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OLIMPIADE – Sochi: in pista, la firma del made in Italy. E l’espresso è italiano con le machine della Nuova Simonelli

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MOSCA – Saranno in parte «made in Italy» i Giochi di Sochi. È vero che gli appalti per le Olimpiadi più costose di tutti i tempi (37 miliardi di euro) sono stati distribuiti tra pochi grandi gruppi russi, statali o di oligarchi vicini al Cremlino, che a loro volta si sono serviti di subfornitori in gran parte locali o di provenienza turca e serba.

Ma l’indelebile firma italiana, anche quella delle Pmi, appare in molti settori, dall’agroalimentare alla florovivaistica, dal design-arredamento al materiale per le gare, dall’energia alla sicurezza, sino alla progettazione di alcuni siti olimpici e del nuovo corridoio strada-ferrovia che con svariate gallerie collega il villaggio olimpico a Krasnaya Poliana.

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E «made in Italy» sarà anche la cerimonia di apertura e chiusura delle Paraolimpiadi, affidata al creativo Marco Balich, che dopo la consacrazione a Torino 2006 già guarda a Rio 2016. Il valore complessivo delle commesse, secondo alcuni media, sarebbe superiore ai cento milioni di euro.

A Sochi saranno italiani molti prodotti alimentari, a partire dai vini e dai distillati dei ristoranti (Grandivini), nonché il caffè espresso e il cappuccino nel villaggio olimpico, preparati con macchine professionali dell’azienda marchigiana Nuova Simoncelli.

Anche le piante dell’arredo urbano di Sochi hanno clorofilla italiana: arrivano da un vivaio realizzato dalla ditta Vannucci di Pistoia. L’Italia ha inoltre illuminato (Flos, Artemide) e arredato (Flou) case e hotel della città.

Una serie di aziende italiane ha partecipato alla progettazione e realizzazione delle gallerie e delle infrastrutture stradali e ferroviarie, come la società di ingegneristica Geodata, quella di geoingegneria Rocksoil, le Officine Maccaferri e Soilmec del Gruppo Trevi.

Tra i big spiccano Ansaldo (generatore per la centrale elettrica di Adler), Enel (che con la sua centrale di Nevinnomyssk fornisce l’energia a tutta la regione), la Codest international del gruppo Rizzani de Eccher (edilizia residenziale) e Selex Es (Finmeccanica), che ha fornito il sistema protetto di radiocomunicazioni Tetra, usato dai servizi di sicurezza dei Giochi.

Ma sono state soprattutto le mitiche e spesso poco note Pmi a farsi «pista»: la bolzanina Prinoth (Gruppo Leitner) ha fornito 62 battipista per la preparazione delle piste dell’area di Rosa Kuthor, che ospiteranno le gare di sci alpino; la Alpina Snowmobiles di Vicenza ha fornito una trentina di motoslitte bi-cingolo equipaggiate con accessori e attrezzature, per il collegamento dei villaggi in quota; l’altoatesina Technoalpin ha fornito 250 «cannoni» per generare la neve per le piste delle discipline nordiche; la padovana Solaris ha predisposto le schermature solari installate lungo le piste di bob e slittino (una commessa da 400 mila euro).

Alcune Pmi di Bergamo hanno fornito invece le reti di protezione, le transenne e gli altri elementi di segnalazione (paletti da slalom, materassi per assorbire gli urti) per le piste da sci.

Tocco italiano, infine, anche sui siti olimpici del polo costiero: il noto studio milanese Zoppini ha disegnato l’Ovale per il pattinaggio di velocità su ghiaccio e l’Arena per le gare di pattinaggio di figura; la bolzanina Stahlbau Pichler ha invece progettato gli edifici dell’Arena dell’hockey e l’Ice Cube per il curling. Insomma, l’Italia del made in Italy la sua medaglia l’ha già conquistata.

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