mercoledì 03 Dicembre 2025
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Ecco i luoghi migliori dove bere tè in Croazia: Spalato/Split e Trogir

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chocolate croazia
Chocolate (immagine concessa)

La Croazia è uno dei luoghi più conosciuti e suggestivi della Penisola Balcanica. I panorami e le spiagge del Paese sono il motivo per cui viene spesso scelta come meta di viaggio dai turisti di tutta Europa. Grazie alla cortesia dell’editore del sito Five O’ Clock, visitiamo la Croazia sotto un punto di vista differente, conoscendola attraverso il tè e gli infusi serviti  all’interno dei locali tipici. Leggiamo di seguito l’articolo che è stato scritto da Marella Pappalardo la narratrice del tè.

di Marella Pappalardo la narratrice del tè

Il legame tra la Croazia e il tè

La Croazia coi suoi colori ambrati delle costruzioni pietrose greche, romane, gotico-veneziane. La Croazia con la sua Klapa, la musica tradizionale dalmata fortemente melodica eseguita da cori a cappella. La Croazia col suo mare smeraldo e il suo profumo salino.
Voglio esplorarla e raccontarla attraverso il tè. E allora vi porto con me a scoprire questi luoghi incantati e la bontà del tè che in essi ho bevuto nei due giorni che ho vagabondato per Trogir e Spalato.

Prima tappa in Croazia: Trogir

Ore 15.00 – (pron. croata: Troghir). Arrivo e il primo desiderio da realizzare è andare da Chocolate. Quattordici tavolini rotondi e una sessantina di sedie in ferro battuto. Prato. Ombrelloni. Un sole primaverile talmente presente che ci si può abbronzare. Sono stanca e non ho voglia di scegliere il tipo di tè. Faccio decidere ai proprietari del locale. Mi portano un tè nero ai frutti rossi.

Gusto persistente in bocca, intenso, acido, particolarmente carico. Aroma fortemente fruttato. Hanno scelto bene perché è ciò che mi serve per svegliarmi in questo pomeriggio assolato. Vicino a me c’è il mare chiaro e calmissimo. Aroma di sale. È la prima volta che questi due profumi si incontrano nel mio naso. Sembrano amplificarsi a vicenda. Qualche altra volta proverò altri tè vicino al mare!

Dove: Kneza Trpimira 153, Trogir, Croazia

Ore 17.00 – Mi immergo tra i vicoli del borgo di Trogir in Croazia, la cui origine è greca. Mi colpiscono alla vista i fiori arancio e viola sui tavolini di legno all’aperto di Vrata O’Grada. Mi domando che tè venga offerto in questo luogo in cui calma e silenzio sono indescrivibili. Mi siedo sulle sedie in paglia, chiedendo un tè verde in purezza.

Vrata O Grada
Vrata O Grada (immagine concessa)

Il gusto è pulito, delicato, erbaceo, vegetale. A terra i miei piedi sul basolato liscio e mielato mi portano a contatto diretto con l’anima di questa borgata del III secolo a.C. Il profumo delle fresie ravviva il mio animo e il sapore del tè. Non ci sono dubbi: gli odori che ci avvolgono intensificano il gusto di ciò che beviamo. Non riesco a pensare ad altro che al tè, in questo angolo che allontana tutti i pensieri!

Dove: ul. Gradska 5, Trogir, Croazia

Seconda tappa: Spalato

Ore 9.00 – (pron. croata: Split). Il tè verde alla menta lo provo la mattina a colazione. Ottimo per il mio risveglio. Con le sue caratteristiche organolettiche, è proprio ciò di cui ho bisogno. Ricco, sa di erba secca ed è intenso, aperto, fortemente aromatico. Decido di cambiarne il gusto e lo sorseggio accompagnato da una porzione di torta al cioccolato e frutta secca. La torta entra a far parte pienamente del tè, che diviene dolcissimo.

Il gusto pungente della menta rimane ma, inglobando il cacao, il tè mi appare morbido e maltato al palato. Provo anche la panna e il sapore del tè diviene latteo, come di burro. Attraverso il colonnato di questa città romana, il sole, con il suo profumo, inizia a far capolino. Sono da Lvxor, seduta sui gradini, freschi di mattina e adiacenti il porticato della residenza di Diocleziano. Non lascerei mai più questo preciso punto del mondo!

