lunedì 01 Dicembre 2025
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Rhea presenta Barista On-Demand, la prima coffee station a guida autonoma

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rhea barista
Barista On-Demand (immagine concessa)

MILANO – Rivoluzionare la coffee experience: questo è l’obiettivo di Barista On-Demand, la prima coffee station mobile sviluppata da Rhea Vendors Group e Neolix, che integra macchine da caffè automatiche in un veicolo a guida autonoma. Un vero e proprio “barista”, disponibile 7/24, pronto a servire un caffè di qualità on demand: con un semplice clic dall’app mobile, i consumatori possono infatti ordinare un caffè e riceverlo ovunque desiderino, a casa, al parco o in ufficio.

Rhea presenta Barista On-Demand

Un progetto di innovazione che porta l’eccellenza del made in Italy nel mondo e apre la strada a nuovi straordinari sviluppi nel settore della distribuzione automatica applicata alla guida autonoma.

Barista On-Demand valorizza la ricca tradizione del caffè italiano, mettendo le persone al centro di un’esperienza inclusiva, innovativa e sostenibile.

La coffee station è in grado di raggiungere i consumatori in qualsiasi luogo, confermando l’impegno di Rhea nella ricerca di soluzioni di hospitality innovative e all’avanguardia.

caffettiera rhea
La caffetteria su veicolo a guida autonoma Barista On-Demand (immagine concessa)

La partnership con Neolix Technologies, azienda cinese pioniera nel campo dei veicoli autonomi, ha come presupposto la collaborazione di entrambe le aziende per un futuro più automatizzato e sostenibile: Barista On-Demand è infatti alimentata da fonti di energia rinnovabili, mentre le macchine da caffè Rhea vantano tecnologie all’avanguardia nel mondo della distribuzione automatica.

“In un mondo in rapida evoluzione, vediamo il ritmo delle abitudini quotidiane accelerare a una velocità senza precedenti, richiedendo soluzioni in grado di soddisfare una domanda immediata. Questo progetto risponde proprio a questo cambiamento e offre una nuova prospettiva di smart mobility nel new retail. Non sono più le persone a muoversi per raggiungere i distributori di caffè, ma sono le caffetterie che, grazie alla tecnologia, raggiungono i consumatori”, afferma Yu Enyuan, fondatore e ceo di Neolix Technologies.

Enyuan aggiunge: “Siamo all’avanguardia nelle soluzioni di mobility globale e il nostro obiettivo non è solo quello di migliorare la mobilità, ma anche di potenziare i settori tradizionali, assicurando, ad esempio, che gli amanti del caffè ricevano un’esperienza soddisfacente on the go”.

“Con Barista On-Demand apriamo la strada a nuove prospettive di consumo. Questo progetto è il risultato emblematico della cooperazione imprenditoriale tra Italia e Cina verso l’innovazione e un nuovo modo di vivere l’ospitalità. Abbiamo unito il design italiano e i nostri 60 anni di esperienza nel settore del caffè, al potenziale innovativo di Neolix, per fornire una coffee experience di altissimo livello che guarda alle città del futuro.” ha dichiarato Andrea Pozzolini, ceo di Rhea Vendors Group.

Il primo prototipo di Barista On-Demand è stato presentato oggi al Ciie, China international import expo, la principale fiera cinese dedicata al commercio internazionale con la Cina, che si è aperta il 5 novembre a Shanghai.

La scheda sintetica di Rhea Vendors Group

Rhea Vendors Group, fondata da Aldo Doglioni Majer nel 1960, è tra i più importanti produttori al mondo di macchine da caffè. Da oltre sessant’anni, Rhea si contraddistingue per la forte impronta internazionale, design di altissimo livello, tecnologia all’avanguardia ed eccellenza del made in Italy.

Con headquarters e produzione in provincia di Varese e filiali in 9 paesi esteri, Rhea ha il vanto di diffondere la cultura del caffè in oltre 90 Paesi di tutto il mondo.

Da player del mondo del vending a precursore nell’utilizzo della distribuzione automatica nei settori del new retail, hotellerie e out of home, Rhea conferma la propria vocazione a interpretare e anticipare un mercato in continua evoluzione. Le nuove proposte di Rhea rivoluzionano il concetto dell’ospitalità, in contesti sia business che residenziali, con una proposta di valore per accrescere l’esperienza della pausa caffè.

Oasi iTierra!: il concept di Lavazza per la pausa caffè sostenibile arriva presso Randstad Box Milano

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Oasi iTierra! Lavazza
Il concept di area break Oasi iTierra! presso Randstad Box a Milano (immagine concessa)

MILANO – Per continuare a migliorare la pausa caffè nel mondo ocs e vending, Lavazza aggiunge un tassello importante al progetto Oasi iTierra!, portando la qualità che lo contraddistingue anche presso Randstad Box a Milano. Il progetto, avviato con l’installazione delle prime oasi nella biblioteca dell’Università Bocconi di Milano e successivamente a Camera – Centro italiano per la fotografia di Torino, è arrivato anche presso Randstad Box di Milano.

Lavazza introduce Oasi iTierra! all’interno di Randstad Box di Milano

Randstad Box è un luogo di coworking e colearning gratuito, un hub fisico di 1700 metri quadri dedicati ad una community prettamente giovane che trova qui un punto di riferimento per orientarsi, formarsi e crescere, sia come persone che come professionisti.

Lavazza conferma così la volontà di voler trasformare il modo in cui viene vissuto il momento di break nel mondo dell’ocs e del vending, non solo offrendo un prodotto di qualità, ma facendo immergere il consumatore in uno spazio nuovo e ingaggiante, che consenta di distaccarsi dal momento di studio o di lavoro; uno spazio tecnologico e attento alla sostenibilità che possa offrire la migliore coffee experience Lavazza.

Il progetto che unisce socializzazione e attenzione alla natura

È con questi presupposti che è nato Oasi iTierra!, un progetto innovativo che offre soluzioni differenzianti e appaganti per poter godere di un ambiente unico nel suo genere che è stato progettato e pensato per garantire qualità e momenti di socializzazione con attenzione alla natura.

