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Gianpaolo Rocco, titolare Pack -Ital: “Ecco perché le capsule compostabili sono il presente ed il futuro del porzionato”

L'ingegnere: "Da miei precedenti interventi è noto che per me, ma anche da studi significativi sul consumo di energia, l’alluminio è il contrario esatto della sostenibilità. Al contrario il Pla, acido polilattico, cristallizzato, materiale di sintesi, con il quale sono prodotte molte delle capsule compostabili, non crea alcun problema di rilascio di odori o sapori. È come se dicessimo che l’acqua minerale contenuta nelle bottiglie di Plc, pure un prodotto di sintesi, sa di plastica. Propongo una prova. Si faccia assaggiare a chiunque due caffè uno da capsula di alluminio e uno da quello compostabile, senza far vedere l'involucro. E questo per diverse volte, per avere un dato statistico, e si vedrà il risultato"

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MILANO – Abbiamo parlato con l’ingegner Gianpaolo Rocco, specialista di porzionato e titolare di Pack-Ital, che è un’azienda specializzata nel confezionamento di caffè per conto terzi in monoporzioni a Marzabotto (Bologna). Con lui, come già in altre occasioni, ci siamo confrontati sui nuovi trend del mercato e sul futuro di un prodotto tanto consumato quanto problematico dal punto di vista ambientale, ovvero, le capsule in plastica e in alluminio.

Ingegnere, prendiamola alla larga. Basandosi sul fatto che Nespresso, Keurig e Caffitaly sono i formati di capsula più acquistati nel mondo, possiamo fare un confronto tra i design di questi tre modelli? Ci sono differenze sostanziali? E se ci sono, quali impatti hanno sull’estrazione finale?

“Parliamo di tre mondi completamente differenti. Keurig non la conosco bene, ma francamente non credo che l’erogazione sia una caratteristica basilare: importante e personale è il gusto che si sente e il piacere che si prova dalla bevanda che ne deriva. E dico bevanda in modo consapevole.

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Per quanto riguarda la capsula Nespresso l’erogazione è fondamentale. Con 5 grammi di caffè se questa fase non è ottimale faccio fatica a pensare ad un’amante dell’espresso che la scelga.

Infine con la Caffitaly, così come con le Lavazza Amodomio, l’erogazione è naturalmente importante, ma con 7/7,5 grammi di caffè anche qualche difetto può essere tollerato dagli amanti dell’espresso”.

Le capsule sostenibili sono uno dei driver che continuano a sostenere il trend di crescita di questi prodotti: ma a che punto siamo arrivati tecnicamente, per avere sostenibilità senza rinunciare alla qualità della bevanda

Da miei precedenti interventi è noto che per me, ma anche da studi significativi sul consumo di energia, l’alluminio è il contrario esatto della sostenibilità.

Al contrario il Pla, acido polilattico, cristallizzato, materiale di sintesi, con il quale sono prodotte molte delle capsule compostabili, non crea alcun problema di rilascio di odori o sapori. È come se dicessimo che l’acqua minerale contenuta nelle bottiglie di Plc, pure un prodotto di sintesi, sa di plastica. Propongo una prova.

Si faccia assaggiare a chiunque due caffè, uno da capsula di alluminio e uno da compostabile, senza far vedere l’involucro. E questo per diverse volte, per avere un dato statistico, e si vedrà il risultato”.

La crema è uno dei punti che ha conquistato i consumatori abituati all’espresso al bar: questo amore a prima vista però, come si ottiene tecnicamente con le capsule? C’è qualcuno che soffia aria..

“Nella mia esperienza di confezionamento, la crema in tutti i tipi di capsule, non è un problema. Nel senso che se il caffè è di buona qualità e macinato con il grado adeguato alla macchinetta che deve erogare, la crema non ha niente da invidiare a quella del bar”.

Che cosa deve sapere un torrefattore attento alla materia prima e ai materiali, quando si accinge a fare le sue prime capsule? Le capsule preparate da un’azienda esterna ma con il caffè della torrefazione, sono spesso una necessità. Che cosa ci può dire in merito.

“Il torrefattore deve “ispezionare” il terzista che ha scelto come specialista per il confezionamento dei monoporzionati. Stabilire un capitolato di fornitura dettagliato, far fare campionature e verificare il livello qualitativo degli altri clienti che il terzista scelto, fornisce”.

Adesso con le nuove direttive europee che hanno inserito nella stessa categoria degli imballaggi anche le capsule, un torrefattore di cosa deve tenere conto per i materiali e quindi lo smaltimento di questi?

“Punto sulle capsule compostabili, industrial e home. Per me sono la soluzione migliore. Vengono smaltite e scompaiono”.

Per preservare lo specialty, qual è la capsula migliore sul mercato attualmente e quali sono le sue caratteristiche?

“Per me gli standard Cafitaly e Lavazza Amodo mio sono la soluzione migliore”.

Dal suo punto di vista come osservatore coinvolto, il mercato delle capsule si evolverà realmente in un sistema che unisce sostenibilità e qualità in tempi brevi? Oppure fin qui si tratta più di strategie di marketing per mantenere alti i consumi?

“Le capsule di alluminio sono state, alla loro comparsa, una grande rivoluzione. Oggi però sono soltanto strategia o tattica di marketing per direzioni commerciali senza idee innovative. Sono convinto che le compostabili rappresentano il presente ed il futuro“.

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