mercoledì 27 Agosto 2025
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Cacao: il 7 luglio si celebra con la Giornata internazionale

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La produzione di cioccolato (Pixabay License)

La Giornata internazionale del cacao si festeggia il 7 luglio. L’organizzazione non governativa Mani Tese riflette sulla crisi e il cambiamento che sta interessando il settore. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Agipress.

La Giornata internazionale dedicata al cacao

MILANO – Il 7 luglio è la Giornata internazionale del cacao, un’occasione importante per riportare l’attenzione su questa materia prima, oggi attraversata da momenti di crisi e cambiamento, come evidenzia Mani Tese, organizzazione non governativa impegnata da oltre sessanta anni sulla giustizia economica, sociale, e ambientale.

L’Europa è uno snodo centrale nel commercio e nella trasformazione del cacao e domina la produzione globale di cioccolato, e l’Italia è la seconda manifattura per prodotti finiti. Inoltre il prezzo di quella che viene considerata una commodity è aumentato del 170% durante il 2024, superando la quotazione di 12mila euro alla tonnellata nei mercati internazionali. Situazione che è il risultato di differenti fattori ambientali, sociali, economici e politici.

Per comprendere queste dinamiche Mani Tese richiama l’attenzione sulla Costa d’Avorio, che l’organizzazione sta seguendo con un focus specifico dal 2023 e sul quale sta avviando alcuni interventi.

A partire dalla fine degli anni Settanta il Paese dell’Africa occidentale si è infatti affermato come il primo produttore mondiale di cacao con un volume oggi pari al 45% di quello globale. Una posizione che ha mantenuto fino a quando, tra il 2022 e il 2024, ha registrato una perdita di produzione del 30%, che ha avuto conseguenze sulla popolazione locale e ha provocato squilibri sul mercato mondiale.

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Lindt celebra la Giornata mondiale del cioccolato

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Lindt Excellence Vaniglia (immagine concessa)

MILANO – Il 7 luglio si celebra la Giornata mondiale del cioccolato, una giornata interamente dedicata a uno dei piaceri più amati al mondo. E mentre le temperature salgono, Lindt invita a riscoprire tutto il gusto e la raffinatezza del cioccolato anche durante i mesi estivi, grazie alle sue proposte fresche, fruttate e intensamente aromatiche.

Secondo i dati Circana raccolti da Lindt[1], emerge chiaramente come, anche nella stagione calda, le tavolette siano tra i prodotti più acquistati dagli italiani. A trainare le vendite Lindt è in particolare il segmento fondente con la linea Excellence Fondente che si distingue tra i prodotti più amati nell’estate 2024 e si conferma un evergreen intramontabile anche nei mesi più caldi.

Il cioccolato non va in vacanza

Anche sotto il sole, gli italiani non rinunciano al piacere del cioccolato, e lo fanno con scelte sempre più raffinate. Tra le preferenze estive svetta la Tavoletta Excellence  85% 100g[2]: un trionfo di intensità, con le sue note decise di cacao tostato e una texture morbida e avvolgente, offre un’esperienza sensoriale intensa ma perfettamente armonica.

Per chi cerca un gusto ancora più profondo e deciso, la Tavoletta Excellence 90% 100g2 rappresenta l’espressione più pura del fondente, pensata per veri intenditori.

Per chi ama i sapori più delicati, la tavoletta classica latte 100g[3], cremosa e avvolgente, è un grande classico dal gusto morbido e delicato, che richiama tutta la semplicità — e l’eccellenza — della tradizione Lindt.

A sostegno dell’amore degli italiani per il fondente, Lindt ha arricchito la sua offerta estiva con la nuova tavoletta Excellence vaniglia[4], una tavoletta che unisce l’intensità del cacao fondente a delicate note aromatiche di vaniglia, per un’esperienza di gusto avvolgente e raffinata.

Un piacere raffinato, anche con 30 gradi

Anche d’estate il cioccolato è un piacere quotidiano, da gustare tra i tuffi in piscina e le serate all’aperto. Se i puristi continuano a scegliere le ricette più intense, cresce anche l’interesse verso i gusti più inaspettati, che fondono l’eleganza del cacao con la freschezza della frutta e delle spezie – come la tavoletta Excellence Orange2, Excellence Limone Zenzero2, Excellence Menta2, Excellence Fior di Sale2 e la tavoletta classica fondente e cocco[5].

E per chi d’estate non vuole rinunciare ai gusti iconici, la tavoletta classica stracciatella[6] è la scelta perfetta: ispirata a uno dei gelati più amati dagli italiani, unisce la dolcezza del cioccolato bianco a croccanti scaglie di cacao, per un connubio irresistibile che sa di vacanza.

Il piacere della frutta si veste di cioccolato

Accanto alle tavolette, Lindt offre anche soluzioni più pratiche e leggere, perfette per accompagnare le giornate estive in movimento. Con i Lindt Sensation Fruit[7], nelle varianti Lampone & Mirtillo Rosso e Mirtillo & Acai, unisce un cuore fruttato a una copertura di finissimo cioccolato fondente, creando una combinazione fresca, leggera e naturalmente golosa. Uno snack sofisticato che incontra le esigenze di chi desidera un’alternativa gustosa e raffinata anche sotto l’ombrellone.

Dati

[1] Source: Circana: June, July, August (data ending 25.08.2024) HS+SSS.

[2] Disponibile nei negozi monomarca Lindt (www.lindt.it/stores), sullo shop online Lindt (www.lindt.it), nei migliori bar, pasticcerie, negozi specializzati dolciari d’Italia, negli ipermercati, supermercati e punti vendita GDO al prezzo consigliato di 4,40€.

[3] Disponibile nei negozi monomarca Lindt (www.lindt.it/stores), sullo shop online Lindt (www.lindt.it), nei migliori bar, pasticcerie, negozi specializzati dolciari d’Italia, negli ipermercati, supermercati e punti vendita GDO al prezzo consigliato di 2,95€.