Oasi iTierra! lavazza
Oasi iTierra! (immagine concessa)

All’interno di queste aree si possono gustare le capsule compostabili* per vending machine Lavazza Blue iTierra! For Planet Espresso Bilanciato, che rappresentano l’unione tra qualità e attenzione alla sostenibilità.

Anche nella proposta di prodotto, la volontà è stata quella di optare per una soluzione allo stesso tempo consapevole e di valore. Nelle Oasi iTierra! l’attenzione alla sostenibilità è presente sia nel prodotto offerto sia nella struttura dell’oasi stessa: spazi dal design contemporaneo modulabili e integrabili in qualsiasi ambiente lavorativo, composti a partire da materiali naturali, senza plastica o resine ma utilizzando solo legno, cemento e vetro, materiali che rendono le oasi vere e proprie “aree break verdi” che creano un’atmosfera tropicale, dotate di purificatori d’aria, diffusori di aromi e ricche di piante e verde “vivo”.

Anche in questo caso Lavazza si è affidata alla società di progettazione integrata Progetto CMR per ideare soluzioni flessibili, efficienti e sostenibili dall’alto valore aggiunto. L’Oasi ¡Tierra! è stata installata presso Randstad Box grazie al coinvolgimento di IVS Group, azienda leader nella distribuzione automatica.

L’impegno per la sostenibilità

Attraverso l’installazione delle aree break, Lavazza si impegna a piantare più di 1.000 alberi in diverse parti del mondo a supporto di progetti di riforestazione in collaborazione con Tree-Nation.

Con la prima Oasi iTierra! a Milano sono già stati piantati 1.300 alberi a supporto del progetto “Eden Reforestation Projects” in Mozambico, mentre con la seconda Oasi ¡Tierra! a Camera Torino sono stati piantati 1.300 alberi a supporto del progetto “Conserve Natural Forests” in Thailandia.

Grazie a Randstad Box di Milano verranno aggiunti ulteriori 1.300 alberi a supporto del progetto di riforestazione “Amazon Windshields” in Bolivia.

A sostegno del progetto Oasi iTierra! Lavazza ha stretto una media partnership con Lifegate, che ha dedicato una puntata speciale del podcast “Lifegate – News dal Pianeta Terra” (ascoltabile su Spotify) ad ognuna delle Oasi ¡Tierra!, le quali diventano per l’occasione anche location d’eccezione della registrazione.

Presso le Oasi ¡Tierra! sono state, infatti, registrate una serie di puntate di approfondimento con ospiti d’eccezione sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile previsti da Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Per coinvolgere ed ingaggiare i consumatori, all’interno dell’area, è stato realizzato anche un pannello interattivo che propone diversi contenuti sul mondo Lavazza ¡Tierra! e guida alla sua scoperta, semplicemente inquadrando un QR code.

* Capsule compostabili certificate per il compostaggio industriale secondo lo standard EN 13432:2000 da Tuv Austria. Non gettare le capsule nei sistemi di compostaggio domestico o nella natura, le capsule necessitano di un trattamento industriale. Getta la capsula nella raccolta dei rifiuti alimentari (umido), se presente. Verificare sempre con il proprio Comune le regole per lo smaltimento dei rifiuti compostabili. Ci possono essere limiti sulla tipologia di prodotti che gli impianti di compostaggio possono trattare.

La scheda sintetica del Gruppo Lavazza

Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni.

Il Gruppo è oggi tra i principali protagonisti nello scenario globale del caffè, con un fatturato di oltre 2,7 miliardi di euro e un portfolio di marchi leader nei mercati di riferimento come Lavazza, Carte Noire, Merrild e Kicking Horse.

È attivo in tutti i segmenti di business, presente in 140 mercati, con 8 stabilimenti produttivi in 5 Paesi e circa 5.500 collaboratori in tutto il mondo. La presenza globale è frutto di un percorso di crescita che dura da oltre 125 anni e gli oltre 30 miliardi di tazzine di caffè Lavazza prodotti all’anno sono oggi la testimonianza di una grande storia di successo, per continuare a offrire il miglior caffè possibile in qualsiasi forma, curando ogni aspetto della filiera, dalla selezione della materia prima al prodotto in tazza.

Il Gruppo Lavazza ha rivoluzionato la cultura del caffè grazie ai continui investimenti in Ricerca e Sviluppo: dall’intuizione che ha segnato il primo successo dell’impresa – la miscela di caffè – allo sviluppo di soluzioni innovative per i packaging; dal primo espresso bevuto nello Spazio alle decine di brevetti industriali sviluppati.

Un’attitudine a precorrere i tempi che si riflette anche nell’attenzione rivolta al tema della sostenibilità – economica, sociale e ambientale – considerata da sempre un riferimento per indirizzare la strategia aziendale.

“Awakening a better world every morning” è il purpose del Gruppo Lavazza, che ha l’obiettivo di creare valore sostenibile per gli azionisti, i collaboratori, i consumatori e le comunità in cui opera, unendo la competitività alla responsabilità sociale e ambientale.

Filicori Zecchini promuove la campagna di preordine per i panettoni dei grandi maestri fino al 1° dicembre

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Il panettone arancio e cioccolato (immagine concessa)

BOLOGNA – Dalle due torri al mondo: una storia di passione per la qualità nata nell’ottobre del 1919 quando Aldo Filicori e Luigi Zecchini aprirono una bottega di caffè, in pieno centro storico di Bologna. Il loro obiettivo era offrire la migliore qualità possibile, quella “senza compromessi”. Primo passo la ricerca delle migliori varietà di caffè verde e lo studio di una tostatura sempre perfetta.

Il loro sogno si è realizzato, Filicori Zecchini è un caffè diffuso e apprezzato da consumatori, baristi, pasticceri e chef in tutto il mondo: il marchio è oggi presente in 43 paesi.

