La Torta Paradiso al cioccolato (immagine concessa)
MILANO – Quest’anno, in occasione della Giornata mondiale del cioccolato del 7 luglio, Marchesi 1824 ha pensato a due nuove creazioni: la Torta Paradiso al cioccolato e un kit con tre tubetti di crema spalmabile (cioccolato fondente, al latte e alle nocciole), perfetti per decorare e farcire i dolci a proprio piacimento:
Torta Paradiso al cioccolato: un grande classico della tradizione firmato Marchesi 1824. La Torta Paradiso al cioccolato conquista con la sua consistenza soffice e vellutata, arricchita da un profumo avvolgente di cacao e una delicata nota burrosa.
Ideale a colazione, per una dolce merenda o da condividere. Confezionata in un’elegante scatola, è un regalo di stile e bontà senza tempo. La torta è indicativamente per 6/8 persone. Prezzo: 28€
Il kit con tre tubetti di crema spalmabile (immagine concessa)
Kit tre tubetti: All’interno di questa elegante confezione firmata Marchesi 1824 sono contenuti tre tubetti di crema spalmabile: alle nocciole, al cioccolato fondente e al cioccolato al latte. Perfetti per decorare dolci, arricchire dessert o aggiungere un tocco goloso alle tue preparazioni. Prezzo: 55€.
MILANO – Partner degli artigiani del gusto dal 1922, pioniera e punto di riferimento nel mondo del cioccolato. LaMaison Valrhona da oltre un secolo immagina il meglio del cioccolato in ogni fase della catena del valore per creare una filiera del cacao equa e sostenibile e per ispirare una gastronomia del buono, del bello e del bene.
Da anni Valrhona è profondamente impegnata nell’implementazione di iniziative di sostenibilità economica e sociale, concentrandosi su diverse aree chiave che riflettono l’impegno verso un futuro più responsabile e sostenibile. Una delle principali priorità è assicurare la sostenibilità del settore del cacao per garantire un futuro a un cioccolato di grande qualità ma responsabile in parallelo a rendere minimi gli effetti sull’ambiente collegati alla coltivazione (deforestazione, biodiversità, pratiche agroforestali, ecc.). Questi obiettivi Valrhona li sta perseguendo agendo su più fronti.
Tracciabilità e lotta contro la deforestazione
Dal 2024, il 100% degli appezzamenti dei partner Valrhona di cacao è tracciato, indipendentemente dalle dimensioni, rispetto ai 4 ettari richiesti dalla legge. La precisa geolocalizzazione tramite poligoni permette di garantire che nessuna delle fave di cacao gestita dalla Maison provenga da aree protette o deforestate.
Inoltre, dal 2017 Valrhona è firmataria dell’iniziativa Cocoa & Forests, un programma che mira a combattere la deforestazione e il riscaldamento globale. Collabora strettamente con partner e produttori di cacao per garantire che le pratiche di coltivazione non contribuiscano alla perdita di foreste, proteggendo così la biodiversità e mitigando il cambiamento climatico. Questa politica non solo preserva l’ambiente, ma assicura anche che le comunità locali possano continuare a prosperare in un ecosistema sano.
Agroforesteria e resilienza delle comunità rurali
Il 60% dei partner cacao di Valrhona sono impegnati in pratiche agroecologiche che diversificano le colture e il reddito dei produttori. L’accompagnamento permette di ricreare la biodiversità e aumentare il reddito dei produttori fino a 400 $ per ettaro e per anno fino a 1.000 – 3.000 $, secondo il modello.
Riduzione delle emissioni di carbonio
Valrhona ha scelto di allinearsi alla traiettoria globale di riduzione delle emissioni di carbonio. Per combattere il cambiamento climatico e procedere verso una vera e propria transizione ecologica, la priorità è calcolare con precisione i fattori di emissione, in modo da essere in grado di agire e, soprattutto, di ridurli.
Energia e rifiuti
Dal 2013 Valrhona si impegna per una gestione responsabile dell’energia e dei rifiuti. Ecco alcuni esempi del lavoro svolto nella fabbrica di cioccolato di Tain l’Hermitage, in Francia:
– riduzione del 49% delle emissioni di gas serra della fabbrica di cioccolato, tra il 2013 e il 2022, in particolare grazie alle azioni di performance energetica e alla certificazione ISO 50001 = 2.574 tonnellate di CO2, per esempio;
– nell’ambito del Piano per il clima, Valrhona si è impegnata a ridurre le emissioni dirette e indirette del 50% entro il 2030;
– dal 2013 si è ridotto il consumo energetico totale del 40% e il 68% del mix energetico proviene da fonti rinnovabili. Ad esempio, negli ultimi 5 anni, il 100% dell’elettricità proviene da acquisti idroelettrici certificati.
I traguardi importanti raggiunti da Valrhona
Questo modus operandi ha permesso alla Maison di raggiungere ambiziosi traguardi con importanti ricadute sui vari attori della filiera del cacao. Un commercio equo e solidale è sempre stato alla base di tutto. Poiché un cioccolato eccezionale proviene solo dalle migliori condizioni, Valrhona certifica ciò che ha sempre fatto: sostenere i suoi produttori. Entro il 2030, il 100% degli acquisti di fave di cacao provenienti dalle partnership sarà certificato Fair Trade.
Nel 2024, il 30% era già certificato (+900% rispetto al 2023). Questo obiettivo impegna Valrhona a modificare i contratti con tutti i propri partner per garantire delle soglie di prezzi minimi e un premio di sviluppo, reinvestito direttamente nei progetti di loro scelta. Nel 2025, Valrhona sta già supportando tre dei propri partner nella loro transizione verso la certificazione Fairtrade. Nel 2025 sosterrà Venezuela, Madagascar e Ghana nell’ottenimento della certificazione per un reddito equo, condizioni di lavoro dignitose e metodi di produzione rispettosi dell’ambiente.
Un altro traguardo è l’iniziativa 1% for the Planet, attraverso la quale Valrhona dona l’1% delle vendite annuali delle sue gamme Cuvées du Sourceurs e Gourmet a organizzazioni non profit ambientali. Questi fondi supportano cause come l’agricoltura sostenibile del cacao e la riforestazione, amplificando l’impatto positivo sull’ambiente.
