Venchi, storica azienda italiana del cioccolato, ha intrapreso insieme a Evogy, società Benefit del Gruppo Plenitude, un percorso per ridurre i consumi energetici all’insegna della sostenibilità. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Domenico Megali per btb Oresette.
Venchi e Evogy per la sostenibilità energetica
CASTELLETTO STURA (Cuneo) – Ridurre i consumi energetici, ottimizzare le risorse e garantire al tempo stesso qualità e comfort.
E’ la sfida che Venchi, storica azienda italiana del cioccolato, ha intrapreso insieme a Evogy, società Benefit del Gruppo Plenitude. Dal 2023, nello stabilimento di Castelletto Stura (Cn), l’integrazione del sistema digitale Simon – Building Energy Management System ha permesso di abbattere del 24% i consumi energetici. Consumi legati al controllo termico e di ridurre le emissioni di CO₂ di 72 tonnellate, coinvolgendo reparti produttivi, magazzini e uffici.
Un percorso di innovazione e sostenibilità
Venchi, da sempre attenta alla qualità e alla trasparenza della propria filiera, ha avviato già nel 2019 un programma ambizioso di riduzione dei consumi. Con Evogy, la svolta è arrivata grazie alla digitalizzazione e all’automazione dei processi: un passaggio da una gestione manuale e frammentata a una piattaforma centralizzata.
Piattaforma capace di orchestrare in modo dinamico e predittivo gli impianti di climatizzazione e le utilities di produzione.
Il progetto, realizzato con il supporto di Sinergie, ha previsto l’installazione di un’infrastruttura hardware avanzata e la connessione tra gli algoritmi in cloud di Simon e il nuovo BMS.
Questo ha reso possibile un monitoraggio continuo e un’ottimizzazione intelligente delle performance energetiche. Estendendo inoltre il controllo anche alle macchine di processo.
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MILANO – Nel mondo iperconnesso e digitale di oggi, c’è una fetta di popolazione che torna a riscoprire il piacere delle piccole cose. La nuova indagine SWOA (Social Web Opinion Analysis) promossa da Grom(1) racconta la nascita di un fenomeno sociale e culturale: la Pocket Generation.
È l’insieme di tutte quelle persone che, di fronte alla frenesia del presente, scelgono di guardare indietro – agli anni ’90, alle esperienze analogiche, ai gesti semplici – per ritrovare autenticità, leggerezza e connessione reale. Dal gioco tascabile al cono gelato: sono le piccole cose, oggi come allora, a creare i ricordi più grandi.
Un fenomeno di nostalgia attiva
Secondo l’indagine, gli anni ’90 sono la decade più amata (31%), davanti agli anni ’80 (27%). Unapercentualechecrescesensibilmentetrai40-50enni(38%), ovvero coloro che hanno vissuto il pieno della loro adolescenza durante la decade che ha chiuso il XX secolo, con un indice di gradimento maggiore per le donne (33%) rispetto agli uomini (29%).
Perché? Un periodo percepito come “più umano”: il 65% degli intervistati ricorda che allora si era meno dipendenti dalla tecnologia, una sensazione particolarmente forte tra le donne (69%); mentre il 54% apprezza la spontaneità delle relazioni dirette e il 59% rivendica la capacità di divertirsi con cose semplici e tascabili – un dato che sale al 62% tra gli uomini e al 64% tra gli over 40.
Non si tratta solo di nostalgia per ciò che è stato, ma di una vera esigenza e ricerca di equilibrio: per quasi la metà degli italiani (45%) oggi manca la capacità di apprezzare i piccoli gesti quotidiani, il 59% vorrebbe tornare a divertirsi con cose semplici e il 54% rimpiange la leggerezza con cui si viveva il tempo.
Emerge dunque unbisognodirallentare,diriscoprirequelladimensione“pocket”fatta di piccoli rituali, momenti condivisi e piccole felicità quotidiane. Per molti, infatti, la nostalgia per gli anni ’90 è un modo per rimettere al centro la dimensione umana del tempo, in un presente sempre più digitale.
Rituali pocket: dal gelato ai giochi
Tra i ricordi più vividi legati a quel decennio spiccano quelli della socialità: per il 62% i pomeriggi trascorsi a giocare con gli amici d’infanzia restano un simbolo di spensieratezza, mentre il 54% cita l’andare a prendere il gelato con genitori o nonni come uno dei momenti più felici della propria infanzia: un’abitudine più sentita dai maschi (57%) rispetto alle femmine (51%).