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Lvxor (immagine concessa)

Dove: ulica Kraj Svetog Ivana 11, Spalato, Croazia. Instagram @lvxorcroatia

Ore 13.00 – Gusto rinvigorente e rinfrescante: così mi appare il tè verde allo zenzero che assaggio da Goluzarije. Più ne bevo e più mi invigorisco. Lo provo con le “fritule”, tipiche fritturine dolci croate. Ordino pure uno strudel. Con queste pietanze, il tè perde il suo essere frizzantino, per assomigliare nel gusto quasi ad una camomilla. Il retrogusto pungente, anche se sfocato, si manifesta comunque al palato.

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Goluzarije (immagine concessa)

In questa mattina, che sarebbe dovuta essere piovosa ma che mi regala l’ultimo sole croato, tutto è colorato di azzurro, il ciclamino col suo profumo e il suo colore mi rallegra e il cuore dondolante di fronte alla mia vista… mi starà lanciando qualche messaggio subliminale? Finiscono così i giorni dedicati alla Croazia, con una nuova esperienza romantica di tè e con la voglia di organizzarne un’altra chissà dove.

Dove: ul. Zrinsko Frankopanska 1, Spalato, Croazia. Facebook @goluzarije

Marella Pappalardo

Faema fotografa il Bel Paese del caffè con il Giro d’Italia: “L’83,1% degli italiani beve espresso e il 79,5% segue la gara”

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Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia e Maurizio Cimbali, presidente Gruppo Cimbali (immagine concessa)

MILANO – Esistono riti e tradizioni che uniscono da sempre gli italiani: usanze che si tramandano di generazione in generazione e che fanno parte di quella che viene intesa come identità nazionale. Una tra tutte è il Giro d’Italia, la corsa a tappe che attraversa il  Paese in biciletta ogni maggio e che viene seguita da 4 italiani su 5 (79,5%); l’altra è il caffè, bevuto dall’83,1% degli italiani più volte durante la settimana.

La ricerca “Caffè & Giro d’Italia, due passioni dal sapore tutto italiano”

È da questo primo legame che prende il via la ricerca “Caffè & Giro d’Italia, due passioni dal sapore tutto italiano” commissionata da Faema (Gruppo Cimbali) e realizzata da AstraRicerche su un campione di oltre 1.000 persone (18-65 anni, residenti in Italia), in occasione del secondo anno di sponsorizzazione ufficiale della competizione ciclistica.

E quale miglior luogo per presentare il risultato delle ricerche se non il Faema Flagship Store in via Forcella 7 a Milano? In questa splendida cornice viene celebrata la partnership triennale – lanciata nel 2022 – che ha riacceso gli animi degli appassionati e che intende fornire un punto di vista dal sapore pop e innovativo su due passioni (l’espresso e il ciclismo) che rappresentano il concept della collaborazione quest’anno: #TheWayWeLove.

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Faemina Limited Edition per il Giro d’Italia

Enrico Bracesco, direttore generale di Gruppo Cimbali, fa gli onori di casa: “Insieme ad AstraRicerche abbiamo voluto indagare quali fossero gli elementi in comune tra la bevanda e la competizione più amata dagli italiani”.

Il legame storico tra Giro d’Italia e Faema

Bracesco continua: “È stato interessante scoprire quanto i valori del Giro siano gli stessi condivisi dagli amanti del caffè e come le due passioni si intreccino in un mix sensazionale di piacere, tradizione, condivisione e aggregazione. La ricerca conferma, ancora una volta, il legame storico di Faema con il mondo del ciclismo e intende raccontare l’evoluzione di un brand innovativo, sempre in grado di regalare ai consumatori un’esperienza unica, così come continua a fare l’amatissima competizione da oltre 100 anni”.

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Enrico Bracesco, direttore generale di Gruppo Cimbali (immagine concessa)

Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, afferma: “Faema ha sempre fatto parte della grande famiglia del Giro d’Italia e dall’anno scorso è rientrata a pieno titolo come sponsor della Corsa Rosa grazie ad un’azienda di respiro internazionale come il Gruppo Cimbali”.

Vegni continua: “Il Giro d’Italia è una vetrina nazionale e internazionale oltre che una piattaforma di comunicazione multimediale in grado di garantire a tutti i nostri partner un’enorme visibilità grazie agli oltre 200 paesi del mondo in cui verrà trasmesso. Faema è legata a doppio filo con il mondo del ciclismo e la Corsa Rosa con la storica formazione che, tra gli anni 50 e 60, vinse il Giro nel 1956 con Charly Gaul e nel 1968 con Eddy Merckx oltre ad aggiudicarsi la classifica a squadre nel 1961, 1962 1968”.

