Lo storico lanificio Bottoli di Vittorio Veneto, Treviso, sta utilizzando gli scarti dei fondi di caffè di Dersut Caffè per la produzione di alcuni tessuti pregiati come il cashmere. L’aroma del chicco ancora non si può sentire ma l’azienda è al lavoro per migliorare questo aspetto. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale dell’Ansa.
Lanificio Bottoli e il cashmere con i fondi del caffè
VITTORIO VENETO (Treviso) – L’alta moda incontra la sostenibilità nello storico lanificio Bottoli, dove una piccola parte della produzione dei tessuti pregiati, come il cashmere, viene tinta utilizzando gli scarti dei fondi del caffè.
L’aroma non si può ancora sentire, ma Ettore Bottoli, direttore commerciale dell’azienda e figlio del presidente Roberto, assicura che ci stanno lavorando “anche se siamo ancora alle fasi preliminari”.
In attesa di raggiungere questo step, sciarpe, giacche e coperte assumono già il colore tipico della bevanda più amata dagli italiani grazie a un lungo e costoso processo.
“Abbiamo provato a tingere il cotone e il lino, ma niente” spiega Ettore alll’Ansa, che però non si è arreso e ha continuato a credere nell’idea di suo padre, fino a che “il colore ha attecchito sulla lana e sul cashmere”.
Il tintore “un po’ mi odia” scherza il direttore commerciale, perché la lavorazione è laboriosa, “ma dopo vari tentativi siamo riusciti anche a industrializzare il prodotto”. Che è diventato un’eccellenza richiesta dai più importanti marchi di moda mondiali. Non solo in Italia, dove producono per Etro, ma anche in Giappone, Paese nel quale Bottoli è venuto a presentare il suo prodotto al Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka.
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LONDRA – Nel Regno Unito il costo di una normale tazza di caffè a 5 sterline, circa 6 euro, potrebbe presto diventare la norma: questo è il grido d’allarme espresso da alcuni gestori di caffetterie inglesi che ritengono che non porterà vantaggi ai loro affari. Gli analisti del settore, come riporta la BBC, prevedono che questo scenario potrebbe concretizzarsi entro i prossimi due o tre anni.
Le preoccupazioni dei titolari delle caffetterie nel Regno Unito
Ad esempio Nicola Lockwood, proprietaria del Bells Tea Shop a Lincoln, come riportato dalla BBC, osserva che molti proprietari di caffetterie stanno già vedendo questa tendenza in alcune zone, sottolineando il peso economico che potrebbe gravare sui consumatori abituali di caffè.
Anche Karen Wattam, del Garden Village Tearoom a Hull, teme che questi prezzi non saranno ben accolti dai suoi clienti, dove costi così alti potrebbero allontanarli.
Jeffrey Young, fondatore di Allegra World Coffee Portal, spiega che le bevande a base di caffè con aggiunte speciali come sciroppi o latte alternativo, spesso costano già 5 sterline, circa 6 euro, e confronta le preoccupazioni attuali con quelle di 20 anni fa, quando il prezzo di 2 sterline, circa 2,50 euro, per una tazza sembrava eccessivo.
L’aumento dei prezzi del caffè è influenzato da diversi fattori, tra cui un record nei mercati internazionali delle materie prime per i chicchi di Arabica.
Inoltre c’è da considerare il maltempo in Brasile e Vietnam, i principali produttori mondiali, che ha causato un forte calo della produzione.
Paul Rooke, della British Coffee Association, spiega che, sebbene le condizioni climatiche abbiano influenzato i prezzi dei chicchi, altri fattori come l’aumento dei costi energetici e delle spese operative stiano spingendo verso l’alto le spese delle caffetterie.
In ogni caso, il cambiamento nel prezzo del caffè è nell’aria anche oltre la Manica e ancora non è chiaro come si risolverà la questione legata al chicco, un mercato che con gli anni ha conquistato anche la Gran Bretagna (ne abbiamo parlato qui).
