Saranno in totale oltre cinquanta i nomi noti per i bresciani che prepareranno caffè nell’iniziativa “Baristi per un giorno”. Il ricavato verrà riservato ai bambini ricoverati nei reparti del Civile. Come ogni anno una giuria decreterà infine il miglior barista vip della giornata e verranno consegnati il premio tecnico e quello per la simpatia.
Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul quotidiano Giornale di Brescia.
L’iniziativa “Baristi per un giorno” a Brescia
BRESCIA – In ogni caffè servito alla clientela da un personaggio pubblico c’è il sorriso di un bambino ricoverato in uno dei reparti del Civile. Sarà infatti destinato ai piccoli degenti dell’ospedale cittadino il ricavato della decima edizione di “Baristi per un giorno”, l’iniziativa benefica organizzata per mercoledì 19 aprile al bar dell’Area 12 Hub di via Arturo Reggio 12 nella città di Brescia da Les Roys e Pollicino Briciole di solidarietà in collaborazione con Ok School Academy.
Una nuova postazione, rispetto alle edizioni precedenti, dettata dal fatto che, dopo la pandemia, si è preferito evitare di organizzare manifestazioni di questa tipologia all’interno di un ospedale. Chiunque mercoledì deciderà di presentarsi al bar dalle 8 alle 18 per bere un caffè farà un gesto di bene.
Dalle 9 alle 15 si potrà anche incontrare uno dei tanti vip che si avvicenderanno dietro al bancone: Piergiorgio Cinelli, The Real Bazzo, Andrea Caracciolo, Simona Tironi, Emilio Del Bono, Fabio Rolfi, Ciro Corradini, Annamaria Gandolfi, Gigi Maifredi, Brio, Omar Pedrini e molti altri personaggi del mondo dello sport, della politica, del giornalismo e della musica.
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BARI – Si chiama Bargastronomy il nuovo e inedito corso organizzato da BarProject Academy, scuola di formazione per barman con sede a Bari che opera da 15 anni nel mondo della ristorazione e dell’accoglienza, nato con l’obiettivo di insegnare come esaltare i prodotti pugliesi attraverso un connubio di cibo e bevande.
Il corso Bargastronomy
Un percorso full immersion per preparare piatti unici con materie prime pugliesi che vedrà lo chef barese Gigi Rana mettere a disposizione la sua esperienza internazionale nel settore della ristorazione per insegnare i metodi e le tecniche alla base del food pairing, l’innovativa tendenza di abbinare alimenti e drink.
Ampio è il programma didattico previsto dall’accademia barese per professionisti del bar: dalla conoscenza del ricco patrimonio di ingredienti del territorio alla degustazione di vini, birra e distillati, passando per i princìpi della nutrizione e composizione degli alimenti senza tralasciare la pratica della preparazione.
“Si tratta – spiega lo chef cosmopolita pugliese Gigi Rana – di una competenza sempre più richiesta dal mercato del lavoro. Che sia un professionista o un semplice appassionato, i partecipanti trovano occupazione più facilmente inserendosi in contesti diversi, dalla ristorazione al bar. Non solo. Un esperto in food pairing può sicuramente dare un valore aggiunto a un’attività ricettiva – solo a Bari ce ne sono 700 – in quanto rende il menù più variegato, di alta qualità e più accattivante”.
La scuola di formazione pugliese, che eroga 15 corsi sul beverage, tra cui quelli sul food, ha in programma anche attività formative sulla cucina tradizionale pugliese – il “BarProject Cucina Tradizionale” – per scoprire le origini e imparare i costumi valorizzando le materie prime del territorio e ricercando quel gusto che solo le nonne sono riuscite a trasmettere fino ai giorni nostri; e “BarProject Fusion”, il percorso formativo rivolto a coloro che desiderano rinnovare in chiave internazionale, traendo ispirazione principalmente dalla cucina asiatica e sud-americana, ricette “made in Puglia” – preparate con ingredienti lavorati a km 0 e scelti in base alla stagionalità del prodotto – con abbinamenti insoliti ed originali.
“Per un imprenditore– dichiara Claudio Lepore, fondatore di Barproject Academy -, affidarsi a un bartender formato secondo gli standard di qualità internazionali è una garanzia. Non a caso 9 allievi su 10 dei nostri corsi trovano subito lavoro. Inoltre, adottiamo standard di lavoro, terminologie tecniche e sistemi di misurazione internazionali. Questo vuol dire che le competenze apprese possono essere spendibili sia in Italia che all’estero”.
Al termine dei corsi ai partecipanti viene rilasciato un attestato internazionale certificato ISO 9001.