 Il Giro d’Italia e il caffè

La ricerca evidenzia il modo in cui gli italiani seguono il Giro d’Italia: lo fanno guardando una o più dirette (in televisione, in streaming on line o via radio: 46.7%), o grazie agli aggiornamenti nei notiziari e nei programmi sportivi in TV o sul Web (31.5%) o alla radio (11.2%); quasi uno su sei ne legge sui giornali (cartacei o on line: 15.9%).

Ma il Giro d’Italia è anche contatto diretto e condivisione delle emozioni là dove passa la corsa rosa: al 17.8% degli italiani è capitato di seguirlo dal vivo, di persona. Può capitare di seguirlo a casa da soli (48.5%), ma è più comune guardarlo tra le mura domestiche con altre persone (53.3% – vero per tutte le generazioni) o al bar/pub (per ben il 19.5% – soprattutto per la Gen Z: 30%).

Il caffè (o bevande che lo contengono, come il cappuccino), invece, è bevuto dal’83.1% degli italiani più volte a settimana e ben il 68.6% lo fa tutti i giorni. A casa o fuori casa? Per moltissimi è entrambi e complessivamente si è quasi alla pari: l’80.0% beve caffè tra le mura domestiche (76.2% a casa propria, 36.2% a casa di altri), il 74.4% fuori casa (il 56.7% al bar, il 30.5% nel luogo di lavoro o studio, il 24.3% al ristorante, il 13.0% nei locali serali/pub).

I valori del Giro d’Italia e quelli del caffè

Seguire il Giro d’Italia è certamente un piacere per il 39.9% degli italiani, ma anche un bel mix di relax e di esperienza da condividere con altre persone.  Al Giro d’Italia sono associate idee e valori positivi, e l’attribuzione è molto ampia: è una gara che unisce tutti gli italiani (74.2%), è la condivisione di una passione di altre persone (69.0%), è piacevole argomento di cui parlare con altri (58.8%); ma il Giro è anche storia personale (ricordi di infanzia: 64.2%) e una tradizione di famiglia (56.9%).

Il caffè condivide molti aspetti con il Giro d’Italia: è prima di tutto un piacere (64.9%) e poi – proprio come seguire la corsa a tappe – un momento di relax (52.3%) e uno dei migliori modi per fare pausa nella giornata (40.6%); ma è anche un prodotto legato alla condivisione: una scusa per fare due chiacchiere con altre persone (27.2%), una vera esperienza da condividere (22.8%). E se per i ciclisti serve energia, potenza, carica, il caffè è per gli italiani l’alleato perfetto per concentrarsi o per svegliarsi meglio (34.2%).

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Il ruolo del bar secondo AstraRicerche

Il Giro e il caffè come collante degli italiani

Per il 30.1% degli intervistati la corsa a tappe si associa all’idea di socialità e di condivisione. Un’aggregazione che ritroviamo certamente anche al bar: per il 54.0% è il posto in cui incontrare gli amici, per il 31.9% rappresenta, come definito da AstraRicerche, “il social network degli italiani prima di Facebook”. È al bar che conosciamo persone nuove (22.5%), si ascoltano i discorsi degli sconosciuti (14.2%), si discute di attualità (25.0%) ma anche di sport (20.3%): è qui che ci si riunisce per i grandi eventi sportivi, così come il calcio, anche per le grandi tappe del Giro d’Italia (23.7%).

Il successo è un lavoro di squadra, al Giro come al bar

La ricerca Faema ci offre anche un interessante parallelismo sui ruoli di ciascuno all’interno di una squadra per ottenere il successo, in corsa per il Giro d’Italia come anche al bar.  Secondo gli italiani, durante la gara sono quattro le figure principali che determinano il successo di un team: il velocista (70.2%) che batte persino lo scalatore (60.9%), il capitano (60.8%) che supera – non di molto, come è tipico dello spirito del ciclismo – il gregario (53.7%).

Al bar, invece, per ottenere un buon caffè serve scegliere con cura la miscela giusta (79.7%), ma non basta. È necessario anche qui un lavoro di squadra: la macchina usata ha ampia rilevanza (44.8%) ma conta molto anche la ‘mano’ di chi prepara il caffè, l’abilità nel farlo con attenzione alle quantità, ai tempi (39.6%). In fondo al gruppo troviamo la qualità dell’acqua (31.7%).

