SEATTLE – Starbucks ha annunciato che, a partire dal 29 settembre, tutti i punti vendita negli Stati Uniti e in Canada introdurranno una nuova linea di bevande proteiche, che includerà i protein latte e la possibilità di personalizzare le bevande fredde con il protein cold foam.
Non è ancora noto quando l’operazione approderà anche in Italia. L’iniziativa rappresenta una tappa centrale della strategia “Back to Starbucks”, mirata a modernizzare l’offerta e a intercettare le nuove preferenze dei consumatori.
Secondo quanto comunicato dall’azienda, un grande (16 oz) Protein Latte conterrà tra 27 e 36 grammi di proteine, mentre il Cold Foam aggiungerà circa 15 grammi di proteine a ogni bevanda. Le bevande fredde con Cold Foam forniranno tra 19 e 26 grammi di proteine. Inoltre, sarà possibile personalizzare qualsiasi bevanda a base di latte con il latte potenziato con proteine, che apporta ulteriori 12–16 grammi di proteine per porzione senza zuccheri aggiunti.
“Le nostre nuove bevande proteiche intercettano la crescente domanda di proteine dei consumatori, in un modo innovativo, premium e delizioso, come solo Starbucks può fare”, ha dichiarato Tressie Lieberman, global chief brand officer di Starbucks.
Un mercato in forte crescita
Il lancio si inserisce in un contesto di chiara opportunità commerciale. Il Food & Health Survey 2025 dell’IFIC mostra che il 70% degli americani cerca attivamente di aumentare il consumo di proteine, rendendole il nutriente più ricercato per il quinto anno consecutivo. Questa tendenza ha alimentato la crescita delle cosiddette bevande funzionali, che offrono benefici per la salute oltre al semplice apporto calorico o alla caffeina.
Il Protein Cold Foam di Starbucks sfrutta inoltre la crescente popolarità del cold foam tradizionale, presente in 1 bevanda su 7 vendute dalla catena e in crescita del 23% su base annua.
Strategia di innovazione del menu
Il lancio delle bevande proteiche rappresenta la prima innovazione sviluppata nell’ambito del programma “Starting 5”, che testa i nuovi prodotti in cinque punti vendita pilota per raccogliere feedback da baristi e clienti prima del roll-out nazionale. Starbucks considera questo approccio iterativo essenziale per mantenere la sua offerta competitiva e interessante.
Negli ultimi mesi, l’azienda ha inoltre aggiornato il menu eliminando il sovrapprezzo per le alternative vegetali al latte (novembre 2024) e introducendo matcha senza zuccheri e nuove sperimentazioni come il cold brew con acqua di cocco.
Posizionamento competitivo
Secondo gli analisti, l’iniziativa mira a consolidare la quota di mercato di Starbucks in un settore sempre più competitivo, dove le bevande funzionali rappresentano uno dei principali motori di crescita.
Catene concorrenti come Dunkin’ e Panera hanno già sperimentato proposte ad alto contenuto proteico o a valore nutrizionale aggiunto, ma la capillarità di Starbucks le consente di democratizzare e popolarizzare il segmento a livello nazionale.
Contesto economico
Il lancio arriva in un momento in cui Starbucks sta cercando di rilanciare la crescita delle vendite comparabili, che negli ultimi trimestri hanno mostrato segnali di rallentamento, soprattutto negli Stati Uniti, il mercato principale dell’azienda.
Gli analisti ritengono che le nuove bevande proteiche possano generare un incremento dello scontrino medio e attrarre nuovi segmenti di clientela, in particolare consumatori attenti alla salute e al fitness. In un mercato del caffè sempre più maturo, l’ampliamento dell’offerta verso prodotti funzionali è visto come una strategia chiave per difendere margini e volumi, sostenendo al contempo l’obiettivo di Starbucks di tornare a una crescita a doppia cifra nel medio termine.