Nonostante i progressi, alcune sfide permangono critiche, in particolare nella riduzione delle emissioni di carbonio. Implementare misure significative per ridurre le emissioni e allinearsi con gli obiettivi di riduzione globale rappresenta una sfida continua. Richiede innovazione costante e collaborazione con partner per sviluppare soluzioni che siano efficaci e scalabili.
In sintesi, Valrhona è dedicata a guidare il cambiamento verso un modello di business più sostenibile, affrontando le sfide con determinazione e collaborando con una rete globale di partner per creare un impatto duraturo e positivo.
Esempi di azioni di cambiamento
Guardando al futuro, Valrhona è determinata a guidare il cambiamento verso un modello di business sempre più responsabile, focalizzandosi su diversi driver di cambiamento che influenzeranno le nostre decisioni strategiche.
Tra i principali driver c’è l’espansione dell’iniziativa 1% for the Planet che destina una parte delle vendite di cioccolato a organizzazioni non profit che supportano cause ambientali.
L’iniziativa 1% for the Planet permette di ampliare l’impatto positivo delle attività, sostenendo progetti che promuovono l’agricoltura sostenibile del cacao e la riforestazione.
Altro importante driver è lo sviluppo di prodotti sostenibili. Come? Valrhona interviene attraverso l’eco-concezione dei packaging e delle ricette per tutti i nuovi prodotti. I team di marketing, R&S e acquisti devono garantire il rispetto di un certo numero di criteri per ogni nuovo sviluppo.
Per la ricettazione del cioccolato, le azioni si concentrano su: lunghezza dell’elenco degli ingredienti, assenza di additivi e di ingredienti controversi, impatto nutrizionale, livello di rischio sociale e ambientale della catena di approvvigionamento da cui proviene ciascun ingrediente. Per quanto riguarda il packaging, le azioni si concentrano su: riduzione del peso (dell’imballaggio), scelta di materiali provenienti da risorse rinnovabili e/o riciclate, sviluppare imballaggi riciclabili al 100%.
Gli obiettivi per il 2025 in sintesi
Mantenere a – 60% di emissioni di gas serra
Raggiungere il 100% di valorizzazione dei rifiuti
Operare in modo che il 100% dei nuovi prodotti soddisfi criteri di eco-concezione
Avere il – 50% di produzione globale di rifiuti rispetto al 2013
Avere il – 50% di consumo di acqua e energia rispetto al 2013
Avere il – 30% di emissioni di CO2 legate al trasporto aereo rispetto al 2013
Apre a Milano il primo KoRo Café d’Italia (immagine concessa)
MILANO – Arriva a Milano il primo KoRo Café d’Italia: situato nel centro di Milano, a pochi passi dal Duomo, il Café si presenta come lo spazio ideale per una coccola a colazione, per una pausa pranzo leggera e gustosa o per una merenda sfiziosa. Il locale vivace e colorato è contraddistinto dai toni pastello tipici del brand, arredi ricercati e materiali naturali come il legno, utilizzato per i tavoli e per gli espositori.
All’esterno un ampio dehor con tavolini e sedie, permette di concedersi un momento rilassante all’aria aperta.
L’offerta food pensata da KoRo – brand di prodotti innovativi e di alta qualità – è adatta a tutti: da chi desidera una colazione classica con il croissant farcito, oppure una fetta di crostata artigianale, un brownie al cioccolato o una fetta di banana bread; a chi, invece, vuole concedersi il tempo e il gusto di una yogurt bowl.
Realizzate con yogurt o yogurt di soia, si arricchiscono di granola bio e frutta di stagione insieme a golose creme. Tutto il menù è vegan o vegetariano, come da tradizione del brand.
I dolci di KoRo Café (immagine concessa)
Per il pranzo, le proposte spaziano dai sandwich alle lunch bowls, sino alle insalate. Tra i sandwich vegan, Il Controcorrente farcito con salmone affumicato vegano, maionese vegana allo yuzu, rucola e avocado.
Il Giusto saporito è la bowl composta da cous cous, crema di peperoni, zucchine, melanzane, olive taggiasche e menta; mentre tra le insalate La delicata mixa l’insalata con feta, olive, pomodori, cetrioli, maionese allo yuzu e capperi.
Naturalmente non manca il caffè! Servito con latte o con alternative vegetali come la bevanda di avena o di soia. Nel menù ci sono anche KoRo Matcha e KoRo Chai in versione iced e hot, e il KoRoccino per arricchire il caffè con la tua crema KoRo preferita. Non mancano neanche i succhi di frutta tra cui il succo di melograno e lo shot zenzero e mandarino, per dare la giusta sferzata di energia.
A fare la differenza sono proprio i prodotti KoRo che vengono utilizzati nella preparazione dei piatti e delle bevande. L’offerta di dolci freschi nasce da una collaborazione con la pasticceria vegana Nepà, punto di riferimento nel panorama milanese, che prepara con gli ingredienti del brand diverse prelibatezze che vengono servite quotidianamente al Cafè, fra cui muffin, brownies, torte, banana bread e biscotti, tutto in versione vegan.
Qui è possibile trovare anche una selezione di prodotti best seller KoRo, che possono essere acquistati sul posto: gli snack golosi come le barrette proteiche, le energy ball, e alcune delle creme più iconiche del brand, come quelle 100% frutta secca, cioccolato crunchy e arachidi al caramello salato.
“Con l’apertura del primo KoRo Café in Italia portiamo a Milano un luogo in cui il nostro brand prende vita” dichiara Davide Carenzi country manager Italia di KoRo. “Uno spazio fisico dove gusto e qualità si incontrano, in cui possiamo connetterci dal vivo con la nostra community, e non solo. Il KoRo Cafè non è solo un posto dove si viene per una colazione, un pranzo o una merenda – accogliente e curato – per il nostro pubblico vuole essere un angolo di casa in centro a Milano, permettendo di vivere l’esperienza di KoRo a 360° tra prodotti da scoprire, sapori da ricordare e momenti da condividere, anche sui social”.
A rendere unica KoRo è l’attenzione nella selezione degli ingredienti e la trasparenza nelle formulazioni: niente aromi artificiali, ma solo componenti naturali e di origine vegetale, come stevia ed eritritolo, per garantire un gusto autentico, pulito e senza compromessi. Una scelta consapevole che riguarda l’intera gamma offrendo prodotti bilanciati e naturalmente buonissimi.
