venerdì 28 Novembre 2025
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Venditalia: Feio S.r.l. presente con il marchio Karoma Caffè, 15-18/05

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I prodotti di Caffè Karoma (immagine concessa)

MILANO – Feio S.r.l. nasce nel 1986 dalla passione per il caffè e dalla volontà di offrire un prodotto di elevata qualità. Nel corso degli anni, l’azienda presente nel mercato con il marchio Karoma Caffè, ha conquistato il gusto e la fiducia di una clientela sempre più ampia, grazie all’impegno costante nella ricerca e nell’innovazione.

La Feio S.r.l. sarà presente all’evento Venditalia, fiera di riferimento per il settore vending, che si terrà a Milano – Rho dal 15 al 18 maggio 2024.

Karoma a Venditalia

Allo stand K38 del padiglione 8, i visitatori potranno immergersi nel mondo Karoma e vivere un’esperienza sensoriale unica. Potranno degustare pregiate miscele di caffè, frutto di un’attenta selezione dei migliori chicchi provenienti da tutto il mondo.

Il logo di Caffè Karoma (immagine concessa)

In occasione del Venditalia verranno presentate le ultime novità di prodotto, studiate per soddisfare le esigenze e i palati più esigenti, dalle nuove miscele ai caffè aromatizzati e bevande solubili oltre a offerte esclusive per stupire i veri amanti del caffè.

Lo stand Karoma sarà inoltre un luogo di incontro con gli esperti dell’azienda, che saranno a disposizione dei visitatori per fornire consulenze personalizzate e consigli per la scelta del caffè perfetto.

Lo stand Karoma sarà presente al padiglione 8, stand K38.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Gli effetti benefici del caffè sulle malattie del fegato e il diabete: lo studio

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MILANO – Sul caffè esiste un’ampia letteratura scientifica che attribuisce alla bevanda numerose proprietà salutistiche, incluse quelle di ridurre l’infiammazione epatica e lo sviluppo del diabete tipo 2. Riducendo questi due fattori, si abbassa al contempo anche il rischio di contrarre diverse altre malattie dato che sia l’infiammazione del fegato che il diabete tipo 2 sono precursori di problemi ancora più gravi nell’organismo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Gianpaolo Usai per L’Indipendente.

Oltre la caffeina: cosa c’è dentro al caffè

Il segreto delle proprietà nutraceutiche del caffè non risiede però nella sostanza più conosciuta da tutti, la caffeina. I benefici della bevanda sono invece attribuiti ai numerosi composti vegetali antiossidanti e antinfiammatori presenti nel caffè come l’acido clorogenico, il cafestolo e il caveolo ai quali si riconoscono anche funzioni antitumorali.

Al contrario, la caffeina, il principio attivo del caffè a livello del sistema nervoso, sembrerebbe incidere poco in tal senso, dal momento che anche chi beve caffè decaffeinato trae sostanzialmente gli stessi benefici di chi lo beve nella sua versione naturale. Tali evidenze sono state confermate anche da un recente studio nel Regno Unito che ha stabilito un collegamento tra il consumo di caffè e un fegato più sano.

In questa indagine scientifica i ricercatori si sono basati sui dati relativi a un vastissimo campione di 494 mila persone circa, raccolti nella Biobank, una grande indagine nazionale sulla salute della popolazione britannica.

I partecipanti sono stati interrogati, tra gli altri, su quanto e quale caffè – decaffeinato, istantaneo, macinato o altro – consumassero. Gli individui sono stati seguiti mediamente per un decennio e i dati sulle abitudini legate al caffè sono stati incrociati con quelli concernenti l’insorgere o meno di malattie al fegato come la steatosi, il carcinoma del fegato, epatiti e cirrosi epatica.

Gli studiosi hanno così stabilito che circa il 78% dei partecipanti consumasse mediamente due tazzine di caffè al giorno.

Rispetto ai non bevitori di caffè, i bevitori di caffè avevano rischi ridotti rispettivamente del 21% di patologie croniche del fegato e del 49% di morire per malattie del fegato inclusi i tumori (epatocarcinoma).

Ciò è stato rilevato indipendentemente dal tipo di caffè consumato, fosse esso solubile, macinato o decaffeinato. Questo studio non è di certo una voce isolata nella letteratura scientifica e anzi concorda con precedenti studi che generalmente riportano associazioni inverse tra consumo di caffè ed esiti di patologia cronica del fegato, inclusi gli enzimi epatici alteratifibrosicirrosi, e tumori al fegato.

Effetti protettivi del caffè sono stati inoltre registrati in pazienti che avevano contratto un’epatite C di tipo virale.

