lunedì 24 Novembre 2025
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Silverskin: da rifiuto del caffè a risorsa nei prodotti da forno e nella cosmetica

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Volkswagen silverskin
La silverskin
Il silverskin, la pellicola trasparente che viene eliminata nel processo di tostatura del caffè, sta trovando nuova vita in diversi campi: dai prodotti da forno alla cosmetica fino all’edilizia per l’isolamento termico e acustico. Ad esempio, Intercos e Amarey (illycaffè) hanno presentato un innovativo burro di caffè: in ambito cosmetico infatti, il grasso estratto può essere sfruttato nella composizione di rossetti, fondotinta, cosmetici per il viso e occhi (ne abbiamo parlato qui). Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Serena Gasparoni pubblicata su Repubblica.

I molteplici utilizzi della silverskin

MILANO – Silverskin, che significa pelle d’argento, è quella pellicola semitrasparente che riveste il chicco di caffè e che viene eliminata nel processo di tostatura. Corrisponde a circa al 2% del peso del chicco e fino a poco tempo fa era considerata un rifiuto speciale, abbastanza costoso da gestire per torrefattori, costretti a trasformalo in compost.

Se consideriamo che ogni giorno nel mondo vengono bevute più o meno 3,1 miliardi di tazzine di caffè – che risulta così essere il secondo prodotto più commerciato con un consumo annuo che supera i 10 milioni di tonnellate – possiamo facilmente intuire le enormi quantità di rifiuto che possono derivare dal suo processo di tostatura e che le sorti di questo scarto assumano un peso rilevante, non solo fisico ma in termini economici e ambientali, in particolare in Italia, quarto importatore mondiale.

Proprio per questo negli ultimi tempi, si lavora per individuare soluzioni efficaci di economica circolare, per dare alla silverskin una seconda vita e trasformarla da rifiuto a sottoprodotto, se non addirittura in risorsa.

Secondo uno studio Enea (l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie) una sua possibile destinazione potrebbe essere il suo utilizzo come ingrediente ad alto valore aggiunto nei prodotti da forno, al posto della farina: così facendo si potrebbe ridurre del 73% l’impatto ambientale delle lavorazioni del caffè, dimezzando i costi di smaltimento a carico delle aziende.

In particolare per ogni tonnellata di farina realizzata con lo scarto del chicco di caffè, si potrebbero evitare circa 150 kg di CO2.

Lo studio muove i suoi passi da un caso concreto: nel 2019 il settore agro-industriale della città metropolitana di Napoli aveva infatti generato circa 30 mila tonnellate di rifiuti organici, di cui quasi il 3% proveniva da aziende di torrefazione del caffè (in gran parte silverskin).

Il “pane alla silverskin” per ora deve ancora attendere: l’utilizzo individuato da Enea deve ancora superare la procedura di approvazione prevista dalla Commissione Europea, nonostante numerosi studi abbiano evidenziato bassi rischi e molti benefici legati al suo consumo.

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Porto di Genova: le autorità al lavoro su un nuovo modello dell’autotrasporto per evitare il blocco merci

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Genova (immagine: Pixabay)

GENOVA – Riconosciuta da tutta la filiera portuale genovese la gravità degli extra costi sostenuti dall’autotrasporto, derivanti dalle continue congestioni camionistiche causate dai ritardi operativi del sistema. Un passo avanti, verso la condivisione di misure che consentano alla parte più debole, l’autotrasporto, di sopravvivere.

Questo il risultato dell’incontro svoltosi a Palazzo San Giorgio a Genova (sede dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale), nel quale, dati alla mano, è emersa l’emergenza derivante dalla congestione camionistica ai varchi, nei terminal e più in generale in porto ma anche da una difficoltà organizzativa ormai cronica complicata da picchi di arrivi nave, schedule nave sempre in ritardo, picchi di arrivi ai gate portuali, interruzioni del sistema telematico.

I responsabili dell’AdSP hanno confermato l’urgente necessità di eliminare i blocchi operativi soprattutto dei camion che stanno pagando un prezzo ormai insostenibile dei disservizi.

Tutto il cluster portuale (compagnie marittime, spedizionieri, terminal) ha condiviso l’analisi sull’oggettiva gravità degli extra costi che le imprese di autotrasporto stanno sostenendo e quindi la necessità di intervenire urgentemente sul modello complessivo portuale, in primis per garantire il flusso regolare dei traffici camionistici e di servizio alla merce.

