giovedì 04 Dicembre 2025
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Gelato confezionato: passione irrinunciabile per il 92% degli italiani secondo l’analisi per Coppa del Nonno

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coppa del nonno gelato
La Coppa del Nonno

L’analisi AstraRicerche ha evidenziato la passione degli italiani per il gelato confezionato. Un brand in particolare, Coppa del Nonno, rientra tra quei gelati confezionati che, come riporta la ricerca, per oltre il 74% degli italiani mettono tutti d’accordo senza distinzione di età. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata su Il Sole 24 Ore.

L’analisi AstraRicerche sul gelato

MILANO – Gustare un gelato confezionato è un’esperienza che accomuna praticamente tutti gli italiani senza grosse differenze anagrafiche e non solo d’estate. Se oltre la metà di loro dice di ricordare il primo gelato mangiato durante l’infanzia, nove su 10 continuano a sceglierlo tuttora con frequenza, soprattutto tra i giovani. A raccontare questa passione intergenerazionale per il gelato confezionato è una indagine condotta da AstraRicerche per Coppa del Nonno, la coppetta al caffè ideata in Italia quasi 70 anni fa:

“E’ un onore per noi avere Coppa del nonno nella nostra gamma dei prodotti – ha detto Luca Regano, amministratore delegato di Froneri Italia – nasce nel 1955 e arriva al giorno d’oggi con tutta la capacità di aggregare generazioni con una coppa di gelato: è una cosa fantastica per chi lavora nel largo consumo. Ci sono pochi marchi con questo trasporto”.

Coppa del Nonno rientra tra quei gelati confezionati che, come riporta la ricerca, per oltre il 74% degli italiani “mettono tutti d’accordo” senza distinzione di età. Oggi a produrla è Froneri, la joint venture paritetica nata nel 2016 tra la multinazionale svizzera Nestlé e il gruppo inglese R&R, la seconda più grande azienda di gelati confezionati al mondo con 324 milioni di fatturato in un mercato che nel 2022 è cresciuto del 17% a valore per effetto dell’inflazione e di un 5% a volume. In questo panorama Coppa del nonno, marchio leader nel segmento “coppe”, occupa una posizione di rilievo

“Il fatto che noi produciamo 20 milioni di coppe più o meno ogni anno è un numero enorme – ha sottolineato – Il giro d’affari nel mercato retail è di circa 20 milioni di euro annui, se aggiungiamo una stima simile per il fuori casa sono circa 40 milioni sono cifre considerevoli evidentemente”.

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Alberghiero Malatesta di Rimini: i vincitori del concorso Cappuccino perfetto

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Il cappuccino (immagine: Pixabay)

RIMINI – Venerdì 24 Marzo, presso l’Istituto professionale alberghiero Malatesta di Rimini, si è tenuto il concorso interno Cappuccino perfetto 2023. L’evento è nato dalla collaborazione tra i Dipartimenti di sala e vendita, sostegno e lingue straniere – per mettere alla prova le competenze e abilità professionali degli alunni. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale altarimini.it.

Il concorso Cappuccino perfetto 2023 a Rimini

Ad aggiudicarsi il titolo di miglior barista 10 alunni scelti tra le classi seconde.
Ognuno di essi, oltre alla presentazione in lingua inglese e al test scritto, doveva cimentarsi nella prova pratica della durata di tre minuti che consisteva nel saper ricreare il cappuccino perfetto davanti un’attenta giuria composta da professionisti del settore.

Erano quattro i giudici scelti per valutare gli studenti nella competizione:per la giuria degustativa Paolo Mascarucci, presidente della F.I.B. (Federazione Italiana Barman) ed Ennio Stocco, vice presidente Imahr (International Maîtres Association Hotel Restaurant).
La giuria tecnica era rappresentata da  Vito Campanelli, ex studente dell’Istituto Alberghiero Malatesta di Rimini ed oggi Coffee Master e Brand Ambassador di  Esssecaffè, che vanta una lunga carriera professionale nel settore della caffetteria.
La Docente di Inglese Viola Grossi invece ha valutato le competenze linguistiche di ogni concorrente.

