lunedì 01 Dicembre 2025
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Heylo Coffee, macchina da caffè a induzione per il riscaldamento dell’acqua, selezionato per l’ADI Design Index 2023

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Heylo Coffee (immagine concessa)

MILANO – VEA annuncia che Heylo Coffee, il modulo caffè dell’omonimo brand, è stato ufficialmente incluso nel prestigioso ADI Design Index 2023, la selezione che rappresenta un riconoscimento significativo per l’eccellenza nel design e l’innovazione tecnologica. L’ADI Design Index è una piattaforma prestigiosa che raccoglie i migliori progetti di design italiani, evidenziando le eccellenze nel settore.

Heylo Coffee incluso per l’ADI Design Index 2023

Essere inclusi in questo indice è un onore che dimostra come Heylo si distingua nel panorama dei produttori di macchine da caffè per il suo design riconoscibile e per la capacità di coniugare estetica, funzionalità e innovazione.

Heylo Coffee inoltre è stato scelto per partecipare al prestigioso XXVIII Compasso d’Oro, il più antico e autorevole premio di design al mondo. Questa è un’ulteriore conferma del valore distintivo e dell’originalità di Heylo.

Sviluppato dallo studio di design _blank, Heylo Coffee è la prima macchina da caffè professionale a utilizzare la tecnologia a induzione per il riscaldamento dell’acqua. Valorizza le possibilità offerte dalla tecnologia che, oltre a un notevole risparmio energetico, favorisce la nascita di una macchina compatta e modulare.

Attualmente Heylo Coffee è esposto all’ADI Design Museum a Milano.

La scheda sintetica di VEA Group

Il Gruppo aspira a svolgere un ruolo chiave nello sviluppo della tecnologia del caffè. Del gruppo fanno parte i marchi Carimali, Elektra e Heylo, noti per le loro macchine da caffè. VEA Group gestisce stabilimenti produttivi a Bergamo, Italia, e Suzhou, Cina, e ha sedi commerciali in Italia, Cina, Singapore e Regno Unito.

Con una storia che risale al 1919, il Gruppo è impegnato da oltre un secolo nella progettazione, produzione, commercializzazione e distribuzione di macchine da caffè.

The Smoking Tiger blocca l’attività produttiva dopo 3 anni

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Il fondatore e roaster Antonio Tombolini (immagine concessa)

CASTELFIDARDO (Ancona) – The Smoking Tiger (web: TST.COFFEE), la torrefazione marchigiana che dal novembre 2020 ha fatto la scelta di trattare esclusivamente Specialty Coffee, a tre anni esatti dalla sua nascita ha deciso di sospendere l’attività produttiva.

“Abbiamo decisamente sottostimato le resistenze e i ritardi del mercato italiano nella transizione verso un mercato del caffè più evoluto, informato, e soprattutto qualitativamente all’altezza delle eccellenze alimentari che caratterizzano il nostro Paese in tutti gli altri comparti” dichiara il fondatore e roaster Antonio Tombolini.

The Smoking Tiger blocca l’attività di produzione

Tombolini aggiunge: “Abbiamo investito in questi tre anni ogni risorsa finanziaria e non per il successo dell’impresa, ma a questo punto dobbiamo bloccare l’attività di produzione dei nostri Specialty Coffee, e valutare nei prossimi mesi quale potrà essere un nuovo percorso per The Smoking Tiger, un marchio che, in ogni caso, ha saputo guadagnarsi la stima e l’apprezzamento di clienti e operatori del settore.”

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Il logo The Smoking Tiger (immagine concessa)

Tombolini prosegue: “Il dispiacere maggiore è nei confronti dei clienti, sia privati che operatori del mondo horeca, che ci hanno sostenuto e hanno fatto il tifo per noi, scegliendo i nostro Specialty Coffee per sé e per i loro avventori”.

Conclude: “Ma sono sicuro che continueranno sulla stessa strada selezionando qualcuna delle ormai per fortuna numerose alternative di qualità che stanno arricchendo il mercato del caffè.”

Guida del Gambero Rosso, pasticceria: 650 le insegne nell’edizione 2024

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La Guida pasticceri e pasticcerie d’Italia 2024 (immagine concessa)

BOLOGNA – Da nord a sud, l’Italia può vantare una ricca tradizione di specialità dolci e grandi maestri nell’arte bianca che crescono di anno in anno come racconta Pasticceri e pasticcerie d’Italia 2024, per il secondo anno consecutivo in collaborazione con Club Kavè – Il club dell’espresso italiano, come main sponsor.