Una tazzina dell' Antico Caffè Greco (foto presa da Google Creative Commons Licenses)
Il rinvio è avvenuto il 22 settembre, data fissata per lo sfratto dei gestori dello storico locale di via Condotti, da parte dell’ufficiale giudiziario in visita (ne abbiamo parlato qui). L’esecuzione slitta a dopo il 26 novembre, data dell’udienza fissata in tribunale. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale adnkronos.
Rinvio dello sfratto per l’Antico Caffè Greco
ROMA – Da luogo di incontro e rifugio di artisti e intellettuali a locale svuotato e messo sotto chiave. Il 22 settembre l’Antico Caffè Greco di via dei Condotti si è presentato senza arredi, rimossi e messi in sicurezza, mentre l’ufficiale giudiziario, atteso per procedere allo sfratto, ha stabilito un nuovo rinvio. L’esecuzione slitta a dopo il 26 novembre, data dell’udienza fissata in tribunale.
È l’ennesimo capitolo di una vicenda che va avanti da anni: il contratto di locazione scaduto nel 2017, la battaglia legale tra i gestori e il proprietario ospedale Israelitico, fino alla sentenza della Cassazione del luglio 2024 che ha sancito il diritto della proprietà a rientrare in possesso del locale, con l’obbligo però di non snaturarne l’identità storica.
Davanti al caffè, però, parlano soprattutto i lavoratori: “Siamo molto ottimisti, per noi è una grande perdita, sia dal punto di vista lavorativo che culturale. È assurdo come un’azienda sana e italiana sia ridotta in questo stato, con dipendenti che ogni giorno portano il pane a casa. Il Caffè Greco è qui da 265 anni, e continuerà a rimanerci”, afferma all’Adnkronos Nicola, dipendente a tempo indeterminato. L’attività ha 30 dipendenti, tra fissi e interinali.
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Il settore del bar e della ristorazione (immagine: pixabay)
È stata prorogata la presenza dei dehors fino al 30 giugno del 2027. Gli ambienti esterni erano nati come risposta alle norme sul distanziamento in periodo di Covid. Ma nel tempo sono diventati parti insostituibili. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Andrea Oliva per Il Resto del Carlino.
Le concezioni prorogate ai dehors
RIMINI – Dehors con la scadenza. Un emendamento ha prorogato la presenza dei dehors nelle città del Belpaese fino al 30 giugno del 2027. Una bella notizia per i titolari dei locali, o quasi. Poco meno di un paio di anni sono un periodo interessante, ma i locali non vogliono scadenze, bensì certezze.
“Se da un lato l’emendamento che proroga al 30 giugno 2027 le semplificazioni normative per l’installazione dei dehors dei pubblici esercizi concesse durante il periodo del Covid può assicurare una temporanea continuità per le nostre attività – dice Denis Preite, presidente Fipe- Confcommercio della provincia di Rimini, a Il Resto del Carlino – dall’altro non va nella direzione di una definitiva certezza che auspicavamo”.
I dehors esterni erano nati come risposta alle norme sul distanziamento in periodo di Covid. Ma nel tempo, rivendicano i gestori dei locali, sono diventati parti insostituibili delle stesse attività.
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MILANO – È online a www.iiac.coffee il nuovo sito di Iiac – International institute of coffee tasters, rinnovato nel design e nei contenuti. Tutto ruota intorno all’analisi sensoriale del caffè, con l’idea di offrire una panoramica intuitiva e pragmatica su come affinare le proprie competenze sensoriali nell’assaggio del caffè.
