lunedì 24 Novembre 2025
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Said, 100 anni come fabbrica di cioccolato a Roma: “Siamo riusciti a mantenere invariati i costi, grazie a un sistema di campagne preventive”

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Fabrizio De Mauro ceo Said (foto concessa)
Fabrizio De Mauro ceo Said (foto concessa)

MILANO – Nella capitale esiste una fabbrica di cioccolato che ha 100 anni: il suo nome è Said, un brand che ormai è diventato sinonimo di qualità, un luogo in cui respirare e vivere il cioccolato in maniera immersiva. Ne abbiamo parlato con parlato con il titolare, Fabrizio De Mauro, forte della sua esperienza sul campo iniziata da bambino e tutt’oggi vivida nel suo racconto.

Said in tutto questo tempo, come si è evoluta e cosa invece è rimasto invariato?

“Quando trascorrono 100 anni di attività, attraverso tre generazioni, l’evoluzione si adegua ai tempi, così la sostanza di Said non è cambiata. Non abbiamo mai interrotto la produzione anche perché la nostra famiglia non si è mai staccata dall’azienda, lavorando in armonia.

Mio padre era figlio unico ma, avendo avuto tre figli, ha potuto contare su mia sorella e su di me per una moderna conduzione aziendale

Potrei dunque dire che Said è frutto della gestione negli anni di tre generazioni diverse; mio nonno, mio padre e infine io e mia sorella. Mio nonno era un agguerrito imprenditore che ha creato tutto da zero. Durante e dopo la guerra il business iniziale era basato sulla produzione di caramelle produzione che, nel corso del tempo, ha incontrato delle difficoltà.

Mio padre ha cercato di conservare l’operato di mio nonno, gestendo i debiti funzionali del post guerra. Io, arrivato in azienda circa vent’anni fa, ho cercato di adeguare ai tempi la produzione e iniziare a comunicare il nostro brand con i mezzi del marketing moderno.

bancone angolo Said (Foto concessa)

Cosa invece è rimasta come cifra fondante di Said? Il cioccolato. Non l’abbiamo mai abbandonato ed è stato il nostro core business da sempre. A partire dal 2000, abbiamo creato dei prodotti di più alta qualità e in minore quantità, specializzandoci ulteriormente.

Le ragioni sono state dettate dall’amore per questo mestiere: c’è stato un momento in cui ho pensato di dar via l’azienda negli anni ‘90, perché non riuscivamo a reggere la concorrenza con la grande distribuzione che ha sbilanciato il mercato, ma a fronte di questa crisi ho portato avanti l’orgoglio di famiglia. A quel punto, per restare competitivi ho voluto puntare su un’altra modalità di lavoro, spingendo un discorso che ha fatto entrare le persone nella nostra fabbrica per conoscere il nostro marchio.

Questa scelta è stata particolare: il motivo per cui io e mia sorella abbiamo investito nell’azienda è per l’attaccamento viscerale a questo luogo in cui siamo nati e cresciuti. Mi ricordo che ballavo al ritmo dei macchinari in moto con il profumo del cioccolato: è qualcosa che ti rimane dentro.

Per cui, il percorso dello storytelling del marchio Said è stato quello di far entrare le persone dentro casa nostra e condividere la nostra storia, dai macchinari, alla materia prima. Questo è quello che ci ha dato un grande vantaggio e è stato molto naturale.

L’artigianalità da tre generazioni fa parte dell’esperienza culturale che può affascinare la gente che arriva da noi.

Dentro Said (foto concessa)

La fabbrica, riqualificata per aprirne le porte al pubblico, è rimasta però abbastanza integra con collezioni di stampe per la cioccolata uniche al mondo (ciascun pezzo può valere 200- 300 euro), rappresentando un patrimonio importantissimo da mettere in mostra.”

Il mercato del cioccolato invece in che modo è cambiato e come vi siete adattati?

“Ne abbiamo passate di tutti i colori, a partire dalla guerra con il bombardamento che ha colpito direttamente una parte dello stabilimento e il periodo del post con l’industrializzazione, poi l’avvento della grande distribuzione che è stata gravissima per noi lasciandoci fuori dal mercato.

La fase attuale è certamente terribile ma la supereremo: non è la prima volta che si verifica una cosa del genere e ora non si riesce bene a capire – siccome il cacao è quotato in Borsa – dove inizia la speculazione e dove invece gli effettivi problemi nella coltivazione. Ora si sente molto parlare della crisi ecologica e della produzione a rischio del cacao, ma non so se al momento il problema sia davvero quello.

In ogni caso questa è una notizia che è ben nota e noi cerchiamo di reggere l’urto, così come abbiamo fatto durante il Covid quando lo zucchero si vendeva ad un prezzo 5 volte più alto. Ora c’è anche il problema del trasporto con il blocco del Mar Rosso ma insomma, non è la prima volta che dobbiamo fronteggiare i rincari e quindi siamo un po’ allenati.

Siamo riusciti a mantenere invariati i costi, grazie a un sistema di campagne preventive: ho stoccato e quindi abbiamo potuto mantenere i nostri prezzi dell’anno scorso, pur non essendo economici. In una posizione come questa avremmo dovuto alzare il costo soltanto per reagire alle notizie che si leggono in giro, e invece abbiamo voluto restare in contatto con i nostri clienti fidelizzati.

Abbiamo anche negozi all’estero, dove i nostri soci sono stati selezionati da noi non tra i
grandi gruppi che pure ci hanno corteggiato, ma persone che hanno caratteristiche simili a Said.”

Come si fa a rimanere artigianali con dei numeri da industria?