KoRo sta rivoluzionando il settore food in Europa, offrendo un’ampia gamma di prodotti innovativi di alta qualità, che spazia dalle creme spalmabili di frutta secca, alla frutta essiccata, dagli snack “clean label” ai cosiddetti cibi funzionali. Grazie al continuo impegno per la trasparenza e per l’innovazione di prodotto, KoRo sa esplorare le nuove frontiere del cibo, con l’unico obiettivo di offrire prodotti convenienti, buoni e – come sempre – better and different, ai consumatori consapevoli.
KoRo nasce in Germania nel 2014 e cresce negli anni grazie a Constantinos Calios e Piran Asci. Rispettivamente nel 2020 e nel 2022 Florian Schwenkert (CEO) e il dottor Daniel Kundt (CFO) si uniscono al team, e a oggi l’azienda con sede a Berlino conta più di 300 persone. Gli oltre due milioni di clienti possono trovare i prodotti KoRo sia online sullo shop www.koro.com, sia in più di 13 mila negozi sparsi in tutta Europa.
BOLOGNA – Il gelato come occasione di riscatto e opportunità per il futuro. Si è concluso alla Casa circondariale Don Bosco di Pisa il Corso base di gelateria artigianale, percorso formativo e professionalizzante che ha coinvolto 10 detenute dell’istituto, che hanno potuto così conoscere e sperimentare i segreti del mestiere. Il corso è parte del Progetto Nazionale del Soroptimist International d’Italia Si sostiene in carcere, realizzato in collaborazione con Fabbri 1905.
L’iniziativa, nata nel 2017 ma poi interrotta a causa della pandemia e per la quale l’associazione ha firmato un protocollo d’intesa con il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, ha come obiettivo quello di favorire il reinserimento nella società delle detenute, attraverso l’acquisizione di competenze professionali concretamente spendibili sul mercato del lavoro e capaci anche di migliorare la vita quotidiana dentro il carcere: il gelato, grazie alle allieve, entra spesso infatti nei menù dell’istituto.
Complessivamente in sette anni sono stati 65 i Club impegnati nel progetto e circa 1000 le detenute coinvolte.
Quella di Pisa è la quinta tappa di un tour che coinvolgerà nel corso del 2025 ben 8 istituti penitenziari femminili italiani e 15 Club Soroptimist, diplomando circa un’ottantina di detenute.
“Il gelato – commenta la famiglia Fabbri – è da sempre associato a momenti di spensieratezza e felicità. Siamo particolarmente orgogliosi di questa iniziativa, che porta in sé molti dei valori in cui crediamo da sempre: il ruolo delle donne, la centralità della formazione, il sostegno al mondo della gelateria artigianale. Ringraziamo Soroptimist per averci scelto come partner di un’iniziativa così meritoria che quest’anno viene ulteriormente rafforzata”.
L’azienda di Bologna fornisce gli ingredienti per fare il gelato e i materiali necessari (ricettario, grembiuli, marise, cappellini, ecc) per il percorso didattico, ma soprattutto mette a disposizione il proprio know-how: grazie alla disponibilità di Rosa Pinasco, docente della Scuola Fabbri Master Class, da oltre 20 anni punto di riferimento internazionale per l’alta formazione in gelateria e pasticceria, è stato strutturato un ciclo di lezioni teoriche e dimostrazioni pratiche per consentire alle allieve, al termine del corso, di preparare basi bianche, basi frutta, vaniglia, variegati, nocciola, sorbetti, ma anche presentare e porzionare gelati, coni e coppette. Tutte le partecipanti ricevono inoltre un diploma ufficiale, riconosciuto e spendibile sul mercato del lavoro.
“C’è veramente grande entusiasmo intorno a questo progetto – assicura Paola Pizzaferri, referente nazionale di Soroptimist -. L’edizione 2025 è infatti partita proprio sulla forte spinta delle sezioni locali e delle Direzioni degli stessi istituti di pena coinvolti lo scorso anno hanno chiesto di poter partecipare di nuovo”.
Pizzaferri: “Perché, come abbiamo potuto constatare, il corso lascia un’eredità importante alle allieve, che va al di là delle fondamentali competenze tecniche-professionali acquisite e dell’opportunità lavorativa futura, obiettivo prioritario del progetto: rapporti personali, metodo di lavoro e studio, fiducia nelle proprie capacità. L’auspicio è continuare ad ampliare il progetto, coinvolgendo sempre più istituti nelle diverse regioni d’Italia e promuovendo nel territorio partnership per borse lavoro e impieghi nell’ambito della gelateria artigianale”.
Calendario 2025
– 3, 4, 5 febbraio Casa Circondariale “Verziano” di Brescia
– 10, 11, 12 marzo 2025 Casa Circondariale di Vercelli, sostenuto dai Club Vercelli, Alto Novarese, Biella, Novara, Valsesia, Verbano
– 28, 29, 30 aprile 2025 Casa Circondariale di Modena sostenuto dal Club Modena
– 12, 13, 14 maggio 2025 Casa Circondariale “Montorio” di Verona sostenuto dal Club Verona
– 9, 10, 11 giugno 2025 Casa Circondariale “S.Anna” di Pisa sostenuto dal Club Pisa
– Luglio 2025 Casa Circondariale “Lorusso-Cutugno” di Torino sostenuto dai Club Torino e Ivrea e Canavese
– Settembre 2025 Casa Circondariale “Solicciano” di Firenze sostenuto dai Club Firenze e Firenze Due
– Ottobre 2025 Casa Circondariale di Forlì sostenuto dal Club Forlì
MILANO – Artico, gelateria milanese di riferimento con quattro punti vendita in città, presenta Gelartico: il nuovo modo di vivere il gelato artigianale anche a casa. Disponibile nei punti vendita Artico di Solari e Città Studi, Gelartico è una linea di barattoli da 400 cc pensata per chi desidera la qualità Artico sempre a portata di freezer.
Tre le combinazioni di gusto, che uniscono creatività e ingredienti selezionati in linea con la filosofia di Artico:
Gianduia e mandorla pugliese, con gelato al gianduia, gelato alla mandorla pugliese, mandorlato agli agrumi, variegato cioccolatoso
Mango e yogurt greco, con gelato allo yogurt greco, gelato tropical, salsa mango, salsa maracuja
Pistacchio e ricotta di capra, con gelato al pistacchio, gelato alla ricotta di capra, variegato pistacchio, filetti di mandarino candito
La particolarità di Gelartico sta nella sua struttura: la ricetta è quella classica ma la produzione avviene con un mantecatore espresso che produce un gelato leggero e “aerato”, dalla consistenza ancora più morbida e cremosa. Il prodotto è pensato per essere conservato a -18°C (temperatura dei freezer di casa) e consumato subito, senza tempi di attesa. L’obiettivo? Offrire un prodotto adatto a una nuova modalità di consumo, perfettamente compatibile con le abitudini domestiche.