Sono stati decretati i vincitori: 1° classificato De Carli Tiago della classe 2°F , 2°classificata  Houmaidi Hajar della classe 2° B, 3° classificato Kufi Klevis della classe 2° A.

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Lags Battle: conclusa la prima tappa della competizione Latte art a Padova

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I vincitori delle singole categorie sono stati: Livello verde: Vincenzo Di Lorenzo (Campania) Livello rosso: Salvatore Riunno (Campania) Livello nero: Carmela Maresca (Campania) (immagine concessa)

PADOVA – Lunedì 27 marzo 2023, presso la Thunder Arena di Padova (Diemme Academy) si è svolta la prima tappa di selezione italiana di The Lags Battle del circuito Latte art grading system. Il Lags che cresce sempre più – non solo in Italia ma anche in moltissimi Paesi del mondo – continua ad organizzare circuiti di sfida per le competizioni The Lags Battle che sono diventate strumento fondamentale per far crescere sempre di più la disciplina Latte art.

La prima tappa di The Lags Battle

25 Lags Warrior, come li definisce il Lags: baristi professionisti ed esperti nella Latte art che si sono sfidati a colpi di lattiera seguendo le norme del disciplinare di gara sempre in continua evoluzione.

Su tre diverse categorie (verdi, rossi e neri) solo un campione per livello si è aggiudicato la pole position per entrare nella rosa dei 12 che combatteranno ad Host alle finali italiane ad ottobre 2023 ad Host.

Evento presentato dal fondatore del Lags Luca Ramoni e che, con il team di giudici autorizzati Lags, (Nicola Manzo, Giuseppe Musiu, Zhonghua Hu e Stefano Ballabene) ha decretato i baristi con le migliori mani per accedere alla Final Arena.

I vincitori delle singole categorie sono stati:

  • Livello verde: Vincenzo Di Lorenzo (Campania)
  • Livello rosso: Salvatore Riunno (Campania)
  • Livello nero: Carmela Maresca (Campania)

 

Gian Zaniol: “Il caffè prosegue l’evoluzione, ecco le tendenze in corso”, così il mio viaggio in Corea del Sud e Arabia Saudita

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Gian Zaniol mentre si gode il suo caffè, credits myMediaStudio, CoffeeAndLucas

MILANO – Su queste pagine Gian Zaniol ha già raccontato la sua esperienza professionale di barista – campione italiano brewing 2017 e attualmente operativo in Germania – e di divulgatore del caffè di qualità come brand ambassador di Manument Coffee e Brita Italia. Torna per condividere il suo viaggio in due luoghi oggi nel mirino delle aziende italiane per lo sviluppo di nuovi mercati per il caffè: la Corea del sud e l’Arabia Saudita.

L’occasione, due fiere di settore strategiche per fare il proprio ingresso in questi Paesi lontani culturalmente dall’espresso: il Seoul Coffee Show e la International Coffee and Chocolate Exhibition di Riyadh.

Zaniol racconta i suoi 14 giorni all’estero

“In Arabia Saudita ho trovato un popolo ospitale con però dei codici culturali molto distanti da quelli italiani. Il caffè qui è in forte crescita e sono tanti gli investimenti in questo settore. Per questo è una meta interessante per Manument, azienda che sta cercando di allargare il proprio bacino di utenti.

Con lo stesso obiettivo abbiamo deciso di partecipare anche alla fiera di Seoul Coffee Show di novembre – la capitale prevede l’organizzazione di due manifestazioni dedicate al caffè, una in apertura dell’anno ad aprile e una a chiusura, appunto, a novembre – in quanto occasione molto interessante per fare del business. Attualmente abbiamo una partnership insieme ad un distributore significativo per la nostra espansione.

Anno del caffè in Arabia Saudita: enormi investimenti sulle aziende del settore

E quello che ho visto ha persino superato le mie aspettative in termini di partecipazione: soprattutto nella manifestazione di Seoul, ho potuto notare un’affluenza che non ho mai registrato in sei anni di lavoro tra le Fiere di questo calibro e chi vi aveva già partecipato, ha confermato questa mia stessa impressione.