[4] Disponibile nei negozi monomarca Lindt (www.lindt.it/stores), sullo shop online Lindt (www.lindt.it), nei migliori bar, pasticcerie, negozi specializzati dolciari d’Italia, negli ipermercati, supermercati e punti vendita GDO al prezzo consigliato di 4,95€

[5] Disponibile nei negozi monomarca Lindt (www.lindt.it/stores), sullo shop online Lindt (www.lindt.it), nei migliori bar, pasticcerie, negozi specializzati dolciari d’Italia, negli ipermercati, supermercati e punti vendita GDO al prezzo consigliato di 3,50€.

[6] Disponibile nei negozi monomarca Lindt (www.lindt.it/stores), sullo shop online Lindt (www.lindt.it), nei migliori bar, pasticcerie, negozi specializzati dolciari d’Italia, negli ipermercati, supermercati e punti vendita GDO al prezzo consigliato di 3,50€.

[7] Disponibile nei negozi monomarca Lindt (www.lindt.it/stores) e sullo shop online Lindt (www.lindt.it), al prezzo consigliato di 4,80€.

Chapon apre il bar di ghiaccioli al cioccolato a Parigi con 17 ricette

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Il logo di Chapon

La Maison Chapon presenta a Parigi un bar di ghiaccioli al 100% cioccolato da gustare per tutta l’estate. Il menu comprende 17 ricette di gelato ispirate ai dolci e alle barrette iconiche dell’azienda. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale Sortir A Paris.

La nuova apertura di Chapon a Parigi

PARIGI – La Maison Chapon, già famosa per aver lanciato la prima tavoletta di mousse al cioccolato e le sue creazioni a base di cacao raro, ha in serbo per noi una rinfrescante sorpresa quest’estate con l’apertura di un bar eskimo al 100% di cioccolato nelle sue boutique parigine. Il bar presenta 17 ricette di gelato basate sui famosi bonbon e tavolette di cioccolato Cacaos Rares del marchio, presentate in eskimo di dimensioni ridotte.

Questi gelati tradizionali si trovano ora al 69 di rue du Bac, al 34 di rue de Saint-Sulpice e al 97 di rue de Belleville, oltre che a Boulogne-Billancourt e Levallois-Perret.

Il menu comprende K Zéro, una pralina con nocciole della Seine-et-Marne ricoperta di cioccolato al latte, e CBF, un cioccolato al latte caramellato con lime, ricoperto di cioccolato bianco e scorza di limone. Si può anche provare il Dôme au sel, con praliné di mandorle e inserto di torrone, o il Praliné coco, che unisce cocco, nocciole del Piemonte e cioccolato al latte.

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Fabio Tuccillo celebra il 7 luglio con la ricetta dei bomboloni da un milione e mezzo di visualizzazioni

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Il bakery chef Fabio Tuccillo con il bombolone ripieno di crema spalmabile al cioccolato e nocciole (immagine concessa)

MILANO – In occasione della Giornata mondiale del cioccolato, che ricorre il 7 luglio, il bakery chef Fabio Tuccillo svela una delle sue specialità più amate: i bomboloni, ripieni di crema spalmabile al cioccolato e nocciole. Questo dolce, un vero e proprio peccato di gola, simbolo di spensieratezza e vacanza, è l’ideale per una colazione estiva, una merenda da spiaggia o una dolce conclusione delle serate calde.

Fabio Tuccillo ha deciso di onorare la storica data in cui nel 1847 Joseph Fry ideò le tavolette di cioccolato, portando i suoi bomboloni ad un nuovo livello di golosità.

“La mia proposta per questa giornata speciale è pensata per esaltare il cioccolato, che unisce tutti in un momento di piacere”, afferma Tuccillo. “I nostri bomboloni non sono solo dolci, ma un’esperienza sensoriale che invita a gustare ogni morso”.

La ricetta di partenza è quella delle graffe morbidissime del Bakery chef, che ha spopolato sui social con oltre un milione e mezzo di visualizzazioni, sul suo seguitissimo profilo Tik Tok.

È facilmente replicabile anche a casa e prevede pochi semplici ingredienti di qualità: mezzo chilo di farina 00, 2 uova, 70 g di burro, un pizzico di sale, 15 g lievito fresco, 60 g di zucchero granellato fine e 200 ml di latte, rigorosamente a temperatura ambiente.

Una volta preparati i panetti, non più grandi di 120-150 grammi, basta farli riposare, prima di dargli la tipica forma di “pesciolino” e lasciarli lievitare per un’ora e mezza a temperatura ambiente. Le graffe andranno in fine fritte a una temperatura di 120-140 gradi, questo garantirà una cottura ed un colore perfetti.

Il segreto dello chef? Spolverare leggermente le graffe di zucchero con le mani pulite ed asciutte, per una glassatura leggera e senza grumi.

Nella trasformazione delle graffe in bomboloni il Bakery chef mostra tutta la sua creatività, introducendo ingredienti come farina Manitoba, panna, vanillina, limone e arancia grattugiati e creando un impasto alveolato e spumoso. Una volta cotti, i bomboloni vengono poi farciti con la Tuccitella, una crema spalmabile al cacao e nocciole realizzata dallo chef stesso, senza grassi idrogenati e con almeno il 15% di nocciole tostate, con una consistenza morbida e vellutata, perfetta per la farcitura.

La Giornata mondiale delcioccolato diventa così l’occasione perfetta per concedersi un attimo di dolcezza e festeggiare il piacere del buon cioccolato, assaporando una delizia unica, disponibile nel punto vendita Tuccillo Bakery.

Per maggiori informazioni basta cliccare qui.

Riguardo Fabio Tuccillo

Il bakery chef Fabio Tuccillo è titolare della Tuccillo Bakery, che gestisce insieme a suo fratello Gianfranco, socio dell’attività e ideatore del progetto insieme al padre Antonio. Nata nel 2014, la Panetteria Tuccillo si è evoluta nel corso degli anni, associando alla produzione di pane e panini, anche la pasticceria e gli altri prodotti da forno, che oggi la rendono riconoscibile come Bakery per un vasto pubblico, sia di clienti privati che horeca.

