domenica 06 Luglio 2025
Home Blog Pagina 25

Nutella Peanut: arriva per la prima volta in 60 anni il nuovo gusto della crema

0

Ferrero presenta Nutella Peanut, la nuova crema spalmabile al burro di arachidi disponibile a partire dalla primavera 2026 solo negli Stati Uniti. La novità arriva direttamente da un comunicato di Ferrero North America. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Angela Capozzi per il portale d’informazione Webboh.

Nutella Peanut: il nuovo gusto di Ferrero

MILANO – Sembra incredibile ma è tutto vero: per la prima volta in oltre 60 anni di storia, Nutella cambia volto. Ferrero ha annunciato il lancio di un nuovo gusto della sua iconica crema spalmabile, ed è una vera rivoluzione.

Si chiamerà Nutella Peanut ed è una crema al gusto di burro di arachidi e sarà disponibile a partire dalla primavera 2026, almeno per ora, solo negli Stati Uniti.

La novità arriva direttamente da un comunicato di Ferrero North America, che parla di un momento storico per l’azienda. Nutella Peanut unirà la classica base di crema alle nocciole e cacao con un’aggiunta di burro di arachidi, creando un mix pensato appositamente per il gusto americano. Una mossa audace, che segna un netto cambio di rotta rispetto alla filosofia tradizionalista che finora ha sempre caratterizzato il brand.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Caffè Borbone e ofi continuano a sostenere le donne e i giovani in Uganda con Mwanyi Women and Youth Project, 1.000 produttori

CAIVANO (Napoli) – Il progetto Mwanyi Women and Youth, lanciato da Caffè Borbone in collaborazione con ofi (Olam Food Ingredients), uno dei principali fornitori mondiali di caffè verde, mira a creare una filiera del caffè inclusiva e sostenibile in Uganda, coinvolgendo 1.000 produttori, di cui oltre il 70% sono donne.

Dal suo avvio nel 2022, il progetto quinquennale ha compiuto importanti progressi nella promozione di pratiche sostenibili e dell’educazione finanziaria tra i produttori locali, raggiungendo i seguenti traguardi:

  • Coinvolti 1.000 produttori di caffè, di cui oltre il 70% sono donne
  • Istituiti 20 gruppi di risparmio e microcredito con quasi 600 membri
  • Avviati quattro vivai di caffè, con una capacità di piantagione di oltre 50.000 piantine, equivalenti alla coltivazione di 185 ettari di terreno
  • Aperte due attività di vendita di input agricoli per giovani, che forniscono risorse essenziali e generano reddito per la comunità locale
  • Formati 23 giovani adulti in agronomia che forniscono supporto a oltre 2.800 coltivatori di caffè

Tre anni dopo l’avvio del progetto, tutti i 1.000 produttori di caffè identificati come gruppo target sono stati già coinvolti con successo.

 L’iniziativa quinquennale include attività formative mirate, principalmente rivolte a persone tra i 23 e i 59 anni, nei distretti di Ibanda e Bushenyi, nel sud-ovest dell’Uganda. Il progetto Mwanyi è stato creato per affrontare i problemi di insicurezza lavorativa e l’esodo rurale che colpiscono queste regioni, promuovendo al contempo la crescita dei piccoli produttori locali di caffè.

Tra i principali temi di formazione vi sono le competenze agronomiche di base e l’educazione finanziaria, inclusa l’accessibilità al microcredito, con l’obiettivo di migliorare la qualità del prodotto.

“Uno degli aspetti più entusiasmanti del progetto è vedere i risultati positivi generati dall’apprendimento continuo e su larga scala,” afferma Marco Schiavon, ceo di Caffè Borbone. “Siamo in costante contatto con i nostri partner locali, organizzati in otto team che includono agenti di campo, agronomi, responsabili finanziari e capi unità, tutti impegnati a garantire che la formazione rimanga attuale ed efficace. Guardando al futuro, ci concentreremo in particolare sull’agricoltura rigenerativa, con l’obiettivo di migliorare i processi di coltivazione e raccolta dal punto di vista dell’impatto ambientale, sostenendo un’economia basata sul reddito derivante dalla coltivazione sostenibile del caffè.”

Alessandro Mazzocco, General Manager del settore caffè di ofi, ha aggiunto: “In ofi, ci concentriamo sulla collaborazione con clienti e partner per promuovere un cambiamento positivo e migliorare le condizioni di vita di 60.000 donne e 15.000 giovani nel settore del caffè entro il 2030, nell’ambito della nostra strategia Choices for Change. Sono orgoglioso dei nostri progressi in Uganda con Borbone attraverso il progetto Mwanyi, che ha coinvolto 1.000 produttori – uomini e donne – in programmi di formazione e creato nuove opportunità di lavoro rurale. Continueremo il nostro percorso con un focus ancora maggiore sull’educazione finanziaria e sulle pratiche agricole rigenerative per migliorare la sostenibilità della produzione di caffè per la prossima generazione di agricoltori.”

L’importanza delle competenze agricole per innovare il processo produttivo

Dal 2022, grazie al progetto Mwanyi, 23 giovani hanno acquisito conoscenze agricole specialistiche e ora supportano oltre 2.800 agricoltori, contribuendo ad aumentare la redditività e la produttività nella regione.