Si creava una fila per qualsiasi cosa. Anche al nostro stand si formava facilmente una coda molto lunga, con persone che attendevano per poter vedere in azione la macchina e bere da noi il caffè. L’audience è stata per lo più composta da asiatici – Seoul è il polo attrattivo per l’high tech e i prodotti di lusso che molto attraggono un pubblico proveniente da tutte le parti dell’Asia – ma sono stati tanti anche gli europei, gli americani e molti africani per lo più importatori di caffè verde.

L’interesse è genuino rispetto alla nuova tecnologia. E in questo contesto è stato stimolante mostrare la nostra macchina a leva e senza boiler (particolarmente interessante per abbattere i consumi energetici, in quanto si può spegnere e accendere ogni volta che si vuole ed è composta da elementi non pre-riscaldati, con i migliori materiali in commercio – acciaio cromato, legno di ciliegio americano e vetro – per renderla più durevole possibile nel tempo.

La plastica si trova solo nella base che raccoglie l’acqua sotto il gruppo e in altre due piccole parti che sono in plastica chirurgica, molto più isolante e più facile da pulire.)
I visitatori sono rimasti colpiti dal modello che abbiamo sviluppato su 2 sistemi di termo block completamente isolati, uno dedicato all’espresso, uno alla lancia a vapore, in grado di scaldare e di vaporizzare l’acqua in meno di un secondo. La macchina ha solo due led visibili quando è accesa, abbiamo deciso di puntare sul risparmio energetico, la macchina consuma concretamente solo durante l’estrazione o la montatura del latte, altrimenti come detto sopra consuma solo l’energia per i due leds, questo è uno dei vantaggi di non avere il boiler.

Volevamo inoltre offrire una macchina che non producesse troppo rumore con la ripresa della leva che esclude la pompa elettrica. Generiamo i bar di pressione in maniera meccanica, la temperatura in modo elettrico mantenendo però l’esecuzione completamente manuale.

La parte che io preferisco e che ho raccontato in Fiera si trova sul lato destro con la levetta, il water flow controller, che gestisce appunto il flusso dell’acqua con 5 step in cui è possibile per il barista decidere per secondo quanta acqua può entrare in contatto con il pannello di caffè e così può essere realmente attivo sull’estrazione e sui diversi profili.

Un’altra cosa che abbiamo portato riscontrando parecchio successo a Seoul: siccome non ci sono elementi pre-riscaldati, gli altri set di temperatura devono esser impostati precedentemente del tirare la leva. Il pistone a questo punto comprime le due molle – due per avere più costanza nei bar ed allungarne la durata – generando i 9 bar. Gli ottanta millilitri di acqua che sono necessari per due espressi lunghi vengono succhiati nel sistema, ed è facile scaldarli in meno di un secondo per usarli aprendo completamente il flusso o creare un’infusione da due a dieci millimetri per secondo.

Questo è molto importante per un operatore perché?

Se ad esempio ho due macinacaffè con due caffè differenti, posso stabilire due ricette in fase di pre settaggio, scegliendo parametri diversi tra temperatura, pre infusione sul corpo e after taste, potendo così garantire un cambio tra le due soluzioni senza tempi di attesa.
Il pubblico è rimasto molto colpito dalla macchina sia in Corea che in Arabia Saudita per le sue prestazioni elevate e la sua qualità. In Arabia Saudita ho notato come fossero più incuriositi dal design e dalla velocità, mentre i coreani sono stati rapiti dalla tecnologia.

In Asia stanno sviluppando molto i concept bar con pochissimi posti a sedere (tra i 5 e i 6).

Anche in Giappone su questo modello, ha da poco aperto un locale in cui si va a vivere un’esperienza, dove c’è bisogno di prenotazione e si deve esser disposti a pagare un prezzo elevato per ricevere il servizio da campioni con un menù di caffè pregiatissimi studiati per la degustazione magari abbinati a qualche pietanza.

Parlando delle caffetterie e degli operatori, un barista mediamente guadagna sino a 2300 euro a Seoul al mese, che però sono non sono adeguati al costo della vita in città. Più o meno equivarrebbe ad uno stipendio in Italia di 1200 euro mensili.