La stessa passione per la qualità ha visto l’azienda Filicori Zecchini impegnata anche in importanti collaborazioni con il mondo dell’alta pasticceria: al fianco delle più prestigiose organizzazioni di settore (Accademia maestri pasticceri italiani, Federazione internazionale di pasticceria gelateria cioccolateria, Compait) e delle migliori scuole di formazione al fine di incentivare i giovani talenti e promuovere l’alto valore della pasticceria italiana.

A Natale 2023, per offrire la possibilità di degustare un panettone di alta pasticceria appena sfornato, Filicori Zecchini ha selezionato grandi maestri pasticceri: Denis Dianin, Tommaso Foglia, Salvatore Gabbiano, Paolo Griffa e Luca Montersino. E promosso una campagna di pre-ordine terminerà il 1° dicembre.

Per garantire il massimo della freschezza questi prodotti artigianali di alta pasticceria verranno preparati nei primi giorni di dicembre e spediti in tempo per il Natale.

Dalla classica ricetta con uvetta e canditi, che affonda le sue radici nel “Pan del Ton” della tradizione Milanese alle infinite versioni di alta pasticceria proposte dai maestri pasticceri: una vasta selezione di gusti da Filicori Zecchini per soddisfare ogni palato.

I 5 maestri pasticceri selezionati da Filicori Zecchini sono veri artisti nella creazione di panettoni straordinari.

panettone filicori zecchini
Il panettone alla gianduja (immagine concessa)

Ogni panettone è il risultato di anni di ricerca, esperienza e passione per la pasticceria tradizionale italiana, per garantire un gusto autentico e irresistibile. I panettoni sono il regalo ideale per amici, familiari e colleghi.

Confezionati con cura in eleganti scatole regalo, sono pronti a essere consegnati come un dono che esprime affetto e celebra l’amore per la tradizione natalizia italiana.

La biografia dei maestri

Denis Dianin

Pasticcere di fama internazionale, Denis Dianin nasce e cresce in provincia di Padova. Dopo un percorso di studi e lavoro nel campo dell’automazione industriale e robotica, capisce che la sua vera passione è la pasticceria, così si rimette a studiare: la chimica per l’utilizzo dei lieviti, le materie prime essenziali per il mondo della pasticceria, partendo dal confronto con i mulini della sua zona per conoscere la struttura delle farine.

Nel 1999, dà vita alla sua prima attività, un format nuovo che unisce pizzeria d’asporto, pasticceria, gelateria e cioccolateria; nel 2005 nasce la d&g patisserie. Nel 2008 si inventa l’innovativo panettone in vasocottura che gli frutta molti riconoscimenti e nel 2018 nasce Invero, un marchio dedicato ai prodotti in vetro: non solo lievitati, ma anche succhi di frutta, estratti e altri prodotti in vaso.

I riconoscimenti non tardano ad arrivare, il suo è un successo che mette d’accordo colleghi, clientela e stampa di settore. Diventa maestro Ampi (Accademia maestri pasticceri italiani) nel 2014, di cui oggi è membro del direttivo, e nel 2020 entra a far parte dell’Accademia dei maestri del lievito madre e del panettone italiano.

Denis Dianin è anche docente di pasticceria in prestigiose scuole italiane ed estere, tra cui spiccano Cast Alimenti e Università del Gusto.

Tommaso Foglia

Noto al grande pubblico televisivo-gastronomico per essere dal 2022 uno dei giudici di Bake-off Italia, Tommaso Foglia è nato a Nola (Na) nel 1990 e deve la sua grande passione per i lievitati all’infanzia trascorsa nel panificio di famiglia. Ancora minorenne, nel 2007, si trasferisce a Sant’Agata Sui Due Golfi per entrare nella celebre cucina del Don Alfonso 1890, 2 stelle Michelin; poi passa al Ristorante Baby a Roma e Le Sirenuse di Positano, in cui si occupa della pasticceria.

Nel 2011 torna a Sant’Agata Sui Due Golfi come pastry chef presso Maison Iaccarino. Da lì si mette in viaggio: prima è a La Mamounia Palace Hotel di Marrakech, poi negli Emirati Arabi per l’apertura del Don Alfonso Dubai, al Wiltshire presso il Whatley Manor, in Irlanda presso il due stelle Michelin Patrick Guillbaud. Torna in Italia, nel 2017, e precisamente presso il Ristorante I Portici, una stella Michelin. Nel 2018, si sposta a Lavello, presso San Barbato Resort di Lavello, dove è Executive Pastry chef.

Numerosi sono i premi e le menzioni guadagnati grazie al suo talento: è Premio Emergente Pastry Chef 2020 under 30, poi Maestro dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, Primo posto al 1° Trophée international du café gourmande (12 novembre 2021) e pasticciere dell’anno per la Guida Pasticceri & Pasticcerie 2022 del Gambero Rosso.

Salvatore Gabbiano

Estro e passione partenopea, grande dedizione e impegno: sono questi gli ingredienti che caratterizzano il percorso di successo di Salvatore Gabbiano nel mondo dell’alta pasticceria.
Dal 1994 fa parte dell’Associazione Pasticcieri Napoletani. Nel marzo del 2006 raggiunge uno dei più ambiti traguardi per un pasticcere in Italia: è tra i maestri della prestigiosa Accademia Maestri Pasticceri Italiani.

In TV partecipa a La vecchia fattoria, Festa italiana, 30 ore per la vita, La vita in diretta. Nel 2004 è nella squadra di pasticceri che dà vita al Presepe in cioccolato più grande del mondo per Eurochocolate Christmas di Napoli.

Ha una vera passione per i grandi lievitati, che lo porta a competere e vincere in numerose occasioni. Nel 2015 a Torino partecipa a “Una mole di panettoni” e vince il primo premio per miglior panettone creativo. Nel marzo 2016 partecipa a “La primavera è dolce”, primo evento sulla Colomba, organizzato da Stanislao Porzio, e vince il primo posto come “Migliore Colomba Tradizionale”.

Nel 2016 entra a far parte del gruppo di pasticceri di “Notte dei maestri del Lievito Madre” che ha l’obiettivo di destagionalizzare il panettone di qualità, per renderlo disponibile in ogni periodo dell’anno. A ottobre del 2019, durante Host Milano, riceve il “premio della critica” come miglior panettone del Mondo, in occasione della prima edizione del “Panettone World Championship”.

