venerdì 28 Novembre 2025
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Goppion Caffè a sostegno del lavoro delle donne con la miscela Espresso di piantagione CSC

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La miscela Espresso di piantagione (immagine concessa)

PREGANZIOL (Treviso) – Goppion Caffè continua la campagna a sostegno del lavoro delle donne con l’edizione speciale di Espresso di piantagione CSC, la miscela che contribuisce a restituire dignità alle coltivatrici di caffè guatemalteche della zona del Petatán, spesso svantaggiate da un sistema di mercato iniquo. L’iniziativa solidale è frutto della collaborazione tra il Consorzio CSC – Caffè Speciali Certificati, al quale la storica torrefazione di Preganziol è affiliata dal 1997, e l’organizzazione non profit romana Amka.

“Goppion Caffè da sempre promuove una cultura di genere sana e le pari opportunità – dichiara Paola Goppion, responsabile comunicazione e marketing di Goppion Caffè e attuale presidente di CSC –. Grazie alla collaborazione con Amka riusciamo a favorire l’indipendenza economica del gruppo di caficultoras guatemalteche coinvolte nel progetto e offrire loro giustizia sociale e condizioni di lavoro dignitose”.

Paola Goppion aggiunge: “Anche nella nostra comunicazione social diamo valore al ruolo femminile nella storia e nel mondo: nei profili e nel sito Goppion Anna Maria Pellegrino racconta dodici storie di donne che hanno (o hanno avuto) un rapporto speciale con il caffè e che sono simbolo di cambiamento e liberazione dagli stereotipi. Stiamo inoltre organizzando degli incontri dedicati alle tematiche della violenza di genere”.

L’edizione speciale di Espresso di Piantagione CSC utilizza caffè proveniente dalla piantagione Doña Lucero, nel Dipartimento del Huehuetenango, a nord-ovest del Paese, dove la coltivazione, la lavorazione e la vendita del caffè rappresentano la principale fonte di occupazione e sussistenza del popolo indigeno, scandendo il ritmo e lo stile di vita dell’intera comunità.

Il progetto, che mira a creare nuove opportunità e a migliorare le condizioni di vita delle donne, nell’ultimo anno ha registrato un notevole incremento: dalle 80 caficultoras coinvolte all’inizio del 2023, oggi include 100 beneficiarie e conta più di 25mila chili di chicchi lavorati nel 2024.

Inoltre, grazie a un’adeguata formazione e alla distribuzione degli strumenti necessari allo sviluppo di nuove conoscenze, le donne hanno acquisito maggiore consapevolezza delle proprie capacità e si sono unite per costituire la Cooperativa Integral de Comercialización de Responsabilidad Limitada Ix Axol, diventando un soggetto giuridico indipendente: un passo significativo verso l’emancipazione e l’empowerment femminile in Guatemala.

“Le donne rurali guatemalteche combattono ogni giorno contro una serie di discriminazioni che impediscono la loro affermazione economica, personale e sociale – continua Fabrizio Frinolli Puzzilli, presidente di Amka –. Negli ultimi tre anni abbiamo lavorato nella regione di Huehuetenango e il caffè Doña Lucero è il racconto del percorso di dedizione, sacrificio e successo delle cento caficultoras coinvolte nel progetto: donne che ci hanno creduto fino in fondo e che si sono impegnate duramente per dimostrare le loro enormi capacità come lavoratrici, produttrici e, ora, anche imprenditrici”.

Espresso di Piantagione CSC® è composta da qualità Arabica di origine etiope e brasiliana, da caffè guatemalteco Doña Lucero e una percentuale fino al 10% di Robusta India Parchment.

Il risultato è un espresso dai sentori di vaniglia, cacao e pane tostato.
Contraddistinto nel packaging da un bollino di certificazione CSC e Amka, questo caffè è stato scelto da molti bar sia in Italia che all’estero ed è disponibile nelle caffetterie Goppion e nei locali affiliati nella versione da 250 grammi, oltre che nello shop online aziendale al prezzo di 7 euro.

