A partire dal prossimo luglio sarà possibile imbarcarsi per la Tanzania con il primo
viaggio targato Accademia del Caffè Espresso (immagine concessa)
FIRENZE – Accademia del Caffè Espresso, il centro polifunzionale fondato da La Marzocco per la diffusione della cultura del caffè, arricchisce la propria offerta con i viaggi in piantagione. A partire dal prossimo luglio sarà infatti possibile imbarcarsi per la Tanzania con il primo viaggio targato Accademia del Caffè Espresso, in una delle aree più interessanti della realtà caffeicola di questo Paese.
Il viaggio in Tanzania organizzato da Accademia del Caffè Espresso
La scelta è ricaduta su Songwa per il legame affettivo che La Marzocco ha con la piantagione: Songwa Estates è nata infatti dalla comune volontà de La Marzocco, Hemro e Probat di portare i propri collaboratori a conoscere da vicino le origini della filiera del caffè. Dal 2007 le tre aziende organizzano quindi per i propri dipendenti e partner viaggi a Songwa e supportano la comunità del luogo con attività sociali e produttive.
Dall’estate del 2023 sarà possibile anche per gli operatori del settore fare la stessa esperienza e conoscere più da vicino il caffè che nasce nella Rift Valley.
Questa prima spedizione partirà il 2 luglio, per una settimana d’immersione nella cafficoltura locale, dalla piantina fino al caffè verde, pronto per l’esportazione, ma e non solo: il programma prevede infatti anche la visita a una piantagione di tè e a una piantagione di cacao, così da comprendere appieno agricoltura, economia e cultura locali.
Massimo Battaglia, Coffee Research Leader di Accademia e promotore del progetto dei viaggi in piantagione, motiva così l’importanza di includere i viaggi in piantagione nell’offerta di Accademia: “Si tratta del modo più giusto ed immediato per avvicinare il mondo del consumo a quello dell’origine, e per accendere negli occhi degli operatori del settore una luce nuova sul caffè nella sua interezza”.
Battaglia continua: “I baristi sono gli ultimi ambasciatori di un prodotto agricolo che nasce in piantagione, lontano migliaia di kilometri, dai paesi di consumo, e vorremmo che si appassionassero anche al grande sforzo dei produttori che oltre a produrre difendono il territorio, e diventando più consapevoli, riuscissero a presentare il caffè nella sua completezza e complessità.”
Al viaggio in Tanzania di inizio luglio, seguirà in inverno un viaggio in Honduras, alla scoperta di una realtà centromaericana, che negli ultimi anni ha realizzato passi da gigante nella produzione, qualità e sostenibilità del caffè.
Al confine dell’East African Rift Valley, nella regione di Mbeya, nel sud della Tanzania, si trova un’area rinomata per la produzione di caffè. Estati calde e inverni freschi in aggiunta ad un suolo ricco e piogge stagionali reano le condizioni perfette per la coltivazione di un caffè eccellente. Il famoso Rift Valley Coffee ha origine qui, cresce nella piantagione Songwa Coffee Estate, a 1500mslm.
Le varietà Bourbon che crescono a Songwa sono conosciute per il loro gusto vellutato, per la loro corposità e bassa acidità. Il loro sapore unico è dato in parte anche dalla natura del terreno, ricco di sostanze nutritive e minerali venuti in superficie dal profondo della terra nel corso di milioni di anni grazie alle eruzioni vulcaniche e alle sorgenti calede.
Dei 500 ettari ne vengono coltivati circa un 40%: il terreno restante viene lasciato incolto quale riserva naturale e ospita una ricchissima varietà di piante e più di 150 specie di uccelli.
Orientata agli standard di Rainforest Alliance e Utz Kapeh, la piantagione è impegnata in rilevanti attività sociali e ambientali, nell’intento di migliorare le condizioni di vita non solo dei lavoratori impegnati direttamente nella piantagione ma di tutta la popolazione dei viaggi adiacenti.
L’espansione del colosso americano ha raggiunto anche la Campania a Marcianise, provincia di Caserta (ne abbiamo parlato qui). Sin dal giorno dell’inaugurazione, domenica 16 aprile, si è vista la formazione della prima fila di curiosi pronti a provare l’esperienza del brand. La tazzina all’interno dello store costa 1,40 euro, leggermente più caro rispetto alla media della Campania dove un caffè può variare dai 0,90 centesimi fino ad arrivare ad 1,20 euro. Un cappuccino costa invece 2,50 euro. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Ciro Pellegrino pubblicato su Fanpage.