“Il nuovo sito è un ulteriore passo nel nostro percorso di comunicazione in cui raccontiamo la complessità di un’associazione che ha più di 30 anni e in cui si sono formate sensorialmente almeno due generazioni di professionisti italiani – ha dichiarato Carlo Odello, presidente IIAC – Nei prossimi mesi continueremo ad arricchirlo di contenuti, in particolare vogliamo raccontare le storie dei protagonisti della nostra comunità, sperando possano essere di ispirazione”
Intanto IIAC guarda anche al suo appuntamento principale, International Coffee Tasting 2025, il concorso internazionale del caffè che si terrà a fine novembre. Iscrizioni aperte sino al 18 ottobre: da quest’anno tutti i partecipanti non solo riceveranno il profilo sensoriale dei propri prodotti ma anche un confronto con il mercato.
La scheda sintetica di International institute of coffee tasters
Iiac – International institute of coffee tasters è un’associazione senza fini di lucro che vive delle sole quote sociali. È stato fondato nel 1993 con l’obiettivo di mettere a punto e diffondere un metodo scientifico per l’assaggio del caffè.
Dalla sua fondazione IIAC ha svolto centinaia di corsi ai quali hanno partecipato 13.000 allievi da più di 40 paesi nel mondo.
Il manuale Espresso Italiano Tasting, edito in italiano e in inglese, è stato tradotto in spagnolo, portoghese, tedesco, francese, russo, giapponese, cinese, coreano e tailandese. IIAC è dotato di un importante comitato scientifico che pianifica la ricerca per garantire l’innovazione del settore: ne fanno parte docenti universitari, tecnici e professionisti. Ha inoltre filiali dirette in Cina, Corea e Giappone. Per maggiori informazioni clicca qui.
Caffè Morandini all'Athens Coffee Festival (immagine concessa)
ESINE (Brescia) – Caffè Morandini, attiva con successo e impegno nel settore del caffè in Grecia da diversi anni, annuncia la propria partecipazione al prossimo Athens Coffee Festival, in programma dal 27 al 29 settembre 2025 presso la Technopolis, nel cuore di Atene.
Considerato uno degli appuntamenti più importanti del calendario del caffè, l’Athens Coffee Festival rappresenta un punto di incontro privilegiato per professionisti, baristi, torrefattori e appassionati del settore.
La decisione di partecipare all’evento da parte di Caffè Morandini è nata dal desiderio di supportare il proprio distributore locale nel rafforzare ed espandere la sua posizione all’interno del mercato greco, consolidando le relazioni già esistenti e aprendosi a nuove collaborazioni.
I visitatori dello Stand 08, nella Hall D-12 avranno l’opportunità di:
• Scoprire le soluzioni disponibili per il settore horeca
• Conoscere più da vicino la storia, i valori e le aspirazioni dell’azienda nel mondo del caffè di qualità
• Assistere alle esclusive performance live realizzate da Andrea Villa – tre volte campione italiano di Coffee in good spirits – durante le quali il nostro caffè verrà presentato sia attraverso i metodi di estrazione più classici e convenzionali, sia con interpretazioni moderne e creative, pensate per sorprendere e coinvolgere il pubblico
La partecipazione a questo festival conferma la costante attenzione dell’azienda alle tendenze del settore, all’innovazione e alla cultura dell’eccellenza nel caffè.
Panna da passeggio e tiramisù le nuove proposte per l’autunno della bottega di Biraghi a Torino, dopo le 250mila vendite di coni solo un gusto dello scorso anno. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Federica Vivarelli.
Il gusto al tiramisù di Biraghi
TORINO – Appena in tempo per l’autunno. Dopo le 250mila vendite di coni solo un gusto dello scorso anno, arrivano anche la panna da passeggio e il gusto tiramisù al punto vendita Biraghi di piazza San Carlo.
Una notiziona visto che per la Generazione Z il cono fatto con solo latte nel centro di Torino e che impazza sui social con visualizzazioni che oscillano dalle 300mila ai 30mila like a pagina, è ormai un mito.
Per i Millenials invece si tratta di un marchio, e di un gusto, che i torinesi hanno vissuto nella zona di Cavalermaggiore quando una volta si passava da quelle parti per le gite della domenica.