Paolo Griffa

Piemontese, giovanissimo e con un percorso di grandi successi nel mondo della cucina, quello che forse non tutti sanno di Paolo Griffa è che ha iniziato la sua carriera nel mondo della cucina proprio con i dolci.

Ricerca costante, molti viaggi, curiosità e tanto studio delle tecniche, abbinamenti di sapori e consistenze, grande attenzione per il dettaglio ma anche tanta voglia di giocare e stupire sono questi gli ingredienti che mette nella sua pasticceria. E da questi parte per dare vita, nel 2022 ad Aosta, Al Caffè Nazionale il progetto di ristorazione e pasticceria di Paolo Griffa, che tra gli innumerevoli riconoscimenti è anche Maestro dell’Accademia maestri pasticceri italiani.

La sua passione però ha origini molto lontane, inizia come aiutante di mamma e nonna, si forma all’Istituto alberghiero Giovanni Giolitti di Torino, si diploma con il massimo dei voti e così si guadagna l’accesso alle cucine del Combal.Zero a Rivoli, poi lo Chateaubriand a Parigi, Studio a Copenhagen. Appena maggiorenne è già sous chef al Piccolo Lago, due stelle Michelin sul lago di Mergozzo.

Poi in Francia a Chaudes-Aigues dove entra a far parte della brigata di Serge Vieira, due stelle Michelin. Entra nel team Bocuse d’Or Australia per la finale 2017. Nello stesso anno si sposta a Courmayeur e due anni dopo, nel 2019, arriva la prima stella Michelin.

Luca Montersino

Un percorso eclettico e ricco di successi. Luca Montersino è stato chef presso noti ristoranti, consulente di molte aziende, docente e direttore didattico, personaggio televisivo, food manager e autore di 22 libri di cucina di grande successo. La sua carriera è caratterizzata da tenacia, impegno instancabile e un’ineguagliabile passione per la qualità, valori che condivide con Filicori Zecchini, di cui è Brand Ambassador dal 2021.

In pasticceria è un innovatore: nel 2004 ha aperto ad Alba il suo primo laboratorio, “Golosi di Salute”, anticipando il concetto di pasticceria salutistica, adatta a tutti, una golosa pasticceria del “senza”. Negli stessi anni diventa protagonista di numerosi programmi televisivi, tra cui “Peccati di Gola” e “Accademia Montersino,” trasmessi su Alice TV.

La sua capacità di comunicare e trasmettere la sua passione per la cucina lo ha reso un volto familiare nelle case degli spettatori e un punto di riferimento per appassionati di gastronomia in tutto il mondo.

Nel 2020, insieme a Romina Imbrescia, sua collaboratrice e socia, ha lanciato “lucamontersino.com,” la prima web school interattiva al mondo. Questa innovativa piattaforma consente a professionisti e amatori di accedere ai suoi corsi e di apprendere da uno dei maestri della cucina e della pasticceria in modo interattivo e coinvolgente.

Iginio Massari fra i premiati della Coppa d’Oro al Palazzo Gotico di Piacenza, 09/11

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Iginio Massari costa panettoni
Il maestro pasticciere Iginio Massari (foto Pasticceria Massari)

La quindicesima edizione del premio Coppa d’Oro si svolgerà il 9 novembre a Palazzo Gotico. Al termine, l’assegnazione del premio a Iginio Massari, Silvia Zanardi, Angelo Barone, Eugenia Carfora e Michele Serra. Il trofeo è stato realizzato dalla scultrice Marisa Montesissa. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul quotidiano Piacenza Sera.

Il premio Coppa d’Oro a Iginio Massari

PIACENZA – La quindicesima edizione del premio Coppa d’Oro, evento organizzato da Consorzio di Tutela Salumi Dop Piacentini, Consorzio Salumi tipici piacentini, Consulta Distretti del cibo in collaborazione con il Comune di Piacenza e la Camera di Commercio dell’Emilia e col patrocinio del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e delle Forest, si svolgerà giovedì 9 novembre a Palazzo Gotico.

Alle 16 è prevista l’apertura con i saluti di Roberto Belli, direttore del Consorzio di Tutela Salumi Dop Piacentini, a seguire quelli istituzionali della sindaca Katia Tarasconi, della presidente della Provincia Monica Patelli, del prefetto Daniela Lupo e del vicepresidente della Camera di Commercio dell’Emilia Filippo Cella.

Si apre poi il convegno, che avrà come relatori l’europarlamentare Paolo De Castro (in collegamento da Bruxelles), Roberta Garibaldi docente all’Università di Bergamo e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, il pasticciere Iginio Massari, Alex Revelli Sorini professore all’Università San Raffaele di Roma nel corso di laurea in Scienze dell’alimentazione e gastronomia, Angelo Barone presidente della Consulta nazionale dei Distretti del cibo, il giornalista Michele Serra, Eugenia Carfora dirigente dell’Istituto “Francesco Morano” di Caivano (in collegamento), Silvia Zanardi campionessa di ciclismo e Alessio Mammi assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna.

Conduce la tavola rotonda il conduttore radiotelevisivo Rai Nicola Prudente (detto Tinto). Al termine, l’assegnazione del premio Coppa d’Oro 2023 a Iginio Massari, Silvia Zanardi, Angelo Barone, Eugenia Carfora e Michele Serra. Il trofeo è stato realizzato dalla scultrice Marisa Montesissa.

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Ernesto Illy International Coffee Award 2023: ecco chi sono gli esperti della giuria

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Il logo Ernesto Illy International Coffee Award 2023 (immagine concessa)

TRIESTE – illycaffè annuncia i nomi della giuria che deciderà il vincitore del premio “Best of the best” dell’Ernesto Illy International Coffee Award 2023. I giurati si incontreranno il 16 novembre prossimo a New York per degustare i caffè scelti dai laboratori di qualità illycaffè, che durante l’anno hanno analizzato i campioni del raccolto 2022/2023 e selezionato i migliori lotti e produttori, basandosi sia su parametri qualitativi che di sostenibilità dell’azienda.

