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venerdì 06 Dicembre 2024
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Il Verro d’Oro: un bel salto indietro nel tempo, quando i caffè erano dei luoghi dove sviluppare il pensiero

Uno dei creatori: "Partecipare e leggere Il Verro d’Oro resterà un’esperienza sempre gratuita, proprio nello spirito di tutelare il carattere pubblico della cultura: il prodotto deve essere fruibile liberamente, ma valutiamo occasioni di sponsorship e partnership che sposino l’impostazione della nostra offerta"

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MILANO – Quando i bar non erano soltanto bar e il caffè non era soltanto caffè, ma tutto contribuiva ad una funzione sociale ben precisa, attorno alla quale si sviluppava la cultura di un’intera epoca, le persone si incontravano per scambiare idee e aprire nuove prospettive esercitando il pensiero critico.

Tutto questo, che si può riassumere con l’etichetta filosofica di Illuminismo, è stato un periodo intenso e vivace che ha trovato terreno fecondo proprio nelle caffetterie, ben prima dell’invenzione dell’espresso. Uno spirito d’epoca ripreso oggi da Alberto Caspani insieme a Sara Alessandrello e Marco Migliorini, redattori che hanno ideato Il Verro D’Oro ispirandosi all’originaria rivista “Il Caffè” dei fratelli Pietro e Alessandro Verri.

L’iniziativa parte proprio dal Comune di Biassano di cui i conti Verri sono originari. La villa di famiglia, oggi adibita a municipio, rappresenta già di per sé un patrimonio monumentale insieme a tante altre fonti ed opere in mostra nel museo civico “Carlo Verri”.

La ricostruzione delle atmosfere settecentesche (foto concessa)

Racconta Caspani: “L’occasione del 260° anniversario de “Il Caffè” è propizia anche per valorizzare il patrimonio monumentale di Biassono, ancora poco conosciuto, ma soprattutto per riportare l’attenzione sul periodo cruciale dell’Illuminismo: il dibattito sull’attualità deve fare i conti con concetti che sono stati elaborati in quella fase storica di profonda cesura col passato e che, oggi, vanno riconsiderati alla luce di tante possibilità di sviluppo che la storia non ha espresso, o non intende esprimere”.

“Il Verro d’Oro è un veicolo unico per riportare in auge la fecondità del dibattito del ‘700 nei caffè, spazi di coscienza civile, partendo dall’intuizione dei fratelli Verri: un mix di contemporaneità e di antichità. “

Il periodico Il Verro d’Oro ha un formato grafico settecentesco e rilancia un’idea del cartaceo quasi da collezione

“Il numero 1, che uscirà in occasione dell’anniversario di giugno, sarà stampato in formato A3 su carta martellata richiamando le pubblicazioni del ‘700; ci piace l’idea di usare ampi fogli sciolti per permettere una più ampia circolazione delle notizie e la loro fruizione contemporanea nello stesso locale, invitando poi a ridare ordine ai contenuti.

In questo modo proviamo a stimolare le persone al di là delle chiacchiere da bar, spostandoci su temi attuali e storici al contempo. Forniamo elementi che permettano di elaborare giudizi più argomentati ripercorrendo il processo storico.

Con Il Vello d’Oro appariamo un po’ controcorrente ma è la nostra risposta all’occupazione dei caffè odierni, convertiti spesso in e-work coffee, dove la musica di sottofondo distrae e il tempo libero viene finalizzato a nuovi obiettivi produttivi o a ozio infecondo.

Oggi la funzione del caffetterie si è persa e per questo vogliamo coinvolgere sia i locali storici che le dimore antiche nel rilanciare l’idea di quelle Kaffeehaus in cui era possibile fare passeggiate all’aperto e degustare il caffè, discutendo di grandi concetti.”

Il Verro d’Oro è anche digitale: il Qr.code

“Per rendere la pubblicazione fruibile nei bar, abbiamo anche voluto sfruttare la tecnologia moderna per una diffusione più veloce e capillare, dando una mano con la digitalizzazione agli operatori che hanno rinunciato ai giornali nei propri locali. I riscontri raccolti quando abbiamo diffuso le stampe cartacee sono stati in ogni caso buoni: i clienti ne restano affascinati.”

