martedì 16 Aprile 2024
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Super Niño minaccia il caffè

Fenomeno Enso potrebbe colpire le colture di Asia, America centrale e Brasile. Timori sin d’ora per la situazione in Vietnam. A. Shekhar (Olam): “Si prepara una siccità secolare”

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Arriva o non arriva? In realtà è già arrivato. El Niño è in atto dallo scorso anno, ma sin qui è rimasto debole e intermittente, quasi in una specie di stand-by. Dati e modelli matematici alla mano, la situazione potrebbe cambiare a breve. Le previsioni del modello oceanico degli americani del Ncep (National Centers for Environmental Prediction), e quelle del modello di lunghissimo termine degli europei del Ecmwf (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts), sembrano convergere nel senso di un fenomeno “super”, in grado forse di superare anche i precedenti massimi risalenti al 1983 ed al 1998.

El Niño è un fenomeno oceanico, che si manifesta con aumento della temperatura superficiale del mare al largo delle coste del Perù e dell’Ecuador e, successivamente, con fenomeni meteorologici particolarmente intensi, prima nelle zone circostanti e poi su scala planetaria.

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Si presenta, in genere, nel mese di dicembre, in corrispondenza di anomalie nella circolazione atmosferica. Esso prende il nome di El Niño (“il bambinello, il bambino Gesù”), proprio per il suo possibile verificarsi in coincidenza con il periodo natalizio e fa parte di un fenomeno più complesso, che collega l’oceano all’atmosfera, denominato Enso (El Niño-Southern Oscillation).

L’ultimo El Niño ha causato, 5 anni fa, forti monsoni nel sud est asiatico, siccità nel sud dell’Australia, nelle Filippine e in Ecuador, tempeste di neve negli Stati Uniti, ondate di caldo in Brasile ed inondazioni devastanti in Messico.

Ma torniamo all’attualità. Da circa due mesi, le temperature nella zona equatoriale centrale del Pacifico (detta Niño 3.4, la più grande e importante per questo fenomeno) sono attestate stabilmente sopra il valore-soglia di +1°C oltre la norma, fatto questo che sta a indicare – a detta dei meteorologi – che il fenomeno Enso sta definitivamente prendendo corpo.

Sulla base delle previsioni del modello Ncep, le temperature potrebbero raggiungere il valore record di +3,5°C oltre il normale – superiore ai picchi di +2,7°C e +2,8°, registrati rispettivamente nel dicembre 1997 e gennaio 1983 – entro novembre di quest’anno.

Uno scenario che coincide – per valori e tempistiche – con quello del modello Ecmwf, tanto che si parla già di un “Super Niño“, che toccherebbe il suo apice entro fine anno, per calare poi rapidamente nei mesi successivi.

Visto il numero e la complessità delle variabili in gioco è difficile e prematuro, al momento, valutare l’affidabilità di queste previsioni: modelli analoghi hanno dimostrato, in passato, tutti i loro limiti.

Ce n’è abbastanza comunque per mettere in allarme il comparto delle commodity, tradizionalmente il più colpito dalle anomalie climatiche indotte dal Niño.

Diverse le reazioni degli analisti. Caroline Bain, senior commodities economist di Capital Economics getta acqua sul fuoco osservando che “la mera presenza del Niño non comporta necessariamente un aumento dei prezzi dei prodotti di base. L’impatto dipenderà dall’intensità, la durata e i tempi in cui il fenomeno si manifesterà”.

È possibile, in compenso, prevedere sin d’ora le colture maggiormente a rischio. Secondo Bain: cacao, caffè, palma da olio, riso, zucchero e grano.

Ben più allarmanti i toni del direttore finanziario di Olam, Anantharaman Shekhar, secondo il quale si prepara una “siccità secolare”. Olam – sostiene Shekhar – “segue come un falco” gli sviluppi dei pattern meteo.

Le aree sotto particolare osservazione sono l’Australia orientale e la cintura del caffè del sud-est asiatico.

“In Indonesia e Vietnam, dove siamo presenti nel settore del caffè, ci aspettiamo minori precipitazioni e cali produttivi” ha dichiarato ancora Shekhar.

Un giudizio condiviso anche da Judith Ganes-Chase, autorevole analista americana specializzata nel settore delle commodity. Le piantagioni del Vietnam –afferma Ganes – evidenziano forte stress vegetativo. “L’uso giudizioso dell’irrigazione ha sin qui limitato i danni. Ma se la stagione delle piogge non arriverà puntuale, il potenziale di raccolto potrebbe ridimensionarsi”.

Le stime sul prossimo raccolto vietnamita, che inizierà in autunno, rimangono divergenti. Volcafe ha previsto, a marzo, una produzione di 30,6 milioni di sacchi, in crescita di oltre il 9% sull’annata precedente.

La media delle risposte del più recente sondaggio Bloomberg indica un dato di 1,72 milioni di tonn (28,67 milioni di sacchi).

L’Associazione del caffè e del cacao (Vicofa) rimane fedele al gioco delle parti e anticipa, come ogni anno, forti cali produttivi, con il raccolto che scenderebbe addirittura a 22,2 milioni di sacchi.

Il meteo, intanto, offre qualche motivo di ottimismo in più. Secondo Tuoi Tre, il più importante quotidiano vietnamita, la pioggia tornerà negli Altipiani centrali sin da questa settimana.

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