Sono in particolare i lievitati a consolidare il successo del Bakery Chef Tuccillo che nel 2021 ha vinto la medaglia d’argento al concorso Miglior Colomba d’Italia FIPGC Federazione Internazionale di Pasticceria Gelateria Cioccolateria, nel 2022 si è classificato tra i finalisti della Coppa del Mondo del Panettone, il concorso internazionale ideato dai Maestri Giuseppe Piffaretti, Pierpaolo Magni ed Angelo Musolino e nel 2024 al quarto posto, per la categoria Miglior Pandoro Artigianale, all’ottava edizione di Mastro Panettone, concorso organizzato da Goloasi.

 

Riccardo Depetris sul Theobroma alternativo: “Soltanto 3 o 4 sono validi per diventare cioccolato”

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Riccardo Depetris (foto concessa) theobroma alternativi
Riccardo Depetris (foto concessa)

MILANO – Il cacao sta attraversando un periodo lungo di crisi per quanto riguarda l’andamento dei prezzi – che hanno toccato punte massime da record e ancora oggi non accennano ad assestarsi – e il prodotto finale ne risente di conseguenza. In questo scenario, chi lavora all’interno del settore deve rivoluzionare il modo di arrivare al risultato finito. Un esempio di sguardo trasversale e lungimirante, è dato dal chocolate makers Riccardo Depetris, esperto del Theobroma alternativo.

Le sue creazioni del Monviso uniscono il cioccolato e la passione della montagna di Depetris: la macchina che frantuma il cioccolato ad esempio, ha raccontato, è stata modificata, inserendovi la pietra del Monviso per realizzare la macina. “È un’esperienza tra la montagna e il cacao delle zone tropicali.”

Depetris, partiamo proprio dal Theobroma cacao: che cosa definisce esattamente?

“Il termine Theobroma sta a indicare proprio scientificamente il prodotto cacao: thebroma cacao significa letteralmente “cibo degli dei”. Un attributo che è stato conferito durante la classificazione delle specie vegetali dal ricercatore che lo ha per primo catalogato.
“Cibo degli dei” in quanto strettamente legato alla civiltà Maya, all’interno della quale era considerato un alimento dedicato alle divinità per le sue proprietà benefiche ed energetiche.

Il cacao cerimoniale fa parte di questa concezione e culturale, usato nei riti pagani come bevanda da servire in occasioni sacre e di buon auspicio.”

Lei è diventato un esperto di Theobroma alternativo: ci racconta di che si tratta? Quanti sono, sono tutti commestibili come il cacao? Dove vengono coltivati principalmente?

“Il Theobroma cacao fa riferimento al prodotto cacao di per sé. Tuttavia, all’interno della stessa famiglia dei Theobromi ne esistono di altri, dei cugini stretti del cacao. Si trovano oggi almeno una quindicina catalogati, ma non tutti risultano idonei per la realizzazione di un prodotto fac smile del cioccolato.

Sono per lo più ancora sconosciuti, in primis perché non vengono coltivati sistematicamente, ma sono raccolti nella zona della foresta amazzonica e tropicali un po’ casualmente. Parliamo di un rapporto 1 a 100 rispetto al cacao convenzionale.

Di quelli che ho provato, soltanto 3 o 4 sono risultati validi per diventare cioccolato. Questo perché si deve ottenere un sapore gradevole, con sentori simili a quelli dal cacao tradizionale. La loro caratteristica è quella di contenere una quantità di grassi differente e di fibre, che li rendono complesso nella lavorazione.

Hanno percentuali di componenti intrinsechi, differenti del cacao: un Theobroma cacao ha il 50% di burro di cacao al suo interno, mentre un Theobroma Bicolor ne ha intorno al 20-30% e questo determina una trasformazione più difficile, dato che resta più secco e bisogna avere più accortezza nella lavorazione.

Questi Theobroma alternativi si trovano più che altro nell’America Latina, nel centro e nella zona amazzonica (Perù, Equador, bassa Colombia, Venezuela).

Il Bicolor e il Glendaforum del Brasile sono già maggiormente coltivati, perché le loro proprietà sono utilizzate anche in campo della cosmesi. A livello alimentare, sono meno sfruttati perché sono sempre stati poco conosciuti dall’industria, anche perché spesso non raggiungono volumi interessanti per grosse quantità ed inoltre è più difficile realizzare il prodotto finale considerando questi come materia prima di partenza.

È un processo complesso anche istruire i coltivatori al fine di orientarli verso una produzione consapevole dei Theobroma alternativi: in Guatemala abbiamo avviato un piccolo orto con qualche pianta sperimentale, ma ci vorranno diversi anni per vedere i primi risultati: nel 2022 è partito il progetto e ora attendiamo di raccoglierne i frutti.

I farmers ancora non ne vedono le potenzialità, anche per loro non è un prodotto alimentare che consumano molto. Per ora hanno intravisto nel cacao tradizionale una materia prima interessante per l’industria e quindi hanno deciso di investire su di esso, ma non è ancora lo stesso per i Theobroma alternativi.”

Quindi con i Theobroma alternativi, ufficialmente si sfata il colore scurissimo che tutti associano ad un fondente di alta qualità?

“In effetti, la cosa che colpisce è proprio il colore in degustazione. Quando presento una tavoletta verso il beige, di un marroncino molto chiaro, pensano che si tratta di un cioccolato al latte quasi sporco. Poi lo assaggiano, scoprono che si tratta di un fondente, ed è una bella sorpresa.

Nel cioccolato in generale, quando viene classificato come extra noir, si intende un prodotto che viene tostato a temperature molto elevate ed è questo a determinare la sfumatura molto scura (parliamo di una media di 180 gradi). Invece io e i miei colleghi, volendo salvaguardare i sapori, non andiamo mai oltre 125 gradi per cottura.

Non c’è sempre un’attenzione maniacale sulle origini e la valorizzazione dei sapori caratteristici dei cacao che vengono trasformati, anzi di solito si trasformano delle miscele di diverse provenienze che vengono uniformate in un unico sapore con delle tostature piuttosto spinte. Le grandi industrie oggi producono delle tavolette che sono replicabili con costanza e riconoscibili nel gusto.

