TORINO – Tracciabilità delle materie prime, riduzione delle emissioni, economia circolare e inclusione lavorativa: sono questi i pilastri che guidano l’impegno quotidiano di Guido Gobino verso un modello di impresa sempre più sostenibile e responsabile. L’azienda condivide gli highlights di sostenibilità relativi al 2024, con l’obiettivo di rendere trasparente il proprio contributo ambientale e sociale e di raccontare i progressi fatti lungo un percorso pluriennale di miglioramento continuo.
I risultati ottenuti mostrano una crescita concreta, rafforzando la visione di un’artigianalità d’eccellenza capace di coniugare innovazione, tradizione e attenzione all’impatto ambientale e sociale.
Nel 2024, il 100% delle fave di cacao utilizzate proviene da filiere tracciabili e certificate, con garanzia di origine, condizioni di lavoro dignitose e tutela delle foreste e della biodiversità. Il 95% delle materie prime impiegate, incluso il packaging, è di origine italiana, con l’85% dei fornitori localizzati nel Nord Italia. Tra i fornitori del territorio, si valorizzano eccellenze piemontesi come la Nocciola Tonda Gentile Trilobata IGP e il latte proveniente dalla filiera alpina. In aumento i partner che integrano policy ESG, oggi al 68% (contro il 53% del 2021).
Sul fronte ambientale, Guido Gobino registra nel 2024 una riduzione di 1512 tonnellate di CO₂eq a livello di organizzazione. Un risultato ottenuto anche grazie a:
100% di energia elettrica da fonti rinnovabili
Installazione di nuovi pannelli fotovoltaici per l’autoconsumo
Nuovo impianto caldaia ad alta efficienza per ridurre il consumo di gas
Il packaging è sempre più sostenibile: la plastica rappresenta oggi solo il 5% del peso totale del packaging impiegato, con una riduzione del 38% rispetto al 2021. Cresce invece la quota di materiali compostabili e di origine vegetale(+23% rispetto al 2021) e della carta Tree-Free (+11% rispetto al 2023, +77% rispetto al 2021), a base di bambù e cotone.
L’impegno verso l’economia circolare si rafforza: più del 96% degli scarti organici è riutilizzato in agricoltura biologica, e oltre 2000 magic box sono state distribuite tramite la partnership con Too Good To Go – l’app che consente di acquistare a prezzo agevolato prodotti invenduti – contro le 1175 del 2023. Anche il progetto con ReMida, associazione del Comune di Torino per il riciclo creativo post-consumo, si amplia: 500 kg di materiali sono stati donati nel 2024 per attività di riciclo creativo.
L’azienda mantiene un alto tasso di stabilità contrattuale: oltre il 95% dei collaboratori ha un contratto a tempo indeterminato. Cresce la presenza femminile (73%, +1% rispetto al 2023 e +4% rispetto al 2021). Continuano le azioni di welfare aziendale: presenza regolare di un osteopata in sede, buoni pasto per tutto il personale e nuove collaborazioni con realtà sociali del territorio.
È stato inoltre redatto e pubblicato il nuovo Codice Etico e di Condotta, disponibile sul sito aziendale, rafforzando l’impegno per la trasparenza, l’integrità e il rispetto dei diritti umani.
Guido Gobino si conferma come esempio virtuoso di sostenibilità artigianale nel panorama agroalimentare italiano, capace di coniugare eccellenza di prodotto, responsabilità sociale e innovazione. Un percorso coerente con i riconoscimenti ottenuti negli ultimi anni, tra cui il Premio Bilancio di Sostenibilità 2023 del Corriere della Sera nella categoria delle piccole aziende e l’inserimento tra i Green Heroes raccontati da Alessandro Gassmann nel libro “Io e i #GreenHeroes. Perché ho deciso di pensare verde”.
Le Botteghe di Torino
Via Cagliari 15/b
Via Lagrange 1/A
Corso Vittorio Emanuele II 72
Le Botteghe di Milano
Corso Giuseppe Garibaldi 35
Corso Magenta 36
La scheda sintetica della Cioccolateria artigiana Guido Gobino
La Cioccolateria artigiana Guido Gobino si caratterizza dalla costante aspirazione e tendenza alla realizzazione di un cioccolato di eccellenza, prodotto nel rispetto della tradizione torinese con uno sguardo rivolto al futuro. La pregiata qualità del suo cioccolato nasce dal connubio di creatività, gusto e passione.
La sua è una storia lunga sessant’anni e contraddistinta da un’attenta selezione delle materie prime, da una lavorazione all’avanguardia, da una sperimentazione ininterrotta con il fine di raggiungere una qualità assoluta.
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti ed è distribuito in 52 Paesi, dal Giappone agli Emirati Arabi Uniti, dagli USA alla Francia, dalla Cina all’Australia. Dal 2021 Guido Gobino è affiancato dal figlio Pietro che ha portato un nuovo spirito innovativo e, oltre a rimarcare la sensibilità verso le tematiche ambientali, ha contribuito alla pubblicazione del primo Bilancio di Sostenibilità, quale strumento per testimoniare l’impegno dell’azienda nella divulgazione di una strategia d’impresa responsabile. Nell’autunno del 2020, in occasione del 25° anniversario del Tourinot, viene presentato “5 grammi di felicità”, il libro scritto da Giuseppe Culicchia ed edito da Slow Food Editore che racconta la storia del celebre Tourinot, il Giandujotto di Torino.
