b.farm partecipa al Festival dello sviluppo sostenibile (immagine concessa)
Dall’ 8 al 24 maggio in tutta Italia si terrà il Festival dello sviluppo sostenibile con eventi e iniziative sparse su tutto il territorio italiano. L’obiettivo del festival è quello di sensibilizzare e mobilitare cittadini, giovani generazioni, imprese, associazioni e istituzioni sui temi della sostenibilità economica, sociale e ambientale.
b.farm partecipa all’evento “Mangiar bene facendo del bene”
Venerdì 19 Maggio dalle ore 16:30 alle 18 il co-founder b.farm Sandro Bonacchi parteciperà, nel contesto del festival, all’evento “Mangiare bene facendo del bene”.
Il tema dell’incontro è la sinergia tra profit e non profit per la costruzione di ecosistemi sostenibili. L’incontro ha lo scopo di far emergere come la qualità del cibo può alimentare le relazioni e renderle più inclusive e nutrienti per le persone e per l’ambiente.
Un’occasione per presentare il lavoro di b.farm nel selezionare le giuste finca, parlare dei metodi non aggressivi di coltivazione applicati e la non sovraproduzione della stessa.
L’azienda parlerà anche della sua collaborazione con Anna Caffè, impresa sociale che impiega persone fragili e svantaggiate in progetti di inclusione e reinserimento lavorativo in Toscana, alla quale affidiamo gran parte della tostatura e del confezionamento.
Sarà possibile seguire l’evento anche in diretta streaming sulla pagina Facebook di Habile e Gbr Rossetto.
ROMA – Caffè Circi, il Caffè dei romani dal 1928 e oggi parte integrante del Gruppo Moak, ha presentato il nuovo marchio e la sua nuova identità d’immagine. Il brand, che ha visto nel tempo diverse trasformazioni, in questa sua nuova versione rappresenta oggi l’evoluzione di quello originario: ispirandosi al marchio degli anni 50 e restando fedele al colore verde Circi (Pantone 3298), risulta alleggerito e presenta l’inserimento di un nuovo elemento decorativo che ricorda un vassoio, simbolo della cura e dell’attenzione ai dettagli.
Caffè Circi si mostra nella sua nuova veste
L’incarico di reinterpretare il marchio e ridisegnare la comunicazione visiva di Caffè Circi è stato affidato a For[me]Moak, l’agenzia interna del gruppo, la quale ha saputo conservare, esaltandola in forma contemporanea, la storicità e la territorialità che hanno reso nota nel mondo la storica torrefazione romana.
I 4 packaging (foto concessa)
Ne è derivato un look rinnovato e moderno, legato alle origini e alla solidità del marchio,
applicato anche alle tazzine, a tutti gli accessori complementari e ai packaging delle quattro pregiate miscele Gran Caffè, Miscela Bianca, Miscela Argento e Miscela Oro. Le relative confezioni da 1Kg sono state rielaborate con un design ispirato al Colosseo, simbolo
architettonico della città eterna, noto in tutto il mondo e nei colori che identificano le diverse miscele quali bianco, argento, oro e verdone per Gran Caffè.
A destra Massimo Circi e a sinistra Alessandro Spadola (foto concessa)
“Siamo lieti di presentare l’accurato lavoro di restyling del marchio Caffè Circi, espressione di un Gruppo orientato al futuro che vuole conservare le proprie radici, i propri valori e la propria mission. La giornata di oggi rappresenta l’occasione per rafforzare il posizionamento dello storico brand sul mercato e riflette il forte impegno ad una crescita costante, solida e
sostenibile.” Dice Alessandro Spadola, CEO del Gruppo Moak.
La nuova corporate Image è stata presentata al pubblico del settore durante un Open Day che si è tenuto Martedì 16 Maggio 2023 vicino alla storica sede di Caffè Circi.
Durante la serata Claudio Pica, segretario generale dell’Associazione Italiana Gelatieri, ha premiato a sorpresa lo storico brand romano
Ed ha commentato “Come Associazione Italiana Gelatieri siamo orgogliosi di aver partecipato all’evento di lancio del nuovo marchio Caffè Circi, brand che rappresenta – dagli anni ’30 ad oggi – un tassello importante all’interno del segmento di bar e caffetterie della Capitale.”
Gli ambasciatori e i cavalieri di Aig: Matteo Grizi, Eugenio Morrone, Federico Molinari, Ivano Donato, Paolo Costantini, Domenico Curiale, Serena Urzì e il Campione d’Europa, Rosario Nicodemo hanno deliziato gli ospiti offrendo degustazioni di abbinamenti di caffè e gelato nelle loro molteplici declinazioni.
Ospite immancabile dell’evento, Marco Poidomani, Brand Ambassador di Moak e campione in carica di coffee and good spirits che ha dedicato alla torrefazione romana un Cocktail al “cacio e pepe” a base di cold brew, vino aromatizzato con miele e spezie, gin Piazza Bologni, pepe nero ed uno spiedino di cacio e cioccolato.
Caffè Moak S.p.A. nasce nel 1967 a Modica da un piccolo laboratorio siciliano fondato da Giovanni Spadola
Scegliendo il nome “Moak” quale anagramma di moka ed ispirandosi all’antico nome arabo della sua città, Modica. Oggi Moak è guidata con la stessa passione dai figli del fondatore, Alessandro (CEO) e Annalisa (CMO) che hanno portato quella che era
un’eccellenza artigianale locale a divenire un brand ed un gruppo imprenditoriale riconosciuto nel settore della torrefazione e della distribuzione del caffè in oltre 50 Paesi nel mondo.
La qualità del prodotto e l’ecosostenibilità sono alla base della filosofia aziendale: dalla selezione delle migliori monorigini, coltivate rispettando il lavoro dell’uomo e l’ambiente, alla tostatura per ogni qualità di caffè, fino al controllo dell’intero ciclo produttivo da un laboratorio di analisi interno tecnologicamente all’avanguardia. All’innovazione tecnologica Moak ha da sempre affiancato l’evoluzione culturale: nel 2000 nasce il progetto “Moak Cultura” inaugurato con il concorso Caffè Letterario Moak cui è seguito il concorso “Fuori Fuoco”, che hanno visto il connubio tra artisti emergenti e personaggi illustri della cultura, in particolar modo nel campo della letteratura e fotografia artistica.