A questo fine l’autorità portuale si è impegnata a convocare a breve tutte le categorie per tracciare un percorso verso questo obiettivo.

Per parte loro le associazioni rappresentative dell’autotrasporto (Trasportounito, Aliai, Anita, Cna Fita, Confartigianato Trasporti, Fai, Fiap, Lega Cooperative) hanno confermato che le imprese di settore, ormai allo stremo, hanno avviato l’iter per l’applicazione della congestion fee, invitando l’intera comunità al senso di responsabilità per difendere la sostenibilità economica dei trasporti regolari, quindi l’economia portuale.

L’alternativa a una misura che garantisca la sopravvivenza del settore – hanno sottolineato – sarebbe il fermo delle macchine e il rifiuto di effettuare i servizi di trasporto sottocosto favorendo l’irregolarità. In un’ottica in cui proprio la Comunità Portuale non può e non deve permettersi di generare il collasso del sistema imprenditoriale del trasporto su strada.

Inaugurata a Berna la Piattaforma svizzera per il caffè sostenibile

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La Svizzera

BERNA (Svizzera) – È stata lanciata la Piattaforma svizzera del caffè sostenibile a Berna il 6 giugno con la partecipazione del Consigliere federale Guy Parmelin. L’obiettivo è quello di unire le forze per un maggior impatto in questo settore. La piattaforma gode dell’appoggio dell’industria svizzera del caffè, della Segreteria di Stato dell’economia (Seco), di organizzazioni non governative e di esponenti della comunità scientifica.

La Svizzera è la più grande piazza di compravendita di caffè al mondo, con una percentuale di oltre il 50% del commercio mondiale di caffè. È anche uno dei maggiori esportatori di caffè torrefatto.

Grazie a questa posizione particolare, la Svizzera vuole assumersi la responsabilità insieme agli attori più importanti e ottenere un impatto al di là dei confini nazionali.

Le sfide sono grandi: da un reddito che garantisca il sostentamento dei coltivatori alla gestione del cambiamento climatico, fino al rispetto dei diritti umani.

Migliori condizioni di vita per i produttori

Le cause di queste sfide sono molteplici e possono essere affrontate soltanto con la collaborazione di tutte le parti in causa.

Ecco perché le più importanti associazioni industriali svizzere – Associazione svizzera dei negozianti di caffè (Swiss Coffee Trade Association SCTA), Procafé e Gilda dei torrefattori svizzeri (GTS) – sotto l’egida della comunità d’interessi Caffè Svizzera e insieme alla SECO, alle organizzazioni non governative svizzere e ai rappresentanti della comunità scientifica hanno lanciato la Piattaforma svizzera del caffè sostenibile.

Nella dichiarazione d’intenti si impegnano a contribuire concretamente affinché il settore rispetti i diritti umani, protegga il clima e l’ambiente, si approvvigioni in modo sostenibile e migliori così le condizioni di vita dei produttori e delle loro famiglie.

Cooperazione tra tutti gli attori svizzeri rilevanti

“Sia la SCTA che le nostre aziende associate si battono da anni per una maggiore sostenibilità in tutta la catena del valore del caffè”, ha dichiarato Nicolas A. Tamari, presidente della SCTA. “Rimane ancora molto da fare, ma siamo convinti che questa piattaforma sia lo strumento giusto per adempiere alla nostra responsabilità condivisa”.

Il commento del consigliere federale Guy Parmelin: “La nostra cooperazione economica nei Paesi partner come l’Indonesia, il Vietnam o il Perù può ottenere un impatto molto più incisivo grazie alla rinsaldata collaborazione con il settore privato svizzero. La Piattaforma svizzera del caffè sostenibile può dare un importante contributo al rispetto dell’obbligo di diligenza nella catena del valore delle nostre aziende”.

Il dolcificante neotame può portare a gravi conseguenze per l’intestino: lo studio

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Compresse di dolcificante

Un nuovo studio evidenzia i rischi sulla salute collegati al consumo di un dolcificante artificiale di ultima generazione, il neotame. I risultati della ricerca hanno mostrato che il neotame può danneggiare l’epitelio intestinale, provocando la morte delle cellule epiteliali. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Francesca Capozzi pubblicato su Green Me.

I possibili pericoli del neotame secondo lo studio

MILANO – Le alternative allo zucchero possono essere più pericolose di quanto si possa credere. Lo aveva suggerito uno studio nel 2021, le aveva sconsigliate l’OMS e ora c’è un altro riscontro per uno di questi comuni dolcificanti artificiali.

