venerdì 28 Novembre 2025
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Massimo Zanetti Beverage Group verso l’ingresso in Borsa a Wall Street entro 4 anni con il fondo QuattroR

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massimo zanetti beverage group
Il logo del Massimo Zanetti Beverage Group

QuattroR, fondo di private equity che si distingue per promuovere lo sviluppo di imprese italiane, ha acquisito una quota del 50% di Massimo Zanetti Beverage Group S.p.A. con l’obiettivo di accelerarne la crescita e la creazione di valore a lungo termine (ne abbiamo parlato qui). Per QuattroR, una volta terminato il periodo d’investimento, potrebbe arrivare nel giro di tre o quattro il momento dell’Ipo, un’offerta al pubblico dei titoli di una società che vuole quotarsi per la prima volta su un mercato regolamentato, a Wall Street, la Borsa di New York.

L’idea sarebbe stata approvata dallo stesso Massimo Zanetti, presidente della società, il quale ha affermato che l’obiettivo è l’Ipo nel giro di 3-4 anni, probabilmente a New York. Leggiamo di seguito una parte dell’articolo di Carlo Festa per Il Sole 24 Ore che aveva già scritto sullo stesso tema qui .

Massimo Zanetti Beverage Group: obiettivo diretto all’Ipo

MILANO – Riassetto in porto per il caffè Segafredo. Il fondo QuattroR acquista il 50% di Massimo Zanetti Beverage Group con l’obiettivo di accelerarne la crescita e la creazione di valore a lungo termine. Il restante 50% resterà a Massimo Zanetti e alla sua famiglia. Il passo successivo, quando QuattroR terminerà il periodo d’investimento, potrebbe essere nel giro di 3-4 anni l’Ipo su una Borsa estera, probabilmente Wall Street. Zanetti Beverage Group era già quotato a Piazza Affari, ma si è delistato ad inizio 2021.

QuattroR entrerà principalmente attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale. Le nuove risorse saranno dedicate in gran parte a perseguire le opportunità di crescita, già individuate, oltre che a ridurre la leva finanziaria a livello di gruppo (con un’esposizione di circa 300 milioni).

L’obiettivo è consolidare la leadership europea del gruppo e rafforzare la presenza globale. Massimo Zanetti, presidente della società, continuerà a contribuire allo sviluppo. Fondato da Massimo Zanetti più di 50 anni fa, Massimo Zanetti Beverage Group è uno dei principali attori globali nel caffè.

Partendo dall’Italia ha conquistato i principali mercati in Europa, America, Asia e Middle East, sia attraverso sviluppo organico sia tramite acquisizioni.

Il mercato tricolore rappresenta meno del 10% del fatturato del gruppo, presente in 110 Paesi, con 20 stabilimenti e un network importante di caffetterie. Con un portafoglio di oltre 40 marchi, tra cui il rinomato Segafredo, il gruppo conta più di 3.300 dipendenti e ha chiuso il 2023 con un fatturato di 1,1 miliardi.

“L’investimento in Massimo Zanetti Beverage Group – sottolinea Francesco Conte, amministratore delegato di QuattroR – è in linea con il nostro impegno di valorizzare importanti marchi italiani presenti su scala globale”.

Il consiglio di amministrazione ha infine nominato come nuovo amministratore delegato Pierluigi Tosato, che vanta più di 25 anni di esperienza in grandi gruppi nel food&beverage.

Per leggere un articolo sullo stesso argomento su Il Sole 24 Ore basta cliccare qui .

Robusta: ecco perché è difficile che i prezzi scendano a breve

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Il logo dell'Ice

MILANO — Settimana senza precedenti per i futures dei caffè robusta, che volano a livelli mai visti nei 16 anni di esistenza del contratto 10-T. La scadenza maggio della borsa londinese ha toccato i suoi massimi nella seduta di metà settimana, concludendo la giornata a 3.812 dollari pe tonnellata.

Giovedì 4 aprile, il benchmark è volato a un nuovo massimo storico di 3.849 dollari durante la contrattazione, ma ha chiuso in ribasso di 46 dollari, a quota 3.766.