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Espresso italiano champion: al via le selezioni nella sede di La San Marco a Gradisca d’Isonzo, 16/05

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Roberto Nocera, direttore generale de La San Marco, all'ottenimento della certificazione delle macchine per il contest (immagine concessa)

GRADISCA D’ISONZO (Gorizia) – Si svolgeranno il prossimo 16 maggio a La San Marco, nella sua sede di Gradisca d’Isonzo, le selezioni valide per l’Espresso italiano champion, il campionato italiano baristi dell’Istituto espresso italiano (Iei). L’azienda isontina, leader nella produzione di macchine per il caffè, ha superato egregiamente, nei giorni scorsi, il test condotto dagli ispettori IEI che le consente di ospitare le selezioni per il concorso cui partecipano, ogni anno, centinaia di baristi in tutta Italia: le macchine de La San Marco hanno conseguito tutte le certificazioni necessarie per essere utilizzate dai candidati  all’Espresso italian champion.

Le selezioni per l’Espresso italiano champion

Il 21 e 22 marzo scorso l’azienda del Friuli Venezia Giulia ha completato la certificazione Iei per la sua collezione D., le macchine a Leva e i macinacaffè Premium. Un panel composto da dieci certificatori ha esaminato e confermato l’adeguatezza dei prodotti La San Marco ai parametri standard richiesti.

Il contest Espresso italiano champion, la cui tappa regionale in Friuli Venezia Giulia è prevista dunque il prossimo 16 maggio a Gradisca d’Isonzo, è aperto a tutti i baristi che saranno chiamati a tarare la propria attrezzatura e preparare in soli 11 minuti quattro espressi e quattro cappuccini perfetti, sotto gli occhi dei giudici tecnici e valutati poi da una giuria sensoriale che opera alla cieca secondo gli standard dell’Istituto internazionale assaggiatori caffè (Iiac).

Per iscriversi è sufficiente che  il barista invii la sua candidatura a espressoitalianochampion@iei.coffee o scrivere al numero 3756731195.

Il concorso Espresso italiano champion 2024 ha già la sua prima finalista, che si è conquistata un posto alla competizione conclusiva a Como: si tratta  della colombiana Leidy Yulieth Arias Aguirre, vincitrice della gara che si è svolta il 7 aprile  scorso a Torino nella sede di Caffè Costadoro.

Per le selezioni dei finalisti sono previste,  oltre a quella del Friuli Venezia Giulia, altre 6 tappe in vista delle finali in programma a Como il 18 e 19 giugno 2024.

Soddisfazione per l’ottenimento della certificazione che consentirà a La San Marco di ospitare una delle tappe delle fasi eliminatorie dei candidati all’Espresso Italiano Champion è stata espressa dal direttore generale de La San Marco Roberto Nocera, secondo il quale “E’ un’iniziativa che consente al settore dell’espresso italiano di crescere maggiormente, dando la possibilità ai baristi di confrontarsi in un contest nazionale e affinare le proprie capacità. Questo porta ad una sempre maggiore professionalità”

Nocera continua: “Non solo, matura anche la  consapevolezza e la promozione delle diverse tradizioni legate al caffè  che a loro volta possono contribuire a preservare il patrimonio culturale italiano e  a far crescere l’apprezzamento globale per l’espresso italiano”.

Nocera conclude: “La San Marco, con la sua partecipazione attiva, può svolgere un ruolo chiave nel diffondere la conoscenza di questa bevanda e nel promuovere l’eccellenza che la contraddistingue nel contesto internazionale. Inoltre, il fatto che l’azienda sia fermamente convinta dell’importanza di questa tutela dimostra un impegno autentico verso la valorizzazione di un prodotto così emblematico per l’Italia”.

Il ruolo da protagonista nel contest  è una novità assoluta per La San Marco che, con i suoi 104 anni di storia, ha fatto ingresso quest’anno nell’Iei per supportare ancora con maggiore forza la propria missione, quella di promuovere il valore dell’espresso italiano. Dell’Istituto espresso italiano (Iei) fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera.

Dalla sua fondazione che risale a 25 anni fa, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 37 aziende aderenti con un fatturato aggregato di più di 700 milioni di euro.

Nasce la Foresta Fabbri, polmone che assorbirà 450 tonnellate di CO2 con 1800 alberi

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Amarena Fabbri per un futuro più verde (immagine concessa)

BOLOGNA – Arancio, caffè, anacardo, banano, mangrovia, alloro: sono solo alcuni dei 1800 alberi che compongono la Foresta Fabbri realizzata in collaborazione con Treedom, realtà italiana che permette di piantare alberi a distanza, e che rappresenta un nuovo tassello dell’impegno dell’azienda Fabbri a favore dell’ambiente, del territorio e dello sviluppo sostenibile. Un grande cuore verde che batterà in tutto il mondo, dall’America Latina passando per l’Africa e l’Oceania, e che permetterà di assorbire in 10 anni quasi 450 tonnellate di CO2 (stima basata su calcoli del database GlobAllomeTree).