Guida del Gambero Rosso e pasticceri e pasticcerie d’Italia 2024 e Club Kavè – Il club dell’espresso italiano

Un’esplosione di deliziosi sapori, tra storiche ricette e proposte più innovative, anche grazie all’utilizzo delle più moderne tecnologie, un’attenzione crescente a gusto, salute e sostenibilità, con un ruolo sempre più importante giocato dalla comunicazione e dai social media: è questo lo scenario presentato nella 13° edizione della Guida del Gambero Rosso.

Dolci ben decorati e ricette scenografiche che viaggiano su Instagram e TikTok, accompagnati dall’hashtag giusto, possono contribuire al successo di un prodotto o di un locale; ma, come sottolinea Laura Mantovano, direttore editoriale della Guida, “oggi essere social non basta: le forme, i colori, l’estetica, il design, debbono andare di pari passo con la concretezza e la solidità della proposta. È la tecnica, la qualità delle materie prime, la capacità di mixare intelligentemente gli ingredienti, il dosaggio sempre più oculato di zuccheri e grassi a fare un buon pasticcere. E, in Italia, abbiamo tante eccellenze: la lista degli indirizzi giusti cresce di anno in anno”.

“Quello di Club Kavè con il mondo della pasticceria è un rapporto voluto e coltivato negli anni, supportando le esigenze della categoria, affiancando i nostri clienti pasticceri nella costruzione dell’offerta di caffetteria e mettendo a loro disposizione formazione costante, che grazie al Laboratorio dell’Espresso, offriamo dal 2001” aggiunge Costanza Filicori, direttore generale di Club Kavè. “L’amore per la pasticceria ci ha portato qui oggi a premiare e festeggiare tutti i più importanti maestri pasticceri d’Italia”.

Sono 650 le insegne incluse nell’edizione 2024, con 60 novità, distribuite su tutto il territorio nazionale, con alcune regioni che spiccano più di altre, come il Piemonte, la Lombardia e il Veneto a nord, Campania e Sicilia a sud, dove sfogliatella o pastiera e cannolo o cassata non potevano mancare nella degustazione, che ha incluso anche una valutazione sull’ambiente e sul servizio.

Locali storici, raffinati ed eleganti si mescolano alle nuove proposte, più moderne, ma ugualmente accoglienti e curate.

La corona resta a Iginio Massari, genio indiscusso e riferimento della pasticceria italiana in tutto il mondo, sempre attuale e capace di dettare mode e tendenze, cui vanno le Tre Torte d’Oro. Pasticceria Veneto, a Brescia, è la migliore in Italia da mezzo secolo: croissant e brioche sfiorano la perfezione, come anche i maritozzi, vere nuvole, senza dimenticare biscotti e mignon, le impeccabili monoporzioni, le torte e le specialità al cioccolato.

Le Tre Torte

31 le eccellenze che ottengono il massimo riconoscimento delle Tre Torte, con un punteggio superiore a 90, con due nuovi ingressi: la campana Dolciarte di Avellino, regno della grande artigiana del dolce Carmen Vecchione che realizza straordinari lievitati e creazioni al cioccolato; Piccola Pasticceria di Casale Monferrato (AL), guidata dalla solida alleanza nippo-piemontese al femminile tra Angelina Cerullo e Yumiko Saimura, due star con il cioccolato.

In vetta alla classifica un’altra insegna piemontese, la pasticceria Dalmasso, ad Avigliana (TO), che si distingue per la maniacale cura del dettaglio e la straordinaria qualità delle materie che il pluripremiato Alessandro Dalmasso cerca per i suoi prodotti, piccoli capolavori dell’alta pasticceria piemontese.

I Premi Speciali

Il Piemonte ancora una volta si dimostra una regione celebre per la sua importante tradizione dolce capace di appassionare giovani amanti della pasticceria che scelgono di crescere in questo mondo: il Premio speciale pasticcere emergente, con sponsor Petra Molino Quaglia, va a Corinne Tammaro e Stefano Lo Jacono di Costè a Borgo San Dalmazzo (CN), aperto nell’autunno 2022 dove offrono una pasticceria molto interessante, che guarda con occhio moderno i grandi classici della tradizione francese, meridionale e piemontese.

In regno sabaudo anche la novità dell’anno – Premio speciale Fb Gruppo Clabo, che va a Tisti – Pasticceria & Tea Room a Domodossola (VB), locale aperto a gennaio 2022 dal giovane Fabio Tisti che riflette lo stile della sua pasticceria, contemporanea e raffinata.