E se i baristi fossero una squadra che partecipa al Giro d’Italia? Secondo la ricerca, l’addetto al caffè potrebbe svolgere ruoli diversi: per il 39.8% è uno scalatore, per affrontare i picchi di clienti, per il 33.0% un passista, resistente nel preparare tanti caffè – uno dopo l’altro – senza sosta, e per il 27.2% un velocista, preparando la bevanda in tempi rapidissimi.

Conoscere le bellezze italiane tra il bar e il Giro

Uno degli aspetti meno noti del Giro d’Italia è il suo ruolo di guida turistica per gli italiani: per il 43.5% la corsa a tappe è occasione per conoscere paesi, luoghi d’Italia non ancora visitati o in cui si vuole tornare. Ma anche il bar unisce le persone e racconta l’Italia: un italiano su quattro (25.4%) concorda con l’affermazione secondo cui il bar “è un luogo in cui scoprire le differenze locali in Italia: entri in un caffè e capisci lo ‘spirito’ di quella città”; d’altra parte, più di metà degli intervistati afferma che “il bar è un simbolo dell’italianità, di un certo modo di intendere la colazione, la pausa, l’incontro con altre persone” (53.0%).

E sul caffè c’è molto da raccontare, ‘tappa per tappa’, paese per paese: solo il 9.4% degli italiani è convinto che il caffè sia uguale in tutta Italia; il 52.6% afferma che, invece, ci sono riti e abitudini locali che rendono l’esperienza del caffè diversa in ogni regione, mentre il 38.1% sa che ci sono regioni con specialità di caffè che si bevono solo lì (per esempio il Bicerin in Piemonte, caffè padovano, eccetera).

Faema al Giro d’Italia 2023

Anche quest’anno protagoniste di tutte le tappe, saranno le tre macchine per caffè espresso simbolo di Faema oggi: l’iconica E61, la e71Ee la Faemina in versione Limited Edition Giro d’Italia – la macchina per caffè espresso pensata per l’ambiente domestico e gli small business.

Tutti gli amanti del ciclismo e di Faema potranno quindi gustare, nei village e nelle aree hospitality, un ottimo caffè preparato con le diverse macchine del brand e sfidarsi con gli amici in una gara di freccette, il tipico gioco da bar recentemente tornato di moda. Giocando e facendo centro sarà possibile contribuire al sostegno che Gruppo Cimbali offre ogni anno alle comunità dei paesi in via di sviluppo attraverso l’associazione no-profit World Bicycle Relief. La onlus è specializzata in programmi di distribuzione di biciclette su larga scala e completi per aiutare la riduzione della povertà là dove mancano anche i più basilari mezzi di collegamento.

Inoltre, grazie alla collaborazione con la community di Strava, gli appassionati potranno partecipare alla challenge e, al raggiungimento dei 120.000 km pedalati dalla community, verrà fatta una donazione economica: più si pedala e più si contribuisce alla causa.

E per finire, è possibile seguire sul canale Instagram di Faema con l’#FaemaOnTheRoad il racconto del Giro d’Italia, legato ai rituali del caffè e del ciclismo attraverso gli scatti fotografici Faema e il video Manifesto che raccoglierà le testimonianze delle persone in alcune tappe del Giro tra cui quella finale di Roma.

La giornata all’insegna del caffè e del ciclismo si è conclusa con il ricordo di Vittorio Adorni (ne abbiamo parlato qui), ciclista simbolo dell’Italia che si è spento all’età di 85 anni lo scorso dicembre.

di Federico Adacher

Sanapo: “Cinque dipendenti costano 180 mila euro, 20 poco meno di 700 mila: i conti non tornano, che gli Organi competenti facciano qualcosa”

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ditta artigianale sanapo corsini
Francesco Sanapo (foto concessa da Xpress Comunicazioni - Crediti fotografici: Sofie Delauw)

MILANO – Nuove aperture e ricerca di personale: un’equazione che non sempre funziona perfettamente, specialmente in Italia, un Paese che pur essendo molto legato al luogo del bar, all’ospitalità, non offre le condizioni ideali per permettere ai gestori di trovare un reale equilibrio tra costo dei dipendenti e guadagno. Un problema serio, riscontrato da tutti e che ora viene sottolineato da uno degli imprenditori che meglio esprime il caffè italiano di qualità: Francesco Sanapo.