La Foresta Fabbri in collaborazione con Treedom

“Per un’azienda diventata grande valorizzando i preziosi frutti della terra – spiega la famiglia Fabbri – il rapporto con l’ambiente è un fatto naturale. La collaborazione con Treedom ci permette di rinnovare non solo il nostro impegno ambientale, ma anche di sostenere e offrire opportunità di reddito alle comunità locali, come da nostra filosofia. Per noi il concetto di impresa è infatti legato a doppio filo con quello di sviluppo del territorio, inclusione e lavoro”.

A piantare e prendersi cura degli alberi sono infatti comunità di contadini che li pianteranno insieme alle proprie colture annuali, come mais o fagioli, per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento alimentare e di reddito potenziale e apportare benefici al suolo e all’ambiente.

Ogni albero che compone la Foresta è dotato di una carta di identità in costante aggiornamento e visionabile dal sito di Treedom (https://www.treedom.net/it/organization/fabbri-1905/event/amarenafabbriforest), che permette di di vedere la foto dell’albero al momento della sua piantumazione, le sue caratteristiche, la quantità di CO2 assorbita, il tipo di utilizzo (alimentare, medicinale, cosmetico etc).  Vengono inoltre resi noti i benefici che è in grado di apportare alle comunità locali.

Il progetto viene comunicato al pubblico attraverso il prodotto più iconico dell’azienda: l’originale Amarena Fabbri. Una speciale etichetta, di grande impatto visivo, verrà apposta sui vasi da 600 gr: in primo piano un’immagine stilizzata di alberi e la scritta “Amarena Fabbri per un futuro più verde”; all’interno una breve descrizione del progetto e alcune ricette originali.

Il progetto si inserisce all’interno di un percorso articolato che vede l’azienda impegnata da tempo sul fronte della sostenibilità, come testimoniato dal Bilancio di sostenibilità pubblicato da Fabbri 1905 nel 2023, in anticipo sugli obblighi di legge. È possibile approfondire le diverse tematiche trattate – economiche, ambientali e sociali – e conoscere i principali progetti in corso cliccando qui.

Gran Bretagna: la tazzina di caffè più costosa a 300 euro con i chicchi Typica dal Giappone

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Una tazzina di caffè espresso (immagine: Pixabay)

In Gran Bretagna la tazzina di caffè più costosa è disponibile per l’acquisto a Londra al prezzo di 265 sterline (circa 307 euro). La tazza in questione viene preparata utilizzando chicchi Typica, una varietà di alta qualità di Arabica, provenienti dalla tenuta Nakayama in Giappone, ed è possibile gustarla presso la caffetteria londinese Shot nel quartiere di Mayfair. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di tradotto dalla lingua inglese e pubblicato su The Telegraph.

La tazzina di caffè più costosa della Gran Bretagna

LONDRA – La tazza di caffè più costosa della Gran Bretagna è disponibile presso Shot, una piccola caffetteria situata nel quartiere di Mayfair con pareti e tavoli in marmo, al costo di 265 sterline.

La tazza viene preparata utilizzando chicchi Typica, una varietà di alta qualità di Arabica, provenienti dalla tenuta Nakayama in Giappone.

Maxwell Colonna-Dashwood, tre volte campione barista del Regno Unito e fondatore di Colonna Coffee, ha affermato che è molto insolito che il caffè venga coltivato in Giappone, e ciò potrebbe essere la ragione principale per il prezzo stravagante di questa bevanda.

“Quasi nessuno coltiva caffè in Giappone,” ha detto. “Tipicamente cresce nei tropici, ai lati dell’equatore. È molto difficile farlo crescere in luoghi come il Giappone e probabilmente ha bisogno di molta cura e assistenza.

Secondo il menù di Shot, i suoi chicchi di typica giapponesi sono offerti dalla famiglia Kishimoto, che produce uno dei caffè più pregiati sull’isola di Okinawa dal 2015. “Questa bevanda riflette il profondo valore giapponese di perseguire la perfezione”, recita la descrizione sul suo menu.