Antica Fabbrica del Cioccolato Said – Roma (foto concessa)

“Abbiamo un indotto milionario, ma con una forza lavoro d franchisor che è una formula indiretta.

Nei nostri negozi si trovano i nostri cioccolati con una vendita artigianale, controllata. Ciascun punto registra i suoi numeri, ma non sono mai vicini all’industria. Siamo artigiani, perché vogliamo restare ad una decina di negozi con la qualità al primo posto.”

Da dove vi rifornite per il cacao Said?

“Le nostre masse le prendiamo da degli importatori. Purtroppo il bean to bar è una nota dolente: il problema è che non è più praticabile per le piccole aziende. Noi ci siamo occupati della trasformazione fino al 2000. Ma ormai c’è difficoltà nell’attingere al prodotto crudo con dei prezzi altissimi. Non riusciamo a competere.

Con le nostre masse di cacao creiamo le nostre miscele e i nostri prodotti. Per tre generazioni abbiamo lavorato a partire dalla fava di cacao e magari un giorno ci torneremo per delle piccole edizioni. Oggi sono un selezionatore, grazie al nostro storico con il cacao.

Questo perché più la nicchia fa attenzione al prodotto, più c’è bisogno di un background per
portare avanti l’eccellenza.”

Qual è il vostro target di riferimento?

“Il consumatore finale appassionato al prodotto che vuole capire il cioccolato e il lavoro che ci sta dietro. Tutti gli artigiani che si occupano del cioccolato per tradizione, sono emersi dopo la crisi creando un bacino di altissima qualità, e loro ci hanno permesso di creare un humus che recepisse questa nostra materia prima.

Abbiamo iniziato a dedicarci a questo con la vendita diretta al pubblico che ha registrato una grande svolta nelle preferenze: nel 2003 il 75% degli acquisti erano per il cioccolato al latte e ora l’80% è per il fondente. Il nostro cliente con gli anni ha imparato ad apprezzare il cioccolato e quindi il target è alto. Ci vengono a cercare, siamo diventati un punto di riferimento nel mondo artigianale.

Paradossalmente abbiamo creato una tendenza anche per le grandi aziende. Siamo diventati un piccolo fenomeno. Stiamo vivendo un momento particolare, perché adesso c’è una crisi importante che ha colpito anche le aziende più grandi che ora devono cercare di ritornare alla percezione del gusto, spostandosi verso il mondo più artigianale.”

Perché avete scelto la formula del franchising? Quali sono i pro e quali i contro?

Non è una formula che io amo moltissimo: ci sono dei Paesi in cui ci siamo sviluppati, che devono rispondere a delle regole di un mercato economicamente e commercialmente diverso.

Qui il modello di business può funzionare ma sto mirando ad uno sviluppo diretto. Certo abbiamo costruito un sistema di franchising con dei partner che sono come una nostra famiglia e di questo sono molto contento, perché abbiamo mantenuto una dimensione intima che ci ha salvato sino a oggi. Ma sul territorio più occidentale con un controllo maggiore, la volontà è quella di creare un modello di business diretto.

Stiamo cercando di svilupparlo già a Roma, dove stiamo selezionando un negozio, per snellire il nostro modello e avere il primo punto vicino alla fabbrica e sperimentare la gestione diretta in maniera perfetta. Quando avremo rodato bene la macchina, saremo pronti a dare una spinta più veloce in più capitali non soltanto in Italia. Saremo molto attenti ad ogni singolo caso in Europa partendo dall’Italia.”

Quanti dipendenti avete a oggi?

“Siamo pochissimi, siamo 12 persone, con degli stagionali in rotazione. In media ogni nostro negozio in franchising ha di media 25 dipendenti e questo ci porta a totalizzare quasi 300 dipendenti di indotto che, anche se non sono dipendenti diretti nostri, ci amano.”

Nel futuro di Said c’è innovazione in termini di prodotto, di tecnica, di digitalizzazione?

“La nostra proiezione è di mettere i piedi un meccanismo di produzione capillare del nostro
prodotto, in modo da avere un network di negozi a vendita diretta per garantirne qualità, servizio e freschezza. Poi così si difende la nostra nicchia di mercato su cui siamo molto forti. Quello che ci aspettiamo è sviluppare questo sistema in Europa nei prossimi 3-5 anni.

E poi ora c’è già pronta la prossima generazione Said. La cosa più bella è aver visto i miei figli, i miei nipoti riuniti nel progetto famigliare insieme con il nonno che ha 98 anni. Per Natale ci chiudiamo in fabbrica per festeggiare tutti insieme. Ci definiamo artigiani indipendenti del cioccolato nell’ospitalità: quando le persone arrivano da noi, noi li ospitiamo. Questo è il nostro mestiere: inseguiamo il piacere più che il profitto e in questo ci ha salvato proprio il restare piccoli.”

Mercati del caffè in ripresa, tra nervosismo e volatilità indotta dal meteo incerto

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Il logo dell'Ice

MILANO – Nervosismo e volatilità continuano a caratterizzare i mercati del caffè, che tornano in territorio positivo nella seduta di metà settimana recuperando le perdite iniziali. Settembre – ormai scadenza principale in entrambe le borse – ha guadagnato nella giornata di ieri, mercoledì 12 giugno, l’1,5% a New York e lo 0,8% a Londra chiudendo, rispettivamente, a 224,85 centesimi e a 4.086 dollari.

La spinta ribassista , indotta dagli eccezionali risultati dell’export brasiliano – diffusi martedì da Cecafé a mercati chiusi – si è esaurita nel prosieguo della sessione.

E i problemi meteo nei principali paesi produttori sono tornati a imprimere un andamento rialzista portando moderati guadagni, dopo tre sedute con il segno meno.