Per la Migliore Pasticceria Salata – Premio Speciale ICETEAM 1927 si scende al sud con L’Arte Bianca a Parabita (LE) e Cesare Gialdi – Délices à emporter a Catania.

Restando in Sicilia, Sciampagna a Palermo si aggiudica il Premio speciale miglior dolce al cioccolato per la creazione a forma di fava di cacao con mousse di cioccolato fondente 80%, pan di Spagna, cioccolato sifonato, polpa di frutta alla mucillagine di cacao mandarino cinese e agrumi.

Gruè a Roma si distingue per la migliore comunicazione digitale: Felice Venanzi e Marta Boccanera, coppia d’oro della pasticceria, sono attivissimi sui social e ogni giorno “inducono in tentazione” i loro follower con le loro raffinatissime creazioni.

I pastry chef

La Guida non può mancare di includere coloro che hanno il delicato compito di concludere in bellezza un pasto al ristorante, con proposte sfiziose, gustose e in equilibrio con il resto del menu, senza appesantire con grassi e zuccheri in eccesso.

Sono 16 i migliori che operano in alcuni dei grandi ristoranti italiani:

  • Titti Traina presso il Paolo Griffa al Caffè Nazionale, Aosta
  • Manuel Costardi presso Da Christian e Manuel dell’Hotel Cinzia, Vercelli
  • Chiara Patracchini presso La Credenza, San Maurizio Canavese (TO)
  • Lucia De Prai presso DUO Restaurant, Chiavari (GE)
  • Marco Pinna presso Seta by Antonio Guida, Milano
  • Sara Simionato presso Antica Osteria da Cera, Campagna Lupia (VE)
  • Alessio Billeci presso Atelier Moessmer Norbert Niederkofler, Brunico/Bruneck (BZ)
  • Kevin Fejzullai presso Harry’s Piccolo, Trieste
  • Sara Mazzoli presso Il Piccolo Principe del Grand Hotel Principe di Piemonte, Viareggio (LU)
  • Luca Abbadir presso Madonnina del Pescatore, Senigallia (AN)
  • Mattia Casabianca presso Uliassi, Senigallia (AN)
  • Christian Marasca presso Zia, Roma
  • Luca Villa presso Imàgo dell’Hotel Hassler, Roma
  • Roberta Merolli presso Tre Olivi dell’Hotel Savoy Beach, Capaccio Paestum (SA)
  • Angelica Giannuzzi presso Pashà, Conversano (BA)
  • Fabrizio Fiorani presso Duomo, Ragusa

La scheda sintetica di Club Kavè

Il marchio nasce nel 2001 dalla brillante intuizione di Giovanni Filicori, che dopo 40 anni alla direzione della centenaria torrefazione bolognese Filicori Zecchini, scelse di rimettersi in discussione dando vita un marchio esclusivo destinato ai migliori bar e pasticcerie italiani. Una scommessa vinta, visto che venti anni dopo, fornisce alcune dei più prestigiosi locali d’Italia, con un solido legame con il mondo della pasticceria.

La miscela Club Kavè, infatti, con i suoi gentili profumi fruttati, la sua piacevole rotondità di corpo, il valore del dolce che prevale con decisione sugli altri, è particolarmente indicata per accompagnare ed esaltare torte, pasticcini, cornetti. Perfetta per degustare, è anche ingrediente ideale per dolci, gelati e per tutte le preparazioni a base di caffè.

Il felice sodalizio con il mondo “dell’arte bianca” consolidato negli anni anche grazie a molte collaborazioni con le più prestigiose scuole e associazione del settore.

La scheda sintetica del Gambero Rosso

Gambero Rosso è la piattaforma leader per contenuti, formazione, promozione e consulenza nel settore del Wine Travel Food italiani. Offre una completa gamma di servizi integrati per il settore agricolo, agroalimentare, della ristorazione e della hospitality italiana che costituiscono il comparto di maggior successo, a livello internazionale, per la crescita dell’economia.

Unico nel suo format di operatore multimediale e multicanale del settore, Gambero Rosso possiede un’offerta di periodici, libri, guide, broadcasting (Sky 415 e 133) e web OTT con cui raggiunge professionisti, canali commerciali distributivi e appassionati in Italia e nel mondo.

Gambero Rosso Academy è la più ampia piattaforma formativa professionale e manageriale per la filiera agroalimentare, della ristorazione, della ospitalità e del turismo. Gambero Rosso offre al sistema produttivo italiano un programma esclusivo di eventi di promozione B2B per favorirne il costante sviluppo nazionale e internazionale.