Aperte le iscrizione al Caffè letterario Moak: l'icona di quest’anno celebra Pablo Neruda nel 50° anniversario della sua scomparsa (immagine concessa)
MODICA (Ragusa) – Si è ufficialmente aperta la XXI edizione di Caffè Letterario Moak (CLM), concorso nazionale di narrativa indetto da Caffè Moak di Modica con il supporto organizzativo del gruppo Archinet. Il concorso è stato voluto da Caffè Moak a sostegno di giovani talenti per incentivarne la passione per la scrittura e la produzione letteraria, portando il caffè fuori dai comuni luoghi di consumo.
Al via la XXI edizione di Caffè Letterario Moak
La giuria, il cui lavoro di selezione è divenuto sempre più interessante ed impegnativo per l’elevato numero e per l’altissima qualità dei manoscritti in concorso, sarà nominata nelle prossime settimane.
Ogni edizione di CLM adotta una grafica comunicativa dedicata ad uno scrittore divenuto icona nel panorama culturale letterario mondiale: quest’anno si è voluto celebrare l’indimenticabile Pablo Neruda nel 50° anniversario della sua scomparsa.
La serata di premiazione si terrà nella prestigiosa cornice di Radicepura, a Giarre, il 18 novembre 2023, alla presenza dei cinque finalisti, dei giurati e di 200 ospiti del mondo della cultura e dello spettacolo.
Tutti i racconti selezionati dalla giuria verranno inseriti nell’antologia “I racconti sul caffè”. Fino al 31 luglio 2023 sarà possibile iscriversi: si concorre inviando un racconto inedito sul tema del caffè inteso come protagonista ma non solo: anche pianta, bevanda, momento di incontro e in tutte le sue molteplici forme ed espressioni.
Il bando completo e le news sono disponibili sul sitoe sulle pagine social Facebook, Twitter, Instagram.
“Caffè Moak prosegue nel percorso esplorativo, ormai ultraventennale, che unisce la tecnologia, l’innovazione e l’arte. Un percorso ricco di esperienze, incontri, contaminazione e scoperte di nuovi artisti in grado di raccontare il mondo con l’unicità dei loro occhi che ci rende sempre più orgogliosi del percorso fatto e desiderosi di proseguirlo” dice Annalisa Spadola, direttrice marketing di Caffè Moak.
La scheda sintetica di Caffè Moak
Caffè Moak S.p.A. nasce nel 1967 a Modica da un piccolo laboratorio siciliano fondato da Giovanni Spadola, scegliendo il nome “Moak” quale anagramma di moka ed ispirandosi all’antico nome arabo della sua città, Modica.
Oggi Moak è guidata con la stessa passione dai figli del fondatore, Alessandro (ceo) e Annalisa (cmo) che hanno portato quella che era un’eccellenza artigianale locale a divenire un brand ed un gruppo imprenditoriale riconosciuto nel settore della torrefazione e della distribuzione del caffè in oltre 50 Paesi nel mondo.
La qualità del prodotto e l’ecosostenibilità sono alla base della filosofia aziendale: dalla selezione delle migliori monorigini, coltivate rispettando il lavoro dell’uomo e l’ambiente, alla tostatura per ogni qualità di caffè, fino al controllo dell’intero ciclo produttivo da un laboratorio di analisi interno tecnologicamente all’avanguardia. All’innovazione tecnologica Moak ha da sempre affiancato l’evoluzione culturale: nel 2000 nasce il progetto Moak Cultura inaugurato con il concorso Caffè Letterario Moak cui è seguito il concorso Fuori Fuoco, che hanno visto il connubio tra artisti emergenti e personaggi illustri della cultura, in particolar modo nel campo della letteratura e fotografia artistica.
Due progetti fortemente voluti per poter apprezzare il Caffè Moak in contesti ed esperienze di socialità ed integrazione socio-storico-culturale: elemento di aggregazione e di identità collettiva dove il food e il taste sono anche memoria e rito, scambio culturale e patrimonio di significati ottenuti grazie ad un prodotto di qualità abbinato all’evoluzione innovativa.
A breve inaugura a Trieste il Caffé Sacher (con due effe, al contrario della casa madre di Vienna), che sarà il primo in Italia e fuori dall’Austria. Nel nuovo locale in via Dante si venderanno le celebri torte in arrivo direttamente dalla capitale austriaca. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Msn.
Il primo Caffè Sacher in Italia
TRIESTE – Lì, dove nemmeno tanti anni fa il signor Rosini dalla finestrella incorniciata di legno del suo negozio contava le scatole piene di mocassini in pelle lucida, sandaletti e scarponcini che giacevano in magazzino, oggi c’è un salottino blu. Che ha tutta l’aria di un piccolo boudoir in pieno stile Secessione Viennese. Un po’ nascosto, per ritirarsi da occhi indiscreti.