Numeri che hanno fatto gridare al miracolo proprio in questi giorni l’influencer e esperto di marketing Frank Merenda che su Facebook il 17 settembre ha raccontato “La storia completa di come una gelateria mono-gusto sta umiliando tutte le tue certezze imprenditoriali”.
“Tu hai 47 prodotti, margini del 3% e il tuo consulente ti dice di “diversificare ancora di più per intercettare nuovi segmenti di mercato” – spiega ancora Merenda – La gelateria Biraghi vende SOLO fior di latte. SOLO. UNO. STOP.” Risultato?
I nuovi gusti da Biraghi
Dopo milioni di visualizzazioni e di vendite dopo quindi Biraghi debutta con la panna montata da passeggio da mangiare con paste di meliga o meringhe, sempre servita direttamente dalle vetrine della bottega.
E poi, oltre al gelato di latte prodotto ogni ora con tre ingredienti si aggiunge infatti il tiramisù, realizzato con la Gran Ricotta Super Cremosa Biraghi e disponibile al piano -1 della boutique.
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MILANO – Meraki entra nel mercato dell’espresso domestico con una macchina che punta a portare la qualità delle caffetterie professionali nelle cucine di casa, negli uffici e negli spazi condivisi. Il nuovo modello, presentato con il nome del marchio, è una soluzione all-in-one dotata di doppia caldaia, controllo PID della temperatura e pompa rotativa professionale da 9 bar. L’obiettivo, riuscito in pieno, è offrire estrazioni costanti e di qualità con un utilizzo semplificato.
La Meraki in versione bianca, c’è anche nera
La macchina è disponibile in tutta l’Unione Europa al prezzo di 1.799 euro, con promozione attiva dal 19 al 30 settembre che include, per ogni acquisto, un accessorio omaggio (Bean Hopper, un secondo serbatoio per il macinino, per usare due caffè differenti o Shot Mirror che serve per guardare l’estrazione mentre è in corso).
Il marchio e la filosofia
Cominciamo dalla storia, antica in questo caso. Sì perché il nome Meraki deriva dal greco e significa “fare qualcosa con anima, creatività e amore”: un riferimento alla filosofia dell’azienda, che sottolinea l’importanza della passione nella preparazione del caffè oltre alla tecnologia. Il team, composto da ingegneri e appassionati di caffè, ha sviluppato il prodotto con l’obiettivo dichiarato di superare le aspettative degli utenti domestici più esigenti.
Caratteristiche tecniche
In primo piano le due resistenze che riscaldano i due serbatoi separati: per l’estrazione, al centro, per il vapore, destra
Il modello Meraki che abbiamo esaminato e potuto provare combina due eccellenze tecniche come la doppia caldaia e la regolazione elettronica della temperatura con algoritmo PID per garantire stabilità termica e continuità di erogazione anche in sessioni di utilizzo consecutive.
La pompa rotativa ben dimensionata, non una più economica pompa a vibrazione, garantisce una pressione costante a 9 atmosfere ed è anche molto silenziosa.
Il macinacaffè integrato, sviluppato in collaborazione con Timemore, consente di regolare la grammatura impostata elettronicamente e la granulometria direttamente in macchina, migliorando la freschezza e il bilanciamento in tazza.
Il design è minimalista e curato, con comandi a pulsante singolo per macinatura, estrazione e vaporizzazione.
La Meraki è dotata di lancia vapore professionale con termometro per il latte del bricco e sistema di autopulizia, pensata per facilitare la preparazione di cappuccini e altre bevande a base di latte.
Mercato e posizionamento
Meraki propone la macchina come investimento di lungo periodo: la garanzia di due anni include spedizione dal produttore e tasse, un elemento che punta a differenziare l’offerta rispetto alla concorrenza.
Tutte le recensioni di settore per questa macchina sottolineano la qualità della crema, la fedeltà aromatica e la capacità di competere con modelli professionali di prezzo superiore. L’azienda punta a consolidare una community di utenti e a costruire una reputazione nel segmento premium del mercato dell’espresso domestico.