Nuovo, lieve, arretramento (-$22) nella seduta di venerdì. La settimana sì è conclusa così a 3.744 dollari; il 5,2% in più rispetto alla chiusura dell’ottava precedente.

L’Ice Arabica si rivaluta addirittura dell’11,5% in una settimana chiudendo venerdì a 212,50 centesimi per libbra.

A fare lievitare i prezzo sono state, in questo caso, le forti piogge in Brasile, che potrebbero avere ripercussioni negative sui raccolti. Secondo Somar Meteorologia, il Minas Gerais ha registrato in una settimana una quantità di precipitazioni del 335% superiore alle medie stagionali.

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I nostri lutti: “Buon viaggio Alfredo”, La Marzocco ricorda la scomparsa di Alfredo Orlando, 69 anni, della Caffè Orlando, GranoNero di Ostuni

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Alfredo Orlando della Caffè Orlando, Granonero di Ostuni
Alfredo Orlando della Caffè Orlando, GranoNero di Ostuni durante la visita ad una piantagione (immagine concessa)

OSTUNI (Brindisi) – “A malincuore, annunciamo la scomparsa del nostro caro amico e collega, Alfredo Orlando. Alfredo ha portato calore, gentilezza, impegno e dedizione a La Marzocco, regalando agli altri tanta esperienza ed un’ammirevole passione per il mondo del caffè.” Così La Marzocco ricorda Alfredo Orlando della Caffè Orlando di Ostuni che dal 2015 faceva parte del Team La Marzocco come responsabile commerciale per le regioni del Sud Italia: è scomparso venerdì 5 aprile all’età di 69 anni.

Alfredo Orlando in un talk (immagine concessa)

Prosegue il ricordo di Alfredo Orlando de La Marzocco: “Dalla sua gestione della storica impresa famigliare, la torrefazione Orlando originaria di Lecce, all’apertura di una nuova sede ad Ostuni con annesso il coffee store GranoNero polivalente, ai suoi viaggi nel mondo visitando le piantagioni, e dal suo impegno didattico-istituzionale con enti quali l’Ambasciata del Brasile a Roma e SlowFood, Alfredo era entrato a far parte del team La Marzocco nel 2015 come responsabile commerciale per le regioni del sud Italia.”

Alfredo Orlando sarà ricordato per la sua straordinaria personalità e per il suo grande contributo, la sua infinita positività, il suo sorriso contagioso e il suo modo di essere sempre un amico, compagno di viaggio.

Alfredo Orlando in uno dei viaggi nelle piantagioni di caffè (immagine conessa)

Conclude La La Marzocco: “In questo momento di dolore, ci uniamo per custodire i ricordi che abbiamo condiviso con Alfredo.”

Alfredo Orlando, storico nome della torrefazione pugliese, è scomparso venerdì 5 aprile, all’età di 69 anni a seguito di una incurabile malattia.

Alfredo Orlando portava lo stesso nome del nonno, il fondatore della prima torrefazione di Lecce nel lontano 1923.

Alfredo Orlando ha vissuto la propria esistenza esplorando ogni ambito del caffè, oltre ad essere nato nella torrefazione di famiglia ha collaborato con varie imprese come esperto assaggiatore, ha rappresentato importanti aziende di caffè verde e promosso attività commerciali per alcune tra le più iconiche marche di macchine per caffè, come Fiorenzato e La Marzocco.

La direzione e la redazione di Comunicaffè si associano al lutto della famiglia, dei collaboratori e degli amici.

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Il logo di Caffè Orlando, Granonero

A Torino c’è l’unico bar robotizzato in Italia in via Carlo Alberto, con la partecipazione di Lavazza e Martini & Rossi

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L'intelligenza artificiale (immagine Pixabay)

Arriva a Torino, in via Carlo Alberto, l’innovativo Shaker, l’unico bar robotizzato di Italia con un listino che non prevede unicamente drink ma anche caffetteria, grazie ad una partnership con Martini & Rossi e Lavazza. L’inaugurazione avverrà mercoledì 10 aprile, con un panel intitolato Tech & The City alla quale parteciperà l’ex ministra per l’innovazione tecnologica Paola Pisano e Giuliana Mattiazzo, vicerettrice per l’Innovazione scientifico-tecnologica del Politecnico.

Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Teresa Cioffi per Il Corriere della Sera.

Shaker, il locale robotizzato a Torino

TORINO – Dirige cocktail e distillati, seleziona, compone, shakera, non sbaglia un colpo. E alla fine serve un drink perfetto, così come ricetta comanda. I clienti ringraziano, ma dall’altra parte non c’è voce: è tutto robotizzato.

Dopo una primissima apertura temporanea nel 2018 e qualche tentativo a Milano, arriva a Torino l’unico bar robotizzato di Italia che alza le serrande in via Carlo Alberto.

A dire il vero un ritorno in città, dopo l’esperienza maturata ai Murazzi qualche anno fa. Allora, però, si trattava di una proposta di qualche mese, oggi invece Makr Shakr scommette a lungo termine inaugurando Shaker, il suo primo flagship bar nel cuore di Torino.

Leader nel settore dei bar robotici, da start-up si è trasformata in impresa con clienti sparsi in tutto il mondo. Las Vegas, Singapore, Praga, Miami, Londra, Amsterdam, Bali, in tutti questi luoghi esiste già un braccio robotico che serve cocktail a clienti internazionali, senza contare quelli a bordo delle crociere della Royal Caribbean Group. L’intuizione nel 2013, con la creazione del primo prototipo per Google I/O, a San Francisco.

“A questo punto io e l’architetto Carlo Ratti, che già collaboravamo per progetti innovativi, abbiamo deciso di dare vita a un’avventura che oggi si chiama Makr Shakr – racconta Emanuele Rossetti, ceo dell’azienda -. E dopo anni di lavoro e crescita, siamo contenti di proporre ai torinesi un’esperienza tra relax e gusto degna di una città dalla natura innovativa come la nostra”.

Tutto a prezzi di mercato, in un’ottica pop che guarda soprattutto alle nuove generazioni e al turismo.

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L’avvento dei camerieri robot: lo sviluppo della tecnologia nella ristorazione

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barista robot bar germania
Il barista robot (foto presa da Twitter)

Sono efficienti e suscitano curiosità: i primi camerieri robotizzati presenti nei ristoranti di mezzo mondo hanno riscosso successo tra i clienti e fanno risparmiare gli imprenditori senza sottrarre, almeno per il momento, il lavoro al personale addetto. In California, in Cina ma anche in Italia, molte startup e aziende specializzate hanno cominciato a mettere in produzione e a commercializzare una serie di robot camerieri. E gli esempi sono sempre più numerosi. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Enrico Maria Corno per Il Corriere della Sera.

I camerieri robot nella ristorazione

MILANO – Abbiamo auto che viaggiano in completa autonomia, l’intelligenza artificiale che esegue miliardi di calcoli in centesimi di secondo e riesce a leggere il nostro futuro e robot in grado di eseguire operazioni chirurgiche.

Quanto tempo manca perché tutti i ristoranti abbiano un robot che semplicemente sia in grado di servire a tavola e a sparecchiare?

Molto in questo senso si sta muovendo. La meccanizzazione del servizio viene affrontata sia con dispositivi molto elementari (abbiamo recentemente parlato dei primi distributori automatici di cocktail in Italia) ma anche sfruttando i sistemi più sofisticati a disposizione.

Va da sé che il mercato darà una accelerata allo studio e alla produzione di robot di questo tipo quando la domanda crescerà: nel frattempo in California, in Cina ma anche in Italia e in special modo in Veneto, molte startup e aziende specializzate hanno cominciato a mettere in produzione e a commercializzare una serie di robot camerieri efficienti per eseguire le funzioni base del servizio ai tavoli, come portare i piatti caldi a destinazione e ritirare le stoviglie sporche.

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Cina: ecco le macchine con AI che raccolgono le foglie di tè

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L'intelligenza artificiale (immagine Pixabay)

HANGZHOU (Cina) – Un’azienda agricola con sede nella città di Hangzhou, capoluogo della provincia cinese dello Zhejiang, come riportato dal Corriere della Sera, ha avviato l’impiego di robot dotati di intelligenza artificiale per assistere i lavoratori nella raccolta delle foglie di tè.

