lunedì 01 Dicembre 2025
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Mondiali di caffetteria a Taipei: oggi l’ultimo atto, in gara Poidomani e Breno

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Taipei world coffee
I 6 finalisti del World Coffee in Good Spirits Championship: Marco Poidomani è il primo da sinistra (credits: portale del Taipei World Coffee Championships)

MILANO – Italiani in corsa in 2 competizioni mondiali su 3 al Taipei World Coffee Championship, che si svolge nell’ambito del Taiwan International Coffee Show. L’atto finale dei 3 campionati nel pomeriggio di quest’oggi, lunedì 20 novembre (tarda mattinata in Italia), con l’incoronazione dei vincitori.

A difendere i colori della caffetteria tricolore, Marco Poidomani, campione di Coffee in good spirits e Roberto Breno, miglior roaster italiano 2023.

Cominciamo dunque con Poidomani, che ha fatto l’impresa entrando nei magnifici 6 finalisti del World Coffee in Good Spirits Championship (Wcigs).

Nella finale di quest’oggi sarà il penultimo concorrente a scender in pedana. L’inizio della prova è fissato per le 14.00 ora locale (07.00 del mattino ora italiana).

La proclamazione del vincitore è prevista alle 16.30 (09.30 del mattino in Italia). La sfida si presenta apertissima.

Poidomani dovrà vedersela con Rastislav “Rasty” Kasar (Uk), Sion Wu (Taiwan), Tanpong (Tailandia), Danny Andrade (Australia) e Christos Klouvatos (Grecia).

Roberto Breno è uno dei 22 concorrenti in lizza nel World Coffee Roasting Championship (Wcrc), competizione a turno unico, che assegna il titolo al termine di 4 giornate di gara.

Roberto Breno in azione @coffeeandlucas @myMediaStudio

La cerimonia di premiazione è prevista a partire dalle 15.00 ora di Taipei (08.00 ora italiana).

È uscito con onore già al primo turno invece Stefano Nodari, impegnato nel World Latte Art Championship (Wlac), competizione segnata in tempi recenti dal dominio italiano, con le vittorie di Manuela Fensore, nell’edizione 2019, e di Carmen Clemente l’anno scorso (Nodari, non a caso, è uscito dalla “palestra” delle due campionesse).

Stefano Nodari all’opera (foto concessa)

Il campione italiano di latte art ha dovuto fare i conti, in particolare, con l’attuale strapotere degli specialisti asiatici.

Per dare un’idea, nella finale di oggi si affronteranno il concorrente di casa Bala- Shao Sing Lin (Taiwan), Ryan Liew (Malesia), LiangFan (Cina), Jervis Tan (Singapore), Pachara Tubtimchai (Tailandia) e Lu Daoqiang (Cina). L’annuncio del vincitore avverrà in concomitanza con quello del Wcigs.

È possibile seguire le finali Wcigs e Wlac sul live stream disponibile a questo indirizzo: https://taipei.wcc.coffee/wlac-wcigs-live-stream

Questo invece l’indirizzo del live stream per il Wcrc: https://taipei.wcc.coffee/wcrc-live-stream

A questo indirizzo, infine, il canale YouTube della competizione: https://www.youtube.com/c/worldcoffeechampionships

Il palcoscenico di gara del Taipei World Coffee Roasting Championships ospita in questi giorni anche l’atteso focus sullo Sca Coffee Value Assessment, che prevede lezioni, dibattiti e sessioni di assaggio nell’intento di illustrare nella pratica il nuovo protocollo e form della Sca.

I contenuti saranno prossimamente disponibili sul Wcrc live stream.

Milano Coffee Roasters celebra 20 anni con la miscela Turks Crown

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milano coffee roasters
Il logo di Milano Coffee Roasters

VANCOUVER (Canada) – Milano Coffee Roasters celebra il suo 20° anniversario a novembre. La tradizione artigianale dell’azienda canadese risale a tre generazioni fa e fonde l’eredità del caffè italiano con la cultura della costa occidentale.

Per due decenni, questa caffetteria locale, e non solo, ha servito caffè premium e creato accoglienti centri comunitari per la popolazione locale e per i visitatori a Vancouver.

Milano Coffee Roasters compie 20 anni

Per celebrare il traguardo ventennale, Milano Coffee Roasters lancia una miscela di caffè espresso da 20 chicchi in edizione limitata che incarna l’essenza degli ultimi due decenni.

Si tratta di una miscela di sapori ricchi con un pizzico di nostalgia dal nome Turks Crown.

La miscela Turks Crown da 20 chicchi costa $100 a confezione ed è disponibile in tutte le sedi della torrefazione e online, fino a esaurimento scorte.

Oltre alla nuova miscela, Milano Coffee Roasters festeggerà in negozio con una giornata di speciale per i clienti venerdì 24 novembre presso la sede di Milano West 8th che promette omaggi a sorpresa e sconti speciali.

 

Il maestro Davide Comaschi: “Il futuro del cioccolato è la stessa riscoperta del cacao”

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Davide Comaschi al lavoro (immagine concessa)

MILANO – Quando si parla di cioccolato, il nome di Davide Comaschi compare spesso e volentieri e per ovvi motivi: il maestro non soltanto può contare su anni di esperienza sul campo, maturati all’interno di aziende rinomate a partire dalla Pasticceria Martesana al colosso Barry Callebaut, ma anche sul suo impegno di divulgatore della cultura attorno al cacao e alle sue trasformazioni.