Gianduiotto, Lindt: “Caffarel non è contraria al riconoscimento Igp”

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TORINO – Antonio Borra, segretario del comitato del gianduiotto di Torino Igp, ha chiesto aiuto alla città per il riconoscimento Igp del prodotto. Tuttavia il primo gianduiotto della storia è stato sfornato da Caffarel, nel 1865, oggi proprietà di Lindt che avrebbe contestato il progetto rivendicando le origini del dolce (ne abbiamo parlato qui).

Anche il maestro cioccolatiere Guido Gobino si è unito al dibattito criticando la presa posizione di Lindt affermando che il cioccolatino non si può fare con latte e polvere.

Caffarel si espone sul riconoscimento Igp del gianduiotto

Tuttavia, da un’intervista rilasciata da Il Corriere della Sera, Benedict Riccabona, ceo di Lindt & Sprüngli Italia, si evince che l’azienda non ha mai avuto intenzione di iniziare uno scontro.

Come riportato dal quotidiano, Riccabona afferma: “Per quanto ci riguarda non si è mai trattato di uno scontro. Caffarel non è contraria all’iniziativa sul riconoscimento Igp, come erroneamente riportato da alcuni”

Riccabona aggiunge: “Condividiamo l’interesse della filiera a valorizzare un’eccellenza. Il nostro punto di vista riguarda il marchio proposto dal consorzio, ovvero ‘Gianduiotto di Torino’, che è potenzialmente fuorviante in quanto simile al nostro marchio ‘Gianduia 1865″.

Kahlúa e Absolut Vodka presentano la fragranza al profumo di Espresso Martini a 97 euro

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Blend No. 83 (immagine presa dal sito di Absolut Vodka)

MILANO – Per gli amanti del celebre Espresso Martini, ora c’è un regalo che profuma dell’iconico cocktail che sta vivendo una rinascita in occasione del suo 40° anniversario.
Absolut Vodka e il liquore al caffè Kahlúa, due superalcolici che vengono spesso mescolati per creare un Espresso Martini, stanno lanciando una fragranza da $105 (circa 97 euro) chiamata “Blend No. 83“, un omaggio all’anno in cui è stata creata la bevanda.

La fragranza all’espresso Martini di Kahlúa e Absolut Vodka

L’obiettivo di questi prodotti è stuzzicare la curiosità dei clienti, innescare una conversazione e aumentare il riconoscimento del marchio. In altre parole: è uno stratagemma di marketing mascherato da prodotto in vendita.

Il profumo mescola note di cioccolato fondente, rum di canna da zucchero, caffè Arabica e muschio notturno.

La fragranza in edizione limitata inonda i “sensi con una ricchezza di seta proprio come se sorseggiassi un espresso martini”, si legge in un comunicato stampa.

Il profumo di Kahlúa sarà disponibile in una bottiglia simile a una coupé Martini ispirata agli anni ’80.

Cucinare con la moka: le ricette della tiktoker Sara Brancaccio dal brodo vegetale alle tisane

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La moka (immagine: Pixabay)

Sara Brancaccio, alias @cookissbakery su TikTok, è diventata virale sulla celebre piattaforma social grazie ad alcune ricette di cucina create con l’aiuto della moka. In particolare, ha mostrato come con una caffettiera si possa preparare un ottimo brodo vegetale con i funghi. È importante però notare che la moka, una volta utilizzata come strumento di cucina, non potrà più essere utile per preparare il caffè a causa dei forti aromi lasciati, per esempio, dalle cipolle e dai funghi. Scopriamo di più sull’argomento grazie alla prima parte dell’articolo di The Wise Magazine.

L’utilizzo della moka in cucina

MILANO – Sul suo profilo TikTok della bellezza di più di 143 mila follower, Sara Brancaccio (@cookissbakery) ha stupito tutti mostrando che cosa si può cucinare con la moka. Tutti noi, infatti, siamo abituati ad usarla semplicemente per preparare il caffè.

L’influencer, però, ha svelato delle altre ricette a dir poco pazzesche che sono subito diventate virali. In particolare, ha mostrato come con una semplice caffettiera si possa preparare un ottimo brodo vegetale.

Basta riempire il serbatoio con l’acqua, mettere al posto del caffè delle cipolle, delle carote e del sedano, chiudere bene il tutto ed accendere il fuoco. In questo modo, in pochi minuti otterrai un brodo come quello che prepari di solito in pentola.