La giuria dell’Ernesto Illy International Coffee Award 2023

27 sono i produttori, 3 per paese, provenienti da Brasile, Costa Rica, El Salvador, Etiopia, Guatemala, Honduras, India, Nicaragua e Ruanda, che si sono guadagnati l’accesso alla finale dell’ottava edizione dell’Ernesto Illy International Coffee Award, il premio intitolato alla memoria di Ernesto Illy, figlio del fondatore dell’azienda, che celebra oltre tre decenni di collaborazione virtuosa con i produttori.

La giuria internazionale è composta da 3 degustatori professionisti, 3 chef internazionali, 3 giornalisti esperti. Una combinazione di esperienze multidisciplinari che, unite, potranno cogliere le complesse sfumature dei caffè che illy considera i migliori al mondo, per scegliere il “Best of the best”.

La giuria quest’anno è composta dalla degustatrice professionista guatemalteca Silvia Escobar; dal presidente della Federação dos Cafeicultores do Cerrado, il brasiliano Glaucio De Castro e dalla direttrice del laboratorio di qualità CoffeeLab, l’indiana Sunalini Narayan Menon.

Saranno affiancati dallo chef Ricard Camarena, al quale sono state attribuite due stelle Michelin e una stella verde per il suo impegno verso la sostenibilità nel suo Ricard Camarena Restaurant di Valencia, gli americani Carrie e Rupert Blease che dirige il ristorante Lord Stanley di San Francisco, insignito di una stella Michelin e Andrea Aprea, chef che si è guadagnato una stella Michelin nel ristorante che porta il suo nome a Milano; la scrittrice e giornalista francese Adelaide de Clermont-Tonnere, caporedattrice del magazine Point de vue; Inga Griese, fondatrice e caporedattrice di ICON, il supplemento sullo stile del quotidiano tedesco Welt Am Sonntag; Angelina Villa Clarke, giornalista che scrive per le più importanti testate inglesi, fra le quali Forbes.

Anche i consumatori saranno invitati a testare i 9 caffè finalisti e ad esprimere la loro preferenza attraverso una serie di degustazioni cieche organizzate nei flagship illy di tutto il mondo nelle settimane precedenti il premio. Il caffè più votato dai consumatori vincerà il premio “Coffee lovers’ choice”.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica al mondo.

Ogni giorno vengono gustate 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Dal 2013 illycaffè è inoltre una delle World Most Ethical Companies.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 125 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 25 paesi del mondo.

Nel 2021 Rhône Capital è entrato nel capitale di illycaffè con una quota di minoranza per accompagnare l’azienda nella crescita internazionale. Nel 2022 illycaffè ha impiegato 1230 persone e ha generato un fatturato consolidato pari a €567,7 milioni. La rete monomarca illy conta 190 punti vendita in 34 Paesi.

Caffè Camardo lancia la nuova brand identity con cialde e capsule differenti

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Il nuovo marchio di Caffè Camardo (immagine concessa)

RIPALIMOSANI (Campobasso) – L’azienda Caffè Camardo apre un nuovo capitolo della sua storia con una nuova identità di marca, unica nel suo genere, moderna e adatta all’era digitale, dotata di una forte personalità, che la rende differente in un mercato molto competitivo come quello del caffè. La nuova brand identity racconta fedelmente i valori aziendali di Camardo: innovazione, know-how, legame al territorio, ricerca costante dell’eccellenza, anima italiana e vocazione internazionale.

Il nuovo marchio

Il nuovo marchio di Caffè Camardo, grazie ai suoi tratti vintage e ai colori più caldi, consolida l’identità storica e il legame alla tradizione, mantenendo una forte riconoscibilità attraverso le caratteristiche linee ovali del brand aziendale.

Il nuovo pay off Caffè d’eccellenza racconta la mission aziendale e racchiude la promessa di marca: creare per tutti un caffè di vera eccellenza italiana.

Il nuovo design delle confezioni si caratterizza grazie alle originali illustrazioni create esclusivamente per Camardo, che rivestono i pack di personalità, energia e positività.

“Abbiamo disegnato dei volti immaginari per ogni linea di prodotto e per ciascun canale di consumo, business e consumer, grazie ai quali le confezioni si sono caricate di fascino e bellezza. L’idea nasce dalla volontà aziendale di umanizzare i prodotti, trasferendo loro una forte personalità e identità che racconta i valori in cui crediamo,” afferma Antonella Camardo.

Il nuovo stemma, Camardo – Torrefattori in Molise dal 1951, custodisce l’anima dell’azienda, sottolinea e testimonia il profondo attaccamento alle radici e al territorio che la famiglia Camardo ha sempre dimostrato di conservare nel tempo, oltre a veicolare la sua identità italiana nel mondo.

camardo prodotto
Le linee di prodotto (immagine concessa)

“Caffè Camardo è una torrefazione che ha creduto sempre nel vero saper fare italiano conservandolo in tutta la filiera produttiva e trasferendolo a tutti professionisti del mondo caffè” afferma Giuseppe Camardo, titolare dell’azienda. “Vogliamo che la nuova identità d’immagine affermi questo concetto e che tutti i clienti si sentano parte del mondo Camardo e dei nostri successi aziendali”.

Nuovo sito web

Camardo crea anche un nuovo sito web in linea con la nuova corporate image, che raccoglie in un’unica piattaforma sia il sito istituzionale che lo shop in linea, e costruito per una navigazione personalizzata, una per il canale business e l’altra per il canale consumer.

Le novità di prodotto

Nuovi gusti di cialde e capsule, nuove proposte in grani per i coffee lover che desiderano macinare in casa, nuovi formati maxi per ridurre l’impatto ambientale delle nostre confezioni, una linea di caffè premium certificata biologica e Fairtrade, e, per chi ancora non l’ha scoperta, una capsule collection dedicata al Molise.