L’intelligenza artificiale in Cina

Questo innovativo progetto prevede l’uso di una telecamera rotante e quattro braccia, le quali, secondo i suoi sviluppatori, sono in grado di individuare le foglie da diverse angolazioni, contribuendo così a risparmiare tempo ed energia durante la fase di raccolta.

Qui sotto è possibile vedere il video proposto dal Corriere della Sera. 

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale sta diventando sempre più comune nell’industria della ristorazione e del retail.

Ad esempio, i robot mobili autonomi (AMR), grazie alla capacità di apprendimento automatico, assistono gli operatori negli stabilimenti, nei magazzini e nei centri di distribuzione, garantendo la disponibilità delle materie prime, dei manufatti e degli imballaggi necessari per la produzione, il confezionamento e la spedizione dei prodotti su mezzi di trasporto nei tempi previsti (ne abbiamo parlato qui).

L’impiego dei residui della torrefazione del caffè nei prodotti da forno: lo studio sull’impatto ambientale

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Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)

L’impiego dei residui della torrefazione del caffè nei prodotti da forno potrebbe portare a un significativo calo dell’impatto ambientale e ad un risparmio nei costi di smaltimento per le aziende secondo un’indagine ENEA che si inserisce nel progetto europeo Biocircularcities. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Agrifood.tech.

Il raggiungimento della sostenibilità economica con l’impiego dei residui della torrefazione del caffè nei prodotti da forno

MILANO – L’impiego degli scarti della torrefazione del caffè come ingrediente di valore nei prodotti da forno potrebbe portare a una diminuzione del 73% dell’impatto ambientale derivante dalle lavorazioni che coinvolgono la farina, e del 50% dei costi di smaltimento per le imprese.

Questo è quanto si evince da una indagine ENEA riguardante la sostenibilità economica e ambientale della gestione della silverskin, il principale rifiuto organico generato dalla torrefazione del caffè, che i torrefattori sono tenuti a convertire in compost.

La ricerca Sustainability Assessment of Coffee Silverskin Waste Management in the Metropolitan City of Naples (Italy): A Life Cycle Perspective è stata condotta nell’ambito del progetto europeo Biocircularcities e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Sustainability.

Stando a quanto racconta Giuliana Ansanelli, ricercatrice ENEA e coautrice dello studio insieme alle colleghe Gabriella Fiorentino e Amalia Zucaro del Laboratorio ENEA Tecnologie per il riuso, riciclo, recupero e valorizzazione di rifiuti e materiali, l’analisi del ciclo di vita mostra che l’utilizzo alimentare della silverskin contribuirebbe a prevenire l’emissione di circa 250 kg di CO2 equivalente per ogni tonnellata di farina sostituita con lo scarto del chicco del caffè, il che corrisponde al quantitativo di CO2 che può essere assorbito da 22 alberi.

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illycaffè sostiene la Lega italiana per la lotta contro i tumori grazie alla campagna abbonamenti illydieci

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illycaffè
illycaffè a sostegno della Lega italiana per la lotta contro i tumori (immagine concessa)

TRIESTE – illycaffè, azienda leader nel caffè di alta qualità sostenibile, sostiene il progetto Visite sospese della Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori), confermando anche per il 2024 il supporto ad attività a favore di una giusta causa attraverso la campagna abbonamenti per il bar illydieci.

Visite sospese è un servizio di controllo gratuito della LILT per la diagnosi precoce di tumori, rivolto a persone fragili, in condizioni economiche e sociali sfavorevoli che non hanno la possibilità di accedere ai servizi di prevenzione oncologica.

illycaffè per il progetto Visite sospese della Lega italiana per la lotta contro i tumori

Da oggi, acquistando un carnet illydieci da 10 consumazioni di espresso nei bar in cui sono stati acquistati, illy devolverà 1 euro al progetto Visite sospese, garantendo comunque una copertura minima di 50.000€, corrispondente a 1000 visite o esami gratuiti sul territorio nazionale a persone in disagio economico-sociale. Raggiunto l’importo minimo, fino al 31 dicembre 2024 illycaffè continuerà a devolvere a LILT 1 euro per ogni carnet venduto. I baristi aderenti all’iniziativa, inoltre, offriranno un ‘caffè sospeso’ ad ogni illydieci venduto, aggiungendo al rito quotidiano dell’espresso un valore solidale.