E sembra di vederle le dame di un tempo fumare la sigaretta con il bocchino. E uscire per scendere la scalinata di quello che un tempo era uno dei negozi di scarpe più storici della città, aperto nel 1913, e oggi sta per diventare un caffè. Ma non uno qualsiasi: a Trieste sta per inaugurare il Caffé Sacher (con due effe, al contrario della casa madre di Vienna), che sarà il primo in Italia ma anche il primo fuori dall’Austria, in uno storico palazzo di via Dante. Le saracinesche saranno alzate a breve. Questione di settimane, se non di giorni.
E lì si venderanno anche le celebri torte dalla ricetta segretissima, in arrivo direttamente dalla capitale austriaca e confezionate nella classica e ormai iconica scatola di legno dell’Hotel Sacher.
Ma si potranno anche ordinare tantissime altre prelibatezze locali, “dalla colazione alla cena, come sei tipi di caffé viennesi, flute di champagne, ostriche e diversi tipi di prosciutto provenienti dall’Istria al Friuli. Ma niente patatine e salatini per l’aperitivo, per favore, qui saranno aboliti”, premette subito Dizzi Alfons, imprenditore, per la prima volta, di un locale, per cui ha firmato un contratto di franchising con la famiglia Winkler and Gürtler, proprietari del Hotel Sacher a Vienna, aperto da Eduard Sacher nel 1876, inventore della famosa torta.
E che dal 1892, dopo la sua morte, fu preso in mano dalla moglie Anna Sacher. “È stata la prima donna imprenditrice dell’impero e quindi non poteva mancare un suo ritratto appeso qui da noi”, racconta Alfons che si è dato da fare per reperire anche altri quadri e oggetti nei negozi di antiquariato triestini che hanno contribuito all’arredamento del luogo. Dove spiccheranno: un bancone d’effetto specchiato, dove si spillerà birra e si faranno i caffè, poltroncine in velluto rosso e tavoli in marmo nero.
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Il sindaco di Trieste Dipiazza sui prezzi del Caffè Sacher: “Se hai soldi vai, se no guardi” E scoppia la polemica
In margine alla presentazione della pasticceria da segnalare una dichiarazione del sindaco di Trieste. «Se hai i soldi vai, se no guardi». E scoppia la polemica. Si tratta della risposta che il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha dato alla tv locale TeleQuattro che gli chiedeva un commento sugli alti prezzi del Caffé Sacher, che ha aperto in città, dopo una lunga attesa. È il primo della catena che apre fuori dall’Austria.
«Basta polemiche, se hai i soldi vai, se no guardi» ha detto il sindaco, vantando però «grande orgoglio» per l’apertura di un negozio della tradizione austriaca e viennese in particolare. Polemiche si sono verificate per i prezzi alti fissati dal negozio: una fetta della originale torta è venduta praticamente a 10 euro; alti anche i costi di altri prodotti.
«Vorresti un Ferrari? Ma non lo puoi permettertelo, e allora se passa sei lì a guardarlo» rincara la dose il sindaco di Trieste Dipiazza. «È un grande orgoglio – aggiunge – che sia stata scelta Trieste per aprire il Caffè Sacher e nessuno pensa alla cifra enorme che è stata investita per aprire il locale». Il sindaco era lì il primo giorno di apertura, «orgoglioso anche dell’amicizia con il proprietario. Voleva offrimi una fetta ma io ho voluto pagarla», ha tenuto a precisare. Anche sul tariffario troppo alto Dipiazza ha voluto fare delle precisazioni: «Vai a cena nei ristoranti e ti chiedono cifre mai viste, davvero non riesco a capire questa polemica».
La Romagnola, la piadina ideata grazie all’impegno dei giovani della Comunità (immagine concessa)
ROMA – Presentata nella sede della CEOforLIFE Clubhouse Montecitorio una nuova tappa della collaborazione tra Autogrill e la Comunità San Patrignano, volta a promuovere percorsi di rieducazione che valorizzano il lavoro e la socialità all’interno del processo di recupero dalle dipendenze.
Autogrill- insieme alla Comunità San Patrignano
Il nuovo tassello della collaborazione, che segue un accordo per l’utilizzo da parte di Autogrill di alcuni dei prodotti del centro agroalimentare della Comunità, si concretizza nello sviluppo e successivo rilancio sul mercato di una ricetta Autogrill alla cui realizzazione hanno contribuito attivamente i giovani di San Patrignano, all’interno del percorso di rieducazione e riabilitazione che passa per l’apprendimento di un mestiere.