Due progetti fortemente voluti per poter apprezzare il Caffè Moak in contesti ed esperienze di socialità ed integrazione socio-storico-culturale: elemento di aggregazione e di identità collettiva dove il “food” e il “taste” sono anche memoria e rito, scambio culturale e patrimonio di significati ottenuti grazie ad un prodotto di qualità abbinato all’evoluzione innovativa.
Caffè Circi, „il caffè dei romani”, nasce a Roma nel 1928
Fondato da Michele Circi negli anni ferventi del futurismo in cui dinamismo e passione ispiravano l’arte, la sua storia si fonde con quella della città eterna tra tradizione e innovazione, puntando all’eccellenza delle sue miscele e conquistando il palato di esperti e amanti del caffè di qualità.
L’arte del gusto di Circi si rivela nel sapore perfetto e accattivante del caffè oltre che l’attenzione nella realizzazione di tutti gli accessori complementari. Dal 2022 Caffè Circi è entrato a far parte del Gruppo Moak: ai fratelli Massimo e Michele Circi, nipoti del
fondatore, è stata confermato l’incarico di coordinamento commerciale dell’azienda.
L'installazione dell'evento Redisign your future! by Brita (immagine concessa)
MILANO – Dal 18 al 23 aprile presso Fondazione Catella (Via Gaetano de Castillia 28 – Milano), Brita, azienda leader nel settore della filtrazione dal 1966, ha partecipato alla Milan Design Week in qualità di sponsor di Isola Design Festival e di main sponsor del palinsesto dei DIDAYSTalks – Design Week Edition (ne abbiamo parlato qui).
Brita alla Milan Design Week
Brita ha organizzato l’evento “Redesign your future!”, all’interno del quale l’acqua, la risorsa più importante per la terra, è stata protagonista di un itinerario che ha portato i visitatori a riflettere su quanto sia fondamentale proteggere il nostro patrimonio più importante.
La scelta di una location di prestigio come Fondazione Catella, fortemente impegnata sul tema della sostenibilità, e la partnership con Isola Design Festival, che rinnova il focus delle proprie esposizioni sul riuso delle materie con il claim “nothing happens if nothing happens”, sono state frutto di una scelta oculata per poter esprimere al meglio la nuova identità di Brita. Un brand che si sta completamente rinnovando, sempre più all’insegna del lifestyle e della modernità con la sostenibilità nel proprio dna, un brand sempre più attento alle esigenze del mercato e orientato a consumatori sempre più consapevoli.
La tavola rotonda B2B (immagine concessa)
Lorenzo Sarvello, amministratore delegato di Brita Italia ha dichiarato: “Brita ha siglato per la prima volta un evento unico che, oltre a mostrare la nuova immagine dell’azienda e a presentare tutte le offerte di prodotto, ha voluto portare un forte messaggio di sensibilizzazione. Prima del design, di costruire, di creare nuovi processi è fondamentale rivedere i nostri comportamenti e in particolare i nostri consumi dell’acqua in un’ottica più sostenibile, perché solo così potremo dare il via ad un vero cambiamento, ridisegnando così il nostro futuro”.
La particolare installazione esterna, prima tappa di un vero e proprio viaggio emozionale nel mondo dell’acqua, ha suscitato grande interesse e curiosità richiamando oltre 45 mila partecipanti.
La struttura, composta da sfere di vetro rappresentanti delle gocce d’acqua, con i suoi giochi di luce e di riflessi ha invitato il pubblico a riflettere sulla fragilità dei nostri ecosistemi e a porre l’attenzione sull’importanza dell’acqua per il nostro pianeta.
Gli ospiti, continuando il percorso, hanno trovato al primo piano dell’edificio una postazione VR che ha permesso loro di vivere un’esperienza di realtà virtuale calandosi nei panni di una goccia, dal mare al bicchiere. Al termine di questo i presenti hanno potuto conoscere dal vivo le soluzioni innovative che Brita offre sia al mondo consumer sia a quello professionale per portare un vero cambiamento nelle abitudini del bere acqua.
L’installazione VR (immagine concessa)
Dai prodotti per la filtrazione dell’acqua per la casa e da viaggio, con tutte le novità 2023, dalla caraffa filtrante in vetro, la nuova generazione di filtri per caraffe, i nuovi sistemi per rubinetto e le borracce, alle soluzioni per il mondo professionale, tra cui l’ultima novità Purity C iQ, senza dimenticare gli erogatori studiati per ambienti come uffici e negozi, Brita è sinonimo di affidabilità ed esperienza e offre una risposta reale alla necessità di bere acqua in modo sostenibile.
Terza e ultima tappa dell’evento di Brita le degustazioni e le dimostrazioni sensoriali della “Brita Water Wheel” insieme agli esperti Brita e alla Brita water sommelier che hanno accompagnato il pubblico alla scoperta del cambiamento spiegando tutte le dimensioni che l’acqua è in grado di dare.
Il claim “Turn on the change, turn on the taste” rappresenta il messaggio di Brita: accendere il cambiamento e guidare le persone verso nuove esperienze, alla scoperta dell’acqua e del suo gusto diffondendo cultura della sostenibilità e della salvaguardia dell’ambiente.
Inoltre, sono state organizzate due tavole rotonde dal titolo “Storie di sostenibilità in uno scenario di crescita e cambiamento”, per dare ai clienti Brita, sia in ambito consumer che professionale, spunti di riflessione su tematiche sempre più urgenti, come gli obiettivi dell’Agenda 2030 che promuovono lo sviluppo sostenibile.