Caffè Ninfole: l’8/03 per 60 donne, la visita al Museo archeologico nazionale di Taranto

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Lo stabilimento di Caffè Ninfole (immagine concessa)

TARANTO – Pubblico e privato insieme per promuovere cultura in occasione del prossimo 8 marzo. Ha queste premesse l’iniziativa che Ninfole ha programmato per il prossimo 8 marzo, giornata tradizionalmente legata alla riflessione sui diritti delle donne. “Gli strumenti di emancipazione femminile non hanno bisogno solo di dibattiti, ma hanno bisogno anche di pratiche in grado di abbattere pregiudizi e promuovere formazione e competenze – dice Rossella Ninfole, presidente della Ninfole Spa – e crediamo che le politiche di genere debbano basarsi anche sull’accessibilità e sul grado di partecipazione delle donne alla fruizione culturale del territorio”.

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Rossella Ninfole (immagine concessa)

Così Ninfole sceglie questa volta di invitare le donne al Museo archeologico nazionale di Taranto – MArTA.

Il biglietto lo mette il Ministero della Cultura, che nella Giornata internazionale dei diritti delle donne, concede l’ingresso gratuito in tutti i musei e parchi archeologici nazionali, ma il servizio di visita guidata a tutta la collezione del MArTA, la offre proprio Ninfole.

Venerdì 8 marzo, negli slot di orario delle 16.00 e poi delle 17.00, l’offerta è rivolta a 60 donne (30 + 30) che una volta accolte nelle Sale del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, saranno accompagnate da guide esperte in un viaggio nel tempo, dalla Preistoria, alla civiltà greca e romana, fino alla Taranto tardo-medievale.

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Terracotta policroma al Museo archeologico nazionale di Taranto (immagine concessa)

“Il MArTA, oltre al suo nome, ha storie avvincenti e appassionanti con protagoniste femminili di rilievo” – conferma Rossella Ninfole – “dalle Veneri di Parabita, ai tesori della principessa dauna Opaka, fino ai miti alle donne mitologiche che raccontano la natura umana dell’altra metà del cielo. 20 mila anni di storia e storie che possono ancora oggi essere di insegnamento e ispirazione per le donne di oggi e di domani”.

“Ma siamo un’azienda – sottolinea poi la presidente – e pensiamo anche che come testimoniano centinaia di ricerche di mercato, siano significative le ricadute economiche sul territorio, di ogni euro investito in cultura, che genera valore sociale, culturale e di mercato. Se cresce il territorio cresciamo tutti”.

Le donne che desiderano approfittare del tour del MArTA offerto da Ninfole devono registrare il loro nominativo inviando un messaggio sulle pagine social della più antica torrefazione di Puglia. Su Facebook e su Instagram basta cercare “Caffè Ninfole”, oppure inviare una mail a marketing@caffeninfole.it

Le richieste di partecipazione dovranno essere corredate da un documento di identità e saranno confermate fino ad esaurimento posti.

Coffee Rush: per mettersi nei panni del barista in un gioco da tavolo

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Coffee Rush
Il gioco da tavolo Coffee Rush (foto dal sito)

MILANO – Fare il barista, un gioco da ragazzi? Ecco che la professione dietro al bancone diventa l’occasione di divertirsi insieme con gli amici con un gioco da tavolo in cui esercitarsi da operatore e da clienti: il nome è Coffee Rush ed è un modo ludico di misurarsi con le sfide che ogni giorno i baristi devono affrontare nel loro ruolo.

Missione: servire in tempo gli ordini della clientela.

Coffee rush, per diventare il migliore dei baristi

Attraverso un sistema di punti (e non quello dello specialty coffee stavolta), il barista riuscirà ad esaurire tutte le carte “Ordine”. L’abilità, la competenza, sta nell’essere in grado di portare a termine tutte le consegne, evitando il più possibile di accumulare le penalità.