Con un appello chiaro e coinciso, l’uomo dietro l’azienda fiorentina di caffetterie Ditta Artigianale – che di recente ha raggiunto il suo quinto locale attivo – fa i conti rispetto al mantenimento di risorse umane sempre più respinte dal settore: necessari per tornare attrattivi, stipendi più elevati, condizioni migliori e un supporto maggiore da parte del Governo per incentivare i datori di lavoro.

Sanapo: “Una crisi profonda che ci sta mettendo le spalle al muro”

Si parla ovviamente di un lavoro duro, che richiede molti sacrifici, e che anche per questo dovrebbe avere un maggiore riconoscimento economico e sociale. Andrebbe rivista la tassazione che grava sul settore e che influenza la ricerca della manodopera.

Un’azienda può registrare un milione di euro di fatturato contando 5 dipendenti e Sanapo aggiunge: “Mentre a me ne servono 18-20 per raggiungere la stessa cifra”.

Investire in questo mestiere per i giovani e affrontare costi della vita elevati in città come Milano, Firenze e Roma, deve tornare ad esser un’opzione appetibile e “Oggi, non lo è per nulla” specifica Sanapo.

“I nostri collaboratori sono invece l’anima del nostro settore – continua Sanapo – Per Ditta Artigianale non c’è futuro senza le persone”.

“L’eccellenza va protetta, facciamo qualcosa per garantirle un futuro”.

Qui il video completo

 

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Un post condiviso da francesco Sanapo (@sanapofrancesco)

L’imprenditore finanzia un barista per avviare la sua attività, ma lui scompare: “Dall’altro lato, difficoltà a trovare persone fidate”

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Roma (foto Pixabay, Nimrod Oren)

Riceviamo e pubblichiamo di seguito una lettera che è segno dei tempi perché vengono elencate le difficoltà che incontrano gli imprenditori nel trovare persone degne di fiducia alle quali dare una prospettiva di guadagno e crescita personale. L’autore dell’opinione, riflette sui crescenti disagi degli imprenditori alla luce di uno spiacevole evento.

Infatti dopo aver dato l’opportunità ad un ragazzo di finanziare la propria attività e di lavorare in proprio, quest’ultimo è sparito senza lasciare traccia.

Leggiamo di seguito le considerazioni dell’imprenditore.

Il punto di vista degli imprenditori: un mancato investimento

“Ho letto su Comunicaffè diversi articoli nei quali si lamentava della scarsissima professionalità dei titolari del settore horeca oltre che della mancanza di valorizzazione del personale competente e cose del genere.

Alla fine di uno di questi articoli, un barista concludeva dicendo in buona sostanza che non se la sentiva più di lavorare per gli altri e che per valorizzare veramente la sua professionalità, era orientato verso l’apertura di una sua attività nel settore caffetteria e più probabilmente come caffetteria ambulante non appena avesse racimolato le risorse economiche necessarie.

Letto l’articolo, ho dato per buono quello che raccontava e ho deciso di incontrarlo per potergli dare un’opportunità.

Ci siamo visti, gli ho parlato della nostra torrefazione, del nuovo progetto nello specialty coffee e gli ho proposto di lavorare con noi.”

Un’opportunità per lavorare in proprio

“Gli ho detto che avremmo fatto noi l’investimento nell’acquisto del mezzo, una caffetteria itinerante focalizzata sullo specialty (investimento di oltre 70 mila euro) e che dopo un periodo di prova, lo avremmo inserito come socio nella neo costituita società specializzata.

Dopo due o tre mesi di ragionamento sul format e relativi valori aggiunti da inserire, periodo in cui il nostro interlocutore si è sempre mostrato entusiasta, abbiamo ordinato il mezzo, definito la zona operativa in una città importante e definito l’aspetto legato al primo periodo, ossia i sei mesi di prova.

Per poter iniziare, considerando che gli avremmo affidato un relativamente piccolo capitale e una autonomia assoluta sulla gestione delle giornate e orari di vendita, abbiamo richiesto l’apertura di una partita IVA (solo per i primi sei mesi), un deposito cauzionale di 1.500 euro per eventuali danni (più che altro per responsabilizzarlo sul corretto utilizzo del bene) e un affitto di 1.500 euro al mese del mezzo (sempre per un massimo di 6 mesi di prova) dopo di che lo avremmo inserito come socio al 20% e stipendiato con contratto a tempo indeterminato.