MILANO – Stress, vita frenetica, tensioni sono alcune delle condizioni della vita moderna e bisogna saper scegliere al meglio gli alleati del proprio benessere. Con la miscela Refreshing tè verde con limone e aloe vera, Cupper ha realizzato una tazza benefica di piacere.
La miscela Refreshing tè verde con lime e aloe vera
I tre ingredienti si fondono insieme per una miscela del tè verde dalla trama sottile in cui ogni sorso è un tuffo nel fresco aroma del limone e dell’aloe vera.
Tre piante, tre preziose alleate dell’equilibrio fisico, in particolare per la loro proprietà antinfiammatoria, depurativa e digestiva.
Il tè verde di Cupper è limpido e leggero per la qualità delle foglie che derivano da coltivazioni biologiche e Fairtrade e che garantiscono una coltivazione pregiata.
Il limone è un vero tesoro dorato, simbolo di bellezza e ricchezza, molto amato perché ricco di composti antiossidanti, ha incredibili virtù complici preziose per il benessere.
E come una ciliegina sulla torta l’Aloe vera, famosa presso i popoli antichi tra cui cinesi, greci, egizi e romani, viene citata anche dal condottiero Cristoforo Colombo che nel suo diario di bordo ha descritto l’Aloe come pianta indispensabile per portare l’armonia nel corpo e curare lo spirito.
Refreshing tè verde con limone e aloe vera è una vera coccola di equilibrio ed energia.
Ingredienti infuso biologico: tè verde* (94%), aroma naturale di limone* (5%), aloe vera essicata e concentrata in polvere* (1%)
(*) Ingredienti da agricoltura biologica
Prezzo consigliato al pubblico (confezione da 20 bustine): € 3,49
Informazioni sul prodotto (distribuzione e prezzo consigliato al pubblico)
Refreshing Tè Verde con Limone e Aloe Vera Bio è disponibile tutto l’anno nei migliori supermercati e online su Amazon.it.
Packaging
Confezione in cartone riciclabile, bustine di carta riciclabili, filtri non sbiancati, con etichetta riciclabile e filo in cotone biologico.
Caratteristiche 100% naturale Bio
Certificato Fairtrade
La scheda sintetica di Cupper
Cupper nasce nel 1984 dal desiderio di una coppia inglese di unire il proprio amore per il tè ad un approccio etico nell’approvvigionamento delle materie prime e ad una produzione naturale. Oggi tutti i prodotti Cupper sono certificati Bio. Fedele alla sua vocazione etica, Cupper è il primo marchio di tè Fairtrade del mondo che, ad oggi, opera a livello internazionale in oltre 50 paesi con 150 referenze.
Con la sua partnership con Fairtrade, che dura da quasi tre decenni, Cupper sostiene oltre 114.000 produttori e le loro famiglie in tutto il mondo. Una scelta fairtrade fatta da Cupper per garantire ai produttori un trattamento economicamente equo e che ha permesso importanti investimenti in infrastrutture per lo sviluppo locale. Anche le scelte che riguardano il packaging sono all’insegna della sostenibilità, con confezioni riciclabili, e per sigillare le bustine si utilizza materiale completamente plastic-free e OGM-free.
BINASCO (Milano) – Cimbali Group, azienda italiana tra i principali produttori al mondo di macchine professionali per caffè espresso, attraverso la controllata Seattle Espresso Machine Corporation, ha vinto in Cina una causa per concorrenza sleale e quattro società cinesi sono state sanzionate da un Tribunale di primo grado di Shanghai.
Cimbali Group: vittoria contro la concorrenza sleale in Cina
Il Tribunale civile cinese ha riconosciuto che le quattro società cinesi producevano e mettevano in commercio una macchina da caffè che presentava notevoli somiglianze con il modello Slayer Espresso, in particolare per quanto riguarda alcuni elementi caratteristici del design e il packaging, inducendo il consumatore a confondere l’originale macchina da caffè Slayer Espresso con quella prodotta e commercializzata dalle Società cinesi contraffattrici, creando così un ingiusto vantaggio competitivo a danno di Cimbali Group.
Slayer Espresso SG (immagine concessa)
I giudici di Shanghai hanno riconosciuto il design della macchina Slayer come “influente” ai sensi dell’art. 6 della Legge sulla concorrenza sleale cinese e hanno condannato le quattro società cinesi alla cessazione immediata della produzione e commercializzazione di macchine con design e packaging confondibili con quelle a marchio Slayer oltre al pagamento di un risarcimento danni e delle spese legali.
Sono molto rari i casi in cui un’azienda straniera riesce ad ottenere una sentenza favorevole in Cina contro la concorrenza sleale di aziende cinesi e, sebbene si tratti di una sentenza di primo grado soggetta a ricorso in appello, la decisione del Tribunale di Shanghai assume un rilievo particolare data la complessità del contesto normativo cinese.
Il riconoscimento della tutela legale di un prodotto B2B è il primo e al momento unico caso di successo nel comparto del coffee equipment, che negli ultimi anni ha registrato diversi casi di contraffazione e rappresenta quindi un risultato ancora più significativo in materia di protezione della proprietà intellettuale nel mercato cinese.
Nella sentenza, è stato infatti riconosciuto che la combinazione, unica nel suo genere, degli elementi estetici della macchina Slayer Espresso (tra i quali il supporto laterale a forma di X e la combinazione di colori, forme e strutture) rappresenti una decorazione distintiva, capace di identificare in modo inequivocabile il prodotto e la provenienza.
Inoltre, la notorietà del design è stata valutata anche nel contesto della conoscenza generale del mercato cinese dove il lungo periodo di utilizzo e la presenza costante del marchio (la macchina da caffè “Slayer Espresso” è stata introdotta nel mercato cinese sin dal 2014) hanno creato una forte associazione nella mente degli operatori del settore, stabilendo un legame stabile che identifica la fonte dei prodotti.
Insieme al riconoscimento del valore distintivo del design, questa sentenza rafforza ulteriormente la posizione competitiva di Slayer nel mercato cinese e conferma l’impegno di Cimbali Group nella difesa degli elevati standard qualitativi che da sempre definiscono l’identità dei propri brand e dei propri prodotti.
Cimbali Group continuerà a investire nella protezione della sua proprietà intellettuale, consapevole che la difesa dell’originalità e dell’innovazione è un impegno costante, essenziale per garantire qualità e affidabilità ai propri clienti, distributori e partner in tutto il mondo.
La scheda sintetica di Cimbali Group
Cimbali Group è tra i principali produttori di macchine professionali per caffè e bevande a base di latte e di attrezzature dedicate alla caffetteria. Il Gruppo, di cui fanno parte i brand La Cimbali, Faema, Slayer e Casadio, opera attraverso tre stabilimenti produttivi in Italia e uno negli Stati Uniti (a Seattle, dove vengono prodotte le macchine a marchio Slayer), impiegando complessivamente circa 850 addetti.
Nel 2019, con l’acquisizione di Keber, brand di eccellenza per la produzione di macine di acciaio professionali per l’industria del caffè con sede a Dolo (Venezia), i siti produttivi salgono a cinque. L’impegno del Gruppo per la diffusione della cultura del caffè espresso e per la valorizzazione del territorio si è concretizzato nel 2012 con la fondazione del MUMAC – museo della macchina per caffè, la prima e più grande esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine per il caffè espresso situata all’interno dell’headquarter di Cimbali Group a Binasco.
MUMAC ospita MUMAC Academy, l’accademia della macchina per caffè di Cimbali Group, centro di formazione, divulgazione e ricerca.
MILANO – Su queste pagine era già comparsa raccontandosi come micro roaster di specialty italiana trapiantata a Londra: già una storia fuori dal comune che poi si è evoluta ulteriormente, sempre volendo mantenere la bandiera del caffè italiano ben in alto all’estero. Di nuovo la parola a Federica Federico, ora titolare del Mileto Caffè.
Federica Federico, da torrefattrice a titolare di un bar, il Mileto Caffè: come è avvenuto questo passaggio e perché?
“Come già menzionato nella prima intervista di quasi 3 anni fa, sono cresciuta nel bar di famiglia a Roma e quindi sempre con lo spirito d’iniziativa e del fare al meglio per essere il più produttivi possibili. Il trasferimento a Londra ha un po’ costretto i miei a vendere l’attivitàa Roma, ma non ha mai determinato la messa da parte di questa mia voglia di fare e d’intraprendere percorsi più difficili come quelli di avere un’attività tutta mia. Anzi è sempre rimasto il mio sogno.
Farlo all’estero sicuramente non è stato facile per le grandi difficoltà legate alla lingua, per avviare il progetto da sola e poter confidare soltanto in me stessa. Ma da una parte proprio queste sono state delle sfide che mi hanno spinta ad inseguire il mio obiettivo.”
Com’è il mercato dei coffee shop specializzati come il suo lì a Londra?
“Penso sia abbastanza saturo, talmente saturo che anche le specialty roastery si stanno evolvendo in catene.”
Come ha pensato di strutturare il suo locale, con quali attrezzature, quali caffè ha scelto e i prezzi sono in linea con i competitor?
Federica dietro al bancone (foto concessa)
“Il mio locale intanto si chiama come il bar di famiglia a Roma, “Mileto Caffè”, chiuso e quindi ora riaperto. Solo la location è di 2000km e la caffetteria si trova di fianco ad un ospedale. Ho scelto di fare un menù italiano, con l’aggiunta di only specialty coffee, cosa che mi risultava impossibile da realizzare in un quartierino di Roma. Qui curo i miei clienti come fossero la mia famiglia, più o meno come facevamo con i miei nella capitale.”
L’espresso italiano, ma specialty: ha avuto buoni riscontri sia dai locali che da quegli italiani che vivono all’estero?
“La maggior parte degli italiani che vivono all’estero purtroppo, a meno che non sia qui da 20 anni, ancora non cerca questa tipologia di caffè. E il turista italiano ancora meno. Diventa difficile spiegare che si è una caffetteria italiana, ma il caffè è specialty, per cui non bruciato. E questo è un problema, quando mi ritrovo davanti ad un cliente che dice: “oh finalmente, un bar italiano. Fino ad ora non sono riuscito a prendere un caffè decente.”
Il cibo italiano è invece molto apprezzato e fortunatamente ho una buona richiesta di caffè anche in grani. Anche se c’è molta concorrenza in questo campo, c’è ancora molta gente che preferisce comprare da noi e supportare quindi il produttore piccolo e indipendente.”
Quali sono le tendenze che si possono intravedere a Londra?
“Ad oggi non saprei proprio. Sono a Londra da 8 anni e più o meno conosco il mercato di qui. Non posso negare il fatto che mi piacerebbe riaprire a Roma, a casa mia, ma Londra mi ha dato e mi sta dando ancora molto.”
Quali sono le maggiori difficoltà dell’avviare un locale come il suo a Londra?
“Con tutte le difficoltà incontrate nell’avviamento dell’attività, penso anche di essere stata molto fortunata nel trovare la Royal Free Charity. Loro, a differenza di altri, hanno scelto di sostenere una piccola azienda come la nostra e non una catena, per poter offrire ai nostri clienti qualità e un ambiente molto più che gradevole.
Vorrei anche sottolineare il fatto che questo ambiente in cui sto lavorando negli ultimi 2 anni, mi sta dando e insegnando non solo tanto sotto l’aspetto imprenditoriale ma anche a livello umano. Qui si ripete spesso: you never know what that person is going through, so be kind. E vi assicuro che viene ripagato, quando hai clienti che ti scrivono ringraziandoti per avergli strappato un sorriso in un momento difficile. Penso che in un mondo come quello in cui viviamo oggi, la mia vera vittoria sia questa.”
Il personale: difficile trovarlo, oppure no? Ci sono tanti giovani interessati eventualmente a fare formazione?
“Si, diciamo che Brexit non è stata una grande mossa per chi gestisce un business di ristorazione. Il personale è un problema, perché è veramente difficile trovarne con voglia di fare, molti sono rimpatriati, e i costi per degli operatori con un po’ di esperienza sono esageratamente alti, sicuramente non proporzionati ad altre voci di spesa. Inoltre, la gente ha meno soldi da spendere e questo incide sulla possibilità di investimento.”
MILANO – Cresce la frequenza e migliora la qualità dei consumi americani di caffè: così lo Spring 2025 National Coffee Data Trends (NCDT) report, l’indagine di consumo condotta, tra il 6 e il 20 gennaio 2025, da Dig Insights, su un campione significativo della popolazione adulta americana, per conto della National Coffee Association of U.S.A. (Nca), la massima associazione statunitense dell’industria del caffè, attiva dal lontano 1911.
La Nca svolge, dal 1950, un’indagine conoscitiva sui consumi americani di caffè. Lo studio costituisce la più longeva serie statistica relativa ai consumi di caffè negli States.
Inizialmente, esso è stato realizzato con il sostegno dal Pan American Coffee Bureau e, successivamente, dell’Ico. Dal 1991, lo studio è finanziato direttamente dalla Nca. Dal 2020, il report si è sdoppiato in due indagini annuali, che sono condotte rispettivamente a gennaio e luglio.
Quali le conclusioni più significative di questa nuova edizione? Il primo dato importante è che circa i due terzi degli americani (66%) consumano caffè ogni giorno, contro il 65% dell’anno scorso e il 59% del 2021.
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BUSSOLENGO (Verona) – Pellini Caffè si presenta al 2025 nel segno della novità, annunciando tre nuove linee di prodotto pensate per i principali canali distributivi: horeca, grande distribuzione e mercato estero. Il canale professionale, bar e ristoranti, potrà presto contare su quattro nuove miscele: Assoluta, Virtuosa, Intrepida e Spavalda pensate per esaltare gli aromi del caffè nel rispetto delle diverse tecniche di estrazione, dalle più classiche alle più innovative.
Le nuove referenze riflettono l’expertise e la cura artigianale che da sempre contraddistinguono Pellini, cioè la creazione di miscele: ogni tazzina non contiene solo un caffè ma una vera e propria esperienza immersiva nel gusto.
Il logo di Pellini Caffè (immagine concessa)
“L’artigianalità per noi non è un concetto astratto, ma un impegno concreto che si rinnova continuamente — sottolinea Federico Pellini, presidente di Pellini Caffè -. È parte integrante della nostra identità familiare: da generazioni, la nostra famiglia partecipa in prima persona alle selezioni dei caffè nei Paesi d’origine, affiancando i professionisti del reparto Ricerca e Sviluppo nella scelta dei chicchi che daranno vita alle nostre miscele. Un gesto che non è solo simbolico, ma che testimonia la volontà di presidiare ogni fase della filiera produttiva. Solo così possiamo garantire, da oltre cent’anni, uno standard qualitativo costante e riconoscibile, che si traduce in una tazzina capace di raccontare l’autenticità del nostro lavoro”.
Nel canale della grande distribuzione, Pellini Caffè introduce una rinnovata immagine di packaging pensata per intercettare le attuali abitudini di consumo, sempre più orientate verso modalità di estrazione domestica innovative e personalizzate.
I nuovi prodotti si distinguono per un’impostazione visiva contemporanea e per l’integrazione del nuovo logo, elemento centrale del percorso di evoluzione dell’identità di marca intrapreso dalla rinnovata governance dell’azienda.
Il restyling del logo, frutto di un attento lavoro di sintesi, propone un design essenziale ed elegante, capace di restituire in chiave moderna i tratti distintivi della storia Pellini. Due i riferimenti simbolici che emergono con forza: l’anno di fondazione, il 1922, che testimonia oltre un secolo di attività, e la città di Verona, culla dell’azienda e parte integrante della sua identità valoriale.