Per informazioni più dettagliate sulla nuova macchina per espresso Meraki: hello@merakitech.com
Scheda tecnica sintetica della macchina da caffè per la casa Meraki
Prezzo 1.799 euro
Macchina a doppio boiler (distinto per caffè e vapore) Serbatoio acqua 2 litri Controllo della temperatura di tipo Pid e molto accurata.
Controllo della temperatura del latte (impostabile) attraverso un sensore sulla testa della lancia. Pompa rotativa professionale: pressione costante a 9 bar Gruppo di estrazione da 58 mm come quello delle macchine professionali Macinacaffè integrato (costruito dallo specialista Timemore) con regolazione della granulometria facile e sempre precisa. E c’ anche una bilancia integrata e collegata al computer centrale della macchina Bilancia del macinino 1kg e accuratezza della regolazione 0,2 g
La seconda bilancia misura l’estrazione al grammo per una migliore regolazione della macinatura.
Potata seconda bilancia 1kg, precisione 0,2 grammi
Capacità del vassoio raccogligocce 650 ml
Capacità del serbatoio per l’espresso 350 mlPotenza installata 1.800 Watt
Capacità del serbatoio dedicato al vapore 650 ml Peso, 14,5 kg
Garanzia di due anni
Manop o Lue, il manager della piantagione, in verde vestito con abiti tradizionali Lahu – (Immagine: @suan_lahu_organic_coffee)
Alessandro Carosi, barista freelance e trainer, nato in Italia a San Benedetto del Tronto ma da 23 anni all’estero tra Australia, Giappone, Nuova Zelanda, Tailandia, Scozia e ora in Inghilterra.
Ha iniziato a lavorare nel mondo del caffè in Australia a Perth dove è scattata la scintilla della passione per il chicco, la quale gli ha permesso di viaggiare e vivere in innumerevoli Paesi, prevalentemente in Asia.
Carosi ha condiviso con noi la sua esperienza di due mesi di volontariato in una piantagione di caffè in Chiang Mai, Thailandia, con la comunità Lahu.
I Lahu sono un gruppo etnico indigeno che risiede nelle regioni montuose del Triangolo d’Oro, dove si incontrano Thailandia, Myanmar, Laos e Cina. Leggiamo di seguito il racconto del viaggio.
Il volontariato in Thailandia
di Alessandro Carosi
MILANO – “Come ogni appassionato di caffè, il sogno è quello di poter spendere un po’ di tempo in una piantagione per capire come nasce e cresce quello che poi finisce nei tavoli dei bar sotto forma liquida e che molti di noi amano specialmente la mattina.
Io appassionato, dell’Asia e della Thailandia, ho cercato una fattoria che unisse il caffè con un approccio più sostenibile e dopo mesi di ricerca e grazie a website come Wordpackers e Workaway sono venuto a conoscenza di questa piantagione eco sostenibile, Suan Lahu coffee farm gestita dalla comunità Lahu nel loro stesso territorio nelle montagne tra Chiang Mai e Chiang Rai.
I Lahu sono un gruppo etnico indigeno che risiede nelle regioni montuose del Triangolo d’Oro, dove si incontrano Thailandia, Myanmar, Laos e Cina, hanno un ricco patrimonio culturale, una lingua distinta e una storia di resilienza, in grado di bilanciare i costumi tradizionali con le influenze moderne, in Tailandia, la comunità Lahu è concentrata a Chiang Rai e Chiang Mai dove si è fatta apprezzare per le sue competenze agricole, in particolare nella coltivazione del caffè.
Un tempo dipendenti dall’agricoltura di sussistenza e dalla coltivazione dell’oppio, molti agricoltori Lahu sono passati al caffè grazie a iniziative di agricoltura sostenibile e a progetti introdotti dalla famiglia reale attorno al 1970, iniziati da Re Bhumibol che volle trovare un modo per rimpiazzare la coltivazione dell’oppio che andava per la maggiore tra i contadini nel cosiddetto triangolo d’oro tra Tailandia, Myanmar, Laos e Cina.