Parliamo del neotame, E961, un popolare dolcificante prodotto a partire dall’aspartame e sviluppato alla fine degli anni ’90. Questa sostanza è oggi ampiamente utilizzata dalle industrie alimentari, ma può nascondere rischi per la nostra salute e, in particolare, per l’intestino.

È quanto emerge da una nuova ricerca condotta dalla Anglia Ruskin University e apparsa recentemente sulla rivista Frontiers in Nutrition. Gli studiosi hanno valutato gli effetti del neotame su un modello dell’epitelio intestinale e dei batteri intestinali E. coli ed E. faecalis.

I risultati hanno mostrato che il neotame può danneggiare l’epitelio intestinale, provocando la morte delle cellule epiteliali. Indirettamente, il dolcificante artificiale agisce anche a danno dei batteri comunemente presenti nell’intestino, alterando il microbiota.

Secondo gli esperti, il neotame potrebbe essere responsabile di problemi di salute tra cui la sindrome dell’intestino irritabile e la sepsi.

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Camerun: inaugurata la prima fabbrica di cioccolato a Nkol-Melen

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La bandiera del Camerun

È stata inaugurata la costruzione della prima fabbrica di cioccolato Sas Manta, a Nkol-Melen (Obala), località situata a una trentina di chilometri, a nord di Yaoundé, capitale del Camerun. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Africa Rivista.

La prima fabbrica di cioccolato in Camerun

NKOL-MELEN – L’evento si è svolto a margine del Festival internazionale del cacao e del caffè, ed è stato caratterizzato dalla presenza del ministro del Commercio, Luc Magloire Mbarga Atangana, accompagnato dal suo omologo dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, Gabriel Mbairobe.

Alla cerimonia erano presenti anche Michel Arrion, direttore esecutivo dell’Organizzazione internazionale del cacao (Icco), i leader dell’associazione interprofessionale cacao-caffè, la delegazione della Confederazione dei cioccolatieri e dei pasticceri di Francia, gli operatori economici del settore, produttori e trasformatori, tra gli altri.

Questa fabbrica di cioccolato gestita dalla società Sas Manta mira a portare una grande innovazione ai consumatori, offrendo loro un cioccolato di alta gamma Made in Camerun, ha affermato Olivier Bordais, rappresentante di Chocolatiers et Confectioners de France, principale promotore dell’unità di produzione.

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Uberto Marchesi con Donato Pensa, NKG Bero Italia: “La fase di grande instabilità nei mercati andrà ancora avanti”

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Donato Pensa al seminario internazionale di Santos (immagine concessa)

In questo momento di grande tensione delle borse, volatilità dei mercati e alla vigilia del nuovo raccolto brasiliano, abbiamo chiesto un parere a Uberto Marchesi e Donato Pensa, general manager dell’azienda NKG Bero Italia. Leggiamo di seguito le loro considerazioni.

Marchesi e Pensa, qual è il vostro pensiero su questo momento di estrema volatilità dei mercati?

“Durante il 2024, il caffè è stato tra le materie prime con il più alto ritorno sul rischio. La grande volatilità e la struttura invertita del mercato, che permette di finanziare grandi posizioni comprate, lo hanno reso un territorio ideale per la speculazione.

Considerando anche che i livelli degli stock nei paesi consumatori e quelli dei certificati sono ancora vicini ai minimi, crediamo che questa fase di grande instabilità, con oscillazioni giornaliere spesso anche di 300 USD / 15 USC/lb, potrebbe durare ancora“.

Come mai le scorte hanno toccato livelli così bassi?

“Si tratta di un insieme di fattori concomitanti. Innanzitutto, un significativo calo della produzione di Robusta, che ha registrato il terzo anno consecutivo di deficit produttivo.

Contestualmente, l’utilizzo del Robusta in miscela è aumentato molto negli ultimi anni grazie al prezzo più conveniente rispetto agli Arabica e alla crescita del consumo nei paesi produttori.

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Uno dei 18 colleghi di NKG Stockler dedicati esclusivamente alla sostenibilità (immagine concessa)

Inoltre, vi è stata una riduzione degli stock da parte dell’industria a causa dei tassi di interesse elevati. Infine, l’incremento del tempo di navigazione dei container, dovuto ai problemi nel Canale di Suez, ha contribuito alla situazione attuale”.