L’inaugurazione di Starbucks a Marcianise
MARCIANISE (Caserta) – Fino a qualche anno fa associare Starbucks, la catena di catena di caffè statunitense e la Campania, in particolare Napoli, equivaleva ad una bestemmia: la città della tazzulella che ospita il regno del Mocha, dell’Americano, del Chai Latte. Nel capoluogo campano Starbucks non è arrivato ancora, ma ci sarà – l’ipotesi più accreditata è nella Galleria Umberto I, a due passi da Mc Donalds.
Nel frattempo la multinazionale di Seattle col logo della sirena con due code è approdata nel Centro Commerciale Outlet La Reggia. E domenica 16 aprile, a poche ore dall’inaugurazione, si formava la prima fila di curiosi pronti ad assaggiare, anzi a ‘saggiare’ il caffè o a rifare l’esperienza probabilmente già fatta in una città americana o nordeuropea.
Il pubblico di un Outlet è naturalmente propenso alla spesa e all’esperienza, non è certo quello degli uffici o delle stazioni o quello del residente o del turista. La domanda è : quanto costa il caffè espresso dello Starbucks vesuviano? Costa 1,40 euro, leggermente più caro della media partenopea, dove il caffè costa da un minimo di 0,90 cent ad un massimo di 1,20. Non è un prezzo-scandalo e probabilmente non è sul semplice caffè che Starbucks punta. Un caffè doppio costa ovviamente 2.80, la matematica moltiplicazione.
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Il Duomo di Milano (Foto di Dimitri Vetsicas da Pixabay)
MILANO – Dopo aver accumulato drink e consumazioni per un valore totale di 825 euro al bar dell’Armani Hotel, situato nel centro di Milano in via Alessandro Manzoni 31, un uomo si è rifiutato di saldare il conto affermando di essere parte delle forze dell’ordine con la pretesa di non pagare.
Il furto al bar dell’Armani Hotel di Milano
Il personale dell’albergo a cinque stelle non ha esitato ad avvertire la polizia: è scattata subito dopo la denuncia per l’uomo che, dopo i controlli, non è risultato appartenente a nessun corpo militare ed è quindi incriminato per sostituzione di persona e insolvenza fraudolenta.
Il caso ricorda il recente furto dei cornetti all’interno di un bar di Vicenza. Il ladro fuggito senza pagare il conto è stato in seguito condannato a un anno, un mese e cinque giorni di carcere, più il pagamento di 360 euro di multa (ne abbiamo parlato qui).
La caffetteria Panella nell’Aeroporto di Trieste (immagine concessa)
TRIESTE – Chef Express (Gruppo Cremonini) e Aeroporto Friuli Venezia Giulia, la società di gestione dell’Aeroporto di Trieste, annunciano l’apertura di un nuovo bar caffetteria a marchio Panella nello scalo di Ronchi dei Legionari, al piano terra in area landside, ossia prima dei controlli e del check-in e immediatamente all’uscita dall’area arrivi ritiro bagagli. Il nuovo locale si sviluppa su circa 50 mq, ha un organico di 8 dipendenti neoassunti, dispone di un’area per il consumo al tavolo e garantisce orario di apertura continuato dalle 6:00 alle 23:30 tutti i giorni.
La caffetteria Panella nell’Aeroporto di Trieste
Cristian Biasoni, amministratore delegato di Chef Express, ha detto di “essere molto soddisfatto per questa nuova apertura nell’aeroporto di Trieste, dove siamo presenti con altri 4 locali dal 2016 e che rafforza ulteriormente l’importante partnership con l’aeroporto. Il traffico aeroportuale ha superato ampiamente i livelli pre-pandemia e lo scalo di Trieste sta cogliendo in pieno questa tendenza, grazie al potenziamento dei voli e al lancio di nuove tratte già da questa estate. Da parte nostra vogliamo dare un contributo positivo all’esperienza di viaggio, soprattutto per i turisti che vengono in Italia: col nuovo locale ampliamo e diversifichiamo ulteriormente l’offerta grazie a un format premium come Panella, simbolo di altissima qualità nell’offerta caffetteria e bakery”.