Un rito che, pur cambiando forma, non ha perso significato. Quasi una persona su due (49%) considera oggi il momento del gelato – gustato con figli o amici – tra le abitudini che aiutano a stare meglio, al pari di una passeggiata o di un abbraccio. Un apprezzamento che cresce per la fascia d’età 30-39 anni (51%) e comunque equilbrato tra tutte le generazioni, a conferma che il gelato rimane un piacere capace di mettere d’accordo tutti,
Pur restando un gesto attuale, per molti conserva anche un valore nostalgico: la metà degli italiani sogna di poter rivivere il momento della merenda con lo stesso spirito e la stessa leggerezza di quando erano bambini. Un “effetto nostalgia” che sembra colpire soprattutto le donne (54%) rispetto agli uomini (46%).
Un desiderio che si accompagna al voler ritrovare il tempo e la semplicità dei giochi condivisi (59%) e delle esperienze analogiche (55%).
Èilritornodeirituali“pocket”: gesti “piccoli”, ma capaci di regalare grandi emozioni.
Gli anni ’90: una mappa di simboli e legami
La “Pocket Generation” si riconosce anche attraverso un mosaico di simboli e oggetti che hanno segnato l’immaginario collettivo degli anni ’90. Tra i più citati emergono il Game Boy (67%), le bambole e i giocattoli iconici come Polly Pocket (55%) e Barbie (63%), ma anche i Tamagotchi(59%) e le SpiceGirls(61%).
Questi elementi non sono solo ricordi pop, ma rappresentazioniaffettive di un’epoca in cui immaginazione e relazioni familiari convivevano: non a caso, i punti di riferimento più forti degli anni ’90 erano genitori, nonni e fratelli maggiori (46%), insieme ai personaggi deicartonianimati(60%) e ai pupazziconcuisigiocava(56%).
Sono simboli che raccontano un modo di crescere fatto di contatto, condivisione e presenza: un mondo in miniatura in cui le cose semplici erano anche le più grandi.
Lo sguardo contemporaneo del sociologo
A commentare l’indagine è Saro Trovato, sociologo ed esperto in comunicazioni di massa. “Quello che chiamiamo ‘ritorno agli anni ’90’ è, in realtà, una risposta alla complessità del presente. In un’epoca in cui tutto è immediato e mediato dagli schermi, riscoprire la dimensione ‘pocket’ – fatta di oggetti reali, di rituali condivisi e di semplicità tangibile – rappresenta una forma di equilibrio. La generazione che è cresciuta con Polly Pocket, Game Boy e il gelato del pomeriggio ritrova in questi simboli un modo per riconnettersi con la propria parte più autentica e per trasmettere ai figli un’idea di felicità più concreta e vicina.”
Un’osservazione che trova eco nelle parole di Enrico Destro, AD di Grom: “Da sempre GROM celebra la bellezza delle cose semplici: il gusto autentico di un gelato fatto con ingredienti di origine naturale, ma anche la gioia dei gesti quotidiani. Oggi le persone cercano proprio questo: esperienze vere, condivise, capaci di emozionare. Il gelato, per noi, è da sempre un modo per fermare il tempo e ritrovare il piacere delle cose semplici”.
Note
1 Analisi condotta a novembre 2025 su un campione di 1.200 utenti italiani tra i 20 e i 50 anni, attraverso il monitoraggio e l’analisi in rete di circa 10.000 tra post, commenti e recensioni sui principali canali social, blog e forum.
La scheda sintetica di Grom
La storia di Grom inizia nel 2003 quando Guido Martinetti e Federico Grom inaugurano la prima gelateria nel centro di Torino, con il sogno di portare a più persone, in tutto il mondo, il puro e autentico gelato italiano.
Oggi Grom è presente in oltre dieci paesi e il suo gelato, realizzato con ingredienti di origine naturale e senza coloranti o aromi, si può trovare nelle gelaterie del brand, nella grande distribuzione, sulle principali piattaforme di consegna a domicilio e in chioschi e corner in alcune delle località più iconiche del Paese.
Da oltre venti anni ogni cosa in Grom è fatta per amore del gusto, per catturarne la parte più pura che la natura ci offre e sorprendere con la sua intensità tutti coloro che assaggiano un cono, una coppetta o una delle golosità preparate con la stessa filosofia.
BOLOGNA – Si chiama Arya la nuova nata in casa Essse Caffè, e rappresenta un’ulteriore evoluzione della linea Expresss, la gamma professionale a capsule dedicata alla ristorazione e all’hospitality, progettata per garantire un espresso impeccabile anche a chi serve pochi caffè al giorno.
Dopo il successo di Maya, la prima macchina della gamma Expresss pensata per i contesti a basso consumo, Arya rappresenta un ulteriore passo avanti: più compatta, con la stessa tecnologia professionale al servizio di locali con volumi ridotti e con la qualità riconosciuta del marchio Essse Caffè.
Dotata di due gruppi caffè indipendenti, Arya permette l’erogazione contemporanea di due caffè singoli, assicurando flessibilità e velocità nel servizio.
Grazie ai doppi sistemi operativi intelligenti, alla gestione individuale dei gruppi e alla pompa dedicata per ciascuno, garantisce una stabilità termica ottimale e una qualità costante nel tempo, fin dalla prima erogazione.
