mercoledì 03 Dicembre 2025
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Nove italiani su dieci amano il gelato, il 41% favorisce il cono: ecco l’indagine Doxa

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buvette gelati montecitorio
Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

MILANO – Il gelato è un prodotto che piace al 93% degli italiani, una merenda perfetta per la metà dei nostri connazionali, un piacere da condividere in coppia e in famiglia per il 48% degli intervistati, possibilmente con in mano un bel cono (41%) e nel relax della propria casa (56%). Ecco l’identikit degli ice cream lovers emerso dall’indagine svolta da Doxa per conto di Igi – Istituto del gelato italiano.

Il rapporto degli italiani con il gelato

Tra essi grande preferenza va al gelato confezionato, preferito dal campione perché, tra le altre cose, ritenuto particolarmente controllato e sicuro dal punto di vista igienico (35%), trasparente grazie ad un’etichetta chiara (29%), prodotto con ingredienti sani e di qualità (11%) e porzionato in maniera da conoscere esattamente i valori nutrizionali assunti (5%).

I fan del gelato sono allo stesso modo uomini e donne, con punte più alte nelle fasce di età dei più giovani. L’estate perde il primato assoluto come stagione perfetta per i gelati, lasciando spazio anche agli altri mesi dell’anno: ben il 35% del campione ama, infatti, consumarlo durante tutto l’anno, a conferma di una destagionalizzazione del prodotto che le aziende produttrici di gelato hanno riscontrato già da alcuni anni.

E se il 36% si concede questo piacere 1-2 volte alla settimana, tre italiani su dieci arrivano a toccare punte di almeno 3 o 4 volte (16%) o addirittura tutti i giorni (11%). Un primato che spetta davvero a pochissimi alimenti, sostenuto anche dai nutrizionisti.

“Il gelato è un prodotto che ha una rilevante valenza nutrizionale perché contiene nutrienti importanti, come proteine ad alto valore biologico, proteine del latte e dell’uovo, carboidrati semplici, assorbiti rapidamente, e carboidrati complessi presenti nella cialda del cono, che hanno un assorbimento più lento” dice Michelangelo Giampietro, nutrizionista e presidente dell’Istituto del gelato italiano.

“È importante scegliere il formato e la tipologia adatta alla situazione di consumo: meglio optare per un formato più leggero (da 100/150 calorie) per lo snack di metà mattina o metà pomeriggio, mentre se consumato in occasione di un pranzo più ridotto, meglio sceglierne uno da 200 gr (che apporta circa 350-400 calorie), accostandolo ad esempio ad una macedonia di frutta per ottenere un pasto più ‘completo’, gustoso e sano”.

In questo l’amplissima offerta dell’industria gelatiera oggi ci viene incontro, visto che si possono scegliere gelati di ogni tipo, formato e caratteristiche nutrizionali con pochi grassi, pochi zuccheri, senza glutine, lattosio e cosi via. Optando, poi, per un gelato industriale si possono trovare già sulla confezione tutte le informazioni utili a fare scelte consapevoli e sicure.

La popolarità del cono gelato

Il gelato, sinonimo di gusto, freschezza, soddisfazione ma anche nutrimento, è, secondo i dati emersi dall’indagine Igi – Doxa, una coccola da gustare in casa (56%) piuttosto che al bar (26%) o al ristorante, ma soprattutto con la famiglia. Se, infatti, un tempo il consumo di gelato riportava alla mente le serate passate fuori con gli amici, oggi il 48% degli italiani intervistati dichiara di consumarlo soprattutto con il partner o con la propria famiglia.

Quando? Nessun dubbio per il campione: il 50% sceglie la merenda pomeridiana come momento perfetto per un fresco gelato. Ogni gelato ha le sue caratteristiche nutrizionali: la scelta dipende soprattutto dalle calorie di cui necessitiamo nel momento della giornata in cui decidiamo di consumarlo.

Ma qual è quello confezionato preferito dagli italiani? Secondo l’indagine Igi – Doxa, il cono domina incontrastato questa speciale classifica con ben il 41% delle preferenze, seguito ad una certa distanza da barattolino/vaschetta (22%), biscotto (13%), coppetta (12%), stecco (11%) e ghiacciolo (5%).

“A parte le proprie preferenze personali, le varie tipologie di gelato si prestano più o meno ai vari momenti della giornata” continua Giampietro.

“Cono, cialda o biscotto, ad esempio, contengono molti nutrienti importanti come carboidrati complessi, proteine e pochi grassi. Se decidiamo di sostituire un pasto con un gelato, uno di questi formati con l’aggiunta di una frutta, risulta un’accoppiata vincente. Se, invece, ad esempio, ci troviamo sulla spiaggia e abbiamo bisogno di rinfrescarci, un ghiacciolo o una granita fanno al caso nostro: ricchi di zuccheri ma poveri di calorie in generale, possono essere consumati in riva al mare con tranquillità e leggerezza”.

Focus su conservanti, ogm e coloranti

Nonostante la quasi totalità degli italiani ami il gelato, sono ancora tanti i dubbi intorno a questo alimento. Secondo l’indagine Igi – Doxa, ad esempio, un incredibile 91% è ancora convinto che il gelato industriale contenga conservanti.

Nulla di più sbagliato: il freddo stesso è il conservante naturale per eccellenza degli alimenti, ecco perché nel gelato confezionato non vengono mai utilizzati conservanti. Di conseguenza, diventa fondamentale il rigoroso rispetto della catena del freddo per mantenere le migliori qualità organolettiche del gelato.

E che dire dei chiacchierati Ogm? Il gelato confezionato italiano, al contrario di quanto pensi il 40% degli intervistati dalla Doxa, non contiene OGM. Nonostante, infatti, non ci siano attualmente indicazioni su danni alla salute provocati da alimenti OGM, i produttori di gelato industriale in Italia hanno accolto le richieste dei consumatori e hanno accettato di produrre solo ed esclusivamente gelati privi di ingredienti OGM.

Additivi e coloranti nei gelati confezionati

Stesso discorso per i coloranti. Quelli contenuti nei gelati confezionati sono in quantità davvero molto piccole, si tratta di sostanze che hanno funzioni indispensabili a mantenere inalterate nel tempo le originarie qualità organolettiche dei prodotti confezionati, ma quelli più usati sono sostanze di origine naturale o comunque ritrovabili anche in natura.

In ogni caso, grazie all’etichettatura dei gelati confezionati, il consumatore potrà sempre conoscere quali additivi sono presenti nel gelato che sta consumando.

Il gelato confezionato è prodotto seguendo rigide norme di igiene e qualità, ecco perché si può scegliere anche come primo gelato della vita di un bambino. Ha ragione, quindi, quel 45% degli intervistati che ha deciso di far assaggiare ai propri figli un gelato prima dei due anni. “Già dopo l’anno di vita possiamo dare il primo gelato e optare per un gelato confezionato dà la possibilità di scegliere in piena sicurezza, con particolare attenzione all’igiene e agli ingredienti” Giampietro di IGI.