Sempre forte sempre, dunque, l’incidenza della variabile climatica esacerbata dall’annunciato ritorno della Niña, atteso a cavallo tra l’estate e l’autunno.

Ma in che direzione stanno andando i mercati del caffè?

“I fondi hanno accumulato posizioni lunghe, ma le loro mosse potrebbero creare ora qualche pressione sui prezzi nel breve termine” ha dichiarato Marcelo Moreira di Archer Consulting, in un’intervista a Bloomberg.

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REPA diventa distributore ufficiale di ricambi originali per Mahlkönig, Anfim, Ditting e HeyCafé

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Il centro logistico di REPA (immagine concessa)

CESENA – REPA, il principale distributore europeo di ricambi per ristorazione professionale, caffè, distributori automatici ed elettrodomestici, è ora distributore ufficiale di ricambi originali per i marchi Mahlkönig, Anfim, Ditting e HeyCafé in Italia, Spagna, Francia, Arabia Saudita, Corea del Sud, India, Australia e Nuova Zelanda, consolidando il suo ruolo di attore chiave del settore caffè a livello mondiale.

I quattro brand sono parte di Hemro Group, tra i leader di mercato nella produzione di macinacaffè.

Come partner di fiducia dei produttori di attrezzature, con un’offerta sempre crescente di parti 100% originali, REPA garantisce la consegna dei ricambi in tempi rapidissimi, attraverso i suoi centri logistici in tutto il mondo. Affidandosi a REPA, caffetterie, torrefattori, importatori e distributori di attrezzature, riducono al minimo l’impatto negativo, sia a livello economico che operativo, derivante dai guasti alle attrezzature e possono quindi concentrarsi sullo sviluppo della loro attività.

Grazie a questa partnership, 3900 ricambi originali Mahlkönig, Anfim, Ditting e HeyCafé sono da oggi disponibili nel webshop all’avanguardia di REPA, tra i più performanti del settore. Tra le numerose funzionalità, la ricerca rapida consente all’utente di effettuare ricerche per marchio, attrezzatura o numero di ricambio originale. La portata globale di REPA, inoltre, garantisce a tutti i clienti una pronta consegna entro 24 ore in Italia, Francia e Spagna e una consegna “premium” in pochi giorni in Arabia Saudita, India, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.

Ziya Boro, chief sales officer Hemro Group, afferma: “Hemro Group è orgogliosa di annunciare la sua partnership con REPA, a dimostrazione della nostra costante attenzione al cliente. Questa partnership strategica è il segno del nostro impegno a snellire i processi di riparazione e aumentare la reperibilità dei ricambi per i nostri preziosi clienti. Grazie alla forte competenza di REPA in materia di distribuzione dei ricambi ai professionisti,
potremo garantire consegne rapide e ridurre ulteriormente i tempi di riparazione. Insieme, eleviamo l’esperienza del caffè per gli appassionati di tutto il mondo”.

Gilberto Guidi, Group Director Professional Coffee REPA, aggiunge: “Come partner ufficiale scelto dai produttori leader di attrezzature per il settore caffè, REPA è orgogliosa di collaborare con Hemro Group e i suoi distributori in queste aree, impegnandosi a fornire ricambi 100% originali grazie alle sue tecnologie all’avanguardia e a un costante investimento nell’innovazione. Ci impegniamo a servire tutti i clienti Hemro con il pezzo giusto, al momento giusto”.

La scheda sintetica di REPA

REPA è il principale distributore europeo di ricambi per attrezzature per la ristorazione, caffè, distributori automatici ed elettrodomestici ed è un partner di fiducia per i produttori di apparecchiature.

Dal 2022 REPA è una divisione di Parts Town Unlimited, leader mondiale nella distribuzione high-tech di parti di ricambio indispensabili, prodotti e servizi correlati per i settori della ristorazione, degli elettrodomestici e dell’HVAC. I clienti di REPA beneficiano di una forte competenza in materia di ricambi, con oltre 40 anni di esperienza nel mercato da parte di REPA Italia, REPA Deutschland, REPA France, REPA Iberia, ATEL e Big Warehouse.

Con il più grande database del settore accessibile attraverso webshop all’avanguardia, un’elevata disponibilità di magazzino e centri logistici altamente innovativi che assicurano la consegna dei ricambi più rapida del settore, REPA fornisce a ogni cliente il pezzo giusto, al momento giusto, ovunque.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui e qui

La scheda sintetica di Hemro Group

Hemro Group è un gruppo globale di innovatori che crea la tecnologia più avanzata per la macinatura del caffè con i suoi quattro brand di fama mondiale: Mahlkönig, Ditting, Anfim e HeyCafé.

In qualità di leader nella produzione di macinacaffè, macine e relative soluzioni tecnologiche, l’azienda si impegna a garantire l’eccellenza – dalla cura dello
stabilimento, ai nostri sforzi orientati alla sostenibilità e oltre – per rendere il momento del caffè un’esperienza di qualità.

Uniti in Hemro Group, i brand offrono una gamma completa e affidabile di macinacaffè a caffetterie, torrefazioni, rivenditori e baristi domestici. I macinacaffè di Hemro Group sono progettati nei centri tecnologicamente avanzati della sede centrale a Zurigo e prodotti nei tre stabilimenti in Germania, Italia e Cina.

I distributori partner commercializzano i prodotti Hemro in oltre cento paesi. L’accessibilità di Hemro su scala globale fa dell’azienda un partner sicuro e affidabile: con uffici in tutto il mondo, il suo team di innovatori, ingegneri, professionisti del caffè e creativi collabora a livello globale per garantire un futuro brillante al settore caffè.