Comaschi: da giovanissimo inizia a lavorare nel settore della pasticceria, passando da studente ad apprendista a imprenditore e maestro. Cosa è cambiato in tutto questo tempo sotto i suoi occhi?

“Il cambio più grosso è avvenuto a livello tecnologico, quindi nella creazione di macchinari e nella possibilità di nuove lavorazioni che hanno portato ad una qualità maggiore e ad effettuare processi prima impossibili.

Queste innovazioni hanno fatto evolvere il settore.

Davide Comaschi cioccolato chocolate
Davide Comaschi, maître chocolatier (immagine concessa)

E non solo, perché penso che questo abbia valorizzato il lavoro artigiano: in altri Paesi di Europa, ci sono imprenditori con 300 dipendenti che sono ancora degli artigiani. I grandi numeri certo portano alla standardizzazione dei processi di produzione, al dare un prodotto costante, ma questo non ti rende meno artigiano, anzi.”

Ma in tempi recenti, è vero che il mondo della pasticceria ha conosciuto una riscoperta, complici anche molti programmi televisivi?

“Negli ultimi dieci anni la televisione ha fatto fare un boom di tutta la parte food tra dolce e salato. Ha dato un grande slancio da una parte, ma dall’altra ha fatto credere alle persone che sia un settore idilliaco, quasi privo di difficoltà che invece, nei fatti, naturalmente esistono.

Non tutti diventano grandi chef e maestri. L’immagine del settore è stata molto contorta dalla televisione.

Tanti hanno lasciato il proprio lavoro per fare questo percorso, rendendosi soltanto poi conto che non è esattamente una passeggiata. Si fa per amore. Non è un mestiere per chiunque.

Tante pasticcerie in Italia non sono strutturate per filosofia e mentalità con un’impostazione del lavoro corretta, contando anche i dovuti giorni di riposo: c’è ancora l’idea che si debba lavorare 15 ore al giorno, altrimenti non si è pasticceri.

La percezione di cosa sia un pasticcere però è migliorata: prima era solo qualcuno che non aveva voglia di studiare e che imparava un mestiere.

Ad oggi, le persone hanno studiato anche seguendo percorsi universitari: si parla di chimica, scienza, matematica. Chi vuole farlo deve sapere che c’è da imparare se si
vuole fare la differenza.”

Che cosa fa quindi la differenza appunto, tra un semplice pasticcere e un maestro?

Davide Comaschi assaggia (foto concessa)

“Ci vuole tanta determinazione, resilienza e voglia di continuare ad essere curiosi e ad imparare. La spinta a mettersi in gioco, a rischiare, deve trovarsi già dentro di sé. Niente arriva naturalmente, ma attraverso ricerca e innovazione, conoscendo prima bene la tradizione e come interagiscono tra di loro gli ingredienti.

Si impara studiando o facendo un percorso diverso da quello di una scuola professionale, che spesso non fornisce gli strumenti per imparare questo mestiere concretamente. Certo poi ci sono istituti come Alma, che danno una formazione importante, ma poi si deve comunque proseguire con degli studi più specialistici.

Poi Comaschi, lei ha fatto la svolta verso il cioccolato: che cosa ci ha visto in questo prodotto rispetto al resto?

“Il cioccolato è un universo e c’è ancora tantissimo da scoprire. Ad oggi siamo come una tabula rasa, in Italia soprattutto: non sappiamo neppure quale sia quello buono.

Lo conosciamo perché lo mangiano tutti, ma per la maggior parte pensa alla Nutella, al gelato al cioccolato, alle brioche farcite.

C’è un’informazione errata attorno a questo prodotto e quindi per me è diventata una missione: sono stato il primo e unico campione italiano di cioccolateria e in questo ruolo voglio espandere la cultura insieme ad altri professionisti, mettendo insieme maestri e chef che sanno di cosa si sta parlando, per parlare di questo prodotto.

Così come è successo nel mondo del vino negli ultimi 80 anni, anche il consumatore meno
consapevole sa leggere più o meno un’etichetta.

Sul cioccolato, c’è il buio. Si deve colmare questo buco, servendoci anche della velocità della comunicazione: il mio obiettivo è riuscirci in una decina d’anni. È importante per tutto il settore, per far crescere il business delle aziende, dell’industria e dei piccoli artigiani.”

Come mai questa ignoranza rispetto a un prodotto che si mangia sempre, secondo lei?

Comaschi: “Le grandi multinazionali che fanno business sono le stesse che spesso veicolano informazioni non corrette. Non c’è una comunicazione adeguata al consumatore finale quando si parla di cultura. Ergersi contro dei colossi che hanno interessi diversi, rende complicato far arrivare il nostro messaggio.

Il dramma è anche che tra i miei stessi colleghi spesso non si hanno conoscenze complete e queste poi vengono trasmesse al consumatore.

Noi stiamo lavorando su entrambi i fronti. Chocolate Culture è l’associazione che se ne occupa e al suo interno c’è un nostro bambino Chocolove che quest’anno durerà 6 giorni, per il B2B e poi per il consumatore finale, tra masterclass, input, workshop su ciò che è il buon cioccolato.

Le aziende stanno recependo bene il fatto di organizzare queste iniziative. Faremo anche
charity.”

E il discorso di filiera?

“Questo è un altro punto che abbiamo affrontato. Avremo dei produttori dalle piantagioni che parteciperanno al progetto, lavorando a 360 gradi per far conoscere anche quel mondo.