C’è di più: “L’ideale è scegliere un gelato a base di yogurt o fior di latte, ma vanno bene anche quelli più cremosi, visto che i bambini di uno o due anni hanno un fabbisogno di grassi maggiore degli adulti. E’ sempre bene, comunque, regolare l’alimentazione di un bambino in base al peso, alla costituzione, alle abitudini di vita”.

Giampietro conclude: “Per un bambino di uno o due anni, è bene far assaggiare una mezza porzione di gelato che, nel caso di un prodotto confezionato monoporzione, equivale a circa 40-50 grammi. Il momento migliore è la merenda: il gelato può sostituire tranquillamente lo yogurt o il latte di metà mattinata o di metà pomeriggio, 2 o 3 volte la settimana.

Costardi Bros e Aria Gelateria lanciano il gelato in lattina al Caffè San Carlo

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Il gelato soft in lattina (immagine concessa)

TORINO – Che sia mantecato, sul cono, in coppetta, dolce o salato il gelato è uno dei simboli identitari del made in Italy. Nel corso degli anni ha evoluto le sue forme approcciando una contemporaneità e una costante attenzione alla materia prima, specialmente km zero.

Il gelato soft di Costardi Bros e Aria Gelateria

A Torino non poteva mancare un’insegna nuova, un progetto a diverse mani firmato dai Costardi Bros e dai ragazzi di Aria Gelateria: un gelato contemporaneo e pop. La scelta è ricaduta su un gelato cremoso, da passeggio, personalizzabile e divertente: il gelato soft. Servito dove? Ovviamente nella lattina icona dei fratelli vercellesi Costardi’s Condensed. L’estate è alle porte e giugno sarà il mese in cui avverrà il lancio. Al Caffè San Carlo, nella piazza più iconica della città, si potrà gustare il gelato nell’arco di tutta la giornata, dalla mattina alla sera.

Il gelato avrà come base latte fresco intero piemontese di alta qualità, con una piccola percentuale di panna fresca e baccelli vaniglia pura: una tela bianca in cui dipingere dei gusti forti e identitari. L’artigianalità è un punto importante che si vuole sottolineare: ogni elemento del gelato sarà prodotto internamente e verrà equilibrato con elementi dolci, salati, sapidi e perché no a tratti leggermente piccanti.

I topping di partenza saranno tre, pensati per il lancio: il primo racconta la storia dei fratelli Costardi e del loro profondo legame con il riso carnaroli, il secondo sarà pensato dai ragazzi di Aria e il terzo sarà un topping a base frutta che cambierà con il susseguirsi delle stagioni.

1- Signature topping by Costardi Bros: vuole riprendere il loro risotto iconico taglio sartoriale, i cui ingredienti principali sono una crema di grana, riduzione di birra e polvere di caffè: in questo caso la grassezza della crema di formaggio sarà ripresa dal gelato soft alla vaniglia, una riduzione di birra scura intensa (acidula e leggermente sapida) quasi a voler ricordare un caramello e il riso crunchy caramellato Aironi.

2- Signature topping by Aria Gelateria con gli inimitabili pop corn caramellati.

3- Topping stagionale a base frutta: sulla base alla vaniglia ci sarà una salsa di frutta che cambierà stagionalmente (adesso sarà pesca e albicocca poi potrebbe diventare frutta esotica come mango e passion fruit), per dare la masticabilità la frutta sarà anche a pezzi sopra con alla fine un brownies al cioccolato semifondente al 56% che completerà il tutto con gusto e croccantezza.

La base bianca del gelato soft contiene circa il 50% di aria sul peso finale del gelato, è questo infatti che lo rende arioso e particolarmente cremoso, anche grazie alla presenza di un agitatore nel macchinario che mescola il prodotto. Il gelato soft fuoriesce dal macchinario per essere depositato direttamente sulla famosa lattina Costardi’s Condensed pronto ad essere consegnato tra le mani del consumatore.

Il gelato soft infatti, viene preparato a una temperatura più alta rispetto a quello tradizionale. Questa oscilla intorno ai -6 gradi circa, quando invece il gelato classico viene lavorato e poi conservato a una temperatura di circa -18 gradi. Il risultato viene definito dal palato che entra in contatto con un dolce “più caldo”, delizioso e appagante.

La scheda sintetica di Costardi Bros

Interpreti del territorio piemontese, ma capaci di guardare oltre i confini, i Costardi Bros sono un brand definito e riconoscibile, che si declina in realtà diversificate, senza mai perdere il valore delle origini e l’identità che li caratterizza. Un brand che è persone, i fratelli Christian e Manuel Costardi.

Nati a Vercelli e cresciuti nella cucina del ristorante dell’Hotel fondato dai nonni, sono rimasti per tracciare qui la loro identità gastronomica. Famiglia e territorio sono le parole chiave che li definiscono. Un punto di partenza per andare lontani. E’ un legame che non impedisce di evolvere, di viaggiare e di arrivare fino ad oggi, nel centro storico di Torino, tra arte e storia, a scrivere una nuova pagina del loro continuo divenire.

Cresciuti circondati dal riso, hanno da sempre voluto trasmettere il loro Piemonte attraverso l’ingrediente principe che lo caratterizza. Raccontarlo in chiave contemporanea, mantenendo viva la tradizione piemontese. Una storia che diviene ispirazione per trovare linguaggi nuovi, capaci di dar vita ad un racconto attuale e moderno, mantenendo ben ferme le radici.

La scheda sintetica di Aria Gelateria

Nasce nella Primavera 2022 dalle menti creative di Davide Ferrero e Roberto Speranza, due giovani e intraprendenti professionisti torinesi che hanno fatto del gelato la loro passione e professione. Dopo diverse esperienze tra Italia ed estero, Davide e Roberto, grandi amici prima di essere colleghi, decidono che la loro visione del gelato artigianale e di qualità è la chiave per costruire un futuro insieme.

Il 5 Maggio 2022 aprono la loro gelateria nel cuore del quartiere Vanchiglia. In questi 365 giorni ha già fatto parlare di se: una visione tutta nuova del gelato, dei progetti e del futuro della gelateria italiana, ma non solo.

Fipe: i pubblici esercizi protagonisti al Festival dell’economia di Trento tra sostenibilità e modelli di consumo il 26 maggio

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I pubblici esercizi al Festival dell’economia di Trento (immagine concessa)

TRENTO – La sfida della sostenibilità è oggi più che mai al centro dell’agenda dei pubblici esercizi che, in un momento storico che ne ha messo in discussione i vecchi modelli, si trova davanti a nuove sfide destinate a rinnovare le intere filiere coinvolte. Sono questi i temi al centro della tavola rotonda dal titolo “Sostenibilità e nuovi modelli di consumo: come cambia il mondo dell’accoglienzapromossa da Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, e Confcommercio Trentino.

