sabato 25 Ottobre 2025
Home Blog Pagina 27

Gruppo Percassi e Generali Real Estate acquisiscono Oriocenter, il centro commerciale più grande d’Italia

0
percassi
Gli interni di Oriocenter (immagine concessa)

MILANO – Generali Real Estate e Gruppo Percassi hanno concluso l’acquisizione, mediante un fondo immobiliare istituito e gestito da Generali Real Estate SGR, della Galleria commerciale del centro commerciale Oriocenter da Commerz Real.

Il fondo che ha acquisito la proprietà di Oriocenter è partecipato al 50% da Gruppo Percassi, e al 50% da un fondo paneuropeo di diritto lussemburghese specializzato in dominant shopping centers gestito da Generali Real Estate SGR in qualità di investment manager. Il controvalore complessivo dell’operazione è di circa €470 milioni.

L’acquisizione di Generali Real Estate e Gruppo Percassi

Gruppo Percassi è il property manager del centro commerciale sin dalla sua inaugurazione nel 1998 e continuerà a svolgere tale attività. Generali Real Estate agirà come asset manager del centro commerciale.

Situato alle porte di Bergamo e collegato all’Aeroporto Internazionale di Orio al Serio, Oriocenter è il primo centro commerciale in Italia per superficie e ampiezza dell’offerta, nonché uno dei più grandi d’Europa. Il suo successo ha portato a una prima espansione nel 2004, portando la superficie del centro a 75.000 metri quadri e il numero totale di negozi a 200.

Oggi Oriocenter si sviluppa su 105.000 metri quadri e ospita 300 negozi, tra cui 57 punti ristoro, 2 food court, 14 sale cinematografiche, un ipermercato e oltre 7.000 posti auto.

Grazie a questa acquisizione, Oriocenter, che nel 2024 ha registrato quasi 12 milioni di visitatori, potrà contare su nuove risorse e competenze, implementando strategie innovative per migliorare l’esperienza dei clienti e attrarre un pubblico sempre più ampio.

La divisione IMI Corporate & Investment Banking del Gruppo Intesa Sanpaolo e Cushman & Wakefield hanno agito in qualità di advisor del Gruppo Percassi, con Gatti Pavesi Bianchi Ludovici come advisor legale, mentre Generali Real Estate si è avvalsa di Chiomenti in qualità di advisor legale e fiscale e di Yard Reaas quale consulente tecnico, impiantistico ed ambientale.

Sca Italy apre le iscrizioni alle selezioni dei Campionati italiani baristi 2026

0
sca italy
Al via le iscrizioni alle selezioni dei Campionati italiani baristi 2026 (immagine concessa)

MILANO – Sca Italy ha aperto ufficialmente le iscrizioni alle Selezioni 2025 valide per i Campionati italiani di caffetteria 2026, che si terranno a Sigep Rimini. Grazie alla partecipazione della community e alle preferenze espresse per la scelta delle location, le selezioni toccheranno due tappe: Nord e Sud, ospitate rispettivamente presso La San Marco SpA a Gradisca d’Isonzo (Gorizia) e presso DeGusto, Salone del Gusto, dei Sapori e degli Alimenti a Catanzaro Lido (Catanzaro).

Le gare copriranno le quattro discipline ufficiali – Barista, Latte Art, Coffee in Good Spirits e Brewers Cup – e si svolgeranno dal 5 al 7 novembre per la tappa Nord e dal 15 al 18 novembre per la tappa Sud.

“Per La San Marco è un grande onore ospitare a Gradisca la tappa Nord delle Selezioni ufficiali SCA Italy – dichiara Roberto Nocera, managing director de La San Marco. – Non si tratta soltanto di una competizione di alto livello, ma di un’occasione preziosa per valorizzare la cultura del caffè e dare visibilità ai professionisti e ai giovani talenti che ogni giorno contribuiscono a farla crescere”.

Nocera: “Aprire le porte della nostra sede a un evento di questa portata significa condividere con la community il nostro impegno costante per l’innovazione, la formazione e l’eccellenza, in piena continuità con la tradizione che ci accompagna da oltre 105 anni. Siamo convinti che momenti come questo rappresentino una tappa fondamentale per rafforzare il dialogo tra chi produce, chi serve e chi ama il caffè, creando legami duraturi e nuove opportunità per tutto il settore.”

“Siamo molto lieti di ospitare SCA Italy e la tappa Sud delle selezioni del suo concorso” dichiara Salvatore Corsaro, responsabile G.O. di DeGusto. “Avere al nostro evento questo tipo di attività unitamente a momenti di (in)formazione sul mondo del buon caffè, parte importante della cultura gastronomica italiana, è un ulteriore tassello che si aggiunge a un’offerta già ricca, rafforzando ancora di più la proposta di DeGusto dedicata al Made in Italy di qualità per il mondo horeca”.