Come artigiano, cerco sempre di reperire in giro per il mondo origini particolari che stupiscano innanzitutto il mio palato e poi di salvaguardare la loro unicità organolettica, con temperature basse e lente (anche più di un’ora di cottura) che conservino i sapori e i profumi della fava originale. Questo determina un colore più tenue alla vista: parliamo di qualità con le sfumature complete del marrone.

I Theobroma alternativi, come il Bicolor, danno una sensazione quasi di frutta secca. Personalmente lo abbino alla castagna, che a primo impatto non si ricollegherebbe al cioccolato, ma potrebbe invece richiamare molto il gianduia chiaro. Nell’after taste resta molto compatto e intenso.

Lo trasformo spesso in tavoletta, ma ho svolto diverse prove anche per le praline, utilizzando una ganache monorigine da questo frutto o abbinato con altri sapori che si sposano bene (come la frutta esotica, un mix tra mango e passion fruit, l’albicocca, oppure il limone che lo smorza e lo rende più appetibile con la sua nota acida).

La difficoltà maggiore è che ha poca fluibilità, risulta al contrario molto più compatto. Per preparare le praline quindi diventa complesso temperarlo, creare la camicia in cui inserire il ripieno del cioccolatino. Bisogna essere rapidi. Ho fatto davvero tante prove per capire come valorizzarlo e ancora oggi non ho terminato di migliorare.”

E allora dove sono i vantaggi?

“Non saprei, ma sicuramente c’è la mia voglia di cercare e offrire qualcosa di differente. Un’esperienza gustativa insolita, che esce fuori dal commercio abituale. Il cioccolato si trova dappertutto, seppur più cattivo che buono. Invece realizzare prodotti con origini differenti è una cosa rara.”

Quindi quali sono le nuove frontiere del cioccolato e come influenzeranno il mercato?

“Ci sarà sempre più discrepanza tra prodotti di qualità e quelli di consumo commerciale. La prima tipologia di cioccolato, purtroppo, comprenderà una fascia di clientela con un’attenzione alimentare più spiccata e anche con una maggiore disposizione economica. È meglio però mangiarne meno ma migliore.

Abbiamo fatto per un po’ di tempo delle tavolette con del cacao convenzionale delle grandi industrie: in questi anni abbiamo visto che quello non viene più acquistato nel nostro shop. Ci riconoscono come produttori particolari e scelgono le tavolette speciali. C’è stata un’evoluzione da cui non si torna indietro.

Per venire incontro a tutte le esigenze abbiamo cambiato i formati: le nostre tavolette sono da 75 grammi e la tendenza è quella in generale di farle ancora più ridotte. Ma questo per noi era un giusto equilibrio tra qualità e prezzo. Parliamo di una tavoletta quadrata, molto fine, larga e impattante alla vista.”

Come si lavorano e si trasformano i Theobroma alternativi rispetto a quello cacao?

“La differenza più grande si trova innanzitutto nella cottura (più bassa dei 125 gradi e oltre un’ora, tra i 100-110 gradi). È molto difficile la separazione tra la cascara delle fave in questo caso, che è difficile da pelare. Dobbiamo agire quasi manualmente, nel setaccio. Il maggior ostacolo è il Glandiforum, perché la buccia ha un peso specifico simile al suo contenuto e il macchinario che di solito si occupa di questa procedura, non riconosce la differenza tra le due parti. “

Importazione: difficile?

“Quando ordino dei blocchi di acquisto cerco di inserire anche un sacco di 60 chili di Theobroma alternativi nel carico totale. Nel 2024, ho lavorato di Bicolor circa 200 chili. Sono pochi, ma tanti rispetto alla produzione. Tutti i lotti sono piccoli, perché utilizzo un mulino a pietra solo per questi prodotti in modo da evitare le contaminazioni con altri cacao.”

Il prodotto finale ottenuto dal Theobroma alternativo, ha un costo maggiore rispetto a quello cacao? Come comunicarlo al consumatore finale?

“In effetti in questo momento parlare di prezzi di cacao è una nota dolente. Normalmente parliamo comunque di un 30% in più. Le tavolette le vendiamo intorno ai 10 euro con i Theobroma alternativi. Non è semplice, perché la clientela finale non ha tanta conoscenza di questo prodotto. Riesco a proporlo meglio nelle Fiere tematiche o durante i gruppi di degustazione. Sono uno dei pochi, se non proprio l’unico che si occupa di questi Theobroma alternativi.

Anche all’estero, non solo in Italia, i volumi sono bassi. Nel 2023 al Salone di Parigi, ho riscontrato già una maggiore apertura verso questo prodotto, soprattutto verso il Glandiforum (Capuasu) che è piaciuto tantissimo ai francesi che in seguito me l’hanno richiesto. In Italia invece va più il Bicolor, forse per il colore che stupisce.

Ma anche rispetto alle nostre tavolette di cioccolato gourmet da 7 euro, non è facilissimo venderle. È stato molto difficile quando mi sono inserito inizialmente in questo mercato nell’attività di famiglia, che ha un passato di pasticceri: il discorso che ho dovuto portare avanti è stato enorme, fatto di eventi, degustazioni, tentativi, comunicazione. Poco per volta, le persone hanno riconosciuto il valore del prodotto.

I nostri cioccolati esprimono sensazioni differenti e si inizia a comprenderlo anche tra le vecchie generazioni: un signore mi ha confessato di aver apprezzato finalmente il mio cioccolato e che soprattutto non gli dava fastidio come gli altri cioccolati pieni di zucchero.
Per me è stato bellissimo.”

Il cioccolato del futuro è Theobroma alternativo?

“Può essere una soluzione che cammina parallela al cacao tradizionale. I Thebroma alternativi si legano ancora a questa filiera, la carruba invece è proprio in un’altra genetica. Ancora non ho avuto esperienza di assaggio, ma ne ho sentito parlare.”

Sul sito online sono presenti i prodotti creati da Riccardo Depetris, così come nello shop fisico e poi presso alcuni rivenditori della zona.