Tra le carte “Ordine”, quella “Fretta”, il tabellone ingredienti, l’esperienza del panico da flusso importante al banco è simulata alla perfezione.

Consigliato forse più che ai baristi – che conoscono bene la sensazione da Torre di Babele nell’ora di punta a colazione – a tutti coloro che entrano in un bar e danno per scontato il lavoro di chi sta dietro la macchina espresso: è dura quando bisogna accontentare le richiesta nel minor tempo possibile, no?

Il regolamento sembra un po’ complesso

Ma d’altronde simulare la vita caotica di un barista non dev’essere semplice, anzi. A volte la realtà supera l’immaginazione e Coffee Rush ha colto bene nel segno. Nel video seguente, passo dopo passo si tenta di seguire le logiche del gioco.

Coffee Rush è acquistabile qui su Amazon, al prezzo di 33,99.

Milano: Panini Durini, il brand che offriva bagel e cappuccini latte art, chiude dopo 12 anni

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Il logo Panini Durini

Il brand Panini Durini chiude definitivamente dopo una storia imprenditoriale lunga 12 anni. Il format innovativo era nato dall’esigenza di offrire una soluzione per la colazione, la pausa pranzo e l’aperitivo di qualità a Milano. A contribuire alla storia del marchio, oltre a Stefano Saturnino (noto per la catena di pizzerie Pizzium), anche Ilaria Puddu (che dal 2013 ha curato marketing e comunicazione del brand, prima di avviare lei stessa la propria attività ristorativa a tema pizza e pasticceria) e Alessandro Pace (primo gastronomo dell’insegna e successivamente formatore del personale).

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Nicola Grolla per il quotidiano La Repubblica.

La chiusura definitiva di Panini Durini

MILANO – “Da lunedì 4 marzo, tutta la catena Panini Durini – Durini Milano chiuderà le porte al pubblico”. Fine di una storia food retail lunga 12 anni? Sembra di sì.

O per lo meno, fine di quell’avventura gastronomica che i consumatori hanno imparato a conoscere fin dalla prima apertura, nel 2011, proprio in via Durini a Milano e arrivata a contare su un network di 17 locali tra Milano, Lombardia, Genova e Torino.

A dare l’annuncio, domenica 3 marzo, è stato il profilo Instagram della catena di launch bar creata da Stefano Saturnino.

Nel post, una serie di ringraziamenti. In primis ai clienti, sia abituali che non: “Vi ringraziamo per tutto il tempo passato da noi, per ogni panino consumato, per ogni euro del vostro lavoro che avete scelto di investire nella nostra qualità”.

Ma anche una sorta di arrivederci. Il messaggio, infatti, si chiude così: “Grazie di tutto. Davvero. E non è un addio, in qualche modo ci rincontreremo”. A seguito della decisione di abbassare le serrande c’è l’impressione che ci sia un pezzo di futuro ancora tutto da scrivere per questo format nato dall’esigenza di offrire una soluzione per la colazione, la pausa pranzo e l’aperitivo di qualità ai colletti bianchi di Milano.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

In seguito alla pubblicazione della notizia, ci è giunta questa dichiarazione di Stefano Saturnino che riportiamo:

“Le notizie che hanno occupato in queste ultime ore le pagine di giornali specializzati e non, mi portano a fare alcune precisioni rilevanti per poter descrivere al meglio lo scenario legato alla chiusura della catena Panini Durini.

Ho fondato Panini Durini nel 2011, con un format che, all’epoca era assolutamente innovativo. Con Panini Durini nasceva, infatti, il primo lunch bar dedicato unicamente al panino declinato in innumerevoli varianti che si caratterizzavano tutte per la freschezza delle materie prime made in Italy.