Nel gennaio 2019 l’azienda sigla un accordo di licenza pluriennale con Armani/Dolci per la produzione e la distribuzione in tutto il mondo della linea Armani/Dolci by Guido Gobino.
Starbucks apre la prima caffetteria in Islanda nel centro della capitale Reykjavík. Il taglio del nastro avviene dopo mesi di ritardi causati da problemi di autorizzazione con la città. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Michael Chapman per il portale d’informazione Iceland Review.
L’apertura di Starbucks in Islanda
REYKJAVÍK – Starbucks ha ufficialmente aperto la sua prima caffetteria in Islanda, accogliendo i clienti nella nuova sede in Laugavegur 66, nel centro di Reykjavík.
Il lancio avviene dopo mesi di ritardi causati da problemi di autorizzazione con la città di Reykjavík, come riportato dai media locali.
Originariamente prevista per maggio, l’apertura del negozio è stata posticipata a causa di problemi di licenza. Nonostante gli imprevisti, l’entusiasmo è cresciuto, come si può vedere sui social media e sui forum di Reddit. Il nuovo bar impiega 16 dipendenti, tra baristi, manager e personale di supporto. L’apertura di un secondo punto vendita è prevista nelle prossime settimane.
Daníel Kári Stefánsson, amministratore delegato di Starbucks in Islanda, ha dichiarato ai giornalisti: “È un vero onore e un grande piacere per me portare l’esperienza Starbucks in Islanda e aprire finalmente la prima caffetteria nel cuore di Reykjavík. I nostri baristi non vedono l’ora di condividere la loro conoscenza e la loro passione per il caffè con i clienti islandesi”.
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Il brand italiano dedicato ai gelati Algida vuole ripercorre, grazie al nuovo volume, la crescita aziendale dalla fondazione nel 1947 a Roma, da parte di Italo Barbiani e Alfred Wiesner, fino ai giorni nostri. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Ansa.
La storia di Algida
ROMA – Dal jingle che cantava il ‘Cuore di panna’ fino ai ‘morsi contati’ ai cartelli che, nei bar, annunciavano le novità: è quanto raccontato dal libro ‘Algida. Il cuore dell’estate dal 1947’, pubblicato da Treccani Libri. Il volume ripercorre la storia del celebre marchio di gelati italiano dalla sua fondazione nel 1947 a Roma, da parte di Italo Barbiani e Alfred Wiesner, fino ai giorni nostri.
Il volume, arricchito di una cronologia dettagliata, segue l’evoluzione dell’azienda raccontando le tappe principali, i prodotti e le campagne di comunicazione, “compresi gli iconici cartelli esposti in tutti i bar italiani che ne hanno segnato il successo”.
L’obiettivo della pubblicazione, viene sottolineato, è di narrare “un intreccio di imprenditorialità, creatività e tradizione, che ha trasformato il gelato in un rito sociale, un gesto familiare, una forma di identità collettiva”.
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AQUILA – Il racconto di Beatrice Rosa, la fondatrice di Cacao Motum, realtà nata nel 2017 da un gruppo di amici con una passata esperienza in Centro e Sud America, in paesi produttori di cacao fino aromatico e di caffè. Amici che in Nicaragua si sono riuniti intorno a Fabrica de Chocolate Momotombo, un laboratorio di produzione di cioccolato dalla fava di cacao alla tavoletta che utilizza solo cacao aromatici del paese.
Cacao Motum nasce dall’esperienza di Beatrice Rosa, che si è mossa dal caffè al cacao
“In effetti mi sono occupata prima di caffè e poi sono arrivata al cacao, lavorando nell’ambito della cooperazione internazionale. Con il caffè ho iniziato proprio in Nicaragua, gestendo un fondo di credito che poi veniva erogato a sostegno dei produttori all’inizio del 2000 quando il caffè aveva toccato prezzi molto bassi. Le cooperative riunite destinavano parte del loro prodotto al mercato italiano, dove la COOP portava 100% Arabica Nicaragua negli scaffali dove è tutt’ora in commercio e che io stessa ancora consumo”.
“Da lì siamo partiti.”
“Guardando al passato in Nicaragua una prima differenza tra le filiere di caffè e cacao si trova già nei farmers: chi coltiva il cacao solitamente lo consuma da sempre come bevanda ancestrale, i produttori di caffè invece ne consumano poco, è più una bevanda appannaggio dei Paesi importatori. Anche rispetto alle zone dove si coltivano il cacao è il caffè, questi si incontrano solo a metà altitudine, infatti il cacao ha bisogno di acqua, umidità e calore, il caffè si arricchisce quando cresce ad altitudini più elevate.
Sopra i mille metri, le piante di cacao fanno fatica ad attecchire, funzionano come la Robusta, che però in Nicaragua non raggiunge grandi volumi ed è stata introdotta soltanto in poche coltivazioni negli ultimi anni, quando la Roya ha attaccato le piante di caffè.