Marco Consalvo, amministratore delegato di Trieste Airport: “siamo molto contenti di questa apertura che ci consente di completare l’offerta food&beverage in un momento di crescita e sviluppo per lo scalo. L’ampio orario di apertura e la posizione al piano terra in area arrivi, miglioreranno in modo significativo il servizio offerto ai nostri clienti, ai loro accompagnatori e a tutta la comunità aeroportuale”.
Chef Express è presente nell’aeroporto di Trieste dal 2016, gestendo due bar caffetterie a marchio Mokà Cafè, un ristorante self service Gusto e uno spazio Gourmè di prodotti di qualità tipici e regionali. Al nuovo locale Panella si affianca il market Viaggio Italia.
“Panella – Arte del pane dal 1929” è un marchio di panetteria e pasticceria ben conosciuto dai romani che da più generazioni frequentano la storica sede in Via Merulana, inaugurata quasi un secolo fa. Nel 2017 Chef Express ha stretto un accordo di licenza per sviluppare il brand nel settore della ristorazione in concessione, e il locale di Trieste è il quattordicesimo aperto, dopo quelli nelle stazioni di Roma Termini, Roma Tiburtina, Firenze Santa Maria Novella, Bolzano, Milano Porta Garibaldi, negli aeroporti di Torino, Cagliari (2), Roma Fiumicino (2) e Ciampino, nell’area di sosta di Paderno Dugnano e nell’Ospedale Gemelli a Roma.
Il nuovo locale ha un’offerta completa di caffetteria e pasticceria dolce e salata, pizze, focacce e arancini, integrati da una linea di prodotti vegan, da dolci gluten free, e da prodotti scelti grab&go, come yogurt, spremute, frutta, insalate e tramezzini.
La scheda sintetica di Chef Express
Chef Express, società controllata dal Gruppo Cremonini, realizza il 54% dei ricavi nell’ambito delle attività in concessione (stazioni, aeroporti e autostrade, e a bordo treno, in Italia e all’estero): la società è leader in Italia nelle stazioni ferroviarie, con punti vendita in 54 scali ferroviari, è presente nel settore della ristorazione aeroportuale in 14 aeroporti italiani, e gestisce 57 aree di ristoro sulla rete autostradale italiana e sulle strade di grande comunicazione.
Nel mercato della ristorazione a bordo treno la società è leader in Europa con oltre 120 treni serviti quotidianamente in 5 Paesi. Nel canale degli shopping mall, outlet e retail park opera con la società C&P (JV col Gruppo Percassi) che, tra gli altri, annovera in portafoglio il noto brand internazionale di asian food Wagamama.
Infine nella ristorazione commerciale controlla le catene casual dining Roadhouse Restaurant, Calavera e Billy Tacos. All’estero gestisce la catena anglosassone Bagel Factory. Nel complesso, Chef Express ha un’elevata offerta di servizi di ristorazione in grado di soddisfare le molteplici esigenze dei canali in concessione, utilizzando marchi propri e in licenza.
ROMA – Il brand Rinaldini si consolida: ha inaugurato il nuovo locale in formula travel, precisamente all’aeroporto di RomaFiumicino, presso il Nuovo Molo Imbarchi. L’operazione è in collaborazione con Areas – My Chef, rafforzando così la partnership già attiva con i punti a insegna Rinaldini di Milano Linate e Roma Termini.
Rinaldini apre a Roma Fiumicino
Il locale di Fiumicino propone pasticceria, caffetteria, cioccolateria e gelateria, ma anche ristorazione, per fornire il massimo comfort ed eccellenza qualitativa a chi viaggia.
Posizionato poco prima dei gate di imbarco, si rivela meta perfetta per quanti desiderano una colazione di pasticceria, un gelato di un due volte campione del mondo, una pausa pranzo o cena, preparata con cura artigianale e le migliori materie prime. O ancora, per chi vuole acquistare un dolce da viaggio o altre referenze Rinaldini – come gli iconici MacaRAL – da regalare e regalarsi. Ma scopriamo l’offerta nel dettaglio.
La colazione comprende un vasto assortimento sin dalle primissime ore del mattino, con cornetti all’italiana a lievitazione naturale, croissant al burro dalle diverse farciture e vegani, pansuisse, pain au chocolat e vere e proprie esclusive firmate Roberto Rinaldini come Puccioso, deliziosa brioche leggera e soffice grazie alle 24 ore di lievitazione.
Lo store Rinaldini (immagine concessa)
Tutto da gustare comodamente seduti, ospitando infatti lo store 22 tavoli (per circa 50 persone). Tra i prodotti di punta, anche la sfogliatina di ricotta e limone, delicata pasta sfoglia caramellata con delizioso ripieno di ricotta al profumo di limone, e il croissant con cremosa vegana al pistacchio.
