mercoledì 10 Aprile 2024
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Diario di bordo del dc campus nella casa degli orangutan

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Diario di bordo – L’edizione 2015 del dc campus, l’annuale appuntamento che Dalla Corte macchine espresso rivolge ai baristi e agli operatori del mondo del caffè di ogni parte del globo, è stata davvero speciale. Ha mantenuto le parole d’ordine live/learn/share, ma è andata oltre il confronto tra concorrenti in vista delle finali mondiali, per affrontare una presa di contatto più ampia e globale con il mondo del caffè e la realtà che lo circonda.

L’appuntamento non è stato presso lo stabilimento di via Candiani a Milano, ma letteralmente dall’altra parte del mondo: in Indonesia, a Medan, capoluogo della provincia settentrionale di Sumatra.

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Tra il 23 e il 24 aprile oltre cinquanta partecipanti si sono ritrovati al Danau Toba Hotel, nel cuore della città che ospita uno dei simboli dell’Orang Utan Coffee Project, realizzato dalla fondazione svizzera Pan Eco al fine di salvaguardare gli animali e il territorio dalla progressiva opera di deforestazione realizzata per fare spazio alla coltivazione delle palme da olio e agli insediamenti urbani.

Un alleato prezioso per la conservazione della foresta tropicale di Sumatra, dunque dei pochi orangutan sopravvissuti, è stato individuato nell’agricoltura sostenibile e biologica di un caffè arabica di qualità che contribuisce al mantenimento della foresta primaria.

Dalla Corte ha dato il suo contributo alla realizzazione di questo importante progetto, realizzando l’Orang Utan Coffee Lab, un centro di formazione e di supporto per gli agricoltori coinvolti nel progetto di produzione di caffè biologico.

Ed è da qui che ha preso il via l’avventura del “dc campus goes to Sumatra”, sotto gli occhi vigili di Regina Frey, co-fondatrice del progetto che segue con grande partecipazione, e di Diana Kosmanto, guida e organizzatrice infaticabile.

Oranghi salvati e cupping Sabato 25 aprile si parte alla volta dell’Orangutan Medical Quarantine, a pochi chilometri da Medan.

Qui si trovano numerosi orangutan che sono stati salvati dal fuoco e dalle conseguenze della deforestazione, che priva gli animali dell’habitat naturale, impedendo loro di vivere sugli alberi e costringendoli a terra, dove cadono più facilmente vittime dei predatori.

Con naso e bocca coperti da mascherine, li abbiamo visti ospitati in ampie gabbie dove vengono curati e recuperati alla socialità e alla vita sugli alberi.

L’obiettivo per la maggior parte di essi è la messa in libertà nel loro ambiente naturale, una volta recuperate energie, capacità e sicurezza.

Ai più sfortunati, a chi ha subìto un trauma profondo, viene dato un supporto personale, con tutor che li guidano al recupero del movimento e danno loro quel “calore” del quale sono stati privati prematuramente e troppo a lungo.

Con gli occhi pieni delle immagini dei giochi e dei movimenti appena visti, si prende la via alla volta dell’Orangutan Coffee Lab, un centro di formazione e di supporto per gli agricoltori coinvolti nel progetto di produzione del caffè biologico che Dalla Corte ha attrezzato con una macchina Evolution a tre gruppi, una “mini” e due grinder dc one.

Oltre alle apparecchiature, fornisce formazione e consulenza ai produttori con i suoi dc coffee pro: è un modo molto pratico di aiutare questa realtà a crescere e affrontare il mercato internazionale, al quale il caffè di Sumatra si può rivolgere grazie alla sua alta qualità in tazza.

Qui si svolgono sessioni di cupping di caffè di diverse varietà e provenienze del nuovo raccolto, che è avvenuto tra marzo e aprile, scoprendo le differenze che diverse condizioni, come l’altitudine o il posizionamento vicino alla foresta o tra alberi da frutto, conferiscono al gusto del prodotto finito.

Il fascino della foresta Si parte alla volta di Butik Lawang, nel cuore dell’Isola. Lungo il percorso di circa tre ore, colpisce la presenza di immense distese di palme da olio, cresciute a discapito di numerosi ettari di foreste tropicali, con la perdita dell’habitat naturale per molte specie animali e la riduzione della biodiversità.

Sotto di esse il terreno è particolarmente arido e non dà spazio ad alte colture. Il paesaggio cambia decisamente quando si raggiunge l’Ecolodge di Bukit Lawang.

È una vera esplosione di piante e fiori, di colori ed anche dei suoni dei suoi abitanti: tanti uccelli, insetti ed altre presenze che via via si faranno notare.

A cominciare dalle scimmiette che fanno oscillare in modo notevole i rami spostandosi tra gli alberi. Ma più tardi sarà un coccodrillo ad attraversare la strada! È una terra rigogliosa, piena d’acqua, fauna, flora…. un posto fuori dal comune.