Donne Lahu con i loro vestiti tradizionali (foto di @suan_lahu_organic_coffee)
Fu un successo, per darvi un idea, nella maggior parte dei paesi nel mondo che cresce il caffè l’età media di un contadino, e ora tra i 40 e 60 con sempre più giovani che si allontanano da qualcosa che non permette di guadagnare dignitosamente.
In Thailandia è l’opposto: l’età media va dai 20 ai 40 proprio perché il caffè’ è visto come una via di guadagno, è anche vero che Re Bhumibol introdusse una tassa del 90% sul caffè importato, seconda più alta dopo l’India e con una richiesta interna che eccede la produzione i contadini Tailandesi sono in una posizione di vantaggio al confronto con altri paesi.
Quando viaggio prima di partire mi informo il minimo indispensabile perché mi piace scoprire la realtà in cui mi andrò ad immergere in tempo reale.
Una volta arrivato leggendo alcuni articoli su i Lahu che mi stanno ospitando ho trovato un articolo interessantissimo del National Geographic dove intervistano il manager della fattoria dove sto facendo volontariato.
Tre giovani Lahu parte della squadra nella piantagione di Suan Lahu all’opera piantando nuove piantine di caffè (Foto di @marianna_martinii)
Il Villaggio Lahu visto dalla piantagione Suan Lahu (immagine concessa)
Un fatto affascinante è che i Lahu sono una comunità matriarcale e una volta che una coppia si sposa l’uomo va a vivere nel villaggio della moglie, sono l’unica cultura in tutto il paese e tra le altre tribù dove uomini e donne hanno uguali diritti, i lavori pesanti sono svolti dagli uomini ma in casa, pulizie, cucinare e controllo ed educazione dei bambini viene condiviso ugualmente da uomo e donna.
Loue il manager della piantagione mi ha spiegato che i divorzi erano molto più comuni in passato che ora. Purtroppo la lingua Lahu è solo parlata ma non scritta. Fortunatamente internet ci aiuta a scoprire dei mondi di cui non avremmo mai conosciuto le storie ma quante culture meravigliose del passato con civiltà molto più civilizzate di noi sono passate senza lasciarci nessuna informazione.
Il magazzino dove viene creato il Biochar (immagine concessa)
Non puoi tornare a servire un caffè senza arrabbiarti quando qualcuno ti dice che costa troppo dopo aver vissuto di prima persona le difficoltà e il lavoro duro in una piantagione di caffè e lo è anche di più quando è organico e si utilizza un metodo di permacoltura che rende il tutto anche più faticoso.
Uno dei due metodi in cui viene prodotto il Biochar a Suan Lahu (immagine concessa)
La cosa assurda di questa società è che quelli che producono e dovrebbero essere portati su un piedistallo sono quelli considerati quasi l’ultima ruota del carro, il sistema economico in cui viviamo è marcio e il concetto di crescita economica in uno spazio ristretto e limitato da rivedere, non c’è crescita economica senza che una grande fetta della popolazione non possa goderne i benefici e in questo caso è anche il pianeta a pagarne un prezzo elevatissimo.
In due settimane di volontariato sono stato massacrato dalle vespe, febbre dovuta a chissà cosa, forse dovuto al cibo o acqua, scivolato raccogliendo legna per fare del fertilizzante organico, il biochar, e stirato un nervo e impossibilitato a muovermi per un giorno intero, incontro con una sorta di vipera completamente verde e un cobra, due settimane sole, questi coltivatori devono combattere con cose del genere tutto l’anno ma saranno quelli ad ottenere le briciole del profitto finale, questa società è sicuramente da riscrivere, lo deve essere assolutamente e senza ritardi.