In alternativa, questo sistema si può anche usare per realizzare un fantastico brodo di funghi. Il procedimento è sempre lo stesso. Riempi il serbatoio con l’acqua, metti i funghi secchi nel filtro ed accendi i fornelli. Il liquido ottenuto potrà essere usato per condire un bel piatto di spaghetti.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Davide Cobelli: “Ecco perché con questo nuovo Coffee Value Assessment, si ha una visione multi modale della qualità”

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davide cobelli sca coffee value assessment
Davide Cobelli (immagine concessa)

MILANO – La Specialty Coffee Association (SCA) ha presentato di recente la versione beta del Coffee Value Assessment Protocol and Form al Re:co Symposium di Portland, Oregon. Questo risultato fa parte dell’impegno pluriennale per far evolvere lo strumento che il settore utilizza per scoprire il valore del caffè attraverso un quadro completo e ad “alta risoluzione” di un caffè specifico attraverso quattro tipi di valutazione.

Per esplorarne il funzionamento e le origini, abbiamo parlato con Davide Cobelli, CVA ambassador e primo trainer del corso CVA con base in Europa/Italia, che ha raccontato e insegnato il nuovo protocollo durante le giornate organizzate presso il Campus di Simonelli Group.

Coffee Value Assessment: cosa bisogna sapere

Per capire il cambiamento di oggi, è bene partire dal passato, perché solo così possiamo spiegare con chiarezza cosa ci riserva il futuro.

Innanzitutto le ere dell’analisi sensoriali del caffè hanno conosciuto qualche step fondamentale, tra cui Ted Lingle con il suo The Cupper’s Handbook, uscito in prima edizione nel 1885, nel quale l’autore spiegava l’analisi sensoriale (come la si conosceva 40 anni fa) e tentava di dare delle indicazioni che poi sono diventate dei veri e propri standard successivamente.

Possiamo dire però che la base scientifica dietro al caffè, al tempo, era lacunosa. Eppure, proprio da quel Handbook, successivamente nel 2004 è nato il Cupping form di SCAA/CQI.

Il Covid ha portato con sé molto tempo libero, utile per cominciare a studiare la moderna analisi sensoriale (partendo dalla lettura e dallo studio di tutte le pubblicazioni degli ultimi 20 anni a livello internazionale) e questo ha fatto scoprire i lati deboli del Cupping form per la valutazione del caffè specialty.

Prima di proseguire, vorrei sottolineare che l’evoluzione ha come primo step l’ammissione dell’imperfezione, cosa che troppo spesso viene tralasciata a favore del “si è sempre fatto così quindi è giusto”: in questo SCA ha dimostrato ancora una volta di avere molta più umiltà di altre realtà che portano avanti il loro credo anche davanti ad una evidenza palese di imperfezione.

Già nel 2016 SCA aveva dato i primi segni di voler cambiare il proprio approccio nei confronti del mondo del caffè, con la prima edizione del Sensory Lexicon che ha segnato la collaborazione con World Coffee Research in USA. Da questo era anche scaturita la Flavor Wheel che tutti noi conosciamo e prendiamo ad esempio da ormai 6 anni.

Oggi SCA ha un approccio super scientifico e analizza e studia bene ogni singolo dettaglio prima di pubblicare qualcosa, questo anche grazie al cambiamento interno e al supporto di varie Università e Centri di Ricerca in tutto il mondo (UC Davis e Zurich University of Applied Sciences ZHAW in primis) con le quali collabora per numerose ricerche e pubblicazioni di carattere scientifico sul caffè.

Da qui nasce il presente e il futuro

Si è compreso che il Cupping Form non era così oggettivo come credevamo, ma tendeva ad essere affettivo, in più costringeva l’assaggiatore ad una valutazione multi tasking (Affettiva, Descrittiva e Discriminativa) e questa è una forte criticità perché l’essere umano riesce a concentrarsi per lo più su uno solo di questi aspetti alla volta.

Inoltre dà un giudizio numerico su base Affettiva/Soggettiva.

Questi ultimi due punti sono i più difficili oggi da far digerire agli appassionati e ai professionisti del caffè che hanno usato questa scheda per 20 anni.

L’altra cosa che ha contribuito al cambiamento, è stata la moderna definizione di specialty  coffee: “Lo specialty coffee è un caffè oppure una esperienza con il caffè che viene riconosciuto/a per gli attributi propri che lo/la distinguono, risultando di valore maggiore nel suo mercato”.

La quale (non fatevi ingannare dalla superficie) apparentemente sembra aprire il mercato specialty a tutti i caffè, a patto che siano “buoni” per chi li assaggia. 

In realtà questa definizione va letta a fondo nei dettagli, dove gli attributi danno valore, non solo quelli che si possono trovare in una tazza ma anche quelli estrinsechi del caffè stesso. Più attributi positivi = più valore.