Considerando la zona in cui il mezzo avrebbe operato, abbiamo sviluppato un business plan che dal primo mese, si poggiava su un incasso minimo di oltre 6.000 euro e che l’incidenza della materia prima sarebbe stata di circa 2.000 euro; l’incasso residuo sarebbe ammontato a circa  4.000 euro al quale rimaneva da sottrarre solo il costo del canone mensile di 1.500 euro. In sostanza già dal primo mese il gestore del mezzo avrebbe avuto un utile lordo di circa 2.500 euro e netto di almeno 1.200 euro.”

Il cambio di idea da parte del barista

“Malgrado questo, non appena abbiamo presentato la formula e richiesto un totale investimento di 3.000 euro tra cauzione e primo mese di affitto del mezzo a fronte di oltre 70 mila euro di investimento da parte nostra e la possibilità di fargli realizzare il sogno di lavorare per se stesso (supportato da una solida azienda del settore), il barista è sparito dalla circolazione senza dare più segno di vita.

Con una sottile amarezza, ho scritto questa lettera per manifestarle, forse, anche la difficoltà che sta dall’altro lato, dall’altra parte dei vari aspiranti baristi di turno; quei disagi che incontrano gli imprenditori nel trovare persone degne di fiducia alle quali dare non solo una prospettiva di guadagno ma la possibilità di crescere professionalmente addirittura all’interno di start up interamente finanziate.”

Lettera firmata

Così l’intelligenza artificiale cambierà e profondamente l’arte della torrefazione

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Il caffè torrefatto fa la differenza

MILANO – L’intelligenza artificiale sta entrando nella vita di tutti noi e anche nell’industria del caffè. Tra gli innovatori che si stanno muovendo pionieristicamente in questo campo c’è il torrefattore danese Bki, che ha sta provando ad applicare l’IA nel dosaggio delle componenti delle sue miscele adottando degli algoritmi sviluppati dall’Istituto danese di tecnologia (Dti) e successivamente sottoposti, per un audit, agli esperti dell’Istituto Fraunhofer per l’ingegneria di produzione e d’automazione (Ipa). Il progetto è valso a Bki il premio Danish AI Awards 2022.

Sino a oggi, la creazione delle miscele si è basata su un processo continuo di prova ed errore estremamente complesso e laborioso. Per creare una miscela con qualità e caratteristiche costanti bisogna infatti tenere conto del variare dei profili quantatitivi e qualitativi delle diverse origini, che vanno dunque ogni volta ricombinate e ribilanciate.

Il Dti ha creato, per conto di Bki, degli algoritmi rispetto a criteri di gusto, qualità e costo.

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Giornata della Ristorazione: nel trimestre aprile-giugno, previste in Lombardia oltre 27.000 assunzioni nel settore

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Giornata della Ristorazione (dal sito dell'iniziativa)
Giornata della Ristorazione (dal sito dell'iniziativa)

MILANO – Numerosi appuntamenti organizzati dalle associazioni territoriali e oltre 800 i ristoranti lombardi aderenti. È questa la fotografia regionale per la prima edizione, il 28 aprile, della Giornata della ristorazione, organizzata da Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana pubblici esercizi. Primo appuntamento nazionale per rafforzare il ruolo della ristorazione e della gastronomia italiana, la Giornata della ristorazione pone centro il tema dell’ospitalità e della convivialità, simboleggiata dal pane, attore protagonista
dell’appuntamento che si svolgerà per tutta la giornata di domani.

“I pubblici esercizi, in gran parte micro e piccole imprese, rappresentano non solo un’importante leva economica, professionale e lavorativa, ma anche il perno intorno al quale spesso si sviluppano le relazioni tra le persone – dichiara il vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia Carlo Massoletti – Attività fondamentali, sia nei grandi centri sia nelle aree più periferiche, grazie alla loro capacità di essere supporto agli altri comparti economici e di creare connessioni”.

E l’importanza dei pubblici esercizi in Lombardia è restituita da numeri:

I 14,7 miliardi di euro di consumi fuori casa in regione nel 2022 rappresentano oltre il 17% del totale nazionale (stima Fipe-Confcommercio su dati Istat). Anche il numero di imprese – 14,7% di quelle italiane – e di occupati dipendenti – 19,5% su base nazionale – sottolineano il peso specifico del settore, nonostante nel 2022 si sia registrato un calo in tutte le province (elaborazione Centro Studi Fipe-Confcommercio su dati Infocamere – 31 dicembre 2022).