Ampia la carta caffetteria, con caffè speciali e soluzioni vegan, mentre il menubistrot è nel segno della migliore tradizione italiana, rivisitata dall’estro di uno chef e pastry chef del calibro di Roberto Rinaldini.
Tra le novità, il vasto assortimento di paninigourmet, perfetti per la pausa pranzo (o cena) in chiave travel: indimenticabile il Puccioso in versione salata con Chickenparty (filetti di pollo leggermente speziati in crosta croccante) e con il burger vegano di ceci e piselli; ma anche le gustosissime baguette, dalle molteplici farciture per incontrare tutti i gusti.
Non mancano ovviamente le pizzestirate a mano d’autore: preparate artigianalmente con ingredienti pregiati e diversi topping, dai più classici ai più originali, in ricettazioni sempre sapientemente bilanciate.
Altra punta di diamante è il gelato, così come le monoporzioni – da citare l’inimitabile VenereNera – e tutto il mondo mignon.
“Questo store rispetta la nuova filosofia Rinaldini ovvero pastry e food experience: comodità, eleganza, varietà nell’offerta, pensata per un pubblico eterogeneo e tarato sulle esigenze di chi viaggia”, racconta lo stesso RobertoRinaldini.
La storica torrefazione Danesi Caffè installa un impianto fotovoltaico nello stabilimento della zona della Magliana a Roma grazie all’aiuto di Enel X. L’obiettivo dell’azienda è quello di ridurre il più possibile l’impatto ambientale della propria attività produttiva. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Dario Ciurcio per TRC Giornale.
Danesi Caffè per la sostenibilità
ROMA – Svolta green per Danesi Caffè, storica azienda romana diventata nel corso degli anni un player di riferimento nei mercati internazionali. Grazie alla collaborazione con Enel X, la business line del Gruppo Enel per i servizi energetici avanzati, la Danesi Caffè prosegue con il processo di decarbonizzazione installando un impianto fotovoltaico nello stabilimento della zona della Magliana a Roma, che segue quello delle stazioni di ricarica per i veicoli aziendali elettrici, con l’obiettivo di rendere sostenibile e a basso impatto ambientale la propria attività produttiva.
Grazie al nuovo impianto che ha una potenza di 93 kWp ed è in grado di produrre energia per 2.162 Kwh/anno, oltre al risparmio energetico, saranno evitati ogni anno 45.078 kg di Co2.
“Siamo molto soddisfatti della collaborazione con Enel X che ci consente di contribuire al processo di transizione in atto e di conseguire un risparmio energetico significativo. La nostra azienda che da sempre offre prodotti di qualità in tutto il mondo è molto attenta, già da diversi anni, all’efficienza e alla sostenibilità dei processi produttivi, adottando le tecnologie più innovative presenti sul mercato”, ha affermato Roberto Danesi di Danesi Caffè.
“L’impegno di Enel X a favore della transizione energetica è sempre massimo a beneficio dell’ambiente, dei territori e della collettività. Supportare aziende di famiglia come Danesi Caffè, ormai alla quarta generazione tutta al femminile, che hanno compreso il valore dell’innovazione a favore della sostenibilità è per noi motivo di orgoglio poiché solo unendo le forze si ottengono benefici concreti”, ha sottolineato Ermanno Prosperini, Key Account Manager B2B Enel X Italia.
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Una bella immagine scattata in una piantagione del Vietnam
Il rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), intitolato The status of women in agrifood systems sottolinea che, “a livello mondiale, i sistemi agroalimentari danno lavoro al 36% delle donne lavoratrici e al 38% degli uomini lavoratori: nonostante ciò, i ruoli delle donne tendono a essere considerati marginali”. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale adnkronos.
La parità di genere nell’agroalimentare
MILANO – “Se si riuscisse a colmare il divario di genere nella produttività agricola e il divario retributivo tra uomini e donne nel settore agricolo, il prodotto interno lordo, a livello mondiale, aumenterebbe di quasi 1.000 miliardi di dollari, riducendo di 45 milioni il numero di persone afflitte dall’insicurezza alimentare”.