Il Punteggio? Oggi è solo uno degli attributi per definire la qualità, non l’unico.

Oggi gli attributi sono dati da una serie di valutazioni, tra cui: Fisica, Descrittiva, Affettiva (queste tutte Intrinseche) ed Estrinseca.

Siamo cresciuti negli ultimi 20 anni pensando ad una oggettività del punteggio, non riflettendo sul fatto che in realtà ci sono meno di 300 lotti di caffè ufficialmente certificati da CQI come specialty, su qualche centinaia di migliaia sul mercato.

Gli altri vengono valutati sia da Q graders (ma non seguendo l’iter della certificazione CQI) che da professionisti non certificati, che danno un punteggio a volte molto diverso nel percorso della filiera, in base a se sono venditori o compratori.

Questo fa capire quanto sia difficile pensare che il punteggio sia realistico per tutti i lotti del mondo ma che al contrario è molto più soggettivo.

Inoltre il mercato oggi rispetto al 2004 anche dello specialty si è evoluto: se prima si avevano pochissime informazioni sul caffè e tutto ciò che contava era la piacevolezza della tazza, oggi possiamo dire che praticamente chiunque venda specialty dia molti più dati di riferimento e sia diventato parte dello stato di specialty, la tracciabilità e trasparenza.

Adesso il valore che viene attribuito ad uno specialty non è solo dato da una qualità in tazza, ma deriva da un insieme di cose.

Questa si chiama la valutazione estrinseca, tutto ciò che è esterno alla tazza che però contribuisce a creare il valore del caffè.

Il valore è dato da una serie di informazioni che possono esser interessanti per un mercato o per l’altro: prendiamo l’esempio tipico delle certificazioni, un caffè può essere buonissimo, ma se sto cercando un caffè biologico e quello non lo è, per me perde il suo valore.

Con il nuovo Coffee Value Assessment, si ha una visione non binaria (come in precedenza) della qualità

Ma multi modale, come vedere un pixel di un immagine, oppure osservarla nella sua interezza, dove si ha più ampia idea di come sia la qualità dell’immagine stessa. Il protocollo ha diverse schede e si può usare quella che serve in quel momento oppure tutte.

Sono cambiate le scale dei valori (0-15 per l’intensità Descrittiva e 1-9 per l’impressione di qualità affettiva) uniformandosi alle schede di analisi sensoriali già presenti nel mondo scientifico.

Insomma una vera rivoluzione, che va lentamente digerita e fatta propria anche grazie alla formazione che mi vede in prima linea come primo formatore in Italia ed Europa di questo corso di Coffee Value Assessment, che presto entrerà anche nella didattica di SCA per i corsi in generale.

Accademia del caffè espresso presenta “Coffee Migrant Migrant Coffee”, la mostra sul legame tra emigrazione italiano e il chicco

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“Coffee Migrant Migrant Coffee" accademia
La presentazione di “Coffee Migrant Migrant Coffee" (immagine concessa)

PIAN DI SAN BARTOLO (Firenze) – È stata inaugurata il 15 novembre, presso l’Accademia del caffè espresso de La Marzocco, “Coffee Migrant Migrant Coffee – Chapter 1: Brazil”, il primo capitolo della mostra immersiva che esplora il legame tra il caffè espresso e l’emigrazione italiana.

La mostra “Coffee Migrant Migrant Coffee” dell’Accademia del caffè espresso

Sono intervenuti nel corso dell’inaugurazione il sindaco di Fiesole Anna Ravoni, l’amministratore delegato de La Marzocco Guido Bernardinelli, il curatore della mostra Massimo Battaglia e il responsabile del progetto allestitivo Stefano Zagni.

Il progetto è stato realizzato dai curatori Massimo Battaglia e Mauro Belloni e da un team di ricerca interno, con il supporto e la consulenza scientifica di Cisei, Centro internazionale studi emigrazione italiana, Leonardo Scavino del Laboratorio di Storia Marittima e Navale dell’Università di Genova (NavLab) e del Museu da Imigracao San Paolo Brasile.

L’intero progetto espositivo si prefigge di esplorare il legame tra il vasto e complesso fenomeno dell’emigrazione italiana attraverso la lente della relazione con il caffè.

Il primo capitolo di questo percorso  è dedicato al Brasile e analizza il grande flusso migratorio, che a cavallo tra Ottocento e Novecento, ha portato oltre 1 milione di italiani ad approdare nei porti brasiliani, per poi dedicarsi alla coltivazione del caffè.