La macchina Essse Caffè (immagine concessa)
Il pannello full touch, il getto di vapore istantaneo per tè, infusi e cappuccini perfetti, e la possibilità di collegamento a serbatoi ausiliari completano un profilo tecnico all’avanguardia, pensato per offrire il miglior risultato in tazza con la massima semplicità d’uso.
Pensata per essere efficiente e sostenibile, Arya integra la pulizia automatica, la decalcificazione programmata e una funzione di autospegnimento, riducendo consumi e ottimizzando la gestione operativa.
Le tazzine di Essse Caffè (immagine concessa)
“Con Arya vogliamo dare le migliori condizioni operative anche a chi serve pochi caffè al giorno, ma non vuole rinunciare all’eccellenza – dichiara Agata Segafredo, Communications Director di Essse Caffè – Crediamo fortemente in questa nicchia e continuiamo a investire per proporre soluzioni professionali, performanti e su misura”.
Come per tutta la linea Expresss, anche Arya è concepita per funzionare con capsule originali Essse Caffè, garantendo un risultato costante e di alto profilo. La proposta si completa con quattro miscele di caffè – Classico, Intenso, 100% Arabica, Decaffeinato – e due complementari – Ginseng e Orzo – per offrire una gamma completa e appagare ogni preferenza.
Con Arya, Essse Caffè conferma la sua leadership nel caffè professionale, con soluzioni su misura per ogni operatore e per ogni tipo di locale. Sempre nel segno della qualità, dell’innovazione e della sostenibilità.
La scheda sintetica di Essse Caffè
Scienza, sapienza e specializzazione: tre “S” che riassumono perfettamente i valori e la filosofia di Essse Caffè, prestigiosa torrefazione bolognese fondata nel 1979 da Francesco Segafredo assieme alle sorelle Chiara e Cristina Segafredo. Oggi Essse Caffè è un marchio di successo in tutta Italia e all’estero, sinonimo di autenticità ed eccellenza, contraddistinto dall’inconfondibile “family feeling” delle sue miscele. L’obiettivo? Garantire un prodotto di massima qualità, tutti i giorni, tutto l’anno, realizzando con cura l’intero processo, a partire dall’accurata selezione della materia prima.
Grazie alle collaborazioni universitarie – Facoltà di Agraria delle Università di Bologna, Cesena e Foggia – l’Azienda ha acquisito elevato spessore scientifico nel proprio settore, con conoscenze su ogni tipologia di caffè, dalla torrefazione al confezionamento, fino al caffè in tazzina.
Ai fondatori, oggi si affianca la quarta generazione di torrefattori della famiglia: Agata Segafredo, Pietro Buscaroli, Riccardo e Ruggero Auteri che condividono la missione imprenditoriale con uno sguardo imprescindibile verso il futuro.
Marco Lavazza, vicepresidente del Gruppo, parla dell’evento tennistico Atp Finals, svoltosi dal 9 al 16 novembre, e il legame con la città di Torino. Leggiamo di seguito un estratto dell’intervista di Carmine Festa per il quotidiano Il Corriere della Sera.
Marco Lavazza, affrontiamo subito la questione: le Atp Finals devono rimanere a Torino?
“Siamo un Paese meraviglioso. Che si dà regole a priori e a posteriori. Detto ciò, a noi interessa avere chiarezza su cosa fare. Dopodiché noi non abbiamo mai fatto mancare il sostegno al mondo del tennis da 15 anni a questa parte. Vogliamo continuare, e le Atp devono restare a Torino. A meno che…”
A meno che?
“Altri non costruiscano uno stadio che sia il doppio del nostro. Ma al momento questa cosa non la vedo”.
Nessuna alternanza con Milano?
“Francamente, no. Chi lascia la strada vecchia per quella nuova si avventura in un percorso incerto. Torino le Atp Finals le ha organizzate bene. Sono cresciute nel tempo con l’impegno della Fit (Federazione italiana tennis, ndr) e noi partners”.
Eppure c’è chi le spinge verso Milano.
“Siamo in Italia, la polemica piace. Milano dovrebbe partire da zero, per questo cambiare in corsa e ricominciare daccapo non mi sembra saggio”.
Diceva che l’organizzazione in questi anni è cresciuta. Come?
“Il Comune, gli sponsor hanno dato il loro contributo. Per noi, aggiungo, Torino è casa”.
Sta dicendo che se le Atp migreranno altrove vi disimpegnerete?
“Dipende dalle condizioni”.
…
Ultima domanda: quest’anno quanti caffè avete fatto alle Atp?
“205 mila, il 58 per cento in più dell’anno scorso”.
Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui.