Per leggere l’articolo completo in lingua inglese basta cliccare qui

Nestlé: Orzoro vince il premio Best packaging 2024 dell’Istituto italiano imballaggio

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La premiazione di Orzoro (immagine concessa)

ASSAGO (Milano) – La confezione di Orzoro da 120gr ha vinto il premio Best packaging 2024, conferito dall’Istituto italiano imballaggio per la categoria “accessibilità”. La giuria ne ha infatti riconosciuto la semplicità di utilizzo grazie al design ergonomico del packaging, di forma ovale, adatto per adulti e bambini, caratterizzato da un coperchio richiudibile e facilmente estraibile mediante la presenza di due linguette di presa laterali. Inoltre, sul pack sono riportate le informazioni di base sul prodotto anche in braille, al fine di consentirne la lettura a ipovedenti e non vedenti.

Orzoro di Nestlé premiata con il Best packaging 2024

Il marchio Orzoro fa parte del Gruppo Nestlé dal 1974 . Inizialmente era destinato alla colazione dei bambini come sostituto del latte, ma il cambiamento delle abitudini alimentari verso una dieta più sana ha portato Nestlé Orzoro a rivolgersi anche a un pubblico adulto, diventando leader nel mercato delle bevande a base d’orzo.

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La confezione di Orzoro da 120gr (immagine concessa)

Oggi, Orzoro è il prodotto a base d’orzo più venduto in Italia, scelto da quasi 3 milioni di famiglie.

“Siamo molto orgogliosi di questo premio, che riconosce l’impegno e la dedizione con cui ogni giorno lavoriamo per rendere più sostenibili e accessibili gli imballaggi dei nostri prodotti. La gamma di referenze Orzoro – e con essa anche il packaging – si è evoluta nel tempo per soddisfare le nuove tendenze e abitudini di consumo e per venire incontro alle esigenze dei consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità, all’accessibilità e alla facilità di utilizzo del prodotto” ha dichiarato Diletta Golfieri, marketing manager Nescafé e Orzoro.

“La confezione di Orzoro, packaging iconico, colpisce nella sua riconoscibile semplicità per l’attenzione all’accessibilità. Somma infatti diversi elementi quali ergonomia, easy open e richiudibilità. Le informazioni sono inoltre accessibili ai non vedenti grazie alla stampa in braille presente sul tappo” ha commentato il presidente di giuria, Luigi De Nardo, docente del Politecnico di Milano.

Oggi è sempre più importante lavorare sull’accessibilità del packaging, area in cui il Gruppo ha già raggiunto significativi risultati in tema di riciclabilità: in Europa Nestlé ha conseguito l’importante traguardo del 95% di packaging dei propri prodotti progettati per il riciclo.

Il Gruppo, infatti, sta lavorando con costanza e determinazione per conseguire risultati sempre più significativi in ottica di economia circolare focalizzandosi su tre diversi fattori-chiave: riprogettare i propri imballaggi, ridurre al minimo i rifiuti e ottimizzare l’utilizzo di materiali riciclabili e riutilizzabili.

Nestlé si sta concentrando sullo sviluppo di packaging che utilizzano meno materia prima, alleggerendo ed eliminando coperchi, accessori, strati e pellicole di plastica non necessari, continuando sempre a garantire la sicurezza alimentare dei prodotti.

La scheda sintetica del Gruppo Nestlé

Il Gruppo Nestlé, presente in 187 Paesi con più di 2000 marche tra globali e locali, è l’azienda alimentare leader nel mondo, attiva dal 1866 per la produzione e distribuzione di prodotti per la Nutrizione, la Salute e il Benessere delle persone. Good food, Good life è la nostra firma e il nostro mondo.

Nel 2023 Nestlé ha celebrato 110 anni di presenza in Italia, rinnovando il suo impegno con azioni concrete per esprimere con i propri prodotti e le marche tutto il buono dell’alimentazione.

L’azienda opera in Italia in 9 categorie con un portafoglio di numerose marche, tra queste: Meritene, Pure Encapsulations, Vital Proteins, Optifibre, Modulen, S.Pellegrino, Acqua Panna, Levissima, Bibite e aperitivi Sanpellegrino, Purina Pro Plan, Purina One, Gourmet, Friskies, Felix, Nidina, Nestlé Mio, Nespresso, Nescafé, Nescafé Dolce Gusto, Starbucks, Orzoro, Nesquik, Garden Gourmet, Buitoni, Maggi, Perugina, Baci Perugina, KitKat, Galak, Smarties, Cereali Fitness.

A Tokyo il bar per soli peluche in cui gli umani non posso entrare

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Tokyo (immagine: Pixabay)

A Tokyo c’è lo Yawarakan’s Cafe, il bar esclusivo per peluche, nel quale gli umani non possono entrare se non per saldare il conto. In tale posto, i peluche possono rilassarsi attorno a un tavolo, dove saranno serviti e trattati come clienti d’onore. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Daniela Caruso pubblicato su Wine&Food Tour.