La tavola rotonda promossa da Fipe

L’evento si terrà venerdì 26 maggio alle 20:30 nell’ambito del Festival dell’economia di Trento, organizzato dal Gruppo 24 ORE e da Trentino Marketing.

All’iniziativa interverranno, oltre al direttore generale di Fipe-Confcommercio Roberto CalugiCristian Biasoni, amministratore delegato di Chef Express e presidente AIGRIM, Dominga Cotarella, ceo di Famiglia Cotarella, Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. Il dibattito sarà coordinato da Sebastiano Barisoni, vicedirettore esecutivo di Radio 24.

“Gli ultimi anni sono stati durissimi per le imprese della ristorazione e per i Pubblici Esercizi, messi a dura prova dalla pandemia, dall’aumento dei costi e ora, con la stagione estiva alle porte, dalla carenza di personale, che mostra come lo scenario stia mutando non solo sotto il profilo economico, ma anche sociale e culturale”, ha commentato Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio.

Calugi continua: “Il settore si trova di fronte alla necessità di adottare un modello maggiormente sostenibile per trovare un nuovo equilibrio tra la struttura dei costi e i livelli di servizio. Come pure è fondamentale garantire ai propri collaboratori un bilanciamento tra lavoro e vita privata, tema su cui come Federazione ci battiamo da tempo”.

“Allo stesso modo, sarà imprescindibile, nei prossimi anni, lo sviluppo di nuove competenze e percorsi di formazione per rafforzare la competitività di un settore che è uno dei principali propulsori del turismo in questo Paese”, ha concluso Calugi.

Durante la tavola rotonda sarà affrontato il tema della sostenibilità nel settore sotto diverse prospettive.

Cristian Biasoni, alla guida di un’azienda leader in Italia nella ristorazione strutturata, racconterà di come questo elemento, nel contesto dei cambiamenti epocali che deve affrontare il settore della ristorazione, sia un asset strategico per il business e il valore economico di Chef Express, il cui impegno ha effetti positivi sull’intera filiera.

Inoltre, dal punto di vista della sostenibilità sociale ed economica, Biasoni evidenzierà come il ruolo di questo settore sia ampiamente sottostimato e di quanto sia necessario considerarlo sinergico e integrato in tutto il sistema agroalimentare italiano. Infine, come Presidente di Aigrim, Biasoni potrà illustrare le specificità del settore particolare della ristorazione in concessione che, soprattutto, sulle autostrade, sta attraversando una situazione di forte crisi.

La cultura manageriale

Dominga Cotarella, oggi alla guida di una delle più importanti imprese italiane nel campo dell’enologia, si concentrerà, invece, sulle competenze, elementi essenziali per sviluppare una cultura manageriale che sia in grado di valorizzare gli asset a nostra disposizione.

Risponde a questa esigenza, infatti, il Master in “Management delle Imprese Culturali e Creative – Major in Turismo Sostenibile, Strategie e tecniche di destination management per lo sviluppo e la valorizzazione dei territori”, ideato dalla LUISS Business School e dall’Accademia Intrecci, di cui è fondatrice. Il corso di studi ha l’obiettivo di formare figure professionali che abbiano gli strumenti per favorire l’innalzamento della qualità della nostra offerta turistica, rendendola maggiormente strutturata, integrata e competitiva a livello internazionale.

Infine, il punto di vista del consumatore, il cui comportamento determina tendenze alle quali le imprese devono necessariamente adattarsi. Determinante è l’alleanza tra consumatori – sempre più attenti all’impatto delle proprie scelte sulla crisi climatica e ambientale e al rispetto verso gli animali – la produzione agroalimentare di qualità e la ristorazione, privata e collettiva, che si mettono in ascolto di queste evoluzioni e permeano la propria attività imprenditoriale di questi valori.

Fipe ne parlerà con Barbara Nappini che, in qualità di presidente di Slow Food Italia, vanta un osservatorio privilegiato sulle dinamiche che coinvolgono i propri soci e simpatizzanti, osti e cuochi dell’Alleanza Slow Food, agricoltori e artigiani dei Presìdi, nonché produttori delle reti tematiche vino, olio, grano e miele.

In un’ottica di produzione agroalimentare che mira allo sviluppo delle metodologie basate su princìpi vitali quali la biodiversità, la rigenerazione e la conservazione delle risorse e dei saperi locali, gli unici che possono garantirci un futuro di resilienza rispetto alle crisi che sono già in corso.

Ieg: da maggio a luglio, ecco gli eventi in Cina e e Medio Oriente

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Singapore, Credits_Singapore_Tourism_Board

RIMINI – Dalla Cina al Medio Oriente. Da poco conclusa con successo la prima edizione di
SIGEP China a Shenzhen in partnership con Fiera di Colonia e in contemporanea ad Anufood China, Italian Exhibition Group (IEG) dal 25 maggio, aprirà a Singapore, con IEG ASIA i saloni del food&beverage ed equipment; e a luglio, sarà la volta del mondo jewelry.

“Siamo pienamente operativi con IEG ASIA sulle manifestazioni acquisite lo scorso febbraio – spiega Corrado Peraboni, ceo di IEG -. Puntiamo a risultati sia sul food&beverage ed equipment per la ristorazione, sia sul jewelry, grazie all’expertise delle nostre Sigep e Vicenzaoro, alla strategicità dell’hub Singapore e allo scenario prestigioso coordinato dal Singapore Tourism Board. Con IEG ASIA favoriremo anche la presenza di clienti e
pubblico dai Paesi ASEAN alle nostre manifestazioni di Rimini e Vicenza, con ricadute di business sui rispettivi territori”.

Ieg: i tre eventi sul food in contemporanea a Singapore

Da domani e per tre giorni, al Marina Bay Sands Expo & Convention Centre, con 243 brand in mostra da 26 Paesi, si inaugureranno Cafe Asia, International Coffee & Tes Industry Expo, Sweet & Bakes Asia e Restaurant Asia, seguiti dalla Food&Beverage Division IEG, guidata dalla group brand manager Flavia Morelli.

L’appuntamento sul jewerly a luglio

Dal 13 al 16 luglio, sempre a Singapore sarà la volta di SIJE – Singapore International Jewelry Expo 2023. Seguita dalla Jewelry&Fashion Division IEG con il global exhibition director Marco Carniello: in mostra 223 brand da 26 Paesi.

L’economia Asean

Ilaria Cicero, IEG Asia (foto concessa)“Situata al centro del Sud-Est asiatico – dice Ilaria Cicero, ceo di IEG Asia Pte. Ltd. – Singapore è la principale piattaforma commerciale e il più importante hub economico di tutta l’area Asean. Il suo porto è il secondo al mondo per tonnellaggio totale di spedizione ed è collegato con oltre 600 porti in 123 nazioni su 6 continenti.