Entrambi i frutti vengono sottoposte ad un processo di fermentazione, anche se diverso nei tempi, nelle strutture e nelle modalità. In quegli anni in Nicaragua l’estrazione dei chicci di caffè adottava un metodo di fermentazione “lavato”, oggi sono subentrati anche altri metodi adottati nei caffè speciali come il naturale o honey.
Nel cacao la fermentazione è una fase molto importante di processo perché si creano i precursori delle note aromatiche del cacao che si sviluppano con la tostatura e poi si ritrovano nella tavoletta di cioccolato. È un processo molto interessante che coinvolge gli zuccheri della polpa di cacao (una mucillagine bianca e zuccherina che avvolge i semi) acqua, aria e lieviti, e che avviene in ambiente anaerobico in un primo momento dove raggiunge temperature fino ai 50 gradi.
Segue poi la fase aerobica quando la polpa di disintegra e la massa fermentata viene drenata e areata per evitare che possano svilupparsi odori e sapori poco gradevoli. È molto interessante affiancare i responsabili delle fermentazioni soprattutto osservarli nel mix di processi chimici, tecnologici ed empirici, dove l’esperienza è molto importante per seguire la formazione dell’espressione aromatica: il colore del cacao che cambia, l’odore acre dell’aceto che cambia, la temperatura di termometri e mani che affondano nel cacao ancora in fermento. Annusare il cacao in fermentazione ed essicazione è come sentirlo cantare nella sua trasformazione.
È un momento essenziale e molto spesso, come per il vino, non sempre il contadino riesce a controllare le fermentazioni. Il responsabile di questo processo ha un ruolo fondamentale, è una figura dedicata che è stata formata all’interno delle cooperative o che affianca diversi produttori di cacao. Se si possiede un cacao di una genetica eccellente, è importante affidarsi ad un professionista capace.
E poi le capacità maturano pragmaticamente. In molti paesi d’origine del cacao la vicinanza tra chocolate makers e coltivatori permette uno scambio costruttivo per creare protocolli di fermentazione attraverso un apprendimento per tentativi ed errori. Questi movimenti, relazioni, discussioni, prove, hanno portato a creare dei cioccolati fantastici che sono arrivati in Italia con noi di Cacao Motum.
Va da sé quindi che attraverso la fermentazione da un’unica varietà di cacao possono venire fuori tantissimi cioccolati. Genetica, fermentazione, tostatura: sono questi i fondamenti per avere un cacao e cioccolato aromatico, sono processi che concorrono a migliorarne o peggiorarne la qualità se non vengono attentamente eseguiti.
Il produttore di cacao che si trova nel paese di origine conosce il la generica del suo cacao, segue attentamente le operazioni agricole (la raccolta delle cabosse, il controllo del grado di maturazione, la selezione in piantagione) e della fermentazione. La tostatura successivamente è in mano del chocolate maker.”
Parliamo di tostatura allora
“Per ritornare al nostro raffronto tra caffè e cacao, possiamo distinguere temperature diverse del cacao dal caffè (Parliamo di cafè speciale). A seconda del tipo di cacao da cui si parte e del tipo di cioccolato a cui si vuole arrivare abbiamo una temperatura di torrefazione che raggiunge i 120 gradi per un tempo massimo che non va oltre i 20-25 minuti.
Dato questo range, più che la varietà di cacao – che comunque è importante nel definire tempi e gradi – nella tostatura è essenziale la capacità di sviluppare quei precursori
aromatici del cacao di cui abbiamo parlato nella fermentazione e anche la correzione dei possibili difetti della materia prima.
Con dei cacao acidi, ad esempio, se si vuole attenuare questa caratteristica, si dovrà lavorare sulla tostatura e successivamente sul concaggio e la raffinazione per incidere sulla parte volatile degli acidi organici del cacao.
Con la tostatura si dà l’impronta aromatica al cioccolato: il chocolate maker qui diventa l’artista, l’artigiano che lavora la materia prima per farci assaggiare la migliore delle tavolette giocando successivamente con lo zucchero. Quando parliamo di percentuali di cacao, la parte restante della percentuale che troviamo sulle confezioni di cioccolato, che è composta dallo zucchero viene fissata dal chocolate maker in base al cacao che ha davanti a sé (e che cambia!).
Modellare una tavoletta al 70 o 80% non è un processo casuale che rispecchia i gusti del mercato ma una ricetta legata al tipo di cacao che l’artigiano lavora.”
Distinzione a seconda di dove ci si trova: in Africa o in altri Paesi in cui non c’è produzione di cacao differente
“Lasciando a parte il cacao convenzionale usato nella grande industria, e pensando a quello aromatico – ovvero quello ottenuto da varietà aromatiche con fermentazioni controllate – la maggior parte dei nostri partners chocolate makers e i loro fornitori di cacao lavorano su piccoli lotti. I prezzi del mercato del cacao fine aromatico (specialty cacao per intenderci) sono stati sempre più alti della quotazione di borsa.
Questi prezzi remuneravamo il produttore per il cacao e per la qualità oltre che la sostenibilità stessa della coltura.