Prevedete che la situazione possa migliorare?

Per quanto riguarda gli Arabica, dopo i ritardi di imbarco avvenuti fra dicembre e febbraio, principalmente a causa del flusso di nuovo raccolto ritardato dal Centro-America e del carnevale brasiliano, la situazione è in netto miglioramento.

Il comparto Robusta continua invece a far fatica, con il porto di Vitoria congestionato dall’esplosione dell’export di Conilon, con molti contratti di acquisto in Vietnam che non vengono onorati da parte di produttori e/o intermediari, con Indonesia e Uganda in attesa degli imbarchi di nuovo raccolto.

In aprile comunque segnaliamo il record di sempre relativamente alle esportazioni dal Brasile, che hanno raggiunto 4.2 milioni di sacchi“.

A proposito di Brasile, sappiamo che Donato Pensa è tornato da poco da un viaggio in origine. Come sono le previsioni sul raccolto 24/25?

“Sì, sono rientrato dal Brasile la settimana scorsa, dopo un viaggio itinerante di 10 giorni. Ho “approfittato” della partecipazione al seminario internazionale del caffè di Santos, per visitare le principali regioni caffeicole del paese: la zona di Espirito Santo, in cui si produce buona parte del Robusta Conilon, le zone del Sul de Minas e Alta Mogiana, da cui proviene la maggior parte del caffè Arabica che esportiamo per l’industria italiana.

Le previsioni del raccolto sono state riviste leggermente al ribasso da molti operatori per via di un ridotto sviluppo del chicco, dovuto al periodo di siccità fra Novembre e Dicembre. Siamo ancora all’inizio, meno del 10% raccolto sull’Arabica e circa il 20% sui Robusta, per cui è lecito aspettarsi un miglioramento in termini di resa nel corso delle prossime settimane.

Ad ogni modo è attualmente difficile ipotizzare un raccolto che possa avvicinarsi ai 70 milioni di sacchi come era previsto nei mesi scorsi ma, soprattutto, è difficile che la percentuale di crivello 17/18 possa essere superiore al 25% (media degli ultimi anni fra 32 e 35%).

Andando oltre questo raccolto, anche se ancora molto prematuro, segnalo piantagioni estremamente curate e importanti espansioni in termini di terreno coltivato, frutto dei prezzi recenti e dei conseguenti investimenti da parte dei produttori. Non voglio dilungarmi oltre nella risposta, manderemo comunque a breve un dettagliato rapporto di viaggio”.

Quindi cosa è lecito aspettarsi, sia dalla borsa che dal mercato interno brasiliano?

Oggi una discesa delle borse crediamo debba passare inevitabilmente da un recupero degli stocks e, in un contesto in cui l’industria è davvero molto “corta” (ad esempio in Brasile, secondo paese consumatore, alcuni torrefattori hanno una settimana di fabbisogno) ci vorrà del tempo e le criticità della logistica non aiutano.

Inoltre, va considerato che i produttori sono estremamente ben finanziati e nel caso il prezzo scendesse sotto le loro aspettative in una prima fase potrebbero irrigidirsi e non immettere caffè sul mercato interno.

Avendo investito in piantagioni ma anche in strutture, si stima che oggi i produttori brasiliani abbiamo una capacità di stoccaggio pari ad almeno la metà della produzione annuale e quindi abbiano la possibilità di tenere “fermo” il caffè nel caso i prezzi scendano sotto i livelli di prezzo desiderati, ovvero circa 1200 – 1300 reais a sacco”.

Per quanto riguarda invece il secondo produttore mondiale di caffè, ovvero il Vietnam, è vero che circolano voci relative ad una possibile siccità e ridimensionamento del prossimo raccolto?

“Cito quanto abbiamo scritto sul nostro servizio di informazioni in tempo reale su borse / mercati via whatsapp: “le alte temperature registrate in Vietnam non sono state anomale ma piuttosto allineate con le medie stagionali.

Inoltre, i prezzi trattati sul mercato interno vietnamita stanno incentivando investimenti e maggior cura delle piantagioni. Per questi motivi, al momento, prevediamo un raccolto sostanzialmente in linea con quello attuale.” Un po’ di pessimismo inizia a serpeggiare è vero, ma riteniamo che sia ancora presto per parlare di gravi problemi dal Vietnam”.

Quindi il Vietnam rimarrà il primo produttore di Robusta?