Il linguaggio così aulico non rappresenta un ostacolo a chi frequenta i bar?

“È una provocazione anche la scelta linguistica: da una parte cerchiamo di stimolare chi si trova di fronte un testo meno immediato e vuole capirlo. Dall’altra ci piacerebbe attingere a quelle risorse che nella società civile sono in grado di confrontarsi più agevolmente col testo ed espanderne le implicazioni. Riuscendo a intercettare simili lettori, contribuiamo a un miglioramento dei modi di pensare in senso illuminista e portiamo in luce un potenziale ora non visibile o non ascoltato.

L’esatto opposto di quanto ha fatto buona parte della stampa in questi ultimi decenni: semplificare sino alla banalizzazione, intrattenere e vendere anziché informare, favorendo gradualmente il proprio declassamento.

Per questo motivo, ci siamo confrontati anche con i presidenti dell’Associazione nazionale dei Torrefattori e della Federazione dei baristi italiani, al fine di costruire un network che rappresenti l’intera filiera del caffè, comprendendone criticità e opportunità che le istituzioni faticano a gestire: con Il Verro d’Oro diamo modo di aprire un dibattito su larga scala.

Utilizziamo come traccia gli articoli usciti su “Il Caffè” per alimentare il dibattito, mettendo in dialogo referenti o contesti settecenteschi e l’attualità. Lo sguardo resta però puntato sulle problematiche di oggi, su tutto ciò che viviamo, per poi rapportarlo alle radici storiche.”

Quindi Il Verro d’Oro che cadenza ha e dove lo si può trovare

“L’idea è di farlo diventare un periodico mensile a partire da giugno 2024. Vogliamo arrivare all’anniversario con un pacchetto culturale completo e un ricco calendario di iniziative. Obiettivo successivo sarà agganciare la scena di Napoli e il Meridione, l’altro grande polo dell’illuminismo italico.

Provvisoriamente il numero zero è scaricabile come PDF dalla pagina tematica sul sito odosohia.it, o sfogliabile online attraverso il qrcode già in circolazione. In questa fase intendiamo rievocare maggiormente gli aspetti storici, tant’è che abbiamo stretto un accordo di collaborazione con la Società di Danza di Monza-Brianza, insieme alla quale portiamo in scena i costumi del ‘700/’800 e rievochiamo le usanze dell’epoca.

Nei format proponibile nei locali, andremo a valorizzare anche la cultura del caffè in senso stretto, invitando diversi protagonisti e professionisti del settore per confronti sul tema della qualità del prodotto e delle filiere”

Il Verro d’Oro funziona perché c’è un’esigenza di trovare nuovi linguaggi per comunicare e fare cultura”

“Ne è una dimostrazione il recente lancio di una Coffee Room Escape al Museo Mumac di Binasco: l’idea del gioco, del giallo da risolvere per avvicinare alla cultura del caffè anche i neofiti, rientra nella rivoluzione dei saperi di cui siamo partecipi anche noi de “Il Verro d’Oro”.

Su questa linea proporremo a breve video-sketch col contributo della nostra redattrice Sara Alessandrello: dialoghi o interviste un po’ surreali, in cui personaggi del ‘700 discuteranno di temi moderni con un linguaggio ampolloso.

Proviamo a sfruttare i canali comunicativi di oggi, modificandone la forma. Abbiamo riscontrato nel pubblico la voglia di affrontare temi più critici ed esercitarsi al pensiero filosofico.

Per farlo stiamo coinvolgendo anche un gruppo di professori universitari e insegnanti di alcuni istituti.

Partecipare e leggere Il Verro d’Oro resterà un’esperienza sempre gratuita, proprio nello spirito di tutelare il carattere pubblico della cultura: il prodotto deve essere fruibile liberamente, ma valutiamo occasioni di sponsorship e partnership che sposino l’impostazione della nostra offerta.

Un ulteriore obiettivo potrebbe essere il lancio a Biassono del Festival dell’Illuminismo Aggiornato, in linea con la definizione e l’idea che di esso ne diede il politologo Giorgio Galli e con una caratterizzazione periodica”.

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