Circa un anno fa con il rialzo del prezzo di borsa il cacao fine aromatico ne ha risentito in termini di qualità. La presenza di buyer internazionali alla ricerca del cacao come bene scarso senza alcun giudizio sulla qualità ha creato una euforia generale in piantagione a detrimento della qualità.
L’effetto ad aprile dello scorso anno è stato un aumento generale della domanda fuori dai paesi africani per soddisfare le esigenze dell’industria e forse anche in vista di un successivo aumento. Anche i nostri fornitori hanno ricevuto le stesse offerte, da un lato l’aumento dei prezzi ha costretto sicuramente ad un innalzamento del costo del cioccolato ma anche la ricerca di cacao di qualità.
Ci siamo rivolti chiaramente ai nostri fornitori cercando di comprare in diversi momenti per ottenere un prezzo medio finale del cioccolato che fosse ancora accessibile per il consumatore, ma con mille difficoltà. È questo il problema del momento cercare di gestire la volatilità dei prezzi del cacao, un mercato la cui tendenza non sembra si riassesti in pochi mesi, si parla di anni ma si parla anche di ritorno alla qualità.
Cacao Motum insieme ai suoi partner è proprio questo che vuole mantenere il sostegno della filosofia che vige nel bean to bar, che non significa solo cioccolati prodotti dal seme alla tavoletta ma qualità delle materie prime, filiera corta e tracciabile ed etica, pochi ingredienti, piccoli lotti selezionati e salvaguardia del cacao e della sua sostenibilità.
E se seguiamo questo il prezzo del cioccolato che troviamo per i bean to bar è remunerativo e non è alto.”
Cacao Motum distributore, ma anche coltivatore e trasformatore in Nicaragua: di solito si parte dalla fava che viene lavorata nei Paesi importatori, com’è la storia dietro questa vostra scelta?
“Cacao Motum perché partiamo dal cacao che è in perenne movimento, viaggia da un capo all’altro del mondo, muta le sue forme, si converte da frutto a delizioso cioccolato, che mescola di ingredienti pregiati, si esprime attraverso i territori e le culture, diffonde aromi e passioni.
Parliamo di cacao per non scordarci da dove viene il cioccolato, nasciamo con Chocolate Momotombo nel 2004 in Nicaragua e torniamo in Italia nel 2017, quando con la mia socia siciliana fondiamo Cacao Motum per far conoscere questa delizia di un paese che amiamo. Volevamo valorizzare un prodotto dalle sue origini agricole e tropicali.
La storia di Chocolate Momotombo è anche la storia degli altri cioccolati che a mano a mano si sono affiancati nel nostro catalogo di prodotti, storia di paesi che hanno sempre esportato la materia prima e importato il prodotto finito fatto con un cacao in molti casi proveniente da piantagioni lontane. Paesi che ora producono un ottimo cioccolato, con un cacao pregiato a chilometro zero, le skills per le operazioni post raccolto e i macchinari a disposizione per trasformarlo.
È un processo di crescita sperimentato da Chocolate Momotombo e quando ci siamo accorti che la storia è comune ad altri marchi di cioccolato bean to bar abbiamo cominciato incontrare i chocolate maker e a raccoglierli intorno a Cacao Motum.
Tostare il cacao in un piatto di terracotta, sbucciare le fave tostate a mano, passarle in un mulinetto da mais eppoi in una molazza a pietra da kg, aggiungendo lo zucchero. Così tutto è partito, nella cucina di casa in Nicaragua, solo cacao e zucchero, realizzando dei deliziosi tartufi. Volevamo poi arrivare alla tavoletta che facesse snap, che potesse far viaggiare il cacao di Nicaragua fino in Europa con la sua identità.
Piccole apparecchiature da cui siamo poi passati alla tostatrice a tamburo, a delle molazze fino a 40 kg, la temperatrice, un investimento fattibile intorno ai 30.000 dollari all’epoca per un lavoro artigianale senza tunnel di raffreddamento o altri tipi di attrezzature di concaggio. La maggior parte dei macchinari che usano i chocolate maker sono italiane ma anche indiane e russe.
Momotombo (foto concessa)
La cosa stimolante è proprio far parte di un mix di persone che collaborano da diverse parti del mondo, chocolate maker che dialogano con i produttori di cacao, coltivatori che arrivano a vedere lavorato in cioccolato il loro cacao o anche farmer che non solo esportano cacao ma trasformano la materia prima in prodotto finito. Senza naturalmente nulla togliere ai chocolate makers del mondo non tropicale fanno la stessa cosa con le fave di cacao selezionate meticolosamente dai sourcer o da loro stessi in viaggi nei luoghi di origine.
Cacao Motum vuole focalizzare il suo progetto in questa ricerca all’origine e senza nulla togliere agli altri chocolate maker in Italia o nel mondo che importano la materia prima. Nel mondo del cacao abbiamo visto che c’è spazio per tutti, ognuno riesce a giocare con le aromaticità di questo fantastico prodotto agricolo. Se pensiamo al vino abbiamo un ottimo modello da seguire per poter crescere”.