La Corea del Sud rappresenta comunque un mercato in cui la coffee culture si sta sviluppando in maniera esponenziale. Ho visto molti giovani che si approcciano al mestiere seriamente – cosa che sta pian piano succedendo anche in Italia – e oltre a Seul c’è Busan, la città più specialty della nazione. Ma anche nella capitale ho visitato degli ottimi specialty coffee shop. Certo, la cultura del tè è ancora predominante ma il caffè sta facendo passi da giganti.

Per esempio, quando sono entrato nel mio caffè preferito, il Center Coffee, ho trovato il titolare che si reca ancora ogni giorno a lavorare dietro al banco: viveva prima in UK, è stato campione nazionale brewers, e nel 2013 è arrivato persino al mondiale, poi è tornato a casa per aprire il suo locale. Questo a dimostrazione che già dieci anni fa, con il rientro dei coreani, si è iniziato ad investire nel settore.

Nei posti in cui sono stato la maggioranza dei coreani bevevano espresso, cappuccini e latte, anche se una buona parte si sta spostando sul caffè filtro. Ci sono anche locali che sono già di un certo livello di specializzazione: al Center Coffee sono stato accolto con il brewer Paragon ed un caffè pazzesco in tazza. Quindi, per riassumere: c’è tanta attenzione ai filtri, ma l’espresso ha conquistato il cuore anche dei coreani.

A Seul ho potuto visitare i due locali aperti da Bonanza e da The Barn, che hanno studiato due location che adattate ai gusti locali anche in termini di spazi, sempre più larghi e pensati per il coworking che lì è una modalità piuttosto diffusa per consumare e lavorare allo stesso tempo.

Da Bonanza addirittura il piano superiore è amplissimo, appunto per consentire ai clienti di restare a lungo per lavorare. Il caffè qui è all day long: è un approccio totalmente diverso, che va oltre la classica consumazione a colazione o dopo pranzo. La scena è molto vivace sia dal lato della caffetteria che di quello dell’import-export.

I prezzi si avvicinano a quelli europei, forse leggermente più bassi, e volutamente non voglio considerare il prezzo in Italia che non posso neppure mettere a paragone, per quanto ci troviamo indietro su questo punto. “

E in Arabia Saudita?

Zaniol: “Ci sono molte compagnie che si occupano a 360 gradi di caffè, dalla produzione di verde alla vendita per macchine tostatrici. I caffè che ho assaggiato nella capitale, escluso per un caso portato da dei ragazzi del Rwanda che avevano buone proposte, hanno dimostrato una generale mancanza di competenze adatte a valorizzare la bevanda specialty da parte del barista.

Il grosso problema è l’aspetto sociale: esiste una forbice troppo ampia tra i ricchi e i poveri. In giro per Riyadh non ho trovato delle proposte eccellenti. Forse ad Abu Dhabi la situazione è diversa, perché Riyadh è ancora in costruzione e forse arriveranno allo stesso livello di Abu Dhabi in un futuro più lontano.

In Fiera anche qui l’interesse è stato comunque tanto. Ho avuto il piacere di provare una caffè eccezionale che arriva dallo Yemen, ed è venduto a una sola persona in Europa, ovvero, Rubens Gardelli. Lavorato in Termo shock anaerobico di fermentazione, un risultato rotondo, dolce. Di sicuro il caffè più buono che abbia assaggiato negli ultimi 5 anni e l’ho trovato lì, a Riyadh.

Posso dire quindi che la materia prima c’è, ma esiste molto spazio per fare formazione.
Al contrario, in Corea i baristi sono estremamente preparati e trattati come delle super star. E la reputazione delle nostre campionesse mondiali di latte art, Carmen Clemente e Manuela Fensore, le precede e fa onore alla nostra nazione.”

L’espresso in Corea e in Arabia Saudita, Zaniol lei l’ha provato?

“Ebbene sì e soltanto specialty. Per la Corea doppio pollice in alto, in Arabia Saudita invece ho bevuto soltanto in un posto un buon caffè. Poi ho voluto sperimentare altri posti dove mi hanno servito il caffè tradizionale del posto, molto speziato, con cardamomo, estremamente caldo e servito in bricconi enormi, con un colore molto diluito per cui viene utilizzato solitamente un caffè dello Yemen. Diverso, ma molto gradevole.