Conclude Depetris: “Riusciamo a vendere molto il cioccolato anche d’estate, ed è stato possibile solo dopo un grande lavoro di diffusione: nelle zone alpine qui attorno, abbiamo proposto i nostri prodotti e possiamo dire che è stata una scelta che ha funzionato, perché ormai almeno 10 rifugi del cuneese tengono il nostro cioccolato nei punti vendita.

Nel 2025 dovrebbe uscire una guida per gli escursionisti, seguendo la via del cacao. Ogni rifugio, avrà dei cioccolati più standard e peculiarità specifiche di quel luogo. È un gioco, un viaggio di scoperta.”

JoinUs Milano presenta la masterclass con Chiara Bergonzi, Andrea Villa e gli studenti di Galdus

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Il team JoinUs

MILANO – Si è svolto il 3 luglio presso JoinUs Milano, in via Pompeo Leoni 1, zona Bocconi nei pressi del parco Ravizza, la masterclass esclusiva dedicata al mondo dello specialty coffee, guidata da due eccellenze dell’universo del chicco: Andrea Villa, campione italiano coffee in good spirits, e Chiara Bergonzi, Latte art specialist di fama internazionale. Lo specialty coffee è un caffè di alta qualità, selezionato e lavorato con cura per esaltare le sue caratteristiche uniche.

Alla lezione, un’esperienza formativa che JoinUs riserva ai giovani talenti che vogliono intraprendere una carriera professionale in questo settore, hanno partecipato una selezione di studenti del corso di formazione ITS Coffee Express Pro di Galdus.

Il mondo del caffè diventa perciò protagonista in JoinUs Milano, un hub polifunzionale a servizio della città e del territorio che si propone come spazio d’incontro dedicato a giovani e imprese ma non solo.

Lo spazio è dotato di un angolo bar innovativo e accogliente aperto al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 14.30.

Andrea Villa al lavoro

Chiara Bergonzi, di rientro dai campionati di Ginevra come giudice a livello internazionale di Latte art, afferma: “Questo spazio presenta alcune delle attrezzature più sofisticate dal punto di vista professionale. Qui abbiamo lanciato un percorso formativo biennale post-diploma, in cui offriamo una formazione a 360 gradi con i migliori docenti nel territorio nazionale, con i quali i ragazzi hanno l’opportunità di apprendere e studiare una o due volte a settimana, 8 ore al giorno, con un focus legato all’universo del chicco e non solo”.

JoinUs è perciò un luogo esperienziale, nato per rendere l’apprendimento e l’orientamento degli studenti in maniera dinamica e continuativa attraverso attività pratiche grazie alle figure di riferimento del mercato nazionale.

È un vero e proprio hub, in cui i ragazzi possono confrontarsi con imprenditori, esperti e campioni, come nel caso di Chiara Bergonzi e Andrea Villa.

Dunque qui è possibile degustare, grazie a importanti collaborazioni con i maggiori torrefattori artigianali, moltissime proposte di caffetteria specialty che si differenziano per varietà, processo e produttore per un vero e proprio viaggio sensoriale in questo mondo.

Grazie alla continua ricerca, core focus del progetto JoinUs, gli operatori propongono agli ospiti differenti estrazioni e ricette, classiche o reinterpretate.

La giornata di masterclass è stata scandita dalla preparazione di latte art, il filtro dall’Etiopia preparato dagli studenti del corso, il caffè portato ai mondiali da Andrea Villa, 100% Arabica monorigine dalla Colombia e un twist dell’Americano con bitter e Vermouth.

Andrea Villa e Chiara Bergonzi

Andrea Villa, appena rientrato dalla World of Coffee Ginevra, prende la parola: “Sono nato come bartender e pian piano mi sono avvicinato al mondo del caffè (qui la drink list al caffè ideata dallo stesso Villa per la Reserve Roastery di Starbucks). Il caffè è un elemento del cocktail e bisogna conoscerlo. Bisogna partire dalla materia prima e saper utilizzare ogni singolo ingrediente, dal gin alla miscela, per capire come è composto un cocktail in tutte le sue parti. È necessario conoscere il processo dietro alla creazione della bevanda e non solo replicare  la ricetta”.

Davide Franzini, coordinatore di JoinUs, afferma: “A rotazione vengono proposte le miscele dei torrefattori nazionali per esaltare la territorialità e offrire una vetrina d’esposizione a tutti. Il progetto ha inoltre un forte impegno formativo: non vogliamo che gli studenti imparino nozioni fini a loro stesse, ma è nostro desiderio che diventino parte di un vero e proprio metodo lavorativo fondato su teoria e pratica”.

Franzini aggiunge: “Vogliamo dare ai nostri ragazzi capacità e skill che esaltino il loro valore nel mercato in maniere tale che possano avere potere contrattuale. I nostri corsi sono progettati in maniera tale da risaltare le potenzialità di ognuno. Ogni aspetto viene studiato: ad esempio, recentemente, i nostri studenti hanno fatto un corso di 16 ore con un esperto di chimica e morfologia del territorio per approfondire l’importanza dell’acqua nel contesto del bar”.

Il cocktail proposto alla masterclass, un twist dell’Americano

Andrea Villa: “La formazione è al primo posto partendo sin da subito dal chicco e dai metodi di preparazione: dal cold brew fino al V60. La merceologia rimane, a mio avviso, l’elemento più importante. Con ogni docente, i ragazzi hanno studiato storia del caffè e di lavorazione. È fondamentale guardare il caffè con gli occhi di un giudice di gara, di un torrefattore, di un barista e di ogni rappresentante della filiera. Inoltre, il mondo della mixology e del caffè si fa sempre più articolato: si sente parlare sempre più spesso di bar chef, professionisti specializzati nella fermentazione e nella distillazione dei cocktail”.

Villa aggiunge: “I ragazzi hanno imparato inoltre a bilanciare l’acidità, un elemento di fondamentale importanza che bilancia tutti gli altri sapori di un cocktail. Abbiamo fatto insieme innumerevoli estrazioni con caffè e senza”.

La proposta dell’hub si arricchisce con alcune preparazioni, rigorosamente home made, di pasticceria dolce e salata, realizzate sotto la supervisione e guida di importanti chef e pastry chef coinvolti nel progetto.