SEREGNO (Monza-Brianza) – Ile douce fa il bis, ma non a Milano: la storia della pasticceria e caffetteria si sposta da Via Luigi Porro Lambertenghi 15 a Piazza Risorgimento, angolo Don Bosco, a Seregno. Dalla città alla provincia lombarda, il passaggio sembra quasi controintuitivo, ma non è così. Le ragioni che hanno portato Fabrizio Barbato e Angela Carantina a questo cambiamento, le spiegano direttamente i soci, marito e moglie, co-titolari.
Ile Douce apre a Seregno: è stata una fuga dai costi di Milano?
“Sicuramente i prezzi a Milano sono un tema che abbiamo dovuto considerare. Già anni fa, avevamo in cantiere l’idea di un secondo punto vendita, anche se restando nella stessa città. Parliamo del 2022, quando avevamo appena avviato il nuovo laboratorio e c’era ancora la scia del Covid da cavalcare. In pochi anni è diventato infattibile pensare di restare qua per una seconda apertura, perché sarebbe stato un sacrificio continuo per riuscire a rientrare delle spese sempre più elevate.
Nel tempo non sono mancate delle proposte di imprenditori per entrare in società, anche di Gruppi grandi, ma abbiamo rifiutato. Altre richieste sono arrivate da Monza, ma dopo aver valutato diversi posti, nessuno ci ha convinto fino in fondo.
Quando infine ho ricevuto una telefonata da parte di un agente immobiliare per segnalarmi una location a Seregno sono andato a dare un’occhiata: già il locale era di impatto, posizionato in una delle piazze del centro, con 9 vetrine. In una congiunzione strategica, il locale è di 300 metri quadri (180 per la vendita e 120 tra magazzino e spogliatoio), su due piani. Quello di cui avevamo bisogno.
Allora abbiamo deciso di approfondire il discorso, studiando la clientela e le abitudini del luogo: dalle nostre analisi, abbiamo riscontrato che i clienti locali erano più reattivi e ricettivi rispetto alla nostra offerta se paragonati a quelli di Monza. Un secondo e principale motivo per cui abbiamo scelto di aprire qui è legato alla nostra storia personale: con la nostra bimba di 11 mesi abbiamo deciso di trasferirci anche noi e vivere qui.
Volevamo rallentare un attimo.
A Milano Ile Douce ovviamente c’è ancora, naturalmente con la difficoltà di dover gestire il locale a distanza, tuttavia i ritmi lì erano talmente frenetici che ad un certo punto abbiamo voluto assecondare una nostra esigenza più personale. Una decisione vincente anche dal punto di vista pratico: da 80 metri quadri di vendita milanese ora abbiamo raddoppiato la superfice.”
Seregno è una città salottiera, alle persone piace fare chiacchiere, stare più a lungo in caffetteria. L’età media è più alta rispetto a Milano. “Il nostro locale, dati i metri quadri, l’illuminazione, l’arredamento, è davvero un bel posto in cui sostare. Volevamo creare appunto un salotto che fosse in linea con la nostra causa, prevedendo comunque il caffè al banco che però è talmente vasto da essere praticamente un tavolo, con lo stesso prezzo del servizio da seduti.”
L’offerta e i prezzi saranno gli stessi sul caffè? Portare lo specialty fuori da un polo già ben rodato come Milano è una bella sfida
L’Ile Douce a Seregno (foto concessa)
“Abbiamo la proposta di specialty (che facciamo ruotare mensilmente. Ora abbiamo a Milano di Bonanza di Berlino) servita a Milano, con la viennoiserie e una parte salata che stiamo introducendo ora. Qui però va ancora molto forte l’offerta più all’italiana e seguiti da Alessandro Giammatteo che ha formato le 5 risorse in sala al femminile, abbiamo una proposta ben fatta di schiumati, cappuccini, macchiati. A Milano il consumo dello specialty invece è aumentato tanto, non solo in termini di estrazioni alternative, ma anche di ricette di stampo più internazionale come il Cortado, il Flat White.
Ora abbiamo un monorigine di Carnera e lo specialty in espresso (venduto a un euro e venti come a Milano), anche tostato per filtro. Unico blend è quello di Carnera con due monorigini, 60%Brasile e 40% Colombia. Sta piacendo moltissimo e ne siamo molto felici, anche perché non ce lo aspettavamo: i volumi ce lo confermano (un lunedì abbiamo consumato tre chili e domenica 5).
La macchina resta la E71 touch, ma nera. Abbiamo usato un macinnino Ceado e un Faema per le monorigini di specialty in pour over.”
Nel futuro prossimo di Ile Douce?
“Le cene francesi a Milano stanno già avendo un ottimo riscontro. Abbiamo svolto a dicembre una serata che ha avuto molto successo, abbinando tè e specialty coffee al salato. Vorremmo riproporre questo format a Seregno e anche i corsi di caffetteria (con Alessandro Giammatteo abbiamo fatto formazione teorica e pratica ai nostri clienti, in tre moduli sulla botanica, espresso e estrazioni alternative, latte e bevande alternative). Qua gli spazi si prestano meglio a introdurre anche questo.