E’ quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), intitolato ‘The status of women in agrifood systems‘ (La condizione delle donne nei sistemi agroalimentari), secondo il quale la “lotta alle disuguaglianze di genere nei sistemi agroalimentari e la promozione dell’emancipazione delle donne contribuiscono a ridurre la fame, aiutano l’economia e rafforzano la resilienza a shock quali i cambiamenti climatici e la pandemia Covid-19”.
Il rapporto sottolinea che, “a livello mondiale, i sistemi agroalimentari danno lavoro al 36% delle donne lavoratrici e al 38% degli uomini lavoratori: nonostante ciò, i ruoli delle donne tendono a essere considerati marginali e le loro condizioni lavorative sono verosimilmente peggiori rispetto a quelle degli uomini; le donne, cioè, tendono ad avere un impiego irregolare, informale, a tempo parziale, poco qualificato o ad alta intensità di lavoro”.
“Analogo il quadro delle donne con occupazioni salariali all’interno del settore agricolo – rivela il report – che guadagnano 82 centesimi per ogni dollaro corrisposto a un uomo. Le donne, inoltre, hanno meno sicurezza sulla proprietà e il controllo della terra, godono di un accesso al credito e alla formazione più limitato e devono lavorare con tecnologie progettate per gli uomini. Al di là degli aspetti discriminatori, tali disuguaglianze creano un divario di genere del 24% a livello di produttività tra uomini e donne impiegati in aziende agricole di pari dimensioni”.
Lo studio evidenzia, in particolare, che in molti paesi, “i sistemi agroalimentari rappresentano una fonte di sussistenza più importante per le donne che per gli uomini. Per esempio, nell’Africa subsahariana, il 66% delle donne è occupato in questo settore rispetto al 60% degli uomini, mentre nell’Asia meridionale, la stragrande maggioranza delle donne che lavora è impiegata nei sistemi agroalimentari (il 71% delle donne, rispetto al 47% degli uomini), benché tra le fila dei braccianti prevalgano gli uomini”.
“Se riusciremo a rimuovere le disuguaglianze di genere nei sistemi agroalimentari e a favorire l’emancipazione femminile, il mondo farà passi da gigante verso il conseguimento degli obiettivi della lotta alla povertà e della creazione di un mondo libero dalla fame”, scrive il direttore generale della Fao, QU Dongyu, nella prefazione al rapporto.
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Enrico Lenzi, responsabile Italia del Premio EY L’imprenditore dell’anno (immagine concessa)
MILANO – Resilienza, talento, competenze e digitale: sono queste le parole d’ordine dell’imprenditoria italiana emerse dall’indagine condotta da EY Private[1], nonché le caratteristiche che saranno al centro della XXVI edizione del premio L’imprenditore dell’anno ideato e promosso da EY, leader mondiale nei servizi professionali per le aziende.
Il premio EY L’imprenditore dell’anno
Sono aperte le candidature per il riconoscimento che, dal 1997, celebra gli imprenditori capaci di contribuire in modo significativo allo sviluppo italiano da un punto di vista economico, ambientale e sociale. Possono partecipare tutti coloro che sono alla guida di aziende attive da almeno 3 anni, con sede legale in Italia e con un fatturato pari o superiore a 40 milioni di euro.
Commenta Enrico Lenzi, responsabile Italia del Premio EY L’imprenditore dell’anno: “Da oggi siamo orgogliosi di aprire le candidature al Premio EY che da 26 anni celebra le grandi storie delle imprese del nostro Paese e delle donne e degli uomini che le hanno rese possibili. Proprio il fattore umano è uno degli elementi maggiormente messi in evidenza dagli imprenditori che abbiamo intervistato: in uno scenario, mai quanto oggi, volatile ed incerto, la capacità di avere accesso al talento, farlo crescere e garantire la giusta meritocrazia e inclusione, è una leva fondamentale per la creazione di valore di lungo termine”.
Con l’occasione EY Private ha condotto un’indagine, giunta alla terza edizione, che vuole approfondire sfide, strategie e prospettive future degli imprenditori italiani, con un focus in particolare su 4 temi: imprenditorialità, innovazione, sostenibilità, talento.
Paolo Zocchi, EY private leader di EY in Italia (immagine concessa)
Commenta Paolo Zocchi, EY Private Leader di EY in Italia: “Nonostante il momento storico che stiamo vivendo sia influenzato da eventi straordinari, l’Italia si mostra resiliente e l’imprenditoria del nostro Paese continua a registrare successi marcando una costante crescita. Secondo il 34% degli imprenditori intervistati nella nostra indagine, il segreto di questo successo italiano risiede nella forte flessibilità dimostrata dalle nostre risorse nel trovare velocemente soluzioni innovative. Per superare quindi gli ostacoli del momento, gli imprenditori puntano sulla rapida e continua diversificazione degli investimenti, con un focus in particolare su talento e competenze (25%), digitale (23%) e sostenibilità (37%)”.