I programmi formativi coprono una vasta gamma di argomenti: le migliori pratiche agronomiche, il controllo dell’erosione del suolo, il miglioramento della fertilità, le tecniche di raccolta, la gestione del suolo post-raccolta, l’igiene e la sanità delle piante, oltre ai metodi di essiccazione e stoccaggio. Per sostenere ulteriori investimenti nella produzione agricola, sono stati aperti due negozi per giovani con materiali agricoli (l’obiettivo è raggiungerne quattro entro la fine del progetto), fornendo ai coltivatori forniture stagionali. Questo sistema non solo semplifica l’accesso alle risorse essenziali, ma genera anche valore aggiunto e reddito per la comunità locale.

Nei primi tre anni, sono state istituite anche quattro piattaforme di vivai di caffè (con altre due previste entro la fine del 2025), con una capacità di oltre 50.000 piantine. Attualmente gestiti da 24 giovani formati (che saliranno a 36 a pieno regime), questi vivai operano come vere e proprie imprese agricole. L’obiettivo è sviluppare una filiera locale di piante di caffè di alta qualità per sostenere la produttività agricola e le opportunità occupazionali nelle aree rurali.

Accesso al microcredito e ai servizi finanziari: la chiave per promuovere l’imprenditorialità e migliorare la qualità della vita

Il progetto Mwanyi include anche iniziative volte a promuovere l’abitudine al risparmio e la creazione di opportunità di microcredito tra i gruppi di agricoltori che operano in comunità dove i servizi finanziari strutturati sono carenti. A tal fine, è stato creato un programma VSLA (Village Savings and Loan Associations) all’interno della rete di villaggi. Attualmente comprende 20 gruppi di risparmio e prestito che riuniscono 592 agricoltori. Grazie alla formazione in educazione finanziaria fornita da Mwanyi – che tratta argomenti come l’imprenditorialità, la registrazione dei risparmi, i metodi per monitorare la produttività delle piantagioni e l’utilizzo di strumenti per il risparmio – diversi agricoltori sono riusciti a utilizzare i proventi del caffè per avviare attività generatrici di reddito.

Tra queste, l’allevamento di bestiame (maiali, capre, pollame) e l’artigianato, come la produzione di cesti, tappeti e tovaglie, fornendo così una fonte di reddito affidabile durante le stagioni morte della coltivazione del caffè.

“Gli agricoltori coinvolti nel sistema locale di micro-risparmio VSLA hanno sviluppato un senso di responsabilità finanziaria che consente loro di diventare autonomi, ad esempio nel richiedere prestiti o nella gestione dei propri risparmi personali,” prosegue Marco Schiavon. “Alcune evidenze mostrano come le persone coinvolte nel programma stiano migliorando il proprio reddito, con ricadute positive sulla qualità della vita loro e delle loro famiglie. Alcuni sono riusciti a ristrutturare le proprie abitazioni, altri possono ora pagare puntualmente le tasse scolastiche e acquistare materiale didattico per i figli. In quanto attore chiave in un mercato sempre più influenzato dai cambiamenti macro-globali, riconosciamo la nostra responsabilità nei confronti delle persone che lavorano all’inizio della filiera.”

Obiettivi futuri per il 2027

 Uno degli obiettivi principali del progetto Mwanyi nei prossimi due anni è diversificare e assegnare aree per nuove opportunità per i produttori locali, a partire dall’espansione a breve termine dei sei vivai esistenti.

Il maggiore investimento sarà focalizzato sull’implementazione di pratiche agricole rigenerative e sul supporto alla conformità con il regolamento EUDR attraverso l’adozione delle Buone Pratiche Agricole (GAP), insieme a una valutazione costante dell’impatto sul carbonio e della biodiversità. I progressi saranno monitorati tramite i dati primari del sistema informativo OFIS (ofi Farmer Information System), raccolti dai team sul campo di ofi e comprendenti localizzazione GPS delle fattorie, rese e metriche sociali.

Inoltre, per rafforzare l’autonomia e la stabilità finanziaria dei produttori, il progetto prevede il supporto nell’instaurare relazioni con istituti bancari per la gestione dei risparmi. Caffè Borbone sta lavorando alla definizione di un’attività di monitoraggio dell’impatto che fornirà report completi sui progressi ambientali, sociali ed economici lungo la filiera.

Il contesto locale ugandese

L’Uganda è la patria della qualità Robusta e il principale produttore di Robusta in Africa, oltre ad essere il secondo produttore di caffè del continente. La produzione di caffè contribuisce al 2% del PIL dell’Uganda, con 353.000 ettari di terra coltivabile dedicati alla coltivazione. Il settore rappresenta il 14% delle esportazioni totali. La coltivazione del caffè è il principale mezzo di sussistenza per circa 1/3 della popolazione, ovvero 1,7 milioni di famiglie (7 membri per famiglia), con una forza lavoro di 12.000 dipendenti e circa il 40% di donne impiegate nel settore.

In termini di consumo, in Uganda la cultura del consumo di caffè è molto bassa, e la gran parte della produzione è destinata esclusivamente all’esportazione.

Attualmente, in Uganda ci sono 75 esportatori, tra cui 15 cooperative di caffè e 19 torrefattori (piccole e medie imprese), a indicare un mercato in forte crescita ma altamente frammentato a causa della geografia del paese e della carenza di formazione imprenditoriale.

Dal 2011 la produzione di Robusta e Arabica in Uganda è aumentata, seppur a un ritmo incerto a causa delle condizioni climatiche instabili. Questa crescita è stata sostenuta dall’incremento delle risorse e della superficie coltivata. La produzione di Arabica è passata da circa 0,9 milioni di sacchi a circa 1,1 milioni di sacchi, mentre quella di Robusta è cresciuta da 2,2 milioni di sacchi nel 2011 a circa 5,8 milioni di sacchi nel 2021.