“Con Gelartico vogliamo ampliare le occasioni di consumo del gelato Artico, portando a casa dei nostri clienti la stessa cura e qualità che trovano ogni giorno nei nostri store” – spiega Mariano Fioretti, co-fondatore del brand.
Il packaging riflette la nuova identità visiva di Artico, con un design coerente con il recente rebranding. I barattoli sono trasparenti, per valorizzare la bellezza del prodotto e la genuinità delle sue materie prime.
Gelartico è disponibile nei negozi Artico di Solari (via Bergognone 27) e Città Studi (via Pacini 17) al prezzo di 9€.
La scheda sintetica di Artico
Dal 2012, Artico rappresenta a Milano l’eccellenza del gelato artigianale, coniugando tradizione e innovazione in un’esperienza unica di gusto. Il brand si distingue per l’attenzione alla qualità e alla manualità, offrendo un prodotto autentico e senza compromessi.
Oggi, con quattro store nel cuore di Milano, Artico continua a evolversi, mantenendo al centro la ricerca e la sperimentazione. Il gelato è prodotto fresco ogni giorno nei laboratori interni, senza coloranti, grassi idrogenati o aromi artificiali, garantendo gusti sempre nuovi e sorprendenti. Con un’identità rinnovata e una costante attenzione all’innovazione, Artico conferma il proprio ruolo di punto di riferimento per chi cerca un gelato che sia espressione di artigianalità, creatività e assoluta qualità.
MILANO – Agosto riserba sempre qualche piacevole novità anche per i lettori di Comunicaffè. Tuttavia, ormai da alcuni giorni stanno aumentando i messaggi di “assente per ferie” in risposta all’invio della newsletter quotidiana e per questo anche il quotidiano rallenterà il suo ritmo. Non ci sarà più quindi il tradizionale servizio giornaliero, quando non sarà necessario. Ovvero nel momento in cui si raggiungerà un numero di notizie adeguato per la diffusione.
Con le caselle di posta elettronica chiuse per ferie, in ogni caso, non è previsto più di uno/due invii tra il primo agosto e il primo settembre. Salvo eccezioni, cioè notizie urgentissime.
Per restare comunque aggiornati, sarà sufficiente tenere d’occhio l’home page, che potrà vedere pubblicati nuovi pezzi perché si sa, anche in spiaggia, si legge.
Per il resto non cambia nulla: il portale sarà continuamente aggiornato giorno per giorno con le notizie più interessanti delle ultime ore.
E, naturalmente, l’impegno resta quello di divulgare gli eventuali comunicati stampa che perverranno anche nel mese delle ferie: non tutte le aziende vanno in vacanza.
Quindi l’invito è quello di coltivare l’abitudine di visitare la home page dei siti www.comunicaffe.it e comunicaffe.com. Ci sarà sempre qualcosa di fresco per raffreddare tutto agosto.
Perché, naturalmente, stesso discorso vale per Comunicaffè International www.comunicaffe.com . Ricordiamo che quest’ultimo prosegue regolarmente le uscite con la newsletter in inglese. Nel mondo del caffè ci sono sempre tanti addetti ai lavori che proseguono l’attività anche in agosto’è sempre tanta gente che lavora qualcuno che lavora. Così la diffusione giornaliera non sarà interrotta.
Ricordiamo che spesso e volentieri in agosto sono accadute cose importanti. E qui non si perde mai di vista l’attualità.
Sonia e Maurizio Valli dentro il Bugan Coffee Lab di Milano @lucabassi
MILANO – È il primo luglio, data importante per Bugan Coffee Lab, la creatura di Sonia e Maurizio Valli partita a Bergamo nel 2014 dove ormai è un punto di riferimento per chi beve e parla specialty e che ha visto alzare le serrande del terzo locale (i primi sono in Via Quarenghi e in Via Colleoni a Bergamo) in zona navigli, in via Vigevano 15. Appena dietro Porta Genova, dove ancora uno specialty coffee shop totalmente dedicato a questo prodotto mancava, sorge quest’ultimo avamposto targato Bugan.
Il Modbar nel nuovo Bugan Coffee Lab
Subito entrando, un modulo Modbar lascia libero il dialogo tra chi ordina e chi serve. “Non volevamo la solita macchina per espresso che crea una barriera tra barista e consumatore. Noi non vogliamo avere segreti”. Altre attrezzature in bella vista: due Mahlkonig E65, un Ek43 per il single dose per i competition lot, uno Swan de La Marzocco.
L’offerta per il consumatore a casa
Tutti i caffè tostati da Roberto Breno quotidianamente, stanno alle pareti nel loro packaging riconoscibile in tutto il mondo, pronti ad essere scelti per il consumo in loco o domestico – sì, anche macinato on demand per chi non possiede il grinder a casa propria, anche se, specifica subito Maurizio Valli con la coerenza che da sempre lo contraddistingue, viene innanzitutto consigliato di acquistare i grani e anche un macinacaffè per preservare freschezza e qualità -.
Bugan Coffee Lab: tre petali nel logo della Buganville, tre coffee shop di specialty
Dove è proprio lo specialty a restare il core business e nient’altro. Il punto focale è fare cultura di specialty sia al bancone che in un luogo dedicato. Oltre l’attività B2B con i baristi, ora si investe anche sul consumatore finale, attraverso una proposta di alta qualità. Solo singole origini, chiaramente.
L’esterno dello spazio per la degustazione
Sonia e Maurizio Valli iniziano il racconto, seduti in quello che prossimamente sarà ultimato come spazio dedicato ad eventi di degustazione sulla linea del Coffee Omakase già sperimentato dal campione barista Daniele Ricci – prodotto dalla fucina di talenti che è tutt’oggi Bugan Coffee Lab – 70-80 metri quadri da riempire con delle esperienze gustative, due volte alla settimana prenotabili sul sito, con caffè da competizione mondiale.