La linea “Oltre al caffè”, inoltre, include tutte le nuove proposte di bevande firmate Camardo, come il Ginseng rosso, la linea d tè e infusi biologici, la cioccolata in tazza di pregiato cacao olandese, la birra artigianale, insieme ai prodotti gourmet: praline cunesi, cioccolatini fondenti e al latte, il Pan Dolce al caffè, ed altro ancora da scoprire.

La campagna di lancio

La nuova immagine di marca verrà lanciata su canali off line, come fiere ed eventi di settore e canali digitali attraverso campagne social e web.

La scheda sintetica di Caffè Camardo

Da più di 70 anni Camardo, nel suo stabilimento di oltre 2.000 metri quadrati, nel cuore del Molise, crea miscele di alta qualità per l’Italia e per l’estero, destinate ai canali horeca e retail, utilizzando un metodo di lavorazione e conservazione a basso impatto ambientale e ad alta tecnologia. Nel suo spazio dedicato alla formazione, l’ Accademia Camardo, valorizza la cultura del caffè attraverso corsi per baristi e coffee lover.

Per scoprire di più su Caffè Camardo basta cliccare qui. 

Cioccolatieri ghanesi ed ivoriani si sfidano ad Abidjan: il contest sulla qualità

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costa avorio cacao abidjan
La bandiera della Costa d'Avorio

Uno degli obiettivi di questa iniziativa vuole essere un pretesto per avviare un dibattito sugli standard di produzione del cioccolato definiti dai mercati europei, affinché i Paesi produttori dell’Africa non si accontentino più di essere fornitori di cacao ma creatori di cioccolato. La sfida ad Abidjan è cominciata il 2 novembre e si protrarrà fino al 5. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Africa Rivista.

La sfida tra i cioccolatieri ghanesi ed ivoriani ad Abidjan

ABIDJAN (Costa d’Avorio) – Cioccolatieri del Ghana e della Costa d’Avorio, i due principali produttori di cacao, si affrontano in un’inedita competizione, dal 2 fino al 5 novembre.

La sfida è organizzata da un artigiano cioccolatiere, Alain Kablan Bushon Porquet, titolare del noto Bushman caffè e hotel ad Abidjan.

Il vero obiettivo di questa iniziativa, che coincide con la chiusura del Salone del cioccolato di Parigi, vuole in realtà essere un pretesto per avviare un dibattito sugli standard di produzione del cioccolato definiti dai mercati europei, affinché i Paesi produttori dell’Africa non si accontentino più di essere fornitori di cacao ma creatori di cioccolato pregiato, si spiega in un comunicato stampa dell’organizzazione.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Riccardo Schiavi, La Pasqualina: “Offrire un caffè è come dare un’esperienza al cliente, ma il bar in Italia non è ancora valorizzato”

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Riccardo Schiavi, titolare de La Pasqualina (foto concessa)
Riccardo Schiavi, titolare de La Pasqualina (foto concessa)

MILANO – La Pasqualina è un veterano della Guida del Gambero Rosso, più volte premiato come miglior bar dell’anno, questa edizione tra i 5 finalisti e quindi tra i migliori in Italia. La ricerca di qualità e sostenibilità sembra essere una caratteristica intrinseca di questo luogo che dentro di sé ospita diverse anime, dalla caffetteria alla pasticceria, alla gelateria, dalla torrefazione all’agricoltura.

La Pasqualina: cosa c’è dietro questi 3 chicchi e 3 tazzine mantenuti solidi e in alto per tutti questi anni?

Riccardo Schiavi prova a dare una risposta: “Partiamo dal presupposto che credo che si debba fare sempre meglio. Se c’è una cosa di cui vado fiero è che La Pasqualina è sempre in azione, con pregi e difetti. La perfezione non esiste.

Evolviamo continuamente il nostro modo di lavorare, alla ricerca dell’eccellenza che
non si raggiunge mai. Soltanto nel pensare di averla raggiunta, si smette di voler crescere.

La Pasqualina di Almenno San Bartolomeo, nella sala camino (foto concessa)

La locanda fondata da Zia Pasqualina si era trasformata, con l’aiuto dei miei nonni, in una trattoria seguendo la passione famigliare del tennis. Poi con i miei zii negli anni ’80, è diventata una gelateria.

Io rappresento la quarta generazione de La Pasqualina, che ho trasformato in modo da tenerla in attività in tutte le stagioni, con l’aggiunta di altri prodotti come la cioccolata calda, il tè in foglia (siamo arrivati oggi ad averne in menu 80 varietà), la pasticceria e oggi tutto ciò che si trova in vetrina è prodotto al 100% da noi ad eccezione del vino e proprio del tè.

Ovviamente lavoriamo con un metodo frutto di anni di studi sul campo: siamo molto attenti a quello che producano e alla selezione degli ingredienti. Sento molto la responsabilità nei confronti dei miei clienti, nell’offrire prodotti buoni anche da un punto di vista nutrizionale, affinché inquinino l’organismo il meno possibile.”

Parlando della cura per i prodotti, neppure il caffè non è lasciato al caso. A La Pasqualina addirittura lo tostate: quali origini trattate, come le tostate?

Il caffè La Pasqualina (foto concessa)

“Ho ereditato dai miei nonni l’arte dell’accoglienza e il concetto della miscela mi era già ben noto. Volendo preparare prodotti personalizzati, anche il caffè non poteva sfuggire a questa logica.

Circa otto anni fa, ho scoperto una monorigine etiope molto acida e fruttata di cui mi sono innamorato: ho provato ad inserirla ne La Pasqualina, ma non è piaciuta per nulla.

Allora abbiamo fatto un passo indietro e, dopo diverse prove nella nostra torrefazione, abbiamo intrapreso un percorso differente.

In Italia purtroppo non c’è tanto caffè buono. Io do l’input al mio torrefattore, con cui lavoriamo anche una Robusta di ottimo livello e abbiamo studiato insieme un blend di un Etiopia, Columbia, Brasile e India , a tostatura media.

Ho notato che a Bergamo va molto bene. Con diverse prove ho imparato che bisognava
dare modo alle persone di abituarsi a questa nota acida e ad apprezzarla.