Parallelamente, dal 1° ottobre sarà possibile iscriversi alle due tappe di selezione dedicate al Roasting, in programma il 24-25 ottobre a Milano e il 29-30 novembre a Roma, con un format completamente rinnovato

Andrea Lattuada, Events Coordinator di SCA Italy commenta in merito: “ Le nuove selezioni delle gare Roasting sono state pensate con un format più snello e più veloce dove i giudici andranno a valutare maggiormente la tazza finale creata dai partecipanti. Ci tengo a ringraziare Dm Italia, sponsor delle tappe di selezione Roasting, e Fratelli Milano e JoinUs per l’ospitalità. Un ringraziamento speciale va a La San Marco SpA e a Salone del Gusto per aver creduto fortemente nelle tappe di selezioni delle 4 discipline. ”

Le iscrizioni per tutte le discipline resteranno aperte fino a sabato 11 ottobre 2025.

Le discipline Cup Tasters e Cezve/Ibrik non prevedono quest’ anno alcuna tappa di selezione e saranno disputate direttamente sul palco di SIGEP 26 in occasione dei Campionati Italiani Baristi 2026. Seguite i canali social di SCA Italy per restare aggiornati.

TAPPA NORD – La San Marco SpA, Gradisca d’Isonzo (Gorizia):

TAPPA SUD – DeGusto, Catanzaro Lido (Catanzaro):

Premiate Trattorie italiane presenta a Perugia l’evento nazionale con il caffè di terroir Bonacchi

0
bonacchi
I fratelli Bonacchi (immagine concessa)

PERUGIA – L’associazione Premiate Trattorie italiane riunisce dal 2012 ventuno insegne premiate con decine di riconoscimenti enogastronomici, un panorama variegato di cucine da nord a sud della penisola, luoghi in cui la dimensione umana, locale e sociale è al centro di una cultura della buona tavola fatta di antiche tradizioni proiettate verso il futuro e calore familiare.

L’associazione Premiate Trattorie italiane insieme a Fratelli Bonacchi

Il 6 ottobre dalle 18:00 presso la residenza d’epoca Posta Donini 1579, nella frazione di San Martino in Campo a Perugia, avrà luogo l’evento nazionale che riunirà tutte le insegne in un’unica serata di festa. Tra le degustazioni dell’aperitivo i crostini di lampredotto, lo Zuf carsolino, i porcini fritti con polenta e crema di Casolet, il Tirtler con le ortiche, il luccio in salsa isolana.

Tra i piatti della cena gli Strangozzi spoletini al ragout bianco di abbacchio, porcini, grana di pecora e pimpinella o il filetto di maialino in crosta di manna, mandorle e pistacchi con timballo di cicoria selvatica, zucca gialla, farro croccante e caciocavallo del Gargano.

Tra i partner dell’evento, oltre al Consorzio Tutela Vini Montefalco, ci sarà il caffè di terroir di Fratelli Bonacchi che con i suoi parallelismi fra i due mondi agricoli del vino e del caffè racconta le varietà botaniche, i territori, le tecniche di coltivazione e raccolta dei frutti, i processi di lavorazione e trasformazione, l’importanza della materia prima che resta ancora pressoché sconosciuta a baristi, ristoratori e consumatori.

Si tratta di un approccio agricolo ecologico e socialmente responsabile che passa attraverso la conoscenza profonda di piantagioni e farmer grazie all’organizzazione di tutte le filiere “dal seme alla tazza”.

Nella filosofia di Fratelli Bonacchi “il flavore, ovvero l’insieme delle percezioni organolettiche di aromi, gusti e corpo, è rappresentativo di un terroir quando l’uomo non prevarica ma si armonizza con un territorio e il suo varietale, ne è al servizio. Ecco il concetto di gentilezza agricola: l’espressione di studio, ricerca, prove, assaggi, passione, umiltà per arrivare a tazze di caffe con un’identità precisa, rappresentative davvero di un terroir”.

Nella filosofia di Bonacchi i baristi e i ristoratori diventano Aromateller, sommelier del caffè, e ne raccontano il flavore. Ecco che l’analisi sensoriale si incrocia con il racconto delle ragioni profonde che hanno portato a ottenere un determinato caffè di cui si conoscono le vere origini, chi lo lavora, i metodi agricoli e di selezione, come viene trasportato e torrefatto, come dev’essere estratto e con quali tecniche per ottenere il miglior risultato in tazza. È proprio l’innovativo progetto Ten, che adotta una cialda in carta da 10 grammi di caffè (il 40% in più di dose classica), a garantire la migliore espressione del terroir in tazza, ovvero una perfetta estrazione per godere al meglio della soluzione espresso.

A Perugia saranno le ambassador Giorgia Fiasconaro e Sara Mommi, in compagnia di Sandro Bonacchi e del direttore commerciale Leonardo Maggiori, ad accompagnare gli ospiti nel percorso di degustazione dei caffè di terroir in cialda Ten, alcuni dei quali garantiti dalla Slow Food Coffee Coalition: Dona Elda (Honduras, Las Capucas, Finca Platanares, 100% Arabica Parainema, processo naturale); Don Pancho (Honduras, Las Capucas, Finca El Mirador, 100% Arabica Red Catuaì, processo naturale); Finca Alfolì (Honduras, Las Capucas, 100% Arabica Parainema, processo naturale); Finca Rio Colorado (Honduras, Las Capucas, Finca Umami 100% Arabica Parainema, Lempira, Obatà, metodo semilavato honey e naturale); Guji Hambela (Etiopia, Oromia, Villaggio Benti Nenka, 100% Arabica 74114, processo a fermentazione anaerobica 7-10 giorni).