Se da un lato, quindi, troviamo che la flessibilità sia uno dei fattori trainanti nella competitività del mercato italiano, dall’altro circa il 50% degli intervistati sostiene che la forza e la possibilità di riconoscere il brandmade in Italy, unitamente alla capacità di rivedere il business model con efficienza e rapidità, a seconda delle continue evoluzioni di mercato, siano elementi cruciali per poter competere a livello internazionale.
A fronte di una recessione è necessario investire su talento, competenze, digitale e sostenibilità
In un contesto complesso e volatile come quello attuale, recessione e crisi d’impresa continuano ad essere un campanello d’allarme per gli imprenditori intervistati. Nello specifico, l’87% degli intervistati ritiene che, nello scenario attuale, un’evoluzione recessiva sia prevedibile.
Ma, allo stesso tempo, il 65% delle imprese oggetto di intervista sostiene che un’eventuale recessione oggi potrebbe avere una durata inferiore, e dunque avere effetti negativi meno distruttivi, rispetto alle recessioni già conosciute e vissute da diversi imprenditori.
A fronte di quanto prospettato, le aziende intervistate sono convinte che sia necessario investire su più fronti, in ottica di diversificazione ed efficienza, puntando su talento e competenze, unitamente a investimenti sulla tecnologia digitale, driver necessari per avere un ritorno positivo nel lungo periodo. Per competere sul mercato, è fondamentale anche investire nell’integrazione della sostenibilità nei processi di core business così come innovare in processi.
L’innovazione digitale è in crescita nelle aziende ma il Paese ha ancora diversi gap da colmare, anche sul PNRR
Per quanto riguarda l’innovazione digitale, dall’indagine emerge che gli investimenti privati in data management in Italia sono in crescita ma il Paese sconta arretratezza nelle competenze digitali dei cittadini e nei servizi digitali della PA al cittadino.
In particolare, il 26% delle aziende intervistate ha dichiarato prioritario investire in data analytics a supporto dei processi decisionali strategici, in un percorso di implementazione di strategie soprattutto commerciali data driven, ovvero basate sui dati. I percorsi di trasformazione digitale hanno richiesto alle imprese di lavorare sempre più sulle competenze digitali delle risorse. Il 25% degli intervistati pensa sia fondamentale la formazione in materie digitali, e ritiene strategico attivare dei percorsi formativi interni o tramite il supporto di professionisti esterni, per colmare lo skill gap.
L’Industria 4.0 rappresenta per molte imprese una vera opportunità di crescita per restare competitivi nel contesto economico attuale, il 24% delle aziende intervistate vede tra le proprie priorità di investimento il ripensamento della fabbrica in ottica sempre più digitale e interconnessa, grazie all’integrazione di nuove tecnologie volta all’ottimizzazione della progettazione e dei processi.
Se guardiamo invece al PNRR, per gli imprenditori gli investimenti in tecnologia legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non hanno avuto lo slancio atteso, infatti, secondo il 40% delle aziende intervistate vi è eccessiva complessità nell’accesso alle misure del PNRR; il 42% ritiene infatti necessaria una semplificazione nell’accessibilità alla finanza agevolata, in quanto ad oggi l’informazione risulta spesso frammentata, e non sempre sufficientemente chiara, da consentire un accesso alle misure in autonomia. Il 14% delle aziende ritiene inoltre necessaria anche una maggiore integrazione tra la PA centrale e quella locale al fine di supportare nella misura necessaria la trasformazione digitale.
Priorità su processi e innovazione di prodotto, wellbeing aziendale e riorganizzazione delle modalità lavorative
Il contesto geopolitico, la crisi energetica, la scarsità di materie prime e la dinamica inflattiva hanno prodotto nuove spinte ad investire sulla sostenibilità, rendendola ormai necessaria, oltre che conveniente, per le imprese. Dall’indagine EY Private emerge come buona parte del campione (56%), considera primario investire nei propri processi e nell’innovazione di prodotto.