Ma la qualità resta la priorità: ad esempio siamo tra i pochissimi a mettere nel menù la dicitura “caffè fresco” (non più di 20 giorni dalla tostatura). Consumiamo circa 3 chili al giorno per locale”.

Il prezzo è un problema?

“Purtroppo la caffetteria, pensando soprattutto al cappuccino con brioche, non è valorizzata. Le persone dicono “eh ma il caffè è il caffè e non può costare più di tanto”. Questo è un tratto culturale tutto italiano.

A queste persone vorrei chiedere che cosa riescono ad acquistare altrove con 1 euro e 30. Voglio la lista: nemmeno le caramelle riuscirebbero a comprare.

Il punto è che offrire un caffè – almeno per come la vediamo noi – significa studiarne l’aroma, calibrarne la tostatura, fino ad offrire al nostro cliente un’esperienza che, anche se dura solo 5 minuti, deve lasciare il segno per tutta la giornata.

Questo purtroppo non è sempre facile da spiegare e tantomeno da comprendere, ma chi sceglie di venire da noi ogni giorno ha ormai capito ciò che gli offriamo e il valore di
ciò che ci sta dietro.

Mi piacerebbe in futuro che questo fosse compreso da tutti in Italia, valorizzando una
delle bevande che ci ha reso famosi nel mondo.

So che dico cose impopolari ed è chiaro che gradualmente dovremmo tutti insieme noi ristoratori aumentare il prezzo.

Il problema non è tanto il costo del caffè, ma tutto quello che va pagato attorno alla
tazzina.

Il macchiato non può costare ad esempio quanto il caffè normale, in parte per l’impiego del latte, ma soprattutto per l’operatore che dietro al bancone deve gestire la macchina e la preparazione.

Ricordiamoci che mediamente il costo del personale incide per il 40% sul fatturato.”

Ma voi avete comunque dovuto alzare il prezzo del caffè? È stato un problema per i clienti de La Pasqualina?

“Per il momento siamo già da 6 mesi sull’euro e 30. Qualcuno ha notato l’aumento, ma ad un certo punto la gente capisce il motivo dietro il rincaro.

In ogni caso sono dell’opinione che da qui in avanti non sarà il prodotto di qualità, ma il servizio, ad essere il vero valore aggiunto per un locale.”

Avete pensato di giocare un po’ con il caffè da La Pasqualina?

“Abbiamo provato qualche mese a servire mono-origine ed estrazioni alternative, ma abbiamo talmente tante cose da gestire che attualmente non è sostenibile specializzarci così tanto.

Usiamo l’espresso nel gelato e proponiamo anche il ‘caffè La Pasqualina’, cioè una tazzina con un piattino di nostri dolcetti a 5/6 euro.

Prepariamo anche una pralina con la polvere di caffè, vendiamo i pacchetti per casa con un macinatore dedicato per la giusta estrazione.

Abbiamo anche ‘il caffè del centenario’, un espresso con il gelato al fior di latte, crema di mandorla e una spolverata di crumble.”

Sostenibilità, un capitolo importante oggi, anche per la Guida del Gambero Rosso

“Abbiamo un’azienda agricola da 17mila metri, più di 200 piante da frutto, circa 400 piante di piccoli frutti, una serra da 800 metri quadrati in cui si coltivano zucchine verdi e gialle, peperoni, finocchi, patate, pomodori di 4 tipi, angurie, meloni e anche qualcosa di più.

Ho tre persone che ci lavorano.

Ecco, qui si capisce cosa sia la sostenibilità.

Tenere conto di questa azienda significa dover gestire un’altra attività parallela: bisogna considerare il terreno, occuparsi dei prodotti con fatica, fare esperienza anche
sugli errori e mettere in conto delle perdite.

Ho visto le piantagioni del caffè nelle fazendas in Brasile e ho capito che per far un buon frutto ci vuole buona terra, il giusto clima e soprattutto manodopera.

Tutto quello che coltiviamo lo impieghiamo poi nei nostri locali e per i nostri clienti.

Dall’Orto di Lalli (foto concessa)

Semplicemente proponiamo nel menù, una crostata di frutta fresca biologica colta in giornata: questo si trova da La Pasqualina. Per diventare biologica abbiamo dovuto affrontare diversi anni di iter burocratici per ottenere la certificazione. Abbiamo persino inserito tra la coltivazione le coccinelle per eliminare gli afidi, evitando l’uso di pesticidi chimici.

Abbiamo settato 80 kilowatt come potenza, investendo sui pannelli fotovoltaici che oggi fanno anche da tettoia per i nostri posti macchina. Insomma, il concetto della circolarità deve guidare quando si parla di sostenibilità.

E la sostenibilità passa anche dal fare ‘cultura del cibo’. Periodicamente apriamo l’azienda per fare educazione attraverso i laboratori per i bambini.

“Educando i miei figli ho educato me stessa”: così ha scritto mia madre nella dedica di un suo libro. Credo molto in questo principio: spiegando ai più piccoli, impariamo anche noi.

Tornando a parlare di sostenibilità: mio figlio, 7/8 anni fa, mentre ci lavavamo i denti, ha chiuso l’acqua per dirmi “papà, non sprechiamone”.

Cosa c’è di più bello nella vita di quando un figlio ti riprende per qualcosa di giusto?

Qualche anno fa, prima del Covid, avevo deciso di dedicare dei pomeriggi alla pulizia delle zone comuni di aree del paese in cui abbiamo la nostra sede. Io e i miei dipendenti ci siamo organizzati, invitando anche i clienti a seguirci.

Purtroppo, l’adesione è stata davvero bassa. Una piccola delusione, ma mi ha fatto capire che c’è ancora tanta strada da fare e che quella che stiamo percorrendo è quella giusta.”

Personale e modello della caffetteria

“Uscendo dal solito stereotipo dei giovani che non hanno voglia di lavorare, di base bisogna dire questo: il mondo del food si sta evolvendo.

Al posto delle librerie aprono ovunque dei nuovi locali di cibo: quindi facendo i calcoli, i lavoratori sono ancora 100, ma i negozi sono diventati 200. Per questo si fa fatica a coprire con il personale tutte queste attività.