Lorenzo Sarvello ha moderato i due incontri. Il primo dedicato all’ambito consumer si è tenuto il 19/04 e ha visto come partecipanti le aziende Kasanova, Cortilia, IGLM STORE e Angelo Di Gregorio, Professore ordinario di Management dell’Università di Milano-Bicocca e Presidente della Società Italiana di Marketing e Direttore CRIET.
Il secondo, invece, organizzato il 20/04 e dedicato al settore professional ha visto tra i relatori rappresentanti delle aziende Accenture, Confida, Gruppo Cimbali, Lavazza e UNOX.
La condivisione di uno scopo comune e il racconto delle proprie realtà ha permesso di trovare nuovi spunti e confrontarsi sulla necessità di intervenire per dare il via a un vero cambiamento.
Tra i momenti di scambio più interessanti anche quelli dei DIDAYSTalks – Design Week Edition powered by Brita e in collaborazione con il brand Digital Innovation Days. Un ricco palinsesto che ha visto diversi interlocutori trattare temi come la sostenibilità e l’innovazione: durante l’incontro del 18/04 “Water First: l’acqua al centro del futuro” è intervenuto Lorenzo Sarvello, Amministratore delegato di Brita Italia, per porre l’accento sullo scetticismo che ancora dilaga nei consumi di migliaia di persone.
Sebbene il 77% degli italiani dichiari di voler essere sostenibile, l’Italia si distingue tra i paesi europei con il più alto spreco di acqua (9 miliardi di litri d’acqua al giorno) e maggior utilizzo di acqua in bottiglia (220 litri consumata mediamente pro capite). L’uso di acqua del rubinetto, troppo spesso demonizzata, con Brita diviene la soluzione per un comportamento consapevole, che offre anche un’occasione di risparmio in questo momento di inflazione, la spesa media di acqua in bottiglia in Italia è, infatti, tra i 300 e i 700 € all’anno.
Il 20/04, invece, Erica Cortinovis, direttore marketing di Brita, ha partecipato all’appuntamento “Sostenibilità e smart city: come la città può essere inclusiva e sostenibile” per discutere di nuovi modelli di consumo e di economia circolare. 6 consumatori su 10 non sono in grado di comprendere se un’azienda è sostenibile, BRITA lo dichiara con un report annuale e con l’obiettivo entro il 2025 di ridurre 6,5 miliardi di bottiglie d’acqua. Tra le tante attività innovative c’è anche la creazione di Fontanelle by BRITA, un’app promossa in occasione del lancio della borraccia filtrante che mappa le fontanelle delle città offrendo a tutti la possibilità di avere acqua buona da bere anche fuori casa..
In occasione del talk dedicato al climate change “Reimaging Our Future: soluzioni innovative per la crisi climatica” di sabato 22/04 Lorenzo Sarvello è intervenuto nuovamente per parlare di come il fare impresa oggi sia imprescindibile dall’accertarsi di generare un impatto sostenibile nella filiera produttiva. Bere acqua in modo sostenibile è possibile, ma comporta sia un impegno etico sia una trasformazione urgente di pratiche quanto mai radicate.
Il ciclo di incontri si è poi concluso domenica 23/05 con l’intervento di Elena Scordamaglia, Brita water sommelier, nel panel dedicato alla cucina “Design food industry: la rivoluzione dello spazio cucina”.
Dalle dark kitchen alle nuove tendenze estetiche e tecniche, è stata fatta una full immersion nel mondo della cucina per riflettere sulla profonda trasformazione del settore e il contributo fondamentale del design in questo processo. La cucina non è più solo un luogo fisico, ma un valore che necessità di nuove soluzioni innovative per le nostre necessità.
Tra i temi affrontati anche l’acqua come alimento e non solo come un semplice elemento chimico: i suoi ingredienti e dimensioni sensoriali sono infatti in grado di influenzare l’efficienza sulle attrezzature in cucina e il risultato finale. Ecco perché diventa sempre più importante curarne la qualità con un’attitudine sostenibile sia dal punto di vista economico che ecologico.
In occasione della Giornata mondiale della Terra, tenutasi sabato 22/04, Brita ha organizzato insieme alla Cooperativa VerdeAcqua dei workshop dedicati ai bambini dai 6 agli 11 anni. L’attenzione per il futuro del nostro Pianeta riguarda soprattutto i più piccoli che hanno potuto, tramite attività di edutainment, apprendere contenuti scientifici divertendosi insieme a genitori e coetanei.
La scheda sintetica di Brita
Con un fatturato totale di 656 milioni di euro nell’anno commerciale 2021 e 2.321 dipendenti in tutto il mondo (di cui 1.263 in Germania), il gruppo Brita è una delle aziende leader nell’ottimizzazione e personalizzazione dell’acqua potabile. Il suo marchio storico Brita è leader nel mercato globale dei filtri per l’acqua. L’azienda a conduzione familiare con sede a Taunusstein vicino a Wiesbaden conta 30 filiali e succursali nazionali e internazionali, partecipazioni, distribuzioni e partner industriali in 69 paesi nei cinque continenti. Ha siti di produzione in Germania, Regno Unito, Italia e Cina.
Fondata nel 1966, oggi l’azienda inventrice della caraffa filtrante per l’acqua domestica sviluppa, produce e distribuisce un’ampia gamma di soluzioni innovative per l’ottimizzazione dell’acqua potabile per uso privato (caraffe filtranti per l’acqua, sistemi on-tap e Brita Integrated Solutions per piccoli e grandi elettrodomestici di produttori rinomati) e commerciale (settore alberghiero, ristoranti, catering e vending) oltre a erogatori di acqua di rete per uffici, scuole, ristoranti e il settore dell’assistenza sensibile all’igiene (ospedali, case di cura). Dal 2016 Brita collabora con Whale and Dolphin Conservation (WDC) per proteggere gli oceani del mondo dai rifiuti di plastica, contribuendo così a proteggere balene e delfini.