Obiettivo della modalità di rappresentazione e fruizione scelta per la mostra è proprio quello di generare una connessione di tipo emozionale con le vicende delle donne, uomini e bambini che affrontarono il “grande viaggio”.

Enfatizzare i racconti personali attraverso le loro voci, ascoltare le loro parole, i resoconti in prima persona colorati dagli aspetti emotivi. Il fine è quello di produrre un racconto che abbia un sottotesto universale e che empatizzi con i visitatori sul piano emozionale.

Guido Bernardinelli, ceo de La Marzocco: “Per costruire questo progetto siamo partiti dal fil rouge che lega i destini incrociati degli uomini e del caffè, entrambi destinati a viaggiare. Siamo partiti dal viaggio, l’essenza del concetto di emigrazione e ne abbiamo analizzato ogni singolo aspetto, ricostruendo le esperienze vissute in prima persona dagli emigranti italiani”.

Bernardinelli continua: “Abbiamo tracciato una sorta di percorso immersivo con l’obiettivo di coinvolgere il visitatore dall’inizio alla fine e permettergli di immedesimarsi nelle esperienze vissute dagli italiani a cavallo del XIX e XX secolo e di apprendere contemporaneamente la storia e l’evoluzione del caffè”.

Il racconto ripercorre, seguendo i destini degli italiani d’oltreoceano, i metodi, le tipicità della coltivazione del caffè in una zona vocata – il Brasile diventerà, dal nulla, il più grande produttore di caffè su scala globale.

“Coffee Migrant Migrant Coffee – Chapter 1: Brazil” è aperta al pubblico e sarà visitabile presso l’Accademia del Caffè Espresso per tutto il 2024. Si tratta del primo capitolo di un percorso espositivo che arriverà a raccontare altri flussi migratori che negli anni si sono intrecciati al mondo del caffè: i flussi verso Stati Uniti, Australia e Canada tra gli anni ’20 e gli anni ’60 del 900, e una migrazione contemporanea che giunge fino ai nostri giorni.

La scheda sintetica dell’Accademia del caffè espresso

L’Accademia del caffè espresso è un hub culturale dedicato al mondo del caffè espresso italiano, all’interno della quale vengono svolte analisi, ricerca e divulgazione sulla cultura del caffè. Il progetto nasce dalla volontà de La Marzocco, azienda fiorentina produttrice di macchine da caffè professionali, di realizzare un modello umanistico che possa essere un punto di riferimento per la cultura italiana nel mondo.

Accademia del caffè espresso sorge a pochi chilometri da Firenze, presso le originali Officine de La Marzocco, trasformandosi da luogo di produzione industriale a centro di formazione, cultura e innovazione.

Coffee Quality Institute: Michael Sheridan nuovo amministratore delegato

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michael sheridan coffee
Michael Sheridan (immagine: Coffee Quality Institute)

ALISO VIEJO (CALIFORNIA) –  L’organizzazione no-profit Coffee Quality Institute ha nominato Michael Sheridan, esperto di lunga data in materia di sostenibilità del caffè e sviluppo internazionale, amministratore delegato. Sheridan, che recentemente ha ricoperto il titolo di direttore del sourcing e del valore condiviso presso Intelligentsia Coffee di Chicago, assumerà ufficialmente la carica di massimo dirigente di CQI a partire dal mese di dicembre.

Michael Sheridan è il nuovo amministratore delegato di Coffee Quality Institute

Sheridan succederà all’ex presidente del consiglio di amministrazione di CQI Bridget Carrington, la quale è stata amministratore delegato ad interim dalla partenza di Tina Yerkes alla fine dello scorso anno.

“È stato un privilegio guidare CQI attraverso il processo di assunzione di Michael come nuovo ceo”, ha affermato Carrington in un annuncio dell’organizzazione con sede nel sud della California. “Sotto la sua guida, CQI entra in un nuovo capitolo, che avrà un impatto ancora maggiore nelle comunità produttrici di caffè”.

Tra le sue numerose iniziative basate sulla formazione progettate per migliorare l’accesso al mercato e i risultati finanziari per i produttori, garantendo e promuovendo al tempo stesso la qualità del caffè lungo tutta la catena, CQI gestisce il popolare sistema di certificazione Q Grader per i professionisti della filiera.

Nel suo nuovo ruolo, Sheridan guiderà perciò CQI nella fornitura di istruzione per promuovere l’impatto nelle regioni produttrici di caffè. “Sono onorato ed entusiasta di guidare il Coffee Quality Institute nel futuro”, ha affermato Sheridan.