Sonia e Maurizio Valli all’apertura @lucabassi
Sonia Valli: “Milano è una città internazionale. Siamo già abituati dai nostri punti a Bergamo a lavorare molto con clientela internazionale e Milano ci è sembrato il primo punto europeo in cui approdare. Ci ha sempre attratto e ha ancora molto da dare allo specialty coffee: prima di aprire qui, abbiamo visitato diversi coffee shop per assaggiare, osservare, imparare dagli altri e abbiamo visto che anche questa città ha ancora tanto spazio per approfondire lo specialty. Siamo molto nazionali, legati all’Italia. Quindi: perché non aprire qui?”.
Nessun Crowdfunding alle spalle. Tutto con le proprie forze, come dall’inizio e con costanza anche quando c’è stata la possibilità di essere acquisiti da una grande azienda che avrebbe portato Bugan Coffee Lab in tutto il mondo. Il motivo? Maurizio Valli è lapidario: “Ci avrebbe voluto mettere lo zucchero”.
Da qui, società, franchising e forme simili, per il momento non rientrano nella filosofia Bugan.
E perché proprio adesso? Maurizio Valli si inserisce:
“Ci dà nuovi stimoli, dopo tanti anni ancorati e consolidati a Bergamo, sentivamo il bisogno di sperimentare in una vetrina internazionale e mondiale come Milano. Certo è una sfida, più difficile di Bergamo dove siamo già conosciuti. Pensiamo che qui il nostro bacino si possa ingrandire.”
Le maggiori difficoltà? “Siamo un coffee shop, penso forse l’unico in Italia, a fare specialty senza avere un menù ampio: non serviamo matcha, zucchero, i Cortado, il filtro con il latte e soprattutto non abbiamo un’offerta food dominante. In compenso, abbiamo 25 referenze di specialty in carta. Che non significa offerta food non selezionata: ho girato per un mese per provare tutte le bakery di Milano fino a quando sono riuscito a selezionare e ad aprire una collaborazione con Signor Lievito.
La vetrina che parla della filosofia Bugan
Ho notato, che Ho notato che i locali che vendono specialty in questa città hanno un’offerta food molto ampia che attira il pubblico, al quale viene poi proposto il caffè a partire 1,50€. Oggi è difficile lavorare sulla qualità a prezzi così bassi e noi, per garantire monorigini selezionate, abbiamo deciso di vendere il double shot a partire da 3,50€. E siamo già in perdita.”
Senza compromessi, anche il terzo Bugan Coffee Lab
“Come immagino il futuro? sicuramente nei primi tempi soffriremo tantissimo.” dice Maurizio Valli e Sonia Valli segue “Abbiamo fatto delle scelte importanti. Come ad esempio avvalerci di un ufficio stampa, perché per proporre qualcosa bisogna anche saper investire. Noi non siamo un franchising, mettiamo le nostre risorse per avere un determinato ritorno. I soldi fanno gola a tutti, ma non cadono dal cielo.
Ci guida chiaramente la passione e questo si vede da tutto il nostro lavoro nelle competizioni e con i nostri ragazzi. Abbiamo quindi voluto curare la parte della stampa e del marketing.”
Di diverso dagli altri Bugan, l’edificio dedicato all’experience del caffè
“Qua riproporremo in questo ambiente isolato, degli eventi su prenotazione che stiamo progettando in questi giorni, con la proposta di specialty in un menù fisso la mattina e il pomeriggio magari alla carta con caffè competition” spiega Maurizio Valli.
Ma se ne riparlerà più nel dettaglio in futuro: “Sarà un po’ una sorpresa, ma vorremmo essere operativi in vista di HostMilano. Dobbiamo ancora mettere a fuoco questo spazio – dice Sonia – sarà un’estate caldissima”.
E il personale, tema altrettanto scottante
Maurizio Valli, parla del concetto di scouting dei propri dipendenti – si sono candidati tanti, anche dall’estero -: “La formazione non è qualcosa che si può ridurre ad una lezione circoscritta. Abbiamo selezionato tre persone, una leggermente formata da noi, una che arriva da un’esperienza in un altro coffee shop e un terzo che ha lavorato in un bar tradizionale.
Li ho scelti perché hanno la fame negli occhi, la voglia di imparare. Non saranno perfetti, sono umani e avranno modo e tempo per crescere in un percorso di professionalizzazione affiancati dalla nostra esperienza.
È fondamentale dirlo e sono pronto alle critiche: sbaglieranno ma vogliamo dare loro l’occasione di apprendere. Per ora non sono campioni, ma il requisito fondamentale che Bugan Coffee Lab cerca, è il desiderio di conoscere e di fare con pazienza.
Rispecchiano la nostra artigianalità, il nostro essere imperfetti con la voglia da giovani di mettersi in gioco, nonostante la paura fisiologica di questa apertura. Anche questo è un investimento”.
La location a Porta Genova, frutto di una ricerca di anni in cui si è prodigata specialmente Sonia Valli:
All’ingresso di Bugan Coffee Lab a Milano
“Questo posto è stato scoperto a settembre del 2024. La prima volta l’ho visto su internet e quando l’ho visto, ci siamo subito innamorati. Questa zona poi non è particolarmente coperta per lo specialty, e la location ci ha abbagliati per come è strutturata. La proprietà è abbastanza rigorosa e portare a termine gli accordi, spiegando il nostro business al proprietario ha richiesto del tempo.
L’affitto è adeguato all’area in cui si trova, per 120 metri quadrati circa in totale per i due ambienti, con 15-20 posti a sedere. Ho voluto però usare la panca perché significa condivisione.”
Primo ordine della giornata, uguale a quello del Bugan a Bergamo: un macchiato, un ristretto, con lo zucchero. “Ci hanno chiesto lo zucchero, anche se non lo serviamo, ma ci sta. Gli abbiamo spiegato la nostra filosofia. – dice Sonia Villa – Ma i no che diciamo non sono una negazione, piuttosto un invito a comprendere subito dove si entra e da lì si è liberi di scegliere se è il posto giusto oppure no”.
E quindi ora Bugan Coffee Lab è in città, strategicamente posizionato per essere il luogo in cui coltivare una community attorno allo specialty, a Milano, dove molti professionisti a livello internazionale sono di passaggio, con l’obiettivo di essere parte del tour milanese del caffè di altissima qualità.