In particolare, il 31% ritiene cruciale investire nella circolarità dei prodotti offerti sul mercato, mentre gli impatti ambientali del ciclo produttivo sono al centro del 25% del campione. Un ulteriore 25% dei rispondenti sposta invece il focus esternamente rispetto all’azienda, nella trasparenza e tracciabilità della supply chain. In ultimo, gli strumenti di finanza sostenibile sono considerati come la leva principale da adottare per un residuo 10% del campione.
Per quanto riguarda talenti e nuove generazioni, le aziende intervistate evidenziano come, nello scenario attuale, sia necessario attrarne anche attraverso programmi di wellbeing aziendale che possano garantire crescita e benessere.
Risulta necessario trovare un punto di equilibrio tra domanda e offerta, in un contesto di mercato totalmente diverso rispetto al passato, soprattutto per i bisogni delle generazioni emergenti. Nello specifico, il 37% degli intervistati dichiara che sia fondamentale garantire percorsi di carriera basati sulla meritocrazia, sistemi di valutazione della performance chiari, delineati e al passo con i tempi, unitamente ad una maggiore flessibilità e autonomia nell’organizzazione del lavoro.
Il 28% ritiene sia necessario puntare su ambienti di lavoro inclusivi che garantiscano il benessere delle risorse attraverso nuovi programmi di welfare a supporto di tutte le categorie di dipendenti. Parimenti, una comunicazione centrata sui valori aziendali e temi quali la sostenibilità, gender equality e valorizzazione delle diversità è ritenuta una leva di attrazione soprattutto per le nuove generazioni.
La XXVI edizione del Premio EY L’imprenditore dell’anno
Primo e unico riconoscimento globale del suo genere, il Premio celebra coloro che creano e sviluppano business di successo dinamici e in crescita attraverso riconoscimenti nazionali e globali in oltre 65 Paesi. L’obiettivo è quello di individuare e premiare peculiarità, modelli e valori concreti che permettono alle imprese di portare il proprio contributo allo sviluppo nazionale.
La giuria del premio, esterna e indipendente da EY, è composta da membri di altissimo profilo professionale appartenenti al mondo delle istituzioni, dell’economia e dell’imprenditoria.
Autorevolezza, trasparenza e indipendenza sono le parole chiave che caratterizzano il Premio e sono gli stessi valori che per tutte le edizioni hanno guidato i giurati nella scelta degli imprenditori da premiare. I vincitori selezionati dalla giuria saranno proclamati nel corso di una cerimonia che si terrà a Milano a novembre 2023.
Tra i vincitori delle ultime edizioni, il premio vanta imprenditori come: Matteo Bruno Lunelli, ceo del Gruppo Lunelli (2022), Elisabetta Franchi, amministratore unico di Betty Blue S.p.A. (2021); Massimo Perotti, Executive Chairman di Sanlorenzo S.p.A, nel 2019 e Sonia Bonfiglioli, presidente di Bonfiglioli Riduttori, nel 2018.
Nell’ambito dell’iniziativa, EY anche quest’anno darà spazio a giovani brillanti, celebrando le imprese nascenti e quelle in rapida ascesa. Nell’ultima edizione, del 2022, Danila De Stefano di Unobravo si è aggiudicata il Premio EY Startup.
Come oramai consuetudine, il vincitore nazionale dell’edizione avrà poi anche l’opportunità di competere per il titolo di “World Entrepreneur Of The Year”, sfidando i vincitori nazionali dei 65 paesi in cui il premio è attivo, in occasione di un appuntamento speciale che si svolgerà a Montecarlo dal 6 al 9 giugno 2023. A rappresentare l’Italia sarà Matteo Lunelli, Vincitore Nazionale 2022.
La XXVI edizione del Premio EY L’imprenditore dell’anno è realizzata con il supporto di Banca Finnat Euramerica, Microsoft Italia e Board Italia.
Per candidarsi e avere maggiori informazioni visitare il sito.
[1] Il sondaggio è stato condotto nel mese di marzo 2023 su una popolazione di circa 100 aziende italiane.
MILANO – Il latte prodotto con mezzi chimici arriva nei supermercati americani. Non si tratta di alternative a base vegetale come le bevande di soia, di mandorla o di riso che hanno conquistato i cuori dei consumatori più attenti e dediti a una dieta priva di prodotti animali. Questo latte sintetico è stato prodotto in laboratorio ed è reale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Alice Torri pubblicato su Quilink.