Quali sono le maggiori difficoltà di fare arrivare direttamente il cioccolato gourmet in Europa e in Italia
“Le difficoltà chiaramente sono legate ai trasporti e la logistica che non sono economici. I calcoli sono facili: solamente per i trasporti, riuscendo a importare alte quantità – nell’ordine dei 400 chili di cioccolato, considerando che una tavoletta pesa 60-80 grammi, siamo sugli 8 euro al chilo.
In Cacao Motum ci occupiamo direttamente delle importazioni contatti con compagnie aere, dogane dazi, cercando di mantenere la filiera diretta tra chocolate maker e consumatore. Al di là della logistica quest’anno l’aumento del prezzo del cacao incide ampiamente sul costo finale della tavoletta, abbiamo già delle tavolette arrivate a due cifre. Siamo una piccola impresa, non abbiamo agenti e ci occupiamo da sole della rete commerciale e come importatori ci scontriamo con i costi tipici di un’azienda dai grandi volumi.
Il prezzo chiaramente è un deterrente all’acquisto, ma solo perché siamo abituati a considerare il cioccolato è un prodotto a basso costo, acquistato nella grande distribuzione e voracemente consumato. La nostra è un’idea di consumo legata alla qualità.
Consumare venti 15-20 grammi di cioccolato che garantiscono un viaggio tra le note aromatiche, che lasciano una lunga persistenza in bocca, è appagante. Vorremmo
riuscire a portare questo concetto nelle case degli italiani che adorano assaporare un pezzetto di cioccolato la sera dopo cena rilassati davanti a un bel film o un bel libro.”
Dove finisce il cioccolato di Cacao Motum?
“Nelle gastronomie gourmet, torrefazioni e caffetterie specialty, nelle enoteche e anche nelle aziende vinicole, meno in negozi specialistici del cioccolato. Sono tutte attività che hanno un legame di fiducia con il proprio pubblico e che a loro volta hanno un dialogo diretto con noi.
Sono i nostri alleati per diffondere la cultura del cacao, le storie dei cacaoteros e dei chocolate makers: una rete che abbiano creato in anni di viaggi e visite a pionieri e sottili ricercatori di novità da offrire ai propri clienti. In questo non vogliamo comunque dimenticare che è necessario avere una capacità di spesa per l’acquisto della qualità.
Poi partecipiamo anche a fiere ed eventi di diversi tipi e abbiamo una sintonia particolare con gli appassionati di vino che padroneggiano già i concetti di fermentazione, di genetica, affinamento, e si riconoscono in questi processi di trasformazione del cacao in cioccolato. Nelle fiere di vino trovo i miei migliori e più attenti clienti.”
Come vedete il cioccolato del futuro?
“Se riuscissimo, come consumatori, a dare maggiore attenzione alla filiera di una tavoletta otterremmo una maggiore soddisfazione nell’acquisto e nel consumo del cioccolato. Se il cioccolato ripercorresse la via della birra e il vino, di cui conosciamo terroir e tecniche, aromi, brewer e vignaiuoli, potremmo apprezzarne la qualità della materia prima agricola e del prodotto finito dietro cui ci sono mani che lavorano.
Vorrei fosse questo il futuro del cioccolato. Non può essere un prodotto che deriva dallo sfruttamento di persone e ambiente come la deforestazione. Siamo pronti da questo punto di vista ad appoggiare i farmers nella adozione dei requisiti per poter applicazione il regolamento europeo sulla deforestazione EUDR tramite dati georeferenziati delle piantagioni.
I produttori di cacao che forniscono i nostri partners chocolate makers hanno adottato la
protezione della biodiversità e la sostenibilità ambientale come filosofia di vita. I cacaoteros sono i primi a non voler deforestare, le piante di cacao non amano il sole e sono protette dall’ombra di alberi di mango, banana o palme. Anche se qui torniamo al fatto che, come piccole attività artigianali, veniamo trattati al pari delle grandi industrie.”
MILANO – Andrea Illy a 360 gradi sui mercati mondiali, i dazi e il futuro sostenibile del caffè, in un’intervista concessa al programma di Bloomberg Television “The Pulse”, condotto dalla giornalista Francine Lacqua, di cui riportiamo i passaggi salienti. Avevamo previsto un calo dei prezzi – esordisce nell’intervista il presidente di illycaffè S.p.A. – e così è stato. Il rally era legato esclusivamente a fattori speculativi: ora si delinea addirittura la possibilità di un lieve surplus per l’annata in corso.
E le previsioni parlano di una consistente eccedenza produttiva per gli anni a venire: nuove piantagioni entreranno in produzione, le aree coltivate si espanderanno, si ricostituiranno le scorte e vari paesi stanno producendo più del previsto.
È tipico: ogni volta che i prezzi raggiungono un picco, poi la produzione vola.
Da parte nostra abbiamo limitato i rincari, per cui abbiamo mantenuto i nostri volumi accrescendo la share di mercato: ci sarà dunque una compensazione tra costi, margini e il costo del caffè verde, che nel frattempo sta andando in una direzione positiva.
Questo cambia il vostro outlook?
Devo dire che, all’inizio, ero preoccupato. Ciò dopo aver compiuto uno studio sul campo, facendo un lungo viaggio nelle aree del Minas Gerais, dove è coltivato il 50% del caffè brasiliano e il 20% del caffè di tutto il mondo.
