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Prezzi bassi e scorte in crescita: crolla l’export del Vietnam

In calo di oltre il 40% le esportazioni dei primi 4 mesi del 2015

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Prezzi bassi e scorte in crescita: crolla l’export del Vietnam. Secondo i dati della Direzione delle dogane, gli imbarchi hanno raggiunto, ad aprile, le 104.000 tonn, pari a 1,73 milioni di sacchi, un volume inferiore del 20% a quello dello stesso mese dell’anno scorso. Nei primi 4 mesi dell’anno solare, le esportazioni sono state, in totale, di 477.000 tonn o 7,95 milioni di sacchi.

Ciò equivale al 40,7% in meno rispetto all’analogo periodo 2014. Si tratta del livello più basso dal 2008.

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Prezzi in calo

Sui minori imbarchi incide in primo luogo il basso livello dei prezzi, che sono scesi la settimana scorsa a 37.600 dong, in ulteriore calo di quasi il 6% sulla settimana precedente, e sempre più lontani dalla soglia chiave dei 40.000 dong.

Intanto, le scorte nelle mani dei produttori hanno raggiunto livelli senza precedenti, perlomeno in tempi recenti.

Si accumulano le scorte

Secondo un sondaggio condotto da Bloomberg presso otto trader specializzati, tali scorte ammonterebbero infatti al 42% del raccolto di quest’anno, contro una media storica degli ultimi 5 anni del 27%.

Gli stock invenduti – stima lo stesso sondaggio – erano a fine aprile di 660.000 tonn contro 420.000 tonn l’anno scorso.

I produttori sono ben capitalizzati e non hanno fretta di vendere. “Possono contare sui soldi messi da parte negli ultimi anni e beneficiano inoltre del calo dei tassi di interesse” ha spiegato in un’intervista Le Duc Huy, direttore generale di Simexco, uno dei massimi esportatori vietnamiti.

Molti possono inoltre contare sulle vendite di altri prodotti coltivati parallelamente al caffè, in particolare il pepe, i cui prezzi sono triplicati negli ultimi 5 anni.

Secondo Huy, le vendite rimarranno fiacche sino a che il Liffe non risalirà almeno al di sopra della soglia dei 1.900 dollari/tonnellata.

Il contratto per scadenza immediata della borsa londinese dei robusta ha chiuso la settimana scorsa marginalmente in calo, a 1.701 dollari.

Un incentivo alle vendite potrebbe giungere dall’indebolirsi del dong (la moneta vietnamita), che è stato svalutato due settimane fa dell’1%, allo scopo di rafforzare la competitività dell’export e accelerare la crescita economica.

Aspettando la pioggia

Nel Daklak, massima area di produzione del paese, le precipitazioni di inizio maggio hanno alleviato, almeno in parte, il deficit dei primi 4 mesi dell’anno.

Secondo fonti governative, tra gennaio e aprile sono caduti 27,3 mm di pioggia (dato medio derivante dalle rivelazioni di 10 stazioni meteorologiche), contro i 172,5 mm dell’anno scorso e una media storica recente di 114,1 mm.

I produttori sperano in un inizio precoce della stagione delle piogge, che favorirebbe il reintegro idrico e consentirebbe di evitare il ricorso a un ulteriore giro di irrigazione.

Intanto, il campione del già citato sondaggio Bloomberg ha ridotto la stima sul prossimo raccolto del Vietnam da 1,8 a 1,72 milioni di tonn.

Contributi per il rinnovo

La banca statale Agribank fornirà prestiti a tasso agevolato sino al 2020 per finanziare il rinnovo delle piantagioni.

Lo rende noto un comunicato della Banca statale del Vietnam, dal quale si apprende che i produttori potranno accedere a finanziamenti per un massimo di 150 milioni di dong (circa 6.000 euro) per ettaro spalmati su un massimo di 8 anni.

Il tasso di interesse non supererà il 7%, contro il 9-10% applicato normalmente dalle banche.

Secondo l’Associazione del caffè e del cacao (Vicofa), oltre il 30% della superficie coltivata a caffè nel Vietnam sarebbe costituito da arbusti di età superiore ai 20 anni.

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