Il lavoro artigianale (foto concessa)

La tavoletta non cresce sugli alberi, ma arriva da una filiera molto lunga. Le persone così si abitueranno a spendere 15 euro per una tavoletta del cioccolato, che sia buona e di qualità. Bisogna soltanto fornire gli strumenti per poter valutare al supermercato.”

Comaschi, nella pasticceria, come valorizzare il cioccolato non soltanto come ingrediente?

“Siamo tra i primi cinque paesi in Europa per consumo di cioccolato, che nella maggior parte dei casi si esprime nelle preparazioni. Abbiamo un grande bagaglio: il problema è come lo mangiamo.

In pasticceria c’è comunque spazio per il cioccolato da utilizzare anche in purezza, ovviamente. Bisogna saperlo però comunicare: il cioccolato è una branca della pasticceria, ma è un mondo a sé. Per il pasticcere è un prodotto che completa l’offerta.

Alcuni invece si sono focalizzati solo sul cioccolato, ma in Italia sono molto pochi rispetto al Belgio e alla Francia. È un discorso più culturale e di tradizione.”

Comaschi, il cioccolato risente, soprattutto in termini di vendite, del problema della stagionalità: nella sua grande esperienza, ha trovato il modo di farlo funzionare anche nei mesi più caldi?

“Il cioccolato noi lo vendiamo sempre, cambiando i gusti. D’estate c’è un calo fisiologico, certo, e le persone sono meno invogliate, ma le preparazioni con il cioccolato come ingrediente, entrano in campo proprio in questi periodi: e allora si propongono torte fresche con cioccolato a latte abbinato alla frutta, per esempio.

Si deve saper accostare, esaltando il cioccolato con qualcosa di più godibile, come realizzare degli snack gelato al cioccolato.”

Passiamo alla Chocolate Academy e al suo lavoro con Barry Callebaut: com’è fare anche da formatore dei nuovi talenti (sono in tanti che vogliono fare questo mestiere?) e cosa significa coordinarsi con una grande azienda come Barry Callebaut?

“Quest’anno è stato veramente pieno di richieste: scuole, aziende, hanno domandato così in tante che ho dovuto anche dire di no perché non riuscivo a gestire tutto con i miei progetti.

Quindi il personale che si vuole formare c’è, bisogna soltanto cambiare l’approccio e la mentalità delle persone ai ritmi di lavoro.

Collaborare con un colosso come Barry Callebaut invece è stata un’esperienza unica come global innovation per tutta l’azienda.

Ho imparato molto, sono stato l’unico italiano a ricoprire questo ruolo. Ho imparato le
dinamiche aziendali di una realtà di 12mila persone: si impara a confrontarsi con ricercatori e scienziati, a dare un valore aggiunto alla visione da artigiano ma su scala globale. Ci siamo dati come associazione l’obiettivo di elevare la qualità anche delle grandi aziende.”

Poi il lancio di un marchio di alta cioccolateria tutto suo: ci racconta cosa c’è dietro questo progetto e in che modo si studiano e realizzano dei prodotti da collocare nei luxury department stores?

“E’ il progetto all’interno di Da Vittorio, un discorso legato alla ricerca nelle piantagioni, del cacao, affiancandosi a dei coltivatori seri per poi realizzare prodotti unici. Si lavora sul fresco. È fondamentale partire dalle origini per l’offerta di un ristorante a tre stelle Michelin.

L’ultima idea che abbiamo lanciato è una scatola di bottoni, all’interno della quale ci sono le istruzioni su come assaggiare, sulle origini e una verticale di degustazione sino al cioccolato bianco, sei tipologie prodotte da noi e da micro produttori.

Tutto questo al costo di 50 euro, proprio per restare vicini al consumatore. Si può trovare a Milano in Piazza San Babila in Corso Matteotti, Da Vittorio d’election, a Bergamo e online.”

Infine: Comaschi cosa vede il suo occhio di maestro nel futuro prossimo del cioccolato? Più sostenibilità nella produzione della materia prima, un inserimento maggiore di macchinari, l’uso di ingredienti alternativi e prodotti free from?

Il futuro è la scoperta del cacao. Bisogna capire che il buon cacao fermentato bene è già un’esperienza unica. Pochissimi l’hanno provato e ora è il momento di condividerlo. Sostenere i coltivatori di cacao è un’altra frontiera, avendo contatti diretti e formandoli.”

Così Kevin Costner lancia il suo caffè assieme a Green Mountain Coffee Roasters

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Kevin Costner
La nuova collaborazione tra Green Mountain Coffee Roasters, marchio di Kdp, e il celebre attore americano (immagine concessa)

MILANO – Dagli Stati Uniti arriva la notizia di una partnership inedita: quella tra il premio Oscar Kevin Costner e Green Mountain Coffee Roasters. Una collaborazione che mette assieme un’icona del cinema americano e un altrettanto iconico marchio del mercato del caffè di oltreoceano. Nata nel 1981, nel cuore del Vermont, Green Mountain Coffee Roasters ha fatto il suo primo salto di qualità nel 1993, con lo sbarco in borsa.

E ha operato un ulteriore cambio di passo nel 2006, con l’acquisizione di Keurig, il creatore delle K-Cup, un sistema per il caffè porzionato popolarissimo negli States.

Nel 2014, l’azienda cambiava il suo nome in Keurig Green Mountain, società in cui Lavazza ha avuto una partecipazione significativa, successivamente liquidata realizzando una cospicua plusvalenza.

Ma la vera svolta è arrivata nel 2016, con l’acquisizione da parte del colosso Jab Holding – salvadanaio della famiglia tedesca Reimann, i paperoni del caffè – che metteva sul piatto per questa operazione 13,9 miliardi di dollari in cash.