Yawarakan’s Cafe: il bar a Tokyo solo per peluche

TOKYO – Ricordate quando voi e i vostri pupazzi sorseggiavate il tè intorno ad un tavolino di plastica? Con il passare del tempo, i pupazzi, però, sono stati sostituiti da amici in carne ed ossa.

Se, però, volete rivivere quei momenti dell’infanzia, sappiate che a Tokyo esiste il Yawarakan’s Cafe, un particolare bar, dedicato esclusivamente ai peluche dove gli umani non possono mettervi piede. Scopriamo, dunque, insieme di cosa si tratta.

Yawarakan’s Cafe, il bar dedicato solamente ai peluche

Situato in Giappone, il Yawarakan’s Cafe è un bar riservato unicamente ai peluche. Gli umani, dunque, non sono i benvenuti: possono, infatti, entrarvi solo per saldare il conto.

In tale posto, i nostri amati compagni d’infanzia possono rilassarsi attorno a un tavolo, dove saranno serviti e trattati come clienti d’onore: il posto ideale, dunque, per scambiare quattro chiacchierate tra simili, mentre i nostri amati peluche sorseggiano il caffè o mangiano un buon pasto.

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illycaffè si mette in mostra alla Biennale di Venezia: ecco le nuove tazze dell’Art Collection

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La nuova illy Art Collection (immagine concessa)

VENEZIA – Arte e caffè hanno da sempre rappresentato nell’immaginario collettivo un binomio dal legame intrinseco che affonda le sue radici nella storia del Bel Paese. Non a caso, tra innumerevoli esempi, il commediografo Carlo Goldoni, veneziano, era un amante dichiarato della tazzina, la quale rappresentava, spesso, ruoli di rilievo nelle sue tragicommedie. Quale luogo migliore quindi per illycaffè di rinnovare il suo impegno nell’arte se non Venezia, città che ha accolto per prima il chicco in Italia alla fine del XVI secolo e sede della prestigiosa mostra d’arte Biennale?

Il 17 aprile il brand ha presentato la nuova illy Art Collection dedicata a Biennale Arte 2024, che porta lo stesso nome della manifestazione: Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere. La mostra si è tenuta nella suggestiva cornice delle Procuratie Vecchie, l’iconico palazzo nel cuore di Piazza San Marco a Venezia e, non a caso, luogo in cui nel 1720 viene aperto il primo vero bar d’Europa: il Caffè Florian.

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Da sinistra: Emma Ursich, segretario senerale della Fondazione The Human Safety Net, Andrea Illy, presidente di illycaffè, Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè, Pietrangelo Buttafuoco, presidente della Biennale e Adriano Pedrosa, direttore artistico del Museo d’arte di San Paolo (immagine concessa)

illycaffè presenta la nuova illy Art Collection

Un sodalizio più che ventennale, quello con l’Esposizione Internazionale d’Arte, che si riconferma anche in occasione della 60° edizione arricchendosi di una illy Art Collection firmata da quattro artisti emergenti latino-americani scelti dal curatore di Biennale Arte 2024 Adriano Pedrosa fra quelli che espongono all’interno della mostra.

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La tazzina del collettivo MAHKU

Le iconiche tazzine illy si sono trasformate ancora una volta in una tela bianca sulla quale la guatemalteca Paula Nicho, il peruviano Rember Yahuarcani López, il colombiano Aycoobo e il collettivo brasiliano Mahaku, hanno potuto esprimere la loro creatività, saldamente radicata nelle tradizioni e nella cultura della loro terra.

Cristina Scocchia, amministratore delegato di illycaffè:  “La nuova illy Art Collection, che riprende il tema della Biennale Arte 2024, è dedicata a chi è straniero o lontano e promuove, attraverso il linguaggio dell’arte contemporanea, le diverse forme di dialogo e di inclusione, che spaziano dal rispetto per le radici e la cultura di tutti i popoli all’importanza di vivere in equilibrio con la natura, valori che illycaffè appoggia lungo tutta la filiera, ponendo sempre la persona e l’ambiente al centro di ogni sua attività”.

La tazzina di Paula Nicho (immagine concessa)

Cristina Scocchia rivela: “Il connubio tra la Biennale Arte e illycaffè è nato nel 2003. Per noi questo è l’undicesimo appuntamento con la Biennale Arte Venezia. In queste 11 edizioni non abbiamo voluto essere il caffè della mostra o un semplice sponsor tecnico. Abbiamo cercato di esprimere il nostro amore per l’arte contemporanea ed esprimere l’identità e il dna della illycaffè tramite progetti creativi ogni volta nuovi”.