Il brand protagonista di golose preparazioni e di piccoli momenti di quotidiana dolcezza spegne 130 candeline. Il segreto di una così lunga vita? I suoi ingredienti semplici, latte e zucchero, e il facile utilizzo in ogni momento della giornata. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione adnkronos.
Il latte condensato Nestlé: un brand di 130 anni
MILANO – I compleanni sono occasioni uniche per celebrare gli anni trascorsi e quelli che verranno, collezionando preziosi ricordi da custodire nel nostro cuore come istantanee. Le fotografie che compongono l’album di Nestlé ‘Il latte condensato‘ sono tante e, messe insieme nell’album dei ricordi, raccontano la storia del brand che da 130 anni è il vero protagonista di golose preparazioni e di quei piccoli momenti di quotidiana dolcezza che sono, per ciascuno di noi, ricordi indelebili e inestimabili.
La prima immagine risale al XIII secolo, a scattarla è l’esploratore Marco Polo che ci racconta come i Tartari si distinguevano nell’arte di condensare il latte, sostituto del latte fresco quando gli approvvigionamenti scarseggiavano. Per la seconda dobbiamo attendere il secondo decennio del 1800 quando in Francia e, qualche decennio dopo negli Stati Uniti, hanno iniziato a condensare il latte per le stesse ragioni dei Tartari: renderlo disponibile a tutti, anche a coloro che non potevano consumarlo subito e fresco.
La storia dietro il prodotto
Il trasporto su lunga distanza era infatti ancora impensabile per via della assenza di sistemi di refrigerazione adeguati alla corretta conservazione; la condensazione diventava quindi la soluzione ideale per portarlo lontano preservandone la funzione di bevanda per adulti e bambini.
La terza fotografia ci parla invece di come, con l’avvento delle guerre civili americane, il governo ha richiesto ai primi produttori di latte condensato di aumentarne la produzione per distribuire questo alimento alle truppe al fine di tenere in forza i soldati. È stato proprio alla fine di questi conflitti che i soldati americani, innamorati di questo prodotto, hanno continuato ad acquistarlo trasformando il latte condensato in un alimento di largo consumo.
Con la quarta immagine ci spostiamo dall’America alla Svizzera.
Il protagonista dello scatto è Charles Page – insieme a suo fratello George alle origini di Nestlé – che, con la speranza di ottenere lo stesso successo riscontrato dal prodotto oltreoceano, nel 1866 fonda a Cham in Svizzera la Anglo-Swiss Condensed Milk Company. Nel frattempo, suo fratello George rimane negli Usa per scoprire tutti i segreti del rivoluzionario processo di produzione del latte condensato, che prevedeva una fase di riscaldamento, per far evaporare parte del contenuto acqueo, quindi l’aggiunta di zucchero come conservante.
Un anno dopo, nel 1867, i fratelli Page costruiscono la prima fabbrica di latte condensato d’Europa a Cham e inaugurano la produzione con la linea Milkmaid.
Elevati standard di qualità e sicurezza, uno stabilimento moderno, una distribuzione efficiente e un marketing abile portano il prodotto verso il successo. Il marchio che ha dato inizio alla storia di Nestlé è ancora in vendita oggi con la denominazione Nestlé Milkmaid. ‘Questo è il latte condensato svizzero autentico, l’unico e il migliore. Nessun altro regge il confronto’.
Per leggere la notizia completa basta cliccare qui.
Il Magazin de cafè di via Aldo Manuzio 10 B (immagine concessa)
TRIESTE – Nell’ambito delle manifestazioni per la Giornata internazionale dei musei, l’Associazione museo del caffè di Trieste aprirà al pubblico venerdì 19 maggio, dalle ore 16 alle 19, il proprio Magazin de cafè di via Aldo Manuzio 10 B, nel rione di San Vito – Campi Elisi (laterale di via Tonello).
Il Magazin de cafè a Trieste
Visite guidate gratuite saranno svolte dal presidente dell’Associazione AMDC Gianni Pistrini che illustrerà ai presenti le numerose e particolarissime chicche caffeicole, macchine, strumenti e stoviglie per tutte le fasi del caffè, dalla preparazione alla degustazione, nonché i reperti della gloriosa storia mercantile ed emporiale raccolti in questo piccolo ma curioso angolo di una Trieste che si pregia con ragione del titolo di Capitale del caffè.
Il corso Q-Grader della Bazzara Academy (immagine concessa)
TRIESTE – La Bazzara Academy, una delle più rinomate accademie europee nella splendida cornice del palazzo liberty Casa Cassab di Trieste, è pronta anche quest’anno ad aprire le sue porte annunciando le date dei nuovi corsidi formazione dedicati all’affascinante mondo del caffè.
Si partirà a settembre con il Q-Grader, esclusivo corso che certifica la comprovata competenza di assaggiatori di caffè altamente qualificati. L’accademia sarà tra le poche realtà formative italiane a proporre il corso.
Il corso Q-Grader della Bazzara Academy
“Il Coffee Quality Institute (CQI), l’ambita certificazione professionale per assaggiatori Q-grader, che vale per tre anni, permette di valutare il caffè utilizzando standard e protocolli internazionali. Comprende, tra le altre, l’analisi olfattiva, gustativa e tattile, oltre all’analisi del caffè verde, in questo caso di Arabica, varietà sulla quale il corso da noi organizzato è improntato. Sulla scia di quanto portato a termine, la nostra Academy porterà avanti l’attività didattica, dopo questo importante momento formativo, anche con una Foundation Camp. Vorrei inoltre ricordare che siamo tra i pochi ad organizzare il corso Q-Grader, nonostante i tempi difficili per la formazione” afferma Marco Bazzara, Q-grader, Quality Manager e direttore dell’Academy Bazzara che guiderà personalmente i corsi.