Maurizio Valli chiude così: “Tra due anni potremo entrare a regime. Non esiste la parola concorrenza per noi: Bugan arriva a Milano nell’ottica di essere una tappa nel viaggio sensoriale del milanese e del turista nella degustazione di specialty, tra Ditta Artigianale, Nowhere e le altre realtà che promuovono questa tipologia di prodotto.”
Stephane Garelli al seminario di Simonelli group (immagine concessa)
Stéphane Garelli, pioniere della ricerca e della teoria in materia di competitività, per molti anni direttore generale del World Economic Forum di Davos, nonché professore emerito di world competitiveness all’Università di Losanna, ha condiviso con noi il resoconto del keynote speech tenuto per Simonelli Group in cui ha analizzato i temi aziendali di economia globale e intelligenza artificiale. Inoltre, presentiamo i dati completi per approfondire il discorso di Garelli che possono essere trovati cliccando qui. Leggiamo di seguito le considerazioni dell’esperto.
L’innovazione come spirito guida
di Stéphane Garelli
BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Garelli afferma: “Per la prima volta, ho parlato al pubblico del Simonelli Group – non con la mia voce, ma con quella di un interprete, simbolo di un mondo sempre più interconnesso dove il linguaggio non è più un ostacolo ma una possibilità. Un sentito ringraziamento va al presidente e all’amministratore delegato del gruppo per l’invito, accolto con entusiasmo. Perché? Perché credo fermamente nella competitività, non solo delle grandi nazioni, ma anche – e soprattutto – di quelle aziende piccole e medie che ne costituiscono il cuore pulsante.
Garelli: poker, percezioni e opinioni: l’economia delle emozioni
Garelli: “Viviamo in un’epoca dominata dalle emozioni, dove – come ricordava Schopenhauer – “pochi sanno pensare, ma tutti vogliono avere un’opinione”. Il gioco del poker diventa allora metafora perfetta: è l’unico gioco in cui si può vincere convincendo gli altri di star perdendo. Ed è ciò che accade oggi: mercati in crescita nonostante notizie economiche negative, aspettative che divorano la realtà“.
Un mondo in tre imperi: USA, Europa, Cina
“Il mondo economico contemporaneo è dominato da tre grandi attori: Stati Uniti, Europa e Cina. Insieme rappresentano il 58% del PIL mondiale, ma non sono solo economie: sono imperi finanziari, militari, tecnologici e politici. Come disse Kissinger, un impero non vuole partecipare a un sistema internazionale: vuole essere il sistema internazionale.
Ma chi sta bluffando? Chi ha le carte migliori in mano?”
Europa, Cina, Stati Uniti: numeri e contraddizioni
“I numeri raccontano una realtà più sfaccettata. Gli Stati Uniti hanno annunciato una contrazione del Pil dello 0,2% nel primo trimestre e hanno un debito pubblico che supera i 1.800 miliardi di dollari, a fronte di entrate fiscali insufficienti. In Europa, la Germania fatica ancora a riprendersi dal post-Covid, mentre altre aree globali iniziano lentamente a mostrare segni di ripresa.
Il pubblico dell’evento Simonelli Group con Stephane Garelli (immagine concessa)
A fare da sfondo, la crescente pressione militare. USA e Cina rappresentano oggi il 49% della spesa militare mondiale. Solo gli Stati Uniti spendono 916 miliardi di dollari. Se ogni Paese aumentasse la propria spesa al 3% del PIL – come suggerito da alcuni – l’Europa da sola dovrebbe mobilitare oltre 200 miliardi di dollari in spese per la difesa. Una cifra che, se moltiplicata su scala globale, raddoppierebbe la spesa militare mondiale.
Ma questi sono solo numeri. Le idee contano di più. Come osservava con ironia John Carpwright, “l’unica funzione delle previsioni economiche è rendere rispettabile l’astrologia”. Quindi sì, cercherò di essere rispettabile.
E proprio quando si parla di economia e globalizzazione, è cruciale capire quanto siano ormai intrecciate le catene del valore. Un caso emblematico è l’iPhone: contiene oltre 2.700 componenti, forniti da 187 aziende, di cui solo 30 con sede in Cina. Se consideriamo che il 5% dei componenti non proviene dagli Stati Uniti, e ipotizziamo che il dispositivo fosse interamente prodotto negli USA, il suo prezzo di vendita arriverebbe a circa 3.500 dollari. Una cifra impensabile per un consumatore medio: nessuno comprerebbe un iPhone a quel prezzo. La globalizzazione, con tutti i suoi limiti, consente quindi ancora l’accessibilità su scala di massa.
Passando al quadro macroeconomico, emerge una questione chiave: il debito pubblico. I contributi alla crescita del debito statunitense mostrano cifre impressionanti. Durante una sola legislatura, Donald Trump ha aggiunto 7.000 miliardi di dollari al debito nazionale. Tra i principali creditori ci sono Giappone e Cina. Se un tempo era la Cina a detenere la maggior parte del debito, oggi Pechino sta riducendo la sua esposizione e diversificando.
Un altro paradosso emerge guardando ai grandi capitali privati. Cinque aziende – colossi del settore tecnologico – valgono insieme 12.900 miliardi di dollari, ovvero il 40% in più di tutte le banche del mondo messe insieme, e circa il 15% della capitalizzazione delle 10.000 maggiori imprese globali.
Solo cinque aziende detengono una quota così sproporzionata della ricchezza mondiale.
Eppure, in un mondo che esalta il ritorno alla manifattura, si evidenzia un’altra contraddizione. Se si chiede ai cittadini americani se il settore manifatturiero sia importante per il Paese, l’80% risponde di sì. Ma alla domanda “vorreste lavorarci?”, il 73% risponde no. Nessuno vuole più entrare in un settore percepito come duro, sporco e poco attrattivo. E questo è un problema strutturale”
Inflazione e costo della vita: tra numeri e percezioni
“A guardare l’inflazione, ci avviciniamo a numeri più rassicuranti, verso quel 2% tanto desiderato. L’Italia è posizionata relativamente bene, soprattutto rispetto a Paesi come Turchia e Argentina, dove l’inflazione ha toccato il 5%.
Ma il vero nodo non è l’inflazione in senso tecnico, bensì il costo della vita reale. Rispetto agli anni precedenti: il comparto alimentare è cresciuto del 50%; l’elettricità del 20–30%; il costo complessivo della vita è aumentato di circa 30%.