È così che entra nei punti vendita Autogrill dell’area adriatica la “Romagnola”, la piadina ideata grazie all’impegno dei giovani della Comunità che, all’interno del caseificio di San Patrignano, apprendono le tecniche di lavorazione artigianale e di stagionatura dei formaggi, e che hanno canalizzato le loro energie e il loro impegno nella creazione di un nuovo prodotto.
“Autogrill e la Comunità San Patrignano sono legate da una collaborazione che condivide una visione comune in ottica di sviluppo e promozione di progetti e buone prassi in tema di inclusione e crescita, volti a generare benessere per la società e l’ambiente”, ha commentato Gabriele Belsito, HR Director di Autogrill.
Belsito continua: “Abbiamo avuto l’onore di essere ospitati in diverse occasioni dalla Comunità San Patrignano, non ultima il Meeting Direttori che organizziamo annualmente e, in questa direzione, desideriamo proseguire questa nostra collaborazione virtuosa per continuare ad attivare insieme percorsi di recupero che passino attraverso l’apprendimento di mestieri artigianali, la formazione professionale, l’acquisizione di capacità che valorizzino le abilità personali, per riacquistare fiducia in se stessi e progettare il proprio futuro”.
“Siamo lieti di consolidare la collaborazione con San Patrignano attraverso uno dei prodotti iconici della Romagna e in generale della gastronomia italiana”, ha commentato Luca D’Alba, general manager di Autogrill Italia. “Nella piadina Romagnola si uniscono due valori fondanti di Autogrill, impegno verso il sociale e passione per il territorio e le sue eccellenze”.
Giordano Fatali, presidente e fondatore di CEOforLIFE: “L’approccio proattivo al tema ESG, che rappresenta il vero valore aggiunto di questa partnership, ben esemplifica lo spirito e la mission con cui è nata la Community di CEOforLIFE, ovvero creare sinergie e incentivare il dialogo tra Istituzioni, imprese, Associazioni, Next Gen, accelerando e diffondendo progetti e buone prassi in tema di inclusione e crescita, intesa come capacità di produrre ben-essere, nella sua accezione più profonda, per la società e l’ambiente”.
L’incontro con il mondo del lavoro e delle imprese permette, da un lato, ai giovani della Comunità di costruire un proprio cammino di professionalizzazione e responsabilizzazione su cui costruire il proprio futuro; dall’altro, alle aziende, di tradurre le policies in ambito sostenibilità in un approccio fondato su reali esigenze di inclusione.
Roberto Bezzi, presidente Cooperativa Agricola San Patrignano: “Il nostro squacquerone è buono due volte perché esprime la ricerca della eccellenza, a partire dalla filiera tutta interna, e la rinascita dei ragazzi della comunità. A San Patrignano, grazie ai settori di formazione come il caseificio, stimoliamo la voglia di crescita personale e l’acquisizione di una capacità che valorizzi le abilità personali. Riteniamo che ogni attività, se svolta con passione e competenza, possa diventare la chiave d’accesso per rientrare a testa alta nella società. Siamo orgogliosi dell’opportunità che Autogrill ci sta offrendo”.
La scheda sintetica del Gruppo Autogrill
Il Gruppo Autogrill è il primo operatore al mondo nei servizi di ristorazione per chi viaggia.
È presente in 30 paesi di 4 continenti, opera in circa 774 location, gestisce circa 3.300 punti vendita ed è presente in 139 aeroporti. Autogrill può contare su circa 46.000 collaboratori.
La scheda sintetica della Comunità San Patrignano
San Patrignano è la comunità di recupero per ragazze e ragazzi con problemi di dipendenza più grande d’Europa e al momento ospita circa 800 ragazzi. Per tutti loro e per le loro famiglie il percorso di recupero è completamente gratuito.
Dal 1978 ad oggi, San Patrignano ha accolto oltre 26.000 persone, offrendo loro una casa, l’assistenza sanitaria e legale, la possibilità di studiare, di imparare un lavoro e reinserirsi pienamente nella società al termine del percorso di recupero. Secondo una ricerca effettuata dall’Università di Bologna, che ha monitorato un gruppo di ex ospiti della comunità a cinque anni dal loro reintegro nella società, il 72% dei ragazzi che terminano positivamente il percorso non ricadono nel problema della tossicodipendenza.
Oltre a questo, la Comunità è da tempo impegnata in progetti di prevenzione alle dipendenze, tanto che incontra circa 46.000 studenti l’anno.