“Quest’anno il caffè acquistato al bar attraverso l’abbonamento illydieci contribuirà a sostenere il progetto visite sospese della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori, con l’obiettivo minimo di donare 1000 visite a persone in situazioni di disagio economico sociale – racconta Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè – le attività di prevenzione e di cura sono fondamentali e illycaffè vuole sostenerle a fianco della LILT”.

“La prevenzione è l’arma più importante contro i tumori – aggiunge Luisa Bruzzolo, direttrice generale di LILT Milano -, eppure chi vive in condizioni di fragilità sociale ed economica spesso rinuncia a fare i controlli. Da molti anni LILT è promotrice di progetti di salute inclusivi grazie a un programma di visite sospese per le fasce più deboli della popolazione. Un grazie speciale a illycaffè e a tutti i clienti che, acquistando i carnet, ci aiuteranno a donare sempre più visite, nella massima trasparenza”.

L’abbonamento, disponibile in tutti i caffè illy d’Italia a gestione diretta e nei bar aderenti al progetto, sarà fruibile per tutto il 2024. I dettagli sono disponibili qui.

La scheda sintetica di illycaffè

illycaffè è un’azienda familiare italiana fondata a Trieste nel 1933, che da sempre si prefigge la missione di offrire il miglior caffè al mondo. Produce un unico blend 100% Arabica composto da 9 ingredienti diversi. L’azienda seleziona solo l’1% dei migliori chicchi di Arabica al mondo.

Ogni giorno vengono gustate 8 milioni di tazzine di caffè illy nei bar, ristoranti, alberghi, caffè monomarca, case e uffici di oltre 140 paesi, in cui l’azienda è presente attraverso filiali e distributori.

Fin dalla nascita illycaffè ha orientato le proprie strategie verso un modello di business sostenibile, impegno che ha rafforzato nel 2019 adottando lo status di Società Benefit e nel 2021 diventando la prima azienda italiana del caffè ad ottenere la certificazione internazionale B Corp. Dal 2013 illycaffè è inoltre una delle World Most Ethical Companies.

Tutto ciò che è ‘made in illy’ viene arricchito di bellezza e arte, a cominciare dal logo, disegnato da James Rosenquist, le illy Art Collection, le tazzine decorate da più di 125 artisti internazionali o le macchine da caffè disegnate da designer di fama internazionale.

Con l’obiettivo di diffonderne la cultura della qualità ai coltivatori, baristi e amanti del caffè, l’azienda ha sviluppato la sua Università del Caffè che ad oggi svolge corsi in 25 paesi del mondo. Nel 2021 Rhône Capital è entrato nel capitale di illycaffè con una quota di minoranza per accompagnare l’azienda nella crescita internazionale. Nel 2022 illycaffè ha impiegato 1230 persone e ha generato un fatturato consolidato pari a €567,7 milioni. La rete monomarca illy conta 190 punti vendita in 34 Paesi.

La scheda sintetica di Lilt

Lilt, Lega italiana per la lotta contro i tumori, è un ente pubblico vigilato dal Ministero della Salute. Opera senza fini di lucro su base associativa ed è articolato in 106 associazioni provinciali. La sua missione è diffondere la cultura della prevenzione (primaria, secondaria e terziaria) come metodo di vita.

Eni Café: parte il corso di formazione di Niko Romito per i dipendenti della catena di caffè

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Il logo di Eni Café

Continua il piano di investimenti di Eni, colosso dell’energia, all’interno delle proprie stazioni di rifornimento. Dopo la nascita del progetto ALT Stazione del Gusto con lo chef Niko Romito, parte il corso di formazione gastronomica per i dipendenti di Eni Café di 40 giorni per un totale di 320 ore. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su Cibo Today.