Seguiva il delisting della società, che continuava a operare in autonomia, sotto la direzione del medesimo management e dello stesso ceo.

Nuova rivoluzione nel 2018, quando Keurig Green Mountain ha acquisito il colosso del beverage Dr Pepper Snapple Group. Dalla fusione delle due entità è nata Keurig Dr Pepper (Kdp), società quotata inizialmente al Nyse e, dal 2020, al Nasdaq.

Ma torniamo alla collaborazione di Green Mountain con Kevin Costner

Erano trent’anni che il protagonista di Balla coi lupi, Jfk e The Bodyguard non prestava il proprio volto a una campagna pubblicitaria.

La partnership prevede la creazione di una linea di miscele a immagine e somiglianza del celebre attore di Hollywood. Si comincia con Horizon Blend by Kevin Costner, che viene descritta come una miscela dal gusto deciso e a tostatura scura ispirata al West americano.

“Assieme al team di Green Mountain Coffee Roasters abbiamo esplorato vari concetti valorizzando il mio punto di vista” racconta Costner. “Il risultato è stato il migliore che potessi immaginare”.

Nel creare la nuova miscela si è pensato a un caffè che rispecchiasse i gusti di Costnerforte, ma equilibrato, con tonalità terrose e affumicate – ideale anche per la preparazione preferita dell’attore americano: il Café Mocha.

“Kevin è un’icona sia sullo schermo che nella realtà” aggiunge Becky Opdyke, Senior Vice President, Coffee Marketing di Keurig Dr Pepper. “Che si tratti di creare e condividere delle storie attraverso il cinema o la televisione o di contribuire alla tutela dell’ambiente, lui ci mette sempre tutta la sua passione”.

Fedele al proprio impegno di lunga data sui temi ambientali, Green Mountain farà una donazione cospicua a Root Capital, una onlus che investe in programmi agricoli rivolti ai paesi in via di sviluppo, con cui collabora da oltre vent’anni.

La partnership con Costner sarà sostenuta da una campagna marketing integrata.

Il primo spot di presentazione è visibile qui sotto

La commercializzazione del nuovo blend inizierà online a ridosso del periodo natalizio e, nei negozi fisici, il prossimo gennaio. Maggiori dettagli sul profilo ufficiale Instagram di Kevin Costner.

LaCimbali e MUMAC partner del Teatro alla Scala per la stagione 23/24

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Il museo MUMAC

MILANO – Si rinnova per l’8° anno consecutivo la collaborazione con il Teatro alla Scala da parte di LaCimbali, brand storico del mondo del caffè, e del MUMAC, il Museo della macchina per caffè di Cimbali Group. Per la stagione 2023/2024 entrambi, infatti, saranno sponsor della Mostra “Fantasmagoria Callas” dedicata al soprano Maria Callas allestita in occasione del centesimo anniversario dalla nascita, e di Prima Diffusa, l’iniziativa di Comune di Milano, Edison e Teatro alla Scala per portare l’opera della Prima, il Don Carlo di Giuseppe Verdi, nei quartieri della Città e in Città Metropolitana con proiezioni, concerti e performance in oltre 30 luoghi di Milano.

LaCimbali e MUMAC partner del Teatro alla Scala

Il Teatro alla Scala omaggia Maria Callas con un’esposizione concepita per restituirne il mito, attraverso il ritratto di un’artista completa, profondamente legata alla storia del teatro che l’ha vista interprete di 23 titoli d’opera in 28 spettacoli dal 1950 al 1961, tra cui 6 inaugurazioni di stagione.

La mostra costruisce un itinerario articolato in cinque tappe dove ciascun capitolo è affidato a una diversa espressione artistica.

Attraverso l’interpretazione dello stilista Giorgio Armani, del musicista e compositore Alvin Curran, degli artisti contemporanei Latifa Echakhch e Francesco Vezzoli e del registra Mario Martone, la figura di Maria Callas emerge da una narrazione corale e multidisciplinare, pensata appositamente per l’occasione.

Oltre alla mostra, la partnership prevede anche il coinvolgimento di MUMAC per l’iniziativa Prima Diffusa, giunta al suo dodicesimo anno, grazie alla quale l’opera inaugurale del 7 dicembre viene trasmessa in streaming in diversi luoghi della città di Milano e hinterland, tra cui appunto lo spazio museale del Museo della Macchina per Caffè a Binasco.

L’accordo di collaborazione dell’azienda con l’ente lirico intensifica ulteriormente l’importante partnership tra uno dei simboli dell’eccellenza made in Italy nel mondo del caffè e uno dei più prestigiosi ambasciatori della cultura italiana nel mondo, e si inserisce tra le iniziative di Cimbali Group e MUMAC a sostegno di un settore – quello della cultura – da sempre centrale per l’azienda.

Il supporto di Cimbali Group al teatro e al suo museo è iniziato nel 2016 con la sponsorizzazione della mostra “Madama Butterfly, l’Oriente ritrovato. Foujita e Asari per Puccini” presso il Museo Teatrale alla Scala, e proseguita ininterrottamente negli anni con la creazione di sinergie sia con il brand La Cimbali che con il MUMAC: dall’evento concerto al MUMAC con gli allievi dell’Accademia della Scala del 2017, alle dirette della Prima Diffusa del 7 dicembre nelle edizioni 2017-2022, fino alla condivisione di molti altri momenti di spettacolo e cultura, dentro e fuori dal Teatro.