Il gruppo dell'evento Meet the Queen @coffeeandlucas @myMediaStudio
VILLASANTA (Monza-Brianza) – Nel reame di His Majesty, due foodblogger, un finalista di masterchef, un pasticcere si sono riuniti grazie allo zampino di Coffeeandlucas, che ormai è abituato a far incontrare mondi lontani ancora dal caffè, con la dimensione specialty. Ad accogliere il gruppo a digiuno di molto di ciò che sta dietro una tazzina di espresso, Paolo Scimone, che subito fa gli onori di casa per l’evento Meet the CoffeeQueen.
Che si trovano per l’appunto già all’ingresso: la tostatrice Giesen da 15 chili, Queen Elisabeth e la più piccola da 600 grammi, Queen Tedolinda, sono soltanto un primo assaggio di quello che attende Carmen Rose, Lorenzo Pozzi, Tirmagno e Antonio Colasanto (finalista Masterchef Italia 10).
La Queen TeodolindaScimone vicino alla sua Queen Elisabeth @coffeeandlucas @myMediaStudio
Gli scatti fotografici di Coffeeandlucas immortalano le espressioni di questo pubblico estraneo alla community, intanto che Scimone li introduce al concetto di specialty coffee.
Si inizia la lezione sugli specialty @coffeeandlucas @myMediaStudio
Caffè dal punteggio Sca che va dagli 80 punti in su, tracciabili, senza difetti: a scendere, i prodotti più commerciali che si trovano nei supermercati e infine i low grade, che spesso possono esser acquistati nei discount.
Si procede a parlare di verde, anzi, ad osservarlo direttamente all’interno di quel delicatissimo micro ecosistema che si conserva all’interno della stanza dedicata allo stoccaggio: il parametro da governare resta l’umidità, che deve essere mantenuta tra i 55 e i 70, intorno ai 14 gradi, per garantire una maggiore costanza e freschezza del prodotto.
Dentro la camera di stoccaggio @coffeeandlucas @myMediaStudio
“I chicchi verdi arrivano in sacchi di juta oppure all’interno del grain pro, un sacco in plastica particolare riposto dentro lo juta, in grado di proteggere ulteriormente dall’influenza di elementi esterni il chicco stesso”.
Nel classico sacco di juta, il grano invecchia in 3-4 mesi, mentre in quello di plastica, può durare sino ad un anno circa.
“Eccezion fatta per i caffè per veri coffee nerd, da gara, che stanno conservati per anni dentro il freezer” racconta Paolo Scimone con gli occhi illuminati mentre mostra da un cassetto, il sottovuoto di un Geisha da 400 euro al chilo.
Si addentrano i visitatori.
Di fronte ai loro occhi ecco la sfilata cromatica e aromatica delle diverse origini: uno specialty brasiliano dal Cerrado, un Kenya più fruttato, e poi alcuni caffè che Scimone chiama “funky”: un colombiano soggetto a fermentazioni particolari e uno che sprigiona sentori di frutta tropicale. Per chiudere, un etiope lavato.
“Infilate proprio tutta la faccia” si sente dire da Paolo Scimone e tutti a riconoscere alcuni sentori, quello di pomodoro sopra tutti.
Ovviamente esporre all’aria il verde troppo spesso, ne determina il degradamento: “Per questo noi quando dobbiamo tostare, cerchiamo di mantenere immutato il più possibile il microclima interno ai sacchi e sproporzioniamo il caffè in box da 10 che utilizzeremo per la cottura ogni volta”. La sala del tostato è un luogo più semplice, dove il caffè è già stato sottoposto alla trasformazione “E resterà qua dentro al massimo 24 ore”.
Nella stanza del tostato @coffeeandlucas @myMediaStudio
Una pausa caffè vera e propria con l’espresso His Majesty
Antonio assaggia l’espresso @coffeeandlucas @myMediaStudio
Servita da Scimone la miscela specialty Modoetia – ispirata alla sua città natale Monza – e pronte all’uso una Faema E71, una superautomatica Cimbali E630 – Scimone si sbilancia definendola come il futuro delle macchine per espresso – e i macinini Faema Elective, un Niche single dose e un Mahlkönig Ek30. Messi alla prova i visitatori, in tazza trovano dei caffè estratti correttamente e altri preparati senza aver effettuato la corretta pulitura del filtro. La maggiorparte riconosce la differenza.
Carmen Rose in azione @coffeeandlucas @myMediaStudio
Dopo questo antipasto, il passo successivo è il cupping: per gli ospiti una vera e propria novità che però affrontano accompagnati passo dopo passo da Scimone.