Partendo da questa citta-stato, IEG con la nuova società IEG ASIA vuole favorire il business delle imprese italiane in questa vasta regione affinché esportino i loro prodotti e il loro know-how “made in Italy” riconosciuto in tutto il mondo”.

Francesco Santa IEG Middle East (foto concessa)

“Nella strategia di espansione internazionale del Gruppo degli ultimi tre anni – aggiunge Francesco Santa ceo IEG Middle East, Dubai & international business development director IEG Group – l’Asean, rappresenta uno dei mercati più interessanti con circa 600 milioni di abitanti e un GDP con una crescita annua tra le più alte al mondo. Singapore è il fulcro dell’Asean: per questo abbiamo acquisito prodotti fieristici proprio qui, nei settori storici delle fiere Food&Beverage e delle fiere orafo-gioielliere di IEG. Ma l’obiettivo è più ampio: sviluppare nuovi eventi in Thailandia, Malesia, Vietnam, Indonesia e Filippine, coprendo con le nostre fiere leader i mercati chiave dell’Asean”.

Giornata mondiale dell’aperitivo: dalle bibite Sanpellegrino tre cocktail analcolici di Mattia Pastori

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Sanpellegrino Black Vanilla Sour (immagine concessa)

MILANO – L’aperitivo è parte integrante della storia del nostro Paese e, in quanto tale, è divenuto un vero e proprio simbolo, sinonimo del bien vivre italiano, un rito collettivo fatto di condivisione, gusti autentici e atmosfere allegre e frizzanti. La Giornata internazionale dell’aperitivo si celebra il 26 maggio: è una ricorrenza recente, lanciata per la prima volta nel 2022 con la firma del Manifesto dell’aperitivo, ma ha uno scopo ben preciso, ovvero quello di promuovere e proteggere uno dei rituali italiani più amati.

La Giornata internazionale dell’aperitivo

Quest’anno, le Bibite Sanpellegrino celebrano questa speciale giornata con tre drink analcolici studiati ad hoc per l’occasione dal celebre bartender e mixologist expert Mattia Pastori, che ha miscelato la Gamma Zero del brand.

Dal Sanpellegrino Black Vanilla Sour al Sanpellegrino Affumicato fino ad arrivare al Sanpellegrino Primavera le tre proposte di cocktail, tutte analcoliche, sono accomunate dall’ingrediente del , seconda bevanda più bevuta al mondo nonché ultimo trend della mixology. Il tè, una bevanda salutare e sicuramente molto versatile per le sue note aromatiche, ha una funzione di coudiovante nei cocktail e si sposa perfettamente alle referenze Zero, che diventano la base dei drink e offrono un’esperienza al palato unica e “sobria”.

Ed è proprio sull’onda di una tendenza internazionale del ridotto consumo di alcol, la Sober Curiosity, che le Bibite Sanpellegrino hanno dato vita ad una drinklist interamente analcolica e all’avanguardia, coniando il trend della Sobrietà all’italiana.

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Sanpellegrino Affumicato (immagine concessa)

Con questo movimento le Bibite identificano chi sceglie di vivere in modo sobrio, e quindi senza alcol, ma anche senza rinunciare ad esperienze di gusto uniche, a divertimento e socialità. Esperienze che si vivono anche e soprattutto durante il momento dell’aperitivo. Nato negli anni ’70 come bevanda moderatamente alcolica da consumare prima di un pasto che stimolasse, ma non soddisfacesse, l’appetito, l’aperitivo come lo conosciamo oggi, fatto al bar in prossimità di pranzo e cena, si è man mano radicato nello stile di vita, diventando qualcosa di davvero tipico in Italia per tutto il ‘900.

Oggi il momento dell’aperitivo viene nuovamente rinnovato e accanto ai cocktail alcolici sono sempre più le proposte all’avanguardia analcoliche o leggermente alcoliche.

Le Bibite Sanpellegrino, da sempre ambasciatrici del gusto e innovatrici nel mondo della mixology, sposano dunque questa nuova tendenza dell’analcolico con la Sobrietà all’italiana, dando vita ad una esclusiva drinklist in cui rientrano le tre proposte pensate per la Giornata Internazionale dell’Aperitivo. Primo tra i cocktail è Sanpellegrino Black Vanilla Sour, dove il sapore intenso di Chinò Zero Sanpellegrino si sposa in modo sublime al gusto ricercato dell’infuso di the nero e vaniglia, il tutto reso più fresco dal succo di limone e dalla sua scorza che, con della cannella in stecca, chiude la ricetta.

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Sanpellegrino Primavera (immagine concessa)

Più dolce è invece il cocktail Sanpellegrino Primavera dove la Classica Zero Sanpellegrino lega perfettamente il profumato the verde al gelsomino, al succo di lime fresco e alla scorza di lime, posta a decorazione. Infine, a stupire i palati più ricercati è Sanpellegrino Affumicato in cui le note speziate di Cocktail Zero Sanpellegrino si fondono al the nero Lapsong Souchong, una varietà di the cinese affumicato su fascine di legno di pino; a dare la giusta acidità al drink è poi il succo di ananas e una sottile fetta dello stesso frutto, che unita al the nero completa la ricetta.

La Gamma Zero delle Bibite Sanpellegrino da quest’anno si amplia con un nuovo e pratico formato in lattina, per portare sempre con sé un gusto inimitabile con zero zuccheri aggiunti. La Classica Zero è realizzata con agrumi 100% italiani, zero zuccheri, sottili note amare e arancia caramellata, a bilanciare il sapore. Chinò Zero Sanpellegrino sprigiona il gusto aromatico e inimitabile dei chinotti siciliani provenienti da filiera controllata.

Frizzantezza e leggerezza si fondono in un colore unico, tra il marrone limpido e l’arancio mattone, trasportando il palato in un viaggio di sola andata per il Sud Italia. Infine, Cocktail Zero Sanpellegrino, dal sapore speziato ed intenso dato dalle note di cannella e chiodi di garofano, che lascia spazio ad un’esplosione di zenzero e leggere note agrumate di limone.

I 3 cocktail si inseriscono all’interno della nuova drink list ideata da Bibite Sanpellegrino per interpretare l’arte tutta italiana di vivere la sobrietà, e portano una nuova ventata di profumi, freschezza, note aromatiche e di gusto tipicamente italiano nella giornata più conviviale che ci sia.

Pasticceria Dulcis incontra la tradizione della torrefazione Passalacqua

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Da sinistra: Elisabetta Todde e Maria Luisa Abbate (immagine concessa)

CAGLIARI – Due storiche aziende a conduzione famigliare, quella della Pasticceria Dulcis creata da Elisabetta Todde più di trenta anni fa e la torrefazione Passalacqua, i custodi della tradizione napoletana sin dal 1948, scendono in campo per dare più gusto a uno dei momenti più attesi della giornata: la pausa caffè.