Il legame si esprime anche con la presenza delle macchine emblema della eccellenza del brand La Cimbali nei foyer del Teatro, per accogliere e accompagnare gli spettatori nei momenti di ristoro e di pausa nel corso degli spettacoli, all’insegna dell’espresso italiano.

La scheda sintetica di MUMAC – Museo della macchina per caffè di Cimbali Group

Nato nel 2012 in occasione del centenario della fondazione dell’impresa da parte di Giuseppe Cimbali a Milano, il museo, grazie alle collezioni Cimbali e Maltoni, è la più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso; con oltre 100 pezzi esposti all’interno dell’headquarter di Cimbali Group situato a Binasco (Milano) racconta più di 100 anni di storia e dell’evoluzione di un intero settore del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda.

Oltre alle macchine esposte, MUMAC è dotato di altri 250 pezzi a disposizione per rotazioni all’interno del museo o prestiti worldwide, di un fondo librario con circa 1.300 volumi tematici e di un archivio con decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso.

MUMAC produce contenuti culturali originali quali mostre, tavole rotonde e volumi divulgativi (tra cui il libro Senso Espresso. Coffee. Style. Emotions), organizza iniziative educational dedicate a scuole, università e famiglie e, attraverso MUMAC Academy, propone corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lovers.

La scheda sintetica di Cimbali Group

Cimbali Group è tra i principali produttori di macchine professionali per caffè e bevande a base di latte e di attrezzature dedicate alla caffetteria. Il Gruppo, di cui fanno parte i brand La Cimbali, Faema, Slayer e Casadio, opera attraverso tre stabilimenti produttivi in Italia e uno negli Stati Uniti (a Seattle, dove vengono prodotte le macchine a marchio Slayer), impiegando complessivamente circa 700 addetti.

L’impegno del Gruppo per la diffusione della cultura del caffè espresso e per la valorizzazione del territorio si è concretizzato nel 2012 con la fondazione del MUMAC – Museo della Macchina per Caffè, la prima e più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine per il caffè espresso situata all’interno dell’headquarter di Cimbali Group a Binasco. MUMAC ospita MUMAC Academy, l’accademia della macchina per caffè di Cimbali Group, centro di formazione, divulgazione e ricerca.

Essse Caffè: per il Tribunale di Bologna è legittimo l’uso della parola Barocco per distinguere un gusto di capsule

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Il logo Essse Caffè (immagine concessa)

BOLOGNA – È definitiva la sentenza del Tribunale di Bologna: Essse Caffè non ha posto in essere alcuna violazione dei diritti di Quarta Caffè. Il contenzioso era stato promosso nel 2019 da parte di Essse Caffè nei confronti della torrefazione leccese al fine di fare accertare che l’utilizzo, da parte dell’azienda bolognese, del segno (parola; n.d.r.) “Barocco” per distinguere, all’interno della propria selezione, un gusto di capsule monodose non costituisse violazione del marchio complesso di Quarta Caffè contenente il già nominato segno insieme ad altri elementi figurativi, utilizzato dall’azienda leccese per miscele di caffè in grani o macinate.

La disputa tra Essse Caffè e Quarta Caffè: la decisione del Tribunale di Bologna

Il Tribunale di Bologna, Sezione Specializzata in Materia di Impresa, con sentenza n. 1978/2023 pubblicata in data 6 ottobre 2023 (notificata e non impugnata e quindi passata in giudicato) ha rigettato le domande di violazione di marchio e concorrenza sleale proposte in via riconvenzionale da Quarta Caffè.

Il Tribunale ha altresì accertato l’utilizzo, da parte di Essse Caffè, del segno Barocco, che non costituisce violazione del marchio complesso della torrefazione leccese, né atto di concorrenza sleale, né violazione di altri diritti dell’azienda, condannando quest’ultima alla rifusione, a favore di Essse Caffè, delle spese di lite nella misura liquidata.

Tale decisione conferma la correttezza, la serietà e la buona fede che da sempre contraddistinguono l’operato imprenditoriale dell’azienda Essse Caffè.

La scheda sintetica di Essse Caffè

Scienza, sapienza e specializzazione: tre “S” che riassumono perfettamente i valori e la filosofia di Essse Caffè, storica torrefazione bolognese fondata nel 1979 da Francesco Segafredo assieme alle sorelle Chiara e Cristina.

Oggi Essse Caffè è un marchio di successo in tutta Italia e all’estero, sinonimo di autenticità ed eccellenza, contraddistinto dall’inconfondibile family feeling delle sue miscele. L’obiettivo? Garantire un prodotto di massima qualità, tutti i giorni, tutto l’anno, realizzando con cura l’intero processo, a partire dall’accurata selezione della materia prima.

Grazie alle collaborazioni universitarie – Facoltà di Agraria delle Università di Bologna, Cesena e Foggia – l’Azienda ha acquisito elevato spessore scientifico nel proprio settore, con conoscenze su ogni tipologia di caffè, dalla torrefazione al confezionamento, fino al caffè in tazzina.

Ai fondatori, oggi si affianca la quarta generazione della famiglia: Pietro Buscaroli, Agata Segafredo, Riccardo e Ruggero Auteri che condividono la missione imprenditoriale con uno sguardo imprescindibile verso il futuro.