La scheda sintetica di Caffè Borbone

 Nata a Napoli nel 1999 come piccola torrefazione legata alla tradizione del caffè napoletano, Caffè Borbone è diventata in pochi anni uno dei principali produttori di caffè monoporzionato in cialde e capsule.

Rappresenta un caso di crescita esemplare, grazie anche al costante investimento in Ricerca & Sviluppo che ha portato alla realizzazione di prodotti innovativi e di qualità che, gradualmente, hanno conquistato i consumatori sempre più attenti all’ambiente. È stata, infatti, la prima azienda in Italia a proporre la cialda compostabile che, smaltita nell’umido, può essere utilizzata per la produzione di compost, con involucro riciclabile nella raccolta della carta. Successivamente, ha lanciato la capsula compostabile in biopolimero con il top in carta filtro. Dal 2018 Caffè Borbone è controllata da Italmobiliare Investment Holding, che ha acquisito il 60% della società, mentre il restante 40% rimane al fondatore Massimo Renda.

“Il caffè in Italia fa schifo” è il libro di Valentina Palange lanciato tra gli specialty da Ecosistema a Milano

MILANO – Dopo l’anteprima avvenuta al Salone internazionale del libro di Torino, Valentina Palange (nota sui social come SpecialtyPal), ha portato il suo “Il caffè in Italia fa schifo” edito da Giacovelli Editore, a Milano, in via Gaetano Giardino 5, dentro il futuristico Ecosistema, creatura dello chef Luigi Cassago (di cui si era già parlato qui).

Si parte subito dal titolo.

Il caffè in Italia fa schifo: provocatorio

“Ne serviva uno che catturasse l’attenzione” spiega l’autrice. E soprattutto, divisivo. Forte. “E’ stato al quinto capitolo – racconta Palange – che è arrivata l’illuminazione”.

Il titolo dai toni forti @lucarinaldi

Il caffè in Italia fa schifo, vuole essere un monito per un pubblico che, svela la stessa autrice, ha scoperto essere più allineato a quello che voleva sottolineare, di quanto non si aspettasse: fin qui le reazioni hanno visto dei lettori che hanno condiviso la stessa esperienza, l’allontanamento progressivo dal caffè al bar perché cattivo, o il gesto comune di aggiungere lo zucchero per correggerne il sapore bruciato.

Il percorso di Valentina Palange è quello di molti

Che hanno bevuto per tanto tempo espressi cattivi, fino a quando hanno detto basta. Ed è proprio al consumatore medio che “Il caffè in Italia fa schifo” si rivolge – sempre un po’ una novità quando si parla di specialty coffee o di caffè di qualità – che viene introdotto a diverse preparazioni, ai temi più legati al consumo di caffeina e la salute dell’organismo, sino alla valorizzazione della figura del barista.

Quindi, perché il caffè in Italia fa schifo?

E qui si apre il vaso di Pandora: innanzitutto a causa della scarsa pulizia dele attrezzature, macinino e macchine in primis. Ed è il consumatore finale che dovrebbe iniziare a chiedere a chi sta dietro al bancone informazioni rispetto a quello che sta bevendo.

Anche il sistema dei finanziamenti è un ostacolo, insieme all’ignoranza di quest’ultima parte della filiera. Focus anche sull’ospitalità, una capacità che dovrebbe essere curata maggiormente nei locali: “Basta anche solo un sorriso, un saluto” dice Palange. Superando la rigidità di molti specialty coffee shop, che quasi risultano respingenti nel racconto.

Servito durante la presentazione da Davide Spinelli e scelto da Mirabilia, il Sofa blend tostato da Simona Rey di Hub Coffee Lab (un 60% Brasile, 30%Guatemala e 10% Perù), erogato da una Linea Micro La Marzocco affiancata da un macinino Anfim.

La Marzocco all’opera (con la mano di Davide Spinelli) @lucarinaldi

Perché le miscele specialty possono esistere, così come ci sono sul mercato dei caffè più commerciali che però sono buoni – insiste Palange “Perchè dietro a qualsiasi prodotto ci sono le persone che lavorano, sempre”.

Capitolo consumo domestico

Valentina Palange durante la presentazione @lucarinaldi

La discussione scivola tra gli scaffali del supermercato, sia italiani che stranieri: il confronto non lascia molti dubbi. Palange: “Il caffè nella gdo solidamente è mediocre, all’estero c’è scelta di tutti i tipi, dal liofilizzato allo specialty”.

E intanto che l’autrice invita a provare la vecchia cara moka – ovviamente usata e trattata adeguatamente, possibilmente in acciaio – per avvicinarsi agli specialty, lo chef Luigi Cassago riempie l’aria della sala con profumi appetitosi. Uno dei primi che ha scelto di servire specialty nel proprio locale, già nel 2019.

Luigi Cassago, lo chef di Ecosistema @lucarinaldi

E in questa occasione, il caffè diventa ingrediente, sia per insaporire lo spinacino al posto del sale, sia per conferire un’acidità floreale alla salsa di condimento.

E così, il caffè è servito.
Anche se, in Italia, fa schifo.
O forse no?