Sostenuti dallo spirito di innovazione, i team sono incoraggiati a pensare oltre agli attuali confini dell’attuale tecnologia di produzione dei macinacaffè. Tutto ciò ha reso possibile l’invenzione della tecnologia “Grind-by- Weight” di Mahlkönig e fa progredire il settore verso un futuro sostenibile e duraturo per il caffè.

Volcafe aderisce alla Piattaforma sul lavoro minorile dell’Ilo

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La scuola a Nariño di Carcafe e Costa Foundation (immagine concessa)

WINTERTHUR (Svizzera) – Il grande impegno di Volcafe nelle terre d’origine si declina in qualità e in sostenibilità, che riguarda in maniera interconnessa l’ambito ambientale, sociale ed economico. Per questo, in linea con l’Obiettivo 8.7 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che impegna i Paesi a eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2025, Volcafe ha aderito alla Piattaforma sul lavoro minorile dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), che riunisce le imprese con l’obiettivo di operare insieme verso l’eliminazione del lavoro dei più giovani nelle terre d’origine.

Volcafe contrasta il lavoro minorile nelle terre d’origine

L’impegno di Volcafe si unisce infatti a quello di diversi operatori del settore, come trader e torrefattori (tra cui la catena tedesca Tchibo e Nestlé) nel progetto “La fine del lavoro minorile nelle catene globali di fornitura” guidato dall’ILO (International Labour Organization) e promosso dalle Nazioni Unite, l’UNICEF, la FAO e l’Unione Europea. Quest’ultima ha stanziato un fondo di 10milioni di euro per affrontare le cause profonde del lavoro minorile concentrandosi principalmente sul caffè. L’azione avrà una durata di 40 mesi e sarà attuata in Honduras, Uganda e Vietnam: in questi Paesi Volcafe ha una presenza radicata da tempo e potrà dare un importante contributo alla divulgazione del progetto e alla sua migliore attuazione.

La Piattaforma sul lavoro minorile è infatti un forum che mette in contatto le imprese per condividere le proprie esperienze, aiutando a individuare le migliori strategie per affrontare la piaga del lavoro minorile che a livello mondiale interessa 160milioni di bambini e ragazzi tra i 7 e i 15 anni e vede la produzione di caffè al quarto posto per numero di Paesi dopo oro, laterizi e canna da zucchero.

Tim Scharrer, direttore operativo e direttore regionale Europa e Nord America di Volcafe (immagine concessa)

“Volcafe è entusiasta di far parte della Piattaforma sul Lavoro Minorile dell’ILO e della sua iniziativa nel settore del caffè. Vogliamo condividere le nostre esperienze, imparare dagli altri e agire di concerto con tutte le principali parti interessate nel tentativo di prevenire e porre fine alla piaga del lavoro minorile”, afferma Tim Scharrer, direttore operativo e direttore regionale Europa e Nord America di Volcafe.

Il sostegno agli agricoltori, il diritto di essere bambini

Da sempre Volcafe nella sua strategia di solidarietà include la cittadinanza responsabile, con l’obiettivo di contrastare il lavoro minorile. A tal fine ha collaborato con ONG, autorità locali e altri attori del settore per realizzare una serie di progetti che aiutano gli agricoltori a migliorare il loro reddito: la migliore leva per svincolare ragazzi e bambini dall’obbligo di contribuire al sostentamento della famiglia, permettendo loro di accedere all’istruzione.

Insieme ad alcuni partner, Volcafe si è impegnata per fornire gli strumenti per la didattica, costruendo o ristrutturando decine di scuole nei Paesi di origine, tra cui Colombia, Perù, Tanzania, Uganda e Vietnam. In Costa Rica e in Guatemala sono stati messi a punto campi giornalieri in cui i coltivatori e i lavoratori possono lasciare in sicurezza i propri figli durante i periodi del raccolto.

“Nel 2015 abbiamo lanciato il progetto Volcafe Way che mira alla sostenibilità, all’ottimizzazione delle risorse nei Paesi produttori e all’innalzamento della qualità del prodotto – afferma Adriano Bagnasco, general manager Volcafe Italia -. I 250 agronomi che nei diversi Paesi d’origine vivono la realtà locale, ne colgono le necessità e suggeriscono interventi su misura per le diverse situazioni”.

Bagnasco aggiunge: “Conducono regolarmente corsi di formazione con gli agricoltori su temi che vanno dalle buone pratiche agricole alla necessità di prevenire il lavoro minorile. Questa attenzione si trova anche all’interno del nuovo e migliorato programma per i caffè con provenienza responsabile Volcafe RS, un nuovo standard che crea un approccio armonizzato nell’approvvigionamento responsabile del caffè, ottemperando a più di 50 criteri di sostenibilità (Control Points) che coprono temi economici, di tutela dell’ambiente e sociali, tra cui la protezione e l’educazione dei bambini”.

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Adriano Bagnasco, general manager Volcafe Italia (immagine concessa)

Grazie alla sua attenzione all’ambiente, alle pratiche lavorative, ai diritti umani, all’etica e agli acquisti sostenibili, Volcafe nel 2022 ha ottenuto la certificazione EcoVadis, il principale fornitore di valutazioni sulla sostenibilità delle imprese a livello internazionale, meritando la medaglia d’oro, attribuita solo al 5% delle oltre 100mila aziende monitorate in più di 175 Paesi nel mondo.