Stephane Garelli espone le sue idee all’evento Simonelli Group (immagine concessa)
Numeri che impattano direttamente sulle famiglie e sulle imprese, indipendentemente dalle rassicurazioni ufficiali. “Non preoccuparti”, dice il mio agente, “l’economia si riprenderà.” Ma poi, ricorda: io sono il tuo agente.
E se vogliamo capire lo spirito dell’epoca, vale la pena ricordare Donald Trump, che affermava che la parola più bella nel dizionario fosse “Dazio”, più ancora di “amore” o “rispetto”. Un messaggio che parla di protezionismo, identità economica e controllo delle regole del gioco.
Trump, già 40 anni fa, indicava la direzione: meno tasse, meno spesa per la difesa altrui, più investimenti interni. Ma oggi, il deficit commerciale degli Stati Uniti (773 miliardi) resta elevato, e la produzione “americana” è spesso solo nominale. Emblematico il caso dell’iPhone: solo 30 dei 187 fornitori coinvolti hanno sede in Cina, ma l’assemblaggio finale ne distorce la percezione geopolitica”.
Debito, tasse e difesa: le vere vulnerabilità occidentali
“Il peso del debito pubblico diventa cruciale: in Francia, gli interessi rappresentano il 16% del PIL, superando l’istruzione. Negli USA, il 15% va in interessi, più della spesa militare. La sostenibilità del debito, e non solo l’inflazione, è la vera minaccia sistemica.”.
Industria, occupazione e paradossi generazionali
“Se da un lato l’industria è vista come un settore chiave per il rilancio (l’80% degli americani la considera strategica), dall’altro il 73% dei giovani non vuole lavorarvi. Lavorare sì, ma senza stress e responsabilità. La Generazione Z cerca stabilità, non leadership. La nuova forma di “promozione” è orizzontale, non verticale”.
Cina: l’enigma della nuova potenza
“Se gli Stati Uniti e l’Europa mostrano segni di debolezza strutturale o rallentamento, la Cina rimane il grande punto interrogativo dello scenario globale. Apparentemente stabile, sotto la superficie si agitano tensioni sistemiche.
Il primo campanello d’allarme arriva dal settore immobiliare, che rappresenta da solo il 29% del PIL cinese. Oggi questo comparto è in pieno collasso, generando un effetto domino sull’intera economia. Ma ciò che colpisce di più è l’impatto sulle famiglie: circa il 70% dei risparmi privati è investito in immobili, e quindi direttamente colpito dalla crisi.
In risposta, la Cina sta cercando di diversificare la propria economia e sviluppare nuovi settori industriali, ma il consumo privato interno rappresenta solo il 37% del PIL. Di conseguenza, per sostenere la crescita, Pechino deve esportare. E questa necessità alimenta nuove tensioni commerciali su scala globale.
Un esempio evidente è il settore dell’automobile elettrica, diventato punta di diamante della nuova industrializzazione cinese. Le vendite sono raddoppiate in soli tre anni, raggiungendo quota 12 milioni di veicoli. Se confrontiamo i numeri: Tesla impiega circa 126.000 dipendenti, BYD, il colosso cinese del settore, impiega 920.000 dipendenti. Di questi, ben 120.000 sono impegnati solo in ricerca e sviluppo (R&D).
L’esperto al seminario di Simonelli Group (immagine concessa)
E con una tale forza dedicata all’innovazione, è solo questione di tempo prima che scoprano soluzioni rivoluzionarie. Una di queste? La ricarica elettrica in cinque minuti: il tempo necessario per fare rifornimento a un’auto a benzina, ma applicato all’elettrico.
Questo è il ritmo della nuova competizione globale: non più solo sulla quantità o sui costi, ma sulla capacità di innovare in modo sistemico e rapido“.
Innovazione e legislazione: Europa contro il mondo
“L’Europa tende a legiferare prima di innovare, il contrario di quanto fanno Stati Uniti e Asia. Mentre il mondo si muove con politiche industriali aggressive (vedi gli USA con l’Inflation Reduction Act), in Europa il dibattito resta spesso ingessato da vincoli normativi. Anche i settori strategici sono definiti in modo differente: per l’India è l’acciaio, per la Svizzera… il cioccolato”.
L’era dell’intelligenza artificiale e della sorveglianza energetica
“L’intelligenza artificiale è la nuova frontiera, ma pone interrogativi complessi: chi possiede i dati? Quanto costa interrogare un modello rispetto a una semplice ricerca? L’impatto ambientale dei data center è enorme. E la sicurezza informatica è diventata un’industria criminale a tutti gli effetti: non più ragazzini nei garage, ma vere e proprie organizzazioni”.
Il paradosso dell’iperconnessione
“Viviamo iperconnessi, ma soli. Prima la famiglia si riuniva davanti alla TV; oggi ognuno guarda uno schermo, da solo. Il risultato? Epidemia di solitudine. La cultura aziendale deve ritrovare il proprio centro: meno novità, più affidabilità. Quando saliamo su un aereo, vogliamo un pilota competente, non un innovatore estremo”.
Commercio elettronico e logistica: il futuro è ibrido
“Il commercio elettronico vale oggi 7.400 miliardi di dollari. Il 41% degli acquisti via smartphone è guidato dagli influencer. Ma l’interfaccia umana resta cruciale: il contatto, la fiducia, la relazione. “Non possiamo mandare la nostra pizza in allegato”, come ha detto un pizzaiolo. Un messaggio chiaro: il prodotto resta centrale”.
Conclusione: la sfida del mindset
Il vero tema è il mindset. Serve un’energia nuova, un impegno autentico, una legittimità sociale e imprenditoriale. L’incertezza non è una scusa. Il tempo è tutto: un’idea buona lanciata nel momento sbagliato può fallire.
Ecco due lezioni: 1)Non lanciare mai un prodotto ad agosto. 2) E’ davvero sbagliato essere i primi ad avere ragione.
Una grande ispirazione viene dall’esploratore francese Jean-Baptiste Charcot, che ha viaggiato ai Poli e che aveva una nave che si chiamava Purquois-pas (Perché no). Il punto della questione è proprio questo: c’è bisogno di menti che non domandano il perché delle cose, ma si domandano il perché no”.
Stephane Garelli
Per l’approfondimento con i dati completi basta cliccare qui.