Report Ico: si allentano le pressioni rialziste sui mercati, ma il quadro rimane incerto

MILANO – Maggio è stato per i mercati del caffè un mese quasi di decompressione, che ha messo (temporaneamente) in pausa le perduranti pressioni rialziste: la media mensile dell’indicatore composto Ico ha chiuso a 334,41 centesimi, con una variazione minima (-0,4%) rispetto ad aprile. Ma l’andamento dell’indicatore giornaliero rivela – dopo i picchi registrati a inizio mese – un’evoluzione prevalentemente ribassista, che ha riportato i valori a livelli vicini ai minimi di inizio anno.

Raggiunto infatti un massimo di 355 centesimi, il 6 maggio, l’indicatore è sceso quasi costantemente per il resto del mese toccando nell’ultimo giorno (30 maggio) un minimo di 305,96 centesimi.

Per trovare un livello più basso (304,65 centesimi) bisogna risalire a ritroso sino al 20 gennaio.

Tornando alle medie mensili, gli indicatori degli arabica – pur avendo assunto anch’essi un trend decisamente ribassista, a partire dalla seconda decade – registrano una variazione con il segno più sul mese precedente, con colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali in crescita rispettivamente dello 0,4%, 1,3% e 0,5%.

A spingere al ribasso la media dell’indicatore composto sono stati gli indicatori dei robusta (-3,5%) e della borsa di Londra (-4,7%), nonché l’indicatore della borsa di New York (-0,6%).

Contenuto riservato agli abbonati.

Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.

Caffè Moreno, 90 anni e non sentirli, racconta Ferdinando Percuoco: “Non pensavo ai numeri, quando l’ho fondata”

NAPOLI – La parola a Ferdinando Percuoco, fondatore di Caffè Moreno, azienda partenopea che da poco ha compiuto 90 anni: un importante evento, considerata la concorrenza serrata e il momento di crisi che sta vivendo attualmente l’intero settore.

Caffè Moreno, 90 anni di torrefazione: come si arriva ad un traguardo così importante, in un mercato tanto frazionato come è quello italiano?

“Arrivare a 90 anni è un traguardo che mi emoziona, ma non lo considero un punto d’arrivo: è il frutto di una vita intera dedicata al lavoro, con passione e coerenza. Il mercato del caffè in Italia è sempre stato affollato, competitivo, fatto di storie familiari come la nostra. Quando ho fondato Caffè Moreno, non pensavo ai numeri: pensavo a fare bene una cosa, tutti i giorni.

Abbiamo costruito qualcosa mattone dopo mattone, lavorando sodo, curando ogni dettaglio, rispettando la tradizione ma senza restare fermi. Il segreto è stato questo: restare fedeli alla nostra identità napoletana, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.

E soprattutto non fare mai compromessi sulla qualità.”

In molti lo considerano un mito, altri invece lo collegano ad una scarsa qualità: ci racconta il vostro caffè napoletano?

Il caffè napoletano è un simbolo, ma troppo spesso viene giudicato da chi non ne conosce davvero la cultura. Alcune trasmissioni l’hanno criticato, ma la verità è semplice: a Napoli il caffè piace così. Tostato scuro, con un gusto pieno, corposo, persistente. Se lo fai più chiaro, semplicemente… non piace.

È una questione di abitudine, ma anche di identità. Noi siamo cresciuti con quel sapore, e lo abbiamo sempre difeso. Ma attenzione: forte non significa scadente. Le nostre miscele contengono anche pregiati Arabica, selezionati con cura da origini certificate, e la tostatura è lenta, uniforme, controllata. Dietro c’è esperienza, non improvvisazione. Non inseguiamo le mode del momento: vogliamo offrire, in ogni tazzina, il vero espresso napoletano, fatto come si deve.”

Cosa ha visto cambiare nel settore e come state affrontando la tempesta perfetta che sta colpendo tutti i torrefattori?

“Quando ho iniziato, il caffè si vendeva sfuso, si tostava in piccoli lotti e si consegnava direttamente nei bar. Non esistevano le capsule, i monodose, l’e-commerce. C’erano solo il profumo del caffè e la stretta di mano. Ho visto arrivare tante novità: le prime confezioni sottovuoto, le miscele per l’estero, le cialde, le nuove tecnologie di estrazione. Alcune cose le abbiamo abbracciate con entusiasmo, altre le abbiamo valutate con prudenza. Oggi il settore vive una fase molto difficile: il costo della materia prima è instabile, i margini si riducono, le regole cambiano continuamente.

Ma abbiamo sempre affrontato tutto con equilibrio. Non siamo un’azienda improvvisata: abbiamo radici forti e la capacità di adattarci, restando fedeli ai nostri valori. Le difficoltà fanno parte del mestiere: serve serietà, esperienza e la voglia di andare avanti ogni giorno.”

Vendete più all’estero o in Italia? Puntate ad espandervi verso nuovi mercati?

“Mai avrei immaginato, quando ho fondato Caffè Moreno, che un giorno il nostro caffè sarebbe stato conosciuto in tutto il mondo. Oggi vendiamo in oltre 60 Paesi, partecipiamo alle fiere internazionali più importanti del settore e continuiamo a espanderci, con passione e visione.

Ma la crescita più forte, negli ultimi anni, l’abbiamo avuta in Italia. Siamo riusciti a coprire tutto il territorio nazionale, anche grazie ad acquisizioni mirate che ci hanno permesso di entrare in nuove aree in modo solido e strutturato. Oggi possiamo dire che Caffè Moreno è un marchio nazionale, riconosciuto da Nord a Sud. L’estero resta fondamentale per noi, ma lo affrontiamo con la stessa serietà con cui abbiamo costruito la nostra storia in Italia: passo dopo passo, fiera dopo fiera, tazzina dopo tazzina.”