La Piattaforma sul lavoro minorile dellILO e del Global Compact delle Nazioni Unite è un forum mondiale che mette in contatto le imprese di diversi settori e regioni del mondo per condividere le rispettive esperienze nella lotta contro il lavoro minorile nelle filiere produttive. Co-diretta dall’Organizzazione Internazionale degli Imprenditori e dalla Confederazione Sindacale Internazionale (con affiliati rispettivamente in 150 e 163 Paesi), la Piattaforma opera regolarmente anche con le federazioni sindacali mondiali per migliorare il collegamento delle imprese con le strutture nazionali e con i processi volti a eliminare il lavoro minorile nei paesi interessati. Fornisce informazioni di difficile reperibilità sulle tendenze emergenti in materia di lavoro minorile e lavoro dignitoso, consentendo alle imprese di adattarsi ed anche di anticipare le diverse situazioni in contesti in rapida evoluzione nei paesi di approvvigionamento. La Piattaforma offre inoltre alle aziende l’opportunità di dare un contributo pratico per il raggiungimento dell’Obiettivo 8.7 dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

La scheda sintetica di ED&F Man

Fondata nel 1783 come società di brokeraggio e commercio di zucchero, ED&F Man negli anni ha allargato il suo raggio d’azione alle melasse e al caffè, acquisendo nel 2004 Volcafe, fondata nel 1851 dai fratelli Solomon e Johann Georg Volkart.

Il Gruppo con sede a Londra, controlla l’intera supply chain delle materie prime, dalla ricerca alla trasformazione, commercializzazione, distribuzione e trasporto ed è leader mondiale nei settori delle melasse e dei mangimi liquidi; tra i leader globali nei mercati di zucchero e caffè. È presente in 60 Paesi con 6000 dipendenti.

La San Marco presente a World of Coffee Copenhagen, 27-29/06

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Leva Class Aum. 3 gruppi (immagine concessa)

GRADISCA D’ISONZO (Gorizia) – Un nuovo evento imperdibile per gli appassionati del caffè vedrà protagonista La San Marco. L’azienda isontina, leader nella produzione di macchine per il caffè, sarà presente a Copenaghen dal 27 al 29 giugno 2024 al World of Coffee, il più importante evento fieristico europeo del settore e uno dei maggiori a livello mondiale, che si svolge ogni anno in una città diversa.

La San Marco a World of Coffee Copenhagen

“Questo appuntamento è fondamentale per La San Marco – afferma il direttore generale Roberto Nocera – poiché ci offre l’opportunità di promuovere le nostre eccellenze e di raggiungere un ampio numero di professionisti qualificati e interessati alle ultime novità del mercato”.

Fondata nel 1920, l’azienda porterà in fiera tre dei suoi brevetti: il sistema FTL, acronimo che sta per Fine Tuning Lever, un’innovazione tecnica che permette un controllo estremamente preciso del flusso di vapore utilizzato per schiumare il latte; il sistema Class, un dispositivo frenante che agisce durante il ritorno della leva, rendendo il lavoro del barista più facile e sicuro; e un sistema brevettato di regolazione della macinatura, che include un dispositivo stepless per la regolazione assoluta della granulometria e un dispositivo anti-clumping.

Il modello D 3 gruppi (immagine concessa)

“La partecipazione de La San Marco al World of Coffee non sarà solo un’opportunità per mostrare le tecnologie più avanzate dell’azienda, ma anche un’occasione per promuovere la cultura dell’espresso di qualità; – riferisce il direttore genale Nocera – presso il nostro stand, infatti, si terranno workshop condotti dai rinomati esperti di caffè Stefano Cevenini, Fatima Macias e Paolo Scimone che guideranno gli appassionati del nostro brand nel mondo dell’estrazione specialty, utilizzando macchine La San Marco sia con tecnologia a leva che digitale. La San Marco – sottolinea Nocera – è un’azienda impegnata nello sviluppo e nella diffusione delle proprie tecnologie, con l’obiettivo di trasformare le innovazioni aziendali in valore percepito dai baristi e dagli amanti del caffè in tutto il mondo.”

Sca Italy: eletti dai soci i nuovi responsabili dell’organizzazione, Alberto Polojac è il national coordinator

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Alberto Polojac Sca
Alberto Polojac - è il nuovo national coordinator Sca Italy

MILANO – Le elezioni, cui hanno particepato gli iscritti fino allo scorso 6 giugno, hanno determinato la composizione del nuovo Chapter SCA Italy. L’organismo si insedierà il 1 luglio 2024.
Nel dettaglio gli eletti sono (con le rispettive cariche):
National Coordinator: Alberto Polojac
Marketing & Community Coordinator: Filippo Vidiz
Education Coordinator: Francesca Bieker
Events Coordinator: Andrea Lattuada
Judges Coordinator: Fabio Sipione

Massimo Zanetti, presidente Fondazione Canova e MZB-Group, annuncia gli obiettivi per il Museo Gypsotheca

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Da sinistra: Valerio Favero, sindaco di Possagno e vicepresidente di Fondazione Canova, Moira Mascotto, direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno e Massimo Zanetti, neo presidente della Fondazione Canova e di MZB-Group (foto: Lino Zanesco)

POSSAGNO (Treviso) – “Conservare per innovare” è lo slogan che Massimo Zanetti, neo presidente della Fondazione Canova, e con lui la direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, Moira Mascotto, si sono proposti come linea programmatica.
Ad affiancarli Valerio Favero – nella sua doppia veste di sindaco di Possagno e vicepresidente – Elisa Basso, Marco Comellini, Isabella Finato, Gianantonio Tramet e Alessandro Vardanega, membri del nuovo consiglio di amministrazione entrato in carica lo scorso febbraio.

Massimo Zanetti per il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno

“Conservare – chiarisce il Presidente Zanetti – è, innanzitutto, saper rispettare, salvaguardare e valorizzare la meraviglia delle opere di Canova a noi affidate.
L’obiettivo è di accompagnare al futuro quello scrigno di arte e magia che sono la Casa Museo e la Gypsotheca, con l’attenzione e la visione che questo unicum mondiale merita”.