Il caffè colombiano arriva alla FAO a Roma per l’International coffee day

0
fao
L'evento presso la Fao (immagine concessa)

ROMA – In occasione della Giornata internazionale del caffè, che si celebra ogni 1° ottobre e che continua a fare passi avanti per essere istituzionalizzata all’interno delle Nazioni Unite, la Colombia ha avuto una partecipazione di rilievo negli eventi commemorativi organizzati presso la sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), a Roma.

Grazie all’iniziativa della Missione Permanente della Colombia presso gli Organismi delle Nazioni Unite con sede a Roma, guidata dall’ambasciatrice Jhenifer Mojica, e in collaborazione con l’Alleanza Nazionale del Caffè, il Paese ha portato alla Fao il meglio della sua tradizione cafetera, rappresentando non solo una delle sue principali ricchezze agricole, ma anche storie di trasformazione, sostenibilità e riconciliazione.

Gli eventi hanno avuto inizio il 1° ottobre, con lo svolgimento nella Sala Iran, su invito della Missione Permanente del Brasile, di un evento intitolato “Sostenibilità, cultura e sviluppo”, che vedrà la partecipazione di Paesi produttori di caffè come Indonesia, Ecuador, Italia e Colombia.

È stato uno spazio per mettere in evidenza l’impatto del caffè sullo sviluppo sostenibile, sull’identità culturale e sulle economie rurali.

Parallelamente, presso l’Atrio delle Bandiere, nella sede della Fao, la Colombia ha allestito uno stand con la presenza di coltivatori di caffè e di un barista che rappresentano le migliaia di produttori del Paese. Lì si sono tenute degustazioni e presentazioni di alcuni dei caffè più emblematici delle diverse regioni colombiane, riconosciuti a livello mondiale per la loro qualità e la diversità dei profili sensoriali.

Successivamente, il 2 e 3 ottobre, presso il Lounge Uzbekistan, situato all’ottavo piano della FAO, i produttori colombiani offriranno degustazioni, abbinamenti e dimostrazioni guidate da esperti, tra cui il barista Silverio Cardozo, firmatario dell’accordo di pace, che ha trovato nel caffè una nuova forma di vita.

La sua storia rappresenta quella di molti colombiani che, lasciandosi alle spalle il conflitto armato, si sono avvicinati al settore del caffè come parte di processi di riconciliazione e sviluppo rurale.

L’ambasciatrice della Colombia presso le Nazioni Unite a Roma, Jhenifer Mojica, ha dichiarato che “La partecipazione della Colombia a questa commemorazione è un’opportunità unica per mostrare come il caffè si sia evoluto oltre il suo valore commerciale, diventando un simbolo di pace, speranza e sviluppo sostenibile per molte comunità del nostro Paese.”

Infine, l’ambasciatrice Mojica ha sottolineato che la presenza della Colombia alla FAO durante la Giornata Internazionale del Caffè riflette l’impegno del Paese verso la sostenibilità, l’inclusione e la promozione del suo patrimonio cafetalero come motore di trasformazione sociale.

 

YouGov: oltre 22,6 milioni di famiglie italiane hanno acquistato caffè nel 2025

0
caffè, bevanda che piace a tutti gli italiani
L'espresso da Morettino Lab (immagine concessa)

MILANO – Che il caffè sia da sempre una bevanda associata alle abitudini alimentari degli italiani è un dato di fatto. I numeri confermano questa preferenza che i consumatori del nostro Paese accordano al cosiddetto “oro nero”: sono oltre 22,6 milioni infatti le famiglie italiane che hanno acquistato caffè nel 2025, un record per l’ultimo triennio (e una significativa crescita rispetto ai quasi 22 milioni del 2024) paragonabile ai valori post-pandemici che beneficiavano tuttavia di scenari considerati anomali. In crescita anche la penetrazione, che ha raggiunto ormai l’86% (nel 2024 si era fermata all’85%), e la frequenza (11,1 atti d’acquisto all’anno a fronte dei 10,7 dell’anno scorso).

Sono questi i principali dati che emergono dallo shopper panel di quasi 17.000 famiglie rappresentative della totalità delle famiglie italiane (26 milioni) di YouGov Shopper. Il leader del mercato nelle ricerche sul mondo del largo consumo consente un monitoraggio continuo delle abitudini e dei comportamenti d’acquisto, oltre a raccogliere evidenze relative all’utilizzo dei media.

Un piacere irrinunciabile

Il gusto per la tazzina si traduce anche in una progressiva crescita della spesa media familiare per il caffè, solo parzialmente giustificabile con l’aumento dei prezzi. Le rilevazioni dimostrano come negli ultimi cinque anni il dato sia passato dai 59,50 euro del 2021 agli 81,83 del 2025, conoscendo una vera e propria impennata nell’ultimo anno (nel 2024 la spesa si era assestata a 70,11 euro).