A questo punto ci si deve fare delle domande di altro genere: abbiamo sempre tenuto aperto perché così si pensava di dover fare. Ma di bar ce ne sono tantissimi e allora, perché non rifare i conti?

Conviene davvero tenere aperto anche nelle fasce orarie in cui non viene nessuno? Per queste ragioni, nel locale ad Almenno, il lunedì, il martedì e il giovedì apriamo alle 7 del mattino, ma in inverno chiudiamo alle 20 invece che alle 24.”

La Pasqualina il prossimo anno nella Guida o nel futuro più lontano?

“Nel futuro de La Pasqualina c’è il modo di interpretare il lavoro rimanendo fedele al dna della nostra famiglia, guardando sempre avanti.

Ogni giorno ce ne inventiamo qualcuna per fare le cose con serenità e lavorare bene, con attenzione al cliente.

Due obiettivi futuri ce li abbiamo: quest’anno abbiamo realizzato un dehors, di cui vado molto orgoglioso, nel centro di Bergamo e a gennaio restaureremo una sala del locale storico. Per la fine dell’anno prossimo, sopra La Pasqualina vorremmo ricavare un B&B, in una casa che può raggiungere le 7/8 camere e noi partiremo con 2.”

Starbucks batte le previsioni: fatturato 2023 a a 36 miliardi (+12%), eps a 1,06 dollari

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Il logo di Starbucks

MILANO – Starbucks conclude l’anno fiscale allo sprint, con una quarta trimestrale che supera le previsioni degli analisti, un fatturato d’esercizio che vola in questo modo a 36 miliardi e una capitalizzazione di borsa che raggiunge i 115 miliardi di dollari. Così i risultati diffusi, la scorsa settimana, dal colosso mondiale delle caffetterie.

La catena americana conclude il trimestre al 1° ottobre 2023 con un eps di 1,06 dollari, contro gli 81 centesimi di un anno fa, e batte di oltre il 9% il consensus di 97 centesimi.

Superando l’exploit del trimestre precedente, quando l’eps di 1 dollaro era risultato superiore del 5,3% alle previsioni del mercato.

Tornando al quarto trimestre, il fatturato netto consolidato raggiunge i 9,4 miliardi, in crescita dell’11%. E molto al di sopra dei 9,28 miliardi attesi da Wall Street. Ciò porta il fatturato di esercizio a un nuovo dato record di poco inferiore ai 36 miliardi di dollari (33,5 miliardi di euro), in crescita del 11,6%.

Le vendite globali a parità di perimetro hanno registrato, nei 12 mesi, un incremento dell’8%, reso possibile da un +5% nello scontrino medio e un +3% nel valore delle transazioni.

Le vendite a parità di perimetro segnano addirittura un +9% in nord America e Usa, al traino di un +6% nello scontrino medio e un +3% nelle transazioni.

Nel resto del mondo, l’incremento è stato del 5%. In Cina di appena il 2%: a un incremento del 4% nelle transazioni a parità di perimetro ha fatto riscontro infatti un calo del 2% nello scontrino medio.

Ma dal paese del dragone arrivano anche buone notizie. Durante il quarto trimestre, Starbucks dichiara di aver aperto 326 nuove caffetterie in Cina continentale registrando una crescita del fatturato del 15% su base annua.

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Pump My Moka riscrive la tradizione italiana: basta caffè bruciato, si passa al cold brew

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pump my moka
Pump my moka (foto concessa)

MILANO – La moka è la caffettiera che sta nel cuore di tutti gli italiani: nelle case difficilmente ne manca una ed è piuttosto comune associare il ricordo dei nonni, dei momenti trascorsi in famiglia, al suo borbottio sui fornelli – anche se sarebbe più corretto non sentirlo affatto per avere un buon caffè -. La tradizione per continuare il suo percorso, si serve anche dell’innovazione. Ed è ecco che si inserisce nella storia di questa macchina domestica, Pump my Moka.

La caffettiera resta la stessa a cui tutti siamo abituati, ma con l’aggiunta di una piccola pompa esterna e di una striscia termometrica posizionata sulla caldaia, per consentire un maggiore controllo di profilo ed estrazione.

Frutto del lavoro congiunto tra Full Service snc e Darma Srl di Bologna, aziende operanti nel settore delle macchine espresso, Ims ed E&B Lab, ecco Pump my moka: un brevetto ideato e perfezionato da Simone Previati e Stefano Cevenini.

Pump my moka: obiettivo, rilanciare l’ iconica moka italiana

Trasformandola in un metodo di estrazione moderno.

La pompetta è collegata alla moka attraverso un rubinetto rapido, che permette di utilizzarla sia nel modo più consueto sia nella sua versione modificata. Ovviamente consentendo di poterla lavare semplicemente.

Il ruolo della striscia termometrica è quello di monitorare la temperatura dell’ acqua e scegliere quando iniziare l’estrazione, che viene tenuta sotto controllo con la pompetta.

Una delle novità che rendono Pump my moka particolarmente versatile, è che con questo nuovo sistema si potrà ottenere una tazzina di caffè senza avere bisogno di una fonte di calore e questo consente anche di evitare sovra estrazioni e sbuffi di vapore.

 

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Altro plus di Pump my moka? La pressurizzazione forzata, che consente di avere estrazioni a freddo per ottenere un cold brew senza ossidazione

A questo punto, il limite sta nella creatività di chi la usa: ad esempio sarebbe possibile usare degli spirits al posto dell’acqua, realizzare liquori aromatizzati al caffè da servire in purezza o da considerare come base per delle ricette in mixology.

La vecchia cara moka si evolve ed esce dalla sua cucina. Spazio quindi a più bevande (con un TDS compreso tra 0.8% e 4.5%): il potenziale per sfruttare Pump my moka è elevato, anche grazie alla scelta di applicare filtri carta, di introdurre acque aromatizzate, oppure di fare un mix di caffè e frutta secca.

Pump my moka al momento è disponibile per i privati su espresso coffe shop e per le aziende è acquistabile dal sito tramite mail.