“Innovare – secondo la direttrice Mascotto – si traduce nell’avvicinare un pubblico sempre più ampio al nostro patrimonio artistico, offrendo contesti che consentano di apprezzare appieno i nostri tesori, comprenderli e farli propri. Questo significa non solo guidare le persone alla riscoperta del Museo e del vicino Tempio, ma anche far vivere loro l’armonia dei paesaggi del nostro territorio, quegli stessi che ispirarono il giovane Canova. In questo modo, infondiamo nuova linfa vitale alla sua arte, permettendo ai visitatori di connettersi profondamente con l’ispirazione che permea queste terre”.

“Abbiamo l’obiettivo di mettere il visitatore al centro del nostro Museo, garantendogli la migliore fruizione delle opere. Desideriamo che l’attenzione che gli dedichiamo, l’atmosfera accogliente e i servizi offerti rendano unici e indimenticabili i momenti passati qui, facendo sentire ognuno avvolto da un profondo senso di benessere. Questo è un luogo che invita sempre a tornare, consapevoli che ogni visita riserverà nuove sorprese e scoperte”.

Che non si tratti solo di buoni propositi lo confermano gli importanti interventi (ed investimenti) già in corso di concretizzazione. Innanzitutto il restauro e la messa in sicurezza da effetti sismici della seconda e terza campata dell’Ala Ottocentesca, un progetto ideato dal Comune di Possagno in collaborazione con il Museo Canova.

L’Ala Ottocentesca (immagine concessa)

“I lavori saranno conclusi entro l’estate, annuncia il Presidente Zanetti, utilizzando tecnologie d’avanguardia. Intanto sarà integralmente innovato l’impianto di illuminazione, ricorrendo ai più aggiornati criteri di illuminotecnica museale”.

In parallelo si sta procedendo alla digitalizzazione della Gypsotheca. “Questa fase – sottolinea la Direttrice – prevede la combinazione e l’integrazione di metodi e tecnologie innovative della geomatica, per la riproduzione digitale del complesso architettonico e di fruizione partecipata del pubblico. Il progetto, comprese le schede informative realizzate con rilievi laser scanner di alta precisione, con restituzione 3D, sarà consultabile su una piattaforma online con la possibilità di un’interazione partecipativa da parte del pubblico”.
Ottimizzare la conservazione e il godimento del patrimonio sono obiettivi prioritari, ma lo è altrettanto l’arricchimento mirato delle collezioni.

A questo proposito la Fondazione ha deciso di scendere in campo, insieme alla direzione, per portare a Possagno l’Autoritratto di Giorgione, un olio su tela realizzato dallo stesso Canova nel 1792. Un dipinto che, a partire dal titolo, racconta una storia singolare che svela il lato ironico e meno noto della personalità dell’artista.

L’esito positivo della campagna di raccolta fondi permetterà di rendere l’opera fruibile da tutti: infatti, la tela, attualmente di proprietà privata, con l’acquisto diventerà pubblica e verrà esposta assieme agli altri dipinti che Canova realizzò nel corso della sua carriera, arricchendo la collezione possagnese.

Un museo vivo com’è quello Canoviano è tale anche per gli eventi temporanei che sa proporre per aumentare e rinnovare la propria attrattività. In queste settimane, e sino al 29 settembre, è in corso l’affascinante mostra “Canova. Quattro Tempi. Fotografie di Luigi Spina”.

Per essa, l’artista ha selezionato 32 fotografie in bianco e nero di grande formato, rappresentative dei temi amorosi, mitologici, eroici presenti nelle opere canoviane di Possagno, ponendole in dialogo con le opere stesse. Sono immagini che catturano l’attimo creativo dell’artista, quello in cui l’idea si trasmuta in forma e in gesso. Il momento in cui la genialità si misura con i limiti della materia, cercando di plasmarla, modificarla, assoggettarla alla forma desiderata.

Fondazione e Direzione, infine, stanno lavorando per rafforzare una rete di sinergie con il territorio, partendo dai rapporti già in essere con le vicine realtà culturali. Già vivace la collaborazione denominata Isola dei Musei della quale fanno parte il Museo Giorgione di Castelfranco Veneto, le Ville di Maser e Fanzolo e il Museo Civico di Asolo. Inoltre il Museo Canova ha recentemente sottoscritto l’accordo di programma Terre natie con gli enti proprietari di Casa Giorgione, Casa Tiziano e la Regione Veneto con l’intento di valorizzare i luoghi che hanno dato i natali ai tre grandi artisti.

Infine, non dimentichiamo il contesto di riferimento: un territorio che ha una naturale vocazione per esperienze sportive ed enogastronomiche. Un territorio da scoprire e da vivere.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui

Fipe, ristorazione: a giugno previste quasi 122mila assunzioni

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Fipe -Confcommercio buoni pasto inflazione donne ristorazione
Il logo Fipe

ROMA – Alle porte della stagione estiva, tra le figure professionali più ricercate si confermano i camerieri con oltre 59.600 profili nel solo mese di giugno. Un numero, questo, destinato a raggiungere le 137.150 unità nel trimestre giugno-agosto. Seguono, poi, i cuochi con 22.510 assunzioni previste e i baristi con oltre 19.250 posti da coprire. Leggiamo di seguito la nota pubblicata dall’Ufficio Studi Fipe.

Fipe: le assunzioni nella ristorazione previste per giugno

Dei 430mila contratti di lavoro offerti dal settore terziario nel mese in corso (oltre un milione se si considera il trimestre giugno-agosto), la maggior parte proviene dal turismo, con 160.690 assunzioni previste.