Abbiamo un nome già conosciuto e quindi a Seregno, sebbene siamo un po’ “gli ultimi arrivati” comunque siamo noti. Abbiamo una proposta di bevande vegetali molto variegata rispetto al resto dei nostri colleghi, anche se facciamo fatica a far capire che non vendiamo il ginseng e proponiamo soluzioni come il matcha.”
Ma bisogna ampliarsi per essere sostenibili?
“Ci vorremo fermare a questo secondo spazio, perché altrimenti ci sarebbe di nuovo il rischio di ricadere nella stessa trappola di gestioni complesse e stressanti. Vogliamo rispettare il nostro business plan. Abbiamo sentito il bisogno di aprire un secondo punto perché il primo store non riusciva a rendere di più, nonostante le sue potenzialità, per via della metratura. Avevamo la fila di 60 persone fuori da Ile Douce la domenica a Milano e non era più qualcosa che potevamo sostenere. Restare in città con una metratura più ampia era più difficile per varie ragioni, ma un terzo attualmente non è nei nostri piani”.
MILANO – Uno studio commissionato a OpinionWay da Delta Cafés – un importante torrefattore portoghese – mette in luce alcune interessanti tendenze relative all’universo dei consumi, alla percezione e all’immaginario di prodotto del caffè in Francia. Quattro le aree principali esplorate dallo studio: come cambia il rapporto con il caffè da generazione a generazione, il ruolo della bevanda nei rapporti sociali e nel dating, il consumo di caffè come “ingiunzione culturale” e il ruolo dell’intelligenzaartificiale.
L’indagine è stata compiuta su un campione significativo della popolazione adulta di 1.042 persone, tra il 18 e il 19 giugno, utilizzando il sistema sistema CAWI (Computer Assisted Web Interviewing).
Un primo dato significativo che emerge dallo studio è la penetrazione della bevanda: oltre 4 francesi su 5 (81%) dichiarano infatti di bere caffè quotidianamente, con una media di 2 tazze al giorno
La percentuale è più alta tra gli uomini. Ben l’86% della popolazione maschile dichiara infatti di bere quotidianamente caffè, contro il 77% di quella femminile.
La percentuale di consumatori abituali aumenta al crescere dell’età: si va da un minimo del 61%, nella fascia 18-24, a un massimo dell’89% tra gli ultrasessantacinquenni (88% tra gli ultracinquantenni).
Più nel dettaglio, il 39% del campione dichiara di bere da 2 a 3 caffè al giorno, il 21% 1 caffè al giorno e, un ulteriore 21%, dai 4 caffè in su.
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La presentazione del Trieste Coffee Festival (immagine concessa)
TRIESTE – Al via il Trieste Coffee Festival e il Trieste Coffee Experts, due eventi pensati sia per il pubblico sia per i professionisti del settore, voluti per diffondere la cultura del caffè nella Capitale dell’Espresso, in attesa del Triestespresso Expo, evento che si terrà nel 2026, giunto alla 12esima edizione.
Quella presentata nella sede della Camera di commercio Venezia Giulia sarà l’edizione più ricca del Trieste Coffee Festival, in programma dal 30 novembre all’8 dicembre, con un ampio programma di iniziative che puntano sempre a valorizzare il caffè e la sua filiera. Un’edizione speciale data da un lavoro di squadra che vede insieme le realtà più importanti del comparto.
A illustrare la manifestazione sono stati Antonio Paoletti, presidente CCIA Venezia Giulia, Serena Tonel, vicesindaco del Comune di Trieste e assessore comunale alle Politiche economiche, Patrizia Verde, direttrice di Confcommercio Trieste, Arianna Mingardi, presidente dell’Associazione caffè Trieste, Stefano Lonza, presidente della Fipe Trieste, Alberto Polojac e Filippo Vidiz di Freshmedia, Silva Risitano, marketing manager di Bazzara, e Roberto Nocera, managing director di La San Marco.
Paoletti ha spiegato che “Trieste Capitale del Caffè, che oltre ad essere una identità è anche un marchio registrato, si conferma realtà anche in quest’autunno con quella che intende essere una collaborazione all’insegna di una identità tutta triestina. La Camera di commercio che organizza TriestEspresso Expo, assieme all’Associazione caffè Trieste al Trieste Coffee Festival e a Trieste Coffee Experts sostiene e co-organizza una serie di eventi aperti a tutta la città. Se da un lato TriestEspresso Expo che si svolgerà dal 21 al 23 ottobre 2026 si conferma la fiera internazionale biennale professionale di riferimento per l’espresso italiano, la continua collaborazione assieme alle imprese del settore e alle associazioni di categoria – ha concluso Paoletti – contribuisce a diffondere la cultura del caffè sul territorio”.