A Cagliari, nelle quattro eleganti Pasticcerie Dulcis, la passione per il caffè diventa gioia per il palato grazie all’offerta di una speciale e pregiata miscela realizzata appositamente dalla storica torrefazione Passalacqua.

Dopo l’acquisizione dell’antica Offelleria Tramer firmata Dulcis e curata dallo studio legale Morri Rossetti, le due aziende collaboreranno per offrire a una clientela sempre più attenta e consapevole un autentico servizio a cinque stelle.

Tradizione e cura artigianale

Chi entra in una pasticceria per gustare un dolce di eccellente fattura in un ambiente accogliente e famigliare, non può che concedersi anche un espresso o un buon cappuccino, anch’essi realizzati con cura e sapiente manualità. Da parte sua, chi ancora non conosce i locali, per lo più si fa attrarre dal richiamo di una buona tazzina e non rinuncia a uno o più dolci, grazie anche al loro piccolo formato, che invoglia a provarli e a gustarne anche più di uno senza sensi di colpa.

Quella appena descritta è la realtà quotidiana di ognuno dei locali che fanno capo a Dulcis, un’azienda dolciaria famigliare – in cui Maria Luisa Abbate affianca la madre, rappresentante della quarta generazione – che è diventata un simbolo di Cagliari.

I dolci che qui si gustano uniscono specialità della tradizione ad altre più innovative, frutto di una continua ricerca, e sono realizzati con cura – a cominciare dall’attenta ricerca delle materie prime, che vedono privilegiate quelle locali – nel grande e moderno laboratorio di Elmas (CA).

La stessa attenzione si ritrova in ogni espresso, che dai primi di aprile è realizzato con macchine a leva che permettono la personalizzazione di tutte le estrazioni, e nella nuova miscela “Dulcis”, messa a punto dalla Torrefazione Passalacqua per offrire la migliore tazzina. Le note di caramello, cioccolato e nocciole del caffè si uniscono al meglio alle specialità di pasticceria nonché alla crema di latte nella realizzazione di gustosi cappuccini.

“Accanto ai dolci, il caffè per noi ha un ruolo fondamentale e, come le specialità che escono dal nostro laboratorio, deve essere realizzato al meglio e con materie prime di altissimo livello – afferma Maria Luisa, figlia della titolare e fondatrice dei locali Elisabetta Todde -. In Passalacqua abbiamo trovato una torrefazione che condivide tanti dei nostri valori aziendali, a cominciare dalla qualità per arrivare alla storicità della famiglia che la guida. Abbiamo messo a punto insieme la miscela Dulcis e un Coffee Master ha istruito il personale che opera al banco al fine di ottenere le migliori estrazioni in modo costante”.

Viaggio nel tempo

Osserviamo le radici di Dulcis. Tra il 1920 e il 1930 i bisnonni della fondatrice si recano uno a Milano, l’altro in Francia per affinare la conoscenza e la produzione del pane e dei dolci. Al loro ritorno a Desulo, un piccolo paese nella Barbagia, realizzano un forno. Panifici e pasticcerie contraddistinguono l’attività dei figli, infine la discendente dalla terza generazione, Elisabetta Todde, decide di puntare sulla pasticceria, aprendo un laboratorio artigianale a Cagliari in via Cocco Ortu, ancora oggi centro di eccellenza alimentare.

Come ogni donna sarda, sa gestire al meglio la sua attività, ricercando solo le migliori materie prime e lavorandole con grande attenzione. Il successo non tarda ad arrivare e il suo prodotto di punta sono le Pàrdulas, dolci tipici costituiti da una croccante sfoglia a base di semola di grano duro che racchiude un cuore di ricotta di pecora aromatizzata con lo zafferano.

Un tempo si producevano solo nel periodo di Pasqua, quando di trova la migliore ricotta di pecora; oggi sono proposti tutto l’anno, alternando ricotta ovina e vaccina. Nel 2009 trasferisce il laboratorio di produzione della pasticceria ad Elmas (un centro nella città metropolitana di Cagliari), da cui ancora oggi ogni giorno, freschissimi, i dolci prendono la via dei diversi punti vendita.

Due anni prima di questo trasferimento apre il punto vendita di Cagliari, in via Baylle 25, nella storica sede della salumeria Vaghi. Con le piastrelle bianche su alcune pareti, i banchi stretti e lunghi, il locale ha mantenuto i connotati tradizionali della classica bottega dei piccoli paesi della Sardegna.

Questo locale storico a pavimento ha una ceramica di Cerasarda che richiama il gusto mediterraneo con il colore chiaro della terracotta. Al suo interno ci si siede volentieri per gustare qualcosa di buono o chiacchierare in un ambiente caldo e accogliente, in cui l’arredo unisce antico e moderno, a cominciare dalla credenza d’epoca colorata d’azzurro che propone dolci confezionati, alla quale fanno fronte il lungo banco e scaffalature bianche ed essenziali.

Il locale ha fatto il suo ingresso nella guida 2023 di Gambero Rosso “Pasticceri&Pasticcerie” grazie alla qualità che “è il filo conduttore di un’offerta vasta che parte dalle classiche produzioni isolane per arrivare alle torte classiche, passando per dolci e salati in un ambiente semplice caratterizzato da un design classico che si ispira alla tradizione sarda e un servizio cortese, molto preparato”.

I locali Dulcis

“La caratteristica dei locali Dulcis è di avere ciascuno una propria personalità, un’impronta ben definita – riprende Maria Luisa Abbate -. Alcuni punti in comune sono lampade con forma a cupola, posizionate per lo più sopra i banchi, la presenza di lavagne che mostrano il menu, l’unione di elementi moderni con finiture classiche e mobilio di antiche pasticcerie e botteghe. Non vogliamo che il cliente si senta all’interno dell’ennesima catena; per noi è importante definire l’identità di ogni locale in base alla posizione, alla clientela che, entrando, si deve sentire a casa propria”.

Il logo di Dulcis è la pavoncella sarda, una figura ricorrente nella cultura e nell’artigianato dell’Isola, simbolo di fertilità, raccolti ricchi, piogge abbondanti e salute delle greggi.

Il richiamo ai dolci sardi

La sua realizzazione richiede molta attenzione e cura, soprattutto per disegnare le linee arrotondate che formano la cresta: un nuovo richiamo alla tradizione dei dolci tipici sardi come il Candelaus, caratterizzato da una decorazione a base di ghiaccia reale che ricopre la superficie, che veniva servito nelle grandi occasioni e richiedeva molte ore di lavorazione.