Di queste, 122.070 (oltre il 75%) riguardano i servizi di ristorazione, che arrivano a oltre 275.200 nel trimestre, un dato dovuto sia all’avvio delle imprese stagionali che all’intensificazione dell’attività legata al turismo.

 Il 77% delle assunzioni avverrà tramite contratti a tempo determinato, l’8% tempo indeterminato, mentre la restante parte delle collaborazioni sarà regolata con contratti di apprendistato e altre tipologie contrattuali.

Too Good To Go: “80% degli studenti vede nella riduzione dello spreco alimentare la soluzione per contrastare il cambiamento climatico”

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Eco-ansia: il 76% degli studenti italiani è preoccupato per la salute della Terra (immagine concessa)

MILANO – I cambiamenti climatici sempre più visibili e il costante aumento del costo della vita sono tematiche di fondamentale importanza per gli studenti in Italia e in Europa. L’eco-ansia, ovvero la profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero di possibili disastri legati ai cambiamenti ambientali, colpisce sempre più giovani studenti: in Italia, il 76% si dichiara preoccupato per il futuro del pianeta.

Il sondaggio Too Good To Go

È uno dei dati che emerge da un recente sondaggio condotto da Too Good To Go, l’azienda a impatto sociale dietro il più grande marketplace mondiale delle eccedenze alimentari, in collaborazione con ISIC – la Carta d’identità internazionale degli studenti – su oltre 5200 studenti aderenti ad ISIC in Italia, Francia, Spagna e Portogallo.

Forte consapevolezza sull’impatto dello spreco alimentare

Secondo l’indagine condotta in Italia, la preoccupazione per il futuro del pianeta è accompagnata dal forte interesse per il tema dello spreco alimentare, che oltre 2 studenti intervistati su 3 identificano come ciò che ha maggiore impatto negativo sull’ambiente.

Si tratta di un dato significativo in quanto è considerato secondo solo alla plastica (74%) e allo spreco di acqua (60%) e primo nella categoria di spreco di risorse ambientali. Per circa l’80% degli intervistati (78%), ridurre lo spreco di cibo è vista come una soluzione per contrastare gli effetti del climate change.

La consapevolezza emersa è in linea con i dati espressi dall’Eurobarometro secondo cui, infatti, circa tre quarti dei giovani (76%) affermano di provare ad adattare il proprio stile di vita per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente.

Contrastare il cambiamento climatico: in Italia c’è fiducia verso l’Europa per più di 1 giovane su 2

L’importanza di azioni ed interventi legislativi da mettere in pratica per arginare il problema del cambiamento climatico è sentita tra i più giovani: secondo l’indagine di ISIC Italia/Too Good To Go, più di un rispondente su 2 (56%), dichiara di aver fiducia nelle istituzioni europee a riguardo. Un sentiment di fiducia positivo, che si colloca però al di sotto rispetto a quanto registrato in Francia (70%) e Spagna (80%).

L’inflazione cambia le abitudini degli studenti, che sono sempre più attenti allo spreco di cibo

Il sondaggio conferma un dato che era già stato rilevato da Too Good To Go: l’aumento del costo della vita e l’inflazione stanno cambiando drasticamente le abitudini degli italiani, inclusa la Gen Z.

Di fronte alle maggiori difficoltà economiche e all’impatto ambientale, il 63% degli studenti si dice più attento a non sprecare il cibo mentre l’83% afferma di fare più affidamento a sconti e promozioni; la quasi totalità degli intervistati (98%) ha dichiarato di aver ridotto il numero di volte in cui esce a cena e il 53% di aver ridotto i pasti ordinati a domicilio.

Insieme alle ridotte spese relative al cibo, c’è anche una maggiore attenzione alla sostenibilità: 9 studenti su 10 sprecano meno del 10% del cibo che acquistano, con il 59% di loro che ne spreca meno del 5%. Queste basse percentuali sono spiegate anche dalla maggiore attenzione che gli studenti dedicano ad esempio alla pianificazione dei pasti (adottata dal 41%) o alla lista della spesa (adottata da più della metà degli intervistati, 54%), in aggiunta a soluzioni che aiutano ad acquistare cibo in maniera più sostenibile e attenta grazie a soluzioni antispreco, come Too Good To Go.

Nonostante questi accorgimenti, circa la metà (47%) avrebbe però bisogno di un ulteriore budget mensile quantificato in almeno 100 euro per poter mangiare bene e correttamente. Ecco che quindi avere accesso a cibo buono e di qualità a prezzo ridotto, grazie ad app come Too Good To Go, può fare la differenza a fine mese.

Ridurre lo spreco può essere una soluzione fondamentale

“Il sondaggio dimostra come i giovani siano sempre più consapevoli dei rischi dovuti ai cambiamenti ambientali e al contempo determinati ad agire concretamente, adottando abitudini più attente e sostenibili per migliorare il futuro del pianeta, a partire proprio dalla riduzione degli sprechi alimentari” dichiara Mirco Cerisola, Country Director Italia di Too Good To Go. “Noi di Too Good To Go ci impegniamo ogni giorno nell’incoraggiare queste buone pratiche offrendo soluzioni concrete per combattere lo spreco alimentare come la nostra app, che rappresenta un’opportunità per salvare del cibo dallo spreco, a prezzo vantaggioso, generando un impatto positivo sull’ambiente”.
Speciali iniziative a sostegno degli studenti

In vista di uno dei momenti più caldi dell’anno per gli studenti, Too Good To Go ha attivato sino a fine giugno speciali collaborazioni. Con PENNY, discount alimentare del gruppo REWE e gruppo leader sul mercato europeo nel settore della Grande Distribuzione Organizzata, per coniugare ulteriormente l’impegno nel contrasto allo spreco con la qualità e la convenienza che un’insegna come Penny è in grado di garantire nella spesa quotidiana.