In generale posso segnalare e consigliare alcuni posti ai coffeelovers a Seul: Bonanza, The Barn, Coffee Center, Mesh, Low Key Coffee. Sono locali anche molto diversi tra di loro. Center coffee è completamente bianco, molto europeo, con i ragazzi dello staff molto ospitali e un customer service elevatissimo. Mesh, che è anche una micro torrefazione, in appena dieci metri quadri dedicati alla caffetteria. “

Doppio e acqua 20€ vista Lago di Como, la cliente: “Non è Capri”, il barista: “Prezzi esposti, qui servizio e location sono esclusivi”

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Lo scontrino emesso a Como alla turista di Lecco

Tra gli argomenti utilizzati dal web come distrazione di massa c’è anche il ricorrente, classico scontrino del par del luogo di villeggiatura. Emesso ad un prezzo più alto di quello atteso dal cliente. La cliente lecchese, in gita a Como, ha denunciato la disavventura sui social condividendo il conto: un caffè doppio e un’acqua naturale da 75 cl per 20 euro.

La questione del prezzo non sarebbe nuova. Torniamo ad occuparcene per dovere di cronaca, ma preferiremmo affrontare argomenti più interessanti. Ma tant’è. Ieri il web era piano di argomenti e commenti sulla vicenda comasca.

Lago salato a Como, lo scontrino esorbitante per il prezzo

COMO – Locale vista lago ma a rubare l’occhio è uno scontrino. Quello recapitato a una turista lecchese in visita a Como — gita fuori porta e a sua insaputa fuori budget —, che mai avrebbe immaginato di ricevere un simile conto durante una sobria sosta in centro. Niente di sofisticato o di esotico al tavolino. Giusto un caffè doppio e un’acqua naturale da 75 cl, consumazione da 5 euro o poco più, in piedi. Invece, seduti, 20 euro in totale, 10 a consumazione.

Così la cliente ha denunciato lamara sorpresa sui social condividendo il conto. Quei post già visti che fanno gridare allo scandalo e che suscitano polemiche, incredulità, anche rabbia, soprattutto se a farne le spese (salate) sono turisti stranieri.

Ma sembra che ormai anche i visitatori dell’altra sponda (del lago) possano essere gabbati, a meno che la presunta vittima non vada a cercarsela ordinando nel posto più esclusivo. A giudicare dallo sfogo della turista, non è il caso della vicina lecchese: “Venti euro per un caffè, ma siamo a Como o a Capri?”. Avrebbe potuto dire Venezia, Milano, Roma, Napoli. Impossibile per la cliente digerire uno scontrino da 20 euro per una consumazione semplice, per lei che il panorama lacustre ben lo conosce. Ma questo aspetto della location è fuori argomento: perché un caffè non può costare 5 euro se il prezzo di un bicchiere di vino può essere 20 euro?

Esaminiamo la vicenda. Un prezzo di venti euro per due caffè e due brioche. Sono tanti o pochi? Dipende da dove ci troviamo. In una località turistica, non è certo una novità, i prezzi sono molto più alti della media. È il mercato, bellezza, e scandalizzarsi serve fino a un certo punto. Fatto sta che le polemiche sono sempre in agguato e spesso e volentieri trovano il loro spazio sui giornali e sul web, dove queste storie diventano virali. Tanto da costituire ormai quasi un genere a sé.

La segnalazione questa volta arriva da una lettrice di QuiComo che, conto alla mano, mostra quanto ha pagato lo scorso sabato, 25 marzo, per prendere due caffè e due brioche in un locale del posto.

Certamente questi non sono i prezzi di tutti i bar e le pasticcerie di Como, ma solo di quelli vista lago o comunque con una posizione privilegiata. E di sicuro il ramo comasco del lago è conosciuto per i turisti facoltosi e amanti del lusso.

Come dire: prima di indignarsi occorre tener presente anche il contesto. Certo è che il prezzo in sé, visto e considerato ciò che è stato consumato, non si può dire che sia basso.