Qual è stato l’ultimo fatturato? Avete registrato una crescita rispetto al 2023 dovuto all’inevitabile rialzo dei prezzi?

“Il 2024 è stato un anno positivo, con una crescita rispetto al 2023. È vero che parte di questo incremento è legato al rialzo generale dei prezzi, che ha coinvolto tutta la filiera.

Ma non ci siamo limitati a subire gli aumenti: abbiamo lavorato per migliorare il posizionamento del brand, rafforzare la rete commerciale, sviluppare nuovi prodotti e aprirci a nuovi mercati. Quindi sì, i numeri sono cresciuti, ma dietro c’è stato tanto lavoro. E in un contesto così complesso, mantenere qualità, servizio e fiducia dei clienti è il risultato di una strategia chiara e di una squadra che lavora con grande responsabilità.”

Il sistema dei finanziamenti ai bar è ancora sostenibile per voi torrefattori? Caffè Moreno come si comporta a riguardo?

90 anni di Caffè Moreno (foto concessa)

“Negli ultimi anni il sistema si è trasformato in una sorta di corsa al rilancio, dove spesso ci si concentra più sugli accordi commerciali che sulla qualità reale del prodotto e del servizio. È un modello che, se spinto troppo oltre, rischia di diventare insostenibile per tutti.

Noi di Caffè Moreno abbiamo sempre cercato di mantenere un equilibrio. Siamo aperti a collaborazioni strutturate e supportiamo volentieri i clienti con cui condividiamo una visione chiara e duratura. Ma non abbiamo mai inseguito scorciatoie. Crediamo che il rapporto tra torrefazione e bar debba basarsi su rispetto reciproco, trasparenza e sulla voglia di crescere insieme, non solo su logiche commerciali aggressive.”

Terza generazione di Percuoco: come vede il futuro di Caffè Moreno tra EUDR, cambiamento climatico e instabilità dei prezzi?

“A novant’anni non posso dire di capire tutto quello che succede oggi nel mercato o nelle normative europee. Sono cambiati i tempi, le regole, le tecnologie. Ma so riconoscere quando c’è passione, competenza e amore per il lavoro. E questo lo vedo ogni giorno nei miei figli e nei miei nipoti.

Loro portano avanti l’azienda con uno spirito nuovo, attento alla sostenibilità, alle certificazioni, alle sfide ambientali e digitali. Io ormai mi fido di loro: li osservo con orgoglio e so che stanno facendo le scelte giuste per affrontare il futuro. E poi, anche se dicono che mi sono fatto da parte… ogni tanto una parola la dico ancora. E mi ascoltano, eccome se mi ascoltano!”.

Verso Host 2025: Fiera Milano sempre più impegnata sul fronte sostenibilità

Sensibilizzando espositori e visitatori, oltre che adottando comportamenti virtuosi al proprio interno, Fiera Milano procede verso l’obiettivo di organizzare e ospitare manifestazioni carbon neutral. Leggiamo di seguito l’approfondimento pubblicato sul portale ufficiale di Host.

Host sempre più sostenibile

Il mondo degli eventi fieristici sta affrontando una sfida cruciale: coniugare la grande affluenza e la complessa logistica delle grandi fiere internazionali con un approccio più sostenibile. Recenti ricerche evidenziano come il 73% di espositori e visitatori ritenga importante che un evento mostri un impegno concreto verso la sostenibilità, e oltre un terzo non parteciperebbe a un evento che non adotta politiche responsabili.

Per questo Fiera Milano si è data obiettivi chiari, riducendo l’impatto ambientale e promuovendo iniziative sociali, come con l’adesione all’iniziativa internazionale Net Zero Carbon Events, che punta a dimezzare le emissioni di gas serra delle manifestazioni internazionali entro il 2030.

In particolare, Fiera Milano utilizza energia da fonti rinnovabili per il 33%, mentre un nuovo sistema fotovoltaico con una capacità di 8,2 MWp coprirà il 20% del fabbisogno energetico degli eventi. Altro punto cardine è la mobilità sostenibile, con punti di ricarica per veicoli elettrici e l’adozione di veicoli ibridi.

L’obiettivo? Ridurre l’impatto del trasporto durante le fiere e favorire soluzioni più ecologiche per espositori e visitatori. Un altro dei fiori all’occhiello è la gestione dei rifiuti. L’86% dei tappeti utilizzati durante gli eventi viene recuperato e viene favorito, anche con iniziative di sensibilizzazione degli espositori, l’utilizzo di materiali ecocompatibili.

E la sostenibilità non è solo ambientale, ma anche sociale. In termini di pari opportunità, il 43% dei dipendenti di Fiera Milano è costituito da donne, mentre nell’ambito del supporto alle comunità sono stati attivate partnership come quella con il Banco Alimentare.

Per vedere dal vivo come Fiera Milano si impegna a gestire in modo il più possibile sostenibile una manifestazione con decine di migliaia di visitatori, partecipa a Host 2025, a fieramilano – Rho dal 17 al 21 ottobre 2025.