Per quanto riguarda l’occupazione per il trimestre aprile-giugno 2023 in Lombardia sono previste oltre 27.000 assunzioni nel settore della ristorazione (fonte: Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior).

“Nonostante le assunzioni previste, per gli operatori del settore continuano le difficoltà nel reperire personale – aggiunge Massoletti

– Tendenza che può essere invertita grazie ad un robusto intervento di abbattimento del cuneo fiscale sul costo del lavoro. Importanti, inoltre, formazione professionale, determinante anche per offrire un servizio sempre più di qualità da parte di imprese oramai centrali nella filiera turistica, e politiche specifiche su innovazione e credito, che possono aiutarli a confermarsi come protagonisti economici e della rigenerazione urbana”.

Nella tabella la suddivisione per provincia

 

Rancilio Group a Firenze per la seconda tappa Lags Battle, evento il 3 maggio

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rancilio classe latte art
Rancilio Classe 20 SB è lo sponsor ufficiale della competizione Lags (immagine concessa)

FIRENZE – Continuano le tappe di selezione italiane che porteranno i migliori professionisti di Latte art a livello nazionale a gareggiare per il titolo di campione italiano a Host Milano 2023. Rancilio Group Classe 20 SB è lo sponsor ufficiale della competizione che si svolgerà il 3 maggio presso il Palazzo San Niccolò di Firenze e che vedrà i baristi provenienti da tutta Italia sfidarsi a colpi di latte art sui livelli verde, rosso e nero.

Rancilio Group a Firenze per Lags

La giornata metterà in luce la professionalità e le capacità tecniche in Latte art dei baristi Lags che avranno a disposizione la tecnologia Steady Brew di Classe 20, ottima per garantire massima stabilità termica e una qualità in tazza ottima e sempre ripetibile.

I finalisti di ogni tappa si contenderanno il titolo per accedere al Campionato del mondo di Latte art Grading (Wlags) che si svolgerà anch’esso durante Host Milano 2023 e vedrà la partecipazione del proclamato vincitore italiano.

Riguardo Lags Battle Firenze

  • 03 maggio 2023
  • dalle 09 alle 18:30
  • Palazzo San Niccolò (qui la posizione su Google Maps)
  • Via di S. Niccolò, 79
  • 50125 Firenze FI

Per seguire l’evento è possibile accedere alla pagina Instagram ufficiale

Due ragazze si licenziano con il sogno di aprire un bar: nasce il Caffè Sbagliato

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

Rebecca Nobili, 30 anni, e Alessandra Malaguti, 32, si sono licenziate rinunciando in tal modo ad un posto assicurato al Caffé del corso dove erano assunte a tempo indeterminato per aprire il loro locale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale Il Resto del Carlino.

L’apertura del Caffè Sbagliato

FERRARA – Se il commercio ha un’anima questa è di colore rosa, quantomeno è donna. Perché ne hanno avuto di coraggio Rebecca Nobili, 30 anni, e Alessandra Malaguti, 32, a licenziarsi, rinunciando ad un posto assicurato al Caffé del corso dove erano assunte a tempo indeterminato già da 4 anni per accendere la luce oltre il bancone di un nuovo locale. L’hanno chiamato ’Lo sbagliato’, si trova in via Mazzini, è aperto da lunedì anche se l’inaugurazione – brindisi e bollicine, sorrisi e strette di mano – è stata ieri pomeriggio. Già il nome racconta il pizzico – forse un po’ più di un pizzico – di follia che anima queste due ragazze.

“Perché Sbagliato? – risponde Rebecca – . Semplice, per essere ironiche e perché siamo andate contro l’opinione di tutti che dicevano che eravamo matte a licenziarci e prenderci questo impegno in un momento del genere. E perché noi facciamo sempre le cose al contrario, perché è simpatico come nome e perché rimane in mente. Poi tutti se lo chiedono e ci chiedono: ‘perché lo sbagliato?’”. Si chiama pubblicità, marketing, capacità del messaggio di arrivare al destinatario. Anche qui Rebecca e Alessandra sembrano avere una marcia in più.

“Come sta andando? Bene, martedì il locale era gremito. Via Mazzini ha cambiato volto, è una strada piena di vita, il luogo ideale per aprire un bar”, la proiezione di mercato che le due ragazze hanno fatto. La decisione di cambiare, di passare da dipendenti a proprietarie di un bar tutto loro in una manciata di giorni. “Abbiamo saputo – spiegano – che il bar ’Il Centrale’ in via Mazzini era chiuso, siamo andate a dare un’occhiata. E’ stato amore a prima vista. In due settimane abbiamo deciso di lanciarci nell’impresa, abbiamo dato al datore di lavoro un preavviso di un mese, ci siamo rivolte ad una finanziaria per avere i fondi ed eccoci qua”.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.