La notizia non poteva che trovare eco sui social dove ovviamente non tutti la pensano allo stesso modo. C’è chi si schiera dalla parte dei titolari (facendo notare ad esempio che il costo per un affitto vista lago è salatissimo) e chi dalla parte del consumatore.

Perché, fa notare qualcuno, se un caffè costa cinque euro, quale sarebbe il prezzo giusto per un bicchiere di vino o un panino?

Tuttavia quello riportato da La Provincia di Como non è uno dei caffè più cari della penisola, considerando che c’è chi ha dovuto pagare 24 euro per berlo al banco in un bar di Venezia. Le località turistiche, come anche la stessa Capri, spesso tengono i prezzi per i loro prodotti particolarmente alti.

Alle proteste, spesso i bar e i ristoranti rispondono che loro espongono nella maggior parte dei casi in modo corretto i prezzi all’esterno, così chi entra sa bene cosa l’aspetta sul fronte prezzo.

“Il mio bar non può essere accessibile a tutti”, aveva ad esempio affermato il proprietario di un bar di piazza Cavour, sempre a Como, rispondendo alla contestazione mossa da un cliente che aveva pagato un caffè 3 euro e 50. “Chi non se lo può permettere può andare da un’altra parte, non è arroganza, è una cosa legata alla prestazione che stiamo vendendo”.

Non ci sarebbe da stupirsi, dunque, se davanti al Colosseo, in piazza San Marco, sulle spiagge di Capri o sulle rive del lago di Como non basta un euro e dieci per bere un caffè. Non c’entra l’inflazione, il caro vita o il costo delle materie prime, ma si tratterebbe solo di un servizio diverso.

“Non siamo noi sbagliati, sbaglia il cliente che non percepisce la cosa del prezzo”, aveva dichiarato il gestore del bar di piazza Cavour a Como.

Caffè fermentati: svelati i segreti del loro peculiare profilo organolettico

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Caffè lavorato con processo Honey e posto a fermentazioni controllata nella mucillagine di altro caffè Credit foto WCE 2015 caffè fermentati
Caffè lavorato con processo Honey e posto in fermentazione controllata nella mucillagine di altro caffè - Credit foto WCE 2015

MILANO – Suscitano, a seconda dei casi, commenti entusiastici, giudizi scettici o addirittura critiche fortemente negative. Ma una cosa è certa: i caffè fermentati hanno fatto parlare di sé in questi ultimi anni trovando, come accade spesso per qualsiasi novità, sostenitori e detrattori. Gli addetti ai lavori ne discutono sempre più spesso, in occasione di manifestazioni specialistiche, convegni e competizioni. Torrefattori e baristi specialty cominciano a proporli incontrando il favore crescente del pubblico.

La fermentazione conferisce alla bevanda elementi di gusto e aroma nuovi e spiazzanti. Ma sino a ieri sapevamo ben poco sulle mutazioni fisico-chimiche alla base di questi particolarissimi profili sensoriali. Le cose ora stanno cambiando.

Un team di ricercatori ha infatti iniziato a individuare i composti chimici che contribuiscono alla peculiare esperienza degustativa dei caffè fermentati.

A guidarli, il professor Chahan Yeretzian, del Centro per l’eccellenza del caffè dell’Università di scienze applicate di Zurigo: nel suo campo, una personalità di rilievo mondiale.

Ad affiancare Yeretzian, un altro noto e autorevole scienziato del caffè operante nello stesso ateneo: il dott. Samo Smrke.

I ricercatori hanno presentato le conclusioni del loro studio al meeting di primavera dell’American Chemical Society (ACS), un mega evento scientifico ibrido (in parte in presenza, in parte online) della durata di 5 giorni, con oltre 10 mila presentazioni specialistiche, che si conclude quest’oggi (giovedì 30 marzo) a Indianapolis.

“Ci sono nuovi sapori che un tempo nessuno avrebbe mai associato al caffè” spiega Yeretzian. “Ad esempio, il gusto del caffè fermentato si avvicina a quello dei succhi di frutta”.