Il latte sintetico
Il latte sintetico viene prodotto con una stampante 3D che utilizza le sequenze genetiche del latte vero, copiate in microrganismi come il lievito di birra.
Il processo di fermentazione utilizzato per produrre questi bioprodotti è noto come fermentazione di precisione. In questo processo, il gene che produce le proteine del latte nelle mucche viene clonato, consentendo al lievito di imparare a riprodurre tali proteine attraverso combinazioni di vitamine.
Infatti, eliminando le proteine e i grassi animali dal latte vero per creare la propria versione, questa bevanda offre effettivamente dei vantaggi rispetto al prodotto tradizionale. Ad esempio, può essere privo di colesterolo (e quindi più adatto a chi soffre di pressione alta), privo di ormoni e antibiotici utilizzati negli allevamenti, ma fornisce comunque tutti i nutrienti presenti nel latte vaccino.
Il sapore e la densità sono molto familiari, perché è quello a cui siamo abituati fin dall’infanzia. Può essere messo nel caffè senza troppe preoccupazioni.
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PADOVA – In occasione della giornata mondiale del fair trade del 13 maggio torna la Grande Sfida per il clima organizzata da Fairtrade Italia, il network internazionale che si occupa della certificazione di prodotti come banane, caffèe cacao provenienti da filiere etiche. Un weekend di appuntamenti sia pubblici che privati dedicati alla sostenibilità che al momento vede già 18.000 partecipanti su tutto il territorio nazionale.
La giornata mondiale del fair trade: per cittadini più consapevoli
L’invito a partecipare è rivolto a tutte le persone che si vogliono impegnare per un futuro più giusto insieme a Fairtrade. Per aderire è sufficiente organizzare nelle giornate del 12, 13 e 14 maggio anche un piccolo momento conviviale con i propri amici e familiari dedicato al tema del cibo sostenibile, e registrarlo sul sito di campagna dedicato. In alternativa si può cercare sul sito l’evento più vicino organizzato nella propria città e prendere parte.
L’iniziativa coinvolgerà anche i bar dove si possono consumare o acquistare prodotti Fairtrade: avranno luogo degustazioni e iniziative speciali. Tra gli aderenti, ad oggi vi sono più di 100 locali legati alle torrefazioni: Costadoro, Goppion Caffè, Haiti Roma, Il Mercante di Caffè, Punto Equo, Ravasio e Torrefazione Goriziana. In alcuni casi sono previste delle promozioni: ad esempio Torrefazione Goriziana regalerà un albero per gli acquisti on-line effettuati nel week end della Grande Sfida.
La torrefazione Costadoro di Torino invece ha organizzato per il 14 maggio l’”Espresso Italiano Champion” una competizione rivolta ai baristi dei propri bar clienti, durante la quale i barman competeranno nella preparazione di quattro espresso e quattro cappuccini che verranno valutati da assaggiatori esperti.
Perché c’è bisogno di una Grande Sfida per il clima?
Ogni giorno gli agricoltori di tutto il mondo devono affrontare le conseguenze del cambiamento climatico nel loro lavoro. E questo ha delle conseguenze anche per noi, perché tutti i Paesi dipendono uno dall’altro. Fairtrade supporta le organizzazioni associate al proprio network in Asia, Africa e America Latina attraverso progetti di riforestazione, formazione, supporto sul campo e sostegno economico di fronte agli imprevisti. Infatti la perdita dei raccolti dovuti a eventi metereologici imprevisti e lo sviluppo di malattie delle piante a causa dei nuovi pattern climatici sono solo alcuni segnali sempre più ricorrenti dell’emergenza in corso.
Ciò che accade in paesi lontani, dal Sud America all’Africa riguarda anche l’Italia. E mentre la produzione di caffè, cacao e banane è sempre più a rischio, ciascuno nel quotidiano può contribuire a scelte di consumo più rispettose dell’ambiente. Questo è il messaggio della Grande Sfida Fairtrade.
I clienti che acquisteranno o consumeranno un prodotto Fairtrade nei locali aderenti riceveranno una cartolina per adottare un albero di caffè, cacao o altri frutti nella foresta Fairtrade in Colombia, nata lo scorso anno proprio in occasione della Grande Sfida. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Treedom, la piattaforma online che consente di piantare alberi in tutto il mondo.
La campagna raggiunge quest’anno la sesta edizione. Ogni anno ha visto migliaia di partecipanti in tutto il paese e centinaia di eventi organizzati in tutta la penisola.
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