Deforestazione: raggiunto nuovo record di 30 milioni di ettari distrutti, pari alla superficie dell’Italia

La deforestazione nel 2024 ha raggiunto livelli record superando il picco del 2016. La distruzione della foresta mondiale avvenuta l’anno precedente a quello corrente ammonta a 30 milioni di ettari, cioè un quantitativo pari alla superficie della penisola italiana. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di David Ruffini per il quotidiano Il Sole 24 Ore.

Nuovo record di deforestazione

MILANO – La foresta mondiale persa nel 2024 ha raggiunto il picco del 2016 e segnato un nuovo record nella storia dei dati raccolti. Un nuovo studio del World Resources Institute, nella loro Global Forest Review, in collaborazione con l’Università del Maryland, mostra i dati e i risultati della loro analisi, dipingendo un quadro non roseo dello stato di salute delle foreste globali.

Il ruolo della foreste è essenziale nella vita dell’uomo e dell’intero ecosistema terrestre. Se da un lato è la prima fonte di approvvigionamento per il legname e i suoi derivati, ricoprendo un ruolo importante nell’industria umana, specialmente per quella statunitense e quella russa, dall’altro offrono ossigeno, riparo e cibo agli esseri viventi, proteggono il suolo e aiutano a regolare il clima.

La distruzione della foresta mondiale avvenuta l’anno precedente a quello corrente ammonta a 30 milioni di ettari, cioè un quantitativo pari alla superficie della nostra penisola.

Oltre all’enorme mole di superficie forestale andata persa, un altro fattore importante è la causa scatenante: il disboscamento dovuto a incendio sembra essere diventato la causa principale di devastazione nelle zone tropicale, cioè le aree che ospitano il 45% delle foreste globali. La fascia tropicale è quella area terrestre delimitata in altezza dal Tropico del Cancro e da quello del Capricorno, mentre orizzontalmente abbraccia l’intero globo terrestre.

Le foreste coprono circa 4 miliardi di superficie terrestre (il 30% dell’intero globo) e le si trovano principalmente nelle fascia tropicale (45%) e, a seguire, in quella boreale (27%), temperata (16%) e subtropicale (11%).

Uno dei motivi per cui è importante concentrarsi sull’area tropicale è proprio perché è la casa della maggior parte della foresta presente sul pianeta, infatti è l’America Latina la zona che sembra essere stata più gravemente colpita dalla distruzione forestale.

Per leggere la notizia completa basta cliccare qui

Circana completa l’acquisizione di NCSolutions

CHICAGO/NEW YORK – Circana, consulente leader globale sulla complessità del comportamento dei consumatori, ha annunciato di aver concluso con successo l’acquisizione di NCSolutions (NCS), la joint venture tra Nielsen e Catalina che favorisce una migliore efficacia della pubblicità. Con questa acquisizione, Circana amplia significativamente le proprie competenze nella misurazione dei media. Circana aveva annunciato la sua intenzione di acquisire NCS lo scorso agosto.

Circana acquisisce NCSolutions

“Siamo entusiasti di dare il benvenuto in Circana al talentuoso team di NCS e di potenziare in modo significativo le nostre capacità di misurazione dei media”, ha dichiarato Stuart Aitken, presidente e ceo di Circana. “La gestione delle risorse di marketing, per loro natura limitate, è oggi una delle decisioni più difficili e di vitale importanza per le aziende. Per ottenere risultati ottimali, è indispensabile disporre di dati esaustivi e in tempo reale, e di insight che permettano di agire efficacemente. Unendo dati, risorse tecnologiche ed esperienza di due leader del settore come Circana e NCS si genererà maggiore valore ai nostri clienti, mentre lavoriamo con loro per massimizzare gli investimenti nei media e nelle attività di marketing.”

I clienti di entrambe le organizzazioni otterranno un accesso più ampio al targeting dell’audience, alla misurazione dei media, all’ottimizzazione in-flight e alle soluzioni “clean room”. Questa combinazione aumenterà anche l’efficienza e offrirà prodotti e servizi ottimizzati per favorire la crescita dei clienti attraverso una pubblicità più mirata e d’impatto.

NCS si unirà al team Media di Circana, che collabora già con aziende che investono in comunicazione e agenzie media per pianificare, indirizzare, attivare, misurare e ottimizzare i budget media. Il suo portafoglio di soluzioni si basa su una robusta piattaforma tecnologica, su set di dati fruibili di shopper, CPG e general merchandise, di dati di vendita e dati che spiegano le performance di vendita, nonché su analisi econometriche avanzate. Il team Media di Circana è guidato da Cara Pratt, Presidente di Global Retail & Media per Circana.

“NCS ha costruito una reputazione stellare nell’efficacia pubblicitaria”, ha affermato Aitken. “Siamo entusiasti di lavorare a fianco del loro team per offrire servizi e soluzioni ancora più performanti ai nostri clienti e aiutarli a sbloccare nuove opportunità di crescita.”

Circana è impegnata a finalizzare la precedentemente annunciata acquisizione dell’attività di Marketing Mix Modeling di Nielsen.

La scheda sintetica di Circana

Circana è un’azienda leader nella fornitura di tecnologia, intelligenza artificiale e dati agli operatori del largo consumo e di beni durevoli, produttori e distributori, impegnati a ottimizzare il loro business. Le analisi predittive e la tecnologia di Circana consentono ai clienti di misurare la loro quota di mercato, comprendere il comportamento dei consumatori che la guida e accelerare la crescita.