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Consumi fuori casa: bar e ristoranti restano una priorità per il 31% e il 52% spende di più secondo l’indagine di NielsenIQ

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CGA by NielsenIQ presenta i risultati di OPUS (immagine concessa)

MILANO – CGA by NielsenIQ, principale società di consulenza per la misurazione, l’analisi e la ricerca nel settore On Premise, analizza come l’attuale contesto socio-economico, segnato dall’inflazione e da un consistente incremento del costo della vita, stia modificando il comportamento degli italiani nel consumo fuori casa. Stando agli ultimi dati di OPUS (On Premise User Study), l’indagine periodica sui consumatori di CGA by NIQ, quasi due persone su tre (62%) hanno riscontrato un aumento significativo delle proprie spese, mentre più della metà (52%) dichiara di spendere di più, rispetto a prima, per mangiare e bere fuori casa.

In questa situazione di crisi e di crollo del potere d’acquisto dei consumatori, più di un terzo di loro (34%) riconosce di aver ridotto il consumo di pasti o bevande in loco rispetto a tre mesi fa.

Spesa, frequenza, priorità e qualità della consumazione in loco

L’analisi OPUS di CGA by NIQ evidenzia tuttavia che la metà degli italiani non ha intenzione di modificare le proprie abitudini di consumo fuori casa. Il 36% degli intervistati, infatti, manterrà lo stesso budget nei prossimi tre mesi, il 35% pensa di spendere di più per mangiare e bere fuori, mentre un gruppo abbastanza ristretto di persone (16%) prevede di uscire più spesso di prima.

Frequentare bar e ristoranti per il 52% dei rispondenti è considerato un piacere alla propria portata. Inoltre il 31% dei consumatori italiani ammette che, in caso di riduzione della propria disponibilità economica, rimarrebbe una priorità assoluta, più importante di altre come l’acquisto di abbigliamento (28%) e le vacanze (21%).

Secondo i dati dell’indagine OPUS, ci sono poi alcune importanti differenze di comportamento in base all’età e alla collocazione geografica. Generalmente nel Bel Paese i giovani adulti nelle aree urbane sono la categoria che intende frequentare bar e ristoranti più spesso, a differenza degli over 55.

Un altro trend emerso dalla ricerca OPUS di CGA by NielsenIQ riguarda il rapporto tra frequenza di consumo fuori casa e la rispettiva spesa. In questo caso giocano un ruolo chiave la qualità e il prezzo; infatti, nonostante l’aumento dei costi, ben oltre la metà dei consumatori (57%) afferma di essere ancora disposto a pagare di più per un drink di qualità migliore.

Metodologia OPUS (On Premise User Study)

L’analisi OPUS di CGA by NIQ fornisce una vasta quantità di dati e insight che aiutano aziende produttrici, fornitori e operatori ad interpretare i trend principali, rispondere a domande su categorie, canali, occasioni e brand e ottimizzare le strategie di vendita e marketing nel settore On Premise.

La scheda sintetica di CGA by NielsenIQ

CGA by NielsenIQ è la principale società di consulenza per la misurazione, l’analisi e la ricerca nel settore On Premise che favorisce la crescita dei marchi di cibo e bevande di maggior successo al mondo. Con oltre 30 anni di esperienza e i migliori risultati di ricerca, dati e analisi, CGA è in una posizione unica per aiutare le aziende del settore On Premise a sviluppare strategie vincenti per la crescita.

CGA by NielsenIQ collabora con fornitori di alimenti e bevande, proprietari di marchi di consumo, grossisti, enti governativi e distributori per pub, bar e ristoranti per proteggere e plasmare il futuro dell’esperienza On Premise.

La sua missione è analizzare dati sui comportamenti del settore e insight di esperti per offrire ai marchi un vantaggio competitivo e garantire che il mercato che amiamo sia il più vivace possibile.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui

Stop ai dehors sul suolo pubblico: la risposta degli esercenti

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BELLUNO – Scade il 31 marzo la deroga che permetteva a bar e ristoranti l’occupazione di suolo pubblico a titolo gratuito per favorire il consumo ai clienti all’esterno del locale.  Al termine ultimo della fine del mese scatta perciò l’ultimatum: gli esercenti dovranno rinunciare agli spazi concessi in via temporanea, oppure potranno scegliere di mantenerli a fronte del pagamento di due euro e settanta centesimi al metro quadro su base giornaliera, come definito da regolamento del 2016.