Ben presto Panini Durini divenne la location ideale non solo per la pausa pranzo ma era annoverato tra i locali più gettonati per colazioni, merende e aperitivi.

Nel 2017 cedetti Panini Durini ad Astraco, società di advisory indipendente guidata da Nino Dell’Arte e da quel momento mi dedicai ad altri progetti che diedero vita a realtà di successo, tra cui Pizzium, Marghe o Gelsomina.

La notizia della chiusura di Panini Durini mi dispiace molto perché, quando ho lasciato la società, erano presenti tutte le premesse per sviluppare sempre di più un format che era stato il precursore di diverse catene contemporanee di fast food di qualità e perché c’erano tutte le condizioni per continuare sulla strada tracciata fino alla mia uscita e mantenere Panini Durini un brand di successo e di rifermento per tanti nel settore della ristorazione”.

La storica Gelateria Arnoldo di Trieste celebra 100 anni

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Una varietà di gelati (immagine: Pixabay)

La Gelateria Arnoldo di Trieste ripercorre un secolo di storia e attività sotto la gestione della famiglia Arnoldo, originaria del Cadore in Veneto, la quale ha organizzato una festa per celebrare l’evento con cinque maestri gelatai. Il sindaco Roberto Dipiazza è andato a consegnare una targa ricordo ai titolari. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.

La Gelateria Arnoldo festeggia un secolo di storia

TRIESTE – La storica Gelateria Arnoldo compie cento anni e il sindaco Roberto Dipiazza è andato a consegnare una targa ricordo ai titolari, portando i saluti della città ed elogiando l’impresa familiare.

La gelateria per il primo secolo di attività, svolto sempre con la gestione della famiglia Arnoldo, originaria del Cadore, ha organizzato una festa con cinque maestri gelatai, provenienti da fuori Trieste.

Si tratta, come ha spiegato il titolare, Omar Arnoldo, di un’iniziativa “mai realizzata prima a Trieste con queste modalità”: chi spacca il ghiaccio, chi preparerà il gelato con metodi antichi, con una macchina storica del 1890, e chi ancora crea, dal vivo, le cialde per riempire i coni.

La vicenda degli Arnoldo ha inizio con Olivo che alla fine dell”800 a Vienna vendeva pere cotte su un carretto, che impermeabilizzò per custodire il gelato.

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L’evoluzione del caffè nel tempo: ecco la storia del chicco

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

La storia del caffè parte con ogni probabilità dall’Etiopia. Con il tempo, il chicco arrivò in Egitto, Yemen e Arabia. Nel corso del 16° secolo l’oro nero giunse anche nel Bel Paese nelle città portuali di Venezia e, successivamente, di Napoli. Ripercorriamo di seguito l’interessante storia del caffè grazie alla prima parte dell’articolo di Gabriele Germani pubblicato sul portale d’informazione Kultur Jam.

La storia delle merci: il caffè

MILANO – Il caffè proviene dal mondo arabo. Partito probabilmente dell’Etiopia (una delle papabili sedi delle tante rivoluzioni agricole che si verificarono nel mondo) risalì il Mar Rosso e il Nilo, arrivando in Egitto, Yemen e Arabia.

L’aroma e le proprietà energizzanti spinsero il prodotto anche all’interno della farmacopea del tempo; in breve dilagò in tutto il mondo musulmano.

Nel corso del ‘500 arrivò in Italia, prima nelle città portuali: Venezia (complici i suoi commerci con l’Oriente) poi Napoli e a man mano il resto della penisola. Nel corso del ‘600, il caffè dilagò in tutta Europa come bene di lusso.

Qui si inserisce lo spirito dei tempi: il capitalismo. Nel ‘600, i coraggiosi olandesi – a metà tra pirati e imprenditori- erano in aperta competizione con i tramontanti portoghesi nell’Oceano Indiano.