“Per lo meno sul raccolto 24/25 diremmo proprio di sì. Per quanto riguarda i prossimi raccolti invece la forchetta fra Brasile Conilon e Vietnam potrebbe stringersi molto se non vedere il sorpasso del primo sul secondo.

Da una parte i produttori brasiliani stanno estendendo ogni anno l’area produttiva, dall’altra i produttori vietnamiti stanno rimpiazzando parzialmente il caffè con altre colture più redditizie, su tutte il durian. Anche a livello qualitativo la differenza si potrebbe assottigliare; ad esempio il nostro esportatore NKG Stockler sta lavorando ad un caffè Conilon dalla tazza neutra che abbiamo battezzato “Espirito Novo”.

Un’ultima domanda, anche se off-topic, ci sono aggiornamenti sull’EUDR?

“Più che “off” direi “hot topic”, visto che in Brasile l’EUDR è stato l’argomento più discusso nel corso delle moltissime riunioni a cui ho partecipato. Difficile dare una risposta certa ed esaustiva.

Nonostante il nostro Gruppo NKG Bero Italia, al contrario di parecchi operatori locali, sia concretamente molto avanti nel processo di allineamento, avendo strutturato una filiera tracciabile già da alcuni anni con NKG Verified, rimangono ancora diversi interrogativi che speriamo vengano chiariti dall’Unione Europea nei prossimi mesi. Nel frattempo abbiamo creato un indirizzo mail (eudr.it@nkg.coffee) al quale il reparto sostenibilità di NKG Bero Italia risponderà alle domande dei nostri clienti su questo tema molto complesso”.

Mercon liquida i gioielli di famiglia: Mercon Specialty va a StoneX, Mercafe Vietnam a Sucafina

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Mercon
Il logo di Mercon

MILANO – Grandi manovre nel mercato mondiale del caffè verde, a seguito del fallimento di Mercon Coffee Group, uno dei massimi commercianti crudisti al mondo. Il gruppo, che ha sede in Olanda ed è presente in oltre 60 paesi in tutto il mondo, ha dichiarato fallimento nello stato di New York nel dicembre scorso, ricorrendo al Chapter 11 della legge fallimentare statunitense, una sorta di amministrazione controllata.

Due competitor di rilievo globale sono entrati in scena in questi giorni annunciando l’acquisizione di due degli asset più appetibili in liquidazione: stiamo parlando del broker e analista finanziario statunitense StoneX e del commercìante crudista svizzero Sucafina.

StoneX ha reso nota l’acquisizione di Mercon Specialty, una filiale statunitense del gruppo olandese, che ha sede a Seattle. Importo dell’operazione: 5,4 milioni di dollari, come risulta dal nulla osta giudiziario del 30 maggio.

Tale somma comprende lo stabilimento, gli impianti, le scorte e il portafoglio clienti di Mercon Specialty, che compra caffè verde di alta qualità nei paesi produttori, lo trasporta negli Usa e lo vende ai torrefattori americani.

Contestualmente, StoneX ha annunciato la nascita di StoneX Specialty Coffee, società nella quale continueranno a operare alcune delle figure chiave del management di Mercon Specialty.

“Mercon Specialty ha completato la transizione a StoneX Specialty Coffee, una divisione di StoneX Commodity Solutions.

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Sara Bertoncini, parola alla Tea sommelier: “Le nuove generazioni più ricettive, in cerca di esperienze complete”

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Sara Bertoncini durante un evento (foto concessa)
Sara Bertoncini durante un evento (foto concessa)

MILANO – Si parla di tè con Sara Bertoncini, Tea sommelier che dalla passione per erbe e tisane si è avvicinata al mondo del tè in foglia dopo una degustazione: da lì è partita la sua ricerca della tazza perfetta, dello studio delle variabili da governare.

Dopo un percorso di studi nella Tea Academy Italia (branca della UK Academy), si è specializzata nella conoscenza dei tè, dei suoi potenziali abbinamenti anche per creare carte dedicate ai ristoranti e l’organizzazione di eventi di divulgazione.

Il suo sogno: aprire un suo locale.

Bertoncini, molti che si occupano di tè come lei in Italia, si sono dati all’online, lei invece si è concentrata sull’offline: come mai questa scelta?

“Per me il contatto con le persone è fondamentale perché mi permette di accompagnarle durante il percorso della preparazione.