Why not coffee & books: l’imprenditrice Azzurra Cerri e il suo bar letterario senza slot machine

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Una classica tazzina di espresso (immagine: Pixabay)

L’imprenditrice Azzurra Cerri ha finalmente coronato il sogno di aprire un caffè letterario senza slot machine. Il bar, battezzato Why not coffee & books, si trova lungo la via Aurelia Nord a Viareggio. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Simone Dinelli pubblicato per il quotidiano Il Corriere della Sera.

Il caffè letterario Why Not

Da un bar normale – senza slot machine – a un vero e proprio caffè letterario, dotato di ben 10 mila volumi che qualunque cliente può sfogliare al tavolo, mentre consuma, o portarsi persino a casa. È la storia professionale di Azzurra Cerri, imprenditrice a cui il coraggio di compiere scelte non banali di certo non manca.

Già qualche anno fa – correva il 2015 – il suo Why not con sede lungo la via Aurelia Nord a Viareggio era salito agli onori della cronaca, dopo la decisione di Azzurra di togliere le slot: “Mi procurava un male fisico e mentale vedere le persone spendere i loro soldi in quel modo”, disse all’epoca.

Lei, che le macchinette in quel bar le aveva trovate quando 4 anni prima, nel 2011, era entrata in società con la persona che il bar già lo gestiva. Via le slot, dunque, rimpiazzate da una piccola libreria: la cultura al posto del gioco e di un guadagno sicuro per lei. Quasi una rivoluzione.

“In tanti – dice Azzurra – avevano applaudito a quella mia scelta, ma c’era anche chi sui social mi aveva deriso, dicendo che senza slot avrei durato due mesi e che presto sulla porta del mio bar ci sarebbe stato un cartello con scritto “affitasi”. Alla fine, quel cartello è arrivato davvero, ma per un’altra ragione”.

Azzurra ha infatti deciso di trasferirsi in un locale più grande, adiacente al precedente. Qua, ha coronato il sogno della sua vita: aprire una libreria vera e propria, trasformando così il suo Why not nell’attuale Why not coffee & books.

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Apre Inzuppo, il locale a Roma che propone una colazione personalizzata

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Una tazza di cereali (immagine: Pixabay)

I clienti di Inzuppo possono comporre la loro colazione e merenda grazie a decine di opzioni. Alla base c’è la scelta tra diversi tipi di latte, comprese le bevande di origine vegetale, e ingredienti da inzuppare. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul Corriere della Sera.

Inzuppo a Roma

ROMA – Oltre 5 milioni di italiani ogni giorno fanno colazione fuori casa secondo l’Istat, per l’88% avere vicino la propria abitazione bar, caffè e pasticcerie costituisce un valore aggiunto per una buona qualità della vita. Ma se l’Italia è la patria del cappuccino e cornetto, fare una colazione al bancone del bar con le abitudini alimentari di casa propria era quasi impossibile fino ad oggi.

Ovvero portare fuori ciò che mangeremmo nel relax del nostro ambiente domestico, come ad esempio l’intramontabile latte e cereali, è un desiderio di grandi e piccoli.

Proprio su questa scia tre giovani imprenditori, Mattia Ponzano, Gian Luca Comandini e Marco Napoli, lanciano anche a Roma Inzuppo, un format consistente in una milk bowl con cereali e biscotti di ogni sorta, ideato nel 2020 durante i mesi di isolamento del lockdown e con la sua prima apertura ai Navigli a Milano.

Chi consuma il primo pasto della giornata al bancone di un bar spesso lo fa da solo e frettolosamente. Perché allora non optare per una tazza di latte con cereali? O una merenda farcita con una crema artigianale?

Con Inzuppo si concilia l’esigenza di fare colazione fuori casa con la ritualità di questo momento che, al pari del pranzo e della cena, è occasione di aggregazione e svago. Proprio grazie a questo valore aggiunto e al fattore della personalizzazione sulla base di preferenze, intolleranze e gusti, il format di Inzuppo, dopo il successo di Milano, raddoppia e sbarca dunque nella Capitale a piazza Istria, una delle zone più frequentate dalla movida under 30.

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