Il percorso di formazione per i dipendenti di Eni Café

MILANO – Il colosso multinazionale italiano del settore energetico Eni da tempo è protagonista di un corposo piano di investimenti che riguarda ristorazione e caffetteria. Il progetto si chiama da anni Eni Café, la catena di bar in franchising più grande d’Italia con oltre 600 punti vendita all’interno dei benzinai.

Una rete capillare di caffetterie pensate per chi viaggia. E ora la novità, appena annunciata da Eni: si punta forte sulla formazione con una masterclass di due mesi per il personale degli Eni Café.

Un passo in avanti da leggere anche alla luce dell’importante collaborazione messa in atto a settembre 2023 con il primo ALT Stazione del Gusto, insieme allo chef stellato Niko Romito. Che avrà un ruolo centrale in questo nuovo processo aziendale che grazie a intensi processi di formazione punta alla qualità.

Il progetto, avviato in questi giorni, prevede una formazione capillare per il personale e i manager dei numerosi Eni Café in giro per l’Italia. Il corso di 40 giorni per un totale di 320 ore è stato sviluppato proprio insieme all’Accademia Niko Romito, già partner di Eni nel progetto ALT, nonché scuola di alta formazione e specializzazione professionale dedicata al mondo della ristorazione e della cucina inventata dal grande chef abruzzese.

Obiettivo? Alzare l’asticella della qualità, attraverso lezioni teoriche, coocking class, momenti di incontro con professionisti del settore. Un investimento importante che punta sulla didattica aziendale anche alla luce degli ulteriori 600 punti venditi che nasceranno in tutta Europa a partire dai prossimi mesi.

A partecipare saranno 640 persone, tra manager e personale degli Eni Café, che si ritroveranno negli spazi aziendali di Castel Gandolfo fino a maggio per ridisegnare la rete di servizio.

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Squp: ecco la startup di Roma che propone il gelato plant based

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Il logo di Squp

Squp, una nuova startup romana, ha avuto l’idea di riproporre il gelato in chiave plant based con prodotti di origine vegetale. Il brand è stata fondato da Emanuele BianconiSamuel Lonero e Roberto Tomei. Per ora Squap propone tre gusti classici: cacao, pistacchio e nocciola. Ma altri sapori, realizzati con materie prime con di provenienza geografica specifica, ne arriveranno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo riportartato da StartUp Magazine e ripreso dal quotidiano La Repubblica.

La nascita del gelato Squp

ROMA – C’è una startup romana che sta mettendo mano a uno dei totem della gastronomia italiana: il gelato. In che modo? Reinventandolo in chiave “plant based” e dunque salutare. Si chiama Squp, è stata fondata da Emanuele BianconiSamuel Lonero e Roberto Tomei. Sviluppa e vuole in qualche modo portare anche nella gelateria la macro-tendenza globale della produzione basata su prodotti di origine completamente vegetale.

Per ora si parte con tre gusti classici: cacao, pistacchio e nocciola. Ma altri – a base di acqua, realizzati con materie prime con di provenienza geografica specifica, selezionate attingendo a filiere certificate – ne arriveranno.

Il loro gelato, assicurano, è un prodotto con una cremosità paragonabile a quella del gelato vero. Ma appunto la specificità è quella di essere realizzato al 100% a base vegetale, senza glutine e senza zuccheri aggiunti. Il tutto contenuto in un imballo composto al 100% da materiale riciclato.

La vision di Squp è infatti quella di generare un impatto positivo nella vita delle persone attraverso il gelato, immaginando un futuro in cui il piacere incontri il benessere e la sostenibilità.

La strada è dunque quella di offrire un’esperienza gustativa unica con i gelati plant-based senza zuccheri aggiunti, combinando ingredienti funzionali, un packaging eco-friendly e una filiera sempre più sostenibile, ridefinendo il piacere del gelato e rendendolo accessibile a tutti. Per ora il modo migliore è ordinarli a domicilio su Roma, dove vengono consegnati a temperatura controllata con camioncini refrigerati o cargo bike attrezzate. Ma sarà sempre più semplice individuarli nei supermercati, anche di grandi insegne.

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