Entrando nel locale di viale Colombo a Quartu Sant’Elena (CA), realizzato nel 2020, colpiscono i colori e la vivacità del pavimento moderno realizzato con ceramiche di Mutina; ai mobili di una pasticceria piemontese dei primi del ‘900 si accompagnano sedie di design ed elementi moderni. Sul fondo, oltre il banco, si fa notare il laboratorio a vista in cui ogni giorno vengono realizzati dessert di alta pasticceria e prodotti dolci tipici della pasticceria italiana, un concentrato di dolcezza per vivere insieme tutti i momenti più importanti della giornata, dalla colazione all’aperitivo.

Si presenta con un design essenziale, squadrato e un colore verde che domina pareti e arredi, il locale di via Sonnino 71, aperto nel 2021. Nelle ampie vetrine e sotto le campane è un tripudio di specialità dolci e salate, mentre attira l’attenzione il laboratorio a vista. Di nuovo, un pavimento con ceramiche di Mutina propone un decoro floreale con margherite, che riporta agli anni ’70. Qui si ha la possibilità di accomodarsi anche all’esterno, in un accogliente dehors.

L’ultimo entrato nella “famiglia Dulcis” è una pasticceria storica del 1857: Caffè Tramer in piazza Martiri 11. A creare quella che in origine era un’offelleria fu il pasticcere svizzero Vittorio Tramer che portò in Sardegna la ricetta delle meringhe, da sempre mantenuta segreta e da sempre realizzata con le stesse procedure, utilizzando materie prime naturali molto semplici come albumi e zucchero.

La sua piacevole croccantezza si unisce al meglio alla morbidezza della farcitura realizzata con la panna, creando un accordo particolare, gradevole e goloso. Il locale si presenta com’era un tempo: il bancone, gli scaffali e molti altri elementi sono originali dell’epoca e sul banco si trova una macchina espresso di grande effetto scenico, laminata in oro e rifinita con abilità artigianale.

Qui vennero a gustare il dolce tipico due importanti figure della politica e della cultura: Antonio Gramsci ai tempi in cui era studente ed Emilio Lussu, che, nello stesso palazzo, subì un attentato da cui uscì illeso. Bontà. tradizione e storia trovano qui un abbinamento ideale che affascina.

Le aperture proseguono: un nuovo locale sarà avviato nella stagione estiva, con elementi d’arredo che richiameranno la nautica e un design essenziale, ai quali – come sempre – si uniranno l’accoglienza, il calore e la bontà che contraddistinguono il marchio Dulcis.

Pasticceria Filippi raggiunge 100,4 punti nella certificazione B Corp

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Andrea e Lorenzo Filippi, co-titolari della pasticceria (immagine concessa)

ZANÈ (Vicenza) – Pasticceria Filippi supera un traguardo importante e raggiunge 100,4 punti nella certificazione B Corp, rilasciata dall’ente no profit statunitense B Lab. L’impresa conferma così il suo impegno a operare in un’ottica di business rigenerativo, al fine di produrre un impatto positivo sulla comunità, sulle persone e sull’ambiente.

Il risultato è frutto di una serie di misure attuate nell’ultimo anno, tra le quali assumono particolare rilevanza la redazione e la revisione di documenti relativi all’etica aziendale, alle policy ambientali e dei lavoratori e la completa compensazione delle emissioni di anidride carbonica.

Il traguardo di Pasticceria Filippi

La certificazione B Corp ha lo scopo di misurare concretamente il livello di sostenibilità sociale e ambientale di ciascuna azienda. Il sistema di calcolo si basa sul B Impact Assessment, un questionario di analisi che si applica a tutte le aree aziendali, e sulla valutazione esterna da parte di personale qualificato.

Negli ultimi anni il movimento B Corp si è allargato oltre i confini americani e, per rendere il sistema di certificazione più globale, nel 2022 B Lab ha ridefinito alcuni parametri di calcolo del punteggio.

“Da sempre in azienda siamo attenti alle persone e all’ambiente che ci circonda – dichiara Andrea Filippi, co-titolare di Pasticceria Filippi assieme al fratello Lorenzo –. Per questo nel 2016 abbiamo deciso di intraprendere il percorso per diventare una B Corp lavorando costantemente per ridurre l’impatto ambientale e migliorare la governance e il welfare aziendale. Con la revisione dei parametri il nostro punteggio è sceso, ma ci siamo rimboccati le maniche per raggiungere i nuovi obiettivi, a partire dall’analisi delle procedure e delle attività. Nel farlo abbiamo coinvolto attivamente tutti i dipendenti per definire una strategia aziendale in linea con la nostra mission e con le esigenze dei lavoratori. In un anno siamo passati da un punteggio di 82,9 a 100,4: un risultato che ci riempie di soddisfazione, frutto di un continuo lavoro basato su valori solidi”.

Tra i provvedimenti più importanti la revisione del Codice Etico, un documento pubblico rivolto a tutte le parti coinvolte nella produzione, che comprende le regole e i principi guida dell’operato dell’azienda. Il codice si rifà ad alcuni documenti delle Nazioni Unite, primo tra tutti il Global Compact, e promuove una cultura aziendale etica e trasparente, attenta ai diritti umani e alla sostenibilità ambientale.

Sono stati introdotti il Manuale del lavoratore, l’insieme delle informazioni organizzative che il dipendente deve recepire quando viene assunto (organigramma, istruzioni, protocolli sanitari, benefit, come viene gestita la formazione, come inviare segnalazioni, ecc), e la Recruitment Policy, sviluppata con l’obiettivo di eliminare qualsiasi forma di discriminazione durante le procedure di assunzione del personale. Nell’iter di selezione, ad esempio, i curricula vengono presentati all’ufficio delle risorse umane senza dati personali per una valutazione oggettiva delle competenze.

Un altro passo importante intrapreso da Pasticceria Filippi è stato la redazione dell’Analisi di materialità, che individua i temi rilevanti, sia dal punto di vista interno sia per gli stakeholder, e che l’impresa si impegna a trattare come priorità nella strategia aziendale. Infine, l’ottenimento della certificazione di Azienda Carbon Neutral di ClimatePartner attesta la riduzione delle emissioni di CO2 e la completa compensazione delle stesse.

Algida e Barilla rinfrescano l’estate con il Cono Togo: il biscotto diventa gelato

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Arriva il Cono Togo, l’ultima novità di Algida e Barilla (foto concessa)
Arriva il Cono Togo, l’ultima novità di Algida e Barilla (foto concessa)

MILANO – Dopo il lancio dei gelati Pan di Stelle, Baiocchi, Ringo, Gocciole e lo stecco Togo,
Algida e Barilla annunciano una golosa novità per l’estate 2023: il Cono Togo. Il biscotto dalla caratteristica forma a bastoncino ricoperto di cioccolato, nato nel 1970 e oggi consumato da 1.1 milioni di italiani 1 , arricchisce la propria offerta nel mondo dell’ice-cream con un’assoluta novità: un cono gelato che racchiude al proprio interno il vero biscotto Togo.