Il magazzino dove viene creato il biochar (immagine concessa)
Il biochar è carbone vegetale prodotto a seguito di processi di pirolisi e gassificazione a carico di prodotti/residui di origine vegetale provenienti dall’agricoltura e dalla selvicoltura (ramaglie, sanse di oliva, vinacce, cruscami, noccioli, gusci di frutta, ecc.).
Questo prodotto, in qualità di ammendante, rappresenta una valida soluzione per un’agricoltura sostenibile e per la mitigazione dei cambiamenti climatici.
Infatti, sempre più numerose sono le evidenze che dimostrano le potenzialità del biochar per una gestione intelligente delle biomasse a beneficio dell’ambiente, dell’agricoltura e della collettività.
In particolare i benefici del biochar sono i seguenti:
valorizzazione e recupero di prodotti/residui agricoli;
recupero e miglioramento di suoli poveri (riduzione dell’acidità, aumento della capacità di scambio cationico, miglioramento della ritenzione di nutrienti e di acqua, ecc.);
riduzione dei processi di lisciviazione;
aumento delle rese produttive agricole con riduzione dei fabbisogni di acqua ed elementi nutritivi (concimi);
incremento della carica microbica del suolo e sostegno nella fissazione dell’azoto;
mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso lo stoccaggio in forma stabile e a lungo termine del carbonio nel suolo.
C’è tantissimo lavoro da fare, dal rimuovere le erbacce, tagliare rami secchi, rimuovere alberi di caffè morti, tagliare il legname di scarto e trasportarlo al magazzino per la creazione del Biochar, piantare nuove piante di caffè il tutto sul lato della montagna in discesa evitando di scivolare specialmente ora che è la stagione delle piogge, il tutto facendo attenzione a serpenti e vespe, tutto questo per arrivare ai nostri caffè dove verranno bevuti da clienti inconsapevoli di tutto questo lavoro.
Loue all’opera raccogliendo del caffè (Foto: @marianna_martinii)
L’esperienza mi sta arricchendo non solo a livello professionale ma anche umano, conoscere questa comunità è affascinante ma non tutti i Lahu sono uguali, il villaggio dove vivo sono Lahu neri e la loro cultura e lingua è diversa, per esempio, dai Lahu Rossi che sono a pochi chilometri di distanza e mi è stato spiegato che negli ultimi decenni si sono convertiti al Cristianesimo.
La tribù collinare dei Lahu si divide in cinque sottogruppi: Lahu Rossi, Lahu Gialli, Lahu Neri, Lahu Bianchi e Lahu Sheleh, i Lahu Neri sono il sottogruppo più numeroso e costituiscono quasi l’80% della popolazione Lahu.
Il Lahu è una lingua Tibeto-Birmana e comprende vari dialetti, il Lahu nero è il dialetto più comunemente parlato, la lingua della tribù collinare Lahu non ha un sistema di scrittura tradizionale e nel corso di questo secolo tre romanizzazioni sono state introdotte da missionari protestanti e cattolici e da linguisti del governo cinese.
La tribù collinare dei Lahu è un gruppo etnico fortemente indipendente e diversificato che conta circa 60.000 persone in Thailandia, i Lahu si trovano principalmente nelle province di Chiang Mai e Chiang Rai, ma sono presenti anche in numero considerevole a sud, nella provincia di Tak, i loro insediamenti sono solitamente lontani da strade e città, a causa del loro forte impegno nel preservare lo stile di vita dei Lahu.
Questa è una esperienza che consiglio a tutti quelli che lavorano nel mondo del caffè: non solo per capire la fatica e la quantità di lavoro che c’è dietro a far crescere il caffè, e anche di più se è organico, ma è un viaggio umano dove si può capire l’importanza della natura e di come siamo tutt’uno con essa e se rispettata ci può riservare grandi regali ma allo stesso tempo si capisce come si è piccoli al confronto.