Un Q-Grader è un assaggiatore di caffè altamente qualificato che valuta il caffè utilizzando gli standard e le procedure cupping SCAA, ovvero l’arte di degustare il caffè. Il Q Coffee System del Coffee Quality Institute è un percorso riconosciuto a livello internazionale per l’analisi della qualità in tazza che si basa su un sistema standardizzato per la varietà Arabica derivato dalle procedure create dalla SCA (Specialty Coffee Association). Il corso Q-Grader Arabica è formato da due parti complementari. La prima è la parte teorica di tutte le attività e avrà una durata di 3 giorni; la seconda parte, sempre della durata di 3 giorni, verrà dedicata agli esami sul materiale presentato.
Durante il corso si dovranno sostenere 19 prove. Le prove sono tese a valutare le capacità complessive di cupping e analisi dei caffè specialty degli assaggiatori.
Inoltre, il corso comprende diverse attività di verifica delle competenze degli assaggiatori: dall’analizzare un caffè in tazza da cupping all’analisi olfattiva, passando per l’analisi del caffè verde, l’identificazione dell’acidità, le abilità fondamentali di cupping e, infine, l’analisi sensoriale e quella per il caffè tostato. Gli studenti che, durante la settimana, supereranno le 19 prove riceveranno un certificato di Q-Grader, valido per 3 anni.
“Essere Q-Grader nel mondo del caffè è una grande gratificazione per chi è immerso in questo mondo. Dal punto di vista imprenditoriale significa assicurarsi un ruolo di rilievo che dà sicurezza alla propria azienda e autorevolezza nei confronti degli stakeholder. Grazie al percorso formativo sarà possibile migliorare la propria percezione qualitativa, fare rete e utilizzare un linguaggio comune con gli altri operatori. Inoltre, diventare Q-Grader facilità nel proporsi come consulente qualificato. Un Q-Grader è infatti un assaggiatore di caffè molto esperto che riesce a percepirne sapori, aromi e difetti” conclude Marco Bazzara.
Il corso Q-Grader si terrà presso la Bazzara Academy in via Battisti 1 a Trieste e avrà una durata di 6 giorni, il via è previsto il 18 settembre 2023.
E non è finita qui, una settimana di formazione verrà dedicata anche alla scoperta di tutti i segreti del caffè, dalla selezione del verde passando per le fasi di tostatura, analisi sensoriale, diversi tipi d’estrazione fino ad arrivare alle tecniche di un perfetto Barista, quindi profili e tecniche di produzione.
Dall’assaggio con tecniche specifiche, come quello alla brasiliana, per valutare la qualità del caffè prima di portarlo in produzione, ad altri metodi di estrazione innovativi come quelli a filtro fino ad arrivare all’utilizzo della macchina espresso, macinadosatore e la preparazione di deliziosi cappuccini.
La Sca Foundation Camp è già in fase di progettazione e sarà un’altra straordinaria occasione per potersi addentrare nell’affascinante e complesso universo del caffè con i moduli della Sca – Specialty Coffee Association. Il corso è aperto a tutti e include tutti i moduli Foundation della Sca.
Maggiori informazioni sulla Bazzara Academy e sui corsi sono disponibili sul sito o scrivendo all’indirizzo di posta elettronica academy@bazzara.it.
La scheda sintetica di Bazzara Academy
Situata nel cuore di Trieste, per eccellenza città capitale dell’espresso, la Bazzara Academy è dotata di laboratorio di degustazione, aula didattica, sala torrefazione, sala birrificio, macchine da caffè e attrezzature professionali di ultima generazione che contribuiscono ad arricchire corpo, mente e anima di chi desidera conoscere e formarsi su un mondo in continua evoluzione e che offre un ampio ventaglio di possibilità professionali e di crescita personale.
La Bazzara Academy è stata la prima struttura in Italia certificata come Sca Premier Training Campus per tutti i moduli del Coffee Skills Program. Inoltre, è tra i membri che hanno dato vita alla Conferenza delle Accademie – il gruppo delle eccellenze educative italiane.
I corsi si terranno presso l’Academy nella sede della storica torrefazione triestina in via Battisti 1 e saranno un vero e proprio viaggio nel mondo del caffè. Verranno guidati direttamente dall’esperto di controllo qualità, selezione e miscelazione del caffè, Marco Bazzara, Project manager sensoriale e Direttore Academy dell’Accademia Bazzara.
Saranno strutturati su diversi livelli, sono rivolti sia ad appassionati che a professionisti e offrono la possibilità di imparare divertendosi, raggiungendo quell’esperienza che è in grado di salvaguardare e diffondere la cultura del caffè di qualità.
“Dietro ad un grande corso c’è sempre una grande organizzazione fatta di persone che dietro le quinte fanno in modo che tutto sia perfettamente fluido e organizzato nei giusti tempi. Nulla è stato lasciato ad caso. Penso che allo staff Bazzara vada fatto un ringraziamento davvero speciale per le ore lavorate, l’impegno, l’accoglienza, la cortesia, la disponibilità e non per ultimo, per il loro sempre acceso sorriso sulle labbra” ha affermato Andrea Guerra, torrefattore, durante un’esperienza formativa presso l’accademia.
La squadra cinese che parteciperà alla Gelato World Cup (immagine concessa)
SHENZHEN – Si sono concluse le selezioni per la Cina della Gelato World Cup, vale a dire la Gelato China Cup, andata in scena all’interno della prima edizione di Sigep China 2023 – fiera organizzata da Italian Exhibition Group attraverso IEG China in joint venture con Fiera di Colonia – da mercoledì 10 a venerdì 12 maggio, presso il Shenzhen World Exhibition & Convention Center.
La selezione per la Cina della Gelato World Cup
Quella cinese non è stata una competizione a squadre, ma individuale: quattro le categorie di gara; i vincitori di ciascuna sono andati così a formare il team che parteciperà al mondiale. Ne è uscita una squadra con forte componente femminile: 3 su 4 sono infatti donne. Ma conosciamo i membri del team cinese uno a uno.
Jessie Pan che ha vinto la categoria Gelato con due prove Mistery; Wenjing Bian, al primo posto per Gelato e pasticceria con le prove di Snack gelato e Gelato gourmet; Wong PuiWai (Ann) per la categoria Gelato e presentazione artistica (Torta gelato e Gelato dessert) e infine, ma non per importanza, Xiuyu Tang per la Pièce finale con croccante.
