziativa, per la sua rilevanza strategica e nazionale, si svolge presso uno dei principali snodi logistici del Mezzogiorno e ha richiesto il patrocinio della Regione Campania e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il convegno si concluderà con una tavola rotonda aperta al dibattito e un momento di networking tra i partecipanti.
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