Dietro ogni tazzina di caffè c’è il racconto di una storia di formazione e passione: la peculiarità di questo Cafè è infatti che il servizio bar è interpretato e gestito dagli studenti dei percorsi food e hospitality, già dalle prime classi superiori, guidati dai più esperti allievi post diploma degli ITS coffee expert pro della scuola Galdus.

Il bancone di JoinUs

Diego Montrone, presidente Gladus, precisa: “Il nostro compito è sostenere la capacità dei ragazzi tenendo conto delle capacità e degli obiettivi di ogni singolo studente. Inoltre doniamo una prospettiva diversa ai vari mestieri, cercando di valorizzare ogni figura professionale. Da quando abbiamo aperto sono stati accolti 7000 studenti: il nostro obiettivo è quello di alzare questo numero e offrire una reale opportunità formativa e professionale”.

Ricordiamo che JoinUs Milano è promosso dall’ente di formazione professionale Galdus con il sostegno di una rete di scuole, imprese e altri attori del settore e, oltre alle attività di formazione e orientamento nell’ambito del food&beverage, l’offerta di eventi e corsi è molto ricca e diversificata. Tra le iniziative in calendario, consultabile sul sito ufficiale www.joinusmilano.it, si spazia dall’oreficeria alla tecnologia, con affondi tematici legati all’ambito della gestione delle risorse umane.

Per partecipare ad un evento o per proporre un’iniziativa da realizzare all’interno dello spazio JoinUs, è necessario scrivere una mail a info@joinusmilano.it

La scheda sintetica di JoinUs

 JoinUs è uno spazio multifunzionale a servizio della città di Milano e del territorio, nato a novembre 2024 per accompagnare le nuove generazioni nel loro percorso di crescita scolastica, professionale e personale.

È sia un luogo fisico – attrezzato con spazi flessibili, corner esperienziali, postazioni digitali con possibilità di collegamenti in streaming, aree per incontri pubblici e workshop -, sia una piattaforma culturale ed educativa viva, progettata per accogliere, attivare e motivare le nuove generazioni. Allo stesso tempo si tratta di un progetto che mette fisicamente in rete giovani e imprese costantemente alla ricerca di personale qualificato. Il progetto prevede svariate attività di formazione, orientamento e divulgazione su temi connessi al mondo del lavoro.

JoinUs è dotato di una cucina professionale funzionale ad attività di formazione nel settore ed eventi. Inoltre è presente un angolo bar aperto al pubblico dalle 8 alle 14.30, gestito dagli studenti dei percorsi Food e Hospitality, già dalle prime classi superiori, guidati dai più esperti allievi post diploma degli ITS coffee expert pro della scuola Galdus.

MUMAC apre le porte per presentare il volume “Compasso d’Oro. ADI Design Museum – Collezione storica”, 10/07

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MUMAC Book Week (immagine concessa)

BINASCO (Milano) – Il MUMAC, Museo delle macchina per caffè di Cimbali Group, apre le sue porte per presentare il volume Compasso d’Oro. ADI Design Museum – Collezione storica”, a cura dell’architetto e ricercatore Beppe Finessi, edito da Treccani, con progetto grafico di Leonardo Pertile. L’evento si configura come un’opportunità unica per approfondire il valore culturale e simbolico del più importante riconoscimento del design italiano con ospiti d’eccezione.

Il volume presentato rappresenta la prima opera organica dedicata alla storia del Premio Compasso d’Oro, il premio più prestigioso del design italiano, e alla sua Collezione Storica – riconosciuta nel 2004 dal Ministero della Cultura come “bene di eccezionale interesse storico-artistico” – e offre una visione completa e approfondita dell’evoluzione del design italiano.

Un lavoro “monumentale” che racconta 70 anni di creatività, innovazione e produzione industriale, mettendo in luce, attraverso oggetti iconici, aziende visionarie e progettisti che hanno contribuito a definire l’identità del Made in Italy, il contesto culturale, politico e sociale che ha fatto grande il design italiano.

Tra i protagonisti del volume figura anche Pitagora, la celebre macchina per caffè progettata dai Fratelli Castiglioni per La Cimbali, vincitrice del Compasso d’Oro ADI nel 1962 per l’eccellenza del suo design essenziale e innovativo e oggi fiore all’occhiello della collezione MUMAC nonché unico prodotto della sua categoria ad aver mai ricevuto l’ambito premio.

L’evento

Con l’introduzione di Barbara Foglia, MUMAC Director e consigliere di Museimpresa, e la moderazione di Alessandro Motta, Brand Manager La Cimbali e rappresentante di Cimbali Group nel Gruppo Giovani ADI, ad aprire l’incontro sarà Luciano Galimberti, presidente dell’ADI – Associazione per il Disegno Industriale, ente fondato nel 1956 con l’obiettivo di promuovere e valorizzare il design come leva culturale ed economica del Paese.

La presenza di relatori d’eccellenza, espressione di aziende che hanno fatto la storia del design italiano, offre uno spaccato concreto della vitalità e della continuità del pensiero progettuale premiato dal Compasso d’Oro.

Ogni voce in dialogo porta con sé l’esperienza di realtà che hanno ottenuto riconoscimenti ADI per l’innovazione, la qualità produttiva e il valore simbolico dei loro prodotti e progetti:

  • Caimi Brevetti, rappresentata da Franco Caimi, è stata più volte premiata con il Compasso d’Oro per soluzioni pionieristiche nel campo dell’acustica e dell’arredo tecnico, tra cui il sistema Flap con tecnologia Snowsound (2016) e Klipper (2022), esempi emblematici di tecnologia applicata al benessere negli spazi di lavoro e collettivi.
  • Olivetti – con la partecipazione di Luigi Emanuele Di Marco – è l’azienda che ha ottenuto più riconoscimenti nella storia del Compasso d’Oro, con ben 16 premi vinti. Tra i progetti più emblematici spicca la macchina da scrivere Lettera 22 (1954), diventata un’icona del design italiano. A conferma del suo ruolo pionieristico nella cultura delle tecnologie informatiche, Olivetti ha ricevuto anche il Compasso d’Oro alla carriera nel 1994.
  • Molteni Group, rappresentato da Giulia Molteni, è il primo gruppo industriale indipendente del settore forniture di alta gamma. Le aziende del Gruppo sono state insignite nel corso degli anni di Compassi d’Oro, Menzioni di Onore, oltre a numerose presenze negli ADI Index, a celebrare l’eccezionale maestria artigianale e il design senza tempo. Tra i riconoscimenti più recenti, troviamo il Compasso d’Oro (2024), Premio alla carriera al prodotto all’iconica poltrona D.154.2 di Gio Ponti e il Compasso d’Oro del 2020 alla carriera a Carlo e Piero Molteni;
  • Kartell, con Elisa Storace, racconta una storia di straordinaria forza comunicativa e produttiva. Dal Compasso d’Oro del 1955attribuito al secchio tondo con coperchio KS 1146, il primo di una lunga serie di riconoscimenti (tra cui 9 Compassi d’Oro e 69 Menzioni d’Onore), fino ai successi più recenti – come il tavolino Thierry e gli arredi in Riciclato – Kartell ha saputo trasformare i materiali in linguaggio e cultura del design.
  • Maria Canella per Rinascente Archives offrirà un contributo prezioso sull’origine del Premio Compasso d’Oro, nato nel 1954 per iniziativa de la Rinascente, che per prima intuì il valore del design come leva culturale e sociale. Questa rivelazione storica consente di ricostruire le radici culturali del premio, restituendo al pubblico un tassello fondamentale della storia del design italiano, nato sotto la direzione artistica di Gio Ponti e poi affidato all’ADI.


La serata sarà arricchita anche dalla presenza di Enrico Maltoni
, collezionista e co-creatore, insieme alla famiglia Cimbali, della straordinaria collezione del MUMAC. Maltoni accompagnerà il pubblico in una visita speciale al museo, con uno sguardo appassionato sulla storia delle macchine per caffè professionali e un racconto che intreccia cultura industriale e design, capace di far emergere l’evoluzione di un oggetto quotidiano diventato icona.

La serata è aperta al pubblico gratuitamente e senza prenotazione e inizierà alle 18.30 con la presentazione del volume. Dalle 19.30, aperitivo e visita al museo.

La scheda sintetica di MUMAC – Museo della macchina per caffè di Cimbali Group

Nato nel 2012 in occasione del centenario della fondazione dell’impresa da parte di Giuseppe Cimbali a Milano, il museo, grazie alle collezioni Cimbali e Maltoni, è la più importante esposizione permanente dedicata alla storia, al mondo e alla cultura delle macchine professionali per il caffè espresso; con oltre 100 pezzi esposti all’interno dell’headquarter di Cimbali Group situato a Binasco (Milano) racconta più di 100 anni di storia e dell’evoluzione di un intero settore del Made in Italy, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche del design e dello stile dei prodotti e dei costumi legati al consumo della bevanda.

Oltre alle macchine esposte, MUMAC è dotato di altri 250 pezzi a disposizione per rotazioni all’interno del museo o prestiti worldwide, di un fondo librario con circa 1.300 volumi tematici e di un archivio con decine di migliaia di documenti tra foto, brevetti, lettere, cataloghi, utili a ricostruire la storia della macchina per caffè espresso.

MUMAC produce contenuti culturali originali quali mostre, tavole rotonde e volumi divulgativi (tra cui il libro SENSO ESPRESSO. Coffee. Style. Emotions), organizza iniziative educational dedicate a scuole, università e famiglie e, attraverso MUMAC Academy, propone corsi rivolti ai professionisti del settore e ai coffee lovers.

Tuttocapsule acquisisce Suavis, azienda specializzata in bevande solubili

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Vincenzo Pagliero, ceo di Tuttocapsule (immagine concessa)

SETTIMO TORINESE (Torino) – Con atto sottoscritto il 1° luglio 2025, P&C S.p.A. proprietaria del marchio Tuttocapsule, ha formalizzato l’acquisizione di una quota di maggioranza di Diffusion Food s.r.l. proprietaria del marchio Suavis. Azienda nata a Poirino (Torino) nel 2009 dalla famiglia Di Benedetto, oggi è tra le più affermate società di produzione, nel settore horeca, specializzata in bevande solubili e dolciarie di alta qualità (cioccolate, caffè aromatizzati, tè, tisane, infusi ecc…).

L’acquisizione di Tuttocapsule

Con questa nuova acquisizione Tuttocapsule, presente oggi con oltre 300 punti vendita in Italia e all’estero, amplia l’offerta per il consumatore e aggiunge un ulteriore tassello nel settore produttivo mantenendo un alto livello qualitativo. La produzione di solubili va infatti ad aggiungersi alla realtà Ialty, torrefazione in Barolo (Cuneo), specializzata in specialty coffee.

Tuttocapsule intende mantenere l’attuale produzione proposta dall’ampio catalogo già esistente, investendo anche su un’area di innovazione di prodotto, destinata alla creazione di linee dedicate sia per uso domestico che professionale.

“L’acquisizione di Suavis consente alla nostra realtà di crescere, ampliando la proposta di consumo all’interno dei nostri punti vendita, con bevande solubili e dolciarie – dichiara Vincenzo Pagliero, ceo di Tuttocapsule -. Un settore con ampie possibilità di sviluppo, al quale sin dalla nostra nascita abbiamo dedicato attenzione e spazio. È un’acquisizione che sottolinea anche il legame con il territorio piemontese, terra che fa della qualità la sua bandiera. Tramite la nostra rete vendita abbiamo l’opportunità di far conoscere, non solo in Italia, le nostre eccellenze”

L’azienda manterrà inalterato il servizio offerto all’attuale clientela HO.RE.CA: “Rafforzeremo l’offerta rivolta ai torrefattori – commenta Pagliero – creeremo una linea di prodotti per il vending ed una linea dedicata per il canale dei negozi specializzati nella vendita di monoporzionato”

Cambiamento climatico, il paradosso: l’aumento dei livelli di co2 non incide negativamente sulla qualità del caffè

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mercati del caffè
crediti per la foto: PR Consulting Global

MILANO – Il cambiamento climatico potrebbe ridurre della metà le coltivazioni di caffè arabica entro il 2050, sostengono vari studi pubblicati in questi ultimi anni. Un rischio che l’industria mondiale sta prendendo molto sul serio, tanto da avere avviato già numerose iniziative volte ad accrescere la sostenibilità della coltura e a studiare varie forme di adattamento al climate change.