Riguardo Stephane Garelli
Stéphane Garelli, pioniere della ricerca e della teoria in materia di competitività, è stato per molti anni direttore generale del World Economic Forum di Davos. La sua personale esperienza come accademico e top manager in numerose aziende e istituzioni gli ha permesso di analizzare lo scenario economico e imprenditoriale globale.
È professore emerito all’Institute of Management Development di Losanna, dove ha fondato il World Competitiveness Center, ed è professore emerito di World Competitiveness all’Università di Losanna.
È stato presidente del consiglio di amministrazione e azionista di Le Temps, il principale quotidiano svizzero in lingua francese, Presidente del consiglio di amministrazione della holding finanziaria e bancaria Sandoz, membro del Consiglio di Amministrazione della Banque Édouard Constant e consigliere senior permanente del management europeo di Hewlett-Packard.
È membro di numerosi istituti e della commissione del Comitato Olimpico Internazionale su Sostenibilità e Legacy. Dal 1999 al 2002 è stato membro dell’Assemblea costituente del suo stato locale, Vaud, in Svizzera.
È autore di numerose pubblicazioni, tra cui il suo best seller Top Class Competitors. How Nations, Firms and Individuals Succeed in the New World of Competitiveness.
MILANO – Futures del caffè arabica sotto la soglia dei 3 dollari per libbra: non succedeva nei mercati dal 3 dicembre dell’anno scorso. Nella seduta di martedì 1° luglio, il contratto per scadenza settembre dell’IceArabica ha perso 815 punti (-2,7%) chiudendo a 291,95 centesimi, ai minimi dal 19 novembre del 2024. Il mercato si è consolidato in ulteriore ribasso nella giornata di ieri, mercoledì 2 luglio, terminando a 291,20 centesimi, dopo avere toccato, in corso di contrattazione, un intraday di 279,60 centesimi.
A Londra, il contratto principale (settembre) ha guadagnato, nella seduta di martedì, $40 terminando la giornata in ripresa a 3.660 dollari. Ma, nella giornata di ieri, anche il mercato dei robusta ha subito l’inesorabile clima ribassista, che lo hanno spinto indietro di $58 (-1,6%), a 3.602 dollari.
L’avanzare della stagione di raccolta in Brasile continua a tenere i prezzi dei mercati sotto pressione. Contemporaneamente, le recenti precipitazioni nella coffee belt hanno contribuito a ridurre il rischio di siccità.
Sempre sul fronte meteo, le previsioni segnalano l’arrivo di un nuovo fronte freddo, che potrebbe portare instabilità, nonché qualche pioggia nel San Paolo
Non si prevedono variazioni significative delle temperature nelle principali aree del caffè arabica. Le minime mattutine saranno basse, ma senza il rischio di gelate.
Nella seconda metà della settimana, l’avanzare del fronte freddo dovrebbe produrre maggiore instabilità nell’Espírito Santo e nel sud di Bahia.
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ANZONA DELL’EMILIA (Bologna) – Il profumo del caffè appena macinato, l’aroma pieno in tazza, la soddisfazione di un risultato da professionista tra le mura di casa. Con Galileo e Galileo Milk, Essse Caffè introduce una nuova dimensione del caffè domestico, in cui la tecnologia esalta, ma non sovrasta: il vero protagonista resta sempre lui, il caffè.
Essse Caffè, prestigioso brand italiano sinonimo di qualità e cultura del caffè, presenta Galileo e Galileo Milk, le nuove macchine per caffè domestico pensate per offrire un’esperienza sensoriale di altissimo livello, in perfetta continuità con l’eccellenza che da sempre contraddistingue l’azienda nel mondo professionale.
Galileo Milk (immagine concessa)
Frutto di una lunga ricerca tecnologica e di un know-how maturato in oltre quarant’anni di attività, Galileo nasce con un obiettivo preciso: esaltare al massimo le caratteristiche aromatiche dei caffè in grani Essse Caffè, oggi disponibili anche nella linea dedicata al consumo domestico.
“Non volevamo solo lanciare una nuova macchina. Vogliamo offrire uno strumento per esaltare al massimo le qualità aromatiche dei nostri grani, anche a casa. Galileo è nata per questo: per servire il caffè nella sua miglior espressione anche a casa”, spiega Agata Segafredo, communications director di Essse Caffè.
Con un design essenziale ed elegante, le nuove Galileo e Galileo Milk si distinguono per soluzioni avanzate che rispondono alle esigenze di chi cerca la perfezione in ogni tazza: ampia scelta di bevande, erogatore regolabile con luce di cortesia, tappo salvafreschezza a scomparsa e, nella versione Milk, un sistema latte intuitivo e facile da pulire, perfetto per cappuccini cremosi e bevande a base di latte, sempre impeccabili.
Dai chicchi alla tazza: l’eccellenza del caffè in grani Essse Caffè anche a casa tua
Il lancio della macchina Galileo segna un passo importante nella strategia domestica di Essse Caffè, che non si limita a vendere macchine, ma offre strumenti pensati per valorizzare al meglio i propri caffè, veri protagonisti di ogni estrazione.
La nuova linea di caffèin grani per la casa è un invito a vivere l’esperienza del rito di preparazione del caffè anche tra le mura domestiche. Tre miscele principali – Espresso Classico, Delicato 100% Arabica, Intenso – offrono interpretazioni diverse del gusto italiano, mentre le tre Monorigini in edizione limitata della collezione Coffee Explorers – Brasile Alta Mogiana, Honduras San Andres, Colombia Supremo – permettono di viaggiare tra aromi, altitudini e terroir, alla scoperta di nuove sfumature.
E c’è di più. Per un anno, il 10% del ricavato delle vendite dei caffè in grani per la casa sarà devoluto alla Fondazione Umberto Veronesi, per sostenere la ricerca scientifica sui tumori pediatrici. Un gesto concreto, coerente con la visione di un’azienda che ha sempre messo al centro l’etica, oltre alla qualità.
I prodotti sono acquistabili sullo shop online ufficiale e nei negozi specializzati, in Italia e all’estero, grazie a una rete di distributori accuratamente selezionata.
Galileo non è solo una macchina. È il ponte tra la Specializzazione di Essse Caffè e il rito quotidiano del caffè fatto in casa. Con i suoi grani d’eccellenza, Essse Caffè firma un nuovo modo di vivere il gusto: più autentico, più consapevole, più tuo.
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