Insomma il caffè sembra incontrare i favori proprio di tutti, anche se la suddivisione per fasce d’età dimostra come sia un piacere apprezzato soprattutto dalla clientela più anziana: i giovani infatti sono meno abituati all’acquisto (la penetrazione tra gli under 34 è del 76,1%) rispetto ai consumatori più maturi (sia tra i 55-64 anni che tra gli over 65 i valori superano la media, rispettivamente con il 90% e l’88,2%).

Ma che il caffè rimanga un prodotto in salute è testimoniato dalla multicanalità degli acquisti: la maggior parte delle famiglie (57%) compra il prodotto utilizzando due o più canali. Un ulteriore fattore che testimonia la grande vitalità del segmento è il forte dinamismo delle capsule e delle cialde. Sia le une che le altre registrano crescite in penetrazione (raggiungendo rispettivamente il 49,4% e il 15,3%) e acquisto medio (4,11 kg e 2,63 kg), a discapito del macinato classico che invece risulta in calo nonostante sia ancora in assoluto la modalità di consumo preferita dagli italiani (59,4% di penetrazione, 4,22 kg). Non stupisce quindi che le macchine per il caffè in capsule siano diventate un’abitudine per un italiano su due, mentre quelle per l’utilizzo delle cialde abbiano conquistato ormai il 26,4% delle famiglie.

Ovunque, sempre e in ogni modo

Gli italiani si rivelano forti consumatori di caffè anche fuori casa. La penetrazione risulta in crescita (82% a fronte dell’80,1% del 2024) e anche l’analisi dei momenti di consumo dimostra un aumento diffuso soprattutto durante la mattinata o dopo i pasti principali. Ampia la differenziazione delle scelte degli italiani, che si indirizzano ancora principalmente verso il tradizionale espresso (63,5%) seguito a distanza dal cappuccino (41,5%) e dal caffè macchiato (33,4%). Tra i sostitutivi, il podio è costituito da ginseng (12,8%), orzo (5,9%) e cappuccino alla soia (3,9%).

Quattro donne in torrefazione: Linda Bacchi, Martina Lupi, Gabriela Montanez, Simona Rey

0
torrefazione
Le donne nella torrefazione: Simona Rey, Martina Lupi, Linda Bacchi e Gabriela Montanez (foto concessa)

MILANO – La torrefazione, intesa proprio come processo di trasformazione del chicco verde, è un mestiere che per tanto tempo è stato collegato al genere maschile, complice anche la forza fisica talvolta necessaria quando si devono maneggiare carichi pesanti di materia prima. Le donne che in Italia stanno operando dietro le quinte dell’oro nero, faccia a faccia con i sacchi e le macchine, non sono tantissime, ma ci sono. Lavorano bene. Benissimo.

E quale occasione migliore della Giornata internazionale del caffè, per raccontarle?

Torrefazione al femminile, 4 storie

A partire da Simona Rey, una dei fondatori di Hub Coffee Lab che in realtà è entrata molto presto nel mondo del caffè, quando appena sedicenne nel 2008, ha vinto Maestri dell’Espresso Junior. Il bancone del bar però non era la sua vera strada, nella quale si imbatte durante la visita a Trismoka, dove si appassiona a tutto il processo produttivo. Fare scuola come roaster in Italia però, è risultato difficile e quindi: “Nel 2014 sono partita per Londra, dove ho potuto fare l’apprendista assistente della produzione e dove sono riuscita a fare carriera.

Una volta maturata una certa esperienza, sono tornata in Italia nel 2017, e qui per un breve periodo ho messo a frutto le mie competenze nel laboratorio di un micro roaster specialty: alla fine ho aperto con mio marito il nostro Hub Coffee Lab, all’interno del quale io mi dedico a tutta la parte di selezione, ricerca e tostatura. “

Alla domanda delle domande, ovvero, se questa differenza di genere è uguale anche in Inghilterra, la risposta arriva chiara: “In realtà devo dire che ho sentito meno questa distinzione di genere all’estero. Anzi, dove mi hanno presa come apprendista, da Monmouth, la stessa head roaster aveva una squadra di tostatori da coordinare.” Angela Holder è stata la sua maestra. In Italia invece, secondo la sua esperienza, dato che sono tante le torrefazioni industriali a lavorare con macchine di grandi dimensioni, la scelta di uomini come operatori dietro le operazioni produttive è un po’ obbligatoria.

Come racconta la stessa Simona, attualmente lei è in grado di gestire la fatica perché tosta con una macchina dalla capienza di 5 chili, una quantità che si riesce a gestire bene. “La movimentazione dei carichi e il oro spostamenti, è molto simile a quella che si potrebbe trovare in una panetteria.”

Simona Rey: “La dimensione artigianale della tostatura poi, è un aspetto che si presta molto con la donna.”

“Per cui lo scoglio della forza è solo un primo impatto che tuttavia si può superare facilmente. Innanzitutto, anche in questo, come in tutti gli altri mestieri dal crudista al barista, vale la preparazione professionale. E devo dire che mi ritrovo tra tanti colleghi con cui mi trovo bene, mi confronto, faccio dei cupping.”

Ma c’è una parte che al contrario si presta molto all’essere donne?