Dei vascelli dei Paesi Bassi sbarcarono in Yemen e presero delle piantine di caffè (la produzione mediorientale e nordafricana non bastava più per la crescente domanda europea e i bravi imprenditori calvinisti fiutarono l’affare).

Si allargavano le coltivazioni, il mondo era messo a frutto (e non solo per il caffè), la nuova bevanda (condannata in Europa come eccitante, arma degli infedeli e sostituto demoniaco del vino) trovava sempre nuovi accoliti e coltivatori: Ceylon, Indonesia e dalla seconda metà del ‘600 le Americhe.

Oggi tre quarti della produzione mondiale di caffè arriva dall’America centromeridionale. Il caffè come molti altri prodotti ha trovato in America il suo centro di sviluppo attraverso una serie di cicli.

Possiamo vedere l’affermazione di questo o quel paese, di questo o quel prodotto in base alla domanda mondiale.

In un primo momento a monopolizzare la produzione di caffè furono l’area caraibica e centroamericana, ma a partire dal ‘900, l’ingresso del Brasile nella produzione di chicchi, cambiò il mercato mondiale (spingendo i centroamericani e la Colombia verso la coltivazione di banane).

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Il biscotto a base di farina d’avena, il migliore da inzuppare nel tè: lo dicono gli scienziati inglesi

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Il tè da bere con il giusto biscotto (foto da pixinio)
Il tè da bere con il giusto biscotto (foto da pixinio)

MILANO – Bere il tè spesso diventa un momento anche goloso, perché sono tante le occasioni in cui si accompagna questa bevanda a dei gustosi dolcetti: ma quale sarebbe tra la tanta offerta disponibile sul mercato, il miglior biscotto da inzupparvi dentro?

La risposta hanno provato a darla alcuni scienziati inglesi che hanno studiato proprio questo dilemma, trovando la tipologia migliore da associare al tè british.

Biscotto ideale per il tè? Ecco cosa dice la ricerca

Pubblicata in occasione della pausa natalizia sulla rivista scientifica British medical journal, l’analisi condotta dagli scienziati ha indagato la capacità di assorbimento del tè del biscotto, la sua croccantezza, la sua capacità di rimanere integro dopo averlo bagnato nel tè.

Il risultato ha decretato che il miglior biscotto per questa cerimonia, è quello con la ricetta basata sulla farina di avena per la sua struttura in grado di mantenersi intatto anche dopo esser stato immerso nel tè caldo.

L’integrità strutturale

Così è stata definita dalla ricerca, questa caratteristica che consiste nel conservarsi solido per circa 30 secondi prima della riduzione di consistenza.

Ma gli studiosi non si sono limitati a questo: un altro parametro valutato è stato la croccantezza del biscotto, attraverso la misurazione di decibel derivato dallo scricchiolio prodotto dal dolce.

Anche in questo caso, il biscotto all’avena ha vinto tra i tre tipi presi in considerazione per la ricerca, superando anche i classici di pasta frolla – che hanno una resistenza di soli tre secondi dopo l’immersione -: nello specifico i digestive sono al secondo posto nella lista realizzata dagli studiosi. Questi determinati biscotti hanno anche il vantaggio però di raffreddare il tè più velocemente e questo potrebbe esser un vantaggio per chi non ha molto tempo da perdere.

Fipe sul Fondo per le eccellenze gastronomiche: “Bene la sospensione temporanea della piattaforma”

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Fipe sul Fondo per le eccellenze gastronomiche (immagine concessa)

ROMA – Da due anni le imprese aspettavano l’apertura di questo bando promosso dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e gestito da Invitalia, del valore di 76 milioni di euro e quando finalmente è arrivato il giorno fatidico per presentare le domande la piattaforma è andata in tilt.

Migliaia di imprese sono in attesa di scaricare il modulo per presentare la domanda.

L’ampia partecipazione da parte delle imprese della ristorazione e della pasticceria dimostra che c’è un grande bisogno di investire per rinnovare attrezzature, arredamenti e beni strumentali di vario genere ma anche che le risorse sono assolutamente insufficienti per rispondere a questa esigenza.