Il Trieste Coffee Festival sarà anche questa volta un evento diffuso, che punta a promuovere la “cultura del caffè” e un suo consumo consapevole, attraverso incontri e iniziative rivolti a tutti, che coinvolgeranno crudisti, torrefattori, produttori, esperti del settore, caffè storici e nuovi esercizi, con incontri aperti al pubblico, laboratori per bambini, diversi eventi sul mondo del caffè e alcune sfide diventate ormai famose in città e particolarmente attese: la gara per il miglior “CAPO in B”, giunta alla decima edizione, e il quarto Moka Contest.
Trieste Coffee Festival vedrà il suo cuore pulsante in piazza Verdi, anticipando poi l’arrivo dei Mercatini di Natale, ma sarà anche una vera e propria anteprima del TriestEspresso Expo 2026 e correrà in parallelo anche ad un’altra iniziativa, Trieste Coffee Experts, che si terrà il 6 e 7 dicembre.
Il tema del Trieste Coffee Festival quest’anno sarà Caffèverso, un viaggio nell’universo del caffè, con un percorso esperienziale che condurrà cittadini e turisti attraverso i molteplici “versi”, intesi come dimensioni e narrazioni, che la bevanda incarna nell’immaginario collettivo. “Caffèverso” inoltre unisce le parole caffè e universo, evocando un sistema di costellazioni interconnesse che rappresentano le diverse dimensioni attraverso cui il caffè attraversa la società contemporanea: culturale, artistica, economica, sociale e sostenibile.
Dal 30 all’8 dicembre i cocktail bar vincitori e finalisti di Trieste Cocktail Week e Negroni Triestino 2025 proporranno un loro signature drink al caff: Al bareto, 040 Social Food, Mor, la Muta, Antico Caffè Torinese, Mast, Rex e The Modernist.
Nei ristoranti aderenti ci sarà un piatto con caffè tra gli ingredienti, in collaborazione con Fipe: Antica Ghiacceretta, Antica Trattoria Suban, Antico Caffè San Marco, Antico Ristorante
Tommaseo, Amazon Coffee shop, bar buffet da Roby, buffet Al Rebechin, Genuino, Home sapore di Casa, l’osteria Pep’s, Mimi e Cocotte, Principe di Metternich, ristorante C’era una volta, ristorante le Terrazze dell’hotel Riviera Maximilian, ristorante pizzeria Ariston, trattoria Ai fiori, trattoria Alla Gioconda, trattoria pizzeria Spetic.
Coinvolte, con dolci al caffè, anche panetterie/pasticcerie: Viezzoli, Sircelli, Spacciopani, Pompi, panificio Casareccio, pasticceria Pirona.
Dal 2 al 5 dicembre sono in programma conferenze, presentazioni, spettacoli e workshop con esperti del settore, e dal 3 all’8 dicembre il “Mercatino del Caffè” in Piazza Verdi, che anticipa il Mercatino di Natale che vedrà la sua inaugurazione il 7 Dicembre.
Sempre in piazza Verdi il 7 dicembre, dalle 16 alle 17, andrà in scena la spettacolare competizione “CAPO IN B” CHAMPIONSHIP”, giunta alla decima edizione, che metterà a confronto nella finalissima 1vs1 i due migliori baristi della città selezionati durante la settimana da una trentina di locali aderenti da una giuria tecnica. Stessa ora l’8 dicembre per la quarta edizione del MOKA CONTEST, gara aperta a tutti, per il miglior caffè preparato con la moka.
Il Trieste Coffee Festival nasce da un’idea di Alberto Polojac, responsabile acquisti e qualità di Imperator Srl. È organizzato da Associazione Caffè Trieste in collaborazione con Confcommercio Trieste e Freshmedia srls con la co-organizzazione del Comune di Trieste, Camera di commercio Venezia Giulia, Aries Venezia Giulia e con il supporto di Fipe e Trieste Convention and Visitors Bureau.