La tazzina dell’artista Rember Yahuarcani López

“Questa nuova tematica rappresenta diversità, inclusione, tolleranza e dialogo: sono valori di cui abbiamo particolarmente bisogno considerando il contesto geopolitico in cui viviamo. Come illycaffè vogliamo farci portavoce di questi valori grazie alle nostre tazzine che rappresentano un modo per veicolare dei messaggi più importanti”.

La tazzina di Aycoobo

“Dal 1992 abbiamo chiesto a 130 artisti di fama internazionale di usare le tazzine come fossero tele bianche ed essere liberi di esprimere la propria creatività. Quest’anno siamo particolarmente fieri di essere ambasciatori di questo messaggio: non c’è nulla di più importante in questo momento di ricordare la necessità del dialogo e dell’inclusione”.

La giornata dedicata all’arte e al caffè si è conclusa con il concerto del pianista Alessandro Martire nella suggestiva cornice dei Giardini Reali di Venezia.

Alessandro Martire
Alessandro Martire

La illy Art Collection sarà disponibile nell’e-shop illy, negli store (illy Caffè e illy Shop), nei canali della grande distribuzione al dettaglio e nei canali di e-commerce indiretti.

  • Kit da 4 tazzine da espresso al prezzo consigliato di € 94,00
  • Kit da 4 tazzine da cappuccino al prezzo consigliato di € 114,00
  • Kit da 2 tazzine da espresso al prezzo consigliato di € 51,00
  • Kit da 2 tazzine da cappuccino al prezzo consigliato di € 61,00

Gli artisti:

Paula Nicho è probabilmente la più importante artista Maya guatemalteca vivente. Ha iniziato a lavorare come tessitrice e oggi dipinge la fantasia degli abiti, che riproducono la natura in modo artistico, unico e speciale. Li considera la “mia seconda pelle”, che è anche il titolo dell’opera riprodotta nella tazzina, e rappresentano quella parte della sua storia in cui ha subito discriminazioni per aver indossato gli abiti tradizionali. Attraverso la raffigurazione di varie scene di vita, in cui ha catturato la forza delle donne che indossano i costumi caratteristici delle varie regioni del Guatemala, l’artista testimonia l’importanza degli abiti per il ripristino dell’autodeterminazione indigena.

Rember Yahuarcani López è un artista visivo, scrittore e attivista che appartiene al Clan Áimenɨ della Nazione Uitoto dell’Amazzonia settentrionale in Perù. Ogni dipinto è la voce vivente degli antenati e degli dèi, che si riflettono negli animali e nella natura, poiché a quei tempi non c’erano separazioni fra uomo e natura. Nella tazzina “gli esseri invisibili” l’artista riproduce creature nate migliaia di anni fa nei territori dell’Amazzonia. Nel corso dei secoli sono stati gli dèi indigeni a insegnare ai loro abitanti nuovi modi di relazionarsi con l’ambiente ed è attraverso miti e storie che continuano a trasmettere importanti conoscenze sulla medicina, l’edilizia, la piantumazione e la cura dell’ambiente.

Aycoobo (Wilson Rodríguez) è un artista colombiano che ha appreso l’arte dal padre, pittore ed esperto di piante. In molte delle sue opere affronta la relazione tra uomo e natura. Per lui l’arte è un modo per affinare le sue antiche radici e la sua vita come individuo nel mondo contemporaneo.

La tazzina, che ricalca l’opera “il sogno dello sciamano”, rappresenta il modo in cui lo sciamano percepisce e sente la natura dal suo essere, connettendosi spiritualmente con le piante e gli animali, che sono i guardiani celesti del territorio, imparando da loro l’antica saggezza che vede ognuno svolgere un ruolo, una funzione condivisa e accettata perché ognuno porta la sua medicina per guarire l’umanità.

Mahku, il Movimento brasiliano degli Artisti dell’etnia Huni Kuin, usano l’arte per dare forma a storie raccontate nei canti huni meka, che considerano messaggi degli spiriti trasmessi al popolo Huni Kuin. Le loro opere raffigurano miti sulle origini del mondo e sulle relazioni tra esseri umani, animali, piante e spiriti. La tazzina narra il mito di kapewë pukeni (il ponte-alligatore): alcuni uomini dovevano passare dal continente asiatico a quello americano attraverso lo stretto di Bering. Un alligatore si offrì di portarli sulla schiena in cambio di cibo.

Lungo il tragitto gli animali disponibili diventavano sempre più scarsi e gli uomini cacciarono un piccolo alligatore, tradendo la fiducia del grande alligatore, che si inabissò nel mare. Da qui ebbe origine la separazione tra popoli e luoghi diversi.