Godersi una degustazione in cui ci si lascia andare ai sensi è un’esperienza completamente diversa di quella che è possibile fare online: certo forse è meno interattiva, ma se ci si vuole dedicare una coccola, c’è bisogno di un’immersione a 360 gradi per rilassarsi. Si crea un altro tipo di magia. Soprattutto su Milano, le possibilità esistono e quindi mi piace accogliere la gente in questo mondo.

Sicuramente richiede più lavoro per me che devo raggiungere le location, con un trolley che ho riempito di gomma piuma per posizionare teiere, tazzine e tenerle in sicurezza.

Anche gli spazi in cui incontrarsi fanno parte del lavoro di selezione: il Crazy Cat Cafè è stato il primo locale milanese ad accogliere in maniera entusiasta una mia degustazione e funziona benissimo per questo tipo di evento.

Anche la libreria Gogol & Company si è mostrata interessata al punto da voler servire ora il tè in foglia. Altre volte però ho chiesto senza neppure ottenere una risposta. Infine c’è sempre da considerare la percentuale da dare al gestore, che influisce sul prezzo che riesco a fare ai clienti: cerco di essere più democratica possibile sui costi, ma non è sempre facile!

In generale posso affermare che qualcuno decide di investire anche nelle carte di tè e che mi sembra che in Italia ci sia più curiosità verso il tè e tutto il mondo dei sapori e dei gusti.“

Bertoncini, lei come ha studiato gli abbinamenti con il tè e quale è più riuscito, o quale è il più difficile?

“Ho iniziato per gioco perché ho visto che il pairing piaceva ed era richiesto. Uno degli abbinamenti che funziona di più è quello con il cioccolato (l’Earl Grey con il cioccolato bianco è il più gettonato perché crea un interessante contrasto di sapori, tra l’agrumato pungente del bergamotto e la dolce morbidezza del burro di cacao).

Da lì ho cominciato a pensare a soluzioni più particolari: mi è capitato di conoscere i ragazzi di Whisky to You, e abbiamo selezionato tre pairing. Anche il whisky ha la sua ruota aromatica e quindi ci sono note che richiamano quelle del tè, oppure le contrastano.

Il tè in foglie (foto concessa)

Alcuni tè verdi giapponesi e cinesi stanno poi bene con le verdure o il pesce cucinato in maniera leggera. A casa preparo spesso il risotto con il tè affumicato Lapsang Souchong ed è un accostamento vincente che potrei riproporre all’interno di un ristorante. Ho fatto anche degustazioni private e presso dei clienti è stato molto apprezzato l’abbinamento di un tè rosso tostato con dei cracker integrali e dell’hummus di ceci, in un piacevole gioco di consistenze.”

Ma come sono strutturati i suoi eventi e hanno un corso e una durata diversa?

“Possono essere di degustazione o di pairing, con infusione all’occidentale o all’orientale, che permette di usare le stesse foglie più volte svelandone il sapore uno strato alla volta, conferendo una profondità diversa alla tazza.

Se parliamo di eventi nei locali, non si sforano mai le due ore. Con la degustazione privata all’orientale, con 4 tè, si arriva alle due ore-due ore mezza. È un tempo che molti regalano come esperienza (con una prenotazione di un paio di settimane in anticipo per reperire il tè).

Il costo parte dai 35 euro a persona per la degustazione classica privata di 4 tè, ai 50 euro per l’infusione orientale per un massimo di 4 persone. Chiedo sempre se c’è un tipo di tè che non piace, ma tendenzialmente mi lasciano libera di scegliere.

e si tratta di una degustazione base per chi magari si sta ancora avvicinando al tè in foglia in purezza, di solito parto da un tè bianco cinese, il più delicato, proseguo con un tè verde giapponese, poi con un oolong dalla Cina o un tè rosso da Thailandia, Nepal o India, chiudendo infine con un tè fermentato cinese.”

Bertoncini, ci descrive le persone che partecipano di solito ai suoi eventi?

“C’è anche qualche neofita, qualcuno che beve il tè in bustina ma è curioso di sperimentare.

Bertoncini durante una cerimonia (foto concessa)

Chi invece è già un po’ esperto sceglie gli eventi che sono focalizzati su qualcosa di più specifico (come i tè fermentati o di un paese particolare). Il pubblico è soprattutto femminile, forse perché il tè è una bevanda delicata ed è da scoprire con lentezza e pazienza.