Una minuscola vespa ti fa scappare e fermare di lavorare se c’è il sospetto di un alveare vicino, e posso assicurarvi che quando 5-6 ti pungono fa davvero male. E, ancora, il pericolo di una frana, una caduta dovuta al terreno bagnato che può portare ad una frattura, formiche assassine che se sei sfortunato di finirci con le mani o le gambe mordono e lasciano con un bruciore che è di pochi secondi ma è intenso.
Non dimentichiamoci infine delle zanzare. Questi sono solo una piccola parte di tutto quello che può essere un pericolo, un’esperienza del genere ti porta ad elevarti spiritualmente specialmente avendo la possibilità di essere al contatto di culture diverse ma che alla fine sono come noi, cercano l’amore, l’amicizia e pace interiore, capisci che siamo diversi ma in realtà siamo tutti uguali”.
Chicchi di caffè tostato (credits: Alexa from Pixabay)
MILANO – Forti ribassi nei futures del caffè, a seguito dell’annuncio di un’iniziativa parlamentare negli Usa volta a ottenere l’esenzione del caffè dai dazi imposti dall’amministrazione Trump. All’IceArabica, il contratto per scadenza dicembre ha perso, venerdì 19 settembre, il 3,8% chiudendo a 366,50 centesimi, minimo dell’ultimo mese. All’IceRobusta, il contratto per scadenza novembre è arretrato addirittura del 7% terminando la settimana a 4.135 dollari. Il livello delle scorte certificate rimane intanto bassissimo in entrambi i mercati.
A New York, gli stock sono pari ad appena 654.224 sacchi, minimo da quasi 17 mesi a questa parte. A Londra a 6.464 lotti, pari a 64.640 tonnellate o 1.077.333 sacchi.
Arriva intanto – come già detto – una proposta di legge bipartisan del Congresso degli Stati Uniti volta a esentare l’import Usa di caffè da qualsiasi tipo di dazio.
Il No Coffee Tax Act – presentato a Washington venerdì 19 settembre – porta la firma dei deputati Don Bacon (partito repubblicano) e di Ro Khanna (partito democratico) e punta a rimuovere tutte le tariffe imposte dopo il 19 gennaio 2025 (Trump si è insediato il 20 gennaio di quest’anno, ndr.).
Lo scopo è, in primo luogo, quello risolvere il problema dei dazi al 50% che gravano sulle importazioni di caffè dal Brasile, primo fornitore degli Usa con un volume di circa 8 milioni di sacchi all’anno
Ma anche di alleviare il peso dei dazi sul caffè proveniente altre origini, come Vietnam (20%), Colombia (10%) e Indonesia (19%), rispettivamente secondo, terzo e quarto fornitore degli Usa.
Ulteriore aspetto importante, la proposta non riguarda soltanto il caffè verde, ma anche il caffè torrefatto, decaffeinato, porzionato, i sottoprodotti (come cascara e silver skin), i prodotti a base di caffè e i surrogati contenenti, in una certa proporzione, caffè.
Se approvata in questi termini, dunque, la misura esenterebbe anche il caffè trasformato e i suoi derivati: una vera manna per l’industria italiana ed europea.
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Il ritorno della Coffee Competition (immagine concessa)
MILANO – Il progetto Coffee Competition (ne abbiamo parlato qui) è stato accolto come case history nell’ambito della sezione Host beyond the cup della fiera HostMilano che si svolgerà dal 17 al 21 ottobre.
Il ritorno di Coffee Competition
In uno spazio speciale a HostMilano verrà raccontata questa gara che festeggerà la XV edizione nel 2026.
Ci sarà una presentazione con un piccolo video nel quale verranno messi in risalto risultati raggiunti, istituti, alunni, giurati e, ultimo ma non ultimo, gli sponsor che hanno contribuito al successo di questa iniziativa.
L’intervento per Coffee Competition è previsto per il 17 ottobre alle ore 14.00 in occasione di HostMilano.
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