Andrea Illy da New York: “Ipotesi della Borsa tra 3 anni, puntiamo agli Usa, no alla Cina come 2° mercato”

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Andrea Illy, presidente illycaffè (immagine concessa)

MILANO – Da New York fanno eco le parole del presidente di illycaffè Andrea Illy, che è intervenuto durante un convegno tenuto dal Gruppo Esponenti Italiani (GEI), associazione presieduta da Mario Platero. I temi che ha affrontato l’imprenditore triestino sono stati diversi, ovviamente seguendo il file rouge del brand italiano di caffè a confronto con le sfide presenti, future, anche a confronto con i grandi player internazionali.

Wall Street sembra ancora nell’orizzonte descritto da Andrea Illy

Così ha riportato l’Ansa: l’obiettivo sarebbe quello di approdare in tre anni alla quotazione in borsa, idealmente, secondo quanto dichiarato da Andrea Illy, puntando proprio New York e poi Milano. Un’operazione che sarà possibile portare avanti dopo aver valutato bene pro e contro nel fare il proprio ingresso sulla piazza statunitense.

Ancora sull’Ansa, si discute del futuro del caffè rispetto alla minaccia del cambiamento climatico, che spinge le aziende come illycaffè a trovare soluzioni di adattamento.

Andrea Illy in questo caso si è espresso anche in qualità di copresidente di Regenerative Society Foundation insieme con Jeffrey Sachs, sottolineando l’impegno dell’azienda nel garantire caffè di qualità, frutto di una selezione alle origini che promuove il contatto diretto con gli stessi farmers.

Ed è proprio sul concetto di qualità che si ricollega il discorso del mercato USA che, così come lo ha descritto Andrea Illy sull’Ansa, è sofisticato, pronto ad investire sulla materia prima eccellente.

Qui esiste un margine per svilupparsi per dei brand come illycaffè che rappresentano il meglio del made in Italy.

Anche Radiocor ha ripreso l’intervento, confermando l’agenda di illycaffè verso la Borsa: la meta di New York viene descritta dallo stesso Andrea Illy come eccessiva, in primis per il costo elevato, per il bisogno di avere una capitalizzazione molto più alta nonché una quota solida negli Stati Uniti.

La Cina fuori dai giochi

Sempre Radiocor, tratta il tema Cina: Andrea Illy è piuttosto chiaro su questo punto, togliendo questo Paese dal mirino del brand “Non è nostro obiettivo avere la Cina come secondo mercato […] ma stiamo crescendo e stiamo crescendo con partnership locali”.

illycaffè, con una presenza in 140 Paesi, costituisce il marchio di caffè più globale al mondo – così ha pubblicato Radiocor citando le parole di Andrea Illy – e il goal auspicabile è quello di fare degli USA il mercato di riferimento, superando la stessa Italia.

In che modo? A spiegarlo sempre Andrea Illy, su Radiocor: evitare la massificazione portata avanti dai concorrenti, evitare di perdere di esclusività e restare coerenti con l’idea di una miscela unica.

Il vero valore aggiunto di illycaffè è quello di poter contare su un importante capitale culturale che si esprime proprio nel dna di un’azienda italiana, seppure con i limiti derivanti dalla gestione familiare e da una bassa produttività.

Trieste Coffee Experts: Bazzara presenta gli altri relatori dell’evento

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I relatori di Trieste Coffee Experts (immagine concessa)

TRIESTE – Manca sempre meno al Trieste Coffee Experts, il summit della Bazzara dedicato al mondo del caffè e organizzato da Andrea Bazzara, sales manager della torrefazione, che si terrà nel cuore di Trieste il prossimo 25 e 26 novembre 2023 presso il Savoia Excelsior Palace – Starhotels Collezione.

Il tema di questa sesta edizione sarà “Future coffee: Sustainability and Innovation oriented” e si dividerà così nelle due giornate: la prima, di sabato 25 novembre, con focus sulla sostenibilità, e la seconda, di domenica 26, su innovazione e tecnologia.

Bazzara al Trieste Coffee Experts

Diventato un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati e un momento chiave per l’industria del caffè, tra gli obiettivi chiave dell’evento il “fare rete”, un interessante modo per confrontarsi e riflettere insieme sul futuro del settore. Durante le due giornate saranno tanti i relatori presenti, un cospicuo weekend in cui molti esperti apporteranno il loro stimolante contributo.

A tal proposito, la Bazzara ha il piacere di presentare gli ultimi relatori che interverranno durante il summit, altri importanti personaggi che affronteranno temi fondamentali per il settore: Rudi Albert – founder & owner di Alkaff, Eleonora Pirovano – presidente IWCA Italia, Riccardo Borsatti – head of food & beverage vertical market di Siemens, Sergio Barbarisi – international key account coffee manager BWT Water+More, Mauro Bazzara – ceo di Bazzara, Andrea Lattuada – ceo di 9bar e Claudio Valdetara – marketing director di Rhea Vendors con il loro intervento dal titolo “Il Barist-Ai”, Massimo Renda – presidente e fondatore i Caffè Borbone con il suo intervento “Economia circolare e innovazione per dare nuova vita ai materiali”.

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Gli sponsor Bazzara (immagine concessa)

Con un’esclusiva anticipazione, gli otto relatori svelano così il tema e l’essenza del loro intervento.

Rudi Albert – founder & owner di Alkaff, con il suo intervento dal titolo “Caffè e sostenibilità”, partendo dall’esperienza all’interno della sua azienda, anticipa: “Fin dalla sua creazione, Alkaff ha sposato i progetti di sostenibilità legati alla produzione e lavorazione del caffè. Sostenibilità ambientale e umana. I progetti Fairtrade, Utz Certified, Rainforest Alliance e Biologico si avvalgono di collaborazioni internazionali che supervisionano a livello mondiale e nazionale il Processo di filiera nel rispetto dell’ambiente e delle persone coinvolte nella lavorazione a tutti i livelli: dalla raccolta, talvolta presso grandi coltivazioni talvolta in piccole fazende o addirittura di raccolta spontanea, fino al lavaggio e stoccaggio presso i centri di raccolta e lavorazione”.