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Il caffè protagonista a HostMilano (immagine concessa)
MILANO – Tra cambiamenti climatici, innovazioni tecnologiche e nuove abitudini di consumo il mondo bar e caffè sta vivendo grandi trasformazioni. Dalle infinite ricette di iced coffee al nitro coffee preparato con azoto liquido, i consumatori ricercano un tocco speciale e personalizzato in location capaci di creare un’esperienza multisensoriale, spesso scegliendo caffè monorigine o bio, con un occhio anche alla sostenibilità.
Un dinamismo che si riflette anche nei dati: tra consumo domestico e fuoricasa, Statista stima che il mercato mondiale abbia chiuso il 2024 con un valore di 461,30 miliardi di dollari, per superare la soglia dei 500 miliardi nel 2028 e attestarsi a 521,90 miliardi di dollari a fine decennio.
HostMilano 2025 presidierà i settori afferenti al mondo bar e al caffè con il SIC – Salone internazionale del caffè, punto di riferimento internazionale dove sono presenti al completo tutti i protagonisti italiani ed esteri della filiera, dal chicco verde alla tazza.
Quest’anno SIC vede inoltre l’atteso ritorno a Milano del World Barista Championship, il più prestigioso campionato per baristas al mondo.
L’appuntamento sarà occasione per osservare da vicino le risposte concrete che l’intera filiera sta dando alle nuove sfide, prima fra tutte la sostenibilità. Se l’impatto dei cambiamenti climatici spinge verso nuove tecniche di coltivazione, maggiore attenzione alla biodiversità e una crescente richiesta di tracciabilità lungo tutta la filiera, in fase produttiva le tecnologie più avanzate puntano invece su efficienza energetica, uso responsabile delle risorse e materiali sempre più sostenibili per packaging e attrezzature.
Oltre l’incontro domanda-offerta: un palcoscenico di costante innovazione
Anche il momento del consumo si evolve: cresce la domanda di locali capaci di coniugare qualità, design e storytelling. Ambienti dove la caffetteria si trasforma in spazio di relazione e di cultura, alimentata anche da una maggiore competenza del cliente medio, sempre più curioso e informato.
In questo contesto, un evento come il WBC non sarà solo un avvincente spettacolo, ma soprattutto un potente acceleratore di innovazione. La competizione metterà infatti a confronto i migliori professionisti del pianeta, impegnati a esaltare le proprietà del caffè attraverso tecniche all’avanguardia, precisione e creatività per offrire una visione concreta di dove sta andando il futuro della caffetteria professionale.
Con il SIC e il ritorno del World Barista Championship, Host 2025 si conferma come la piattaforma imprescindibile per comprendere – e anticipare – le evoluzioni globali del mondo caffè. L’appuntamento è dal 17 al 21 ottobre 2025 a Fiera Milano.
Per non perderti nessuna delle novità di questa edizione, cogli adesso l’opportunità di acquistare il tuo accesso a un prezzo speciale: approfitta ora delle offerte Early Bird, sono valide solo fino al 17 settembre.
Alessandra Bianco è direttore corporate communication di Gruppo Lavazza
Alessandra Bianco, corporate communication director Lavazza Group & Lavazza eventi sole director, in occasione della presentazione di Dove il brand prende forma: la comunicazione passa dagli spazi, ha parlato del progetto Nuvola, un luogo progettato per avere una molteplice funzione: dal luogo di lavoro alla visita al museo. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato su adnkronos e ripreso da Aosta Cronaca.
Il progetto Nuvola di Lavazza
TORINO – “Nuvola è il landmark del gruppo Lavazza. Lo è partendo dal purpose: quando si entra, infatti, si leggono i valori dell’azienda, i vari brand che ne fanno parte, ma si accede soprattutto a un mondo che ha fatto dell’architettura sociale e del coinvolgimento di diversi stakeholder pubblici e comunità un incontro in un’esperienza molteplice, che può andare dal luogo di lavoro, se si è dipendente, alla visita del museo, alla parte collegata ai ristoranti, piuttosto che all’area degli eventi”.
Sono le parole di Alessandra Bianco, corporate communication director Lavazza Group & Lavazza eventi sole director, come riportate da adnkronos, in occasione della presentazione di ‘Dove il brand prende forma: la comunicazione passa dagli spazi’, il nuovo numero del magazine di Icch-International corporate communication hub, tenutasi presso la sede di Assolombarda a Milano. Un volume che evidenzia l’importanza della progettazione delle sedi delle aziende e dei luoghi di lavoro nella strategia di comunicazione dell’identità e della mission dei brand.
Per Bianco, la strategia di Nuvola “ha un grande significato da un punto di vista reputazionale e l’ha identificato come luogo che si apre, che accoglie, ma che è anche un’antenna globale che quindi vive le due dimensioni -spiega Bianco- con un impatto anche per l’area circostante che ha migliorato molto la qualità di vita e il livello anche di attrazione di altri investimenti nel luogo”.
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Ferrero ha avviato le trattative per l’acquisizione di Carambar & Co, noto marchio francese di caramelle al caramello, famose per la loro forma allungata e per le barzellette stampate su ogni incarto. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Affari Italiani.