Simona Rey seleziona e valuta i caffè alla brasiliana (foto concessa)

Simona Rey non ci mette molto ad individuarla:” La creatività nel trovare le ricette, nel tostare lo stesso caffè e trarne risultati diversi fino a che non si trova la formula che lo valorizza di più. Ma anche reperire materie prima di qualità, che abbiano un buon rapporto qualità prezzo: anche queste sono fasi molto delicate, che spesso si dimenticano far parte dell’attività di un torrefattore, che non è solo l’operatore che carica e scarica i sacchi.

Mi occupo anche di costruire una rete di approvvigionamento: il direct trade per delle micro roastery piccole come la nostra è un po’ difficile per via dei volumi da raggiungere. Quindi una possibilità per instaurare un dialogo con i farmer è quella di girare per le Fiere, partecipando ai cupping nei vari World of Coffee.

Così si crea una relazione con il coltivatore e si prendono contatti con i trader, che sono gli unici intermediari nella nostra supply chain, necessari a trasportare, sdoganare e abbassare i costi della logistica e del rifornimento.

Poi non dimentichiamoci del packaging: la torrefazione senza un imballaggio ben studiato, rischia di mortificare tutto il lavoro fatto in precedenza. Per questo ci siamo occupati anche dello sviluppo di una latta sottovuoto con azoto che ci consente di spedire il nostro caffè all’estero e rispettare una più lunga shelf life.

E scendendo nel dettaglio di come sia fare la roaster di specialty a Desenzano del Garda, Simona racconta: “Non è vero che lo specialty non piace in Italia, basta non partire con qualcosa di troppo eccessivo. Da noi vengono anche le nonne a comprare le nostre proposte meno spinte, per prepararlo con la moka. Ci percepiscono come quella che una volta era la drogheria di quartiere”.

Il laboratorio è aperto per le visite: il periodo invernale, tutti i sabati sono organizzate delle coffee experience dove viene mostrato proprio come tostare il caffè o degli eventi per i turisti in visita al Lago di Garda, sotto prenotazione “Si osserva la tostata live, con una serie di assaggi in filtro e in espresso”.

Nell’Hub Coffee Lab si continua il circolo virtuoso, con la formazione delle torrefattrici del futuro: da poco è stata assunta Linda Bacchi, ragazza che si è laureata all’Università di Scienze Gastronomiche di Parma.

Linda Bacchi che si allena nel cupping (foto concessa)

E’ stata proprio lei a candidarsi spontaneamente per uno stage nella micro roastery, e attraverso questo periodo di tirocinio ha sviluppato la sua tesi di laurea sulla tostatura e l’analisi sensoriale. Attualmente si sta preparando per essere a tutti gli effetti l’assistente alla tostatura e all’assaggio, esplorando anche il nuovo CVA.

Linda Bacchi parte con la sua storia proprio con la tesi “Che si è basata su ricerche già svolte in precedenza, per lo più da uomini, sull’assaggio sensoriale legato anche al processo di tostatura.

Prima del mio tirocinio curriculare, avevo una conoscenza teorica e di base del caffè. Ho trovato Hub Coffee Lab in autonomia e mi sono voluta candidare spontaneamente per lavorare con loro appassionata soprattutto dalla loro attenzione sul discorso della sostenibilità.

La parte che mi interessava di più al momento è capire come questo processo possa essere personalizzato e così diventa un modo per ottenere un risultato che può venire incontro al gusto di tutti. Il fatto di dover considerare l’esistenza di un mondo vastissimo anche dal punto di vista delle abitudini di consumo, è stimolante.

Anche i processi sensoriali e la scienza dietro questa fase mi affascinano, e attorno a questi temi poi si è sviluppata la tesi. In seguito mi sono interessata anche ai vari passaggi successivi, con la scelta di un packaging che possa garantire la migliore conservazione possibile.”

Linda Bacchi: “La torrefazione non è un lavoro da uomini, anzi le donne si adattano molto”

“Ci vuole molta attenzione, studio, poi la parte fisica si supera. Vengo da un’azienda agricola che si regge molto sul lavoro delle donne, quindi la differenza non è un fattore che considero. La parte della miscelazione, di selezione, le quantità da prendere da un lotto, quali provenienze usare, sono tutti aspetti molto interessanti che esulano dal genere.”
E sul coinvolgimento delle Università in queste occasioni formative: “Bisognerebbe far sì che la stessa Università crei per prima i contatti per futuri tirocini.

Quando è stato il mio turno di cercare, tra le disponibilità generali, mancava proprio il nome di un’azienda torrefattrice a cui proporsi. Aver portato questa mia esperienza mi ha dato la possibilità di creare un precedente importante, un punto di inizio significativo per chi vorrà intraprendere questo mio stesso percorso. Avere inserito una micro roastery, ne sono convinta, darà i suoi frutti.”

E in conclusione: “Alle altre ragazze che sono incuriosite da questa parte della filiera, direi di considerare innanzitutto questa professione come percorribile. Ora come ora in effetti spesso non è neppure consigliata, ed è un peccato, perché è un mondo in cui si possono scoprire tante cose. La tostatura non è solo il processo di cottura, ma si esprime in diversi modi.”