Gli organizzatori – Gelato e Cultura S.r.l. e Italian Exhibition Group con Koelnmesse e il contributo di Top Pastry Chef Club of China (TPCC) – hanno invitato a far parte del comitato organizzativo giudici di fama internazionale provenienti da diversi settori come il gelato, la pasticceria e la panificazione. Durante la valutazione (degustazione del gelato e presentazione teorica), i rappresentanti del comitato organizzativo hanno giudicato sia le conoscenze del gelatiere sia la qualità del gelato; i giudici rappresentativi di Gelato e Cultura – Giancarlo Timballo, Sergio Colalucci e Sergio Dondoli – si sono espressi invece circa la qualità del gelato.
Gelato World Cup: storia e prossima edizione
Torna nel 2024 la Gelato World Cup, alla sua decima edizione: un evento a cadenza biennale che, dal 2003, coinvolge i professionisti di gelateria, pasticceria, cioccolateria e scultura di ghiaccio provenienti da tutto il mondo offrendo un’occasione unica di confronto e stimolo professionale. Grazie alla vastissima visibilità mediatica, dà risonanza internazionale alle nuove tendenze nel settore della gelateria artigianale.
Il concorso è organizzato e gestito con serietà, professionalità ed equità verso le Nazioni concorrenti e può vantare la partecipazione di un Comitato Mondiale d’Onore composto dai maggiori esponenti della Gelateria nel Mondo.
Sede storica e partner della GWC è Sigep – The Dolce World Expo, il Salone Internazionale della Gelateria, Pasticceria e Panificazione Artigianali e Caffè organizzato da Italian Exhibition Group presso il quartiere fieristico di Rimini.
Giacinto Fiore, co-founder di IA Spiegata Semplice (foto concessa)
MILANO – L’intelligenza artificiale non è più qualcosa che si vede soltanto nei film di fantascienza, ma è una realtà effettiva che attraversa qualsiasi settore produttivo. Ovviamente anche l’industria e la filiera caffeicola è coinvolta nel processo evolutivo. Dobbiamo esserne spaventati? Giacinto Fiore uno dei fondatori di IA Spiegata semplice, affronta l’argomento.
Ci ha spiegato prima di tutto in cosa consiste il suo lavoro: “Come azienda ci occupiamo di accelerare la domanda di soluzioni di IA sul mercato. Come? Con un podcast settimanale, IA Spiegata Semplice, un osservatorio che coinvolte diverse aziende (30 italiane) che seguiamo direttamente e attraverso un evento annuale, la IA week, in cui la domanda incontra l’offerta.
Quattro anni e mezzo fa abbiamo iniziato, nel 2019, e oggi le aziende che ci seguono sono oltre 25mila (il 10% delle persone lo fanno dalla Spagna e da altri Paesi europei, anche dall’India e dal Brasile, ma sono in genere tutti italiani). Le start up che producono IA sono tantissime e aumentano ogni giorno. Solo nel nostro evento ne sono rappresentate 25 che sono curioso di conoscere in prima persona. Dal 20-21 aprile, è stata una settimana di innovazione a Rimini, che è stato possibile seguire da remoto tramite la piattaforma AI Play (aiplay.it) dal 17 al 19 e, in presenza, presso il Palacongressi di Rimini il 20 e il 21”.
Ormai l’intelligenza artificiale è pervasiva in ogni settore e questo spesso spaventa le aziende: davvero sono una minaccia per i dipendenti umani?
“E’ davvero dappertutto e il suo obiettivo è quello di esser un alleato dei collaboratori interni alle aziende. È un amplificatore delle capacità umane, che una volta imparato a conoscere è molto utile. È uno strumento in grado di iper specializzarsi: riesce a fare i forecast meglio di tutti ed è imbattibile; può creare il testo in maniera perfetta. È come se prendessimo un bambino di 6 mesi e iniziassimo ad insegnargli soltanto la differenza tra cani e gatti, diventerebbe un super esperto in questa mansione.
L’intelligenza artificiale è addestrata concentrandosi su uno scopo. Così è considerabile come alternativa a chi nell’azienda svolge compiti ripetitivi e alienanti. Gli algoritmi
svolgono calcoli perfetti per fare un lavoro spesso automatico.”
Quali sono le possibili applicazioni lungo la filiera caffeicola? L’intelligenza artificiale cosa significa per un coltivatore, un torrefattore, un barista?
“Già è utilizzata in alcuni algoritmi nella fase di monitoraggio delle piantagioni: con l’intelligenza artificiale applicata a dei sensori posizionati nel terreno è possibile monitorare temperatura, umidità e associare questi dati a quelli delle previsioni del meteo. L’algoritmo riesce a dare suggerimenti sugli interventi che andrebbero applicati nei campi.
L’applicazione possibile dell’IA (foto concessa)
L’intelligenza artificiale raccoglie i dati più importanti del coltivatore, li informatizza per dare un assist nel momento del dubbio. Quando i chicchi vengono raccolti e portati in fabbrica, dove si deve fare una selezione per qualità e tipologie, interviene un altro algoritmo, il computer vision, visore artificiale, che permette alla macchina di osservare il chicco per individuarne determinate caratteristiche o difetti. C’era prima un uomo che faceva questo lavoro, ma era alienante e con tempistiche lunghe. Questo impatta anche sul costo della produzione.
Nella fase di lavorazione, nella macchina che produce il caffè, in base alle condizioni interne ed esterne alla macchina, riesce a settare la pressione adatta ad ottenere la miscela di caffè che si desidera. Questa è una parte che mi piace molto dell’intelligenza artificiale: democratizzare la conoscenza, dando a tutti la possibilità di gestire parametri anche per i non iper esperti.