Il rispetto per l’ambiente, la riduzione degli sprechi e il riciclo sono protagonisti, a cominciare da singolari “lampade” fatte con bottiglie di plastica.

Nel pomeriggio si svolge il primo workshop articolato in tre grandi tematiche: le tecniche di brewing, la latte art e il coffee in good spirits; riscuotono particolare successo i primi due, molto seguiti. In serata, si gode il fresco in riva al fiume, al suono della chitarra.

L’indomani è la giornata dell’auspicato faccia-faccia con gli abitanti della foresta, in cui ci si addentra in piccoli gruppi, al seguito di guide esperte che mostrano ogni dettaglio: gli alberi incisi dai quali gocciola il caucciù, gli alberi del cacao con i frutti in via di maturazione, le liane che aiutano le scimmie nei loro spostamenti, nidi di termiti di cui gli orsi – che hanno lasciato sui tronchi i segni del loro arrivo – sono ghiotti.

Finalmente tra i rami qualcosa si muove: tutti i nasi sono in su, quando si intravvede la sagoma rossiccia di un orango. È un esplodere di scatti fotografici e di stupore. Passa anche una mamma col suo piccolo; in alcuni momenti sono molto vicini. Sono più disinvolte e si avvicinano senza timore le scimmiette …. con il dorso grigio e la pancia bianca, protagoniste di foto e selfie.

L’occhio ha ormai imparato a riconoscere i movimenti e, camminando nella foresta, proseguono gli avvistamenti, sempre accompagnati da entusiasmo e sorpresa. Al rientro si avrebbe voglia di ripetere un tour davvero magico! Il meritato riposo, quindi di nuovo alle prese con workshop alla macchina espresso o con V60 ed altri metodi, ibrik compreso.

Si ascolta, si partecipa, si prova, al ritmo ben noto a chi frequenta il dc campus: “live/learn/share”.

Fratelli elefanti Martedì 28 si apre con una mattinata di relax. A pranzo con le immancabili portate a base di riso bianco, verdure, pollo, uova, “nuvole croccanti”, salse e tanta frutta, quindi si parte alla volta di Tangkahan.

Di nuovo è lo spettacolo triste delle palme a dominare la scena; si incontra anche un’area da poco fatta bruciare per fare spazio alla monocoltura e tanti camion carichi di grappoli di frutti della palma, che, una volta colti, devono essere immediatamente portati allo stabilimento per la lavorazione.

Il cuore si allarga quando la monotonia della palma lascia di nuovo il posto alla ricchezza di forme e colori della foresta, al cui interno si insinua un reticolo infinito di fiumi. Ed è uno di questi ad attendere la comitiva al suo arrivo: una chiatta trasporta una decina di persone fino alla metà circa del canale; dopo di che è il momento di immergersi fino al ginocchio e camminare nell’acqua fresca del fiume per raggiungere la riva.

Questo nuovo Jungle Lodge ha un’impostazione più “selvaggia” del precedente. Le camere sono spartane e si cura con particolare attenzione la giusta disposizione della rete che si apre sul letto e protegge il sonno da insetti e animali.

Il mercoledì si apre con una colazione gustosa e insolita: una nutriente crepes di banane. Quindi si riprende la via del fiume per attraversarlo e dirigersi verso la zona in cui si trovano gli elefanti.

Sono anch’essi animali che hanno rischiato di essere uccisi nel corso del disboscamento, che oggi vivono a strettissimo contatto con chi li ha salvati. Gli amici dalla memoria lunga sono più che mai collaborativi: la mattina si apre con un buon bagno al quale segue la “strigliata” alla quale sono invitati a contribuire i visitatori ai quali viene consegnata una spazzola, infine “colazione”: le proboscidi prelevano dalle mani frutti e pezzi di bambù.

Foto di rito, quindi alcuni fortunati sono selezionati per un tour di un’ora circa a dorso di elefante.

Concluso il pranzo si raccolgono i bagagli (le capienti sacche nere numerate fornite alla partenza stanno mostrando la propria praticità e resistenza) e si torna al “via”, a Medan.

Sulle vie del caffè A Sumatra un viaggio di centro chilometri si può svolgere in più ore, a causa del traffico delle grandi città o del cattivo stato delle strade, lo abbiamo già verificato.

I circa 500 odierni – è il 30 aprile – richiederanno molto tempo. Raggiunto l’aeroporto si vola fino a Lhokseunawe quindi, suddivisi in equipaggi di 4-5 persone ci si distribuisce in 12 fuoristrada per arrivare a Takengon, nella parte settentrionale dell’isola. Si giunge che è ormai pomeriggio inoltrato, mentre è in corso un grande incendio che interessa alcune case in legno, di cui non si salverà alcunché: il giorno dopo raccoglieremo dei soldi per contribuire alla ricostruzione.