Al di là del restringersi delle aree coltivabili e delle conseguenze sulla produttività, c’è un ulteriore interrogativo che assilla un po’ tutti: in che misura le alterazioni climatiche possono impattare la qualità?

Un primo tentativo di dare una risposta organica e olistica a questa domanda giunge da una review di studi scientifici pubblicata sulla rivista Frontiers in Plant Science (Climate Change and Coffee Quality: Systematic Review on the Effects of Environmental and Management Variation on Secondary Metabolites and Sensory Attributes of Coffea arabica and Coffea canephora) con il contributo di 10 autori, tra i quali Peter Giuliano (responsabile per la ricerca scientifica della Sca, nonché direttore esecutivo della Coffee Science Foundation) e Kim Elena Ionescu (Chief Sustainability and Knowledge Development Officer SCA).

La review ha preso in esame un totale di 73 articoli scientifici

Dieci la variabili principali di studio, che sono state identificate dagli autori: geografia, altitudine, esposizione alla luce, temperatura, stress idrico, gestione dei nutrienti, tipo di cultivar, parassiti e malattie, diradamento dei frutti e co2.

La totalità degli studi analizzati ai fini della review documentano la vulnerabilità del caffè ai cambiamenti dell’ambiente e della gestione agricola.

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Italian Exhibition Group verso Sigep World 2026: ecco tutte le novità in arrivo

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La hall sud del Sigep World 2025 (immagine concessa)

RIMINI — Crescita costante e respiro internazionale: Sigep World non è solo una fiera B2B: è il punto d’incontro per chi fa business, anticipa i trend e costruisce il futuro del foodservice d’eccellenza. Si apre il percorso verso Sigep World 2026 – The World Expo for Foodservice Excellence firmato Italian Exhibition Group: l’appuntamento internazionale con il meglio di gelato, pasticceria, cioccolato, caffè, panificazione e pizza tornerà alla Fiera di Rimini dal 16 al 20 gennaio con una nuova agenda di apertura, da venerdì a martedì.

Italian Exhibition Group si prepara al Sigep World 2026

Nel 2025 la fiera ha ospitato in 30 padiglioni 1.300 brand espositori da 33 Paesi accogliendo una platea di operatori professionali da ben 160 nazioni.

Per il 2026 viene ulteriormente rafforzata la strategia di internazionalizzazione, con un focus sull’ingaggio di grandi catene globali e buyer ad alto potenziale. L’edizione 2026 punta dritta sull’internazionalizzazione con una strategia pensata per attrarre i grandi decision maker del settore.

Si parte da Madrid dove il 6 novembre, nell’Ambasciata d’Italia, andrà in scena il roadshow Sigep World rivolto alla business community spagnola del foodservice. Intanto, a supporto della crescente apertura internazionale, sono stati introdotti nuovi collegamenti aerei diretti su Rimini, da Monaco di Baviera e dalla Spagna.

Protagonista sarà poi l’India, guest country dell’edizione 2026: una qualificata delegazione di buyer, media e rappresentanti istituzionali prenderà parte alla manifestazione, contribuendo a sviluppare relazioni strategiche con l’intera filiera espositiva.

Gelato, un asset strategico per il foodservice globale

Il gelato diventa protagonista di un progetto strategico: Gelato Meets Chains. Prima della fiera, buyer selezionati parteciperanno a webinar e incontri digitali per conoscere le opportunità del gelato nel foodservice moderno. Una guida strategica, curata con le associazioni UIF e ACOMAG, illustrerà i vantaggi economici, operativi e d’immagine dell’introduzione del gelato nei menu. In fiera, poi, spazio al business matchmaking, con speed date e incontri one-to-one. Il tutto supportato dalla campagna digitale “What is Gelato?”, che punta a connettere la filiera italiana del gelato artigianale con i grandi gruppi internazionali della ristorazione, dell’hotellerie e delle catene retail.

Pizza: da novità a pilastro della manifestazione

Dopo il debutto della filiera della pizza a SIGEP World 2025, il comparto tornerà al centro della scena nell’edizione 2026 con Pizza (R)evolution, progetto capace di raccontare nuove sinergie tra ingredienti, tecnologie e format di consumo.

Sigep World alza il sipario su hotellerie e bar next-gen

Tra le novità più stimolanti dell’edizione 2026 spicca un’attenzione speciale al mondo dell’hôtellerie di alta gamma e al bar del futuro. Nasce così la Luxury Hotel Food Experience, un progetto che mette in scena l’eccellenza del tableware, un’esperienza pensata per creare un dialogo diretto con i top buyer delle più importanti catene alberghiere internazionali.

Accanto, prende vita l’Innovation Bar: uno spazio immersivo che racconta l’evoluzione del coffee shop globale, tra specialty coffee, intelligenza artificiale, soluzioni robotiche e nuovi linguaggi del gusto.

Sigep World, l’industry authority del foodservice artigianale

Contenuti ad alto impatto, visione strategica e connessioni: con SIGEP Vision e l’Innovation Award “Lorenzo Cagnoni”, un’area internazionale dedicata alle start-up e i talk con i principali protagonisti della scena globale, SIGEP World si afferma come la vera industry authority per chi opera e investe nel foodservice di eccellenza.

Il ritorno dei grandi concorsi internazionali

Sigep World 2026 riporta in scena due appuntamenti che richiamano l’attenzione della business community internazionale: la Gelato World Cup, l’unica competizione al mondo che mette in gara i migliori maestri gelatieri e la Juniores Pastry World Cup, dove le giovani promesse della pasticceria si confrontano in una gara che unisce formazione, passione e visibilità globale.