E in questo panorama della torrefazione al femminile attorno alle macchine tostatrici, si affaccia anche Martina Lupi

Martina Lupi in laboratorio (foto concessa)

Collaboratrice di Chiara Bergonzi dentro la fucina di Lot Zero, micro roastery per lo specialty coffee dell’azienda Sevengrams: “Non ho mai avuto un ruolo definito, né nel lavoro né nella vita. Sono sempre stata guidata dalla curiosità e dal desiderio di conoscere un po’ di tutto, per sentirmi preparata ad affrontare qualsiasi situazione e dimostrare di essere una vera problem solver.

Lo stesso approccio l’ho portato nel mio percorso nel mondo del caffè: volevo non solo saperne parlare, ma anche saperlo estrarre in tutte le sue forme, assaggiarlo, selezionarlo. A un certo punto mi sono resa conto che mi mancava una competenza fondamentale: saperlo trasformare. E in fondo è proprio questa la fase che rende possibile la degustazione.”

“Che sia un lavoro da uomini? Non direi. Se vogliamo restare sull’ironia: quando si tratta di “cucinare”, le donne lo fanno da sempre. Ora semplicemente ce ne prendiamo anche il merito.”

E sullo stare accanto alla Queen della Latte art, stavolta nei panni di maestra dei profili di tostatura, aggiunge:” In azienda sono la sous-chef di Chiara Bergonzi, una delle tostatrici italiane più talentuose (no, non sono di parte… forse solo un po’).
Lavorare con lei è come stare in una cucina stellata: la ricerca è continua, la perfezione è l’unico obiettivo, e la soddisfazione… non pervenuta.

Pretende il massimo da sé e lo stesso da chi le sta accanto. E sì, è tosta – ma tostare, del resto, è il suo mestiere. Io so che esco dal lavoro sempre “baked”.”

Poi è il turno di Gabriela Montanez, la donna della micro roastery Santaromero:

Gabriela Montanez (foto concessa)

“Questo stereotipo è diffuso a livello globale e in generale in tutto il settore. Per quanto riguarda il ruolo proprio del torrefattore, il discorso si sposta sempre sulla forza fisica e in effetti, il tema esiste. Durante il processo, spostare i sacchi, caricare il verde nella macchina, in ambienti come le micro roastery in cui tutto è manuale, in effetti richiede una certa fisicità. Quando ci arriva un pallet, dobbiamo scaricarlo, aprirlo, sollevare il grano e per poterlo fare, è necessario avere la giusta prestanza.

Qualche tempo fa ho avuto una conversazione interessante con una donna che tostava a Londra e il discorso è girato sempre attorno alla domanda: per te, quanto è difficile tostare? Confrontandoci, il pensiero era simile. È vero che io sono molto allenata, faccio tanta palestra e riesco a sollevare fino a 35 chili, ma a volte farlo da sola, non è semplice. Il carico-scarico, è un punto che mi mette alla prova e sotto stress. Adesso operiamo su una macchina piccola da 3 kg, ma ovviamente il pensiero va al futuro quando avremo una macchina più grande e gestiremo quantità maggiori.”

Ma il lavoro della torrefazione non è soltanto questa fase

Specifica Gabriela che si parla di chimica, di botanica, di comprendere come costruire i profili per valorizzare la materia prima selezionata in origine. All’inizio il bello ovviamente sta proprio nel tostare e ne vedere come si sviluppa il chicco “Ma da un certo punto diventa un po’ il lavoro di un operaio – confessa Gabriela – Tuttavia resta il lavoro di ricerca, di programmazione degli acquisti anche delle importazioni future. Tostare non è un lavoro che si può limitare soltanto allo sforzo fisico.

C’è anche tutta la gestione del rapporto diretto con i produttori, che tendenzialmente, essendo io la colombiana della roastery, mi ha permesso di mettere da parte la questione di genere, salvo in pochissimi casi. Invece è più facile che questa disparità la senta in Italia, quando i clienti e i fornitori si rivolgono a Francesco piuttosto che a me, in quanto donna e anche straniera.”

Kimbo riceve un finanziamento di 5 milioni da Mediocredito Centrale e BdM Banca

0
kimbo
L'impianto industriale di Kimbo (immagine concessa)

NAPOLI/ROMA – Con un finanziamento di 5 milioni di euro, Mediocredito Centrale e BdM Banca supportano il piano di investimenti di Kimbo, storica azienda napoletana e primario produttore di caffè a livello internazionale.

Il finanziamento, che ha una durata di 5 anni, è stato erogato nell’ambito del plafond di 50 milioni di euro stanziato dalle banche del Gruppo MCC per supportare le imprese del comparto della torrefazione a far fronte alle difficoltà dovute all’incremento del prezzo del caffè e dei costi che ricadono sull’intera filiera.

kimbo
Un frame dello spot Kimbo (immagine concessa)

In particolare, l’operazione sosterrà il nuovo piano industriale che Kimbo ha varato nel 2025 e che vede l’azienda impegnata in un percorso di crescita internazionale fino al 2029.