La struttura che ci ospita, l’Hotel Mahara, ha un’architettura singolare: si sviluppa su pianta rettangolare e l’area comune dei tre piani sui quali si aprono le stanze, si affaccia su uno specchio d’acqua posto a piano terreno, senza alcuna copertura.

All’ultimo piano, l’ampia sala colazioni, la sera diventa il dc bar, dove i campioni di coffee in good spirits danno prova della propria bravura, dispensando piacevoli drink.

Sabato 1 maggio, un breve spostamento permette di raggiungere la “hulling” station, dove il caffè giunge spolpato e lavato, dopo una breve fermentazione e una prima asciugatura (giunge con un’umidità del 36% circa).

Rimane steso al sole fino a quando scende al 13% circa, quindi viene effettuato lo sgusciamento, che toglie il pergamino e la pellicola argentea. Segue una cernita densimetrica, in base al peso dei chicchi, infine il caffè viene posto nei sacchi (seguiranno altri controlli).

Durante la visita, giungono al centro di raccolta “sidecar” con sacchi di caffè portati dai singoli farmer. Ma è a WinBersih, che raggiungiamo dopo un nuovo spostamento in auto, a 1300 metri che il caffè diventa Orang Utan Coffee.

Qui si trovano i primi “orangutan farmers” certificati nel 2014, tali in quanto seguono un protocollo dettagliato che indica le cure da dedicare al caffè da coltivare con metodo organico, e al contempo richiede il rispetto della foresta, indispensabile per la crescita della coffea e per il mantenimento il salute di un ambiente unico.

Qui mediamente lavorano 5 persone (una famiglia) per ettaro; la cura delle piante è costante e prevede il taglio dei rami che crescono verticalmente, affinché non venga sottratto nutrimento agli altri: questo conferisce un’insolita forma “cadente”.

Le piante vivono circa 25 anni e le giovani vengono messe a dimora accanto alle più vecchie affinché, quando queste ultime giungeranno alla fine del loro ciclo di vita, non si debba attendere la crescita delle nuove.

La raccolta è effettuata manualmente con il picking, cogliendo le ciliege mature una ad una: un braccialetto rosso al braccio dei lavoranti aiuta a individuare il giusto grado di maturazione. Il caffè raccolto viene portato alla stazione di lavaggio e controllato: se ben raccolto può diventare Orang Utan coffee.

Quindi si procede alla spolpatura, al lavaggio e a una fermentazione di circa 10 ore in sacchi con poca acqua. Muniti di appositi sacchi ci uniamo al lavoro di raccolta (quanto siamo lenti rispetto a chi ha mano ed occhio esperto!) e seguiamo ogni fase della lavorazione.

A pranzo ci attende il primo piatto di pasta del nostro viaggio: dopo giornate di riso è un sogno! Durante la pausa un gruppo di bambini diventa oggetto di attenzione e di gioco: sorridono, replicando lo sguardo luminoso che sempre abbiamo trovato sui visi di grandi e bambini, uomini e donne.

Tornati a Takengon ci si riunisce per una sessione di cupping con cinque caffè di diversa provenienza: l’Orangutan si distingue per il buon corpo e un’acidità piacevole che si stempera in una nota dolce finale.

La nuova giornata si apre con un lungo viaggio su strade dissestate che – come già ieri – si immergono nella foresta, facendo dimenticare il triste spettacolo delle palme.

Ci dirigiamo all’Umami Isaq, di nuovo a 1300 metri, ma posto a oriente, vicino al mare. La piantagione è piccola – poco più di un ettaro – e molto isolata; qui il raccolto è ormai giunto alla fine.

Ci uniamo nuovamente al picking e alle successive lavorazioni del caffè. Tornando alle auto, colpisce il panorama verdissimo, attraversato da tanti rigagnoli d’acqua e suddiviso in piccoli appezzamenti di terreno dalle forme precise, in cui si coltiva il riso.

A Takengon una nuova sosta per porre la prima pietra di quello che diventerà un laboratorio di studio e lavorazione del caffè, con annesse camere per ricevere gli ospiti. Un’avventura fantastica

Al risveglio a Takengon il 3 maggio c’è una sola grande consapevolezza: il tour tra le meraviglie dell’Orang Utan Project è ormai concluso. È una giornata di viaggio piena a riportarci a Medan dove, dall’indomani, prenderà il via il susseguirsi delle partenze per i diversi luoghi di destinazione.

Non è facile lasciarsi dopo un’esperienza così intensa e una convivenza piacevole e costruttiva. Sacche in spalla ci si allontana con la certezza di avere vissuto un’esperienza unica e la speranza di potersi ritrovare per un nuovo dc campus in terra di Sumatra.

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