La piattaforma tecnologica Liquid Data di Circana è alimentata da un vasto set informativo di alto valore e da algoritmi intelligenti sviluppati in sei decenni di esperienza nel settore. Con Circana, i clienti possono intraprendere azioni immediate per preparare il futuro ed evolvere le loro strategie di crescita in un’economia sempre più complessa, dinamica e in continua evoluzione.

La scheda sintetica di NCS

NCSolutions (NCS) fa funzionare meglio la pubblicità. Grazie al rigore scientifico e alla tecnologia all’avanguardia, NCS consente all’ecosistema CPG di creare e distribuire pubblicità più efficaci. Grazie all’approccio collaudato di NCS, i marchi ottengono un’ottimizzazione continua ovunque appaiano gli annunci, attraverso soluzioni di targeting del pubblico e di misurazione delle vendite basate sugli acquisti.

La scheda sintetica di Catalina

Catalina è leader nella shopper intelligence e nei media in-store, televisivi e digitali mirati che personalizzano il viaggio dell’acquirente. Grazie a un database di acquirenti in tempo reale senza rivali e a una scienza dei dati ottimizzata dall’intelligenza artificiale, Catalina aiuta i rivenditori, i marchi di beni di largo consumo e le agenzie a ottimizzare ogni fase della pianificazione, dell’esecuzione e della misurazione dei mezzi di comunicazione, per fornire ogni anno oltre sei miliardi di dollari di valore ai consumatori.

Con sedi negli Stati Uniti, in Costa Rica e in Europa, Catalina non ha altra priorità che garantire la privacy e la sicurezza dei dati affidati all’azienda e mantenere la fiducia dei consumatori.

La scheda sintetica di Nielsen

Nielsen è leader mondiale nella misurazione dell’audience, nei dati e nelle analisi. Grazie alla nostra conoscenza delle persone e dei loro comportamenti su tutti i canali e le piattaforme, forniamo ai nostri clienti informazioni indipendenti e attuabili, in modo che possano connettersi e impegnarsi con il loro pubblico globale, ora e in futuro.

In California il caffè causa e previene il cancro allo stesso tempo: il caso della Proposition 65

SACRAMENTO – La lista della Proposition 65 in California include una serie di presunti cancerogeni presenti nel caffè. Tuttavia, numerosi studi epidemiologici concludono che un consumo moderato di caffè riduce le probabilità di sviluppare diversi tipi di cancro. Perciò in California, paradossalmente, il caffè può sia aumentare che ridurre il rischio di cancro.

Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo tradotto dall’inglese di Josh Bloom pubblicato sul portale d’informazione American Council on Science and Health.

La Proposition 65 in California

La Prop 65 è stata approvata dagli elettori californiani nel 1986 e originariamente si chiamava “Safe Drinking Water and Toxic Enforcement Act of 1986”, ovvero la “Legge per l’acqua potabile sicura e per l’applicazione delle norme sulle sostanze tossiche del 1986”.

La Prop 65 ha poco a che fare con la sicurezza dell’acqua e tutto a che vedere con il catalogare sostanze chimiche che potrebbero essere tossine riproduttive o cancerogene, senza considerare la dose, l’esposizione o il buon senso.

È diventata poco più di un affare vantaggioso per avvocati senza scrupoli, gruppi ambientalisti e l’industria delle etichette adesive.

Anche se il caffè stesso non è elencato nella lista della Prop 65, la bevanda non ne esce del tutto indenne. Ci sono diverse sostanze chimiche cancerogene nel caffè che sono incluse nella lista.

Ecco alcune:

• Acido caffeico
• Piridina
• Acrilammide
• Idrocarburi policiclici aromatici (PAH)
• Furano

Per leggere la notizia completa in lingua inglese basta cliccare qui.

Parmalat Professional e Altromercato presentano la Crema fredda al caffè

MILANO – Parmalat e Altromercato ancora insieme per realizzare dei prodotti nel segno del benessere e del gusto. Dopo la Coppa Malù e la Coppa Malù al caffè, Zymil Latte&Cioccolato e Zymil Latte&Caffè nasce la Crema fredda al caffè, una novità Parmalat Professional.

“Siamo orgogliosi di presentare la nuova Crema fredda al caffè Parmalat Professional, un prodotto che rappresenta perfettamente la nostra visione di innovazione responsabile nel mondo del foodservice. La qualità delle materie prime è per noi un valore imprescindibile: per questo abbiamo scelto latte 100% italiano e caffè equosolidale Altromercato, proveniente da coltivazioni etiche in Tanzania” afferma Simona Lambo, brand manager Parmalat Professional.

Lambo aggiunge: “Collaborare con Altromercato significa condividere un impegno concreto verso un modello di sviluppo che mette al centro le persone, le comunità e il pianeta. Come loro, crediamo che fare commercio in modo equo significhi creare valore e distribuirlo in modo giusto, generando un impatto positivo per tutti”.

Parmalat Professional presenta una novità per il settore del foodservice.
Un prodotto senza lattosio*, senza glutine, con latte 100% italiano e caffè da Commercio Giusto Altromercato proveniente da coltivazioni gestite in maniera etica, in Tanzania.

“Collaborare con un grande gruppo come Gruppo Lactalis Italia per noi è un segnale importante. Con il nostro protocollo Made in Dignity ci proponiamo proprio di stimolare il dialogo tra i movimenti di economia solidale e sostenibile e il mondo delle grandi imprese” afferma Marcello Patera, Strategic Commercial Development di Altromercato.