Kimbo, simbolo del caffè di Napoli nel mondo, dal 1994 detiene il secondo posto nel settore retail del mercato italiano del confezionato (76% del fatturato aziendale). Ambasciatore dell’autentica tradizione italiana, continua a rafforzare la propria presenza sui mercati internazionali, consolidando il suo ruolo di brand globale, come dimostra la sua presenza nella serie Amazon Prime “Hotel Costiera”. Oggi l’azienda è presente in oltre 100 Paesi nel mondo, portando ovunque la qualità, l’esperienza, la passione e la sua celebre “tostatura scura” che da sempre contraddistinguono il marchio fondato nel 1963 a Napoli dai fratelli Elio, Francesco e Gerardo Rubino. A testimonianza della costante crescita all’estero (17% in più nel 2024), Kimbo, sempre più attiva anche in ambito di sostenibilità e solidarietà sociale con numerosi progetti culturali, ha sviluppato una solida e dinamica rete internazionale, che vede nelle consociate operative in USA e UK due roccaforti fondamentali.

Nonna e nipote bevono caffè Kimbo (immagine concessa)

“La nostra missione è far conoscere ovunque nel mondo il caffè di Napoli, non solo come prodotto di eccellenza, ma come esperienza unica, capace di unire persone e culture diverse – commenta Luca Piccini, Direttore della Business Unit Internazionale di Kimbo – “L’internazionalizzazione è un pilastro fondamentale per la nostra crescita”. “Nel piano 2025/29 sono previsti infatti investimenti importanti sia in capacità produttiva sia a supporto dello sviluppo del business in Italia e all’estero: dall’Est Europa alla Francia, dal Regno Unito agli USA”, conferma Massimo Iasi, Group CFO di Kimbo.

“In un momento complesso per la filiera del caffè, siamo particolarmente orgogliosi di supportare Kimbo, vera e propria eccellenza agroalimentare del Mezzogiorno, e i suoi progetti di crescita”, ha commentato Piero Ferettini, Responsabile Commerciale di Mediocredito Centrale. “Con questa operazione, MCC e BdM confermano il proprio sostegno alle realtà che uniscono tradizione, sostenibilità e capacità di competere sui mercati internazionali, generando un impatto positivo nei territori in cui operano”.

Training Center Kimbo (immagine concessa)

“Poter contribuire allo sviluppo di Kimbo, simbolo di eccellenza e qualità anche a livello internazionale, è per noi motivo di grande soddisfazione. Come banca di territorio, è nostro compito accompagnare la crescita delle imprese locali, favorendo investimenti e competitività, perché valorizzare realtà come questa significa generare sviluppo sostenibile e prospettive concrete per la comunità”, ha commentato Giovanni Castello, Responsabile Commerciale di BdM Banca.

Kimbo in tazzina (immagine concessa)

“Il mercato del caffè è fortemente segnato da criticità legate all’aumento dei costi del caffè crudo, ma noi di Kimbo abbiamo scelto con forza di non scendere a compromessi conclude Mario Rubino, chairman di Kimbo S.p.A.perché siamo convinti che la nostra qualità, costruita con impegno nell’arco di tutta la nostra storia, sia un valore primario da difendere”.

Oggi si festeggia in Italia e nel mondo la tazzina che si condivide con la Giornata internazionale del caffè

0
La Giornata internazionale del caffè 2025 (foto dal video youtube)
La Giornata internazionale del caffè 2025 (foto dal video youtube)

MILANO – Il mondo del caffè riunito il primo ottobre, per celebrare questa bevanda che è un rituale con risvolti socio-culturali, ambientali ed economici. Per il Paese dell’espresso, la Giornata internazionale del caffè è una ricorrenza che assume caratteristiche ancora più legate alla tradizione e sono diverse le aziende che aprono le porte o organizzano eventi legandosi a questo momento.

A eccezion fatta per Usa e Canada e un una decina di altri paesi che hanno festeggiato lunedì 29 settembre il National Coffee Day, da non confondere naturalmente con la Giornata internazionale del caffè, che ricorre invece il 1° ottobre.

La tazzina è internazionale, fa il giro del mondo e ritorna dentro i bar, nelle case, tra gli scaffali del supermercato e nei coffee shop: qualsiasi sia il canale o la forma, l’importante è la condivisione di questo rito.

Che sia la Moka iconica, la cuccumella, dalla preparazione alla turca a quella in V60, passando per grani, macinato, capsule, decaffeinato o decerato, chiunque l’ha provato prima o poi nella vita. Alcuni senza smettere mai.

Giornata internazionale del caffè: condividere prima di tutto

Per far fronte comune rispetto ai cambiamenti che ormai sono inevitabili per l’intera filiera che deve dimostrarsi resiliente e all’altezza delle prossime sfide. Compresa l’entrata in vigore dell’Eudr, attualmente in fase di valutazione per il rinvio.

Intanto che si affrontano, insieme, ancora uniti si celebra un’abitudine che oltrepassa il concetto di semplice commodity. Così come suggerisce lo stesso claim di quest’anno: “Coffee is collaboration because…”

Usando l’hashtag #ICD2025 è possibile sentirsi parte della community di appassionati che rilanciano il proprio modo di interpretare questa bevanda.