Sheridan aggiunge: “L’eccellente formazione di CQI sulla qualità ha contribuito a migliorare il caffè e ad avere un impatto positivo nei luoghi in cui viene coltivato da più di venticinque anni. Ciò che mi ispira davvero è dove andremo dopo e cosa costruiremo sulla rete globale CQI per affrontare al meglio le sfide emergenti nel panorama e sostenere le fiorenti comunità produttrici di caffè”.

Capsule monoporzione di caffè: ecco l’opzione più sostenibile secondo uno studio realizzato in Olanda

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Capsule di caffè monoporzione (credits: Wageningen University & Research)

MILANO – Le capsule di caffè più sostenibili in assoluto? Quelle compostabili, seguite dalle capsule in alluminio e da quelle in plastica tradizionale. La conferma giunge da uno studio dell’università olandese di Wageningen, che ha valutato l’impatto ambientale e la circolarità dei diversi materiali utilizzati per le capsule monoporzione, rispetto a diversi scenari di fine vita.

Considerando sia la circolarità dei materiali che le emissioni di gas serra, le capsule compostabili costituiscono, per l’appunto, l’opzione maggiormente sostenibile.

“Ogni anno, vengono consumati in Europa miliardi di capsule di caffè. Sebbene il contributo maggiore in termini di gas serra provenga dai fondi del caffè, quando si parla di monoporzionato anche il materiale utilizzato per le capsule ha un impatto considerevole” spiega la responsabile capo del progetto Ingeborg Smeding.

A fini dello studio, Smeding e i suoi colleghi hanno analizzato l’impatto di tre tipi di capsule di caffè:

capsule compostabili in materiale plastico realizzato a base di prodotti organici, capsule in plastica tradizionale e capsule in alluminio.

“L’aspetto unico di questa ricerca è che non ci siamo limitati a considerare le sole emissioni di gas serra, poiché esse sono solo una parte della storia” continua Smeding. “Prendendo in considerazione anche la circolarità dei materiali abbiamo ottenuto una prospettiva più ampia sulla sostenibilità delle diverse opzioni”.

La circolarità è stata misurata in base all’indicatore materiale di circolarità (Mci), uno strumento sviluppato dalla Ellen MacArthur Foundation.

Si tratta di uno degli indicatori più completi, poiché comprende le percentuali di riciclaggio, il contenuto riciclato, il rendimento del processo di riciclaggio, il contenuto a base di prodotti organici, la riusabilità e la durata di vita media.

La ricerca ha compreso i seguenti scenari di fine vita: compostaggio industriale (solo per le capsule compostabili), riciclaggio attraverso la raccolta di rifiuti di imballaggi leggeri, termodistruzione con recupero energetico, conferimento in discarica con recupero energetico e monoraccolta (solo per le capsule in alluminio).

Il verdetto? Vincono le capsule in plastica compostabile, come facilmente prevedibile

Il loro Mci è pari al 100% (pienamente circolare), quando le capsule sono compostate. I materiali sono sia a base di prodotti organici (non a base fossile) che biodegradabili.

Tanto i fondi di caffè quanto il materiale delle capsule possono essere mantenuti in circolo, poiché sono “riciclati organicamente” attraverso la biosfera nel compost.

L’opzione rimane sostenibile anche quando le capsule vengono conferite in modo non corretto. In Olanda, ad esempio, le capsule compostabili non vengono sempre accettate nell’umido.

Seguono le capsule in alluminio. A patto però che esse siano raccolte separatamente, attraverso sistemi progettati specificamente ed esclusivamente per la loro restituzione (monoraccolta).

L’alluminio viene riciclato e il caffè compostato. Tuttavia, il Mci è inferiore a quello delle capsule compostabili (circa il 60%), anche quando l’alluminio è riutilizzato per produrre nuove capsule.

Un ciclo chiuso completo non è infatti possibile, in ragione dei microelementi che si accumulano con il tempo rendendo l’alluminio meno malleabile. Ai fini di un efficace funzionamento degli schemi di riciclo è inoltre necessario che vi sia un elevato tasso di partecipazione volontaria al sistema di monoraccolta.

Fanalino di coda: le capsule in plastica tradizionale a base fossile. In quest’ultimo caso, un’economia circolare è impossibile, in quanto né le capsule, né i fondi di caffè sono riciclati. Il Mci è inferiore al 50%.

Lo studio non tiene conto però di alcune marche di capsule in plastica tradizionale, che possono essere aperte (attraverso utensili specifici) consentendo così il recupero del caffè e conferite in monoraccolta al produttore per il riciclo, attraverso schemi specifici.