Esiste una parte di persone che comprano il tè per motivi salutistici che però l’acquista direttamente. Chi viene agli eventi di solito è più attento alla parte sensoriale. Molti sono preoccupati dalla caffeina ma è una variabile che cambia anche soltanto gestendo l’infusione.”

È capitato che nonostante la sua guida e gli assaggi, qualcuno preferisse ancora il tè in bustina?

Bertoncini: “Di solito faccio il ”tea shaming” soltanto visivo: faccio rompere la bustina per guardarne il contenuto, ma senza farlo assaggiare.

Ad un piccolo evento mi è capitato di portare tre tè in foglia, di cui soltanto uno aromatizzato un po’ chimicamente ed è stato quello che è piaciuto di più: in quella occasione sono rimasta colpita negativamente. Forse non c’è stato abbastanza tempo per farli avvicinare al tè di maggiore qualità: è necessario il tempo e l’esperienza anche per creare una nuova abitudine.

Le persone di solito ricercano gusti che conoscono e ci si mette un po’ a smontare la sovrastruttura che è stata rafforzata negli anni. Ad esempio sono in tanti che ancora confondono tra tè, Rooibos (che non è Camellia Sinensis e quindi non è tè!) e infusi, persino sui siti di aziende che lo vendono.”

Ma essere legati agli eventi significa dover dipendere dalle stagioni

“Di solito verso maggio-giugno gli eventi calano per la questione della temperatura. Dovrei proporre qualcosa con il cold brew d’estate e attrezzarmi per la preparazione. C’è anche una maggiore attenzione alla fermentazione e il kombucha.

Il matcha è un’altra tendenza ancora, ma c’è differenza tra quello culinario e quello da cerimonia. Per fare il matcha si usano tantissime foglie ed è solo la loro parte carnosa (senza steli e venature, che vengono rimossi da ogni singola foglia) che viene macinata in casi estremi manualmente: da qui il costo diventa altissimo.

Poi c’è il matcha culinario, spesso di origine cinese, che ha un colore più spento, un sapore più erbaceo e che si usa come ingrediente per dolci e bevande. Non lo demonizzo: ora i matcha latte se fatti bene, possono essere il guilty pleasure che ci si concede qualche volta.

Non demonizzo nemmeno il Bubble Tea, se fatto bene: se il tè in foglia è preparato con le palline di tapioca, evitando aromatizzazioni e zuccheri, può funzionare. È qualcosa di molto divertente, ma deve essere creato bene. Io ci ho provato a casa e il risultato non era male: lo riproporrò sicuramente in una delle tea classes che tengo presso la Tea Academy.”

Come vede il tè in Italia?

“All’estero sicuramente c’è un consumo diverso. Sono stata a Praga, dove ci sono sale da tè pazzesche, con un’attenzione per la bevanda da noi impensabile: sono posti frequentati da consumatori già consapevoli.

In Olanda, Repubblica Ceca, Polonia, c’è una grande passione e conoscenza del vero tè. In Italia questo mondo sta facendo ora il suo ingresso: negli ultimi 5-6 anni ho notato un’attenzione maggiore a questa bevanda, ma siamo troppo legati alla cultura del caffè per procedere più spediti.

C’è un approccio di consumo veloce, senza concedersi troppo tempo per degustare. Ultimamente però noto un miglioramento. Le nuove generazioni si stanno dimostrando più ricettive, ricercano esperienze nuove e complete: hanno seguito un mio evento anche dei tredicenni che conoscevano già il tè in foglia.

Durante una degustazione privata, il bimbo di 7 anni si è dimostrato più avanti dei genitori sull’analisi sensoriale!”.

Il prezzo è una barriera?

Bertoncini conclude: “Ora sta cambiando anche questa percezione del prezzo: a Milano ad esempio le persone sono abituate a pagare di più e quindi è meno problematico. Nel momento in cui si propone un’esperienza particolare con materie prime di eccellenza, le persone sono disposte a spendere per qualcosa di unico.

Piccolo spoiler, parlando di materie prime e di ricerca: se vi state chiedendo dove acquistare del tè in foglia buono e sostenibile, continuate a seguirmi perché entro la fine della primavera ci sarà una bella novità online!”.

Per il fisco tre le categorie che evadono di più le tasse c’è anche quella della lavorazione di tè e caffè: 70,9% di inaffidabilità

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Fisco, ecco le categorie che evadono di più (immagine: Pixabay)

Secondo Il Sole 24 ore tante categorie hanno presentato dichiarazioni inaffidabili mentre altre si sono rivelate virtuose. La classifica di contribuenti con maggiori percentuali di inaffidabilità si possono trovare: lavanderie, noleggi auto, ristoranti, impianti sportivi, pelliccerie e lavorazione del tè e del caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale TgCom24.