Futures in ripresa per il meteo vietnamita, StoneX prevede un mercato in equilibrio del 2025/26

0
mercati del caffè dazi prezzi futures del caffè
Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

MILANO – Prezzi del caffè in lieve ripresa nell’ultima seduta del mese e dell’annata caffearia 2024/25. Nella giornata di ieri, martedì 30 settembre, il contratto per scadenza dicembre dell’Ice Arabica ha guadagnato lo 0,7% risalendo a 374,85 centesimi. A Londra, il contratto per scadenza novembre si è rivalutato dello 0,3% concludendo a 4.200 dollari. Il principale fattore rialzista è stato, questa volta, il meteo vietnamita, con il passaggio del tifone Bualoi, che ha causato decine di vittime e dispersi e che ha colpito anche le aree del caffè allagando le piantagioni e danneggiando le vie di comunicazione.

Le notizie a disposizione sono, al momento, frammentarie e avremo maggiori dettagli sugli eventuali danni alle colture soltanto nei prossimi giorni.

I possibili sviluppi dei mercati del caffè nei prossimi mesi sono al centro di un’intervista rilasciata alla testata brasiliana Notícias Agrícolas da Fernando Maximiliano, analista di StoneX, di cui riassumiamo i passaggi salienti.

La volatilità attuale dei prezzi si osserva da tempo e dipende da una serie di fattori che stanno impattando il mercato, osserva in apertura Maximiliano

Innanzitutto, da stime fatte da StoneX, le scorte globali sono diminuite di 22 milioni di sacchi negli ultimi 4 anni.

Il basso livello degli stock tende a dare supporto ai prezzi del caffè, poiché si riduce la quantità di scorte tampone utilizzabili in caso di shock dell’offerta o interruzioni nella supply chain.

Dall’altro si osserva una forte inflazione nei prezzi del caffè, che si ripercuote negativamente sui consumi. Abic (l’Associazione brasiliana dell’industria del caffè, ndr.) ha accertato, ad esempio, che i consumi nel dettaglio brasiliano sono calati del 5,4% nei primi 8 mesi dell’anno.

Bisogna poi tenere conto del calo avvenuto quest’anno nella produzione di arabica in Brasile. Vi sono inoltre le incertezze legate alla situazione meteorologica attuale e alla quantità e distribuzione stagionale delle piogge nella cintura del caffè.

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.


HostMilano accende il gusto dell’ospitalità tra contaminazioni e business

0
hostmilano
Il ritorno di HostMilano (immagine concessa)

MILANO – Esperienze che nascono dall’incontro tra mondi diversi ma contigui, sapori che si intrecciano dando vita a nuove opportunità di business: è questa la visione emersa a Il gusto dell’ospitalità, l’evento promosso da Fiera Milano e Host Milano con Confcommercio Milano che ha animato la Veranda Liberty di Palazzo Castiglioni lo scorso 12 ottobre.

Protagonisti assoluti i settori iconici del Made in Italy – pane, caffè, cioccolato, gelato e ristorazione – raccontati attraverso le voci delle associazioni di categoria e di personalità istituzionali.

HostMilano 2025, organizzata da Fiera Milano dal 17 al 21 ottobre prossimi, si conferma così hub internazionale dell’ospitalità e laboratorio di contaminazioni creative: con oltre 1.900 espositori da 54 Paesi, la manifestazione crea connessioni, stimola l’ibridazione tra filiere e anticipa i trend globali.

Un sistema che unisce filiere e territori

“Eventi come questo” ha commentato Francesca Cavallo, head of hospitality exhibitions di Fiera Milano, “sono fondamentali per valorizzare le sinergie. Host Milano è un sistema integrato in cui innovazione, sostenibilità e collaborazione sono al centro, capace di rafforzare il legame con tutti gli stakeholder e con il territorio”.

Il dinamismo trova conferma nei numeri. Nel primo semestre 2025 l’export mondiale dei settori rappresentati da Host Milano è cresciuto del +2,9% (fonte ExportPlanning), con i macchinari per gelato e refrigerazione a +8,6% e le macchine per caffè a +2,5%. In Italia la panificazione genera circa 13 miliardi di euro (fonte Confcommercio Milano), mentre il comparto del gelato vale oltre 4,5 miliardi con 600 milioni di porzioni artigianali consumate ogni anno (fonte Confcommercio Milano).

L’Italia resta anche il principale torrefattore europeo con oltre 556.500 tonnellate di caffè, pari al 25% della produzione UE (fonte Eurostat), mentre la ristorazione contribuisce con un valore aggiunto di oltre 59 miliardi di euro (fonte Epam Fipe Milano).

Tra pane giapponese, praline d’oro e gelato al pane

Il gusto dell’ospitalità si è trasformato anche in un percorso sensoriale, con degustazioni speciali che hanno messo in dialogo tradizione e innovazione: dallo shokupan giapponese proposto dai panificatori, alla Pralina Carato con foglia d’oro firmata da Davide Comaschi, fino al gelato al pane con quinoa e amaranto servito con un monorigine senza latte. Un assaggio della creatività che rende Host un palcoscenico unico per esplorare il futuro dell’ospitalità.

HostMilano 2025 è già pronta a dare forma a queste contaminazioni. Scopri di più e acquista subito online il tuo biglietto.