Il programma completo del Trieste Coffee Festival
24 Novembre
Camera di commercio ore 11:30 Conferenza stampa sala verde
30 Novembre-1 Dicembre 2025
Varie Aziende apert: Aprono in occasione dell’apertura del Festival le aziende della filiera del caffè Amigos Caffè, Bloom Specialty Coffee, Guatemala torrefazione caffè, Primo Aroma, Excelsior, Antica Tostatura Triestina
30 novembre
Local 18.00 opening party
30 novembre-8 dicembre 2025
Nei bar aderenti: cocktail al caffè in collaborazione con trieste cocktail week (al bareto, 040 social food, mor, la muta, antico caffe’ torinese, mast, rex e the modernist)
Nei ristoranti aderenti: piatto al caffè in collaborazione con Fipe (Antica Ghiacceretta, Antica Trattoria Suban, Antico Caffè San Marco, Antico Ristorante Tommaseo, Bar Buffet da Roby, buffet al Tebechin, genuino, home sapore di casa, l’Osteria Pep’s, Mimi e Cocotte, Principe di Metternich, Ristorante C’era una volta, ristorante le terrazze dell’hotel Riviera Maximilian, Ristorante pizzeria Ariston, Trattoria Ai Fiori, Trattoria alla Gioconda, Trattoria Pizzeria Spetic)
Nelle panetterie/pasticcerie aderenti dolci al caffè in collaborazione con fipe (viezzoli, sircelli, spacciopani, pompi, panificio casareccio, pasticceria pirona)
1-5 dicembre 2025
Nei bar aderenti: selezioni 10ima edizione capo in b championship
3-8 dicembre 2025
Piazza verdi 10.00-18.00 mercatino natalizio del caffè
8 casette di legno con torrefattori locali, spirits e food
10.30 taglio del nastro
3 dicembre 2025
Camera di commercio
4 dicembre 2025
Piazza Verdi 16.00-17.00 laboratori artistici per bambini
Piazza Dalmazia 7.00 – 18.30 caffè: storie e note dal chicco al sorso di Edda Vidiz spettacolo organizzato da Anteas Trieste Odv in collaborazione con tredici casade aps, nell’ambito del Trieste Coffee Festival
5 dicembre 2025
Piazza Verdi: 16.00-17.00 laboratori artistici per bambini ai fiori 20.00-23.00 cena al caffe’ aperta ai giornalisti
Con abbinamenti villa russiz
6 dicembre 2025
Urban excelsior 16.00 presentazione del libro Il caffè in italia fa schifo di Valentina Palange
Piazza verdi dalle 14:00 San Nicolò con doni al caffè
7 dicembre 2025
Urban Caffè 10.00-15.00 coffee club con dj set
Antico Caffe’ San Marco 16.00 presentazione del libro Come l’italia rovina ogni giorno il suo caffè(e tutti i segreti per riconoscere quello buono) di Luca Bassi
Piazza Verdi 16.00 – 18.00 10ª edizione “capo in b” championship finalissima 1vs 1
Gara tra i baristi triestini
In collaborazione con fipe trieste
Piazza borsa inaugurazione mercatino di natale trieste con canti natalizi
8 dicembre 2025
Piazza Verdi 16.00 – 18.00 4ª Edizione Moka Contest La gara di moka aperta al pubblico
MILANO – In occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, il 25 novembre, Nestlé abbraccia un insieme di iniziative volte a promuovere prevenzione, supporto e consapevolezza sul territorio. Un impegno che trova espressione nell’ampliamento dei Punti Viola e nel sostegno, con Baci Perugina, alla campagna “Io non sto Zitta” promossa da Regione Lombardia.
Nati dalla collaborazione con l’associazione DonneXStrada, i nuovi quattro Punti Viola Nestlé offrono luoghi sicuri, facilmente riconoscibili grazie alla segnaletica dedicata e alla formazione del personale, e sono pensati per assistere chi si trova in situazioni di disagio o pericolo durante gli spostamenti quotidiani.
Dopo la prima certificazione avviata da Nespresso nel 2024, il progetto si è ampliato con nuovi riconoscimenti per i Nesté Shop di Assago, Parma e Perugia e per la Casa del Cioccolato Perugina, portando così a 70 il numero totale di punti certificati come “Punto Viola” del Gruppo in tutta Italia.
Gli obiettivi
L’obiettivo del progetto è costruire una rete di protezione diffusa, fatta di luoghi di prossimità che promuovano sicurezza, fiducia e solidarietà, contribuendo a creare un ambiente urbano più attento, consapevole e accogliente.
Accanto ai Punti Viola, per il secondo anno consecutivo, Nestlé con il brand Baci Perugina conferma la propria partecipazione all’iniziativa “Io non sto Zitta” promossa da Regione Lombardia, al fianco di istituzioni, associazioni e aziende impegnate nella lotta alla violenza di genere. Un’iniziativa che valorizza la collaborazione tra pubblico e privato come leva per diffondere una cultura del rispetto, inclusione e della parità a tutti i livelli.
Infine, a questo percorso si aggiunge una panchina rossa e una farfalla, l’iniziativa ideata in collaborazione con i sindacati dello stabilimento e di FITeL Umbria. Installate davanti l’ingresso dello stabilimento Perugina di San Sisto, proprio nel luogo in cui da oltre un secolo nascono i Baci Perugina, la panchina rappresenta un punto di ascolto e memoria, mentre la farfalla è il simbolo universale di trasformazione e rinascita. L’iniziativa invita dipendenti e non a scattare una foto come segno di vicinanza e solidarietà.