E con Swappie, la piattaforma leader per l’acquisto e la vendita di smartphone ricondizionati impegnata nella promozione quotidiana della sostenibilità ambientale. Una collaborazione pensata non solo per offrire una convenienza economica agli studenti, ma anche per educarli a fare scelte di consumo più responsabili, supportando il concetto di economia circolare.

La scheda sintetica di Too Good To Go

Too Good To Go è un’azienda ad impatto sociale certificata come B Corp, con la missione di ispirare ed abilitare tutti a combattere lo spreco alimentare insieme. Dal suo lancio nel 2016, Too Good To Go ha aiutato a salvare oltre 300 milioni di pasti dall’essere sprecati, equivalenti ad evitare l’emissione di 810.000 tonnellate di CO2e e l’utilizzo non necessario di 243 miliardi di acqua e di 840 milioni di metri quadrati di suolo per anno.

Il 40% di tutto il cibo prodotto viene sprecato ogni anno. Secondo Project Drawdown (2020), ridurre lo spreco alimentare è l’azione principale che si può intraprendere per affrontare il cambiamento climatico, limitando l’aumento della temperatura a soli 2˚C entro il 2100.

Con 90 milioni di utenti registrati e 155.000 partner attivi in 17 paesi in Europa e Nord America, Too Good To Go gestisce il più grande marketplace al mondo per le eccedenze alimentari.

Tuttocapsule sostiene una borsa di studio dell’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo

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tuttocapsule
Al centro, Virna Supin, responsabile marketing Tuttocapsule, alle spalle Vincenzo Pagliero, ceo dell’azienda (immagine concessa)

SETTIMO TORINESE (Torino) –  Tuttocapsule ha partecipato – con la presenza di Vincenzo Pagliero, ceo dell’azienda e Virna Supin, responsabile marketing ed ex allieva della stessa Università – alla cerimonia annuale dedicata ai sostenitori delle borse di studio dell’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo.

La scelta operata dall’azienda di Settimo Torinese, che ha come focus principale l’importante concetto del diritto allo studio, sosterrà i costi del corso di laurea triennale di uno studente della prestigiosa università.

Una scelta che guarda al futuro e alla formazione delle giovani generazioni, offrendo un’importante possibilità a chi, pur meritandolo, non avrebbe la forza economica per accedere a questo percorso di studio così qualificante e autorevole.

La cerimonia è stata anche l’occasione per festeggiare i vent’anni di attività dell’Unisg, diventata oramai un’istituzione conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo. L’importanza dei Sostenitori delle borse di Studio è dimostrata dai dati: dal 2004 ad oggi, l’Unisg ha destinato oltre 13,3 milioni di euro alle borse di studio il cui 35% è rappresentato dal contributo di aziende, fondazioni, istituzioni, privati per un totale di oltre 80 sostenitori.

Così come è evidente quanto l’ateneo di Pollenzo sia conosciuto e ambito anche a livello internazionale: “Nei vent’anni di vita oltre 420 studenti provenienti da 62 paesi differenti hanno beneficiato di Borse di Studio, pari a circa il 10% della popolazione studentesca – dichiara Daniele Ceratto relazione rsterne Unisg accanto al rettore Bartolomeo Biolatti – nell’anno accademico 2023-24 gli studenti borsisti provengono da 18 paesi diversi: Brasile, Cile, Cuba, Egitto, Francia, Germania, Ghana, India, Israele, Italia, Lesotho, Messico, Nigeria, Regno Unito, Stati Uniti, Turchia, Ucraina, Uganda. Oggi abbiamo 42 borsisti iscritti ai corsi di Laurea Triennale, Magistrale e Master: si tratta di 14 borse ad esonero parziale e 28 esonero totale della retta” ha continuato Ceratto “Pollenzo conferma in generale la sua vocazione di ateneo internazionale: dal 2004 ad oggi hanno vissuto a Pollenzo 3800 studenti provenienti da 100 Paesi”.

Il team Tuttocapsule (immagine concessa)

Numeri importanti, quelli dell’Università del gusto di Pollenzo che riflettono l’interesse del Mondo nei confronti del settore food e di quanto sia importante la formazione dei futuri addetti ai lavori.

La presenza di Tuttocapsule all’interno di questo progetto rappresenta un ulteriore conferma della filosofia aziendale che presta particolare attenzione alla formazione dei propri dipendenti e personale di vendita dei franchising, dando loro la possibilità di frequentare corsi altamente specializzati, che si svolgono presso il Training Center interno e tenuti da massimi esperti del settore caffè e marketing.

Oltre a questo, l’azienda di Settimo Torinese, nell’ottica di un maggiore coinvolgimento, sta aprendo nuovi percorsi che offrono una grande opportunità per chiunque desideri approfondire la cultura del caffè.

Proposte concretizzare attraverso nuovi format, come l’innovativa apertura di Accademia a Ciriè: la prima caffetteria in cui l’offerta è focalizzata sui migliori marchi di caffè presenti in Italia, e in cui il vero fiore all’occhiello è rappresentato dagli Specialty Coffee by Pagliero roasted in Barolo: l’eccellenza del caffè.

Accademia ha l’obiettivo di trasferire a quante più persone, la passione e la conoscenza acquisita in questi anni, con una formazione raccontata e divulgata tramite l’esperienza gustativa. Con questi presupposti è naturale che Tuttocapsule sia sostenitore di una Borsa di Studio dell’UNISG, a cui è accomunata da una profonda visione futura e condivisione di valori.