Le categorie meno virtuose agli occhi del fisco

MILANO – Da una parte lavanderie, noleggi auto, impianti sportivi, ristoranti. Dall’altra notai, attori, studi medici e farmacie. Agli occhi del fisco sono queste alcune delle categorie meno virtuose e più virtuose sulla base dell'”affidabilità” delle dichiarazioni dei redditi presentate. A stilare la classifica è Il Sole 24 Ore  sulla base dei dati pubblicati dal dipartimento Finanze.

“Dalla mappa del rischio evasione disegnata dalle dichiarazioni dei redditi delle partite Iva – spiega Il Sole 24 Ore – emerge una classifica della tendenza al nero costruita in base alla quota di contribuenti che in ogni categoria non riesce a raggiungere nelle pagelle fiscali il voto “8”, cioè la soglia minima che secondo l’amministrazione finanziaria indica l’affidabilità della dichiarazione”: tra le dieci categorie di contribuenti con le maggiori percentuali di “inaffidabilità” ritroviamo:

  • Lavanderie 78,5%
  • Noleggio auto 77,9%
  • Gestione impianti sportivi 76,3%
  • Ristoranti 72,8%
  • Pelliccerie 72,5%
  • Assistenza anziani e disabili 72,4%
  • Sondaggisti 71,9%
  • Pesca e acquacoltura 71%
  • Lavorazione tè e caffè 70,9%
  • Associazioni e organizzazioni 70,6%

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L’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio in visita a La San Marco dopo il confronto a Meet forum

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L'ex ministro Pecoraro Scanio alle prese con una speciale macchina de La San Marco durante la visita allo stabilimento di Gradisca d'Isonzo

GRADISCA D’ISONZO (Gorizia) – “Il confronto sul tema della sostenibilità è oggi uno dei migliori strumenti di crescita per un’azienda” ha dichiarato Roberto Nocera, direttore generale de La San Marco, azienda isontina leader nel mondo nella produzione di macchine per il caffè, all’indomani della sua partecipazione in qualità di relatore a Meet Forum, la tavola rotonda sul turismo sostenibile svoltasi lunedì scorso a Gorizia.

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L’ingegner Roberto Nocera al tavolo del convegno

Un forum di grande interesse per La San Marco che da anni è impegnata nell’ utilizzo di materiali riciclabili e nello sviluppo di tecnologie a basso consumo energetico.

“Il meeting – ha riferito Nocera – è stato un interessante palcoscenico per la nostra azienda che ha potuto porre in evidenza il suo impegno nel rispetto dell’ambiente che, negli ultimi anni in particolare, l’ha portata a intensificare la ricerca e l’adozione di tecnologie a bassa intensità di consumo.”

Subito dopo la chiusura del lavori l’onorevole già ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Alfonso Pecorario Scanio, intervenuto alla tavola rotonda, ha voluto visitare l’azienda nella sua sede di Gradisca d’Isonzo. Roberto Nocera gli ha illustrato tutti i processi della fase produttiva delle macchine de La San Marco e, la visita, si è conclusa con la realizzazione dell’onorevole di un espresso con la più attuale tra le macchine a leva dell’azienda isontina.

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L’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio in visita a La San Marco

“Da napoletano non posso che amare il rito dell’espresso fatto con queste macchine, che incarnano un rilevante aspetto della cultura partenopea”. Pecoraro Scanio si è congratulato con Roberto Nocera per l’alto livello della catena produttiva e si è stupito di come l’azienda
riesca a realizzare le macchine solo ed esclusivamente con componentistica made
in Italy.

Il direttore generale de La San Marco, nell’illustrare le fasi produttive delle macchine, ha posto l’evidenza sul carattere innovativo dell’azienda. “Nelle nostre macchine da caffè espresso più avanzate – ha spiegato – abbiamo implementato diverse soluzioni che riducono significativamente i consumi energetici, con vantaggi sia per l’ambiente che per i nostri clienti. Grazie alle diverse soluzioni tecnologiche implementate, le macchine da caffè espresso più evolute delle linee La San Marco assicurano anche una significativa riduzione dei consumi energetici con evidenti vantaggi, per l’ambiente e per il gestore dell’attività.”