Le parole di Marco Travaglia, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Nestlé
“Crediamo che l’impegno contro la violenza sulle donne debba passare sia attraverso i simboli sia attraverso gesti concreti” – dichiara Marco Travaglia, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Nestlé in Italia – “In Nestlé questo tema è sentito e condiviso da tutta la nostra comunità aziendale: per noi è fondamentale sostenere le donne e le lavoratrici, creando spazi sicuri e occasioni di ascolto, per esempio, con i nuovi Punti Viola.”
Queste iniziative e l’impegno costante del Gruppo, rappresentano la volontà di promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione, fuori e dentro l’azienda.
Carlotta Trombetta, durante la sua esperienza in Honduras
MILANO – Nel podcast firmato LinkiestaCarlotta Trombetta, head of quality & impact di Costadoro, ha parlato di sostenibilità in tutte le sue forme: da quella ambientale a quella umana.
Il legame tra Costadoro e sostenibilità
Trombetta afferma : “Il caffè nasce nella coffee belt. Come azienda ci riforniamo da diversi continenti: Sud America, Africa e Asia. Tutto è nato dal rapporto con il nostro nonno, il grande esperto di caffè crudo di tutta l’azienda. Nonostante ciò non ama prendere l’aereo e non ha mai visitato questi Paesi di persona.
Ci raccontava spesso di queste culture grazie ai libri e ai suoi studi. Un giorno abbiamo avuto la possibilità di andarci. Come azienda, abbiamo il compito di acquistare la materia prima, tostarlo e fornirlo ai nostri clienti”.
Trombetta aggiunge: “Ho potuto vedere i diversi Paesi d’origine del caffè. La filiera del chicco è molto variegata e mi ha permesso di essere grata di approfondirle”.
“La sostenibilità è una parola che racchiude tante aree e impatti. I primi approcci sono stati le certificazioni di sistema ambientali e di prodotti come quella biologica o Fairtrade. C’è stato poi un processo in cui la sostenibilità stessa è diventata parte integrante del business. Nel 2019 abbiamo fatto il primo report di sostenibilità volontario per poi arrivare fino al 2023 in cui siamo diventati una B-Corp. Facciamo parte di un movimento globale che rispetta alti standard ambientali e sociali applicati lungo tutto la filiera”.
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MILANO – Dopo aver patrocinato e sostenuto con passione tutte le selezioni del Master Coffee Grinder Championship 2025 in giro per l’Italia, accompagnando i baristi e vivendo insieme a loro ogni tappa di questo straordinario percorso, Dalla Corte annuncia la sua presenza alla finale nazionale.
L’appuntamento è fissato per sabato 29 novembre al secondo piano del Mercato Centrale di Torino, all’interno di Coffee Reload, la nuova rassegna dedicata alla cultura del caffè e agli specialty coffee organizzata dall’Associazione Stampa Agroalimentare.
Per tre giorni Coffee Reload trasformerà Torino nella capitale italiana del caffè, con masterclass, degustazioni e incontri pensati per coinvolgere professionisti e appassionati. Al centro della rassegna, la finalissima del MCGC2025: un campionato che ha visto protagonisti 20 professionisti e 8 giudici, celebrando il barista come vero interprete e ambasciatore del gusto.
Il programma della finale prenderà il via alle 13:00 con una masterclass introduttiva di Sauro Dall’aglio, dedicata ai nuovi filtri Barista Improving Taste (BIT Filtri).
Successivamente, alle 13:30 i finalisti parteciperanno al warm‑up tecnico con le macchine Studio di Dalla Corte, equipaggiate con il gruppo per portafiltri da 58 mm. La specifica è significativa perché, sebbene il 58 mm rappresenti lo standard internazionale, Dalla Corte propone nel proprio portfolio anche soluzioni con portafiltri da 54 mm, con i quali debuttò ai suoi inizi: un’offerta che testimonia la flessibilità dell’azienda nel garantire ai baristi diverse possibilità di estrazione e interpretazione dell’espresso.
Alle 14:30 inizierà ufficialmente la competizione con due prove inedite: l’estrazione di un caffè “misterioso”, tostato dall’esperto Andrea Antonelli, seguita da una simulazione di consulenza di 20 minuti. In questa seconda prova i baristi dovranno scegliere e presentare la tazza che meglio esprime lo specialty firmato Antonelli, valutandone equilibrio, piacevolezza ed efficacia commerciale.
A contendersi la finale saranno Cosimino D’Ambrosio, Andrea Lo Rizzo, Riccardo Vassallo, Federico Lombardo, Tania Maifredi e Nadia Giacomelli: sei baristi che hanno saputo distinguersi nelle selezioni nazionali e che porteranno sul palco di Torino la loro esperienza, creatività e passione per il caffè.
Per Dalla Corte, essere protagonista al MCGC2025 significa ribadire la propria mission: diffondere innovazione, formazione e passione per l’espresso. Valori che trovano piena espressione in Coffee Reload, dove professionisti e appassionati si incontrano per vivere e condividere l’esperienza del caffè.
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