Il Verro d’Oro: un bel salto indietro nel tempo, quando i caffè erano dei luoghi dove sviluppare il pensiero

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Il Verro d'Oro
La copertina de Il Verro d'Oro (foto concessa)

MILANO – Quando i bar non erano soltanto bar e il caffè non era soltanto caffè, ma tutto contribuiva ad una funzione sociale ben precisa, attorno alla quale si sviluppava la cultura di un’intera epoca, le persone si incontravano per scambiare idee e aprire nuove prospettive esercitando il pensiero critico.

Tutto questo, che si può riassumere con l’etichetta filosofica di Illuminismo, è stato un periodo intenso e vivace che ha trovato terreno fecondo proprio nelle caffetterie, ben prima dell’invenzione dell’espresso. Uno spirito d’epoca ripreso oggi da Alberto Caspani insieme a Sara Alessandrello e Marco Migliorini, redattori che hanno ideato Il Verro D’Oro ispirandosi all’originaria rivista “Il Caffè” dei fratelli Pietro e Alessandro Verri.

L’iniziativa parte proprio dal Comune di Biassano di cui i conti Verri sono originari. La villa di famiglia, oggi adibita a municipio, rappresenta già di per sé un patrimonio monumentale insieme a tante altre fonti ed opere in mostra nel museo civico “Carlo Verri”.

La ricostruzione delle atmosfere settecentesche (foto concessa)

Racconta Caspani: “L’occasione del 260° anniversario de “Il Caffè” è propizia anche per valorizzare il patrimonio monumentale di Biassono, ancora poco conosciuto, ma soprattutto per riportare l’attenzione sul periodo cruciale dell’Illuminismo: il dibattito sull’attualità deve fare i conti con concetti che sono stati elaborati in quella fase storica di profonda cesura col passato e che, oggi, vanno riconsiderati alla luce di tante possibilità di sviluppo che la storia non ha espresso, o non intende esprimere”.

“Il Verro d’Oro è un veicolo unico per riportare in auge la fecondità del dibattito del ‘700 nei caffè, spazi di coscienza civile, partendo dall’intuizione dei fratelli Verri: un mix di contemporaneità e di antichità. “

Il periodico Il Verro d’Oro ha un formato grafico settecentesco e rilancia un’idea del cartaceo quasi da collezione

“Il numero 1, che uscirà in occasione dell’anniversario di giugno, sarà stampato in formato A3 su carta martellata richiamando le pubblicazioni del ‘700; ci piace l’idea di usare ampi fogli sciolti per permettere una più ampia circolazione delle notizie e la loro fruizione contemporanea nello stesso locale, invitando poi a ridare ordine ai contenuti.

In questo modo proviamo a stimolare le persone al di là delle chiacchiere da bar, spostandoci su temi attuali e storici al contempo. Forniamo elementi che permettano di elaborare giudizi più argomentati ripercorrendo il processo storico.

Con Il Vello d’Oro appariamo un po’ controcorrente ma è la nostra risposta all’occupazione dei caffè odierni, convertiti spesso in e-work coffee, dove la musica di sottofondo distrae e il tempo libero viene finalizzato a nuovi obiettivi produttivi o a ozio infecondo.

Oggi la funzione del caffetterie si è persa e per questo vogliamo coinvolgere sia i locali storici che le dimore antiche nel rilanciare l’idea di quelle Kaffeehaus in cui era possibile fare passeggiate all’aperto e degustare il caffè, discutendo di grandi concetti.”

Il Verro d’Oro è anche digitale: il Qr.code

“Per rendere la pubblicazione fruibile nei bar, abbiamo anche voluto sfruttare la tecnologia moderna per una diffusione più veloce e capillare, dando una mano con la digitalizzazione agli operatori che hanno rinunciato ai giornali nei propri locali. I riscontri raccolti quando abbiamo diffuso le stampe cartacee sono stati in ogni caso buoni: i clienti ne restano affascinati.”

Il linguaggio così aulico non rappresenta un ostacolo a chi frequenta i bar?

“È una provocazione anche la scelta linguistica: da una parte cerchiamo di stimolare chi si trova di fronte un testo meno immediato e vuole capirlo. Dall’altra ci piacerebbe attingere a quelle risorse che nella società civile sono in grado di confrontarsi più agevolmente col testo ed espanderne le implicazioni. Riuscendo a intercettare simili lettori, contribuiamo a un miglioramento dei modi di pensare in senso illuminista e portiamo in luce un potenziale ora non visibile o non ascoltato.