La fine della deroga sui dehors

La risposta dei titolari non si fa attendere: per molti la riduzione della capienza dei dehors contribuisce alla mortificazione di un settore già in difficoltà.

Per approfondire l’argomento, riportiamo di seguito il video condotto da antennatre.

 

Patrizio Bertelli, Prada, compra all’asta lo storico Caffè dei Costanti di Arezzo per un milione e 600mila €

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arezzo prada costanti
Arezzo (immagine: Pixabay)

Patrizio Bertelli, amministratore delegato del Gruppo Prada insieme alla moglie Miuccia Prada, è il nuovo proprietario del Caffè dei Costanti di Arezzo, locale storico della città dove è nato il 6 aprile 1946. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicata sul portale dell’Ansa.

Bertelli è il nuovo proprietario del Caffè dei Costanti

AREZZO – La società immobiliare Peschiera che fa capo al patron di Prada, l’aretino Patrizio Bertelli, si è aggiudicata lo storico Caffè dei Costanti di piazza San Francesco ad Arezzo con un’offerta pari a un milione e 600mila euro partendo da una base d’asta di un milione e 350mila euro. L’offerta è stata giudicata la migliore da Banca Intesa proprietaria dell’immobile.

Secondo quanto si apprende mancano poche firme per completare la documentazione ma l’affare si può dire chiuso. Non ci conoscono ancora i nomi degli altri partecipanti all’asta.

Il Caffe dei Costanti, risalente ai primi dell’Ottocento e posizionato davanti alla Basilica di San Francesco dove si trovano gli affreschi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca, ha ospitato nel 1998 parte delle riprese de “La vita è bella” di Roberto Benigni.

Il locale è chiuso dall’autunno del 2021 e stando ad indiscrezioni riaprirà al termine dei lavori di risistemazione il prossimo settembre, la gestione dovrebbe rimanere in famiglia. Patrizio Bertelli ha acquistato nella stessa piazza altri due immobili storici, quello della ex farmacia del Cervo e il ristorante La buca di San Francesco prossimo alla riapertura e famoso per le frequentazioni di vip internazionali.

Coop: e al super di Bologna i fondi di caffè diventano fertilizzante

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Fondi di caffè (foto di Elias Shariff Falla Mardini da Pixabay)

I fondi di caffè e le bucce d’arancia avanzati a fine giornata verranno inseriti all’interno di un box dipinto dall’artista bolognese Hazkj, dove verranno trasformati in fertilizzante naturale utilizzato per la manutenzione delle aree verdi e degli orti. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Bologna Today.

Il progetto sostenibile con i fondi di caffè

VILLANOVA DI CASTENASO (Bologna) – Si chiama “Waste 2 Value” ed è stato inaugurato al centro commerciale Centronova a Villanova di Castenaso. E’ il progetto di economia circolare che trasforma gli scarti in risorse, nato dalla collaborazione Camst, Coop Alleanza e Comune di Castenaso, con la supervisione di Impronta Etica e la sponsorizzazione di ATERSIR.

L’obiettivo è la creazione di un modello di economia circolare per il recupero degli scarti alimentari attraverso la conversione in nuovi prodotti, visto che gli scarti alimentari generati, secondo le stime della FAO, ammontano a circa 1.3 miliardi di tonnellate l’anno, ossia un terzo di tutti gli alimenti prodotti a livello mondiale per il consumo umano, riferiscono.

Nei punti ristoro di Camst e di Coop posizionati all’interno del Centro Commerciale saranno quindi recuperati i fondi di caffè e le bucce d’arancia avanzate a fine giornata. La cooperativa sociale La Fraternità si occuperà di raccogliere gli scarti e di portarli all’esterno, dove una compostiera, inserita all’interno di un box dipinto dal giovane artista bolognese Hazkj, li trasformerà in ammendante, un fertilizzante naturale che, utilizzato per la manutenzione delle aree verdi del Centro e di alcuni orti gestiti da comunità locali, migliorerà le caratteristiche fisiche del terreno favorendo l’assorbimento di acqua e nutrienti.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui