sabato 25 Ottobre 2025
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L’Ambasciata d’Italia a Londra per celebrare il caffè con grandi nomi del settore

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Il Big Ben (immagine: Pixabay)

A Londra l’Ambasciata d’Italia ha celebrato il caffè simbolo del made in Italy. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione dell’agenzia di stampa Ansa.

L’evento dell’Ambasciata d’Italia a Londra

LONDRA – In occasione della Giornata internazionale del caffè, l’Ambasciata d’Italia a Londra ha ospitato un discussion panel dal titolo Building a sustainable coffee future, organizzato in collaborazione con l’agenzia Ice e l’International coffee organization (Ico).

All’incontro hanno preso Vanúsia Nogueira, direttrice esecutiva di Ico; Andrea De Marco, project manager di Unido; Giuseppe Lavazza, presidente di Lavazza; Andrea Illy, presidente di Illycaffè; e Francesco Sanapo, esperto di caffè e fondatore di Ditta Artigianale.

La conversazione è stata moderata da Gerardo Patacconi, senior advisor di Ico.

La conferenza ha rappresentato un’occasione di confronto sul futuro del settore, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile dell’intera filiera a livello globale.

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Starbucks chiude definitivamente la Reserve Roastery di Seattle

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Il logo di Starbucks

SEATTLE – Starbucks chiuderà definitivamente la Reserve Roastery di Seattle, la prima torrefazione creata dall’azienda situata nel quartiere di Capitol Hill. Anche lo store Starbucks Reserve nel quartiere SoDo di Seattle seguirà la stessa sorte.

Il marchio aveva già annunciato che avrebbe licenziato circa 900 dipendenti non legati alla vendita al dettaglio e che avrebbe chiuso diversi negozi negli Stati Uniti e in Canada, nel tentativo di concentrare maggiormente le proprie risorse sul rilancio dell’azienda.

L’azienda ha dichiarato, come riportato dal portale MyNorthWest, che sta chiudendo i punti vendita “laddove non siamo in grado di creare l’ambiente fisico che i nostri clienti e partner si aspettano o non vediamo una prospettiva di performance finanziaria.”

Starbucks ha annunciato inoltre di prevedere di concludere l’anno fiscale con 18.300 negozi in Nord America, ovvero 124 in meno rispetto all’anno scorso.

Sca Italy annuncia Sanremo Coffee Machines e Dalla Corte come partner per i Campionati italiani barista 2026/2027

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Sanremo Machines 8 Pro (immagine concessa)

MILANO – Entrambe le aziende metteranno a disposizione le proprie macchine espresso per le competizioni ufficiali, garantendo ai concorrenti attrezzature di altissimo livello, precisione e affidabilità. Questa doppia partnership rappresenta un importante passo avanti per Sca Italy, che conferma la propria missione di sostenere la crescita del movimento specialty coffee e l’eccellenza delle competizioni italiane.

L’azienda trevigiana Sanremo Coffee Machines sarà sponsor dei Campionati italiani barista per il biennio 2026/2027 con la già celebre D8 Pro, e commenta: “Questa partnership si propone di promuovere la crescita del settore e stimolare nuovi talenti, forte di un’esperienza decennale che vede nelle competizioni un’opportunità imperdibile di confronto tra innovazione tecnologica e tendenze di mercato, elemento essenziale per lo sviluppo positivo del settore.”

“Siamo orgogliosi di supportare le finali dei Campionati italiani latte art 2026/2027 con Zero Plus, la nostra nuova macchina che unisce arte, tecnologia e design. – dichiara Carmen Stanziola, area manager Italia di Dalla Corte – “Grazie alla Digital Flow Regulation e alla libreria dei profili personalizzabili, Zero Plus permette ai baristi di creare, salvare e replicare ricette di caffè uniche con precisione e costanza. Con questa partecipazione, Dalla Corte ribadisce il proprio sostegno alle competizioni che celebrano l’eccellenza, la creatività e l’innovazione nel mondo del caffè.”

Zero Plus (immagine concessa)

“Accogliere due aziende italiane di questo livello come partner ufficiali è motivo di orgoglio per la nostra associazione – afferma Alberto Polojac, Coordinator Sca Italy –. Grazie alla loro collaborazione, i Campionati italiani barista e Latte art potranno contare su macchine di ultima generazione e su un supporto tecnico di prim’ordine, offrendo ai concorrenti un palcoscenico all’altezza del loro talento”.

Con questa partnership, Sca Italy si prepara a un’edizione ancora più entusiasmante delle competizioni, all’insegna di innovazione, qualità e valorizzazione della community del caffè.

Addio a Adriana Morando Lavazza, moglie del presidente Alberto Lavazza

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Il logo di Lavazza Group

TORINO – Adriana Morando Lavazza, moglie di Alberto Lavazza, presidente onorario del gruppo torinese del caffè, è venuta a mancare.  Tutta la famiglia l’ha ricordata come “una donna con un cuore enorme” ricevendo innumerevoli messaggi di affetto.

La scomparsa di Adriana Morando Lavazza

Il rosario è stato recitato il 3 ottobre nella parrocchia Beata Vergine delle Grazie, mentre i funerali si sono tenuti il 4 ottobre alle 10.

Il presidente del Torino Football Club Urbano Cairo e tutta l’associazione si sono uniti nel ricordo di Adriana.

Ricordiamo che Adriana era figlia di Luigi Morando, ex presidente del Torino dal 1959 al 1961.

Giornata nazionale dei locali storici d’Italia: gli eventi tra storia e degustazioni

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locali storici
Camparino in Galleria (immagine concessa)

Sabato 4 ottobre i 200 locali storici d’Italia hanno aperto le porte ad eventi, degustazioni, menù della memoria e offerte dedicate. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Beba Marsano per il portale Vanity Fair.

La Giornata nazionale dei locali storici d’Italia

MILANO – Sabato 4 ottobre si sono spalancate le porte per la quinta Giornata nazionale dei Locali storici d’Italia che quest’anno ha avuto come ambassador speciale la direttrice de La Cucina Italiana, Maddalena Fossati Dondero.

Il programma è stato ricco tra visite guidate infarcite di aneddoti e curiosità, degustazioni, menù della memoria, omaggi e offerte dedicate.

Un viaggio sentimental-papillare nell’identità del Belpaese, che passa anche per l’invenzione di un piatto, un cocktail, un singolo biscotto.

Un esempio? Il Caffè Camparino in Galleria di Milano.

Aprì nel 1915. Un sistema d’avanguardia garantiva un flusso diretto d’acqua gassata dalle cantine per un Campari e soda perfetto, sempre refrigerato. Nella casa dell’aperitivo milanese, dai raffinati arredi Liberty, sostavano dopo le rappresentazioni alla Scala Verdi e Puccini, si ritrovavano i futuristi, compresi Marinetti e Boccioni, e teste coronate come re Umberto I ed Edoardo VII d’Inghilterra amavano ordinare il bitter al grande bancone, realizzato dal celebre ebanista Eugenio Quarti.

Camparino resta tuttora un santuario della mixology, un must per il perfect serve di grandi classici come il Negroni.

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Danesi Caffè lancia la Pink Bag edition per il mese della prevenzione del tumore al seno

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danesi caffè
Pink Bag (immagine concessa)

ROMA – Nel mese della prevenzione del tumore al seno, Danesi Caffè presenta la Pink Bag edition, disponibile solo per il mercato americano. Un’edizione speciale che non è solo un nuovo packaging, ma un simbolo: trasformare ogni tazza in un gesto di consapevolezza e solidarietà.

Danesi Caffè presenta la Pink Bag edition

Da sempre, le donne rappresentano il cuore della filiera del caffè. Dalla coltivazione alla raccolta, dalla selezione alla tostatura, fino alla leadership aziendale: gran parte del mondo del caffè vive grazie al loro lavoro, troppo spesso invisibile e sottovalutato.

Con questa iniziativa, Danesi rende omaggio alla forza e al coraggio delle donne, in particolare a quelle che affrontano la malattia e a chi le sostiene.

Ogni Pink Bag diventa un tributo silenzioso, un invito a trasformare un gesto quotidiano come bere un caffè in un momento di vicinanza e impegno.

Massimo Faravelli AD Ekaf: “A HostMilano presenteremo tante novità firmate Cellini Caffè e Joybreak, l’inedito brand di bevande calde da bar”

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Faravelli di Ekaf: presenteremo Joybreak
Ecco il Coffee Concentrate di Cellini Caffè

MILANO – Abbiamo sentito Massimo Faravelli, AD di Ekaf, sul lancio di Joybreak, un brand pensato per arricchire l’offerta continuando a garantire qualità.

Come vedete lo sviluppo del mercato nel mondo HORECA e che ruolo può giocare il torrefattore?

Il mercato dei solubili nell’Horeca è cresciuto in modo significativo: oggi rappresenta circa il 20% delle consumazioni e il trend appare ormai consolidato. Un tempo il torrefattore ha guardato con poca attenzione a questa categoria, ma noi pensiamo che il suo ruolo sia centrale per portare qualità, innovazione e affidabilità anche in questo segmento.

In questa direzione si inserisce il nostro progetto Joybreak, il nuovo brand aziendale dedicato alle bevande calde, costruito su due pilastri:

da un lato una gamma di solubili con le “specialità più richieste del fuori casa”, abbinata a un’innovativa macchina capace di erogare fino a tre prodotti diversi, così da ampliare l’offerta senza complicazioni operative;

Dall’altro il monoporzionato, soluzione strategica per i locali con bassa rotazione o per chi desidera ampliare l’offerta a menù. Grazie a un’integrazione del portafiltro sviluppata in esclusiva per Joybreak le capsule possono essere utilizzate direttamente sulla macchina professionale, introducendo così un sistema versatile e all’avanguardia.

Questo percorso è stato fortemente voluto dall’azienda che vede nelle bevande calde un complemento naturale all’offerta del barista: un modo per arricchire il servizio e intercettare nuove occasioni di consumo.

La qualità in tazza spesso non è considerata quando si parla di capsule: EKAF come la garantisce?

Ekaf Cellini Joybreak
Ecco Joybreak

Per Ekaf/ Cellini Caffè la capsula non è un semplice contenitore, ma un piccolo laboratorio. Ogni ricetta viene sviluppata con tostature, macinature e dosaggi specifici per il formato, così da avere sempre la migliore estrazione possibile. Inoltre, utilizziamo ingredienti di qualità e dosaggi calibrati, anche superiori rispetto agli standard di mercato, proprio per garantire corpo e persistenza in tazza.

Il tutto è racchiuso in un packaging studiato per preservare l’aroma e rivolgendoci sempre a fornitori che rispettino i massimi standard del settore. Infine quando i prodotti sono destinati al settore HoReCa, vengono validati non solo in laboratorio ma anche direttamente nei locali, per garantire costanza in condizioni reali di utilizzo. È così che assicuriamo che la qualità in capsula sia all’altezza delle aspettative dei professionisti e dei consumatori finali.

Come procede lo sviluppo di Ekaf e del marchio Cellini, dopo anche la spinta nel mondo online?

Negli ultimi anni l’online ha rappresentato per noi un acceleratore fondamentale, non solo per le vendite ma anche per far crescere la brand awareness. L’online ci consente di far conoscere e far provare i nostri prodotti di altissima qualità raggiungendo consumatori che non potremmo intercettare con i canali tradizionali.

Questo aumento di visibilità, unito al costante lavoro della nostra forza vendite, si traduce in risultati positivi anche nei canali classici: stiamo registrando una crescita significativa sia nell’“out of home” sia nel retail. In particolare, nella GDO italiana il marchio Cellini segna nei primi otto mesi del 2025 un incremento del sell-out del 22% a volume rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, confermando la solidità del percorso intrapreso.

Il mercato in crisi, i prezzi alle stelle, l’EUDR: Ekaf come si sta muovendo in quella che in tanti hanno definito tempesta perfetta?

È vero, ci troviamo di fronte a una fase estremamente complessa: l’aumento dei costi lungo tutta la filiera, la volatilità delle materie prime e le nuove normative europee – come l’EUDR sulla deforestazione – stanno ridisegnando le regole del gioco. Per noi di Cellini Caffè la risposta parte da due principi: trasparenza e solidità. Da un lato lavoriamo a stretto contatto con i nostri fornitori per garantire approvvigionamenti sicuri e tracciabili, rispettando criteri ambientali e sociali sempre più stringenti. Dall’altro, continuiamo a investire in innovazione di prodotto e in efficienza produttiva, così da assorbire parte delle pressioni senza compromettere la qualità.

Quella che molti definiscono una “tempesta perfetta” per noi è anche un’occasione per dimostrare coerenza con i nostri valori: offrire un caffè di alta gamma, sostenibile e accessibile, che possa dare fiducia sia ai consumatori che ai professionisti del settore. È un equilibrio complesso, ma siamo convinti che chi saprà garantire qualità e responsabilità oggi sarà più forte domani.

Ci sono in vista degli investimenti da parte di Ekaf, nuovi Paesi (considerando anche il problema dei dazi), o altri modelli di business?

In questa fase stiamo portando avanti un piano di investimenti su più fronti. Da un lato stiamo ridisegnando alcuni processi aziendali per renderli più efficienti e garantire una qualità sempre più elevata nella nostra offerta; dall’altro continuiamo a puntare con decisione sull’export, che rimane una leva strategica di crescita. In particolare, stiamo sviluppando nuove opportunità in mercati ad alto potenziale come l’Asia e il Middle East, dove cresce l’interesse per il caffè premium e per soluzioni innovative.

Parallelamente, stiamo rafforzando sia il lavoro sul brand Cellini Caffè sia lo sviluppo delle private label, due dimensioni che consideriamo complementari: da un lato la forza identitaria di un marchio con valori chiari, dall’altro la capacità produttiva e di servizio che ci permette di collaborare con partner internazionali e presidiare canali diversi.

Infine, ciò che rende distintivo il nostro modello di business è il ruolo rafforzato della nostra società finanziaria di filiera, “Iniziative”, che affianca concretamente i progetti dei nostri clienti Horeca Italia. Un supporto che può fare la differenza in un periodo complesso come quello attuale e che ci consente di offrire ai partner un pacchetto davvero completo, che va ben oltre il prodotto.

A HostMilano, ci saranno delle novità che si possono anticipare?

A Host Milano presenteremo un ventaglio di novità importanti. Tra queste c’è Joybreak, il nostro nuovo brand dedicato ai professionisti del bar, con una gamma di solubili e monoporzioni di qualità come Ginseng, Orzo e Nocciolino: una proposta pensata per arricchire l’offerta e rispondere ai nuovi trend di consumo. Porteremo inoltre una nuova linea di cialde, sviluppata per rispondere alle diverse esigenze sia del canale Ho.Re.Ca. sia della distribuzione moderna, e il rinnovamento della nostra linea di caffè in grani per il BAR, con nuove referenze e un restyling del packaging che ne rafforza l’identità.

Un’altra grande novità sarà il Coffee Concentrate, pensato per intercettare un mercato internazionale sempre più attratto dalla mixability. Si tratta di una base di caffè intensa e subito pronta, ideale per creare bevande fredde, signature drink analcolici e alcolici, dessert e ricette contemporanee a base latte. È una proposta che dialoga con le nuove generazioni perché veloce e modulabile ma allo stesso tempo offre a bar e retailer la possibilità di ampliare la gamma con preparazioni coerenti e ripetibili.

Host per noi sarà quindi l’occasione non solo per far toccare con mano queste innovazioni, ma anche per consolidare il dialogo con clienti e partner, guardando insieme al futuro del caffè.

Hygge a Milano, sin dal 2017 senza il caffè al banco: fine di una tradizione o evoluzione necessaria?

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Matteo e Donato di fronte a Hygge (foto concessa)
Matteo e Donato di fronte a Hygge (foto concessa)

MILANO – Il post sull’account Instagram di Francesco Sanapo ha stimolato la riflessione attorno alla tradizione tutta italiana del caffè al banco: da mantenere in vita, sì o no? Quanto conviene al barista continuare con questa abitudine, soprattutto nel caso delle caffetterie specialty dove l’espresso al volo spesso diventa una barriera di comunicazione importante dello stesso prodotto e qualità della materia prima?

La discussione continua su queste pagine insieme a uno dei fondatori di Hygge, Matteo Salcito insieme a suo fratello Donato, a Milano una dei primi coffee shop specialty, aperto nel 2017, in un momento in cui si era ancora agli inizi di questo filone.

Hygge dal 2017 ha scelto di non servire il caffè al banco: come mai?

“All’inizio è stata un’operazione che non è stata ben compresa dai clienti. Tuttavia abbiamo pensato che trattando di specialty, la caffetteria dovesse essere curata anche nel servizio, che necessitava però di spazio e di tempo per comprendere adeguatamente la bevanda che avremmo proposto. Non volevamo far vivere il caffè come qualcosa di rapido, immediato, preso di fretta. Stare in piedi di fronte al barista fa creare la fila, fa andare via subito il consumatore. È un retaggio culturale che spesso rischia di mettere in ombra l’importanza dell’espresso.

Abbiamo quindi da subito scelto di escludere il caffè al banco.

Matteo Salcito, uno dei fratelli fondatori di Hygge (foto concessa)

Un altro motivo prioritario di questa strategia è quella di lasciare concentrato il barista nelle sue operazioni: la creazione di fila al banco determinano condizioni non ideali per il professionista che deve saper gestire il batch brew, l’espresso, diverse tipologie di ordini allo stesso tempo, per i quali è necessaria la massima attenzione. Il disordine, la calca, opprime completamente il lavoro del barista.

Da qui l’idea di livellare il servizio di caffetteria a tutte le altre comande da ristorazione.”

La caffetteria è un servizio di ristorazione a tutti gli effetti

“Dietro al caffè c’è un mondo come quello del vino: c’è ricerca, ci sono persone che selezionano la materia prima, la lavorano. Ci sono tipologie di chicchi che hanno una qualità incredibile. Superiamo l’altro luogo comune del prezzo fermo a un euro: se il servizio al banco è percepito come un po’ più cheap, anche il cliente sarà il primo a pensare di dare minor valore all’espresso. Invece recandosi al tavolo, l’operatore ha l’occasione di servirlo con un racconto, un approccio e una condizione psicologica più incentivante.”

Com’è andata?

“I primi due anni molti entravano e ci guardavano male. Ma è normale: chi da sempre è abituato a consumare in queste modalità, per forza si aspetta di trovarlo in caffetteria. Abbiamo sicuramente perso una bella fetta di clientela della zona e la possibilità di accogliere alcuni di loro che si sarebbero anche fermati a mangiare. Ma ripensandoci: il caffè necessita di 30-40 secondi per uscire, la barriera è per lo più psicologica.

Per arrivare a selezionare la nostra clientela ci abbiamo messo un po’ di tempo ed è stata una fase per noi delicata. Dal terzo anno in poi le cose si sono stabilizzate, le persone hanno iniziato a capire. C’è sempre qualcuno che deve iniziare a farlo, per azionare il circolo virtuoso.

L’incentivo parte da qualcuno e ora ho notato che il nostro vicino, Onest, spinge sul caffè servito al tavolo. Tra i locali che hanno una profilazione specialty, si sta consolidando gradualmente questa modalità alternativa.”

Ma la tradizione?

“Non credo che sia minata. Tradizione non vuol dire fare le cose come si è sempre fatto, ma significa rispettare la storia e renderla contemporanea. Il caffè in Italia nella maggioranza dei bar, si beve e prepara, male. Manca la ricerca dietro, ci siamo fregiati del nostro primato e ora questa cosa va ripensata.

La tradizione cambia, c’è sempre uno storico precedente che produce degli effetti consequenziali. Dobbiamo noi, senza arroganza, di apportare un nuovo concetto di tradizione, nel rispetto del caffè. E questo significa dedicare lo stesso tempo sia al caffè al banco che a quello servito al tavolo, creando anche connessione e empatia tra professionista e cliente. Si cambia insieme alle nuove generazioni, senza essere troppo nostalgici”.

E sulla differenza di prezzo tra il banco e il tavolo?

Il filtro preparato al banco (foto concessa)

“Anche in questo caso tutto deriva da un tratto culturale. Ma il caffè al banco non costa poco perché si beve di fretta, ma in quanto è estratto male o è di materia prima scadente. Andando da Onest si paga la stessa cifra al tavolo e al banco per esempio, perché si paga la qualità di servizio e del caffè stesso.

Il prezzo non deve dipendere dalle tempistiche del cliente, ma dalla ricerca svolta dagli operatori. Il caffè al banco è sempre stato inoltre sinonimo di grandi consumi e invece sarebbe meglio berne meno ma migliori, e così la stessa bevanda acquisisce un significato differente.”

Catene di caffetterie Usa: così congiuntura e dazi di Trump rallentano la crescita del comparto

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Il bancone di un coffee shop americano (foto di Pexels da Pixabay)

MILANO – Il settore delle catene di caffetterie a marchio continua a crescere negli Usa, ma deve fare i conti con rialzi senza precedenti in varie categorie di costi e – come se non bastasse – con le nuove tariffe imposte dall’amministrazione Trump. Così Project Café USA 2026, il nuovo report di World Coffee Portal di cui sono stati diffusi ieri, giovedì 2 ottobre, i dati salienti.

L’indagine – condotta attraverso consultazioni e interviste con oltre un centinaio di industry leader, nonché attraverso un approfondito lavoro di documentazione e raccolta dati – offre un quadro comunque positivo del comparto, che conta 588 marchi, per un fatturato di 58,5 miliardi, in crescita del 6,6% negli ultimi 12 mesi, a dispetto della minore fiducia dei consumatori.

Ma gli operatori sono alle prese con una congiuntura non semplice, a fronte del livello sempre elevatissimo dei costi del caffè verde e delle pressioni inflazionistiche, che i dazi sono destinati ad accrescere.

Dei 20 principali competitor, 18 hanno aumentato il numero di locali nell’arco dei 12 mesi trascorsi. Starbucks, Dunkin’, Dutch Bros e 7 Brew hanno aggiunto oltre 100 esercizi ciascuno.

Complessivamente, il numero di caffetterie a marchio è aumentato del 4,2% raggiungendo le 45.277 unità, ma la crescita è rallentata rispetto al 2024, quando ha raggiunto il 5,1%

E persino il numero uno del mercato Usa – Starbucks – ha recentemente annunciato piani per chiudere un centinaio di caffetterie.

In grande spolvero il segmento dei drive-thru, capeggiato dall’ormai celebre Dutch Bros, con 1.055 locali.

Il competitor in maggiore crescita in questo segmento è però la catena 7 Brew; sotto i riflettori anche Black Rock Coffee Bar, che ha completato da poco una Ipo da quasi 300 milioni di dollari.

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Scotsman Ice presenta il primo libro di Michalis Dimitrakopoulos, campione del mondo Coffee in good spirits 2016

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Michalis Dimitrakopoulos (immagine concessa)

MILANO – Scotsman Ice annuncia il lancio del primo libro di Michalis Dimitrakopoulos, company ambassador, campione del mondo e icona internazionale della coffee community. Un’opera che racconta la sua vita, il percorso da barista a campione, le sfide e i traguardi raggiunti.

Nel libro, Michalis condivide riflessioni profonde sulla propria vita ed esperienza e sull’importanza di ingredienti spesso sottovalutati, come ghiaccio di qualità e acqua, elementi fondamentali per ogni degustazione di caffè perfetta.

Il nuovo libro GAMECHANGER – My Coffee heritage (immagine concessa)

Presentazione & firma copie

  • Ogni giorno durante Host Milano
  •  Ore 14:00
  • Stand Scotsman ice – Padiglione 20, E04

Un appuntamento imperdibile per incontrare Michalis, ascoltare la sua storia e ricevere una copia firmata del libro.

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