L’esatto opposto di quanto ha fatto buona parte della stampa in questi ultimi decenni: semplificare sino alla banalizzazione, intrattenere e vendere anziché informare, favorendo gradualmente il proprio declassamento.

Per questo motivo, ci siamo confrontati anche con i presidenti dell’Associazione nazionale dei Torrefattori e della Federazione dei baristi italiani, al fine di costruire un network che rappresenti l’intera filiera del caffè, comprendendone criticità e opportunità che le istituzioni faticano a gestire: con Il Verro d’Oro diamo modo di aprire un dibattito su larga scala.

Utilizziamo come traccia gli articoli usciti su “Il Caffè” per alimentare il dibattito, mettendo in dialogo referenti o contesti settecenteschi e l’attualità. Lo sguardo resta però puntato sulle problematiche di oggi, su tutto ciò che viviamo, per poi rapportarlo alle radici storiche.”

Quindi Il Verro d’Oro che cadenza ha e dove lo si può trovare

“L’idea è di farlo diventare un periodico mensile a partire da giugno 2024. Vogliamo arrivare all’anniversario con un pacchetto culturale completo e un ricco calendario di iniziative. Obiettivo successivo sarà agganciare la scena di Napoli e il Meridione, l’altro grande polo dell’illuminismo italico.

Provvisoriamente il numero zero è scaricabile come PDF dalla pagina tematica sul sito odosohia.it, o sfogliabile online attraverso il qrcode già in circolazione. In questa fase intendiamo rievocare maggiormente gli aspetti storici, tant’è che abbiamo stretto un accordo di collaborazione con la Società di Danza di Monza-Brianza, insieme alla quale portiamo in scena i costumi del ‘700/’800 e rievochiamo le usanze dell’epoca.

Nei format proponibile nei locali, andremo a valorizzare anche la cultura del caffè in senso stretto, invitando diversi protagonisti e professionisti del settore per confronti sul tema della qualità del prodotto e delle filiere”

Il Verro d’Oro funziona perché c’è un’esigenza di trovare nuovi linguaggi per comunicare e fare cultura”

“Ne è una dimostrazione il recente lancio di una Coffee Room Escape al Museo Mumac di Binasco: l’idea del gioco, del giallo da risolvere per avvicinare alla cultura del caffè anche i neofiti, rientra nella rivoluzione dei saperi di cui siamo partecipi anche noi de “Il Verro d’Oro”.

Su questa linea proporremo a breve video-sketch col contributo della nostra redattrice Sara Alessandrello: dialoghi o interviste un po’ surreali, in cui personaggi del ‘700 discuteranno di temi moderni con un linguaggio ampolloso.

Proviamo a sfruttare i canali comunicativi di oggi, modificandone la forma. Abbiamo riscontrato nel pubblico la voglia di affrontare temi più critici ed esercitarsi al pensiero filosofico.

Per farlo stiamo coinvolgendo anche un gruppo di professori universitari e insegnanti di alcuni istituti.

Partecipare e leggere Il Verro d’Oro resterà un’esperienza sempre gratuita, proprio nello spirito di tutelare il carattere pubblico della cultura: il prodotto deve essere fruibile liberamente, ma valutiamo occasioni di sponsorship e partnership che sposino l’impostazione della nostra offerta.

Un ulteriore obiettivo potrebbe essere il lancio a Biassono del Festival dell’Illuminismo Aggiornato, in linea con la definizione e l’idea che di esso ne diede il politologo Giorgio Galli e con una caratterizzazione periodica”.

Jde Peet’s, numero due mondiale del caffè, critica le scadenze dell’Eudr

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Jde Peet's
Il logo di Jde Peet's

MILANO – Nel giorno dell’annuncio di tre nuovi MoU per combattere la deforestazione connessa alla coltura del caffè – sottoscritti con Honduras, Perù e Ruanda – Jde Peet’s, numero uno mondiale pure play nel settore del caffè, esprime un giudizio critico sui tempi di attuazione dell’Eudr, il nuovo regolamento europeo contro la deforestazione e il degrado forestale.

“I tempi sono strettissimi: stiamo facendo il possibile per adeguarci entro la scadenza prevista” ha dichiarato alla Reuters Laurent Sagarra, vice presidente per la sostenibilità del gruppo olandese, secondo soltanto a Nestlé in termini di volumi di caffè trasformati a livello mondiale, con vendite che hanno sfiorato, l’anno scorso, gli 8,2 miliardi di euro.

“Per alcuni paesi, l’obbligo è di fatto già scattato, perché il caffè che stanno raccogliendo ora sarà venduto nei mercati dell’Ue il prossimo anno e deve dunque essere già conforme alla norma” ha aggiunto Sagarra.

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