Il rituale: annusare da sinistra a destra il macinato, acqua attorno ai 93 gradi per una ratio di 55grammi di caffè per litro, 5 tazze di caffè con i naturali in fondo. Dopo 4 minuti si rompe la crosta (tre movimenti in avanti armati di cucchiaio per poter percepire meglio gli aromi) e conclusi i 10 minuti totali, si passa all’assaggio: un Brasile, un Kenya, un Colombia fermentato, un Etiopia e infine un altro Colombiano.
Tutti in gioco come torrefattori da His Majesty
Sì, perché dopo aver preso confidenza con la bevanda ci si immedesima totalmente nei panni del padrone di casa e del suo assistente Domenico: qua si tosta un Guatemala Geisha, per poi impacchettarlo e portarselo a casa.
Ognuno dei partecipanti ricopre un ruolo: chi riversa i chicchi in cima, chi li fa scaricare nel tamburo, chi tiene d’occhio le variabili nel software Artisan, e infine c’è anche chi ascolta i chicchi scoppiettare nel primo crack.
Elementi da monitorare: altezza della fiamma, l’aria aspirata dal camino, quantità di giri al minuto del forno.
Il controllo del crack @coffeeandlucas @myMediaStudio
Si parte con il gas al 50% che presto sale di 20 in 20 durante la prima fase di asciugatura del chicco, fin quando non si innesca la reazione di Maillard: sul tavolo vengono disposti i chicchi durante il processo di cottura, da verde sino a scuro (ma mai bruciato).
Varie fasi di tostatura
La Giesen fa il suo dovere, macchina manuale assistita soltanto da un software che si limita ad obbedire agli ordini e non comanda la curva di tostatura autonomamente. Queen Elisabeth restituisce il caffè nel letto di raffreddamento, da dove l’aria viene aspirata da sotto attraverso il camino: raggiunti i 196 gradi ora i chicchi si assesteranno sui 30 gradi per poi scivolare in un bidone ed essere messi nel sacchetto.
Lorenzo avvia la fase di raffreddamento @coffeeandlucas @myMediaStudio
Domenico si occupa di istruire i visitatori per insegnare l’arte del packaging (le mani fuori dalla bustina, 250 grammi e anche qualcosina in più sulla bilancia, chiusura del nastro e via a sigillare il tutto con una pressa a pedale).
La cura del torrefattore scatta anche in questo caso: Scimone si premura di restituire all’uso domestico il suo caffè, adattandosi alle esigenze dei suoi clienti. Macinato per moka, per French Press, addirittura sbucano fuori delle capsule – sono in tanti ad avere una macchinetta Nespresso a casa – e anche, ovviamente, i grani.
Un’operazione che Scimone fa due volte alla settimana, tostando il lunedì e il mercoledì
His Majesty Paolo Scimone con Coffeeandlucas
Scimone commenta questo evento: “E’ stato molto bello coinvolgere persone che parlano alla gente comune, i cosiddetti final consumers. E’ utile continuare a promuovere questo tipo di attività, relazionandosi con chi non si rivolge soltanto al nostro mondo ristretto. Sicuramente un’esperienza che andrebbe replicata e che ripeteremo ancora. Abbiamo scelto stavolta di far entrare nel mondo della micro roastery quello del food, che oggi è sempre più attraente rispetto al cliente finale e per questo crea un importante seguito.”
Coffeeandlucas aggiunge: “È dal 2016 che lavoro nel caffè cercando di portarlo a contatto con altri mondi. Personalmente non mi interessa rimanere solo nella nicchia e “suonare e cantarmela da solo”. Il mio obiettivo (e ciò che mi stimola) è sempre stato un altro. I caffè di Paolo parlano per lui. Inoltre la sua visione e il suo modo di intendere il lavoro nel caffè sono molto affini al mio.
Per questo motivo appena gli ho proposto questo evento “Meet the CoffeeQueen” mi ha subito detto di sì. Anche le attività che abbiamo fatto svolgere ai partecipanti sono state pensate per farli divertire e coinvolgere allo stesso tempo: in tal senso non essere legato solo al caffè mi ha aiutato a capire quali potessero essere le chiavi più divertenti per stimolarli!”.
E così, con il caffè tostato a proprio nome nella dimensione reale di His Majesty, si conclude l’esplorazione di un mondo che cammina parallelo a quello del food, senza incontrarsi quasi mai: ebbene, questo momento di scambio e contaminazione, si è svolto con successo. Lo si vede dai volti soddisfatti – e catturati subito dalle camere sui social – di chi si è voluto mettere in gioco per una mattina che profuma di specialty.
La versione per i social @coffeeandlucas @myMediaStudio
MILANO – illycaffè rinnova il suo impegno per la sostenibilità proseguendo la collaborazione con Kartell, azienda leader nel settore del design simbolo della progettualità made in Italy, sullo sfondo della Milan Design Week. Già un anno fa le due realtà si sono unite in una partnership per la realizzazione di Re-Chair, una sedia prodotta grazie al solo utilizzo di capsule riciclate di caffè Iperespresso Illy.