Albert aggiunge: “Da qualche mese anche la comunità europea nell’ottica di preservazione della biodiversità e dell’attenzione ai cambiamenti climatici ha erogato una nuova legge riguardante le materie prime, tra le quali anche il caffè. Questa nuova normativa pone l’attenzione sul problema della deforestazione in favore della creazione di grandi piantagioni, provocando un grande dissesto dal punto di vista della flora e della fauna presenti sui territori coinvolti”.

Il bilancio di sostenibilità

Albert continua: “Questa legge, unitamente al bilancio di sostenibilità e ad una politica sempre più rigida e attenta alla filiera di produzione obbligherà tutte le aziende che si occupano di vendita al dettaglio di prodotti e materie prime, di garantire che quanto immesso sul mercato rispetti la normativa. A cascata coloro che, come la nostra azienda, vende alle torrefazioni per la trasformazione finale dovranno assicurarsi che quanto acquistato e venduto sia conforme alla legge”.

C’è di più: “Proprio per questo motivo stiamo portando avanti un processo di informazione e condivisione anche con i grandi trader internazionali, i quali già da tempo lavorano sulla qualità a livello di sostenibilità dei caffè che arrivano al mercato finale. Infine, stiamo pianificando un’attività di ricerca con l’università di Catania come caso studio inerente alla sostenibilità dal punto di vista ambientale ed economico nel nostro settore di riferimento. Il nostro obiettivo resta legato alla qualità che diventa oggi sostenibilità e un’attenzione crescente all’ambiente e alle risorse umane”.

Empowerment femminile e Metaverso

Eleonora Pirovano – presidente IWCA Italia, con il suo intervento dal titolo “L’empowerment femminile nella filiera del caffè” parlerà invece di come anche in questo settore “è importante sottolineare Empowerment femminile, in quanto racchiude l’essenza del nostro impegno come associazione. Questo termine indica un percorso, che ha come obiettivo la consapevolezza e il controllo sulle decisioni e sulle scelte da parte delle donne. Una donna libera di scegliere è una donna felice e una donna felice contribuisce al benessere della comunità”.

E ancora Riccardo Borsatti – head of food & beverage vertical market di Siemens sul tema tecnologia con il suo intervento dal titolo “Industrial Metaverse: hype or hope?”: “Il Metaverso è da tempo sulla bocca di tutti. Il focus attuale quando si parla di Metaverso si concentra soprattutto sul mondo dei giochi, della vendita al dettaglio e dei social media”.

Borsatti aggiunge: “Allo stesso tempo, si potrebbe sostenere che il più significativo e più grande potenziale del Metaverso risieda nelle industrie che costituiscono la spina dorsale delle nostre economie, come ad esempio il settore manifatturiero, gli edifici, gli operatori di reti e infrastrutture o il settore dei trasporti. Perché? Perché il Metaverso porterà profondi cambiamenti in questi settori nei prossimi anni, creando un impatto reale. Infine, la tecnologia non esiste per sé stessa ma per migliorare la vita quotidiana delle persone, incluso tutto ciò che mangiamo. Ed è proprio questo il senso dell’idea del Metaverso Industriale”.

Sostenibilità e green economy

Segue Sergio Barbarisi – international key account coffee manager BWT Water+More sul tema “Acqua BWT e caffè: la sostenibilità che non viene (solo) dalla tecnologia”, con un estratto: “Sostenibilità, un concetto che oggi viene utilizzato ad ogni piè sospinto, ma quanti di noi lo interpretano appieno? Essere azienda al passo con i tempi, appunto sostenibile, vuol dire tante cose, tra le quali sicuramente quella di guardare in tutte le direzioni e cercare di capire come si può lasciare un mondo migliore a seguito del proprio passaggio”.

Presente anche Massimo Renda – presidente e fondatore di Caffè Borbone che anticipa: “Ci troviamo in anni cruciali per la green economy, un periodo in cui la maggior parte delle aziende sta accelerando sul fronte della transizione ecologica per soddisfare i requisiti europei di sviluppo economico sostenibile nel rispetto dell’ambiente. L’Italia è tra le best case mondiali in termini di riciclo dei rifiuti ma in qualità di aziende che muovono e rappresentano l’economia italiana dobbiamo chiederci cosa si può fare di più oltre al riciclo attuando un modello di economia circolare a tutto tondo”.

Massimo Renda aggiunge: “Le nuove normative europee, già in vigore o future, sono un’opportunità da cogliere per raggiungere questo obiettivo. Caffè Borbone integra la strategia sostenibile del Gruppo Italmobiliare, di cui fa parte, e ne supporta l’impegno con l’adesione al Global Compact, contribuendo ai Sustainable Development Goals così come agli obiettivi più ampi delle Nazioni Unite”.

Massimo Renda continua: “Le azioni concrete di Caffè Borbone per contribuire alla circolarità prevedono l’uso responsabile delle risorse in tutto il ciclo produttivo fino al packaging e allo smaltimento dei materiali di scarto con recupero dei sottoprodotti tramite riutilizzo o valorizzazione. Delle oltre 14.000 tonnellate di materiali utilizzati per il packaging primario e secondario dei prodotti Caffè Borbone, di cui oltre il 60% è carta, circa il 10% diventa rifiuto di processo. Quasi il 90% dei rifiuti di processo generati viene valorizzato come risorsa per altri cicli di consumo o di produzione.”