Il meccanismo del click day si sta dimostrando inefficace e penalizzante per migliaia di imprese.

Il blocco della piattaforma impone che ci sia una sospensione dei termini e si riparta solo dopo aver risolto i problemi tecnici.

In seguito, la Federazione Fipe ha espresso apprezzamento per la sospensione della presentazione delle domande relative al “Fondo per il sostegno delle eccellenze della gastronomia e dell’agroalimentare italiano” causato da un disservizio della piattaforma informatica di Invitalia.

Fipe avviserà prontamente le proprie imprese sui termini di riapertura della piattaforma.

Il Gruppo Procaffè di Belluno, marchio Bristot, ha superato i 50 milioni di fatturato, +10%, 60% dall’export, un milione per i nuovi impianti produttivi

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Gerhard Laner, amministratore delegato di Procaffè (immagine concessa)

MILANO – Il marchio Caffè Bristot ha trainato lo sviluppo del Gruppo Procaffè Spa di Belluno che ha superato il traguardo dei 50 milioni di euro di fatturato. Una spinta rilevante a questo risultato è venuta dall’export in oltre 65 Paesi che lo scorso anno ha portanto in valore il 60% del fatturato ed è cresciuto del 10% rispetto al 2022.

Oggi la proprietà del Gruppo bellunese è della multinazionale austriaca Wedl & Hofmann GmbH che è attivo a livello mondiale nel food and beverage dalla sua sede in Tirolo. Il giro d’affari della Wedl è stato di 650 milioni, +12% sul 2022. I dipendenti sono 1440. Il 2024 sarà un anno importante per la società proprietaria del Gruppo Procaffè perché, fondata nel 1904, festeggia i primi 120 anni.

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Procaffè alle sue origini

Procaffè è un’azienda nata nel 1919 con il marchio Caffè Bristot e diventata diventa Procaffè dal 1990. Negli anni l’azienda ha acquistato alcuni marchi storici come Deorsola (fondata a Torino nel 1920), Breda (nata a Padova, 1921), Vescovi (creata a Padova, 1927) e Testarossa. Del gruppo bellunese fa parte anche il marchio Koffee & Koffee.

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Il logo di Caffè Bristot

Oggi, tra dipendenti e agenti occupa circa 150 persone. Le miscele a catalogo sono oltre 50 dal 100% arabica al 100% rubusta

Leggiamo di seguito l’articolo di Giambattista Marchetto sul bilancio 2023 pubblicato sul quotidiano economico Il Sole 24 Ore.

La crescita della Procaffè Spa e del marchio Bristot

BELLUNO – Crescita a doppia cifra nel 2023 per Bristot. Il brand di caffè distribuito sul mercato horeca e nella grande distribuzione ha infatti trainato la crescita della Procaffè Spa, che ha superato i ricavi pre-pandemia attestandosi a circa 40 milioni di euro, e dunque dell’intero Gruppo Procaffè che ha superato la fatidica soglia dei 50 milioni di euro di sell-out aggregato.

Una spinta rilevante è venuta dall’export, che vale il 60% del fatturato ed è cresciuto del 10% rispetto al 2022.

“Procaffè continua a sviluppare una strategia commerciale specifica extra-Italia – ha spiegato il Cfo, responsabile finanziario, Boris Battistella al quotidiano economico Il Sole 24 Ore – in particolar modo per i mercati Usa, Grecia e Germania, dove si è dotata di filiali commerciali direttamente controllate. Abbiamo mirato al rafforzamento della nostra presenza commerciale e logistica a supporto del marchio Bristot in questi mercati strategici, sui quali c’è un rafforzamento della nostra presenza nella distribuzione organizzata. In Grecia in particolare, nel corso del 2023, abbiamo sviluppato una partnership con un importante player da cui ci attendiamo ottimi risultati a partire da quest’anno”.