A completare e valorizzare il linguaggio comunicativo, la nuova identità visiva curata da Roger Botti, amministratore delegato e direttore creativo di Robilant: un chicco di caffè rosso, simbolo dell’eccellenza nella selezione, tostatura e miscelazione della materia prima e della cura artigianale che Pellini continua a dedicare alla composizione delle sue miscele. Un elemento iconico e carico di significato, per la storica torrefazione scaligera, perché capace di raccontare, anche visivamente, la qualità profonda di un prodotto che nasce da un sapere consolidato e da una visione in continua evoluzione.
“Il nuovo logo rappresenta l’ampio processo di rinnovamento intrapreso da Pellini Caffè, a partire dal cambio della governance, due anni fa – afferma Beatrice Pellini, direttrice marketing e rappresentante della nuova generazione in azienda -. Un’evoluzione che nasce sotto il segno di un CdA rinnovato e di un riposizionamento del brand capace di coniugare radici profonde e visione futura. Il punto di partenza resta invariato: i valori che oltre un secolo fa hanno dato vita a Pellini Caffè”.
Beatrice Pellini aggiunge: “La dimensione familiare, l’identità italiana, la tradizione e l’esperienza, continuano ad essere il riferimento essenziale del nostro percorso. Ma è con uno sguardo rivolto al domani, attraverso un approccio progettuale innovativo, che intendiamo tracciare la strada dei prossimi anni. Sempre nel rispetto di ciò che ci distingue da generazioni: la qualità costante delle nostre miscele artigianali, espressione autentica della nostra identità”.
Pellini Caffè continua a rappresentare un’eccellenza del Made in Italy anche sul mercato internazionale, con una presenza consolidata in oltre 60 Paesi e un export in costante crescita.
“Per rafforzare ulteriormente il nostro posizionamento estero – racconta Nicolò Pellini, direttore vendite – l’azienda introduce una nuova linea di prodotti pensata specificamente per il mercato internazionale. Si tratta di miscele sviluppate in modo mirato, in grado di rispondere alle diverse preferenze di gusto e ai metodi di estrazione tipici dei diversi contesti europei. Ogni prodotto è frutto di un’attenta selezione e di una progettazione dedicata, con l’obiettivo di preservare l’autenticità dell’espresso italiano, pur adattandosi a modalità di preparazione e a tecnologie differenti. Una scelta strategica che conferma la volontà di Pellini Caffè di dialogare con un pubblico globale, senza mai rinunciare alla propria identità artigianale e alla qualità che da oltre un secolo definisce il valore della nostra torrefazione”.
La scheda sintetica di Pellini Caffè
Pellini Caffè nasce a Verona nel 1922 diventando una realtà industriale negli anni ’60. Nel 1999 arriva sul mercato l’iconica referenza TOP in barattolo che contribuisce all’espansione del marchio all’estero. Nel 2010 è tra le prime tre aziende a marchio italiane ed è la prima a lanciare sul mercato capsule compatibili.
Oggi è presente in oltre 60 Paesi nel mondo, con un giro d’affari superiore ai 70 milioni di euro, ed è riferimento per la categoria grani in cima alla lista dei consumatori di diverse generazioni, dalla GDO al mondo horeca.
L’intero processo, dalla tostatura per singola origine alla creazione delle miscele, è orientato all’eccellenza per un caffè che rappresenta uno dei migliori esempi di qualità Made in Verona.
YUNNAN (Cina) – Nel 2024 in Cina, precisamente nella provincia dello Yunnan che può vantare la più grande zona di coltivazione del caffè del paese, nel 2024 è stato registrato una superficie coltivazione di 86.700 ettari e una produzione, che rappresenta oltre il 98% di quella nazionale, di 146.000 tonnellate, come riportato dal portale CGTN.
La produzione del caffè in Cina
Durante il 2024 il numero delle esportazioni si è aggirato intorno alle 32.500 tonnellate: un incremento sostanziale del 358% rispetto all’anno precedente.