Dopo lo stecco che presenta aspetto, colore, forma, aroma, consistenza e sapore dell’originale, arriva una nuova riproposizione in cui dal biscotto prende vita un cono dal mix unico di consistenze.

Dallo stesso al cono: ecco come Togo si trasforma in un gelato preparato con il celebre biscotto

Il nome? Una garanzia. È il caso di “Togo”, espressione piemontese che significa “eccezionale”. I biscotti Togo, nati più di 50 anni fa, sono diventati uno snack ideale per i più golosi affermandosi nel mercato grazie al loro gusto e alla loro unicità, dovuta anche alla forma: il caratteristico bastoncino ricoperto di cioccolato al latte. Grazie all’ingresso nel mondo del gelato, questo prodotto cult, nei cuori di generazioni di italiani, vive anche d’estate in una nuova e originale veste.

Se con lo stecco, lanciato l’anno scorso, il celebre biscotto viene riproposto in un gelato che riproduce fedelmente, anche nella forma, l’iconico bastoncino dalle piccole onde, il cono gioca con differenti esperienze di gusto, dalla croccantezza della cialda alla cremosità del gelato. Il biscotto viene infatti racchiuso all’interno del cono per amplificarne l’esperienza e si incontra con la soffice texture del gelato con polvere di biscotto, in una combinazione unica di consistenze.

Materie prime di qualità e packaging riciclabile

In linea con i valori di Algida e Barilla e con il resto della gamma nata dalla partnership, anche per il Cono Togo vengono utilizzate le migliori materie prime, come il latte fresco italiano di alta qualità. Come per tutta la gamma le confezioni sono riciclabili. In particolare, il coperchio e l’incarto del prodotto sono realizzati interamente in carta.

Il packaging Togo (foto concessa)

Il nuovo cono arriva nei bar d’Itaia per un nuovo appuntamento con il piacere

Il cono Togo è disponibile su tutto il territorio nazionale per il canale fuoricasa per un ideale
spuntino goloso estivo. Ogni morso è un vero e proprio appuntamento col piacere. La temperatura ideale di conservazione è -18 gradi.

Unilever

Unilever è una delle principali aziende di beni di consumo a livello mondiale che opera nei mercati Food & Refreshment, Home Care, Beauty & Personal Care. Radicata in oltre 190 paesi in tutto il mondo raggiunge, attraverso i suoi prodotti, 3,4 miliardi di persone ogni giorno.

Unilever impiega oltre 148.000 persone globalmente ed è presente sul mercato con un portafoglio che include oltre 400 brand tra cui gli iconici Dove, Algida, Sunsilk, Mentadent, Knorr, Calvé, , Magnum, Svelto e Coccolino.

Suo obiettivo è di essere leader globale nella sostenibilità e di dimostrare come il proprio modello di business purpose-led e future- fit sia in grado di produrre una performance superiore. Da sempre è impegnata ad essere un’azienda innovativa e responsabile. Più di 100 anni fa il suo fondatore William Lever ha lanciato il primo brand con purpose, Sunlight Soap, e ancora oggi il purpose che la guida, “rendere la sostenibilità una consuetudine”, è al centro di tutte le azioni.

L’Unilever Compass, la strategia di business, guida nella crescita sostenibile e responsabile attraverso 3 grandi obiettivi: migliorare la salute del pianeta, migliorare la salute e il benessere delle persone, contribuire ad una società e un mondo più equi e inclusivi.

Nell’ultimo anno Unilever ha raggiunto il vertice del Dow Jones Sustainability Index di S&P, la “Triple A” nei benchmark di CDP per le aree clima, acqua e foreste ed è stata nominata come l’azienda al vertice nel sondaggio GlobeScan/SustainAbility Leaders per
l’ndicesimo anno consecutivo

Per ulteriori informazioni su Unilever e i suoi marchi, visitare il sito: www.unilever.it.

Il Gruppo Barilla

Barilla è un’azienda familiare, non quotata in Borsa, presieduta dai fratelli Guido, Luca e Paolo Barilla. Fu fondata dal bisnonno Pietro Barilla, che aprì un panificio a Parma nel 1877. Oggi Barilla è famosa in Italia e nel mondo per l’eccellenza dei suoi prodotti alimentari. Con i suoi brand – Barilla, Mulino Bianco, Pan di Stelle, Gran Cereale, Harrys, Pavesi, Wasa, Filiz, Yemina e Vesta, Misko, Voiello, Academia Barilla, First, Catelli, Lancia, Splendor, Tolerant, Pasta Evangelists e Back to Nature – promuove una alimentazione gustosa, gioiosa e sana, ispirata alla dieta mediterranea e allo stile di vita italiano.

Quando Pietro ha aperto il suo negozio 145 anni fa, lo scopo principale era quello di fare del buon cibo. Oggi quel principio è diventato il modo di fare business di Barilla, con 8.700 persone che lavorano per l’azienda e di una filiera che condivide i suoi valori e la passione per la qualità.

L’impegno del Gruppo è di offrire alle persone la gioia che il cibo buono e ben fatto può dare loro, fatto con ingredienti selezionati provenienti, per quanto possibile, da filiere responsabili, contribuendo a un presente e un futuro migliore.

Dal 1987, un archivio storico raccoglie e custodisce la storia dei 145 anni di vita dell’azienda, che oggi, grazie al portale-museo www.archiviostoricobarilla.com è una risorsa accessibile a tutti e testimonia il viaggio di un’icona del Made in Italy e i cambiamenti
della società italiana.

Per ulteriori info, visitare: www.barillagroup.com; Twitter: @barillagroup; LinkedIn: Barilla Group; Instagram: @barillapeople

Faina parla della 31ª edizione di MDEJ: “Questo percorso emozionale ci mancava e i ragazzi ne avevano bisogno”

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Moreno Faina, Presidente dell'Università del caffè Illy Maestri dell’Espresso junior
Moreno Faina, direttore dell'Università del caffè Illy

MILANO – Nella sala training del Mumac – Museo delle macchine del caffè del Gruppo Cimbali di Binasco – abbiamo intervistato il direttore dell’Università del caffè illy, Moreno Faina, subito dopo la proclamazione della vincitrice Nayma Diomedi, con tutte le emozioni ancora tangibili nell’aria. I commenti a caldo rispetto a una giornata che è stato soltanto l’apice di un percorso lungo 9 mesi.

Faina, siamo arrivati alla trentunesima edizione di nuovo in presenza: le era mancato?

“Sì. Assistere alle edizioni online è stato interessante perché ha dato continuità, ma non emotività. È giusto che si sia tornati in presenza e si sia assistito a questo percorso emozionale che mancava. Ci ha dimostrato ancora una volta che questi ragazzi hanno bisogno di questo tipo di esperienze, di confrontarsi, di trovarsi di fronte a una giuria faccia a faccia.”