L’idea è nata da Antonio Citterio, noto designer italiano, ed è stato uno dei primi esperimenti di progettazione volto a dimostrare il potenziale del riciclo nel mondo dell’arredamento e dell’architettura.
illycaffè verso un futuro più sostenibile grazie a Re-Chair
All’interno del suggestivo flagship store illycaffè in via Montenapoleone, nel cuore di Milano, la collezione di sedie nate all’insegna dell’economia circolare si arricchisce di un nuovo elemento: la poltroncina Eleganza partorita dalla mente del celebre architetto Philippe Starck. La struttura della sedia è composta e realizzata, come nel caso di Re-Chair, grazie all’utilizzo di capsule Iperespresso.
La sedia Re-Chair
Antonio Citterio ha affermato: “Lavorare con materiali riciclati e riciclabili vuol dire pensare inevitabilmente al fine vita del prodotto: ciò significa progettare con un nuovo materiale bicomponente che porta ad una modifica dell’estetica del design.”
Lorenza Luti, direttore marketing e retail di Kartell, afferma: “La passione ci spinge sempre un passo oltre per cercare nuovi materiali, soluzioni tecnologiche e processi produttivi sempre più performanti e sostenibili. Per fare questo, mettiamo in campo grandi energie e investimenti e facciamo crescere delle partnership capaci di portare grandi risultati. Il progetto con illycaffè non si esaurisce in un prodotto o in uno slogan: è una visione industriale che ha portato due eccellenze del made in Italy a unirsi per contribuire alla sostenibilità del pianeta attraverso modelli di produzione di economia circolare. Una ricerca comune di innovazione che mette al centro la qualità, il bello e il ben fatto italiano e che continua oggi nell‘applicazione a nuovi prodotti e nuove soluzioni e si racconta con un’installazione durante il Salone del Mobile”.
La partnership tra illycaffè e Kartell ha dato vita ad un allestimento tematico, visuale e artistico che sarà il fulcro del flagship store illy dal 17 al 23 aprile, in cui gli elementi principali risiedono nella natura e nel colore verde. In questo modo le sedie diventano parte integrante dell’ambiente naturale contribuendo esteticamente e moralmente al tema dell’economia circolare, soggetto che illycaffè ha abbracciato appieno nell’ultimo decennio.
L’allestimento a favore della sostenibilità
Cristina Scocchia, amministratore delegato dell’azienda, afferma: “Questa è una partnership meravigliosa nata l’anno scorso durante il Salone del Mobile quando abbiamo parlato di due eccellenze italiane che credono nella qualità, nella bellezza, nel design e, soprattutto, nella sostenibilità. In quel periodo abbiamo presentato la prima versione di Re-Chair, nata dalla creatività di Antonio Citteri. Il pubblico ha apprezzato questa partnership e oggi siamo qui per presentare i nuovi colori della Rechair e per il lancio della poltroncina Eleganza del grande architetto Philippe Starck sempre all’insegna dell’economia circolare.”
Il tema della sostenibilità risulta di grande importanza per l’azienda e non resta che chiedere quali siano dunque i prossimi passi di illycaffè nel settore della cura per l’ambiente.
Gli obiettivi dell’azienda
Cristina Scocchia condivide i prossimi step dell’azienda: “Il nostro obiettivo primario è continuare ogni giorno ad applicare i principi della sostenibilità sia ambientale che sociale. Noi abbiamo iniziato a parlare di sostenibilità quando la parola non era stata ancora coniata. Parlo dell’epoca in cui Ernesto Illy disse: “Noi dobbiamo creare valore per tutti gli attori della filiera. Questo era prima della famosa Corporate Social Responsibility. Da allora abbiamo percorso molta strada: siamo diventati Società benefit, poi B-Corp, la prima della nostra industry in Italia.”
C’è di più: “Puntiamo alla neutralità entro il 2030 e, conseguentemente, continuiamo ad impegnarci per tutto ciò che porta alla creazione di valore per i nostri grower con cui abbiamo un rapporto più che ventennale e in alcuni casi addirittura trentennale. Creiamo valore grazie all’insegnamento di pratiche agronomiche come la riduzione dei pesticidi e anche attraverso attività di responsabilità sociale come il finanziamento di scuole, cliniche mediche e tutto ciò che può creare un valore concreto per loro.”