L’acquisizione di Carambar & Co da parte di Ferrero
ALBA (Cuneo) – Il colosso italiano Ferrero, leader del cioccolato a livello mondiale, punta a espandersi e ha messo nel mirino un’azienda simbolo per i francesi. Si tratta di Carambar & Co, un noto marchio di caramelle al caramello, famose per la loro forma allungata e per le barzellette stampate su ogni incarto. Sono state create nel 1954 per caso in seguito a un errore di produzione: la forma allungata e il gusto hanno fatto innamorare i francesi e adesso a quanto pare anche il gruppo Ferrero. Carambar è prodotta al 100% in Francia.
La notizia è stata resa nota in occasione della riunione centrale del CSE tenutasi venerdì 27 giugno 2025.
L’azionista del gruppo Carambar & Co, proprietario di uno stabilimento produttivo nei pressi di Châtellerault, ha confermato che la vendita è in corso.
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Victoria Arduino al World of Coffee di Ginevra (immagine concessa)
BELFORTE DEL CHIENTI (Macerata) – Dal 26 al 28 giugno 2025, Victoria Arduino ha portato tutta la sua eccellenza al World of Coffee di Ginevra, una delle fiere più attese nel mondo dello specialty coffee. Grazie a tutti coloro che hanno visitato lo stand #1739 e condiviso con noi momenti di confronto, scoperta e passione per il caffè. È stata un’edizione straordinaria, ricca di novità, ospiti e coffee experience che hanno messo in luce la continua evoluzione del brand Victoria Arduino.
Victoria Arduino al World of Coffee di Ginevra
Victoria Arduino ha presentato in anteprima mondiale nuovi prodotti, edizioni speciali e soluzioni di design pensate per migliorare l’esperienza di baristi, torrefattori e coffee lover in tutto il mondo.
Black Eagle Maverick: l’icona si rinnova (immagine concessa)
Tra le grandi protagoniste della fiera, la macchina professionale per caffè espresso Black Eagle Maverick ha catturato l’attenzione dei visitatori grazie a un ulteriore miglioramento dell’efficienza energetica. Al suo fianco, una nuova versione, Black Eagle Maverick Core che rappresenta l’essenza più autentica del concept “Innovation Inspires Genius”. Durante la tre giorni, numerosi torrefattori di rilievo – Arbre Cafè, Cafès Richard, Ditta Artigianale, Mirò Coffee, Mokxa e Rast Kaffe – hanno fatto vivere al pubblico nuove coffee experience coinvolgenti ed esclusive.
Mikael Jasin, 2024 World Barista Champion e Victoria Arduino global ambassador (immagine concessa)
Tra gli appuntamenti più attesi, la presenza di Mikael Jasin, 2024 World Barista Champion e Victoria Arduino global ambassador, che ha regalato ai fan momenti di incontro e ispirazione, trasformando lo stand in un vero punto di riferimento per gli appassionati e professionisti del settore.
Eagle One Special Edition: dove design e sostenibilità si incontrano (immagine concessa)
Fari puntati anche su Eagle One Special Edition, un pezzo unico realizzato con un tessuto tecnologico e sostenibile, perfetta sintesi tra design e innovazione. Non solo bellezza estetica, ma anche performance e rispetto per l’ambiente, grazie alla tecnologia NEO. La macchina è stata il cuore pulsante di sessioni di degustazione curate da torrefattori d’eccellenza come Lavazza 1895, Lohas Beans e Los Nogales. Imperdibile la presenza di Michael Portanniers, 2025 Roasting World Champion, che ha proposto il suo caffè in una tasting session esclusiva.
PureBrew+: una nuova esperienza sensoriale
Il pubblico ha potuto scoprire anche il rivoluzionario PureBrew+, il single brewer di Victoria Arduino in grado di preparare il PureBrew Coffee. Insieme alla macchina Eagle One, PureBrew+ ha offerto una serie di tasting experiences condotte da produttori di caffè internazionali come Raw Materials, Sakamicoffee e nuovamente Lohas Beans e Los Nogales.
Eagle Tempo: creare cappuccini e flat white non è mai stato così facile (immagine concessa)
A WOC Victoria Arduino ha mostrato la stazione Eagle Tempo per quei torrefattori, pasticcerie e bakeries che richiedono alta produttività di bevande a base di latte. Con la tecnologia Easycream e il nuovo software, che permette di impostare fino a 9 ricette latte o plant based, Eagle Tempo consente di creare la giusta crema latte per bevande differenti in modo automatico e senza sprechi.
E1 Prima PRO e Mythos MY65: la coffee station compatta (immagine concessa)
Non è mancato uno spazio dedicato alle performance in formato compatto con la coffee station composta da E1 Prima PRO e Mythos MY65, che ha dimostrato come dimensioni contenute possano comunque garantire risultati da competizione. Qui si sono alternati torrefattori del calibro di Liftup Roasters, La Cabra e Formative Coffee, offrendo un assaggio di eccellenza in ogni tazzina.