Quest’ultimo Maestri dell’espresso junior è speciale perché si è anche cimentato come giudice sensoriale (e poi, è anche il suo compleanno)

“Mi è piaciuto tornare ad esser parte della giuria: ormai erano 7-8 anni che non lo facevo e ho deciso di occuparmene dopo un periodo di stop, per toccare con mano la realtà di questi studenti e vedere le loro opere realizzate, essendo in grado di capirne il livello reale.”

E che cosa ha notato?

“Rispetto al passato in cui risultavano evidenti grandi variazioni tra chi aveva un livello particolarmente basso e chi era in grado di raggiungere dei punti molto alti, in questa edizione non ci sono stati questi due estremi. Abbiamo registrato una media, in parte determinata dalle imprecisioni più o meno gravi, ma sempre presenti: l’emozione, la poca conoscenza dell’attrezzatura o il tempo da rispettare, la paura nel gestire l’evoluzione del latte hanno fatto sì che non venissero realizzati due cappuccini identici, portando poi ad un limite nello stabilire il punteggio finale.

Questo è un dato che ho voluto segnalare in fase di commento finale, per fornire loro un feedback concreto su cui basarsi per curare il proprio sviluppo tecnico.”

Rispetto alle scorse edizioni questa imprecisione può esser anche data dalla pausa digitale?

“Il confronto con il mercato e le competizioni in questi anni non c’è stato e questo ha fatto sì che i ragazzi al quarto anno abbiano iniziato a frequentare senza cimentarsi: quindi sì, potrebbe esser stato un fattore che ha influenzato”.

La vincitrice ha convinto tutti?

Faina: “Nayma ha prestato bene su tutto. L’eccellenza l’ha toccata in qualche punto, ma mediamente ha avuto un rendimento alto e questo l’ha distinta, mettendo d’accordo tutti i giudici.”

Prima ha detto che Maestri dell’espresso junior è la sua creatura: come sta crescendo?

“Il fatto di rigenerarla, grazie anche all’aiuto dei docenti, alcuni di loro presenti anche con una certa continuità e altri ex novo, è stato come un riconoscimento dell’evoluzione del concorso anche seguendo i loro suggerimenti. Questo ci ha sempre lasciato lo spazio di dire: sappiamo di non esser perfetti e ci miglioriamo di anno in anno. Stiamo sempre più centrando il concorso e di fatto questo dà una garanzia di continuità. Ci offre lo spunto per fare qualcosa di nuovo per le prossime edizioni.

Questa è la linfa che ci serve, legata anche all’elemento consolidato della presenza di un giudice ufficiale che è una garanzia forte per gli studenti, per i professori, per le aziende: tutto questo è importante da sottolineare e da far conoscere. Ci affidiamo a un ente terzo che verifica non soltanto la finale, ma ciò che accade nel corso dei 9 mesi di durata del
concorso.”

Un’altra cosa che resiste e funziona bene è la collaborazione tra illy e il Gruppo Cimbali

“Siamo due team molto affiatati e siamo ben disposti l’uno verso l’altro, ci sentiamo, ci confrontiamo ed evolviamo insieme. Si rinnova ogni anno, cambiano i protagonisti, i giudici, ma questo è nel dna dei nostri team e sicuramente questa partnership dà soddisfazione e poi offre un concreto contributo agli Istituti Alberghieri in un panorama nazionale dove si evidenzia il supporto che le aziende private dedicano alle strutture pubbliche.”

In questa edizione di Maestri dell’espresso junior, due nuovi istituti che sono arrivati alla finale: è un buon segnale?

“Due su otto non è poco, come percentuale di istituti ex novo. Leggo questo come un segnale di continuità, perché gli istituti e soprattutto i docenti hanno seguito le indicazioni delle nostre aziende, evolvendosi anche nella didattica e facendo crescere gli studenti, ed è certamente un dato positivo. Abbiamo uno zoccolo duro importante e poi quel 30-40% di nuovi istituti che si affacciano a questo concorso: le due scuole che non avevano mai partecipato prima a una finale sugli otto sfidanti, costituiscono comunque un
25% significativo.”

Faina, se è vero che non siete perfetti, così come ha suggerito lei, quindi cosa resta da migliorare per la trentaduesima edizione?

Faina si prende un attimo per rispondere: “Tra poco dovremmo, sempre nella logica della collaborazione con il Gruppo Cimbali, organizzare un briefing per analizzare le cose che hanno funzionato e cosa invece ci sarà da migliorare. Un punto che vorrei portare avanti per il futuro, è spingere su una maggiore interazione degli studenti durante la fase della presentazione: devono raccontare di più, dobbiamo preparare gli operatori a interagire meglio con il consumatore.

Oggi sul mercato è un elemento fondamentale. Ci sono alcuni che hanno già una certa propensione e altri che fanno più fatica. La narrazione va approfondita al di là delle solite nozioni di base, con un vero e proprio storytelling rispetto all’interlocutore che si avrà davanti. E poi vorrei che dalle prossime edizioni anche i giornalisti cominciassero a fare un po’ di pratica, magari partecipando nelle degustazioni: non soltanto giudici di alcune esibizioni, ma farli entrare in gioco. Anche questo può essere un aspetto evolutivo.”

Tchibo, proprietaria di Caffè Molinari, annuncia nuovi investimenti anche in UK

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Tchibo Matthew Algie
Il logo di Tchibo

MILANO – Dopo la recente acquisizione di Caffè Molinari, Tchibo rafforza il suo presidio anche in terra britannica, dove controlla dal 2016 Matthew Algie, storica torrefazione di Glasgow fondata oltre un secolo e mezzo fa. Il massimo torrefattore tedesco ha infatti annunciato, in questi giorni, un investimento multi-milionario per potenziare e ottimizzare i processi produttivi nello stabilimento dell’azienda scozzese.

Oltre ad accrescere le capacità produttive, l’operazione creerà 38 nuovi posti di lavoro.

Gli interventi verteranno sulla creazione di un nuovo sistema di movimentazione e miscelazione del caffè, l’aggiornamento dell’automazione aziendale, il trasporto interno, nonché una linea di confezionamento di ultima generazione.

Le innovazioni sono inoltre funzionali alla nuova strategia di sostenibilità di Matthew Algie, che punta a raggiungere il traguardo delle emissioni zero entro il 2035, per il processo produttivo, e per l’intera catena di approvvigionamento, entro il 2040.

La nuova area di stoccaggio del caffè verde consentirà di sostituire i classici sacchi in iuta con sacchi da una tonnellata ottenendo così una riduzione del 90% della movimentazione manuale, nonché una maggiore capacità di trasporto all’interno dei container, osserva Matthew Algie in una nota.

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