Il mercato italiano (40% dei ricavi) ha registrato a sua volta un’accelerazione del 13% e in questo caso i fattori chiave di successo sono stati in parallelo il consolidamento del canale horeca (bar e ristoranti)  e la crescita di Bristot nella grande distribuzione. «In controtendenza rispetto alla categoria, che registra una stagnazione, abbiamo incrementato i volumi del 15% (nella GDO)», chiosa Battistella.

La torrefazione bellunese conferma dunque un ottimo stato di salute, ma nonostante la significativa crescita nelle vendite, le marginalità risentono delle tensioni sui mercati e degli incrementi di prezzo.

“In particolare le quotazioni del caffè, soprattutto robusta, i cui livelli hanno raggiunto un record storico che non si vedeva dagli anni Novanta – spiega il Battistella a Il Sole 24 Ore – stanno creando complessità ulteriore in tutto il settore a livello globale. Paradossalmente, questi incrementi fanno passare in secondo piano quelli del gas e dell’approvvigionamento energetico di più recente memoria. Se poi aggiungiamo la crisi in atto nell’area di Suez, con conseguente ulteriore deterioramento dei flussi logistici in particolare da e per il mercato asiatico, lo scenario in cui operiamo non risulta sicuramente stabile”.

D’altra parte lo scenario geopolitico è tutt’altro che sereno. «Guardiamo con preoccupazione e realismo, ma anche con cauto ottimismo allo scenario – ha detto il Cfo a Il Sole 24 Ore – . Il conflitto mediorientale ci impedisce di pianificare interventi di crescita in un mercato di importante sviluppo, mentre il conflitto russo-ucraino rende complesso l’accesso a due contesti commerciali di considerevole importanza per il settore del caffè». Il punto di forza sta allora nel rapporto solido costruito con i partner locali.

Quali sono ora i progetti per il gruppo nato e cresciuto ai piedi delle Dolomiti?

“Quest’anno proseguiremo nel percorso di rafforzamento delle filiali commerciali estere e della presenza nel canale retail – preannuncia Battistella a Il Sole 24 Ore – unitamente all’ulteriore sviluppo delle operations del canale horeca. Inoltre, abbiamo previsto per il 2024 l’investimento di quasi un milione di euro per rafforzare e qualificare ulteriormente la nostra produzione (orgogliosamente tutta italiana), modernizzando gli impianti e continuando il percorso di digitalizzazione”.

C’è poi il capitolo sostenibilità, ambientale, sociale e per quanto attiene al welfare aziendale, che ha visto Procaffè sottoporsi a un percorso per il miglioramento in ambito Esg con l’affiancamento di un ente indipendente. “Il 2024 sarà l’anno che darà visibilità ai primi significativi risultati”, ha concluso il Cfo l’intervista a Il Sole 24 Ore.

Qui è possibile trovare l’articolo del Sole 24 Ore. 

La Marzocco e Hemro insieme per promuovere la Fondazione Hands for Songwa, la piantagione in Tanzania

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L'istituzione della Fondazione Hands for Songwa (immagine concessa)

SONGWA (Tanzania) – La Marzocco, produttore leader di macchine da caffè espresso di alta qualità, e Hemro, produttore leader di macinacaffè, annunciano il lancio della Fondazione Hands for Songwa. Questa iniziativa innovativa, trova la propria strada nel progetto no-profit di Songwa Estates, nato nel 2007 con la costante collaborazione e sponsorizzazione delle tre aziende leader iniziali: La Marzocco, Hemro e Probat.

All’inizio di Gennaio 2024, Probat ha scelto di reindirizzare le proprie forze su altri progetti. Hemro e la Marzocco continueranno a supportare la piantagione e rimarranno aperti all’idea di accogliere un altro partner in futuro.