Poi arriviamo al consumatore, cioè proprio lì dove si ha bisogno di fare cultura e dare risposte per esempio alla domanda: come viene raccolto il caffè? Ci si riferisce spesso alla pubblicità sui diversi canali per raccontare il prodotto, ma il vero momento su cui si deve lavorare è quando avviene il consumo, in casa o nel bar. Bene, in quel frangente, magari l’operatore non ha il tempo per comunicare adeguatamente al cliente.
Allora ecco che arriva il QR Code a supporto e sul telefono compare un avatar dalle sembianze umane, magari con l’aspetto di un farmer, a cui sottoporre le domande che voglio con un linguaggio naturale trovano le risposte. Fa un po’ come da ponte tra i due estremi della filiera che spesso è proprio ciò che manca nel racconto della bevanda.
Permette anche di profilare un utente, di capirne il gusto, grazie agli algoritmi dell’intelligenza artificiale.”
Può essere uno strumento utile per fare previsioni sull’andamento della Borsa di New York e Londra?
L’IA entra nelle aziende (foto concessa)
“Può aiutare persino a fare previsioni sull’andamento del prezzo del caffè. L’algoritmo viene addestrato fornendogli dei dati. Se si immagina di prendere tutti i prezzi ora per ora, e si proiettano su di un lasso temporale, si possono fare delle analisi. Non è un mistero: le previsioni del tempo si basano proprio su questi algoritmi, e sono gli stessi utilizzati dagli operatori che fanno acquisti e vendite sui mercati azionari per capire come meglio agire.
Potrebbe esser utilizzato dai grandi brand del caffè che devono decidere cosa comprare e cosa vendere e in quale momento farlo. Certo, negli ultimi due anni gli arei hanno volato meno per la pandemia e i dati di movimento delle perturbazioni vengono prese proprio da quelli di linea sul territorio e quindi le informazioni sono molto meno aggiornate. Ma è diverso per quanto riguarda il prezzo del caffè, perché le Borse hanno un orario di apertura o di chiusura e i parametri imprevedibili sono di meno.
Esistono, certo: pensiamo solo a quando è arrivato il Covid, che è stato un evento non prevedibile dall’algoritmo.”
L’intelligenza artificiale ha un costo elevato da sostenere attualmente per le aziende?
Oppure è comunque un investimento che si ripaga negli anni?
“I costi sono più accessibili rispetto a una decina d’anni fa: prima l’intelligenza artificiale era alla portata solo dei grandi gruppi mondiali. Ora è cambiata la situazione: in Italia ci sono 500 aziende che sviluppano IA, con molti addetti coinvolti nella loro realizzazione. Il 20 e 21 d’aprile durante l’evento a Rimini, la domanda ha incontrato l’offerta di intelligenza artificiale. Esiste ad esempio una piattaforma, con login e password, che per un canone mensile permette di creare i testi del proprio blog di caffè, Zulla.it: con un abbonamento è possibile impostare parametri per generare un articolo di lunghezza variabile che si può poi inserire nel sito.
Un barista può oggi, investendo qualche decina di euro al mese, avere la sua chatbot per
interagire con i clienti anche quando è impegnato o il locale è chiuso. È possibile farlo anche su Ada.com, o Gaia, che è un sistema che risponde al telefono per prendere le prenotazioni, gli appuntamenti.”
Quanto incide l’intelligenza artificiale nello sviluppo della parte tecnica delle macchine? Per gli ultimi modelli da bar si parla esplicitamente di intelligenza artificiale
“Sulla macchina del caffè è molto importante tenere sotto controllo i parametri in fase di estrazione.
Grazie al feedback che il barista e l’utente può fornire all’algoritmo, il cosiddetto rinforzo, possiamo insegnare alla macchina che sta facendo bene o sta sbagliando e quindi deve esser ritarata. È un’interazione biunivoca tra la macchina e l’operatore, inserendo però nel rapporto anche il consumatore finale e la sua opinione.
Tutti questi parametri che vengono inviati ad una centrale operativa, permettono in fase di lettura di comprendere anche se è il momento o meno di mandare l’assistenza tecnica. Si chiama appunto manutenzione predittiva ed è molto utile per le aziende e i baristi: grazie ai dati che vengono costantemente aggiornati.
Oggi c’è anche la nuova tendenza dei dati sintetici, cioè il poter creare più dati anche se non li si ha raccolti. Clear Box è un’azienda che produce queste informazioni “finte”, cioè generate appositamente per addestrare un algoritmo. Come i prestiti bancari che sono chiesti in maggioranza dagli uomini. Come insegnare quindi all’intelligenza artificiale a muoversi senza questo pregiudizio? Creando dei dati che simulino un mondo senza disparità.”
Può essere funzionale per semplificare e rivoluzionare la preparazione di un caffè a casa?
“Le persone stanno già vivendo in casa l’integrazione di Alexa con la macchina del caffè. L’intelligenza artificiale ti prepara il caffè ma c’è molto di più che è possibile fare, perché la macchina potrebbe ordinare il caffè se collegata a internet. Oppure si potrebbe usarla come un dispositivo smart speaker, acquistare le cialde, trasferire il mio feedback, aprire un’assistenza tecnica della macchina. Ci avvicina molto al prodotto, ci tiene vicini all’azienda che la costruisce.”
L’intelligenza artificiale può avere un impatto anche sul piano della sostenibilità (ambientale ed economica)? In che modo?
“Sì può aiutare. È una delle sfide più importanti: leggere i dati per evitare che si prendano delle decisioni a livello ambientale troppo azzardate. Oggi ci sono degli strumenti che vengono utilizzati dal Governo per analizzare una proposta di legge potenzialmente impattante sull’ambiente. Oggi gli algoritmi possono tracciare degli scenari possibili rispetto all’applicazione di quella determinata legge, dando così una visione prospettica al legislatore in base alla quale potrà prendere la decisione finale. Gli algoritmi aiutano a scegliere più consapevolmente. Anche se si tratta di muoversi in auto o in metro. La sostenibilità comunque passa sempre dagli esseri umani.