Patera aggiunge: “Siamo certi che la collaborazione tra industria e movimento solidale sia un grande segnale per promuovere le filiere etiche e sostenibili grazie alle enormi economie di scala che possono essere messe in campo dai grandi gruppi. Per questo siamo felici di questa nuova collaborazione con Parmalat Professional, un’unione di competenze, conoscenze ed esperienze non solo per un valore commerciale ma anche di sviluppo, ricerca e progettualità per un mondo più Giusto.”

La Crema fredda al Caffè nel pratico formato in brik da 1 litro è sempre pronta all’uso caffè, disponibile da maggio 2025. Per un gusto ottimale, è consigliato riporre la Crema Fredda al Caffè in frigorifero per almeno due ore o nel freezer per circa trenta minuti, agitare la confezione per qualche secondo per ottenere una consistenza ancora più cremosa e poi versare la crema in un bicchierino.

* meno dello 0,1%

La scheda sintetica di Lactalis in Italia

Il Gruppo Lactalis in Italia è parte del Gruppo francese Lactalis, leader mondiale dei prodotti lattiero-caseari con oltre 30 miliardi di euro di fatturato, 85.500 collaboratori e 266 stabilimenti in 50 Paesi.

Lactalis è presente in Italia da oltre 35 anni e prende vita dai più prestigiosi marchi della tradizione casearia italiana: Invernizzi, Cademartori, Locatelli e Galbani, leader di mercato e dei formaggi italiani nel mondo. Nel 2011 viene acquisita Parmalat, leader in Italia nel mercato del latte, nel 2020 si finalizza l’acquisizione del Gruppo Castelli, leader nella produzione e distribuzione dei formaggi DOP italiani, nel 2021 il portafoglio prodotti si è arricchito con l’ingresso di Leerdammer e nel 2023 quella di Ambrosi.

Il Gruppo Lactalis in Italia, con 4.000 referenze di prodotto tra latte, formaggi, salumi e DOP, è costituito da 6 Business Unit: Galbani Formaggi, Galbani il mio salumiere, Parmalat, Castelli, Ambrosi, e Lactalis Italia Export. Con un fatturato di oltre 2,9 miliardi di euro, Lactalis in Italia si avvale oggi di 5.300 collaboratori e conta 30 stabilimenti produttivi sul territorio nazionale.

È il primo acquirente di latte nazionale con 1,5 miliardi di litri di latte raccolti ogni anno da circa 1.100 conferenti latte in 16 regioni italiane, che trasforma nel rispetto della tradizione e con la garanzia di oltre 8 milioni di accurati controlli l’anno, effettuati con tecnologie all’avanguardia lungo tutta la catena di approvvigionamento, produzione e distribuzione

La scheda sintetica di Parmalat

Parmalat – azienda parte del Gruppo Lactalis dal 2011 – è leader in Italia nel mercato del latte e nella produzione e distribuzione di alimenti insostituibili per il benessere quotidiano. L’azienda sviluppa prodotti ad alto valore aggiunto per una equilibrata e salutare alimentazione dei propri consumatori, unendo tradizione e innovazione nel gusto e nei processi produttivi.

Parmalat è una realtà presente sul territorio italiano con 8 stabilimenti e oltre 1.600 dipendenti, oltre a raggiungere circa 20.000.000 di famiglie italiane e 200.000.000 di consumatori nel mondo.

I marchi principali sono: Parmalat dedicato a latte e yogurt, Santàl, per i succhi e le bevande a base di frutta, Zymil, la linea di prodotti ad alta digeribilità senza lattosio, Chef con un’expertise gastronomica riconosciuta nel mercato della panna e della besciamella, Parmalat Professional dedicato esclusivamente al canale food service. Parmalat è presente anche attraverso marchi locali che rappresentano eccellenze del nostro territorio: Berna in Campania, Lactis e Carnini in Lombardia, Oro in Liguria, Sole e Stella in Sicilia, Silac in Puglia, Torvis e Latterie Friulane in Friuli-Venezia Giulia

La scheda sintetica di Parmalat Professional

Parmalat Professional è uno dei brand di Parmalat Italia dedicato al canale food service, con un’offerta pensata per soddisfare le esigenze specifiche di bar, pasticcerie, gelaterie, ristoranti e laboratori artigianali. Con una presenza capillare su tutto il territorio nazionale, Parmalat Professional serve ogni giorno oltre 6.500 punti vendita in Italia, grazie a una rete logistica efficiente e puntuale.

Cuore dell’offerta sono latte e panna di altissima qualità, frutto di una selezione rigorosa delle materie prime e di un know-how consolidato nel tempo. Ogni prodotto è studiato per garantire performance eccellenti in ambito professionale, con caratteristiche tecniche che rispondono alle esigenze di lavorazione, resa e stabilità richieste dai professionisti del gusto. A distinguere Parmalat Professional è anche il modello distributivo: circa 600 agenti operano quotidianamente in tentata vendita, consegnando direttamente i prodotti con mezzi refrigerati nei punti vendita. Questo sistema garantisce massima freschezza, tracciabilità e un rapporto diretto e costante con il cliente, offrendo anche consulenza e supporto personalizzato.

Parmalat Professional non è solo un fornitore, ma un partner affidabile per chi lavora ogni giorno con passione nel mondo dell’ospitalità e della ristorazione. L’attenzione alla qualità, l’innovazione continua e la vicinanza al cliente fanno del brand un punto di riferimento per chi cerca soluzioni professionali su misura, capaci di valorizzare ogni creazione.