The Listening Booth: un’esperienza che avvolge tutti i sensi (immagine concessa)
Non è stato il solito party, ma un’esperienza intima e sensoriale, creata in collaborazione con Coffee Foundation, l’organizzazione che promuove la salute mentale attraverso la cultura del caffè e il potere della community. In un contesto fieristico frenetico, The Listening Booth è stato un invito a rallentare. Uno spazio pensato per la quiete, l’ascolto e la connessione autentica. Qui i visitatori hanno gustato cocktail a base di espresso e cold brew preparati da Andrea Villa, Campione Italiano 2025 Coffee In Good Spirit, in un’atmosfera rilassante, accompagnata da un elegante sottofondo di musica ambient selezionata con cura, grazie a un DJ set in vinile. Un momento di pausa consapevole, per riscoprire il piacere del caffè in una forma nuova. Qualità, non rumore.
Victoria Arduino si conferma protagonista del mondo dello specialty coffee, portando a Ginevra il perfetto equilibrio tra innovazione, design e sostenibilità.
Antonio Quarta con in mano il caffè alla leccese (immagine concessa)
L’associazione Io posso ha creato sin dal 2015 spiagge gratuite attrezzate per persone con disabilità gravi. Un primato salentino che oggi si conferma e si rinnova grazie alla nascita della quarta spiaggia. Quarta Caffè è tra gli sponsor dell’iniziativa. Leggiamo di seguito l’articolo di Leda Cesari per il Nuovo Quotidiano di Puglia.
L’impegno sociale di Quarta Caffè
LECCE – Ogni tanto, per fortuna, anche qualche bella notizia, di quelle che aprono il cuore anziché chiuderlo. Come, ad esempio, l’undicesima estate di frenetica attività – a causa delle molteplici richieste – per Io posso, associazione artefice nel 2015 a San Foca delle prime spiagge gratuite attrezzate per persone con disabilità gravi, anche immobilizzate e dipendenti da macchinari elettrici.
Un primato salentino che oggi si conferma e si rinnova grazie alla nascita della quarta spiaggia adibita alla bisogna: ovvero Torre Lapillo, che si va ad aggiungere dal primo luglio a San Foca, Porto Cesareo e Gallipoli come località in grado di offrire accesso attrezzato al mare del Salento a persone in difficoltà in totale sicurezza e gratuità.
Vengono confermati tutti i servizi gratuiti del format: ausili per la balneazione, postazioni accessibili ombreggiate, sollevatore, apparecchi elettromedicali di back-up, toilette, anche con doccia e acqua calda, e personale di assistenza.
La spiaggia Io posso di San Foca (lungomare Matteotti) mette a disposizione otto postazioni, con apertura tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.00 (fino al 14 settembre). Quella al centro di Porto Cesareo (angolo via Pellico) offre quattro postazioni, dalle ore 9.30 alle 19.30 (fino al 14 settembre), proprio come la novità a Torre Lapillo (via Magellano angolo via Paganini). La spiaggia di Gallipoli (presso l’Ecoresort Le Sirenè – SP239) quattro postazioni, dalle 9.30 alle 13.30 fino al 31 agosto.
Un’idea avuta per necessità personale, nel 2015, dallo scomparso Gaetano Fuso, oggi portata avanti con amore e impegno da chi è rimasto: “Abbiamo iniziato con dieci postazioni su San Foca, e da allora più di 1500 persone da tutta Italia, con le loro famiglie, hanno potuto avere accesso al mare grazie alla nostra iniziativa, alcune comprando addirittura casa qui nel Salento per poter usufruire di questo servizio. Un fatto per il quale ringraziamo tutti quelli che ci sostengono, tra 5 per mille e donazioni, tra cui sponsor come Quarta Caffè, che ci consente ogni anno, mettendoci a disposizione gratuitamente macchine e prodotto, di poter fare fronte alle nostre spese”, spiega Giorgia Rollo, moglie di Fuso. Tra i benefattori anche Confimprese Demaniali Italia.
Spiega infatti Mauro della Valle: “Anche noi, come Antonio Quarta – uno dei nostri associati più attenti alla solidarietà e alle persone con disabilità – cerchiamo di essere sempre vicini a Io posso con delle donazioni. Si tratta infatti di un’associazione che garantisce a tanti di poter apprezzare il nostro mare nonostante le difficoltà”.
Le postazioni attrezzate garantiscono infatti ai bagnanti la possibilità di raggiungere il litorale in totale tranquillità e sicurezza, assistiti da personale qualificato gratuitamente a loro disposizione.
Le dimensioni dei percorsi di accesso e delle postazioni sono tali da garantire ampi spazi di manovra, sosta e accesso al mare e al parcheggio. A disposizione di ogni struttura bagni attrezzati, docce esterne, anche con acqua calda e un box infermieristico. Sulle spiagge è inoltre presente personale sociosanitario e bagnini adeguatamente formati oltre a diverse tipologie di sedie, per consentire ai fruitori del servizio di potersi immergere in acqua con facilità.
Per accedere alle spiagge di Io posso è necessario prenotare: San Foca 366.1810331; Porto Cesareo 379.1296656; Torre Lapillo 351.5276897; Gallipoli 379.1296924 (regolamento completo su www.ioposso.eu/regolamento/).
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