Per i costi i vantaggi sono importantissimi: sulla qualità del servizio influisce tantissimo. Il custom care è potenziato, così come quello della vendita a contatto con il cliente senza la necessità di stare attaccati al telefono. “
Verso quali nuove frontiere si sta evolvendo l’intelligenza artificiale? C’è un Paese di riferimento quando si parla di innovazioni?
“In Italia l’ecosistema sta crescendo ed è un mercato in via di sviluppo che valeva mezzo miliardo di fatturato nel 2022, con la prospettiva di raggiungere un miliardo nel 2023. In Europa, davanti a noi l’Inghilterra, la Germania e la Francia. Ma nel mondo la gara si gioca tra Usa e Cina. Cosa succederà in futuro? Sempre più nelle nostre vite l’IA sarà presente e non ne potremmo fare a meno. Un po’ come gli smartphone, che ora necessitano impronte digitali e riconoscimento facciale. Le applicazioni sono tante, soprattutto in ambito medico.”
Meticolous Espresso (foto dalla pagina Kickstarter)
MILANO – Iniziamo con la frase che ha usato Carlos Pendas, fondatore di Meticolous: “Il mio unico focus ora è costruire la macchina espresso del futuro”. E il progresso però guarda al passato: le macchine a leva sono un richiamo molto forte per consumatori e baristi italiani, che in questo strumento ritrovano la tradizione del bar classico di una volta.
Certo che dal punto di vista tecnico, le sfide sono parecchie, soprattutto per gli operatori che oggi sono abituati a poter contare sul supporto dell’automazione anche dietro al bancone.
Come fare allora? Ci pensa il team di Meticolous, composto da designers, ingegneri e appassionati, che hanno lavorato insieme per realizzare la macchina espresso a leva perfetta, perché ha in aggiunta una parte smart e digitale che la colloca nell’epoca moderna della caffetteria. O addirittura futura.
Meticolous Espresso disegna la prima macchina a leva robotica
Grazie a un potente motore digitale e con la combinazione di 10 sensori ad alta precisione – che monitorano temperatura, pressione, flow rate e persino il peso del liquido in tazza attraverso l’Acaia Powered scale – insieme ad algoritmi di controllo avanzati, il risultato è la possibilità di gestire totalmente il processo di estrazione.
Date queste premesse, Meticolous Espresso può dare una costante attenzione a ogni variabile e adattarsi a qualsiasi cambiamento, reagendo sul momento proprio come potrebbe fare un barista esperto.
Che cos’è l’Acaia Powered scale?
Con la partnership dell’azienda che sviluppa innovazioni tecniche per l’industria di caffè Acaia, Meticolous è in grado di sapere attraverso i sensori di flusso, quanta acqua esattamente sta attraversando il caffè sino alla tazzina, potendone aggiustare la portata, e fermando l’estrazione a seconda della ratio impostata.
E sempre a proposito di acqua: Meticulous ne riscalda solo l’esatta quantità necessaria per l’erogazione dell’espresso, il che lo rende molto più efficiente dal punto di vista energetico.
Basta insomma l’acqua calda o a temperatura ambiente nella camera e Meticolous procede in autonomia. Per ottenere un buon espresso, la macchina è dotata anche di un’interfaccia intuitiva con una lista di profili più classici o anche diverse ricette consigliate dagli esperti di tutto il mondo. Sarà sufficiente premere il bottone dopo aver selezionato la propria preferenza, per poter bersi il proprio caffè.
Parliamo di pressione
Invece di far bollire l’acqua per generare energia meccanica, il motore digitale da 2.000 Newton spinge il liquido direttamente sul disco di caffè, effettuando oltre 150 regolazioni di pressione al secondo. Che si tratti di mantenere la pressione costante a 9 bar o di replicare profili di pressione più ricercati, Meticulous offre un livello di controllo significativo.
Per avere ulteriori informazioni su questo prodotto, è possibile preordinare e sostenere l’azienda sulla campagna aperta su Kickstarter. In appena 28 ore dal suo lancio, ha superato i due milioni di dollari.
MILANO – Una tazza di caffè a 1000 euro (1500 dollari) la provereste? O meglio, la paghereste? Se in Italia scoppiano le lamentele se si alza di dieci centesimi un espresso, cosa accadrebbe a leggere sullo scontrino un numero a 4 cifre? Succede a Sidney, nel piccolo The Brew Lab Cafe, che si vanta di servire il caffè più raro di tutta l’Australia.
Una bevanda così pregiata che per poterla bere, non solo si deve avere un’importante disponibilità economica, ma è necessario prenotare l’esperienza gustativa in anticipo.
Tazza di caffè a caro prezzo: ma come mai?
E già, perché per valere così tanto, questa tazza di caffè dev’essere davvero eccezionale. Che cosa la rende così unica da poterla acquistare per 1000 euro? Questa pianta cresce soltanto a 1700 metri di altezza, arrampicata su una montagna nei paraggi del vulcano di Panama e ha totalizzato un punteggio di 90 su 100 secondo la classificazione della Specialty Coffee Association – davvero elevato come valutazione tra gli specialty -.
Per arrivare nelle mani del barista, servono ben due settimane di trasporto su un jet privato. I chicchi che compongono questa tazza di caffè di lusso sono talmente speciali che Ninety Plus Estate, l’azienda che lo produce, lo raccoglie e lo tosta a Panama, si rifiuta di rivelare il nome del caffè verde o il suo numero di lotto proprio per mantenere il segreto.
Ma non finisce qui, perchè anche la preparazione fa parte del pacchetto da 1000 euro
Infatti, una volta raggiunto il The Brew Lab Cafe, i chicchi hanno bisogno di esser riscaldati all’esatta temperatura di 94 gradi e necessita diversi accorgimenti nella preparazione.
Al momento solo due persone hanno sperimentato questa tazza di caffè da 1000 euro, ma ci sono anche altre possibilità più economiche (almeno rispetto ai 1000 euro): The Brew Lab infatti propone anche degli secialty da 100 e 200 dollari…
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