Il modello sostenibile al Trieste Coffee Experts

Infine, anche Mauro Bazzara – ceo Bazzara con il suo intervento dal titolo “Purpose sostenibile come nuovo modello per creare valore”, che conclude: “In un contesto globale in cui sistemi economici e sociali si ergono su paradigmi in rapida, e forse precoce, mutazione, per affrontare le sfide ambientali e sociali del XXI secolo, tutte le imprese dalle grandi aziende alle PMI saranno chiamate a adottare una cultura in cui saranno misurate, oltre che in base ai loro risultati economici, anche in base alla capacità di generare un impatto positivo sull’ambiente e sulla società”.

Mauro Bazzara aggiunge: “La distinzione tra “For Profit” e “Non Profit” è ancora efficace o inadatta ad affrontare le sfide sociali e ambientali del nostro tempo? Come guidare la transizione verso modelli economici ‘rigenerativi’, ovvero modelli in grado di generare significativo valore e impatto positivo non solo per gli shareholder ma anche per tutti gli altri stakeholder? Le Benefit Corporation sono un fenomeno in crescita a livello internazionale e costituiscono un movimento globale di ‘Purpose-Driven Businesses’ che ha l’obiettivo di diffondere un nuovo paradigma economico, che vede le imprese come protagoniste nel rigenerare la società”.

Ricordiamo che quest’anno sarà possibile seguire la diretta streaming sia in italiano che in inglese collegandosi al sito sul quale è dedicata un’apposita sezione.

Rancilio Group al Palazzo di Vetro Onu per Journey in Italy

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rancilio group
Rancilio Group fra i partner del simposio di Journey in Italy (immagine concessa)

MILANO – Il 16 novembre Rancilio Group sarà fra i partner del simposio di Journey in Italy presso il Palazzo di Vetro, sede delle Nazioni Unite a New York. Il simposio, intitolato “Il gusto del benessere sostenibile: un dialogo tra la dieta mediterranea e la cucina africana”, è patrocinato dalle Nazioni Unite, dal Ministero degli Affari Esteri e da altre importanti istituzioni internazionali.

Rancilio Group fra i partner del simposio di Journey in Italy

La macchina per caffè espresso professionale multi-caldaia Rancilio Specialty RS1, dotata di tecnologia Advanced Temperature Profiling, il macinadosatore on demand Rancilio Kryo Evo 65 OD e Lavazza saranno i portavoce dei benefici del caffè preparato secondo la tradizione italiana. Se consumato con moderazione e regolarità, infatti, il caffè rappresenta un elemento positivo all’interno della Dieta Mediterranea, contribuendo alla riduzione dei rischi legati alla mortalità e alle malattie cardiovascolari.

Il simposio avrà come tema centrale proprio la Dieta Mediterranea, ormai universalmente riconosciuta come un modello di stile di vita positivo per la salute fisica e mentale. I benefici di questo approccio alimentare si estendono anche alla sostenibilità e alla rigenerazione, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Il programma completo di Journey in Italy, suddiviso in dodici appuntamenti tra il 14 e il 18 novembre 2023 in undici città del mondo, si propone come un luogo di dialogo e scambio culturale sui principi della Dieta Mediterranea, e su come essa possa riflettersi armoniosamente nelle diverse cucine culturali del Sud e del Nord del mondo.

Maggiori informazioni

  • Journey in Italy | Rancilio Group
  • 16 novembre 2023
  • Palazzo di Vetro (qui la posizione su Google Maps)
  • Quartier generale dell’ONU
  • 405 E 45th St, New York NY 10017, United States

Scopri di più sull’evento cliccando qui

Italian Exhibition Group (Sigep): ricavi a 152,4 mln, utile netto a 9,6 mln

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Il logo IEG - Italian Exhibition Group

RIMINI – Italian Exhibition Group S.p.A., società simbolo in Italia nell’organizzazione di eventi fieristici internazionali, ha approvato il bilancio consolidato al 30 settembre 2023. La società, quotata presso l’Euronext Milan di Borsa Italiana S.p.A, ha presentato ricavi di 152,4 milioni di euro con un utile netto del periodo a 9,6 milioni. Ciò segna per IEG un terzo trimestre consecutivo caratterizzato da una crescita costante.

Il bilancio di Italian Exhibition Group

L’amministratore delegato Corrado Arturo Peraboni, come riportato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, ha affermato che i risultati conseguiti confermano l’andamento estremamente positivo del 2023, dove l’azienda ha registrato per il terzo trimestre consecutivo volumi di fatturato record.

Ciò ha permesso alla società di continuare la linea di investimenti per espandere il proprio portafoglio prodotti sia in Italia che all’estero.

Fuori dal Bel Paese, l’azienda ha inaugurato importanti iniziative come Cara – Café and Restaurant Asia a Singapore nel segmento Food & Beverage e Sije – Singapore Jewelry Expo nel segmento Jewlry& Fashion, MundoGeo e DroneShow in Brasile che hanno conseguito risultati degni di nota.

Peraboni, come riportato dal Sole 24 Ore, conclude: “Grazie alle performance conseguite prevediamo di chiudere il 2023 con risultati superiori agli obiettivi strategici del nostro piano industriale, che ci permetteranno di affrontare il 2024 e i successivi anni di piano con solide basi per sostenere la crescita e gli investimenti”.