I mercati principali di destinazioni sono stati Paesi Bassi, Vietnam e Germania.
C’è di più: grazie al servizio di China-Europe Railway Express i clienti europei potranno ricevere le merci in solo due settimane dall’evasione dell’ordine.
SCHWERIN – Secondo una ricerca scientifica pubblicata da Science Direct (Journal of Food Composition and Analysis), nel caffè sono stati identificati oltre 1.000 composti organici volatili, o COV, creati durante la tostatura e appartenenti a diverse classi chimiche come fenoli, alcoli, esteri e furani. Insieme, contribuiscono al sapore e all’aroma del caffè: in pratica, diverse combinazioni di questi composti sono parte del motivo per cui una tazza di caffè ha un sapore diverso da un’altra.
Prendendo come riferimento un altro studio, pubblicato suFood Chemistry, i ricercatori hanno utilizzato diversi dispositivi di gascromatografia per analizzare i composti volatili in otto campioni di caffè tostato.
Hanno anche utilizzato un cosiddetto naso elettronico, un dispositivo sensoriale dal nome curioso utilizzato per rilevare con precisione aromi o sapori.
Il sistema Portable Electronic Nose di Airsense Analytics
E, in materia di nasi elettronici, arriva il PEN, noto anche come E-Nose, il sistema di identificazione compatto per gas sviluppato da Airsense Analytics, uno di fornitori di attrezzature per la sicurezza e la protezione più riconosciuti a livello mondiale, con sede a Schwerin in Germania.
L’E-nose (immagine concessa)
Il PEN può essere utile anche per quanto riguarda il caffè. La rilevazione dei gas avviene tramite una matrice di sensori.
Dopo una fase di addestramento, è possibile identificare composti singoli o miscele di gas utilizzando i pattern generati dai sensori.
Grazie a vari algoritmi, lo strumento è in grado di identificare fino a 10 diversi composti o fornire risposte semplici come “Buono-Cattivo” o “Sì-No,” a seconda delle esigenze dell’utente. Inoltre, l’E-Nose può fornire una valutazione quantitativa.
Grazie alla sua particolare strategia di campionamento, il rilevatore può essere utilizzato in laboratorio, per applicazioni mobili in ambiente o in modalità online per l’applicazione del controllo dei processi.
Il progetto Canal Café verrà presentato in occasione della 19ª Biennale Architettura a Venezia in programma dal 10 maggio al 23 novembre 2025. Il sistema prevede la depurazione dell’acqua tramite piante e un ingegnoso gioco di vasi comunicanti. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Lucio Bardelle per il portale d’informazione Milano Città Stato.
Il caffè direttamente dai canali di Venezia: il progetto
VENEZIA – Venezia stupisce ancora. Questa volta lo fa con un’idea che ha dell’incredibile: realizzare il miglior espresso d’Italia usando l’acqua dei suoi canali. Un’idea per i nostri Navigli? No, non è uno scherzo. Il progetto, chiamato Canal Café, sarà uno dei protagonisti della 19ª Biennale Architettura in programma dal 10 maggio al 23 novembre 2025, curata da Carlo Ratti.
Qual è il suo intento? Trasformare l’acqua, spesso considerata inquinata o inutilizzabile, in una risorsa preziosa per la sostenibilità e, perché no, anche per la pausa caffè.
L’idea nasce da una riflessione sul valore nascosto dell’acqua urbana. In tante città si torna a parlare della navigabilità dei fiumi, e Venezia, con i suoi canali unici, diventa il punto di partenza ideale per un esperimento visionario. Proprio quelle acque che durante la pandemia avevano rivelato fondali limpidi e creature marine mai viste, diventano oggi protagoniste di un percorso di depurazione e rinascita.
Il progetto Canal Café è firmato dallo studio newyorkese Diller Scofidio + Renfro, insieme all’architetto Aaron Betsky e alle aziende di riutilizzo idrico Natural Systems Utilities e Sodai. Il sistema prevede la depurazione dell’acqua tramite piante e un ingegnoso gioco di vasi comunicanti.
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