Scotsman Ice al The London Coffee Festival (immagine concessa)
LONDRA – Il The London Coffee Festival, che si terrà dal 20 al 23 aprile alla Truman Brewery, è un appuntamento imperdibile per gli amanti del caffè più esigenti e per coloro che lavorano nel mondo del caffè e del ghiaccio. Il festival presenta oltre 250 stand di caffè artigianale e cibo gourmet, degustazioni e dimostrazioni di baristi di livello mondiale, laboratori interattivi, street food e cocktail a base di caffè, dove la qualità del ghiaccio è molto importante.
Scotsman Ice al The London Coffee Festival
Scotsman Ice sarà presente con un fantastico stand alla Soho Area, S4 (primo piano), insieme al campione del mondo di caffè Michalis Dimitrakopoulos. Come loro ambassador del caffè, Michalis creerà speciali cocktail al caffè da farvi provare durante tutto il festival.
Nel mercato del caffè, Scotsman ice sta cercando di implementare con clienti, esperti di caffè e baristi la concezione che per un buon caffè di qualità, serve un ottimo ghiaccio.
Quanto è importante un ghiaccio cristallino e duro nel mondo delle bevande al caffè? Venite a scoprirlo, visitando lo stand dell’azienda al The London Coffee Festival, e godendovi gli spettacoli quotidiani di Michalis:
– Mattina 11:00 – 11:30 (Cocktail al caffè mattutino)
– Pomeriggio 15:00 – 15:30 (Bevande alcoliche al caffè)
Verranno create speciali drink al caffè e liquori da assaggiare. Scotsman Ice vi aspetta a Londra.
Rancilio Group presente al The London Coffee Fesitval (immagine concessa)
VILLASTANZA DI PARABIAGO (Milano) – Dal 20 al 23 aprile The Truman Brewery nell’East London si riaccende per il ritorno del The London Coffee Festival, l’evento che celebra la vivace e vibrante scena del caffè londinese. Rancilio Group sarà presente per accogliere i 30.000 professionisti del settore e appassionati di caffè che sono attesi a partecipare all’evento di quest’anno.
Rancilio Group al The London Coffee Festival
Anche la campionessa Barista League 2022 Claudia Cho Ngai Lam si unirà al team di Rancilio Group in questa occasione per lavorare al fianco di Invicta, la nuova macchina per caffè espresso a caldaia singola dotata di tecnologia Steady Brew. RS1 completerà la linea dando ai visitatori la possibilità di testare in prima persona la sua tecnologia di pre-infusione e Advanced Temperature Profiling.
Gli appassionati di Rancilio Home Line possono provare la macchina espresso a un gruppo con tecnologia a doppia caldaia Silvia Pro X e il nuovo macinacaffè ultracompatto Stile adatto alla casa e al bar.
Per chi cerca un tocco più moderno e automatizzato, l’elegante macchina da caffè superautomatica Egro Next Pure Coffee raddoppierà la sua presenza: una versione con iSteam per un latte dalla consistenza impeccabile e una versione senza caldaia a vapore per massimizzare il risparmio energetico. Questa configurazione speciale offre tecnologie di estrazione di alta qualità e facilità d’uso per stabilimenti con un consumo elevato, portando la produttività di Next Pure Coffee a 4 tazze di caffè per servizio.
Con oltre 250 caffè artigianali, degustazioni e dimostrazioni di baristi di fama mondiale, musica dal vivo e workshop interattivi, il The London Coffee Festival è l’evento a base di caffeina da non perdere per gli amanti del caffè.
MILANO – Nuovi strumenti per la valutazione sensoriale arrivano dalla Sca, che celebrerà questa settimana la sua grande convention americana, in quel di Portland. E proprio il simposio Re:co, in programma mercoledì e giovedì, nonché la Specialty Coffee Expo, che si svolgerà il prossimo week-end, vedranno la presentazione in anteprima del Coffee Value Assessment, lo strumento per la valutazione del valore del caffè, che costituisce l’evoluzione dell’attuale protocollo di degustazione Sca e della relativa scheda di cupping.
L’annuncio della presentazione fa seguito a quello – avvenuto una settimana fa – della pubblicazione del Libro Bianco sugli assaggiatori di caffè e il loro ruolo.
Lo strumento – attualmente in Beta – è il risultato di un lavoro partito da lontano, volto ad attualizzare la raccolta delle informazioni sugli attribuiti valutabili di un caffè. Il tutto, attraverso un sistema più moderno e con il supporto delle migliori pratiche della ricerca e della scienza sensoriale.
Tutto è iniziato nel 2020, in piena pandemia, quando la Sca ha dato avvio a un progetto volto a valutare l’efficacia del proprio sistema di cupping, il cui ultimo aggiornamento risale al 2004.
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