La Marzocco e Hemro per la Fondazione Hands for Songwa

La fondazione Hands for Songwa è un’iniziativa seguita localmente, che segna l’evoluzione del progetto Songwa Estate, che ora punta a portare avanti i propri obiettivi indipendentemente.

Il progetto Songwa Estate, pensato per innalzare la qualità della vita di coloro che vivono vicino alla piantagione di Songwa a Mbeya, una regione della Tanzania, ha finanziato vari progetti infrastrutturali, che hanno incluso la costruzione di pozzi, il rinnovamento delle strutture scolastiche, la realizzazione di un ponte, lo sviluppo di un asilo nido e supporti a livello finanziario per i lavoratori durante il periodo difficoltoso legato alla pandemia.

Contemporaneamente, la piantagione a Songwa si è evoluta diventando un centro di educazione e crescita personale per i collaboratori degli sponsor, desiderosi di approfondire le loro conoscenze sulle origini del caffè.

Grazie a questa esperienza unica, Songwa ha giocato un ruolo fondamentale nel diffondere la cultura e nel migliorare la conoscenza della complessa catena di approvvigionamento del mondo del caffè, spesso non considerata dal consumatore finale.

Il progetto sociale (immagine concessa)

Questo coinvolgimento diretto della piantagione ha diffuso significativamente la consapevolezza all’interno del settore del caffè, orientandolo verso la ricerca continua di una maggiore sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Dopo 15 anni di impegno costante, La Marzocco, Hemro e la piantagione di Songwa hanno innalzato i loro impegni collaborativi stabilendo la fondazione Hands for Songwa. Questa organizzazione non-governativa, con sede principale a Dar es Salaam, è ora in grado di ricevere donazioni dirette e procedere autonomamente alla creazione di progetti.

Questi progetti ambiscono a mantenere l’obiettivo originale moltiplicandone l’impatto benefico su tutta la comunità che risiede vicino alla piantagione.

Le piantagioni di caffè a Songwa (immagine concessa)

Mentre La Marzocco e Hemro continuano ad offrire il loro supporto diretto alla comunità, stanno anche definendo nuove iniziative future pensate per aiutare lo sviluppo economico locale. Inoltre, si impegnano a sostenere i progetti in corso, sfruttando i propri canali di comunicazione per massimizzare la diffusione e il supporto alla comunità. Il loro impegno si estende anche nel mantenere un rapporto stretto con la piantagione di Songwa attraverso opportunità di formazione e progetti di ricerca innovativi.

L’istituzione della fondazione Hands for Songwa rappresenta un nuovo capitolo nella duratura collaborazione tra La Marzocco, Hemro e la comunità di Songwa.

Le parole di Marcel Lehmann, ceo di Hemro Group:

“Songwa ha un posto speciale nei nostri cuori, e con la nuova iniziativa di Hands for Songwa, compiamo un passo cruciale per migliorare il supporto per la comunità locale. Il nostro progetto inaugurale si focalizza sul valorizzare le donne, puntando a migliorare non solo le loro vite, ma anche quelle delle loro famiglie. Grazie a questa fondazione, puntiamo a creare un impatto positivo che duri nel tempo, rafforzare il nostro impegno verso le responsabilità sociale e lo sviluppo della comunità a Songwa”.

Le parole di Guido Bernardinelli, ceo de La Marzocco:

“La crescita del settore ha portato ad un aumento di conoscenza sulle origini del caffè che siamo abituati a goderci ogni giorno. I consumatori sono disposti a pagare di più per lo specialty coffee e vogliono saperne di più sulle origini, chi lo produce e come viene prodotto. I prezzi si sono alzati ma, nonostante ciò, i coltivatori, spesso i più svantaggiati in questo contesto, hanno raramente aumenti di salari. Con la creazione di questa fondazione, vogliamo mostrare che il progresso verso un’industria del caffè più sostenibile, basata sull’elevare le persone che ci lavorano al principio è, effettivamente, possibile”.